Istituto MEME s.r.l. Modena associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles STORIA DELLA CRIMINOLOGIA: ORIGINI – SVILUPPI – ORIENTAMENTI – APPLICAZIONI a cura di Palopoli Cinzia CRIMINOLOGIA La criminologia nasce come scienza solamente nel 1800 quando, per la prima volta, viene affrontato in modo empirico e sistematico lo studio dei fenomeni delittuosi, che in precedenza venivano considerati secondo una prospettiva essenzialmente morale e solo secondariamente giuridica. DEFINIZIONE CRIMINOLOGIA Può essere definita come la disciplina scientifica che studia i reati, i loro autori, e la reazione sociale ai reati medesimi. E’ una disciplina sia teorica che empirica, sia descrittiva che esplicativa, sia normativa che fattuale. L’oggetto fondamentale di studio è il reato, la cui definizione è esclusivamente sociale, che varia in funzione del tempo e dello spazio, ossia varia da cultura a cultura. Crimine, diritto e cultura sono pertanto concetti interrelati tra loro. Con il termine criminologia si intende, quindi, lo studio scientifico della criminalità, del delinquente e del comportamento criminale. In particolare i criminologi studiano la natura e la dimensione del crimine, i tipi di criminalità, cercano di individuare e spiegare le cause del reato e del comportamento antisociale, nonché la connessa reazione sociale LA CRIMINOLOGIA MODERNA Attualmente la criminologia si configura come una scienza multidisciplinare ed interdisciplinare, che rifugge dalle spiegazioni monofattoriali, ricorrendo ad un approccio multifattoriale: non c’è un’unica causa universale dell’agire criminoso, bensì una costellazione mutevole di possibili variabili casuali, da valutarsi sempre caso per caso nello specifico individuo o contesto sociale sotto il profilo della criminogenesi e della criminodinamica Vittimologia studio dell’incidenza della vittima nel delitto Politica criminale pone gli obiettivi (scopi e modalità di prevenzione, punizione e trattamento) perseguiti dal diritto penale Diritto penale mezzo di attuazione e limite della politica criminale Diritto penitenziario regola la fase esecutiva giudiziario penale SCIENZE CRIMINALI Discipline che hanno ad oggetto del proprio studio il problema della criminalità del procedimento Psicologia giudiziaria studio delle interrelazioni psicologiche tra i protagonisti del procedimento giudiziario Psicologia giuridica ramo della psicologia applicata al diritto Criminalistica tecnica di investigazione criminale Criminologia scienza multidisciplinare avente come oggetto lo studio del delitto, dei suoi autori e delle conseguenti reazioni sociali APPROCCI ALLA CRIMINOLOGIA INDIRIZZO SOCIOLOGICO Studio finalizzato alla ricerca delle componenti sociali che sono alla base del fenomeno criminale. Da questo approccio nasce la SOCIOLOGIA CRIMINALE, che ritiene la criminalità un fenomeno sociale. Tende pertanto a dimostrare rapporti di causalità tra comportamenti antigiuridici ed altre variabili della fenomenologia sociale ed a determinare l’influenza che ha l’ambiente sulle diverse caratteristiche individuali INDIRIZZO ANTROPOLOGICO Studio dell’autore del delitto: è rivolto all’uomo in quanto autore del reato per ricercare i fattori organici, psicologici, motivazionali, psicosociali che possono averne determinato la condotta, anche in relazione ai fattori microsociali nei quali la personalità si è formata INDIRIZZO ANTROPOLOGICO 1. ANTROPOLOGIA CRIMINALE Studio biologico e deterministico dell’uomo delinquente, per il quale si nega che sia responsabile e libero nella sua condotta, ma del quale si afferma la pericolosità sociale. OBIETTIVO: DIFESA SOCIALE 2. CRIMINOLOGIA CLINICA Criminologia generale applicata al singolo delinquente, mira cioè