27/11/2011 Corso di Analisi di Bilancio Prof. Roberto Maglio anno accademico 2011/2012 Orario delle lezioni Lunedì h 12 B2 Martedì h 12 B2 Venerdì h 10.15 B3 1 27/11/2011 ANALISI DI BILANCIO Le finalità dell’analisi di bilancio. - Gli schemi di riclassificazione del conto economico. - Gli schemi di riclassificazione dello stato patrimoniale. - L’analisi per i di i - L’analisi indici. L’ li i d della ll solidità lidità patrimoniale ti i l e fifinanziaria. i i L’analisi della redditività operativa e netta. - L’analisi della liquidità. - L’analisi dello sviluppo e del suo grado di equilibrio. - I collegamenti tra le dimensioni di analisi. - I principi contabili internazionali e l’analisi di bilancio. Testi consigliati Teodori C., L’analisi di bilancio, seconda edizione, Giappichelli, 2008. Il Bilancio di esercizio 1) È volto ad esprimere i risultati economico‐ reddituali e finanziario‐patrimoniali finanziario patrimoniali della gestione trascorsa; 2) È un documento obbligatorio per legge che fornisce informazioni elaborate ai soggetti interessati (stakeholders) 3) Fornisce informazioni di supporto al processo decisionale interno e, più in generale, al processo di pianificazione strategica e di controllo direzionale 2 27/11/2011 Il Bilancio d’esercizio 1. Rappresentazione di sintesi dei valori generati dalla gestione aziendale d l nell periodo d di d riferimento f 2. Rappresentazione del risultato della gestione passata 3. Strumento di rappresentazione e dei probabili andamenti prospettici 4. Strumento per l’informazione esterna d’impresa, per tutti i soggetti interessati all’andamento della gestione aziendale Finalità dell’analisi di bilancio Obiettivo principale Diagnosticare in tempi rapidi lo stato di salute di un’impresa (redditività, solvibilità, solidità) Per formulare giudizi sull’evoluzione delle performance conseguite e previsioni su quelle prospettiche Ogni stakeholder può ricostruire le informazioni relative agli aspetti che ritiene maggiormente rilevanti per i propri interessi Tecnica degli INDICI INDICI DI DI BILANCIO 3 27/11/2011 Soggetti interessati all’andamento della gestione Altri Stakeholders Soci Dirigenti g Dipendenti Creditori Concorrenti BILANCIO Clienti Amministr. finanziaria Fornitori Investitori istituzionali Mercati finanziari Revisori Come valutare la “qualità” del reddito • Discrezionalità, intesa come coerenza tra il comportamento degli amministratori e la comportamento degli amministratori e la realtà economica da rappresentare (valorizzazione dei processi produttivi in corso) • Attendibilità, riferibile al contenuto di uno specifico bilancio 4 27/11/2011 Discrezionalità Gli elementi da sottoporre ad indagine sono molteplici: 9 ammortamenti (congruità con il livello di attività svolto)) 9 rimanenze (obsolescenza; analisi dei criteri di valutazione utilizzati) 9 Costi “discrezionali” o di “politica” (in relazione al comportamento delle altre imprese del settore) 9 accantonamenti ai fondi rischi e spese future accantonamenti ai fondi rischi e spese future 9 Scelte di capitalizzazione dei costi EFFETTO DI TALI SCELTE SUL REDDITO DELL’ESERCIZIO IN CORSO E SU QUELLO DEGLI ESERCIZI SUCCESSIVI Attendibilità • Misurata attraverso l’utilizzo di “indicatori indiretti” • Stretto legame con la discrezionalità Il grado di attendibilità dipende dal rapporto tra quantità economiche certe e quantità stimate, congetturate. all’aumentare della rilevanza relativa dei valori stimati, aumenta il grado di “potenziale manovrabilità” 5 27/11/2011 Tipologie di indicatori: a) Di qualità “potenziale” (stabilire la rilevanza dei valori soggettivi, senza considerare il relativo contributo alla determinazione del reddito) VALORI OGGETTIVI/VALORI SOGGETTIVI b) Di qualità “effettiva” (finalizzati ad individuare l’effettivo individuare l effettivo contributo dei valori contributo dei valori soggettivi ed oggettivi alla determinazione del reddito di esercizio Obiettivi principali di equilibrio dell’impresa: • economicità Equilibrio economico Capacità di garantire (con propria forza) una adeguata remunerazione dei fattori produttivi • liquidità Equilibrio finanziario Capacità di far fronte, in modo economico, alle necessità finanziarie della gestione • solidità Equilibrio patrimoniale Capacità di mantenere un adeguato rapporto tra fonti proprie e fonti esterne 6 27/11/2011 Tecniche utilizzate In questa sede, l’analisi di bilancio viene effettuata per la valutazione dell’economicità per la valutazione dell economicità Tecniche utilizzate: a)Riclassificazione delle tavole di sintesi b)Quozienti o indici di bilancio b)Quozienti o indici di bilancio c)Flussi monetari e finanziari Fasi operative dell’analisi per indici 1. Studio del settore in cui opera l’impresa Le prospettive dell’impresa dipendono in larga parte dalle caratteristiche e dalle prospettive del settore in cui opera caratteristiche e dalle prospettive del settore in cui opera 2. Reperimento della documentazione Bilanci degli ultimi esercizi dell’impresa, indici di settore, bilanci di imprese concorrenti 3 3. Riclassificazione Riclassificazione dei bilanci dei bilanci 4. Calcolo degli indici 5. Interpretazione degli indici 7 27/11/2011 Le fasi dell’analisi di bilancio 1) 2) 3) 4) 5) 6) Lettura del bilancio Riclassificazione del conto economico Riclassificazione dello stato patrimoniale Costruzione di un sistema di indicatori Analisi della dinamica finanziaria monearia (R.F.) Valutazione sistetica dell’azienda Lettura del bilancio • Predisposizione di una metodologia di lettura • Individuazione dei destinatari e delle informazioni ricercate nel bilancio • Valutazione del grado di discrezionalità e della qualità del reddito 8 27/11/2011 Fasi di lettura del bilancio di esercizio 1. Lettura della relazione sulla gestione 9. Lettura dei conti d’ordine 2. Lettura della nota integrativa 10. Determinazione del grado di discrezionalità e del grado di attendibilità del reddito 3. Lettura dello stato patrimoniale e del conto 3 L tt d ll t t ti i l d l t economico 11 L tt 11. Lettura della relazione del collegio sindacale d ll l i d l ll i i d l 4. Analisi delle principali variazioni nelle classi di valori dello sp e del ce 12. Lettura della relazione di certificazione 5. Lettura delle tavole integrate al bilancio 13. Analisi delle principali operazioni intragruppo e della possibile influenza sul risultato economico e sulla situazione patrimoniale e finanziaria 6. Lettura critica dei criteri di valutazione 14. Analisi di sintesi con la costruzione del profilo qualitativo dell’informativa disponibile 7. Individuazione dell’esistenza di operazioni straordinarie 15. Scelta della metodologia per l’analisi di bilancio (schemi di riclassificazione, indici di bilancio, flussi finanziari e monetari) 8. Analisi incrociata di congruenza tra relazione sulla gestione e nota integrativa 16. Individuazione della rilevanza dedicata a tematiche ambientali e sociali Valutazione del grado di discrezionalità e attendibilità del reddito Attendibilità La qualità del bilancio La qualità del bilancio dipende da: (Contenuto del bilancio) Discrezionalità (Comportamento degli amministratori) Il risultato di bilancio è influenzato dalle seguenti operazioni ((discrezionalità del manager): g ) 9Determinazione delle quote di ammortamento 9Valutazione delle rimanenze 9Costi discrezionali 9Accantonamenti a fondi rischi e spese future 9Scelta di capitalizzare dei costi 9 27/11/2011 Riclassificazione 1) COSA SIGNIFICA? P Processo di riordino dei dati di bilancio di i di d i d ti di bil i 2) PERCHÉ SI RICLASSIFICA? Per evidenziare aggregati di valori significativi 3) COME SI RICLASSIFICA? Secondo criteri che tengano conto delle esigenze dell’analista La riclassificazione del conto economico Scopi della riclassificazione: Scopi della riclassificazione: ¾ raggruppare le voci di bilancio per classi omogenee ¾ evidenziare risultati parziali di singole aree gestionali Al fine di: 9facilitare la comprensione delle relazioni tra gli aggregati di bilancio; 9facilitare i confronti nello spazio e nel tempo; 9predisporre il bilancio ad una “lettura critica”: la riclassificazione è il punto di partenza per l’analisi di bilancio e per le analisi finanziarie 10 27/11/2011 La riclassificazione del conto economico Consente di: 9 Ottenere informazioni sulla capacità dell’impresa e Ott i f i i ll ità d ll’i delle singole aree di attività che la compongono di generare reddito 9 Determinare il contributo delle singole aree gestionali alla generazione (o alla distruzione) del reddito 9 Evidenziare alcuni risultati intermedi di particolare rilevanza nell’analisi delle dinamiche economiche d’azienda Gestioni parziali Gestione caratteristica (o tipica) Comprende tutte quelle voci inerenti i processi di acquisizione, trasformazione e vendita dei prodotti e/o dei servizi che caratterizzano l’attività aziendale Gestione accessoria (o patrimoniale) Ha per oggetto tutte quelle ll attivitàà svolte l con continuità, ma estranee alla gestione caratteristica dell’azienda (attività immobiliare, mobiliare, gestione delle partecipazioni…) 11 27/11/2011 Segue… Gestione finanziaria È rappresentata dai costi e dai ricavi collegati alla struttura t tt fi finanziaria i i e degli d li investimenti i ti ti aziendali, i d li ossia i dagli oneri e dai proventi di natura finanziaria Gestione straordinaria Ha per oggetto quelle operazioni che presentano le caratteristiche ca atte st c e d di non o ripetitività, pet t tà, d di ecce eccezionalità, o a tà, d di non controllabilità, di competenza di più esercizi Gestione tributaria Riguarda l’insieme dei rapporti che intercorrono tra l’azienda e l’erario La riclassificazione del CE Valore della produzione - Costi della produzione RISULTATO OPERATIVO +/- RISULTATO DELLA GESTIONE +/ PATRIMONIALE EBIT normalizzato +/- RISULTATO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA EBIT +/- ONERI FINANZIARI RISULTATO ANTE IMPOSTE - IMPOSTE UTILE NETTO Possiamo arrivarci utilizzando schemi di CE diversi, diversi che permettono di evidenziare ulteriori risultati intermedi prima del RO: CE a costi e ricavi del venduto (reddito lordo industriale) CE a costi e ricavi della produzione ottenuta di ti distinguendo: d ¾ costi interni ed esterni (valore aggiunto; MOL) ¾ costi fissi e variabili (margine di contribuzione) 12 27/11/2011 La riclassificazione del C.E. I diversi schemi di analisi conducono tutti alla determinazione del: RISULTATO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA REDDITO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA + Proventi Finanziari + Proventi patrimoniali - Oneri Patrimoniali REDDITO OPERATIVO AZIENDALE (ROA) - Oneri Finanziari RISULTATO LORDO DI COMPETENZA + Proventi Straordinari - Oneri Straordinari REDDITO ANTE-IMPOSTE - Imposte REDDITO NETTO Gestione patrimoniale / accessoria Gestione finanziaria Gestione straordinaria Gestione tributaria Gestione patrimoniale Reddito operativo gestione caratteristica +/‐ Risultato gestione patrimoniale e accessoria = Reddito operativo aziendale ‐ Oneri finanziari = Reddito lordo di competenza +/‐ Componenti straordinari = Reddito ante imposte ‐ Imposte = Reddito netto Rappresenta il risultato netto ottenuto da surplus monetari e da attività temporanee o marginali (interessi attivi, fitti attivi, dividendi, costi manutenzione immobili locati, svalutazione titoli e partecipazioni) Il ROA: 1. Indica il reddito complessivamente ottenuto dall’impresa p e derivante dalle scelte di investimento attuate 2. È indipendente dalle scelte di finanziamento Nb: Il ROA risente degli oneri finanziari impliciti 13 27/11/2011 Gestione finanziaria = Reddito operativo gestione caratteristica Gli oneri finanziari rappresentano ll’apporto apporto negativo della gestione finanziaria alla produzione del reddito complessivo +/‐ Risultato gestione patrimoniale e accessoria = Reddito operativo aziendale ‐ Oneri finanziari = Reddito lordo di competenza R ddi l d di +/‐ Componenti straordinari = Reddito ante imposte ‐ Imposte Evidenzia il risultato prodotto dall’insieme di operazioni caratterizzanti e ricorrenti che consistono nell’utilizzo ottimale del capitale disponibile (gestione caratteristica ed accessoria) e nel più conveniente finanziamento dello stesso (gestione finanziaria) = Reddito netto Gestione tributaria = Reddito operativo gestione caratteristica +/‐ Risultato gestione patrimoniale e accessoria = Reddito operativo aziendale ‐ Oneri finanziari = Reddito lordo di competenza +/‐ Componenti straordinari - Plusvalenze e minusvalenze - Sopravvenienze attive e passive - Insussistenze dell’attivo e del passivo - Errori di stima compiuti in anni precedenti - Valori derivanti da eventi non controllabili o casuali = Reddito ante imposte ‐ Imposte = Reddito netto Reddito ante imposte ≠ reddito imponibile 14 27/11/2011 CE a costi e ricavi del venduto + Ricavi netti ‐ Costo del venduto Costo del venduto = Reddito operativo gestione caratteristica +/‐ Risultato gestione patrimoniale e accessoria = Reddito operativo aziendale ‐ Oneri finanziari = Reddito lordo di competenza +/‐ / Componenti straordinari C i di i = Reddito ante imposte ‐ Imposte = Reddito netto NB: Tra i vari schemi di riclassizicazione del CE, l’unica differenza attiene alla gestione caratteristica Ricavi netti ++ Ricavi di vendita Ricavi di vendita ‐ Sconti, abbuoni, resi + Interessi attivi su crediti v/clienti = Ricavi netti 15 27/11/2011 La composizione del costo del venduto + Acquisti + Costo del lavoro + Costo del lavoro + TFR + Prestazioni di servizi + Oneri diversi di gestione caratteristica + Ammortamenti/accantonamenti gestione caratteristica + Svalutazione crediti commerciali +/‐ Variazione delle rimanenze (RI – RF) ‐ Rettifiche di costi (rimborsi e capitalizzazioni) ‐ Incrementi per lavori interni = Costo del venduto Spese di acquisto materie Spese di utilizzo materie + Rimanenze iniziali di materie + Spese di acquisto materie prime, sussidiarie e di consumo ‐ Rimanenze finali materie Rimanenze finali materie = Spese di utilizzo materie 16 27/11/2011 CE a ricavi e costi del venduto Nei “costi del venduto” rientrano i valori relativi alla sola gestione caratteristica ll l ti tt i ti Esempi: 1) L’ammortamento 1) L ammortamento relativo ad immobili concessi in locazione va relativo ad immobili concessi in locazione va attribuito alla gestione accessoria 2) Gli incrementi per lavori interni vanno a ridurre il costo del venduto per intero (rinvio di costi al futuro) CE a ricavi e costi del venduto: sintesi Ricavi netti ‐ Costo del venduto Reddito Operativo della gestione caratteristica Ricavi di vendita ‐ Sconti, abbuoni, resi + Interessi attivi su crediti v/clienti Ricavi netti Rimanenze iniziali di prodotti Spese di utilizzo materie = p + Spese di utilizzo materie Esistenze iniziali di materie + Spese operative industriali + Spese acquisto materie Costo della Prod. disponibile ‐ Rimanenze finali materie ‐ Rimanenze finali prodotti Costo del venduto 17 27/11/2011 Esempio A Ricavi B C D E F 10.000 10.000 10.000 10.000 ‐ 11.000 ‐ 11.000 ‐ 11.000 9.500 8.000 9.000 ‐ 1.000 ‐ 1.000 ‐ 1.000 500 2.000 1.000 200 200 1.500 100 300 50 ROA ‐ 800 ‐ 800 500 600 2.300 1.050 Oneri finanziari ‐ 600 ‐ 200 ‐ 300 ‐ 700 ‐ 600 ‐600 ‐ 1.400 ‐ 1.000 200 ‐ 100 1.700 450 100 1.100 50 0 100 ‐500 ‐ 1.300 100 250 ‐ 100 1.800 ‐50 0 ‐ 50 ‐125 0 ‐900 0 ‐ 1.300 50 125 ‐ 100 900 ‐ 50 Costo del venduto RO gest. caratt.) Risultato gestione compl. e access. Reddito lordo di competenza t Componenti straordinarie RAI Imposte Reddito netto 10.000 10.000 Riclassificazione del CE a valore della produzione e valore aggiunto Ricavi netti Variazione rimanenze P.F./prodotti in corso Variazione LCSO Incrementi per lavori interni VALORE DELLA PRODUZIONE Acquisti Variazione rimanenze materie prime, sussidiarie.. Prestazione di servizi Altri costi per fattori acquisiti dall’esterno VALORE AGGIUNTO Costo del lavoro MARGINE OPERATIVO LORDO Ammortamenti Accantonamenti REDDITO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA 18 27/11/2011 Segue… VALORE DELLA PRODUZIONE valore del volume di attività svolto dall’impresa nell’anno, indipendentemente p dalla sua destinazione Mercato (ricavi valorizzati a prezzi-ricavi) Magazzino (valutato al costo di produzione) Incrementi di lavori interni (costo di produzione) Segue… Valore della produzione: 1. produzione destinata alla vendita p a) venduta; b) non ancora venduta 2. produzione non destinata alla vendita La differenza tra VALORE DELLA PRODUZIONE e RICAVI risiede nella variazione del magazzino prodotti finiti e in corso di lavorazione (politica delle scorte) 19 27/11/2011 La determinazione del valore aggiunto Costi della produzione: • esterni, relativi a fattori produttivi «contestuali», acquisiti durante la produzione (materie, servizi) • interni, relativi a fattori produttivi aziendali «preesistenti» acquisiti prima della produzione «preesistenti», (personale, quote di ammortamento) La determinazione del valore aggiunto VALORE DELLA PRODUZIONE ‐ costi operativi esterni ‐ materie prime ‐ servizi ii ‐ godimento beni di terzi ‐ … … … = VALORE AGGIUNTO ‐ costi operativi interni ‐ costo del personale ‐ ammortamenti ‐ accantonamenti e svalutazioni = REDDITO OPERATIVO Il Valore Aggiunto si ottiene sottraendo al Valore della produzione tutti i costi esterni, relativi ai fattori produttivi acquisiti all’esterno 20 27/11/2011 Il valore aggiunto Il valore aggiunto può essere considerato come: 1. somma