L`architettura a Venezia e Palladio Andrea Palladio (1508

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L’architettura a
Venezia e
Palladio
Andrea Palladio (1508-1580)
Figlio del mugnaio Pietro della Gondola e di Marta detta "la zota", Andrea nasce a Padova nel
1508. Nella città del Santo egli compie le sue prime esperienze come scalpellino. In seguito conosce
Giangiorgio Trissino, poeta e umanista, che lo prenderà sotto la sua protezione. Sarà proprio lui a
soprannominarlo Palladio, a guidarlo nella sua formazione culturale improntata soprattutto sullo
studio dei classici, a condurlo, infine, più volte a Roma. Qui Andrea si trova per la prima volta a
contatto con le architetture che aveva imparato ad amare, può osservare dal vivo i monumenti
imperiali, ammirandone la bellezza e studiandone i materiali, le tecniche costruttive, i rapporti
spaziali. Ma i viaggi col suo mecenate significano anche l'incontro con i "grandi" del tempo:
Michelangelo, Giulio Romano, Bramante. Intorno al 1540 inizia intanto la sua attività autonoma di
architetto.
Il progetto del Palladio ha la meglio su una concorrenza decisamente agguerrita. Da allora le nobili
famiglie vicentine e veneziane si contenderanno l'attività del Palladio. Inizia così il periodo più
intenso dell'attività palladiana, che si concretizzerà in opere di assoluta bellezza, dal palazzo
Chiericati alla villa Barbaro di Maser, dalla "Malcontenta" a Mira alle chiese veneziane del
Redentore e di S. Giorgio Maggiore, fino alla notissima Rotonda. Nel 1570, inoltre, Palladio
pubblica il trattato I quattro libri dell'architettura, espressione della sua cultura, dei suoi ideali ed
anche della sua concreta esperienza. Creò l’armonia, l’originalità che diventerà il modello di
perfetta integrazione tra la forma e funzione pare e prende forma dalla funzione che deve svolgere.
LE VILLE PALLADIANE
Le ville palladiane sono un insieme di ville venete (del territorio della Repubblica di Venezia),
concentrate per la maggior parte nella provincia di Vicenza, edificate intorno alla metà del
Cinquecento per le famiglie più importanti del luogo, soprattutto aristocratici, ma anche alcuni
esponenti dell'alta borghesia della Repubblica veneta.
Insieme alla città di Vicenza, 24 ville palladiane del Veneto sono state inserite, tra il 1994 e il 1996,
nella lista Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Le ville palladiane si distinguono dalle ville romane e dalle ville medicee toscane: non erano
destinate unicamente allo svago dei proprietari, ma erano - anzitutto - dei complessi produttivi.
Circondate da vaste estensioni di campi coltivati e vigneti, le ville comprendevano magazzini, stalle
e depositi per il lavoro agricolo. Di norma presentano ali laterali, le barchesse, destinate a contenere
gli ambienti di lavoro, dividendo razionalmente lo spazio del corpo centrale, destinato ai proprietari,
da quello dei lavoratori, in modo da non sovrapporre le diverse attività. Il corpo centrale è a sua
volta suddiviso in senso verticale, dove ogni piano assolve a funzioni diverse. Le ville palladiane
divennero per secoli oggetto di studio per gli architetti europei, che si ispirarono ad esse per le loro
realizzazioni.
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Villa Almerico Capra ( La Rotonda)
E' una villa veneta a pianta centrale situata a ridosso della città di Vicenza. Fatta costruire da Paolo
Almerico Capra, che la commissionò ad Andrea Palladio a partire dal 1566, La Rotonda, come
divenne nota più tardi, è uno dei più celebrati edifici della storia dell'architettura dell'epoca
moderna. Fa parte dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO ed è senza dubbio la villa più famosa
del Palladio e, probabilmente, di tutte le ville venete. Negli intenti del Palladio questa villa doveva
rappresentare e mettere in luce le caratteristiche culturali del committente, non solo essere una casa
funzionale.
Sotto l'aspetto architettonico la villa è stata progettata a pianta centrale; lo spazio è determinato
dalla funzione di un volume cubico e uno sferico. La scelta delle figure geometriche allude alla
filosofia platonica, secondo cui il cubo simboleggerebbe la terra, mentre la sfera, il cielo.
Il corpo centrale è costituito da quattro facciate che
imitano il Pantheon, ma lo stile è ionico. L'aspetto del
tempio è reso dalla presenza di statue. La cupola è
stata posta su di un tamburo cilindrico ed è
caratterizzata da una lanterna. Questa ha la funzione di
illuminare la sottostante sala centrale. Si accede
tramite 4 scale; infatti è innalzata su un podio, che
ospita le stanze di servizio, divise dalle stanza del
padrone.
Per quanto concerne l'esterno, l'apertura è verso il paesaggio. Il
Palladio aveva infatti progettato la villa-tempio tenendo in
considerazione l’aspetto paesaggistico, il rapporto morfologico (è
la prima volta che un architetto da importanza al paesaggio per
impreziosire il fatto architettonico).
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Entrando nella casa si presenta un salone circolare.
Al salone sono collegati 4 corridoi, coperti a botte.
La sala centrale è riccamente ornata e suntuosa, ricca
di affreschi e statue, che mettono in risalto la
ricchezza del committente.
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Villa Barbaro
E' una villa veneta, costruita da Andrea Palladio tra il 1554 e il 1560 per i fratelli Barbaro. Palladio
trasformò il vecchio palazzo medievale in in un'abitazione di campagna consona allo studio delle
arti e alla contemplazione intellettuale. La villa ospita anche un ciclo di affreschi che rappresenta
uno dei capolavori di Paolo Veronese.