ad applicare le conoscenze della criminologia generale al singolo delinquente per scoprire i fattori ambientali, microsociali che hanno agito su di lui e ad evidenziare gli interventi risocializzanti da operare. OBIETTIVO: POSSIBILITA’ DI REINSERIMENTO SOCIALE 3. PSICOLOGIA CRIMINALE Studio dell’autore del reato, del delitto stesso e dell’ambiente esterno. Esamina sia l’autore del reato nel suo modo di essere, di sentire, di agire, sia del delitto stesso in relazione ai motivi psichici che lo hanno determinato, sia l’ambiente esterno che ha influenzato l’azione delittuosa. 4. PSICHIATRIA FORENSE Accertamento della sussistenza di infermità che escludono o diminuiscono l’imputabilità. Utilizza le conoscenze della psichiatria per accertare l’eventuale presenza di condizioni morbose, aventi rilevanza giuridica, come ad esempio per determinare l’imputabilità o la pericolosità dell’autore di un reato. 1. LIBERO ARBITRIO Reato come violazione cosciente e volontaria della norma penale: il delinquente è percepito come persona del tutto libera senza tener conto, nella criminogenesi, dei condizionamenti ambientali e sociali SCUOLA CLASSICA Si sviluppa nel XIX secolo, movendo dal postulato del libero arbitrio che intendeva l’uomo assolutamente libero nella scelta delle proprie azioni, poneva a fondamento del diritto penale la responsabilità morale del soggetto quale rimproverabilità per il male commesso e, conseguentemente, la concezione etico-retributiva della pena. Essa si incentrava su tre principi: SCUOLA POSITIVA Nasce nell’800, con lo sviluppo delle scienze empiriche (psicologia.-sociologia-antropologia) e si articola in 2 direzioni: 1.Lo studio dell’uomo che delinque secondo l’approccio medico-biologico dell’antropologia criminale (Lombroso) 2.Lo studio sociologico delle condizioni che favoriscono la commissione differenziale di reati in funzione del ceto sociale di appartenenza 2. IMPUTABILITA’ Conseguente alla libertà dell’uomo nella scelta delle proprie azioni. Per aversi volontà colpevole, occorre che il reo sia capace di intendere il disvalore etico e sociale delle proprie azioni 3. TEORIA DELLA RETRIBUZIONE DELLA PENA Pena come retribuzione del delitto: deve essere intesa dal reo come il corrispettivo necessario per il male compiuto. La pena deve pertanto essere afflittiva, precisamente commisurata alla variabile del reato, determinata ed interogabile 1. DETERMINISMO BIOLOGICO LOMBROSIANO Reato come conseguenza della struttura bio-psicologica del delinquente, la cui volontà non è libera ma determinata 2. PERICOLOSITA’ SOCIALE Conseguenza del fatto che un tale individuo è stato indotto a commettere il delitto da cause interne al suo organismo. Nell’applicazione delle pene, il diritto penale non deve considerare la responsabilità morale del delinquente, ma la sua pericolosità sociale, intesa come probabilità che per effetto di certe cause, possa commettere reati. 3. TEORIA DELLA PREVENZIONE SPECIALE Introduzione delle misure di sicurezza: sistema del doppio binario e pena indeterminata. La concezione retributiva della pena è sostituita dalle prevenzione speciale TEORIE DELLA CRIMINALITA’ 1. TEORIE SOCIOLOGICHE ricercano le cause della criminalità nelle disfunzioni della società 2. TEORIE PSICOLOGICHE ricercano le cause della criminalità nei disturbi della psiche umana 3. TEORIE BIOLOGICHE ricercano le cause della criminalità nelle anomalie di carattere biologico della persona TEORIE SOCIOLOGICHE 1.TEORIE DEL CONSENSO ANNI 50-60 - Teoria delle aree criminali E’ centrale la percezione della società come struttura non certo ottimale, con gravi disfunzioni di organizzazione, disparità di accesso ai beni, carente di giustizia sociale, ma comunque migliorabile con le riforme. Le