algebrica dei componenti posti al di sopra di esso (produzione del valore aggiunto) p gg 2. come somma aritmetica dei componenti posti al di sotto di esso (distribuzione del valore aggiunto) Nel primo caso, esprime il margine lordo che residua dopo la copertura dei costi esterni, destinato alla copertura dei costi interni. Nel secondo caso, esprime il margine lordo destinato alla copertura dei costi interni ed alla remunerazione del capitale. È anche considerato quale incremento di valore che l’azienda, con la propria struttura, determina sui fattori produttivi acquisiti all’esterno per ottenere la produzione Segue.. Il valore aggiunto riflette le scelte strutturali dell’impresa: 9 Alto VA = + fattori interni = gestione + rigida Alto VA + fattori interni gestione + rigida 9 Basso VA = + fattori esterni = gestione – rigida Il valore aggiunto è funzione del grado di integrazione verticale, delle caratteristiche del settore, del grado di efficienza interna ed esterna efficienza interna ed esterna. La scelta di esternalizzare una fase dell’attività produttiva determina una trasformazione di costi interni (lavoro e ammortamenti) in costi esterni (lavorazioni presso terzi) 21 27/11/2011 I destinatari del valore aggiunto DESTINATARI ELEMENTO COMPONENTE Personale dipendente Costo del lavoro Azienda Ammortamenti Conferenti capitale di credito Oneri finanziari Stato Imposte Conferenti capitale di risparmio Reddito netto La determinazione del MOL VALORE DELLA PRODUZIONE ‐ Costi operativi esterni = VALORE AGGIUNTO = VALORE AGGIUNTO ‐ Costo del personale = MARGINE OPERATIVO LORDO (MOL) ‐ Ammortamenti ‐ Accantonamenti e svalutazioni = REDDITO OPERATIVO •In assenza dell’area extraoperativa, il Reddito operativo coincide con l’EBIT 22 27/11/2011 La determinazione del MOL Il MOL (o EBITDA) può essere considerato come: 1. la parte di valore aggiunto che residua dopo la remunerazione del costo del personale da impiegare remunerazione del costo del personale, da impiegare per remunerare il capitale tecnico ed il capitale di finanziamento; 2. un risultato finanziario (espressione dell’autofinanziamento) in quanto determinato al netto di costi non monetari Si può definire come la variazione di costi non monetari. Si può definire come la variazione di circolante prodotta dalla gestione caratteristica del periodo (se positiva indica che tale gesione ha prodotto circolante netto, se negativa che l’ha assorbito) Il «Margine Operativo Lordo (MOL)» Il significato del MOL, anche noto come EBITDA, è notevole: ‐ sul piano economico; ‐ sul piano finanziario. In termini economici, il MOL esprime il valore di reddito operativo al lordo di ammortamenti e accantonamenti. Un reddito, quindi, che non risente della «discrezionalità» con la quale vengono quantificati tali valori contabili. E’ un miglior indicatore, rispetto al EBIT, dell’economicità operativa dell’azienda dell azienda (sia nelle comparazioni nello spazio che nel tempo). Il MOL non è influenzato da politiche di bilancio realizzate attraverso la manovra degli ammortamenti e degli accantonamenti, politiche che cambiano nella stessa azienda nel corso degli anni e vengono impostate in modo diverso in imprese diverse. 23 27/11/2011 I ‐ Il Valore Aggiunto II – Il Margine Operativo Lordo I ‐ E’ la differenza tra il Valore della produzione e i costi “esterni”, destinata alla remunerazione dei fattori produttivi interni (Lavoro e Impianti) e del Capitale (di credito e di rischio) II – E’ il margne destinato a remunerare capitale tecnico e di finanziamento – esprime l’autofinanziamento esprime l autofinanziamento operativo della gestione operativo della gestione A - Valore della produzione B - Costo dei beni e servizi esterni utilizzati C - VALORE AGGIUNTO (A - B) D - Costo del personale E - MARGINE OPERATIVO LORDO (C - D) F - Ammortamenti e accantonamenti REDDITO OPERATIVO (E - F) ACQUISTI DI MATERIE PRIME E MATERIALI DI CONSUMO +/- VARIAZIONE DELLE SCORTE DI MATERIE PRIME E MATERIALI DI CONSUMO + COSTI PER PRESTAZIONI DI SERVIZI + COSTI PER GODIMENTO DI BENI DI TERZI + ONERI DIVERSI DI GESTIONE Conto Economico – Valore Aggiunto RICAVI NETTI DI VENDITA +/- VARIAZIONE DELLE SCORTE DI PRODOTTI E SEMILAVORATI + CAPITALIZZAZIONE DEI COSTI - ACQUISTI DI PRODOTTI FINITI E SEMILAVORATI DESTINATI ALLA VENDITA + Valore produzione 1.200 - Costi esterni 300 Valore aggiunto - Costo del lavoro 900 100 Margine operativo lordo 800 Costi - Ammortamenti e svalut.ni svalut ni 100 esterni Risultato operativo V A L O R E A G G . T O Costo del lavoro Marg. Op. lordo Amm.ti Sval.ni G fin G. fin. G. str. Risult. Oper. Risult. ante imp. 700 +/- Gest. Finanziaria -100 +/- Gest. Straord.ria -100 Risultato ante imposte 500 - Imposte 200 Risultato d’esercizio 300 Imposte Utile 24 27/11/2011 Il «Margine Operativo Lordo (MOL)» Il significato del MOL, anche noto come EBITDA, è notevole: ‐ ‐ sul sul piano piano economico; finanziario. In termini economici, il MOL esprime il valore di reddito operativo al lordo di ammortamenti e accantonamenti. Un reddito, quindi, che non risente della «discrezionalità» con la quale vengono quantificati questi valori contabili. E’ un miglior indicatore, rispetto al EBIT, dell’economicità operativa dell’azienda sia nelle comparazioni nello spazio che nel tempo. Il MOL non è influenzato da politiche di bilancio realizzate attraverso la manovra degli ammortamenti e degli accantonamenti, politiche che cambiano nella stessa azienda nel corso degli anni e vengono impostate in modo diverso in imprese diverse. 25 27/11/2011 • Il significato finanziario del MOL può essere compreso avvalendosi di un semplice esempio. Al termine del suo primo esercizio di attività, l’azienda Gamma presenta i seguenti valori di reddito operativo: • • Ricavi 1000; • • Costi 700, di cui 100 per ammortamenti e altri accantonamenti; • • EBIT 300. • Si supponga, inoltre, che l’azienda negozi solo in contanti e non costituisca scorte di magazzino. • Date queste ipotesi, determiniamo il volume di moneta generato dalla gestione. Questo, chiaramente, ammonta a 400, ossia In assenza di quote di fatturato ancora da riscuotere dai clienti, tutti i ricavi si sono trasformati in entrate. Lo stesso discorso vale per le uscite. In mancanza di debiti verso fornitori, tutte le merci acquistate sono state pagate, come pure interamente pagati sono gli stipendi ed gli altri costi per servizi. L’ammortamento (e gli altri accantonamenti operativi) vengono esclusi dal calcolo perché evidentemente non corrispondono ad uscite monetarie. 26 27/11/2011 • La gestione, dunque, ha prodotto un ammontare di moneta pari a 400. Si tratta di un «flusso di cassa» riconducibile alla gestione operativa, in quanto frutto di attività operative. • Il flusso di cassa in questione è generato dalle attività di acquisto e vendita dei prodotti dell’azienda, ossia dal «ciclo operativo». Siamo, quindi, in presenza del flusso di cassa «operativo corrente». • Allo stesso risultato si sarebbe potuti pervenire sommando il EBIT di 300 con gli ammortamenti di d il EBIT di 300 li t ti di 100. E’ questo un procedimento di calcolo «indiretto», che, però, produce il medesimo risultato del procedimento basato sul confronto fra ricavi e costi di derivazione monetaria. 27 27/11/2011 • Il MOL, dunque, è la misura del flusso di cassa «potenziale» generato dalla gestione «operativa corrente», ossia dal continuo alternarsi delle operazioni di acquisto dei fattori di consumo, di trasformazione di tali fattori in prodotti (beni e trasformazione di tali fattori in prodotti (beni e servizi), di vendita dei prodotti ottenuti. • E’ alla luce di queste considerazioni che spesso ci si riferisce al MOL anche con il termine «autofinanziamento operativo». p • Se da un lato è bene conoscere quanta ricchezza netta l’azienda ha creato nell’esercizio, dall’altro è essenziale verificare in che misura quella ricchezza si è tradotta in flussi monetari. • Infatti, «per quanto le imprese possano differire nella loro gestione caratteristica, esse hanno bisogno di disponibilità liquide, sostanzialmente per gli stessi motivi. Esse hanno bisogno di disponibilità liquide per condurre le loro operazioni, per onorare i loro impegni e per trasferire i guadagni ai propri investitori». • L’assenza di liquidità è sovente causa di improvvisi e traumatici «fallimenti» aziendali. La costante disponibilità di mezzi monetari,infatti, è un’occorrenza tecnica imprescindibile per il corretto funzionamento della gestione. • Se la gestione non produce moneta, non si possono fronteggiare i pagamenti correnti e sostenere i rimborsi dei debiti contratti per coprire gli «sfasamenti» fra dinamica economica e dinamica finanziaria. 28 27/11/2011 La liquidità deve provenire essenzialmente dalle attività sotto molti profili più importanti della gestione: le quotidiane attività operative. E’ essenziale che il ciclo acquisto‐trasformazione‐ vendita, che anima p , riesca a p produrre risorse monetarie sufficienti la ggestione operativa, a: • finanziare la struttura operativa; • sostenere gli oneri finanziari e rimborsare i debiti di finanziamento contratti e venuti a scadenza; • distribuire i dividendi ai soci. • Da qui, la centralità del «flusso di cassa operativo corrente» e, quindi, del MOL in ogni analisi della gestione. • A ben vedere, però, il MOL esprime non tanto il flusso monetario effettivo quanto il flusso di moneta «potenziale» prodotto dalla gestione. • Potenziale nel senso di: quale sarebbe se tutte le negoziazioni avvenissero in contanti e non ci fossero scorte. • Nella misura in cui esistono scorte, esistono ricavi negoziati a credito, costi a pagamento differito e si procede alla costituzione di scorte le cose cambiano. • Riprendiamo l’esempio visto nel precedente paragrafo e rimuoviamo l’ipotesi di scambi solo in contanti e di assenza di scorte di magazzino. Si supponga, invece, che, sempre al termine del primo esercizio di gestione, si abbiano: • crediti commerciali pari a 300; diti i li i 300 • rimanenze finali di merci pari a 150; • debiti verso fornitori pari a 100. 29 27/11/2011 È questo il flusso monetario «reale» prodotto dalla gestione operativa corrente. Esso differisce in modo rilevante dal flusso «potenziale» espresso dal MOL, il quale ammonta sempre a 400. Gli elementi che fanno la differenza sono gli investimenti in «rimanenze di magazzino» i e iin «crediti», diti all netto tt d dell fifinanziamento i t indiretto i di tt accordato d t dai «fornitori». A ben vedere questi elementi configurano il «Capitale Circolante Netto Commerciale» (CCNc), ossia il fabbisogno finanziario suscitato dallo svolgimento del ciclo operativo della gestione. 30 27/11/2011 Il CCNc opera, in sostanza, come un filtro fra il flusso di cassa potenziale e quello reale. Esso, in altre parole, si configura come una sorta di «spugna» attraverso la quale passa il flusso monetario potenziale del ciclo operativo. Se la spugna «cresce», e quindi assorbe liquido, il flusso monetario reale che ne residua è ridotto rispetto a quello potenziale; viceversa se la spugna «viene strizzata», il flusso monetario reale è accresciuto grazie al recupero del liquido immagazzinato in precedenza nella spugna. Dire che la spugna cresce significa dire che il CCNc aumenta fra l’inizio e la fine di un dato periodo di riferimento, ad esempio l’esercizio. Se il CCNc aumenta, aumenta il fabbisogno finanziario derivante dal ciclo operativo. E se il fabbisogno aumenta, la moneta potenzialmente l f bb l l disponibile viene «assorbita». • Viceversa, se la spugna si riduce. • l ruolo del MOL non esce sminuito da queste precisazioni, anzi. • Continuando nella metafora idraulica proposta con la spugna, il MOL si segnala come il «rubinetto» dal quale sgorga la liquidità prodotta dal ciclo operativo. Il liquido che esce dal rubinetto passa attraverso la p g p g ,p q «spugna» del CCNc. Se la spugna si dilata, parte del liquido resta al suo interno; se la spugna si restringe al liquido prodotto nell’esercizio si aggiunge liquido generato in esercizi precedenti e immagazzinato nella spugna. • Ne consegue che, per ottenere il «flusso di cassa reale» prodotto dalla gestione operativa corrente, è sufficiente procedere a correggere il MOL con la variazione intervenuta nella consistenza del CCNc durante l’esercizio. • Se il CCNc aumenta, tra l’inizio e la fine dell’esercizio, il MOL va ridotto di questo incremento, viceversa se il CCNc diminuisce. 31 27/11/2011 • Nel caso al quale ci riferiamo, il CCNc passa da 0 (ricordiamoci che abbiamo supposto di essere al primo esercizio di attività dell’azienda) a 350, quindi la spugna si gonfia e assorbe liquidità per 350. • Dal Dal MOL di 400 togliamo, quindi, l’incremento del CCNc MOL di 400 togliamo quindi l’incremento del CCNc di 350 e otteniamo il flusso di cassa reale pari a 50. • Il flusso potenziale di 400, in sostanza, viene risucchiato dall’espansione dell’investimento netto in CCNc per 350. • Restano solo 50 di moneta disponibile per altri usi. 32 27/11/2011 • Il ciclo operativo può essere compiutamente «descritto» sulla base di due fondamentali ordini di fattori: • il volume di attività realizzato attraverso il ciclo. Esso trova espressione nel volume delle vendite e nei correlati volumi di acquisti e consumi dei diversi fattori impiegati per la produzione; e consumi dei diversi fattori impiegati per la produzione; • le politiche commerciali e produttive adottate dall'azienda. Queste trovano espressione: • 1) nella durata delle dilazioni concesse ai clienti; • 2) nell’ampiezza delle scorte di materie prime e nella consistenza delle giacenze di prodotti finiti; • 3) nella durata delle dilazioni ottenute/concesse dai fornitori. • La corretta determinazione del flusso di cassa operativo corrente richiede di considerare con più attenzione il problema legato all’accantonamento del TFR. • Il MOL , nei nostri calcoli, è al netto dell'accantonamento a TFR. • In altre parole l'accantonamento a TFR viene considerato come un costo monetario. Questa circostanza può non essere vera, ai fini della determinazione del flusso di cassa reale del flusso di cassa reale. • Occorre allora introdurre un correttivo. Aggiungere al MOL, integrato dalla variazione del CCNc, la variazione del fondo TFR intervenuta fra l'inizio e la fine dell'esercizio. • a. Se la variazione è pari all'accantonamento operato, ciò significa che il fondo non è stato utilizzato e quindi non ci sono stati esborsi monetari. Occorre, pertanto integrare (nel senso di accrescere) il flusso di cassa reale pertanto, integrare (nel senso di accrescere) il flusso di cassa reale. • b. Se la variazione è inferiore all'accantonamento, ciò significa che il fondo è stato utilizzato con riflessi sulla cassa. • 33 27/11/2011 34 27/11/2011 La composizione del costo del venduto con i costi classificati per destinazione Consumi materie prime, sussidiarie Costi di trasformazione industriale Costo del lavoro Prestazioni servizi industriali Variazione rimanenze prodotti in corso di lavorazione rimanenze prodotti in corso di lavorazione ‐ Incrementi per costruzioni interne COSTO INDUSTRIALE DEI PRODOTTI OTTENUTI Variazione rimanenze prodotti finiti COSTO INDUSTRIALE DEI PRODOTTI VENDUTI Costi commerciali Costo del lavoro Prestazioni di servizi commerciali Questo schema di riclassificazione permette di determinare i costi per funzione, analizzandone la destinazione, ottenendo indicazioni sull’assetto tecnico, commerciale ed amministrativo. COSTO AREA COMMERCIALE Costi amministrativi e generali Costo del lavoro Tale schema non è fattibile f da un’analista esterno. Prestazioni di servizi amministrativi COSTO AREA AMMINISTRATIVA E GENERALE Costi di ricerca e sviluppo Costo del lavoro Prestazioni di servizi specifici COSTO AREA RICERCA E SVILUPPO Il conto economico riclassificato a ricavi ed utile lordo industriale Ricavi netti ‐ Costo industriale dei prodotti venduti = UTILE LORDO INDUSTRIALE ‐ Costo area commerciale ‐ Costo area amministrativa e generale ‐ Costo area ricerca e sviluppo Costo area ricerca e sviluppo = REDDITO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA 35 27/11/2011 Schema di riclassificazione a margine di contribuzione Ricavi netti Ricavi netti ‐ Costi variabili aziendali = MARGINE DI CONTRIBUZIONE AZIENDALE ‐ Costi fissi = REDDITO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA Il Margine di Contribuzione E’ la parte del prodotto d’esercizio che, coperti i costi variabili, è destinata a remunerare la struttura fissa e le altre aree della gestione. La sua analisi è fondamentale nelle scelte di variazione delle quantità o degli assortimenti dei prodotti Ricavi di vendita - Costi materie + Altri ricavi di esercizio - Costi diretti del personale + Incrementi mag. Prodotti - Altre spese operative variabili Valore della Produzione ottenuta - Costi variabili M i di Contribuzione Margine C t ib i - Costi fissi Risultato operativo - Ammortamenti - Costi indiretti del personale - Altre spese operative fisse 36 27/11/2011 Criteri di riclassificazione dello STATO PATRIMONIALE • Criterio Criterio finanziario finanziario (o della liquiduidità/esigibilità): ( d ll li id idità/ i ibilità) classifica gli investimenti ed i finanziamenti in base alla loro scadenza. • Criterio Criterio funzionale funzionale (o della pertinenza gestionale): (o della pertinenza gestionale): pone enfasi sulla gestione a cui pertengono le differenti componenti patrimoniali e finanziarie. Riclassificazione dello Stato