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DESAPARECIDOS - TEATRO DELLA COOPERATIVA
(MILANO)
Creato Sabato, 19 Aprile 2014 20:08 Alessandra Quintavalla
Forte, come solo la verità può essere. Crudo, come solo un
fatto
che
rappresenta
il
vero
è.
Intenso,
come
solo
l’immedesimazione totale può far divenire. "Desaparecidos", in
scena al Teatro della Cooperativa di Milano, si impossessa
legittimamente di tutti e tre gli aggettivi.
Officina Teatro presenta in prima milanese
DESAPARECIDOS
di Mirko D’Urso
con Lidia Castella, Mirko D’Urso, Sara Marconi, Luca Spadaro, Stefano Vinacci
regia Mirko D’urso
vietato ai minori di 16 anni
Mirko D’Urso, regista e interprete dello spettacolo, decide di portare in scena una storia triste. Una scelta coraggiosa che denuncia
un fatto realmente accaduto: la dittatura militare argentina, tra il 1976 e il 1983, capeggiata da Jorge Rafael Videla. D’Urso
► Spettacoli teatro
decide di farlo dopo un viaggio a Cordoba, in Argentina, durante il quale incontra alcuni familiari dei “desaparecidos” che ancora
► Teatro di Milano
portano il dolore negli occhi. Dopo trent' anni nessuno riesce a dimenticare. L’ingiustizia non può e non deve essere dimenticata.
► Teatro arte
La storia vede protagoniste due amiche: Maria e Silvia. Due ragazze semplici che non hanno colpe, tranne quella di sognare un
futuro migliore. I portatori del terrore, quelli che credono nel “progresso di riorganizzazione nazionale”, le rapiscono, per poi
incarcerarle e torturarle. “Io l’Argentina la amo come fossi un bambino” afferma il prete che dovrebbe vigilare sul giusto trattamento
dei prigionieri. Invece cosa accade realmente in quelle celle così lontane? Cosa hanno subito davvero queste ragazze?
Violenza, inganni, soprusi, abusi e tutto ciò che l’umanità non dovrebbe conoscere accade. Accade a Maria che viene
incatenata, incappucciata, violentata e costretta a diverse sedute di scariche elettriche. Accade anche a Silvia che, a causa della
buona fede della sua amica, si ritrova nello stesso minuscolo spazio buio a fare i conti con l’autenticità della sua ragione. Entrambe
immobili di fronte ad Alfredo - un comandante crudele e senza scrupoli - si ritrovano prive della possibilità di difendere il proprio
corpo, la propria anima. Lui ordina loro di spogliarsi e di stendersi su un tavolo, sopra il quale o parlano o muoiono. Alfredo è forte:
ha la pistola. Il potere dell’anima pura non può vincere contro la paura di morire.
Non trionfa neanche per Pablo, l’assistente di Alfredo, che non può salvare le ragazze neanche quando vorrebbe farlo. Pablo ha
una sola missione: “pulire dove è sporco”. E lo sporco che vede, è solo quello che gli ordinano di vedere.
Le giovani attrici (Lidia Castella e Sara Marconi) trasmettono il peso del subire, del silenzio forzato, dell’assenza di liberta di cui, in
quegli anni, migliaia di donne sono state vittime. Lo fanno con tutto quello che possiedono: il corpo, la voce, il viso. La paura, il
dolore, l’angoscia che trafiggono Maria e Silvia sono esibiti senza filtri.
Alla fine dello spettacolo chiedo infatti a Lidia (in arte Maria) come sia riuscita a far aderire a sè tutto quel sentire, come abbia
potuto tirare fuori dalla sua bocca quelle grida straziate. Mi risponde che principalmente ha lavorato sul corpo, sottoponendosi a
mesi di prove durante i quali ha imparato ad avere paura di ogni gesto. Mi confida che è stata dura cercare, per poi trovare, dentro
di sè tutta quella “pesantezza”.
La scenografia passa in secondo piano dinanzi alla crudeltà dell’agire umano e alla capacità di saperla mostrare. C’è bisogno solo
di un tavolo nero, di una sedia nera, di whisky e di due celle nere. Il buio e la luce, l’oscurità e il riflesso opaco di essa, armonizzano
i diversi momenti della vicenda. Separano le emozioni l’una dall’altra. Da una vecchia radio corre poi una musica, filano parole che
arrivano dritte al pubblico. Le madri argentine, la gente comune, gli studenti e tutte le vittime di tale follia sono così presenti in sala.
La durata dello spettacolo è sufficiente a far comprendere che in Argentina il pericolo era ovunque. Bisognava chiudere gli occhi per
sopravvivere, chi li apriva era perduto. “Ci hanno tolto il nome, la dignità, credi che si facciano problemi a toglierci la vita?”, rivela
Maria a Silvia mentre non riesce a smettere di tremare.
“Desaparecidos” significa scomparsi. Tra il 1976 e il 1983 sembrano essere scomparse circa 30.000 persone. Questo
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spettacolo rappresenta forse una piccola fessura luminosa che ha la pretesa di strappare il velo della non conoscenza, riguardo ad
un crimine così eclatante e scandaloso.
Teatro della Cooperativa - via Hermada 8, Milano
Per informazioni e prenotazioni: telefono 02/64749997
Orario spettacoli: da martedì 15 a giovedì 17 aprile, ore 20.45
Biglietti: intero 18 €, ridotti 13/9 €
Articolo di: Alessandra Quintavalla
Grazie a: Ufficio stampa Maurizia Leonelli
Sul web: www.teatrodellacooperativa.it
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