regole poste dalla società si reggono sul consenso della maggior parte dei cittadini, ai quali si contrappongono come eccezione i devianti. La sua prospettiva è quella di ricondurre i devianti e i delinquenti alla conformità e quindi al consenso. Tra le teorie del consenso si collocano: - Teorie della disorganizzazione sociale - Teorie dei conflitti culturali - Teoria dell’associazionismo differenziale - Teorie sottoculturali - Struttural-funzionalismo 1. TEORIA DELLE AREE CRIMINALI O TEORIA ECOLOGICA Nelle zone urbane economicamente e socialmente depresse e ad alta concentrazione criminale, il rischio di divenire delinquenti è molto alto. Per questa teoria, pertanto, l’ambiente di vita è il fattore più importante nella genesi della criminalità, almeno nelle modalità più squalificate e povere di delinquenza comune. 2. TEORIE DELLA DISORGANIZZAZIONE SOCIALE Sviluppatasi negli Stati Uniti intorno agli anni 50 (Sutherland), secondo questa teoria esiste una stretta dipendenza tra destabilizzazione dei valori culturali di una società e la irregolarità di condotta dei suoi membri. Il singolo individuo, vivendo in una struttura instabile e in troppo rapido mutamento (industrializzazione) perde la possibilità di governarsi secondo i vecchi parametri normativi, divenendo egli stesso, come la società, disorganizzata nella sua condotta. 3. TEORIE DEI CONFLITTI CULTURALI La condotta deviante nasce da conflitti tra norme culturali diverse alle quali un soggetto o un gruppo di persone si trova esposto. Coloro che ad es. sono immessi in un sistema culturale per loro sconosciuto e non riescono ad integrarvisi, si trovano a vivere in una società che crede in valori diversi. Ciò genera disagio, incertezza e insicurezza che possono sfociare in malattie mentali e criminalità 4. TEORIA DELL’ASSOCIAZIONISMO DIFFERENZIALE ( Sutherland) Il comportamento criminale si apprende attraverso l’associazione interpersonale con altri individui che sono già criminali. Se un soggetto si trova inserito in un ambiente dove i rapporti interpersonali sono intensi, egli apprenderà valori e ideali di quello ambiente. Pertanto se in quel gruppo i componenti hanno attitudini criminali, diventerà delinquente, in caso contrario rispetterà le leggi. 5. TEORIE SOTTOCULTURALI Le sottoculture criminose nascono dal bisogno di aggregazione proprio dei giovani disadattati. E’ difficile per i ragazzi appartenenti ai ceti inferiori, adattarsi a modelli di socializzazione elaborati e messi alla portata esclusiva dei coetanei di estrazione sociale più elevata (bande criminali giovanili) 6. STRUTTURAL-FUNZIONALISMO I soggetti che agiscono nella società regolano il comportamento fra le persone e i gruppi in funzione di un complesso sistema di norme che vengono, consapevolmente o inconsciamente, fatte proprie da ciascuno. Il comportamento sociale, in funzione della osservanza o della non osservanza delle norme, si viene a collocare fra le due opposte alternative della CONFORMITA’ e della DEVIANZA 2. TEORIE DEL CONFLITTO ANNI 60 I modelli normativi e comportamentali della società non esprimono le scelte della maggioranza, ma sono il frutto dell’imposizione delle minoritarie classi dominanti. Cambia il modo di intendere la devianza e la criminalità non più come fatto sociale ma come fatto politico. Tra questa teorie trovano principale connotazione: 1. Teorie dell’etichettamento: il deviante non è tale a causa del proprio comportamento, ma in quanto la società etichetta come deviante chi compie determinate azioni da essa vietate. Ne consegue che il criminale non è tanto chi compie una qualunque azione delittuosa, ma piuttosto chi tra le tante ne compie alcune anziché altre. 