Patrimoniale ATTIVO ATTIVO CRITERIO FINANZIARIO (o della liquidità/esigibilità) Passivo a breve Attivo a breve Passivo a medio-lungo termine Capitale investito Fonti di finanziamento Attivo fisso netto Mezzi propri 37 27/11/2011 Considerazioni • Rigidità/elasticità Rigidità/elasticità della struttura finanziaria della struttura finanziaria (AFN/AB) • Correlazione tra AFN e PML • Indipendenza finanziaria (MT/Cap. terzi) Riclassificazione dello Stato Patrimoniale ATTIVO ATTIVO CRITERIO FINANZIARIO (o della liquidità/esigibilità) Esempio 1 Attivo a breve Passivo a breve Attivo fisso netto Passivo a medio lungo medio-lungo termine Le passività a breve finanziano investimenti a medio- lungo termine L’azienda è sottocapitalizzata, e con evidenti problemi finanziari: solidità e liquidità carenti Mezzi propri 38 27/11/2011 Riclassificazione dello Stato Patrimoniale ATTIVO ATTIVO CRITERIO FINANZIARIO (o della liquidità/esigibilità) Esempio 2 Passivo a breve Attivo a breve C’è equilibrio di scadenze tra investimenti e finanziamenti Passivo a medio-lungo termine I mezzi propri risultano limitati in relazione alla struttura patrimoniale Attivo fisso netto Mezzi propri Riclassificazione dello Stato Patrimoniale ATTIVO ATTIVO CRITERIO FINANZIARIO (o della liquidità/esigibilità) Esempio 3 Attivo a breve Passivo a breve La struttura degli investimenti è molto flessibile Equilibrio soddisfacente Passivo a medio-lungo medio lungo termine Attivo fisso netto Mezzi propri 39 27/11/2011 Riclassificazione dello Stato Patrimoniale ATTIVO ATTIVO CRITERIO FINANZIARIO (o della liquidità/esigibilità) Esempio 4 Passivo a breve Attivo a breve Passivo a m/l termine Mezzi propri Elevata indipendenza finanziaria: i mezzi propri finanziano totalmente gli investimenti durevoli (solidità e liquidità elevate) Attivo fisso netto Composizione dell’attivo a breve Liquidità immediate Insieme degli investimenti liquidi o prontamente liquidabili p q ((cassa, banca, titoli, c/c postali..) Liquidità differite Investimenti a scadenza limitata; è possibile smobilizzarli sostenendo costi finanziari (Crediti v/clienti, IVA, ratei attivi) Disponibilità Per lo smobilizzo è necessario effettuare una o più fasi del ciclo economicotecnico; impieghi per i quali non si è ancora manifestata la formazione dei ricavi (Rimanenze, risconti attivi) 40 27/11/2011 Composizione dell’attivo fisso netto Immobilizzazioni Immobilizzazioni materiali Esprimono lo sviluppo tecnico dell’impresa dell impresa e sono la causa primaria di rigidità della struttura patrimoniale (fabbricati, impianti, macchinari..) Immobilizzazioni immateriali • Immobiliz. in senso stretto, dotate di autonomia (marchi, brevetti) • Costi capitalizzati (costi di impianto) • Avviamento A i t Immobilizzazioni finanziarie Sono indicative delle decisioni di integrazione e diversificazione attuate (partecipazioni, titoli, crediti finanziari) Composizione del passivo a breve Li idità Liquidità negative ti Esigibilità i ibili à Debiti a vista o a breve verso il sistema bancario. Sono correlabili alle liquidità immediate e differite: indicano le politiche di indebitamento a breve Insieme di debiti a breve correlabili alle singole gestioni parziali (debiti v/fornitori, debiti tributari, debiti finanziari..) 41 27/11/2011 Composizione del passivo a m/l termine e dei mezzi propri Passivo m/l termine È indicativo delle politiche di finanziamento attuate dall’impresa. Si può scomporre in: • Debiti di funzionamento • Debiti finanziari • Altri debiti e fondi Sono fondamentali per valutare il grado di capitalizzazione dell’impresa. La variazione di valore nel tempo è indice delle politiche di autofinanziamento e di dividendi perseguite, di eventuali apporti dai soci, di modifiche nelle riserve di capitali Mezzi propri Schema di riclassificazione dello SP Criterio finanziario (o della liquidità/esigibilità) AB Liquidità immediate Liquidità negative Diquidità differite Esigibilità PB MT Disponibilità Passività PML Immobilizzazioni m/l termine materiali Capitale investito AFN Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni finanziarie Mezzi propri Fonti di finanziamento MP 42 27/11/2011 Schema di riclassificazione dello SP Criterio di pertinenza gestionale Le voci attive e passive dello Stato patrimoniale vengono classificate tenendo conto del loro inserimento nelle diverse aree gestionali, vale a dire evidenziando le differenze tra fonti e impieghi: – relative alle attività operative dell’impresa; – relative alle attività esterne alla gestione caratteristica Schema di riclassificazione dello SP Criterio di pertinenza gestionale Gestione caratteristicaa G Passività Attività operative p l correlate gestione corrente gestione corrente Passività non Attività operative correlate gestione non gestione corrente corrente Attività extra‐ caratteristiche Mezzi propri Attività op. gest. corr. - Passività correlate = Capitale di esercizio (investimento netto connesso al ciclo economico tecnico) 43 27/11/2011 Vantaggi 9 Evidenza la destinazione economica degli investimenti 9 Offre un immediato riscontro riguardo all’analisi di efficienza e redditività dell’impresa 9 Evidenzia in modo significativo la struttura patrimoniale delle diverse aree gestionali, gestionali valutando analiticamente la capacità di tali aree di far fronte alle decisioni di investimento prese dal management d’impresa Limiti 9Non distingue completamente le classi di valori a seconda del loro periodo di riferimento temporale, temporale ossia non vengono classificate le voci in base al loro grado di liquidità ed esigibilità 9Non permette l’analisi dell’equilibrio o dello squilibrio di breve e di lungo periodo dell’impresa oggetto di analisi 9E difficilmente applicabile da analisti esterni, 9E’ esterni poiché richiede una serie di informazioni aggiuntive rispetto a quanto evidenziato dal bilancio. 44 27/11/2011 In sintesi Indipendentemente dal criterio utilizzato, lo stato patrimoniale riclassificato permette di ottenere patrimoniale riclassificato permette di ottenere informazioni riguardanti: 1) Il valore assoluto ed il mix delle fonti e degli impieghi 2) La percezione delle politiche di investimento, fi finanziamento e dividendo i t di id d 3) La possibilità prevedere l’evoluzione della struttura patrimoniale Interpretazione delle tavole riclassificate Fase 1: riclassificazione di conto economico e stato patrimoniale Fase 2: costruzione degli indici Fase 3: interpretazione dei risultati I valori utilizzati per la costruzione degli indici possono essere: • Assoluti (rielaborazione diretta del bilancio) • Percentuali (indici di composizione) • Numeri indice (indicatori di andamento) 45 27/11/2011 Analisi verticali Traggono origine dalla percentualizzazione delle t l i l ifi t di tavole riclassificate o di specifici aggregati, ifi i ti ponendo il totale pari a 100. Conto economico: Stato patrimoniale: Grado di incidenza di singoli g valori (o aggregati) su ricavi netti o valore della produzione. È possibile effettuare: •analisi puntuale •confronto intertemporale Grado di incidenza di singoli valori (o aggregati) su capitale investito o fonti di finanziamento) In tal caso è più significativa l’analisi sul singolo anno Conto economico a valori percentuali Valore aggiunto Tasso di incidenza del valore aggiunto = Ricavi Esprime il rapporto tra l’impresa e il mercato; confronta il valore aggiunto con l’utilizzo delle risorse interne con il valore complessivo dei fattori ceduti M i operativo Margine ti lordo l d (EBITDA) Redditività delle vendite = Ricavi Rappresenta un modo per esprimere la redditività lorda 46 27/11/2011 Conto economico a valori percentuali Tasso di incidenza degli oneri finanziari = Oneri finanziari Ricavi Indica la quota di fatturato destinata a remunerare i conferenti del capitale di prestito. Redditività netta delle vendite Reddito netto = Ricavi Individua la quota di fatturato che residua dopo aver remunerato tutti i fattori produttivi Stato patrimoniale a valori percentuali Grado di elasticità degli investimenti • Attivo a breve / Capitale investito b / l • Attivo fisso netto / Capitale investito Grado di concentrazione sul business tipico • Capitale investito Gest. Operativa / Cap. Investito p p / p 47 27/11/2011 Stato patrimoniale a valori percentuali Grado di indipendenza finanziaria • Passivo a breve / Fonti di finanziamento b / d f • Mezzi di terzi / Fonti di finanziamento • Mezzi propri / Fonti di finanziamento Composizione dell’attivo a breve • Liquidità immediate / Attivo a breve • Liquidità differite / Attivo a breve • Disponibilità / Attivo a breve Analisi orizzontali Determinazione dell’andamento di singoli valori Determinazione dell’andamento di singoli valori in un arco temporale più o meno esteso Es: fatturato, capitale investito, patrimonio netto, indebitamento... 48 27/11/2011 Stato patrimoniale L’analista esterno utilizza come criterio di riclassificazione dello stato patrimoniale il Criterio finanziario stato patrimoniale il Criterio finanziario ATTIVO •Immobilizzazioni (destinazione dell’investimento) •Attivo circolante (grado di liquidità) Alcune classi di valori possono rientrare sia all’interno Alcune classi di valori possono rientrare sia all interno del circolante sia del circolante sia delle immobilizzazioni (la scelta dipende dalla funzione assunta dall’investimento) Effetto: l’attivo circolante non si identifica né con un concetto finanziario (alcuni crediti a breve rientrano tra le immobilizzazioni) né con un concetto operativo (alcune classi di valori rientrano nella gestione caratteristica sebbene non ne facciano parte) Stato patrimoniale PASSIVO • si rinuncia al duplice criterio di classificazione per cui non è disponibile il “passivo circolante” da contrapporre all’attivo circolante • rinunciando al criterio della destinazione non è possibile conoscere la specie (finanziaria o di funzionamento) dei debiti • la riclassificazione è più complessa perché non si hanno indicazioni dirette sulla gestione di riferimento. 49 27/11/2011 Analisi della composizione del capitale Analisi verticale delle fonti e degli impieghi percentualizzati Indici di composizione degli impieghi, che evidenziano la composizione del p cap. inv attraverso il peso percentuale degli impieghi sul capitale stesso Basata su Indici di composizione delle fonti, che che evidenziano la composizione del capitale attraverso il peso percentuale delle fonti sul capitale finanziario Prof. R. Maglio corso di Ragioneria Analisi della composizione del capitale Analisi verticale delle fonti e degli impieghi percentualizzati Possiamo distinguere tali indici in: ¾ Quozienti strutturali semplici (valori tra 0 e 1) indicano il peso degli impieghi/fonti rispetto al capitale investito (detti indici) ¾ Quozienti strutturali composti (valori tra 0 e ∞) indicano il rapporto tra impieghi/fonti 50 27/11/2011 La rigidità/elasticità degli impieghi L’elasticità della gestione è la sua capacità di riadattarsi con facilità ed in maniera economicamente conveniente ai mutamenti dell’ambiente; essa dipende dalla possibilità (economica) di sostituire i fattori produttivi esistenti con fattori adatti alle nuove necessità d i ll ià Indici di rigidità che esprimono il peso basati sul rapporto Indice di rigidità degli impieghi Indice di elasticità degli impieghi Quoziente di rigidità degli impieghi Quoziente di elasticità degli impieghi Af / Ci Ac / Ci Af / Ac Ac / Af Prof. R. Maglio corso di Ragioneria Scomposizione indici rigidità/elasticità Indice di rigidità degli impieghi Af / Ci Indice di immobilizzo (materiale) Indice di immobilizzo (immateriale) Itm / Ci Iti / Ci Indice di immobilizzo (finanziario) Im / Ci Indice di elasticità degli impieghi Ac / Ci Indice di disponibilità magazzino Indice di liquidità totale Indice di liquidità immediata M / Ci (Ld + Li ) / Ci Li / Ci 51 27/11/2011 Indebitamento/autonomia del capitale L’autonomia finanziaria dipende dalla composizione delle fonti di finanziamento utilizzate per effettuare gli investimenti Indici di indebitamento che esprimono il peso basati sul rapporto Indice di autonomia fin. Indice di indebitamento Quoziente di indebitamento Quoziente consolidam. passivo Mp / Ci P/ Ci P / Mp Pml / Pb Indice di indeb.to a m/l Pml/ Ci Indice di indebitamento a breve Indice di indebitam.to permanente Pb/ Ci (Mp + Pml) / Ci Indice di protezione cap. soc. I Indice di protezione cap. soc. II R / Mp R / Cs Prof. R. Maglio corso di Ragioneria Raccordo tra CONTO ECONOMICO Raccordo tra CONTO ECONOMICO e schema riclassificato a ricavi e costi del venduto 52 27/11/2011 C.E. RICLASSIFICATO RICAVI E COSTI DEL VENDUTO CONTO ECONOMICO A) VALORE DELLA PRODUZIONE ) 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni Ricavi netti 2) ∆ (+/‐) rimanenze prodotti finiti, semilavorati, in corso di lavorazione 3) ∆ (+/‐) lavori in corso su ordinazione Costo del venduto ) p 4) ∆+ immobilizzazioni per lavori interni 5) Altri ricavi e proventi La mancanza di informazioni analitiche può creare problemi di riclassificazione, infatti può comprendere: ‐Proventi straordinari ‐ Proventi patrimoniali CONTO ECONOMICO C.E. RICLASSIFICATO RICAVI E COSTI DEL VENDUTO B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Per materie prime, di consumo, merci.. 7) Per servizi 8) Per godimento di bene di terzi 9) Per il personale Salari e stipendi / Oneri sociali / TFR / Trattamento di quiescenza e simili Costo del venduto 10) Ammortamenti e svalutazioni a) amm.to immobil. immateriali b) amm.to immobil. Materiali c) altre svalutazioni delle immobil. Componenti straord./costo del venduto d) Svalutazioni crediti compresi nell’att. circolante e nelle disponibilità liquide 11) ∆(+/‐) Rimanenze m.p., sussidiarie, di consumo, merci Costo del venduto 12) Accantonamenti fondo rischi 13) Altri acc.ti 14) Oneri diversi di gestione Difficoltà di riclassificazione 53 27/11/2011 CONTO ECONOMICO C.E. RICLASSIFICATO RICAVI E COSTI DEL VENDUTO C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI 15) Proventi da partecipazioni ‐ in imprese controllate ‐ in imprese collegate ‐ altri 16) Altri proventi finanziari a) da crediti iscritti nelle immobilizz. (da imprese controllate, collegate, controllanti, altri) Gestione complementare/accessoria b) da titoli iscritti nelle immobilizz. che non costituiscono partecipazioni c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni d) proventi diversi dai precedenti 17) Interessi ed altri oneri finanziari ‐ verso imprese controllate ‐ verso imprese collegate ‐ verso imprese controllanti Oneri finanziari 17‐bis) Utili e perdite su cambi CONTO ECONOMICO C.E. RICLASSIFICATO RICAVI E COSTI DEL VENDUTO D) RETTIFICHE RETTIFICHE DI DI VALORE DI VALORE DI ATTIVITÀ FINANZIARIE 18) Rivalutazioni a) Di partecipazioni Gestione complementare/accessoria Gestione complementare/accessoria b) Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni 19) Svalutazioni a) Di partecipazioni b) Di immobilizzazioni finanziarie che non Gestione complementare/accessoria costituiscono partecipazioni c) Di titoli iscritti nell’attivo c) Di titoli iscritti nell attivo circolante circolante che che non costituiscono partecipazioni 54 27/11/2011 CONTO ECONOMICO C.E. RICLASSIFICATO RICAVI E COSTI DEL VENDUTO E) PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI 20) Proventi ‐ plusvalenze da alienazioni ‐ altri Componenti straordinari 21) Oneri ‐ imposte esercizi precedenti ‐ minusvalenze da alienazione ‐ altri Componenti straordinari RISULTATO ANTE IMPOSTE 22) Imposte sul reddito dell 22) Imposte sul reddito dell’esercizio, esercizio, correnti, differite a anticipate 23) Utile (perdita dell’esercizio) Imposte Raccordo tra CONTO ECONOMICO e schema riclassificato a valore della produzione e valore aggiunto 55 27/11/2011 CONTO ECONOMICO C.E. RICLASSIFICATO A VALORE DELLA PRODUZIONE E VALORE AGGIUNTO A) VALORE DELLA PRODUZIONE ) 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 2) ∆ (+/‐) rimanenze prodotti finiti, semilavorati, in corso di lavorazione Valore della produzione 3) ∆ (+/‐) lavori in corso su ordinazione ) p 4) ∆+ immobilizzazioni per lavori interni 5) Altri ricavi e proventi contributi in c/esercizio CONTO ECONOMICO dipende C.E. RICLASSIFICATO A VALORE DELLA PRODUZIONE E VALORE AGGIUNTO B) COSTI DELLA PRODUZIONE 6) Per m.p., di consumo, merci.. 