Qualche
chiarimento,
tenendo
sott'occhio l'immagine della villa. La
scelta del Palladio, ma sicuramente
anche dei Barbaro, è stata quella di
costruire a ridosso della prima collina,
per cui il cortile posteriore è all'altezza
del primo piano della villa. La fontana
ha certo uno scopo ornamentale, e così
il laghetto-peschiera, ma soprattutto
uno scopo di utilità: c'è il brolo (orto e
frutteto) da innaffiare. Il corpo centrale
della villa è la casa del padrone:
residenza ed esibizione di potenza, ma
ai lati ci sono le colombare ed una serie
di locali con un preciso scopo pratico.
Quindi la villa non era solo per
villeggiatura, ma per viverci: il brolo
non è messo lì per bellezza, c'è un
grande spazio a disposizione, con
ruscelli, sentieri e strade di raccordo. Si
trattava al tempo stesso di una villa e di
una tenuta agricola.
La planimetria dell’edificio è innovativa perché combina insieme un cilindro e una croce greca.
Quattro massicci pilastri servono da contrafforti alla cupola, che è ispirata espressamente a quella
del Pantheon e quindi “all’antica”, a differenza di quelle di San Giorgio Maggiore e del Redentore.
All’inizio degli anni 1550, la realizzazione della villa per i fratelli Barbaro a Maser costituisce per
Palladio un punto di arrivo importante nella definizione della nuova tipologia di edificio di
campagna. Per la prima volta infatti (anche se la soluzione ha precedenti in ville quattrocentesche)
la casa dominicale e le barchesse sono allineate in un’unità architettonica compatta. A Maser ciò
probabilmente è da collegarsi alla particolare localizzazione della villa sulle pendici di un colle.
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Nella costruzione della villa Palladio interviene
con abilità, riuscendo a trasformare una casa
preesistente agganciandola alle barchesse rettilinee
e scavando sulla parete del colle un ninfeo con una
peschiera dalla quale, grazie a un sofisticato
sistema idraulico, l’acqua viene trasportata negli
ambienti di servizio e quindi raggiunge i giardini.
Le sale interne sono divise, partendo dalla prima: sala
dell'Olimpo, sala a crociera, sala di Bacco, sala dell'amore
coniugale (o di Venere), sala del cane, sala della lucerna
(o Madonna della Pappa).
Ai piedi del declivio su cui sorge la villa,
Palladio realizza in seguito un raffinato
tempietto destinato ad assolvere la doppia
funzione di cappella di villa e chiesa
parrocchiale per il borgo di Maser. Insieme
al Teatro Olimpico il tempietto è l’ultima
opera di Palladio, che la tradizione vuole
morto proprio a Maser.
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Jacopo Sansovino(1486-1570)
Jacopo Tatti, detto Sansovino (dal nome del suo maestro
scultore Andrea Sansovino) era un architetto. Formatosi in
ambiente manierista tosco-romano, la sua intelligenza fu
quella di fondere la sua formazione arricchendola con la
tradizione locale della città di Venezia.
Venezia vive un periodo di grande fioritura architettonica,
che si esprime sia attraverso le costruzioni di grandiosi
palazzi affaciati sul Canal Grande, sia di edilizia pubblica
che ecclesiastica.
Sansovino arrivò a Venezia dopo il sacco di Roma (1527)
con l’intenzione di raggiungere la Francia, ma venne
trattenuto dalla commissione di restaurare la cupola della
Basilica di San Marco e vi rimase fino alla morte, divenendo
l'architetto ufficiale della città.
Palazzo Corner
Ca' Corner fu progettata da Jacopo Sansovino, dopo che
nel 1532 un incendio aveva distrutto la precedente
residenza dei Corner, e fu uno dei primissimi incarichi
ricevuti in laguna dal celebre architetto.
Situato in una posizione di prestigio non lontano da
Piazza San Marco, ha una facciata divisa in due fasce
orizzontali: l'architetto lasciò la zona inferiore decorata a
bugnato e ritmò il piano superiore con una serie di archi
che amplificano l'effetto chiaroscurale dell'edificio,
denunciando
la
matrice
classica.
L'insieme risulta così modulato dalla scansione della luce su due diversi livelli, il che mostra
l'attenzione al valore tonale delle superfici in sintonia con la pittura manierista tonale veneta. La
tripartizione della facciata tipicamente veneziana è identificabile solo nel portico centrale e nel
poggiolo che unisce le tre finestre sovrastanti. Sansovino mantenne inoltre l'androne che collega la
riva d'acqua all'elegante cortile, ma intorno a quest'ultimo sviluppò ulteriormente la pianta del
palazzo, introducendo un altro elemento di novità nell'architettura veneziana.Ultimo piano si aprono
gli oculi ovali dell’attico.
Sistemazione di piazza San Marco
Le procuranze vecchie furono rinnovate e il lato
destro abbattuto perchè furono costruite le
procuranze nuove. Queste vengono realizzate in
asse parallelo al campanile e alla Basilica. Il
campanile è isolato per esaltare la Basilica.
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L'autore qui addossò la loggetta in marmo bianco, coperta da una terrazza balustrata, preceduta da
un podio sovrastato da una traviazione e da una sequenza di rilievi che celebrano la gloria della
Serenissima.
Questo sistema continua idealmente procedendo poi verso il mare e continuando con la Libreria
Marciana, situata di fronte al Palazzo Ducale.
Questa libreria è destinata ad accogliere la collezione di alcuni manoscritti del Cardinale
Pressarione. Si crea una piazzetta riccamente decorata di statue poste sopra al tetto dalla libreria
conferendo alla palazzo un senso pittorico e scenografico.