2. Criminologia radicale: ritiene i ceti dominanti responsabili di definire delinquente chi si oppone al sistema neocapitalista. In questa ottica si sostiene allora una correlazione tra opposizione al sistema dominante e devianza 3. Criminologia critica: vede nella devianza la consapevole risposta del singolo alle ingiustizie sociali. Sarà la società capitalistica a criminalizzare tale reazione, identificando il deviante con il delinquente, in modo tale da estrometterlo dal contesto sociale. Devianza quindi come espressione di esigenze antitetiche alle istanze culturali della società borghese e per tale motivo, represse da quest’ultima in quanto costituente minaccia alla propria sopravvivenza TEORIE PSICOLOGICHE 1. PSICOANALISI ( FREUD) Tra le teorie della personalità è quella che per la prima volta ha rivolto la sua attenzione verso le attività psichiche inconsce per capire i motivi profondi dell’agire umano 2. PSICOLOGIA ANALITICA La personalità risulta dalla combinazione della causalità con la teologia: il comportamento dell’uomo è determinato non soltanto dalla sua storia individuale, ma anche dai suoi fini e dalle sue aspirazioni 3. PSICOLOGIA COMPORTAMENTISTA Ciò che oggettivamente può conoscersi dell’uomo è solo il suo comportamento, di come risponde agli stimoli esterni, di come reagisce al suo ambiente, prescindendo da ogni analisi di ciò che avviene dentro di lui. L’ipotesi di questa teoria è che la condotta umana può essere in una direzione o in un’altra, a seconda delle reazioni che vengono suscitate dall’ambiente. 1. L’IDENTITA’ PERSONALE 4. PSICOLOGIA SOCIALE La personalità può essere studiata soltanto nell’ambito dei continui rapporti tra un soggetto, le altre persone e i gruppi. La psicologia sociale studia, dunque, come le relazioni interpersonali influenzano gli individui che partecipano ad un contesto sociale. Ha elaborato 2 concetti rilevanti in ambito criminologico: è il concetto, l’immagine che ognuno ha di sé relativamente alla qualità della propria persona, ai fini che vuole conseguire ed ai mezzi per inserirsi nel mondo. Si forma progressivamente sia attraverso l’identificazione con successivi modelli significativi, sia per effetto dei ruoli che il soggetto svolge nel gruppo, ed è influenzata dalle speranze, dai riconoscimenti che gli altri formulano sul suo conto. Un processo anomalo di formazione della propria identità personale, può avere conseguenze disastrose 2. TEORIA DEI RUOLI Il ruolo si riferisce alle aspettative che nella società si formano nei confronti di ciascun individuo, in conseguenza della posizione specifica che egli occupa nella società o delle funzioni che svolge nei gruppi sociali TEORIE BIOLOGICHE 1. TEORIE DELLA PREDISPOSIZIONE INNATA ALLA CRIMINALITA’ mira ad evidenziare taluni elementi facilitanti la scelta delinquenziale. L’agevolazione consisterebbe nel fatto che esistono condizioni biologiche a rischio da considerarsi come fattori di vulnerabilità individuale. Vi sono quindi individui con particolari caratteristiche che hanno probabilità notevolmente superiori ad altri di divenire delinquenti. 1. Relazione tra crimine ed Ereditarietà è improprio parlare di disposizioni ereditarie al delitto in quanto il fattore genetico non può invocarsi per una condotta così complessa come la criminalità. Si può quindi solo parlare di predisposizioni biologiche determinate in senso genetico verso particolari caratteristiche mentali che possono a loro volta diventare condizioni favorenti il comportamento criminoso: tali sono l’aggressività, lo scarso controllo dell’emotività e delle pulsioni, l’intolleranza alle frustrazioni 2. Relazione tra crimine e anomalie cromosomiche verso la metà degli anni 60 si riscontrò in un numero limitato di casi, la presenza in soggetti criminali di un cromosoma y soprannumerario rispetto al normale: sarebbe questo cromosoma il responsabile della condotta criminale di un individuo. Ipotesi smentita in seguito ad indagini più recenti che, affermano che è impossibile che vi siano individui biologicamente predeterminati all’aggressività e addirittura forniti di un cromosoma del crimine. 