7) Per servizi ) g 8) Per godimento di bene di terzi 9) Per il personale Salari e stipendi / Oneri sociali / TFR / Trattamento di quiescenza e simili Costi esterni Costi esterni / Costi “interni” Costi esterni / Costi interni Costo del lavoro 10) Ammortamenti e svalutazioni a) amm.to immobil. immateriali b) amm.to immobil. materiali Ammortamenti / Accantonamenti c) altre svalutazioni delle immobil c) altre svalutazioni delle immobil. Amm/Acc or Compon straordinari Amm/Acc or Compon. straordinari d) Svalutazioni crediti compresi nell’A.C. e nelle disponib. liquide Ammortamenti / Accantonamenti 11) ∆(+/‐) Rimanenze m.p., sussidiarie, di consumo, merci 12) Accantonamenti (rischi e altri acc.ti) Costi esterni Ammortamenti / Accantonamenti 13) Oneri diversi di gestione 56 27/11/2011 Raccordo tra STATO PATRIMONIALE Raccordo tra STATO PATRIMONIALE e schema riclassificato secondo il criterio finanziario STATO PATRIMONIALE A) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario (Mezzi propri)/Liquidità differite B) IMMOBILIZZAZIONI I - Immobilizzazioni immateriali 1) Costi di impianto e di ampliamento 2) Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità Immobilizzazioni immateriali 3) Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno 4) Concessioni, licenze, marchi e diritti simili Immobilizzazioni immateriali 5)Avviamento 6) Immobilizzazioni in corso e acconti Immobilizzazioni immateriali/finanziarie 7) Altre Immobilizzazioni immateriali 57 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE II Immobilizzazioni materiali 1)Terreni e fabbricati p e macchinario 2)) Impianti 3) Attrezzature industriali e commerciali 4) Altri beni 5) Immobilizzazioni in corso e acconti STATO PATRIMONIALE III - Immobilizzazioni finanziarie 1) Partecipazioni in: a) imprese controllate b) imprese collegate e) imprese controllanti d) altre imprese 2) Crediti a) verso imprese controllate - esigibili oltre esercizio successivo - esigibili entro esercizio successivo b) verso imprese collegate - esigibili i ibili oltre lt esercizio i i successivo i - esigibili entro esercizio successivo c) verso controllanti - esigibili oltre esercizio successivo - esigibili entro esercizio successivo 3) Altri titoli 4) Azioni proprie SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario Immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni materiali / finanziarie SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario Immobilizzazioni finanziarie Immobilizzazioni finanziarie Liquidità differite IImmobilizzazioni bili i i fi finanziarie i i Liquidità differite Immobilizzazioni finanziarie Liquidità differite Immobilizzazioni finanziarie (Mezzi propri) /Immobilizzazioni finanziarie 58 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario C) ATTIVO CIRCOLANTE I – Rimanenze 1) Materie prime, prime sussidiarie e di consumo 2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati 3) Lavori in corso su ordinazione 4) Prodotti finiti e merci 5) Acconti STATO PATRIMONIALE Il – Crediti 1) Verso clienti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 2,3,4) Verso imprese controllate / collegate / controllanti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 4-bis) Crediti tributari - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 4-ter) Imposte anticipate - esigibilí entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 5) Verso altri - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo Disponibilità SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario Liquidità differite Immobilizzazioni finanziarie Liquidità differite Immobilizzazioni finanziarie Disponibilità Immobilizzazioni finanziarie Disponibilità Immobilizzazioni finanziarie Dipende Dipende 59 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni 1) Partecipazioni in imprese controllate 2) Partecipazioni p in imprese p collegate g 3) Partecipazioni in imprese controllanti 4) Altre partecipazioni 5) Azioni proprie 6) Altri titoli IV - Disponibilità liquide 1,2) , ) Depositi p bancari e p postali,, assegni g 3) Danaro e valori in cassa D) RATEI E RISCONTI - Disaggio su prestiti - Ratei - Altri risconti STATO PATRIMONIALE A) PATRIMONIO NETTO I) Capitale II) Riserva da sovrapprezzo azioni III) Riserve di rivalutazione IV) Riserva legale V) Riserve statutarie VI) Riserva per azioni proprie in portafoglio VII) Altre riserve VIII) Utili (perdite) portati a nuovo IX) Utile (perdita) dell'esercizio B) FONDI PER RISCHI ED ONERI 1) Per trattamento di quiescenza 2) Per imposte, anche differite 3) Altri C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario Li idità differite Liquidità diff it (Mezzi propri) /Liquidità differite Liquidità immediate/differite Li idi à immediate Liquidità i di _ Immobilizzazioni immateriali Liquidità differite / Immobilizzazioni immateriali Disponibilità/Immobilizzazioni immateriali SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario Mezzi propri Mezzi propri/Esigibilità Passivo m/l termine Dipende Passivo m/l termine 60 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario D) DEBITI 1) Obbligazioni - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 2) Obbligazioni convertibili - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 3) Debiti verso soci per finanziamenti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 4) Debiti verso banche - esigibili g entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 5) Debiti verso altri finanziatori - esigibili ntro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 6) Acconti - esigibili entro esercizio o successivo - esigibili oltre esercizio successivo STATO PATRIMONIALE 7) Debiti verso fornitori - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 8) Debiti rappresentati da titoli di credito - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 9,10,11) Debiti v/imprese controllate, collegate, controllanti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 12,13) Debiti tributari, INPS - esigibili entro esercizio successivo - esigibili i ibili oltre lt esercizio i i successivo i 14) Altri debiti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo E) RATEI E RISCONTI - Aggio su prestiti - Ratei - Altri risconti Esigibilità Passivo m/l / Mezzi propri Esigibilità Passivo m/l / Mezzi propri Esigibilità Passivo m/l / Mezzi propri Liquidità q negative/Esigibilità g g Passivo m/l Esigibilità Passivo m/l (Disponibilità)/Esigibilità Passivo m/l SP RICLASSIFICATO – criterio finanziario Esigibilità Passivo medio-lungo termine Esigibilità Passivo medio-lungo termine Esigibilità Passivo medio-lungo termine Esigibilità P i medio-lungo Passivo di l t termine i Esigibilità Passivo medio-lungo termine Passivo a medio-lungo termine Esigibilità/Passivo a medio-lungo Esigibilità/Passivo m/l /(Attívo fisso netto) 61 27/11/2011 Raccordo tra STATO PATRIMONIALE R d t STATO PATRIMONIALE e schema riclassificato secondo la pertinenza gestionale STATO PATRIMONIALE A) CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. (Mezzi propri)/Attività extracaratteristiche B) IMMOBILIZZAZIONI I - Immobilizzazioni immateriali 1) Costi di impianto e di ampliamento 2) Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità 3) Diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione delle opere d ll'i dell'ingegno 4) Concessioni, licenze, marchi e diritti simili 5)Avviamento 6) Immobilizzazioni in corso e acconti 7) Altre Attività operative gestione non corrente Attività operative gestione non corrente 62 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE II Immobilizzazioni materiali 1)Terreni e fabbricati p e macchinario 2)) Impianti 3) Attrezzature industriali e commerciali 4) Altri beni 5) Immobilizzazioni in corso e acconti STATO PATRIMONIALE III - Immobilizzazioni finanziarie 1) Partecipazioni in: a) imprese controllate b) imprese collegate e) imprese controllanti d) altre imprese 2) Crediti a) verso imprese controllate - esigibili oltre esercizio successivo - esigibili entro esercizio successivo b) verso imprese collegate - esigibili i ibili oltre lt esercizio i i successivo i - esigibili entro esercizio successivo c) verso controllanti - esigibili oltre esercizio successivo - esigibili entro esercizio successivo 3) Altri titoli 4) Azioni proprie SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. Attività operative gestione non corrente SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. Attività operative gestione non corrente o Attività extracaratteristiche Attività operative gestione non corrente o Attività extracaratteristiche Attività extracaratteristiche Mezzi propri/ Attività extracaratteristiche 63 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. C) ATTIVO CIRCOLANTE I – Rimanenze 1) Materie prime, prime sussidiarie e di consumo 2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati 3) Lavori in corso su ordinazione 4) Prodotti finiti e merci 5) Acconti STATO PATRIMONIALE Il – Crediti 1) Verso clienti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 2,3,4) Verso imprese controllate / collegate / controllanti - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 4-bis) Crediti tributari - esigibili entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 4-ter) Imposte anticipate - esigibilí entro esercizio successivo - esigibili oltre esercizio successivo 5) Verso altri Attività operative gestione corrente SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. Attività operative gestione corrente Dipende 64 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE III - Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni 1) Partecipazioni in imprese controllate 2) Partecipazioni p in imprese p collegate g 3) Partecipazini in imprese controllanti 4) Altre partecipazioni 5) Azioni proprie 6) Altri titoli IV - Disponibilità liquide 1,2) , ) Depositi p bancari e p postali,, assegni g 3) Danaro e valori in cassa D) RATEI E RISCONTI - Disaggio su prestiti - Ratei - Altri risconti STATO PATRIMONIALE SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. Atti ità extracaratteristiche Attività t tt i ti h (mezzi propri) / Attività extracaratteristiche Attività extracaratteristiche A i i à extracaratteristiche Attività i i h Attività extracaratteristiche Attività operative o Attività extracaratteristiche SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. A) PATRIMONIO NETTO I) Capitale II) Riserva da sovrapprezzo azioni III) Riserve di rivalutazione IV) Riserva legale Mezzi propri V) Riserve statutarie VI) Riserva per azioni proprie in portafoglio VII) Altre riserve VIII) Utili (perdite) portati a nuovo IX) Utile (perdita) dell'esercizio Mezzi propri/Passività non correlate gestione corrente B) FONDI PER RISCHI ED ONERI 1) Per trattamento di quiescenza Passività correlate gestione corrente Passività non correlate 2) Per imposte, anche differite gestione corrente 3) Altri Dipende C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI Passività correlate gestione corrente LAVORO SUBORDINATO 65 27/11/2011 STATO PATRIMONIALE SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. D)) DEBITI 1) Obbligazioni 2) Obbligazioni convertibili 3) Debiti verso soci per finanziamenti 4) Debiti verso banche 5) Debiti verso altri finanziatori 6) Acconti Passività non correlate gestione corrente / Mezzi propri Passività non correlate gestione corrente Attività operative gestione corrente / Passività correlate gestione corrente STATO PATRIMONIALE 7) Debiti verso fornitori 8) Debiti rappresentati da titoli di credito 9,10,11) Debiti v/imprese controllate, collegate, controllanti 12,13) Debiti tributari, INPS 14) Altri debiti SP RICLASSIFICATO – pertinenza gest. Passività correlate gestione corrente Passività correlate gestione corrente / Passività non correlate gestione corrente Passività correlate gestione corrente Passività correlate gestione corrente / Passività non correlate gestione corrente E) RATEI E RISCONTI - Aggio su prestiti - Ratei - Altri risconti Passività correlate gestione corrente / Passività non correlate gestione corrente (Attività operative) 66 27/11/2011 Analisi per indici Il sistema degli indici di bilancio può essere scomposto in quattro sottoinsiemi: t i tt tt i i i Analisi della Liquidità Analisi della Solidità Analisi della Redditività Analisi dello Sviluppo Condizioni limitanti degli indici di bilancio Gli indici di bilancio vanno utilizzati con “cautela”: è necessario tenere conto di alcune condizioni limitanti che attengono a: 1)) Oggetto di analisi: politiche di bilancio; dinamiche l h bl h inflazionistiche; scarsità di informazioni 2) Scelta degli strumenti: metodologie di riclassificazione non coerenti con gli obiettivi perseguiti; mancata ricerca di indici specifici per la realtà indagata 3) Utilizzo degli strumenti: mancato ricorso al sistema di indici in fase interpretativa; scarsa espressività degli indici selezionati.. 4) Estensione del periodo di analisi: per formulare un giudizio attendibile sull’azienda è necessario osservare l’andamento degli indicatori nel tempo 67 27/11/2011 Utilizzo degli indici di bilancio COMPARAZIONE: Nello spazio Assoluta (rispetto a parametri standard di riferimento) Relativa (rispetto a singoli competitor e rispetto alle medie di settore) Nel tempo Confronto tra gli indici di periodo e gli stessi riferiti ad esercizi precedenti Utilizzo degli indici di bilancio: comparazione nello spazio 9 Riguarda un’insieme di bilanci di aziende comparabili tra loro per arguire analogie e differenze fra le varie gestioni 9 E’ importante sapere come è stata condotta la gestione, ma non solo in senso assoluto, anche in senso relativo, relativo rispetto ad altre aziende 9 Possono essere utilizzati indici standatd, paramentri di riferimento, oppure indici medi del settore 68 27/11/2011 Utilizzo degli indici di bilancio: comparazione nel tempo 9 Il confronto riguarda una serie temporale di bilanci di aziende comparabili fra loro per cogliere il senso dell’andamento della gestione nel tempo 9 L’andamento passato 9 Dal passato si estrapola il futuro Analisi della solidità patrimoniale Solidità: capacità di perdurare nel tempo in modo autonomo superando gli eventi in modo autonomo, superando gli eventi sfavorevoli È l’analisi dell’equilibrio finanziario nel M/L termine e dipende da: Finanziamento delle immobilizzazioni Grado di indebitamento 69 27/11/2011 Analisi della solidità La solidità patrimoniale può essere definita come: 1) ll’insieme insieme delle condizioni di equilibrio di lungo periodo tra investimenti (struttura patrimoniale) e finanziamenti (struttura finanziaria) 2) equilibrio tra fonti proprie e di terzi (livello di dipendenza da terze economie) In linea di massima, le imprese caratterizzate da un’elevata dipendenza finanziaria non presentano i presupposti per l’equilibrio di lungo periodo tra investimenti e finanziamenti Indici di solidità Possibili indicatori: o Rapporto di indebitamento o Grado di copertura dell’attivo fisso netto o Margine di struttura o Grado di ammortamento o Tasso di variazione del capitale investito o Tasso di autofinanziamento 70 27/11/2011 Indici di solidità Rapporto di indebitamento = Mezzi di terzi M i Mezzi propri i • Attiene alla dipendenza finanziaria da terze economie • Rappresenta la relazione tra capitale di prestito e mezzi propri • Non esiste un valore ottimale dell’indice (dipende dalle condizioni ambientali, dal tasso di crescita del settore, dalla tipologia del debito..) Elevato indebitamento: svantaggi • L’azienda è sottocapitalizzata • Eccessivo peso degli oneri finanziari • Minor grado di fiducia presso il sistema bancario e i fornitori (aumento del rischio di ritiro di fidi concessi, applicazione di tassi di interesse più alti..) • Potrebbe Potrebbe influenzare le scelte gestionali degli influenzare le scelte gestionali degli amministratori 71 27/11/2011 Elevato indebitamento: vantaggi • Indebitarsi costa meno rispetto all’apporto di mezzi propri i i • Se ROI – i > 0 la differenza va a vantaggio dei soci (effetto leva finanziaria) • Gli oneri finanziari sono deducibili (entro certi limiti) Rapporto di indebitamento insoddisfacente Denota: a) Effettiva sottocapitalizzazione, misurata dal grado di copertura dell’attivo fisso netto b) Ridotta efficienza nell’impiego del capitale investito 72 27/11/2011 Composizione dell’indebitamento Passivo a m/l termine Passivo a m/l termine Passività esplicitam onerose Passività esplicitam. onerose Mezzi di terzi Mezzi di terzi Indice di esigibilità del debito Rapporto tra fonti consolidate Passivo a breve Mezzi di terzi Mezzi di terzi Passivo a m/l t. Mezzi propri M. terzi P. m/l M.P. M. terzi Grado di copertura del capitale fisso netto (quoziente di struttura) Segnala le modalità di finanziamento degli investimenti durevoli, vincolati per periodi non brevi Mezzi propri Attivo fisso netto M.P. / A.F.N. > 1 M.P. / A.F.N. = 1 M.P. / A.F.N. < 1 Il capitale di rischio copre gli investimenti durevoli e può sostenere eventuali espansioni future Grado di capitalizzazione soddisfacente Modesto grado di capitalizzazione. N.B. Occorre calcolare l’indicatore di secondo livello 73 27/11/2011 Quoziente di struttura di secondo livello Mezzi p propri p + Pass. m/l termine Attivo fisso netto Se tale indicatore è < di 1, l’Attivo Fisso Netto è in parte finanziato con risorse di terzi a breve termine, la cui permanenza e rinnovabilità non è certa. Quozienti di struttura QUOZIENTE DI STRUTTURA PRIMARIO AFN MP AFN MP >1 AB Pass. m/l. Pass. b.t. QUOZIENTE DI STRUTTURA SECONDARIO AFN MP + Pass. m/l AFN >1 MP Pass. m/l. AB Pass. b.t. 74 27/11/2011 Margine di struttura Margine primario di struttura = Mezzi Propri – Attivo Fisso Netto Margine secondario di struttura = (Mezzi Propri + Passivo m/l) – Attivo Fisso Netto • Il margine di struttura è condizionato dalle dimensioni aziendali • Alcune operazioni incidono solo sul grado di copertura (quoziente di struttura) lasciando inalterato il margine di struttura (es: rivalutazione immobilizzazioni) Grado di ammortamento Fondo amm.to Immobilizz lorde Immobilizz. lorde ¾ Il rapporto indica in quale percentuale sono state ammortizzate le immobilizzazioni. ¾ Può assumere valori compresi tra 0 e 1 • valore tendente a 1: impianti obsoleti (o scarso rinnovamento tecnologico); necessità di investimenti nel breve periodo • valore tendente a 0: investimenti realizzati di recente (oppure riduzione degli ammortamenti al fine di migliorare il risultato aziendale) 75 27/11/2011 Segue.. Tasso di ammortamento Durata media immobilizzazioni Quota ammortamento Immobilizzazioni lorde Immobilizzazioni lorde Quota ammortamento Età media i immobilizzazioni bili i i