5 4 9 10 8 7 3 11 VILLA PISANI BONETTI A BAGNOLO DI LONIGO (Vicenza) Architetto Andrea Palladio (sec. XVI) 2 VILLA PISANI BONETTI A BAGNOLO DI LONIGO (Vicenza) Architetto Andrea Palladio (sec. XVI) 6 DISPONIBILITÀ DELLA VILLA 12 12 1 LEGENDA 1) Ingresso 17) Sala delle mappe 2) Atrio 18) Sala della musica 3) Vano crociato 19) Torre nord 4) Loggia 10) Sala da pranzo 5) Facciata principale 11) Cucinone 6) Salotto del Procuratore 12) Cantine La villa è visitabile tutto l’anno su prenotazione. Per informazioni contattare la segreteria di Villa Pisani Via Risaie, 1 - 36045 Bagnolo di Lonigo (VI) Tel. (0444) 831104 - Fax (0444) 835517 E-mail: [email protected] www.villapisani.net BREVI CENNI STORICI L COME RAGGIUNGERCI AUTOSTRADA A4 MI VERONA Uscire al casello di VICENZA VE MONTEBELLO LONIGO NOVENTA VICENTINA 3 Km. circa BAGNOLO COLOGNA VENETA LEGNAGO a Villa Pisani di Bagnolo, progettata da Andrea Palladio fin dal 1541, data del ritorno dal suo primo viaggio a Roma, e costruita tra i 1544 e il 1545, è forse l’opera più rappresentativa del periodo giovanile della sua attività. Con essa inizia la gloriosa collaborazione del Palladio con la Serenissima. L’autore teneva in tanta stima questa sua opera e in tale considerazione il potere dei committenti, i Pisani, da aprire con essa la sezione dedicata alle “Case di Villa” nel suo famoso trattato: “I Quattro Libri dell’Architettura”. (Venezia 1570). La Villa di Bagnolo, ispirata ai monumenti della antica Roma, in particolare agli edifici termali, ne ripeteva la monumentalità e come tale ben si adattava a rappresentare l’insediamento dei nuovi “feudatari” e l’affermazione del potere di Venezia sulla terraferma. Secondo il progetto presentato sui Quattro Libri dell’Architettura, l’edificio avrebbe dovuto avere due facciate principali, delle quali quella verso il fiume, con i grandiosi fornici in bugnato rustico, si può tuttora ammirare nella sua integrità. Un’altra difformità, rispetto al disegno del trattato palladiano, è costituita dalla mancata costruzione del porticato dorico che, partendo dai lati della Villa, avrebbe dovuto circondare il quadrilatero della corte rustica antistante. In suo luogo recentemente è stato piantato un viale di platani che ne restituisce, almeno visivamente, le proporzioni. Gli studiosi sono però discordi nel ritenere certi i progetti rivisti dal Palladio in tarda età per la stampa del suo trattato. La Villa è oggi in perfetto stato di conservazione grazie all’opera dei proprietari precedenti ed attuali. LA VISITA 1. La visita ha inizio dall’ingresso rivolto verso la campagna. La facciata presenta due elementi particolarmente importanti: la grande finestra termale recentemente riaperta, come testimonianza dell’influenza che ebbe il soggiorno romano sull’opera del Palladio e il basamento, le cui possenti inquadrature bugnate ricordano Giulio Romano. 2. 3. Attraverso la porta sottostante la finestra termale, si accede alla sala centrale, che occupa tutta l’altezza dell’edificio (9 metri) composta da un atrio e da un vano crociato (3). Gli affreschi della volta a botte nell’atrio, che raffigurano scene mitologiche (riconoscibile il mito di Fetonte) sono attribuiti a Francesco Torbido, allievo di Giulio Romano. La volta a crociera, sostenuta da semipilastri che ricordano il Sangallo, è decorata con grottesche del Cinquecento. Nella volta vi sono quattro cartigli di cui due soltanto sono ancora leggibili e recano le scritte: “IMMENSE O (...) BNITATIS (...) CLEMETIA” e “INSPICIAS QUIDQUID (...) EST” il cui incerto significato fa pensare alla funzione originale di questo spazio in cui i Pisani, signori del luogo, amministravano la giustizia. 4. Dal “salone” si accede poi alla “loggia”. Si noti l’uso della doppia abside che fa di questo luogo uno dei più originali spazi palladiani. Nella loggia curiosamente si trovano due campane donate nel 1834 alla Chiesa di Bagnolo da Chiara Pisani Barbarigo e recentemente restituite alla famiglia. 