3. Relazione tra delittuosità e Costituzione le teorie costituzionalistiche biologiche, sono quelle che affermano l’esistenza di correlazioni tra tipi di struttura fisica e tipi psichici. 2. TEORIA DEGLI ISTINTI Nel cui ambito si contrappongono, l’orientamento che ritiene che sia l’istinto a influenzare maggiormente il comportamento animale e dell’uomo e quello che, invece, ritiene predominante, ai fini della condotta, l’ambiente. Distinguiamo: 1. Orientamento istintivistico secondo il quale il comportamento animale è determinato dall’istinto, cioè dalla spinta di agire in modo sempre uguale e diretto in precise direzioni per raggiungere fini inconsapevoli 2. Orientamento ambientalistico secondo il quale il comportamento è determinato dall’apprendimento ambientale 3. Orientamento correlazionistico secondo il quale il comportamento è la risultante della reciproca integrazione tra fattori ereditari ed ambientali 4. Teoria dell’aggressività secondo la quale l’aggressività sarebbe una delle pulsioni istintuali o delle motivazioni psichiche che più frequentemente entrano in gioco nella criminogenesi METODOLOGIA DELLA RICERCA CRIMINOLOGICA 1. Gli strumenti di controllo: hanno lo scopo di assicurare la coesione e la salvaguardia di ogni dato contesto sociale. 2. Le statistiche di massa: servono per esaminare l’estensione dei fenomeni e le caratteristiche più generali dei fatti criminosi e sono effettuate su grandi numeri. 3. Le osservazioni individuali: consente di evidenziare circostanze particolari che la statistica non può fornire, come le caratteristiche psicologiche o psicopatologiche dell’autore del reato, le condizioni ambientali, la carriera criminale. 4. Inchieste su gruppi campione: quando si ha un gran numero di soggetti da esaminare si ricorre al sistema delle indagini a campione, limitando l’osservazione soltanto ad alcuni soggetti, se questi hanno caratteristiche di rappresentatività di un intero gruppo. 5. Le indagini sul campo: quando per studiare le caratteristiche di certi ambienti il ricercatore vi si trasferisce materialmente 6. Le ricerche settoriali: indagini condotte in ambienti particolari, come il carcere 7. Il numero oscuro: l’insieme dei reati commessi, ma non registrati, costituisce la criminalità nascosta. Numero oscuro è quello con il quale si indica per ogni reato la percentuale degli eventi non registrati rispetto al totale degli eventi stessi. Il rapporto tra reati registrati e reati commessi è detto indice di occultamento e varia da reato a reato in relazione alla gravità del crimine 8. Questionari ed interviste: vengono utilizzati per ricercare atteggiamenti e reazioni nei confronti dei fenomeni criminali, il maggior o minor sentimento d’insicurezza dovuto alla criminalità da strada, le richieste e i provvedimenti auspicati da parte delle autorità competenti. 