Fondo ammortamento Quota ammortamento Quota ammortamento Durata residua immobilizzazioni Immobilizzazioni nette Quota ammortamento Relazione tra crescita aziendale e solidità Tasso di variazione del capitale investito Tasso di autofinanziamento Capitale inv. finale – Capitale inv. iniziale Capitale inv. iniziale Reddito netto – Dividendi Mezzi propri Identifica il tasso di sviluppo dei mezzi propri, per effetto: a) Della gestione, gestione ossia della capacità di produrre reddito: b) Delle scelte di distribuzione degli utili 76 27/11/2011 ANALISI DELLA SOLIDITA’ La solidità patrimoniale dipende da: 1. correlazione tra impieghi a medio/lungo termine e fonti a medio/lungo termine come sono finanziate le immobilizzazioni? A) correlazione tra attivo fisso e passivo permanente B) correlazione tra attivo circolante e passivo corrente 2. struttura dei finanziamenti qual è il grado di autonomia dell’azienda nelle scelte di finanziamento degli impieghi? FINANZIAMENTO DELLE IMMOBILIZZAZIONI Le immobilizzazioni possono essere finanziate in tre modi differenti: 1.Mezzi Propri: il cash-flow da ammortamento rimane investito e la crescita è autonoma + autonomia + solidità - rischio di insolvenza + solidità 2.Passività Consolidate: il cash-flow è destinato al rimborso dei finanziamento e la crescita è condizionata dalla possibilità di ottenere nuovi finanziamenti - autonomia - solidità + rischio i hi di insolvenza i l - solidità lidità 3.Passività Correnti: il cash-flow non fronteggia neppure le passività in scadenza e la crescita è condizionata dalla possibilità di reindebitarsi no autonomia no solidità insolvenza no solidità 77 27/11/2011 QUOZIENTI DI STRUTTURA Un quoziente di struttura elevato è un fattore positivo, ma oltre un certo limite determina un’eccessiva solidità, con effetti negativi sulla redditività Ciò comporta, infatti, le seguenti criticità: 1) eccessiva onerosità delle Passività consolidate rispetto alle Passività correnti 2) esistenza di circolante in eccesso che risulta improduttivo e non riducibile a causa della rigidità delle fonti Situazione ottimale: MP + Pcons. AF poco > 1 QUOZIENTI DI SECONDO LIVELLO Tali quozienti spiegano i motivi per cui un’azienda non è solida Un quoziente di struttura insoddisfacente può dipendere da Errata struttura degli investimenti si studia la composizione degli impieghi 1) Quoziente di rigidità degli impieghi Errata struttura dei finanziamenti si studia la composizione delle fonti 1) Quoziente di indebitamento complessivo 2) Grado di amm.to immobilizzazioni 78 27/11/2011 QUOZIENTI DI SECONDO LIVELLO ERRATA STRUTTURA DEGLI INVESTIMENTI Quoziente di rigidità degli impieghi (AF/CI) CI dello SP finanziario indice espresso in termini % non esiste uno standard ma dipende dal settore (confronto con la media di settore) Grado di ammortamento indice di vetustà delle immobilizzazioni indica quanto è vicino il momento di nuovi investimenti quanto più è alto, tanto più è necessario che gli indici di solidità siano positivi Prof. R. Maglio corso di Ragioneria QUOZIENTI DI SECONDO LIVELLO ERRATA STRUTTURA delle FONTI Quoziente di Indebitamento Complessivo: (SP finanziario) Pcons. + Pcorr. MP Pcons. MP Pcorr. MP Un’errata struttura dei finanziamenti può dipendere da: - pochi Mezzi Propri, molte Passività consolidate - pochi Mezzi Propri, molte Passività correnti Prof. R. Maglio corso di Ragioneria 79 27/11/2011 Interrelazioni tra gli indici di solidità Analisi della redditività operativa netta 80 27/11/2011 Analisi della redditività • È ll’analisi analisi dell dell’equilibrio equilibrio economico, economico dell’equilibrio tra costi e ricavi cioè • È data dal rapporto tra una determinata configurazione di reddito e il capitale necessario per produrlo • È un un’analisi analisi di medio/lungo periodo Analisi della redditività operativa ROI Reddito operativo Capitale investito ROI (Return on Investment) = esprime il rendimento del capitale investito, indipendentemente dalle scelte di finanziamento attuate Misura il grado di efficacia e di efficienza della gestione e rappresenta il presupposto fondamentale della redditività globale 81 27/11/2011 ROI globale ROI globale ROA CI evidenzia la redditività degli investimenti aziendali, indipendentemente dalla gestione a cui appartengono ti i t Il ROI globale può essere scomposto in due indicatori: 1. ROI gestione caratteristica 2. ROI gestione complementare/accessoria (patrimoniale) 9 Se ROI gest. caratt. > ROI gest. patr. bisogna riflettere sull’opportunità degli investimenti extra‐caratteristici 9 Se ROI gest. patr. > ROI gest. caratt. bisogna intervenire per migliorare i risultati dell’attività tipica N.B. il ROI patrimoniale è molto volatile Capitale investito Il capitale investito deve essere coerente con la configurazione di reddito posta al numeratore, fi i di ddit t l t per cui: • Reddito Operativo Aziendale / CI globale • RO gest. Caratt/ CI gest. Caratt. • RO gest. Patrimoniale / CI gest. Patrim. RO gest Patrimoniale / CI gest Patrim 82 27/11/2011 Scomposizione del ROI ROI = RO CI ROI = RO V V CI * Redditività delle vendite delle vendite ROS Rotazione del capitale capitale investito La scomposizione del ROI ROI Reddito Operativo Vendite ROS (Return on sales) Indica il margine percentuale di utile operativo che resta all’impresa per ogni 100€ di fatturato Il ROS dipende da: - Vendite - Costi = RO CI Vendite Capitale investito Esprime il “numero di volte” in cui, entro l’esercizio, l’impresa riesce a recuperare, tramite le proprie vendite, il capitale $ investito nella gestione operativa La Rotazione del Capitale investito di dipende d d da: - Vendite - Immobilizzazioni - Capitale circolante netto Studiando le variazioni del ROS e del Capital Turnover, in funzione delle variabili che li influenzano, è possibile risalire alle cause di variazione del ROI 83 27/11/2011 Redditività delle vendite ROS (return on sales) = Reddito Operativo Vendite dipende da: Ricavi di Vendita Qxp Costi Operativi Fissi Variabili (Q x cv) Il ROS esprime il reddito medio operativo per unità di ricavo netto ROS>0 esprime la porzione di ricavo netto ancora disponibile dopo la copertura di tutti i costi caratteristici ROS=0 i ricavi riescono a coprire solo i costi operativi ROS<0 incapacità dei ricavi operativi a coprire i costi della gestione caratteristica Segue.. Un aumento (diminuzione) dei costi operativi determina una riduzione (aumento) del ROS Un aumento (diminuzione) delle vendite determina un aumento (diminuzione) del ROS che dipende dall’effetto di leva operativa che misura la sensibilità, in termini percentuali, del reddito operativo al variare dei volumi di vendita 84 27/11/2011 Redditivà delle vendite • Esprime il margine generato dall’attività caratteristica per la remunerazione del capitale investito (aspetto economico dell’efficienza) economico dell efficienza) • Identifica il reddito disponibile – per 1€ di fatturato ‐ dopo la copertura dei costi della gestione tipica • È possibile scomporre il ROS in: ROS = Margine di contribuzione V dit Vendite * Reddito operativo Margine M i di contribuzione t ib i Effetto leva operativa Individua il margine di sicurezza, espressivo del grado di rigidità della struttura dei costi e del rischio operativo Redditività primaria delle vendite Esprime la redditività dell’azienda prima della copertura dei costi fissi Il tasso di rotazione delle vendite può essere scomposto: Tasso di rotazione dell’attivo fisso netto Vendite Attivo fisso netto • Aumenta all’aumentare dello sfruttamento della struttura produttiva • Dipende dall’attività dall attività svolta, svolta dal grado di ammortamento V CI Tasso di rotazione dell’attivo circolante Vendite Attivo circolante lordo • Fornisce informazioni sull’investimento lordo di circolante indotto dalle vendite •Da notare la stretta interdipendenza tra redditività e liquidità 85 27/11/2011 Rotazione del capitale investito • Pone in relazione una grandezza operativa (fatturato) con una strutturale (CI): potrebbe emergere una crescita squilibrata • Rileva la velocità di disinvestimento delle risorse aziendali Rileva la velocità di disinvestimento delle risorse aziendali (dimensione finanziaria dell’efficienza) • Per migliorare l’efficienza è possibile: a) Incrementare le vendite attuali (a parità di CI) aumento dello sfruttamento della capacità produttiva b) Mantenere le vendite attuali (riducendo il CI) individuazione delle aree critiche del CI su cui intervenire Rotazione del capitale investito CAPITAL TURNOVER = Vendite Capitale investito dipende da: Vendite Immobilizzazioni CCN Maggiore è il valore del CT maggiore è l’efficienza dell’investimento Un CT basso può dipendere: • da un valore basso delle vendite (in questo caso anche il ROS è basso) • da un eccesso di immobilizzazioni: l’azienda potrebbe essere sovradimensionata, con elevati costi fissi che riducono anche il valore del ROS. Per verificare se ci sono immobilizzazioni in eccesso, si calcola il quoziente di rigidità (Af/Ci) e lo si confronta con la media del settore • da un eccesso di capitale circolante netto: è troppo elevato l’investimento nel circolante netto, che andrebbe sempre minimizzato ⇒ è un problema di efficienza che non influisce però sul ROS. Per verificare l’esistenza di un eccesso di circolante si deve studiare il ciclo del circolante 86 27/11/2011 Costo dell’indebitamento 1) Costo medio complessivo dell’indebitamento Oneri finanziari Mezzi di terzi 2) Costo medio dell’indebitamento (finanziario) Oneri finanziari Mezzi di terzi esplic. onerosi Reddito operativo aziendale ROI finanziario = CI a remunerazione esplicita Redditività dei mezzi propri ROE (Return on equity) = Reddito netto Mezzi propri ¾ Misura il tasso di remunerazione dei mezzi propri investiti nell’azienda dagli azionisti. ¾ È influenzato dalle seguenti variabili: 9 ROI 9 Grado di indebitamento 9 Costo medio dell’indebitamento 9 Incidenza dei componenti straordinari 9 Imposte 87 27/11/2011 Scomposizione del ROE RN = MP RO + CI RO - OF CI MT MT * MP RN * RC OF/MT = costo t medio di dell’indebitamento d ll’i d bit t finanziario fi i i (i) MT/MP = rapporto di indebitamento finanziario RN = reddito netto RC = reddito di competenza RN/RC = incidenza di componenti straordinari e imposte Scomposizione del ROE RN MP = RO + CI RO CI - OF MT * MT MP RN * RC Effetto leva finanziaria • Se ROI > i, il rapporto di indebitamento svolge una funzione moltiplicativa sulla redditività dei mezzi propri, tanto più evidente quanto più supera l’unità • Se ROI < i, il rapporto di indebitamento produce effetti riduttivi sul ROE • Se ROI = i, non si produce alcun effetto 88 27/11/2011 Leva finanziaria Se ROI > i conviene ricorrere all’indebitamento Tuttavia, è necessario rispettare le seguenti condizioni: 1) ROI elevato – capacità di produrre un reddito adeguato alle risorse investite 2) ROI stabile nel tempo – quanto più il ROI è variabile, tanto più l’azienda è rischiosa (necessità di capitalizzare) 3) Differenziale (ROI – i) elevato – tutela nel caso di mutamento nelle condizioni del credito mutamento nelle condizioni del credito 4) Variabilità del rischio finanziario ridotta – se i tassi di mercato sono molto variabili, è più rischioso sfruttare la leva finanziaria 89 27/11/2011 Un’altra scomposizione del ROE ROE = RO * CI CI * MP ROI Leverage Identifica gli x€ di CI a fronte di 1€ di MP RN RO Leva reddituale Incidenza degli OF, dei componenti p straordinari e delle imposte 90 27/11/2011 Tasso di autofinanziamento Reddito netto – Dividendi = Mezzi propri Mezzi propri Un’impresa con ROE insoddisfacente non è in grado di autofinanziarsi RN MP * RN – Dividendi RN Tasso di ritenzione degli utili L’indice denota: 9 La capacità di generare e mantenere risorse finanziarie 9 La crescita del capitale investito sostenibile senza finanziamenti esterni 9 La variazione di mezzi propri dovuta alla ritenzione di utili Redditività e analisi del valore 1) Gli indici di bilancio reddituali sono utili per studiare le condizioni di successo dell’impresa studiare le condizioni di successo dell’impresa 2) ROI – i > 0 non garantisce la produzione di valore 3) Gli indici di bilancio sono usati per misurare il grado di economicità nel tempo g 4)) Tali indici sono gli unici strumenti utilizzabili dall’analista esterno 91 27/11/2011 Analisi della liquidità Liquidità: Esprime la capacità di far fronte agli impegni di pagamento nel breve periodo È l’analisi dell’equilibrio finanziario e monetario nel breve periodo (solvibilità) Un’azienda con una liquidità adeguata è in grado di generare flussi finanziari tali da garantire un bilanciamento tra attivo e passivo a breve. Analisi della Liquidità Indici di liquidità primaria Indici di liquidità secondaria Indici di liquidità primaria Liquidità immediate Passivo a breve Esprime la quota di impegni a breve scadenza che l’azienda è in grado di fronteggiare attingendo alle proprie risorse liquide Quoziente di tesoreria Liquidità q immediate + Liquidità q differite Passivo a breve Permette di confrontare le uscite previste nel breve periodo (passivo a breve) con le entrate previste nel breve periodo e la liquidità disponibile. 92 27/11/2011 Margine di tesoreria Liquidità immediate - Passivo a breve Liquidità immediate + liquidità differite - Passivo a breve Tali margini forniscono informazioni ‐ in valore assoluto ‐ sul divario tra investimenti prontamente liquidabili e finanziamenti esigibili a i i i li id bili fi i i i ibili breve Se positivo: presenza di risorse liquide nette Se negativo e di importo elevato: eccessivo indebitamento (rischio finanziario) Liquidità netta Liquidità immediate – q Liquidità negative q g Esprime la posizione netta di breve termine verso il sistema bancario Tale margine viene utilizzato per la costruzione del Rendiconto finanziario 93 27/11/2011 Indice di liquidità secondaria + Liquid. Imm + Liquid. Differ. + Magazzino Attivo a breve Passivo a breve Il quoziente di disponibilità deve essere superiore ad 1 Rappresenta un condizione necessaria ma non sufficiente, infatti bisogna: ¾ analizzare la composizione e i criteri di valutazione del magazzino ¾ valutare l’effettiva possibilità di disinvestimento dell’attivo in tempi rapidi Se l’indice è < 1 ci si è avvalsi di passività a breve per finanziare investimenti fissi Composizione ed evoluzione dell’attivo a breve T 1 Liquidità immediate T 2 T 2 80 24% 10 3% 50 9% Liquidità differite 200 61% 250 66% 270 51% Disponibilità 50 15% 330 100% 120 380 31% 100% 210 530 40% 100% Passivo a breve 206 237 331 Liquidità secondaria 1,6 1,6 1,6 Attivo a breve 94 27/11/2011 Considerazioni 9 Ad un incremento dell’indice di liquidità secondaria non corrisponde necessariamente un miglioramento della liquidità 9 Un indice eccessivamente elevato può generare ripercussioni sfavorevoli a livello finanziario (oneri finanziari e solidità) 9 Tali indici non forniscono informazioni sull’equilibrio monetario nel brevissimo termine È necessario, pertanto, integrare l’analisi della liquidità con i flussi finanziari e monetari Capitale circolante netto finanziario (CCNF) CCNF = Attivo a breve – Passivo a breve Tale margine corrisponde – in valore assoluto ‐ all’indice secondario di liquidità Se CCNF < 0 anche margine di struttura < 0 assenza di equilibrio nelle scelte di finanziamento di ilib i ll lt di fi i t Se CCNF > 0 il margine di struttura può essere sia positivo sia negativo 95 27/11/2011 Relazione tra CCN e margine di struttura Attivo a breve Passivo a breve CCN Attivo fisso netto MS Passivo a medio-lungo medio lungo termine Mezzi propri Relazione tra CCN e margine di struttura Passivo a breve Attivo a breve CCN Passivo a medio-lungo termine MS Attivo fisso netto Mezzi propri 96 27/11/2011 Relazione tra CCN e margine di struttura Passivo a b breve Attivo a breve CCN Passivo a m/l termine MS Attivo fisso netto Mezzi propri Analisi della liquidità L’analisi sui margini di disponibilità e di tesoreria non è sufficiente ad esprimere un giudizio compiuto sulla solvibilità, in quanto non tiene conto: Della successione temporale di entrate ed uscite Visione statica Dei nuovi flussi generati dalla gestione del periodo Scenario liquidatorio Di “riserve di liquidità” da linee di credito solo parzialmente utilizzate Liquidità potenziale Tali limiti possono essere superati integrando l’analisi con: ¾ Indici di rotazione del CCN e di durata media del ciclo del circolante ¾ Studio dei piani di tesoreria aziendali 97 27/11/2011 CCN in senso stretto CCN = Attivo corrente – Passivo corrente (senso stretto) ¾Si riferisce a investimenti e finanziamenti connessi alla sola gestione caratteristica (contenuto omogeneo), ad eccezione della liquidità netta ¾Non è agevolmente determinabile dall’analista esterno Liquidità e gestione caratteristica Capitale circolante operativo: CCO Cli i M CCO = Clienti + Magazzino ‐ i F i i Fornitori 9 Esprime l’efficienza finanziaria della gestione tipica 9 Valore ideale = 0 : l’azienda finanzia gli investimenti in crediti v/clienti e in magazzino con i debiti v/fornitori il ciclo operativo si autofinanzia senza bisogno di ricorrere all’indebitamento bancario 98 27/11/2011 CCN e CCO CCN = Liquidità netta + CCO Liquidità immediate Liquidità negative Clienti Fornitori Magazzino Capitale Circolante Netto Le principali classi sulle quali è possibile intervenire per incrementarei il CCN sono i crediti v/clienti, il magazzino, i debiti v/fornitori Indici di rotazione del CCN Durata media dei crediti