5. Scendendo la scala convessa si raggiunge lo spazio antistante la villa da dove si può ammirare la facciata principale. L’edificio era situato lungo il fiume (oggi nascosto da un muraglione che lo protegge dalle piene) per poter essere facilmente raggiunto in barca da Venezia e per potervi riportare i ricchi prodotti della campagna, principalmente il riso, introdotto dai Pisani nella regione e coltivato in sterminati appezzamenti. La facciata presenta un imponente “arco di trionfo” (si noti ancora l’uso del bugnato nei tre fornici) sormontato da un timpano e racchiuso fra due torri che ricordano il preesistente castello dei Nogarola, sulle rovine del quale la villa fu probabilmente costruita. 6. Salendo la scala semicircolare, attraverso la loggia si torna nell’atrio per proseguire la visita cominciando dal “salotto del Procuratore”. In questa sala, sopra il camino si trovava il ritratto del procuratore Pietro Vettore Pisani, opera del ritrattista veneziano Bombelli (sec. XVIII). Sulla parete opposta spicca un grande quadro raffigurante la morte di Didone (Bottega del Carpioni - sec. XVII). Si noti il bassorilievo sul fondo del camino raffigurante la Fenice, purtroppo assai danneggiato dal calore. 7. Da qui si passa alla “sala delle mappe” che ospita una collezione di mappe della proprietà nei secoli XVII - XVIII; notevole anche il camino in marmi policromi detto “della salamandra”, per il bassorilievo scolpito sul fondo raffigurante il mitico animale che sopravvive al fuoco. 8. Segue la stanza della Torre meridionale o “sala della musica”. La volta a padiglione è decorata con affreschi di autore ignoto del ’500 (fra le grottesche della volta compare un cartiglio che reca la data del 1549). Sulle pareti sono rappresentante le dieci giornate del Decamerone, sulla volta episodi tratti dall’Orlando furioso. 9. Attraverso la loggia si accede alla Torre nord, uno spazio semplice e chiaro che deve la sua luminosità alla pavimentazione in pietra di S. Gottardo. 10. Proseguendo si entra nella “sala da pranzo”, sulla destra il monumentale camino di pietra. Originale l’alare in ferro battuto, alle pareti nature morte fiamminghe del ’700. 11. La sala che segue è il “cucinone” dall’uso cui fu adibita nel ’700 quando, a causa degli allargamenti provocati dalle piene di quello che si chiamava all’origine fiume Novo, divenuto in seguito Guà (o fiume dei guai, secondo la tradizione popolare) le cucine furono trasferite dal seminterrato al piano nobile. Ne sono testimonianza il camino rustico e gli arredi in legno grezzo che recano le iniziali dei proprietari impresse a fuoco. VPZ per Vettore Pisano Zusto. Di notevole interesse è lo straordinario “lavamani” disegnato e scolpito dal Palladio stesso e, sopra la credenza, un altro grande quadro della bottega del Carpioni raffigurante il sacrificio d’Ifigenia. In questa stanza nel 1987 ha pranzato la Regina Madre d’Inghilterra durante la sua visita privata alle ville venete. 12. Uscendo dalla porta rivolta verso la campagna, prima di percorrere il viale che conduce al cancello in fondo al giardino (da dove si possono ammirare le straordinarie proporzioni dell’edificio) si consiglia la visita al seminterrato. Le “cantine” sono state recentemente risanate con un paziente lavoro di sterramento, dopo due secoli di assoluta impraticabilità. Si notino le possenti volte con i mattoni a vista che funzionalmente sorreggono tutta la mole dell’edificio. Questi locali all’origine erano adibiti a cucine e a luoghi di servizio. Sul lato nord del grande prato sorgono le “barchesse”, monumentale edificio, il cui esterno è dovuto ad un architetto padovano del XIX secolo, ma che reca all’interno testimonianze di varie epoche a cominciare dal Medio Evo. La funzione di questa costruzione era essenzialmente agricola: da notare gli ampi spazi, destinati a granai e a depositi, sostenuti da imponenti travature che raggiungono la lunghezza di 16 metri. Lungo la facciata sono appoggiati dei grandi blocchi cavi di marmo di Verona, le antiche “pile” da riso.