9. Indagini predittive: permettono di prevedere il comportamento di soggetti dei quali si conoscono le caratteristiche, e le ricerche storiche che indagano sul mutare del significato dei delitti, pene e manifestazioni criminose, in epoche diverse. TIPOLOGIA DEI DELITTI DELINQUENZA OCCASIONALE Quando il delitto è un fenomeno isolato DELINQUENZA COMUNE Comprendente delitti abituali commessi da singoli DELINQUENZA SOTTOCULTURALE Delitti commessi da appartenenti alle varie sottoculture DELINQUENZA IN AMBITO FAMILIARE Delitti commessi ai danni dei membri della propria famiglia CRIMINALITA’ ECONOMICA Realizzata nell’ambito di imprese industriali, commerciali, finanziarie, … CRIMINALITA’ INFORMATICA Realizzata da chi detiene particolari conoscenze nel campo della tecnologia dei computer CRIMINALITA’ ORGANIZZATA Di tipo mafioso CRIMINALITA’ DEI GOVERNANTI Comprendente i crimini commessi dai gruppi politici che detengono il potere DELITTI POLITICI Condotte finalizzate al sovvertimento del potere precostituito 1. FINALITA’ APPROPRIATIVA delitti motivati da finalità di lucro, ossia reati commessi per impossessarsi di denaro o di beni trasformabili in denaro FINALITA’ DEI DELITTI 2. FINALITA’ VIOLENTA delitti come conseguenza dell’aggressività dell’autore. L’aggressività è la disposizione prevalentemente istintuale alla violenza 3. FINALITA’ SESSUALE delitti che si concretano in condotte lesive dell’altrui libertà sessuale: la violenza sessuale, gli atti di libidine violenta, il ratto a fine di libidine, l’incesto, gli atti osceni in luogo pubblico, la corruzione del minorenne LA RISPOSTA AL FENOMENO CRIMINALE - Funzione retributiva considera la pena come corrispettivo per il male arrecato: ad un’azione antisociale corrisponde una reazione sociale negativa 1. FUNZIONI DELLA PENA - Funzione intimidativa o deterrente o di prevenzione sociale distoglie la generalità dei consociati dal commettere reati con la minaccia della pena. La deterrenza da sola non è però sufficiente ad assicurare il comportamento corretto dei cittadini - Funzione risocializzativa ha come obiettivo la risocializzazione, rieducazione del reo - Depenalizzazione consiste nel cancellare dai codici penali alcune ipotesi di reati minori: rinuncia alla sanzione da parte dello stato per comportamenti non più considerati meritevoli di repressione e di censura 2. POLITICA PENALE ATTUALE Per favorire al massimo il trattamento rieducativo del soggetto si sta agendo con: - Degiurisdizionalizzazione Consiste nello spostamento di competenza dal giudice penale ad altro organo non giudiziario, per lo più aministrativo - Decarcerizzazione tende alla riduzione della pena detentiva 3. SISTEMA DEL DOPPIO BINARIO risultato della teoria della prevenzione speciale introdotta dalla scuola positiva (anni 30) A fianco delle pene tradizionali, commisurate alla gravità del reato, venivano disposte anche misure di sicurezza per i delinquenti ritenuti socialmente pericolosi, che si aggiungevano alla pena detentiva. Tali misure erano indeterminate nel tempo e destinate a durare fino a quando non veniva a cessare la pericolosità - Pena determinata, proporzionale, Inderogabile. Una volta scontata veniva aggiunta l’applicazione delle: - Misure di sicurezza: 1. ricoveri presso O.P.G., case di cura e custodia (seminfermi per vizio parziale di mente) 2. internamenti presso case di lavoro o colonie agricole (per i delinquenti abituali professionali o per tendenza) 3. riformatorio giudiziario (minori pericolosi) CONCLUSIONI Attualmente la criminologia appare incerta circa le proprie finalità ed il proprio oggetto di studio, risulta divisa in indirizzi profondamente contrastanti; è condizionata da una situazione di profonda crisi, che in molti casi limita lo sviluppo, l’affermazione e la diffusione della disciplina. Dagli spunti tratti da questo lavoro, risulta evidente come la criminologia venga sempre più ad essere una scienza interdisciplinare, in cui discipline giuridiche, cliniche e sociali collaborano concretamente. E’ auspicabile che tali ambiti di ricerca non si accostino semplicemente tra loro, ma avvenga un vero e proprio interscambio culturale e metodologico reciproco. E’ in questa dinamica che la ricerca interdisciplinare in criminologia troverà ampia possibilità di sviluppo futuro.