commerciali = Crediti v/clienti * 360 gg Vendite + IVA Valori elevati dell’indice denotano: elevate dilazioni di pagamento concesse, scarso potere contrattuale verso i clienti, rischio di incassi ritardati o insolvenze. Durata media dei debiti = commerciali Fornitori * 360 gg Acquisti + IVA 99 27/11/2011 Indici di rotazione del CCN Durata media del magazzino = Magazzino Vendite * 360 gg Tale indice identifica i giorni medi di permanenza dei prodotti in magazzino oppure il magazzino necessario per 1€ di fatturato. Se è di elevato importo, denota: inefficienza nella gestione delle scorte, obsolescenza del magazzino, previsioni di vendita errate… Se è di modesto importo, potrebbe generare debolezze in futuro: difficoltà nel soddisfare incrementi della domanda.. Durata media del capitale Capitale circolante netto = circolante netto Vendite / 360 Il ciclo monetario è il periodo di tempo che intercorre tra l'uscita monetaria collegata all'acquisto di fattori produttivi e l'entrata monetaria originata dalla vendita di beni o servizi Magazzino materie Produzione Magazzino prodotti Pagamento Vendita Incasso Durata del ciclo monetario 100 27/11/2011 Un esempio: • giacenza media dei crediti vs clienti (Crediti vs clienti/Ricavi di vendita + IVA x 360 gg) L’incasso dei crediti avviene mediamente circa 4 mesi dopo Esempio l’emissione della fattura Crediti : 400 Ricavi: 1.200 Giacenza media = 122 gg Sistema di indici per la valutazione dell’assetto economico globale 101 27/11/2011 CORRELAZIONI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI SOLIDITA’ REDDITIVITA’ LIQUIDITA’ SVILUPPO • Valutazione dell’equilibrio globale • Inserimento degli indici di bilancio all’interno di un sistema integrato di indicatori 102 27/11/2011 I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI SOLIDITA’ REDDITIVITA’ Una struttura equilibrata Riduce il peso degli oneri finanziari La qualità dei MT, migliora la solidità percepita Riduce il costo medio dell’indebitamento La congruenza temporale tra A e P Consente di evitare il ricorso a risorse finanziarie non programmate e quindi più costose BUONA SOLIDITA’ incide sul COSTO MEDIO INDEBITAMENTO: una delle principali determinanti della redditività Il livello di indebitamento Incide sulla leva finanziaria Incide sul rapporto MT/MP Livello di autofinanziamento Incide sul livello di fiducia nei confronti dell’impresa e sulla solidità percepita Livello di redditività I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI LIQUIDITA’ La capacità di generare risorse finanziarie La puntualità nel pagamento degli impegni a breve Offre maggiori riserve di liquidità perché lascia a disposizione risorse finanziarie senza vincolo di rimborso e di remunerazione Lascia a disposizione riserve di credito disponibili in condizione di tensione MODESTA LIQUIDITA’ SOLIDITA’ Aiuta a mantenere la solidità nel tempo e a non dover ricorrere a finanziamenti imprevisti La riduzione del rapporto di indebitamento Buona solidità MODESTA SOLIDITA’ 103 27/11/2011 I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI SVILUPPO SOLIDITA’ Strettamente correlate nel medio periodo Uno sviluppo incontrollato che comporta un aumento sproporzionato del CI in relazione ai MP Riduce la solidità aziendale N.B. Al fine di non correre il rischio di intaccare pericolosamente la solidità, l’autofinanziamento dovrebbe coprire la variazione del CI necessaria a mantenere invariata la propria posizione competitiva Consente di cogliere le opportunità di sviluppo Buona solidità I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI SVILUPPO Se alla crescita del CI non segue una Se alla crescita del CI non segue una crescita adeguata del fatturato Delimita il tasso di sviluppo sostenibile REDDITIVITA’ La redditività (ROI) ne risente a causa della La redditività (ROI) ne risente a causa della riduzione della produttività del capitale. A meno che non si intervenga sul ROS. Il livello di autofinanziamento 104 27/11/2011 I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI REDDITIVITA’ Alto livello di redditività operativa LIQUIDITA’ Premessa per una buona liquidità Scelte relative alla gestione del CCN Influenzano la redditività poiché hanno effetti su: • Fatturato • Oneri finanziari • Produttività del capitale p Riduce il costo dei MT Influenzano la liquidità, poiché incidono sulle risorse finanziarie disponibili per la copertura del fabbisogno della gestione caratteristica ed extracaratteristica Buona liquidità I COLLEGAMENTI TRA LE DIMENSIONI DI ANALISI LIQUIDITA’ Condizioni di tensione di liquidità Condizioni di tensione di liquidità SVILUPPO Non consentono lo sviluppo Lascia a disposizione dell’azienda elevate risorse liquide Uno sviluppo elevato, ottenuto investendo risorse ad un tasso di rendimento > del costo Nel breve termine ha effetti positivi sulla liquidità ma nel lungo termine può avere ripercussioni negative Riduzione degli investimenti 105 27/11/2011 Rendiconto finanziario: definizione Prospetto di sintesi ottenuto dalla costruzione dei flussi ffinanziari e monetari,, volto ad accertare ed illustrare le cause generatrici della variazione di una determinata risorsa finanziaria o monetaria in un dato periodo di tempo. Intende dimostrare, dimostrare certificare, certificare rendere conto dell’origine e della destinazione dei fondi (o risorse) resisi disponibili nel breve periodo (analisi per flussi). Rendiconto finanziario: obiettivi ¾ Integrare le informazioni desumibili dal bilancio ¾ Conoscere il risultato dell’aspetto finanziario della gestione e le cause che lo hanno generato ¾ Desumere il grado di solvibilità e liquidità dell’azienda 106 27/11/2011 Rendiconto finanziario Fasi preliminari: • Individuazione della risorsa finanziaria di riferimento: I di id i d ll i fi i i di if i t deve riflettere le peculiarità della realtà aziendale oggetto di analisi e le finalità perseguite; • Definizione della struttura del rendiconto: individuazione delle principali tipologie di fonti e impieghi e del criterio di classificazione delle operazioni impieghi e del criterio di classificazione delle operazioni (di solito si fa riferimento alle aree gestionali) SCHEMA DI RENDICONTO FINANZIARIO A SEZIONI CONTRAPPOSTE 1/2 GESTIONE/AREA CARATTERISTICA CORRENTE IMPIEGHI/FABBISOGNI FONTI • Flusso negativo • Flusso positivo CARATTERISTICA NON CORRENTE • Investimenti in immobilizzazioni immobilizzazioni ‐ materiali ‐ immateriali • TFR • Altri fabbisogni con valenza pluriennale • Disinvestimenti in immobilizzazioni ‐ materiali ‐ immateriali COMPLEMENTARE E COMPLEMENTARE E ACCESSORIA (PATRIMONIALE) • Costi di periodo specifici • Investimenti in: ‐ titoli ‐ partecipazioni ‐ immobili non strumentali ‐ altre attività patrimoniali ‐ crediti di finanziamento ‐ altre attività finanziarie • Proventi di periodo specifici • Disinvestimenti in: ‐ titoli ‐ partecipazioni ‐ immobili non strumentali ‐ altre attività patrimoniali ‐ crediti di finanziamento ‐ altre attività finanziarie Variazione risorsa di riferimento (INCREMENTO) Variazione risorsa di riferimento (DECREMENTO) 107 27/11/2011 SCHEMA DI RENDICONTO FINANZIARIO A SEZIONI CONTRAPPOSTE 2/2 Gestione/Area Impieghi/Fabbisogni Fonti • Rimborso di finanziamenti • Oneri finanziari • Nuovi finanziamenti • Rimborso di capitale • Dividendi Di id di • Acquisto di azioni proprie • Aumento di capitale TRIBUTARIA • Imposte • Rimborso imposte STRAORDINARIA • Componenti negativi • Componenti positivi Variazione risorsa di riferimento (INCREMENTO) Variazione risorsa di riferimento (DECREMENTO) FINANZIARIA •Cessione di azioni proprie Schema di rappresentazzione del Rendiconto Finanziario in fo orma scalare 108 27/11/2011 Schema di rappresentazzione del Rendiconto Finanziario in fo orma scalare “Lettura” del Rendiconto finanziario Il rendiconto finanziario permette di: 9 Valutare il contributo delle singole gestioni alla variazione complessiva della risorsa della risorsa 9 Individuare la gestione che ha assorbito risorse / generato fonti 9 Definire la composizione di fonti e impieghi e il grado di flessibilità 9 Valutare l’impatto finanziario delle scelte di investimento 9 Valutare le scelte di finanziamento e le cause determinanti il fabbisogno 9 Misurare gli effetti dell’eliminazione di una fonte 9 Misurare l’incidenza di fonti/impieghi occasionali 9 Confrontare i flussi aziendali con quelli dei concorrenti 9 Sistema degli indici di bilancio 109 27/11/2011 “Lettura” del Rendiconto finanziario Ciò è reso possibile attraverso l’analisi simultanea di: 1) Variazione della risorsa di riferimento segno ed intensità della variazione complessiva cause endogene (come si sono modificati i singoli elementi inclusi nella risorsa di riferimento) 2) Fonti 2) Fonti 3) Impieghi Flussi finanziari della gestione caratteristica Ricavi netti ‐ Costo del venduto “finanziario” = Flusso di CCN della gestione caratteristica 110 27/11/2011 Flussi finanziari della gestione caratteristica +/‐ Reddito operativo gestione caratteristica Reddito operativo gestione caratteristica + Costo del venduto “non finanziario” = Flusso di CCN della gestione caratteristica • Ammort. e svalutazioni immobilizzazioni (materiali e immateriali); • Accantonamenti a fondi non compresi nel CCN. Flusso monetario gestione caratteristica +/‐ Flusso di CCN gestione caratteristica + Variazioni decrementative di attività correnti + Variazioni incrementative di passività correnti ‐ Variazioni incrementative di attività correnti ‐ Variazioni decrementative di passività correnti = Flusso monetario gestione caratteristica Flusso monetario gestione caratteristica 111 27/11/2011 Grado di “potenziale” monetizzazione delle vendite Flusso di CCN gestione caratteristica corrente Vendite Indica il CCN prodotto (fonte) o assorbito (impiego) da 1€ di fatturato Grado monetizzazione delle vendite Flusso monetario gestione caratteristica corrente Vendite Segnala il ritorno monetario sul fatturato; in valori percentuali indica quanti € di liquidità ha prodotto la gestione tipica con 100€ di fatturato Flusso netto gestione caratteristica Flusso monetario gestione caratteristica corrente +/‐ / Impieghi / Fonti gestione caratteristica corrente / Se flusso netto g.c. > 0, la gestione caratteristica contribuisce alla copertura di fabbisogni derivanti g da altre gestioni 112 27/11/2011 Indice di copertura dei fabbisogni di circolante Flusso positivo di circolante gest. caratt. corrente T t F bbi Tot. Fabbisogni finanziari i fi i i Indice di copertura dei fabbisogni monetari Flusso monetario positivo gest. caratt. corrente p g Tot. Fabbisogni monetari Gli indici di copertura evidenziano le risorse disponibili per far fronte ai fabbisogni aziendali Indice di assorbimento delle fonti di circolante Flusso negativo di circolante gest. caratt. corrente Tot fonti finanziarie Tot. fonti finanziarie Indice di assorbimento delle fonti finanziarie Flusso monetario negativo gest. caratt. corrente Tot. fonti monetarie Gli indici di assorbimento evidenziano la quota delle fonti complessive destinate all’attività tipica corrente 113 27/11/2011 Indice di copertura dei finanziamenti Flusso monetario della gestione caratteristica corrente Rimborso debiti + Oneri finanziari Se < 0, la gestione caratteristica non è in grado di generare la liquidità per far fronte al debito Se 0 < flusso < 1, la gestione tipica produce liquidità, anche se insufficienti Se > 0 si ha la copertura dei debiti L’analisi deve essere integrata, considerando le c.d. riserve di credito Analisi dello sviluppo aziendale Ogni azienda deve: ‐ verificare se il tasso di crescita perseguito è sostenibile, senza compromettere la redditività e la solidità; p ; ‐ Misurare il proprio tasso di crescita operativo e confrontarlo con quello dei concorrenti. Gli indici di sviluppo costituiscono un supporto per valutare la capacità di crecita dell’azienda oggetto di analisi sia sotto il profilo strutturale che operativo: il profilo strutturale che operativo: 1) Indici di sviluppo strutturale: esaminano grandezze di Stato patrimoniale 2) Indici di sviluppo operativo: esaminano grandezze di Conto economico. 114 27/11/2011 Sviluppo strutturale 1) Tasso di variazione = del capitale investito ∆ CI CI iniziale 2) Tasso di variazione = dell’attivo fisso netto ∆ AFN AFN iniziale 3) Tasso di variazione dell’attivo a breve = ∆ AFB AFB iniziale 4) Tasso di variazione dei mezzi propri = ∆ MP MP iniziali 5) Tasso di variazione dei mezzi di terzi = ∆ MT MT iniziali Sviluppo operativo 1) Tasso Tasso di variazione di variazione delle vendite = Venditet – Vendite Vendite t‐1 t1 Vendite t‐1 2) Tasso di variazione del valore aggiunto = VAt – VA t‐1 VA t‐1 115 27/11/2011 I multipli di mercato I multipli di mercato sono indici che consentono di pervenire in maniera sintetica ad una stima complessiva del valore d’azienda La stima avviene utilizzando sia dati provenienti dai bilanci societari sia i d datiti di mercato; t per questo t sono utilizzati tili ti per stimare ti il valore l di società quotate in borsa o società ad esse comparabili Il metodo dei multipli di mercato consente di determinare il valore teorico di un titolo azionario o di una azienda utilizzando coefficienti moltiplicativi di alcune quantità aziendali. L'approccio dei moltiplicatori assume implicitamente che l'impatto dei tassi di crescita, del rischio e della politica di dividendo sia sintetizzato nel coefficiente moltiplicativo I multipli che trovano maggior favore tra gli analisti sono: ¾ Price / Earnings (P/E) Conducono al valore del Capitale ¾ Price / Book Value (P/BV) di rischio della società ¾ Investment Value / EBIT (I/EBIT) ¾ Investment Value / Sales (I/V) Conducono al valore dell’Attivo Netto della società CAUSE DI DIFFUSIONE DEI MULTIPLI DI MERCATO ¾ I fattori che hanno contribuito a tale successo sono: a) la grande lievitazione dei prezzi di borsa, che ha determina‐ to un allentamento della relazione tra risultati contabili e prezzi to un allentamento della relazione tra risultati contabili e prezzi di mercato delle società; b) il crescente ruolo degli Intangibili che la contabilità non rileva (dai quali sono molte volte emersi ingenti valori latenti); c) il “vantaggio informativo” riconosciuto ai multipli, specialmente in contesti i in cui le previsioni sono molto difficili; il i i i lt diffi ili d) l’incremento di operazioni di fusione e acquisizione, che ha reso disponibile una vasta mole di prezzi di riferimento. 116 27/11/2011 USO DEI MUTLIPLI • I multipli nascono come strumenti marginali, con funzione di “controllo di ragionevolezza” dei metodi analitici. • L’utilizzo improprio dei multipli ha spesso reso tale funzione di controllo fittizia. • Il rischio dei multipli è connesso a valutazioni fondate su criteri monofattoriali (per es. l’utile). • Tale limitazione è divenuta più evidente nel contesto economico moderno in cui è estremamente difficile che un singolo fattore sia in grado di spiegare la complessità del valore aziendale e tutti i profili rilevanti per la gestione complessità del valore aziendale e tutti i profili rilevanti per la gestione. • Una soluzione a questo rischio si trova effettuando una media ponderata dei risultati derivati da diversi multipli (in relazione alla significatività attribuitagli). LA FUNZIONE DI CONTROLLO DEI MOLTIPLICATORI USO IMPROPRIO DEI MOLTIPLICATORI Controllo fittizio Il controllo delle valutazioni effettuate per mezzo del metodo principale è reso fittizio : - utilizzando prima i multipli e successivamente il metodo analitico e facendo in modo che le valutazioni non siano divergenti. g - presentando range amplissimi di valori relativi in modo tale da legittimare qualsiasi valutazione effettuata per mezzo del metodo principale. ESEMPIO Risultati espressi dal metodo principale (DCF): - per la società A, da 30.000 a 35.820 (Var =19,4%) - per la società B, da 3.000 a 3.240 (Var =8%) Risultati espressi dal metodo di controllo ( con varietà di moltiplicatori) -Per la società A, da 20.000 a 48.200 (var 141%) -Per la società B, da 2300 a 3622 (var 57%) 117 27/11/2011 CRITERI RELATIVI E ASSOLUTI I criteri relativi sono da preferire a quelli assoluti/analitici (per es. DCF) se: - esistono mercati attivi e condizioni di trasparenza nelle transazioni; - i multipli sono ben documentati sulla base di un vasto campione rappresentativo; - i “criteri analitici”, analitici” basati sui metodi finanziari, finanziari esprimono valori potenziali la cui dimostrabilità è limitata. Uso dei moltiplicatori Approccio delle società comparabili Determina il valore dell’azienda sulla base di prezzi negoziati in mercati organizzati per titoli rappresentativi di quote del capitale di imprese comparabili (comparables). Approccio delle transazioni comparabili Giunge a determinare il valore dell’azienda sulla base di prezzi effettivamente negoziati nell’ambito di transazioni private di quote di controllo o comunque pacchetti rilevanti del capitale economico di imprese comparabili. 