La Voce del Savuto
Valorizzare il canto gregoriano
venerdì 11 gennaio 2008
Ultimo aggiornamento venerdì 08 luglio 2011
di Egidio Sottile
Nella "Esortazione apostolica Sacramentum caritatis" del Papa Benedetto XVI, vi sono i paragrafi 42 (pag. 70) e 62 (pag.
96) che si riferiscono al canto gregoriano e alla lingua latina durante la celebrazione liturgica. Tra i documenti del
Concilio Vaticano II° sono trattati, per quanto riguarda la riforma liturgica, sia la lingua latina, che è per tradizione la lingua
della Chiesa, e viene conservata nei riti latini specialmente durante le celebrazioni solenni, e sia il canto gregoriano.
Il latino è stato impropriamente motivo di due diverse considerazioni: l'una che il Concilio avrebbe portato una nuova
stagione della Chiesa attraverso l'uso della lingua volgare di grande utilità per il popolo e l'altra che avrebbe prodotto un
allontanamento dall’antica tradizione cattolica.
Papa Benedetto XVI durante il suo discorso, tenuto in occasione degli auguri natalizi alla Curia Romana, ha voluto tra
l'altro chiarire queste contraddittorie immagini della Chiesa, dicendo che non vi è alcun detrimento o discontinuità tra il
nuovo della Chiesa e la tradizione cattolica.
Considerando che nell'ascolto della liturgia, durante la celebrazione della Messa, la maggior parte dei fedeli non capisce
la lingua latina e quindi la lettura dei Vangeli, dell'Epistole e di altre preghiere liturgiche, si è voluto concedere alla lingua
volgare e alla lingua proprie delle Nazioni mondiali, una parte più ampia nelle celebrazioni liturgiche.
La lingua latina che è per tradizione, appunto, la lingua della Chiesa, viene considerata nei riti latini, specialmente nelle
celebrazioni solenni, tenendo conto di non trascurare il bel canto gregoriano.
Il paragrafo 62 ricorda l'obbligo dell'uso della lingua latina nel momento in cui, appunto, le celebrazioni religiose
avvengono in occasioni particolari e cioè durante incontri internazionali per meglio esprimere l'unità e la universalità della
Chiesa. Dalla lettura dell'esortazione, nello stesso paragrafo 62, si evince che nei seminari, dopo il Concilio Vaticano II°,
durante gli studi per essere sacerdoti, si è trascurato l'insegnamento del latino ed anche del canto gregoriano. Il Papa
invita chi di dovere, che i futuri sacerdoti siano preparati a comprendere e a celebrare la Santa Messa in latino. Questa
esortazione non vuol essere una restaurazione tradizionalista, come si pensa o si è pensato in Italia, dove è avvenuta la
pratica abolizione del latino e del canto gregoriano in ogni celebrazione liturgica specie nelle parrocchie, il che ha
causato delle deviazioni nel culto della solennità e della bellezza. Solennità e bellezza che non rappresentano un fattore
decorativo durante l'azione liturgica, ma una festosa e sublime preghiera verso l'Eterno. La festosità e la bellezza, durante
le cerimonie particolari, vengono espresse dal canto gregoriano. Il canto sacro viene nominato per tradizione:
"Gregoriano" in riferimento al Papa San Gregorio Magno (540-604), monaco benedettino, la più forte personalità della
Chiesa cristiana, perché organizzatore e ordinatore unitario definitivo del canto della Chiesa Romana. Il canto sacro è
espressione di amore poiché si cantano le lodi a Dio. Nella storia della letteratura latina, Cassiano da Marsiglia che si
occupò di morale ascetica ed ebbe un posto di grande importanza nella storia del monachesimo occidentale ed ancora
ebbe grande stima del canto sacro, tanto che rivolgendosi ad un suo confratello, in merito alla modulazione della voce;
scrive: "Canta a Dio, ma non cantare male. Dio non vuole che siano offese le sue orecchie. Canta bene fratello! Tu tremi
quando si domanda a te di cantare davanti ad un buon musico, temendo che l'artista ti faccia rimprovero della tua
ignoranza, ma se tu canti a Dio, come potrai offrirgli un lavoro di arte, una esecuzione così perfetta da non offendere le
sue orecchie?'. E il Papa scrive: "che la Chiesa ha creato e continua a creare musica e canti che costituiscono un
patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto". Da tempo è invalso l'uso di cantare, durante la Messa, con
l'accompagnamento di strumenti non appropriati e quindi irrispettosi nei riguardi del senso religioso della liturgia, che è
espressione di amore verso Gesù, figlio di Dio, presente nell'Eucaristia. Quanto era bello e commovente sentire in
chiesa, durante il periodo della Settimana Santa le due composizioni `Vexilla Regis" e "Pange Lingua", scritte dal poeta
latino cristiano Venanzio Fortunato (530-600), che sono due meravigliosi e stupendi gioielli della innografia della Chiesa
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Latina. L'uno che è un grido del credente inneggiante al trionfo di Cristo e l'altro che è un quadro ricco di immagini che
rievocano la storia della salvezza. E ancora chi non ricorda il canto delle "Litanie della Vergine" durante i novenari e il
Tantum Ergo, l'Ave Verum, il Cor Jesu e alcune volte le composizioni di Perosi, di Schubert, di Gounod che
entusiasmavano l'assemblea che ascoltava con rigoroso silenzio, partecipando efficacemente ed intimamente con fede
alla cerimonia religiosa. Il Papa, con l'esortazione "Sacramentum Caritatis", desidera, pur tenendo conto delle differenti
tradizioni assai lodevoli, che vengano valorizzati il canto gregoriano e il latino, propri della liturgia romana".
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