118 27/11/2011 USO DEI MOLTIPLICATORI • L’approccio delle società comparabili presuppone: la scelta del campione di società la scelta dei moltiplicatori Elaborazioni e scelte finali - appartenenza allo stesso settore; settore; - la dimensione dimensione;; - i rischi finanziari; finanziari; - la governance; governance; - lo stadio di vita della società società;; - ......................... - “multipli di capitale”, il numeratore è il valore corrente del capitale; capitale; - “multipli dell’attivo”, il numeratore è la somma tra:: valore corrente del capitale + debiti – liquidità tra liquidità;; Le correzioni reddituali, reddit ali di solito consigliate, consigliate riguardano:: riguardano - l’adattamento ai principi contabili di generale accettazione accettazione;; - l’eliminazione (o distribuzione nel tempo) di poste straordinarie; straordinarie; - l’eliminazione di cause di disomogeneità nei criteri contabili applicati. applicati. SCELTA DEI MOLTIPLICATORI Più “in alto” si colloca nel Conto Economico, la misura di performance, meno essa risente delle politiche discrezionali seguite nella formazione del Bilancio Ad esempio Utilizzare una misura del fatturato consente di costruire un multiplo che non risente delle informazioni riguardanti l’efficienza operativa, le politiche di bilancio, la struttura finanziaria ed il regime p g fiscale. All’estremo opposto, utilizzare l’utile netto consente di tenere conto nel multiplo di tutte le componenti di risultato contabilmente rilevate. Nelle voci intermedie si escludono via via alcune informazioni. 119 27/11/2011 RICAVI - Costi del venduto EV/SALES RISULTATO OPERATIVO / RISULTATO DELLA GESTIONE +/PATRIMONIALE EBIT normalizzato +/- RISULTATO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA EBIT EV/EBIT +// ONERI FINANZIARI RISULTATO ANTE IMPOSTE - IMPOSTE UTILE NETTO (EARNINGS) P/E USO DEI MOLTIPLICATORI ¾ L’approccio delle transazioni comparabili presuppone: 1) raccolta di informazioni sui prezzi delle transazioni compa‐rabili (deal prices) avvenute in un certo periodo per aziende del settore; 2) analisi di comparabilità‐omogeneità; 3) sviluppo di relazioni matematiche (tipicamente multipli) per rendere comparabili i deals con l’impresa‐obiettivo; 4) utilizzo di tali multipli per esprimere il valore dell’azienda‐ obiettivo. ¾ L’inutilizzabilità dei multipli, (per carenze) del campione di compa‐ rabili disponibile, non ne esclude l’utilizzabilità come informazione quali‐quantitativa integrativa e di confronto. 120 27/11/2011 CLASSIFICAZIONE DEI MULTIPLI I multipli di primo livello: pongono a numeratore una quantità espressiva del valore dell’attivo lordo (EV) o della capitalizzazione di mercato e a denominatore una quantità rappresentativa di una performance o del capitale netto contabile. I multipli di secondo livello: sono una combinazione di quelli di primo livello, oppure una combinazione fra un multiplo di primo livello ed una variabile residua. • MULTIPLI SPOT (CORRENTI) • MULTIPLI A TERMINE (FORWARD) • MULTIPLI ATTESI (TARGET) • MULTIPLI TO-GROWTH • MULTIPLI STRICTU SENSU • MULTIPLI REP MULTIPLI SPOT (CORRENTI) • I multipli correnti, sono così definiti perché assumono a numeratore valori di mercato correnti, cioè quantità certe; mentre a denominatore possono utilizzare risultati sia storici che prospettici: • Trailing (fondato su risultati storici): • Actual (fondato su risultati in corso di formazione) •Leading (fondato su risultati prospettici) P 0/ E -1 P0 / Exp (E 0, cioè utile in corso di formazione) P 0 / Exp (E 1) - Se definiamo: t 0 il tempo corrente; Exp (X) la stima della variabile chiave X formulata al tempo corrente; P 0la capitalizzazione di mercato dell’impresa ottenuta, generalmente, sulla base della media dei prezzi dell’ultimo mese o trimestre. 121 27/11/2011 ALCUNE CONSIDERAZIONI Operativamente è prassi consolidata l’uso di multipli trailing e leading, mentre i multipli actual sono scarsamente utilizzati. I Multipli Leading contengono numerosi elementi di soggettività poiché sono costruiti su dati futuri stimati. Si tratta quindi di multipli più manipolabili rispetto ai Multipli Trailing. Lo svantaggio della versione trailing è che il prezzo non è funzione dei dati storici ma di quelli prospettici. Esso assume un significato solo qualora il denominatore possa rappresentare anche un valore prospettico. 122 27/11/2011 Price / Earnings (P/E) E’ Il multiplo di mercato utilizzato più diffusamente Ha le sue radici nel modello reddituale di valutazione d’azienda, secondo cui il valore economico dell’azienda (P P), è pari al valore attuale dei suoi redditi futuri (E E) attualizzati ad un tasso (ii) che tenga conto dei tassi d’interesse di mercato e del grado di rischio dell’investimento P= E i P = 1 E i Questa formula presuppone la costanza dei redditi futuri dell’impresa. Per questo sovente si ipotizza che i redditi cresceranno ad un certo tasso costante pari a g P = 1 E i-g La correlazione tra il rapporto P/E e fattori quali il costo del capitale di rischio permette, effettuate delle stime ragionevoli del tasso di crescita degli utili e del costo del capitale di rischio, di valutare la congruità dei valori espressi dal mercato borsistico 123 27/11/2011 Price / Earnings (P/E) Si consideri il seguente esempio: Utili correnti (E) 100 Costo (stimato) capitale di rischio (i) 8% T Tasso (stimato) ( ti t ) di crescita it degli d li utili tili ((g)) 3% Il P/E teorico in questo caso è pari a P = 1 E i-g = 1 (i – g) = 1 0,08 – 0,03 = 20 Se sii iipotizza S ti che h il P/E effettivo ff tti dato d t dalle d ll quotazioni t i i di borsa b sia i parii a 50 Dalla formula precedente è possibile ricavare il tasso di crescita implicito degli utili espresso dalle quotazioni del mercato g= i- 1 P/E = 0,08 – 1/50 = 0,06 = 6 % Price / Earnings (P/E) Punti di forza Punti di debolezza • Relazione intuitiva che lega il prezzo agli Utili • Facilità di utilizzo ‐ consente facili paragoni fra titoli • Costituisce una approssimazione pp di alcune caratteristiche dell’azienda quali il rischio e la crescita • L’indicatore può condurre a risultati fuorvianti poiché gli utili sono fortemente influenzati da politiche di bilancio e fiscali • La volatilità degli utili può far sì che il multiplo cambi profondamente di periodo in periodo • È privo di significato quando gli utili per azione sono negativi 124 27/11/2011 Price / Book Value (P/BV) Il Multiplo P/BV confronta il valore corrente dell’azienda espresso dalla borsa con il suo patrimonio netto contabile. Anche il P/BV ha le sue determinanti nel modello reddituale di valutazione questo caso p possiamo esprimere p R come p prodotto tra ROE e delle aziende. In q patrimonio netto contabile, eventualmente crescente ad un tasso g costante P = ROE · BV i P = ROE BV i P = ROE BV i-g Effettuando una stima ragionevole del costo del capitale di rischio i e del tasso di crescita degli utili g, calcolato il livello corrente del ROE, è possibile confrontare il P/BV basato su tali stime, con il P/BV espresso dalle quotazioni correnti di borsa, per avere indicazioni sulla eventuale sopravvalutazione o sottovalutazione del titolo oggetto di analisi. Price / Book Value (P/BV) Si consideri il seguente esempio: ROE 10% i 8% g 3% P/BV teorico: 0 0.1 1 =2 (00.8 – 0.03) e che il P/BV effettivo sia pari a 10 Se si ipotizza che, calcolato il ROE corrente, sia stato stimato correttamente il costo del capitale di rischio, attraverso il P/BV è possibile conoscere Il tasso implicito di crescita degli utili, espresso dalle quotazioni correnti come: g = i - ROE P/BV In questo caso il mercato prevede un tasso implicito di crescita degli utili pari a g = 0,08 - 0,1 = 7% 10 125 27/11/2011 Price / Book Value (P/BV) • Fornisce una misura relativamente stabile e intuitiva del Punti di forza Punti di debolezza valore • Consente di individuare facilmente segnali di sopra //sottovalutazione e di analizzare la capacità p di creazione di valore attribuite dal mercato delle imprese quotate • È tra i più utilizzati nell’ambito della valutazione di banche e assicurazioni • Può essere utilizzato per valutare aziende in perdita • Il Book Value non è una misura di performance • Il Book Value risente delle convenzioni contabili in uso nei diversi paesi, paesi pertanto è sconsigliato per valutazione di imprese a livello internazionale • È influenzato dalle politiche di bilancio decise dal management della società • Non è molto significativo per le aziende di servizio, poco patrimonializzate Investment Value/EBIT (I/EBIT) Questo multiplo permette di comparare aziende aventi grado di indebitamento diverso E’ basato sul presupposto che il valore dell’investimento complessivo in azienda (II) sia i d dato t d dall fl flusso di EBIT attesi tt i attualizzati tt li ti all costo t medio di ponderato d t d dell capitale it l investito (wacc wacc), eventualmente crescente ad un tasso g costante, tenendo conto dell’imposizione fiscale τ I = Ebit · (1 - τ) wacc I = 1-τ Ebit wacc Wacc = costo medio ponderato del capitale investito I = 1-τ Ebit wacc - g = i · Mp + i¹ · P Ci Ci 126 27/11/2011 Investment Value/Sales (I/V) Nella costruzione di questo multiplo il Fatturato è considerato fortemente correlato al valore dell’Attivo Netto Considerando che l’EBIT può essere riscritto come V ٭ROS sappiamo che I = Ebit · (1 - τ) wacc I = V · ROS · (1 - τ) wacc I = ROS - τ V wacc Ipotizzando sempre un tasso di crescita del fatturato costante e pari a g La formula descritta diviene I = ROS - τ V wacc - g Multipli Asset side – IV/EBIT e IV/Sales Punti di forza Punti di debolezza • vengono utilizzati nei confronti internazionali in quanto meno influenzati dai diversi sistemi di tassazione • utilizzabili anche nel caso di risultati economici negativi • se i rapporti di leverage sono significativamente pp g g differenti fra le società competitor si ottengono parametri incoerenti 127 27/11/2011 Multipli adjusted - rettifiche al numeratore - esclusione di attività non pertinenti - esclusione del patrimonio di terzi nel bilancio consolidato - esclusione l i di core assets t non essenziali i li e dotati d t ti di autonomo t valore l - attualizzazione del debito finanziario netto (multipli asset side) Multipli clean – rettifiche al denominatore - ammortamenti sull’attivo fisso - ammortamento intangiles - costi dei beni in leasing - inflazione Limiti dei multipli di mercato Comparabilità: l’utilizzo dei multipli può dare una visione distorta del valore relativo di un titolo azionario, a causa delle tecniche contabili differenti utilizzate dalle diverse aziende o dalla stessa azienda nel tempo. Ottica rivolta al passato: i multipli sono tipicamente costruiti sui risultati passati, mentre all'analista interessa la performance futura dell'azienda. Disomogeneità: spesso vengono utilizzati per comparare aziende con caratteristiche diverse tra loro (es. struttura finanziaria, ROS, tassi di crescita di lungo periodo) L’analisi dei fattori determinanti del valore dei multipli consente di superare, parzialmente, i suddetti limiti 128 27/11/2011 Tod’s 1h 2009 Ricavi 1h 2008 366,260 354,264 ‐288,417 ‐276,619 77,843 77,645 ‐15,743 ‐14,551 EBIT 62,100 63,094 Proventi e oneri finanziari ‐0,374 ‐1,237 Costi operativi EBITDA Costi non ricorrenti EBT Imposte Utile netto 61,362 61,857 ‐18,987 ‐20,564 42,375 41,293 Utile netto ‐ di terzi ‐0,463 ‐0,622 Utile netto – gruppo 41,912 40,671 LVMH 1h 2009 Ricavi Costi operativi EBITDA 1h 2008 7811 7779 ‐6448 ‐6258 1363 1541 Costi non ricorrenti ‐113 ‐28 EBIT 1250 1513 Proventi e oneri finanziari ‐136 ‐102 EBT 1114 1411 Imposte ‐357 ‐398 Utile netto 757 1013 Utile netto ‐ di terzi ‐70 ‐122 Utile netto – gruppo 687 891 129 27/11/2011 Hermès 1h 2009 Ricavi Costi operativi 1h 2008 875 813 ‐634 ‐576 EBITDA 240 236 Costi non ricorrenti ‐41 ‐33 EBIT 200 204 ‐4 ‐6 EBT 195 209 Imposte ‐64 ‐72 Utile netto 128 137 Proventi e oneri finanziari Utile netto ‐ di terzi Utile netto – gruppo ‐3 ‐2 125 135 TOD’S TOD’S n. Azioni Valore unitario azioni Capitalizzazione di mercato Posizione finanziaria netta EV EPS 1h 2009 1h 2008 30.609.401 30.480.920 40.6€ 34.89€ 1.242 mln € 1.064 mln € 100 mln € 53 mln € 1.142 mln € 1011 mln € 1.37 € 1.33 € EV/SALES 3.18 2.91 EV/EBITDA 14.68 13.02 P/E 29.63 26.23 130 27/11/2011 LVMH LVMH n. Azioni 1h 2009 1h 2008 473.238.611 473.651.310 Valore unitario azioni 54.4 66.58 Capitalizzazione di mercato 25.744 mln € 31.535.7 mln € Posizione finanziaria netta ‐ 4.477 mln € ‐ 4.169 mln € Interessi di terzi EV 981mln € 885 mln € 29240 mln € 34820 mln € 1,45 1,88 EPS EV/SALES 3,74 4,47 EV/EBITDA 21,45 22,59 P/E 37,51 35,41 HERMES 1h 2009 1h 2008 n. Azioni 105.569.412 106.125.214 98,93 € 99 € 10.443 mln € 10.506 mln € Hermès Valore unitario azioni Capitalizzazione di mercato Posizione finanziaria netta 327 mln € 314 mln € Interessi di terzi 13,7 mln € 13,4 mln € 10.131 mln € 10.205 mln € EV 1,19 1,28 EV/SALES EPS 11,58 12,54 EV/EBITDA 42,14 43,13 P/E 83,13 77,3 131 27/11/2011 IL CASO A.S. ROMA SPA • A.S. Roma è una società di calcio in cui è significativa la correla‐zione tra risultati sportivi, risultati economici e valori di Borsa. Obiettivi strategici •Mantenimento di un elevato livello tecnico della prima squadra; •Massimizzazione e diversificazione delle fonti di ricavo, con una crescente incidenza di quelle meno volatili, in quanto non dipendenti dai singoli risultati sportivi; •Razionalizzazione e controllo dei costi operativi, con particolare riferimento al costo del personale. Strategie operative •Gestione G ti dinamica di i del d l patrimonio ti i calciatori; l i t i •Sfruttamento ottimale del mezzo televisivo e dei new media; •Consolidamento delle attività di merchandising; •Estensione dei servizi offerti ai propri sostenitori; •Massimizzazione dei ricavi da attività promopubblicitarie. 1 Graduatoria U.E.F.A. per la stagione sportiva 2002/2003 Spagna Real Madrid, Barcellona Italia Juventus, Inter, Lazio, Milan, Roma Regno Unito Manchester United, Liverpool, Aston Villa, Chelsea, Arsenal, Glasow Rangers, Celtic, Newcastle, Tottenham, Leeds Sporting Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Colonia, Amburgo, Herta Berlino Germania Francia Paesi Bassi Paris Saint Germani, Germani Olympique Marsiglia, Marsiglia Monaco Ajax, PSV Eindhoven, Feyenoord Turchia Galatasaray, Besiktas Fonte: elaborazione su dati UEFA Aprile 2002 2 132 27/11/2011 DETERMINAZIONE DEL VALORE AI FINI DELLA QUOTAZIONE ¾ Al momento della quotazione, la scelta sulle modalità di determina‐zione del valore ricade sul metodo di Multipli di mercato, basato sull’osservazione degli indicatori borsistici di società quotate con caratteristiche analoghe. caratteristiche analoghe. ¾ Si è preferito non ricorrere al metodo del DCF per le seguenti motiva‐zioni: ‐ l’A.S. Roma è caratterizzata da una scarsa redditività ed un forte assorbimento di liquidità, a sostegno degli investimenti; ‐ l’evoluzione dello scenario competitivo rende difficoltoso prevedere ll’andamento andamento previsionale del mercato dei diritti televisivi; previsionale del mercato dei diritti televisivi; ‐ esiste una difficoltà di prevedere nel medio termine la gestione del parco calciatori sia in termini di investimenti, che di evoluzione del costo del lavoro; ‐ è significativa l’aleatorietà dei flussi di cassa influenzati dai risultati sportivi. 3 LA SCELTA DEI MULTIPLI ¾ La scelta di applicare tale metodo risiede principalmente nella possibilità di individuare un competitor “S.S. Lazio”, operante nel medesimo mer‐cato ed area geografica, nonché un campione di società quotate estere confrontabili. ¾ Le principali differenze nell’ambito competitivo di riferimento riguardano: ‐ le operazioni di trading considerate nei paesi anglosassoni componenti di reddito della gestione caratteristica e non di quella della gestione straordinaria; ‐ la diversa imposizione fiscale del costo del lavoro (aliquota media euro‐pea del 35% rispetto al 45% vigente in Italia) e dei redditi di impresa. ¾ Pertanto si è ritenuta opportuna l’applicazione dei soli multipli relativi al fatturato, al margine operativo lordo ed al cash earning (EV/SALES, EV/EBITIDA, P/CE). 4 133 27/11/2011 Segue ¾ L’utilizzo del multiplo EV/SALES non permette di considerare la diversa composizione dei ricavi, sarebbe opportuna compiere una scomposizione del fatturato per singola area di business (ricavi da gare, d diritti TV, merchandising, gestione stadio, ecc.). h d d ) ¾ L’EV/SALES, inoltre non permette di considerare la redditività operativa e le diverse caratteristiche patrimoniali, in termini di capitale investito nel parco calciatori e negli asset immobiliari (Centri sportivi e Stadi). ¾ Le considerazioni già formulate in merito alla scarsa redditività delle società di calcio rendono non opportuna l’applicazione del multiplo P/Earning. 5 LE SOCIETA’ COMPARABILI MERCATO ITALIANO - La S.S. Lazio è considerata il benchmark di riferimento, in quanto unica società quotata operante nel medesimo mercato di riferimento (Serie A e UEFA) ed area geografica, con: - un bacino di utenza simile; - la stessa normativa civile e fiscale; - analoghi principi contabili; - omogeneità nella composizione dei ricavi; - struttura del capitale investito simile; - strutture tecniche a disposizione simili. - Il campione è costituito prendendo a riferimento le seguenti caratteristiche: - modello di business; - bacino di utenza; - tradizione e risultati sportivi. MERCATO INTERNAZIONALE - Il campione di società comprende: - Manchester United; AFC Ajax; Newcastle; Tottenham Hopspur; Aston Villa. 6 134 27/11/2011 Analisi fondamentale Piazza Affari IRIDE Utilities & Energia Utilities & Energia 135 27/11/2011 136 27/11/2011 137 27/11/2011 I principi contabili internazionali e l’analisi di bilancio I principi contabili internazionali e l’analisi di bilancio 138 27/11/2011 Finalità del bilancio • Posizione finanziaria -> attività, passività e patrimonio netto 1. Fornire informazioni su: • Risultato economico -> ricavi e costi registrati nel conto economico e gli utili e perdite riconosciute direttamente a patrimonio netto • Disponibilità liquide -> variazioni della cassa e dei suoi equivalenti 2. Commentare i risultati dell’azione del management aziendale (amministratori e direzione aziendale) con le risorse affidate in gestione Problematiche 1) Definire una metodologia di analisi da utilizzare (bisogna tener conto del fatto che non sono previsti schemi di bilancio vincolati ma sono solo indicate delle informazioni minimali di riferimento) 2) Difficoltà di comparazione tra imprese che utilizzano principi difformi (utilizzo di criteri valutativi differenti) IMPORTANZA CRESCENTE DELL’ANALISI QUALITATIVA 139 27/11/2011 IAS 1: Presentation of financial statement Lo IAS 1 definisce gli aspetti ai quali, nella predisposizione di ii d l bilancio, del bil i è necessario i prestare particolare attenzione: • Finalità e composizione del bilancio • Principi generali e particolari di predisposizione g • Struttura e contenuto delle singole tavole • Contenuto delle note al bilancio L’evoluzione dell’informativa sulla presentazione di bilancio • Nel 2001 lo IASB ha dato vita ad un progetto denominato: denominato: Financial Statements Presentation Project; Project; • Dal 2004 questa iniziativa è condivisa con il FASB FASB;; • Nel settembre 2007, 2007, si è conclusa la prima fase di tale progetto con la emanazione della nuova versione dello IAS IAS1 1: “Presentazione del bilancio”. bilancio”. 140 27/11/2011 Nuova versione dello IAS 1 Nel settembre 2007 è stata emanata dallo IASB la nuova versione dello IAS 1 Adozione obbligatoria a partire dal g 1° gennaio 2009 Principali novità: 9 nuova denominazione dei documenti Balance sheet ‐> statement of financial position Income statement ‐> statement of comprehensive income 9 introduzione del comprehensive income; 9modifiche nella struttura di alcuni documenti. Composizione del Bilancio IAS Elementi costitutivi per i quali è definito al più un contenuto minimo BILANCIO DI ESERCIZIO Stato patrimoniale Conto economico Note al l bilancio Relazione degli amministratori Variazioni del netto Rendiconto di finanziario Documenti raccomandati ma non disciplinati Bilancio sociale 141 27/11/2011 Differenze rispetto all’ordinamento italiano • Le caratteristiche dei p prospetti p di stato p patrimoniale e di conto economico differiscono sia dal punto di vista formale che contenutistico (lo IAS 1 prevede l’indicazione di un contenuto minimo, lasciando alla discrezionalità dei redattori la possibilità di creare voci addizionali, intestazioni e risultati parziali); • Il prospetto del rendiconto finanziario è parte integrante del bilancio IAS Il contenuto minimo dello SP 9Lo IASB non prevede una struttura rigida di SP, SP segnala soltanto un contenuto minimo di voci, lasciando alla discrezionalità dei redattori la possibilità di creare voci addizionali, intestazioni e risultati parziali (sub‐totali) quando un altro PCI lo richieda o quando ciò sia necessario per rappresentare fedelmente la situazione patrimoniale finanziaria dell’impresa. 9Il dettaglio fornito nelle sottoclassificazioni da esporre o nel prospetto di SP o nelle note varia per ciascuna voce 142 27/11/2011 Stato patrimoniale IAS/IFRS: contenuto minimale a) Immobili, impianti e macchinari b) Investimenti immobiliari c) Attività immobiliari d) Attività finanziarie [esclusi i valori esposti in e) h) e i)] d) Attività finanziarie [esclusi i valori esposti in e), h) e i)] e) Partecipazioni valutate con il metodo del patrimonio netto f) Attività biologiche g) Rimanenze h) Crediti commerciali e altri crediti i) Disponibilità liquide e mezzi equivalenti j) Totale attività disponibili per la vendita k) Debiti commerciali e altri debiti l) F di l) Fondi m) Passività finanziarie [esclusi i valori esposti in j) e l)] n) Passività ed attività per imposte correnti o) Passività ed attività per imposte differite p) Passività associate ad un gruppo da dismettere q) quote di pertinenza di terzi presenti nel patrimonio netto r) Capitale emesso e riserve attribuibili ai possessori di capitale proprio della controllante Stato patrimoniale IAS/IFRS: criteri di classificazione delle poste L’esposizione del contenuto dello Stato Patrimoniale può essere basata su: 1) CRITERIO DELLA AFFERENZA AL CICLO OPERATIVO O CORRENTE natura delle operazioni poste in essere 2) CRITERIO DELLA LIQUIDITÀ trasformabilità in denaro entro i dodici mesi massimizzare le informazioni utili al lettore del bilancio PREFERENZA PER IL CRITERIO DELL’AFFERENZA AL CICLO OPERATIVO: CLASSIFICAZIONE DEI VALORI IN CORRENTI E NON CORRENTI 143 27/11/2011 La scelta dell’una o dell’altra modalità di rappresentazione non è totalmente discrezionale Se il ciclo operativo di un’azienda è chiaramente identificabile, la separata classificazione di attività e passività correnti e non correnti nel prospetto di stato patrimoniale fornisce informazioni utili, in quanto distingue il capitale circolante netto dal capitale usato dall’entità per le operazioni a lungo termine; inoltre evidenzia le attività da realizzare/passività da estinguere entro il termine del ciclo operativo. Il ciclo operativo di un’entità è il tempo che intercorre tra l’acquisizione di beni per il processo produttivo e la loro realizzazione in disponibilità liquide o mezzi equivalenti. Quando il normale ciclo operativo di un’entità non è chiaramente identificabile, si suppone che la sua durata sia di dodici mesi. Attività corrente: Definizione Un’attività deve essere classificata come corrente quando soddisfa uno dei seguenti criteri: a.quando ci si aspetta che sia realizzata, o si prevede che sia venduta o utilizzata nel normale ciclo operativo dell’entità; b.è posseduta principalmente per essere negoziata; c.si prevede che si realizzi entro dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio; o d.si tratta di disponibilità liquide o mezzi equivalenti (come definito nello IAS 7 Rendiconto finanziario). Tutte le altre attività devono essere classificate come non correnti. 144 27/11/2011 Alcuni esempi di Attività correnti Le rimanenze ed i crediti commerciali anche quando non sono realizzabili nel corso dei dodici mesi dalla data di bilancio (ma sono realizzabili entro il ciclo operativo dell’impresa) Le attività finanziarie possedute principalmente per la vendita ovvero la cui realizzazione è attesa entro dodici mesi dalla data del bilancio Le quote correnti di attività finanziarie non correnti Passività corrente: Definizione Una passività deve essere classificata come corrente quando soddisfa uno dei seguenti criteri: a. è previsto che sia estinta nel normale ciclo operativo di un’entità; b. è assunta principalmente per essere negoziata; c. deve essere estinta entro dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio; o d. l’entità non ha un diritto incondizionato a differire il regolamento della passività per almeno dodici mesi dalla data di riferimento del bilancio. Tutte le altre passività devono essere classificate come non correnti. 145 27/11/2011 Alcuni esempi di Passività correnti I debiti commerciali, gli accantonamenti per lavoro dipendente e gli altri costi operativi, che dovrebbero estinguersi nel normale ciclo operativo dell’impresa, sono considerati passività correnti anche se la loro estinzione avverrà oltre dodici mesi dalla data del bilancio Le altre passività, come i gli scoperti bancari, i dividendi da pagare, le imposte sul reddito e le tutte altre passività non commerciali, non estinguibili come parte del ciclo operativo dell’impresa, sono classificate come passività correnti, correnti se la loro estinzione è dovuta entro dodici mesi dalla data di bilancio o se sono assunte principalmente per essere negoziate Le quote correnti di debiti finanziari a medio‐lungo termine Stato patrimoniale: un confronto Disciplina nazionale ATTIVITÀ Destinazione economica / natura degli impieghi PASSIVITÀ Natura delle fonti di finanziamento IAS/IFRS Correnti / non correnti Correnti / non correnti Lo schema di riclassificazione proposto (A e P correnti – non correnti) - Non è confrontabile con lo SP riclassificato secondo la pertinenza gestionale (la gestione caratteristica è solo uno dei riferimenti) - Non è confrontabile con lo SP riclassificato secondo la liquidità (solo per alcuni valori si utilizza il tempo come discriminante) Nb: coerenza classificatoria tra attivo e passivo: tale schema si avvicina allo schema di riclassificazione basato sulla liquidità 146 27/11/2011 Esempio di schemi di stato patrimoniale: l’Attivo ATTIVITA’ n+1 n Attività non correnti Immobili, impianti e macchinari A i Avviamento t Altre attività immateriali Partecipazioni Attività finanziarie disponibili per la vendita Totale Attività correnti Rimanenze Crediti verso clienti Altre attività correnti Disponibilità liquide e mezzi equivalenti Totale Totale attività Esempio di schemi di stato patrimoniale: il Netto e il Passivo PATRIMONIO NETTO e PASSIVITA’ n+1 n Patrimonio netto attribuibile ai soci della capogruppo Capitale sociale Utili non ripartiti Altre riserve Totale Patrimonio netto di terzi Totale Passività non correnti Finanziamenti a lungo termine Fondo imposte differite Fondi rischi e oneri a lungo termine Totale Passività correnti Debiti verso fornitori Finanziamenti a breve termine Quote a breve di finanziamenti a lungo termine Debiti tributari Fondi rischi e oneri a breve termine Totale Passività correnti Totale patrimonio netto e passività 147 27/11/2011 Conto economico C Competenza economica: LA RICCHEZZA PRODOTTA VIENE t i LA RICCHEZZA PRODOTTA VIENE DETERMINATA ANCHE DETERMINATA ANCHE IN FUNZIONE DEI CAMBIAMENTI IN FUNZIONE DEI CAMBIAMENTI DI DI VALORE DEGLI ELEMENTI PATRIMONIALI ‐> > diffusione dell’utilizzo del fair value nella valutazione degli elementi patrimoniali Approccio patrimonialista: i ricavi/costi esprimono incrementi/decrementi nei benefici economici attesi, (sono rappresentati da incrementi/decrementi di valore di attività o decrementi/incrementi di valore delle passività) Conto Economico Statement of Comprehensive Income Il concetto di competenza economica presente nel sistema IASB fa sì che siano considerati di competenza anche costi e ricavi non realizzati, ma maturati economicamente Tali valori “non realizzati”potranno Concorrere a formare il Reddito Essere destinati a Riserva del Netto 148 27/11/2011 Statement of Comprehensive Income Con le modifiche introdotte nel nuovo IAS 1 si è deciso di accogliere in bilancio una versione ampliata del reddito d d’esercizio esercizio, che comprendesse anche i valori non realizzati, confluiti nelle riserve del netto reddito “allargato” in grado di segnalare la performance complessiva dell’impresa REDDITO NETTO + (net income) VARIAZIONI DEL P.N. (other comprehensive income) COMPREHENSIVE INCOME Statement of Comprehensive Income In conseguenza di tale approccio si avrà uno sviluppo dei valori di competenza p di q questo tipo: p valori di competenza valori non realizzati valori realizzati reddito di periodo other comprehensive income reddito “allargato” (total comprehensive income) 149 27/11/2011 Informazioni ulteriori da esporre nel prospetto di Conto Economico o nelle note • Quando le componenti di ricavo e di costo sono significative, la loro natura e l’importo devono essere indicati distintamente • Lo IAS 1 ha cancellato l’area straordinaria • Tuttavia, si richiede di riportare nel CE e nelle note quegli elementi di ricavo e di costo che trovano origine nello svolgimento di un’attività eccezionale Conto Economico: VALORI DI COMPETE ENZA Realizzati e non realiizzati Il contenuto minimo nella nuova versione (rappresentabile anche in due documenti distinti) a) ricavi; b) oneri finanziari; c) quota dell’utile o perdita di collegate e joint venture contabilizzata con il metodo del patrimonio netto; d) f) V. DI COMPETENZA Non realizzati oneri fiscali; e) un singolo valore comprendente il risultato delle attività operative cessate e il risultato della valutazione al fair value (al netto dei costi di vendita) delle attività o del(i) gruppo(i) di dismissioni che costituiscono l’attività operativa cessata; e g) h) h) l’utile o la perdita; tutti i componenti di other comprehensive income classificati per natura; quota di other comprehensive income di imprese collegate e joint ventures contabilizzate con il metodo del patrimonio netto; total comprehensive income income.. 150 27/11/2011 Conto economico Le singole entità che predispongono il bilancio possono inserire i singoli costi e ricavi in un unico prospetto oppure predisporne due: Nel primo caso one statement approach, vengono esposti in Nel primo caso, one statement approach vengono esposti in un’unica tavola tutti i valori positivi e negativi di reddito, con la determinazione del reddito potenzialmente prodotto; Nel secondo, two statement approach, nel Separate income statement trovano collocazione i costi e ricavi realizzati; nello Statement of comprehensive income si inseriscono gli altri componenti reddituali p Classificazione dei costi Lo IAS 1 incoraggia un’azienda a configurare il prospetto di CE classificando i costi secondo le due modalità alternative appresso riportate per natura per destinazione La scelta deve ricadere sulla classificazione che fornisce le indicazioni più attendibili e rilevanti. è utile nel prevedere i futuri flussi finanziari nel caso in cui venga adottata la classificazione con il metodo per destinazione dei costi è richiesta un’ulteriore informativa. la configurazione di CE che classifica i costi per destinazione può fornire agli utilizzatori informazioni più significative rispetto alla classificazione dei costi per natura, ma la ripartizione dei costi per destinazione può richiedere ripartizioni arbitrarie e comportare un considerevole grado di discrezionalità. 151 27/11/2011 Criteri di classificazione dei costi Si può optare fra due strutture scalari a seconda del tipo di impresa e di fattori storici e di settore: ANALISI DEI COSTI PER DESTINAZIONE (impostazione preferita) ANALISI DEI COSTI PER NATURA (impostazione alternativa) esprime i costi operativi evidenziando le variazioni delle rimanenze, i costi di acquisto delle materie, il costo del personale, gli ammortamenti … esprime i costi operativi evidenziando, in primo luogo, il costo sostenuto per il venduto, quindi i costi di distribuzione, amministrazione e generali, con l’obbligo in questo caso di dare informazioni sulla natura dei costi. -> ELEVATA DISCREZIONALITÀ CE con i costi classificati per natura - ESEMPIO Ricavi X Altri proventi Variazioni rimanenze di prodotti finiti e prodotti in corso di lavorazione (X) X Materie prime e materiali di consumo utilizzati X Costi connessi a benefici per i dipendenti X Ammortamenti X Altri costi X Costi Totali (X) Utile X CE con i costi classificati per destinazione - ESEMPIO Ricavi X Costo del venduto (X) Utile lordo X Altri proventi X Costi di distribuzione (X) Costi amministrativi (X) Altri costi (X) Utile X 152 27/11/2011 Considerazioni 9 Il reddito operativo tende ad identificarsi con il risultato della gestione caratteristica (verificare la natura delle componenti nelle note al bilancio) 9 Ciascuna impresa utilizza tavole specifiche, con diverse tipologie di risultati intermedi: necessità di un’operazione di omogeneizzazione 9 Proventi ed oneri finanziari possono essere rappresentati separatamente (oppure si indica il valore netto) 9 Non è possibile evidenziare i componenti straordinari (necessità di riclassificazione del bilancio) Analisi di bilancio e Componenti straordinarie L’inclusione nella gestione caratteristica determina una g modifica negli indici di bilancio Soluzioni operative: 1) Bilanci “italiani” 2) Bilanci per alcuni secondo la normativa italiana, per altri secondo i PCI: Applicare i medesimi criteri di riclassificazione; analisi qualitativa Applicare i medesimi criteri di riclassificazione; analisi qualitativa 3) Solo PCI 153 27/11/2011 Other comprehensive income Come utilizzare i valori contenuti in tale sezione? ‐ A fini interpretativi, a supporto di C e R contenuti A fi i i t t ti i t di C R t ti nella prima sezione (num. e denom. non omogenei) ‐ Per il calcolo di indici di bilancio: nb. Le due sezioni sono interdipendenti: Es: attività disponibile per la vendita L’incremento di valore nel tempo rientra nell’OCI; la plusvalenza nella prima sezione (rettifiche) Comparabilità dei bilanci Costruzione degli indici di bilancio: Il reddito potenzialmente prodotto non è omogeneo con il Il reddito potenzialmente prodotto non è omogeneo con il reddito realizzato. Possibile soluzione: considerare solo la prima sezione del CE IAS e gli elementi patrimoniali all’1/1/x (i valori finali incorporano i maggiori valori anche se non realizzati) Interpretazione degli indici: Interpretazione degli indici: Valutazione prevalentemente qualitativa 154 27/11/2011 Rendiconto finanziario IAS 7 FUNZIONE: Evidenziare la capacità dell’impresa di generare i flussi finanziari fornendo utili informazioni di carattere quantitativo e qualitativo I flussi elementari possono essere ricondotti a 3 tipologie di attività: • OPERATING ACTIVITIES (gestione operativa aziendale quale insieme di attività finalizzate alla rilevazione dei ricavi dell’impresa diverse da quelle di investimento e finanziarie) • INVESTING ACTIVITIES (gestione degli investimenti immobilizzazioni materiali, immateriali, finanziarie) in • FINANCING ACTIVITIES (gestione finanziaria) 155