Verbi italiani - Blog-ER

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LA STRUTTURA DEI VERBI ITALIANI
Il complemento oggetto è un nome o un pronome, distinto dal soggetto del verbo, su cui si dirige, transita
l’azione del verbo stesso=Io conosco Luisa; Stefano ha comprato un panino. Il complemento oggetto,
generalmente posto dopo il verbo, non è introdotto da alcuna preposizione, ma solo, a volte, dall’articolo.
Per semplicità possiamo dire che il complemento oggetto risponde alla domanda “Chi? Che cosa?”, ma
attenzione! Prima di individuare il complemento oggetto bisogna sempre trovare il soggetto (=“il
protagonista”) del verbo, altrimenti si possono commettere gravi errori. Nella frase “Arriva mia zia”, mia zia è
il soggetto del verbo, non il complemento oggetto, che in questo caso non c’è. Non tutti i verbi, infatti, possono
reggere il complemento oggetto. Ad esempio non posso dire “Io nuoto qualcuno o qualche cosa”.
I verbi si dividono così in transitivi, che reggono il complemento oggetto (ad es. chiamare, dire, fare, toccare,
lodare, ecc.), e intransitivi, che non reggono il complemento oggetto (ad esempio apparire, camminare,
diventare, divenire, sembrare, ecc.).
I verbi transitivi possono avere anche forma riflessiva, in cui l’azione si riflette sul soggetto attraverso un
pronome in forma debole (= particella pronominale) che si riferisce al soggetto stesso: Io mi lavo=io lavo me
stesso.
Alcuni verbi intransitivi, detti intransitivi pronominali, hanno forma ma non significato riflessivo: ad esempio
“Io mi pento” non vuol dire “Io pento me stesso”, ma il pronome è richiesto sempre, in tutte le sue forme dal
verbo pentirsi (non esiste il verbo “pentire” senza pronome riflessivo).
Solo i verbi transitivi possono avere forma passiva, dove cioè l’azione è subìta, ricevuta dal soggetto:
Antonio è colpito.
In alcuni tempi dei verbi in forma attiva e riflessiva e in tutti i tempi dei verbi in forma passiva si unisce
l’ausiliare, cioè il “verbo aiutante” avere o essere.
Per comprendere il funzionamento dell’ausiliare nei verbi bisogna imparare bene a memoria questo schema e in
particolare la corrispondenza fra tempi composti (seconda e quarta colonna) e tempi semplici (prima e terza).
TEMPI SEMPLICI
TEMPI COMPOSTI
TEMPI SEMPLICI
IMPERATIVO
INDICATIVO
Presente
Imperfetto
Passato remoto
Futuro semplice
TEMPI COMPOSTI
Passato prossimo
Trapassato prossimo
Trapassato remoto
Futuro anteriore
––––––––
Presente
GERUNDIO
Presente
Passato
PARTICIPIO
Presente
Imperfetto
CONGIUNTIVO
Passato
Trapassato
Presente
Passato
Presente
CONDIZIONALE
Passato
Presente
––––––––
––––––––
INFINITO
Passato
1) VERBI IN FORMA ATTIVA
I tempi composti di un verbo transitivo in forma attiva o intransitivo si formano con l’ausiliare nel
corrispondente tempo semplice + il participio passato del verbo.
Ricorda: I verbi transitivi in forma attiva hanno sempre l’ausiliare avere (perché usano l’ausiliare essere
per formare il passivo e i tempi composti della forma riflessiva) mentre i verbi intransitivi (che non hanno
mai forma passiva) hanno alcuni l’ausiliare avere (ad esempio dormire, nuotare, aderire) altri l’ausiliare
essere (ad esempio arrivare, diventare, sembrare, rimanere).
Esempi:
* Il trapassato remoto attivo di mangiare, che è un verbo transitivo, si forma con il passato remoto di
avere=ebbi + il participio passato di mangiare=mangiato. Quindi: ebbi mangiato.
* Il passato prossimo di camminare, che è un verbo intransitivo che ha come ausiliare avere, si forma con il
presente di avere=ho + il participio passato di camminare=camminato. Quindi: ho camminato.
* Il trapassato prossimo di andare, che è un verbo intransitivo che ha come ausiliare essere, si realizza con
l’imperfetto di essere=ero + il participio passato di andare=andato. Quindi: ero andato.
2) VERBI IN FORMA RIFLESSIVA
I tempi composti di un verbo transitivo in forma riflessiva e degli altri verbi pronominali si formano
con la particella pronominale (=pronome riflessivo in forma debole o atona) che si riferisce al soggetto
(mi, ti, si, ci, vi) + l’ausiliare essere nel corrispondente tempo semplice + il participio passato del verbo.
Esempi:
* La prima persona singolare del trapassato remoto riflessivo di lavare, si forma con la particella pronominale
riflessiva mi + il passato remoto (=corrispondente tempo semplice) di essere=fui + il participio passato di
lavare=lavato. Quindi: mi fui lavato.(=“ho lavato me stesso”)
* La prima persona singolare del passato prossimo di accorgersi, che è un verbo intransitivo pronominale,
che ha cioè forma riflessiva ma non significato riflessivo (non vuol dire infatti “accorgere se stesso”), si
forma con la particella pronominale riflessiva mi + il presente (=corrispondente tempo semplice) di
essere=sono + il participio passato di accorgersi=accorto. Quindi: mi sono accorto.
3) VERBI IN FORMA PASSIVA
Tutti i tempi (semplici o composti) di un verbo transitivo in forma passiva si formano con l’ausiliare
essere nello stesso tempo + il participio passato del verbo. Solo nei tempi semplici l’ausiliare essere si
può sostituire con venire. Esempi:
* l’imperfetto passivo di punire si forma con l’imperfetto di essere=ero + il participio passato di
punire=punito. Quindi: ero punito (o venivo punito)
* il trapassato prossimo passivo di punire si forma con il trapassato prossimo di essere=ero stato + il
participio passato di punire=punito. Quindi: ero stato punito.
ATTENZIONE! Come vedi l’imperfetto ero + participio passato forma il trapassato prossimo di un verbo
intransitivo (ero andato) ma l’imperfetto di un verbo transitivo in forma passiva (ero punito).
In generale possiamo quindi dire che un tempo semplice dell’ausiliare essere + il participio passato di un
verbo forma il corrispondente tempo composto se il verbo è intransitivo, lo stesso tempo semplice se il
verbo è transitivo in forma passiva.
Quando dunque devi identificare modo e tempo di un verbo con ausiliare essere ti devi chiedere se il verbo è
intransitivo o transitivo passivo. Se essere può essere sostituito da essere stato (o da venire) + il participio
passato del verbo, allora il verbo è transitivo passivo; altrimenti è intransitivo (attivo).
Se è intransitivo sarà sicuramente nel tempo composto corrispondente al tempo semplice dell’ausiliare; se è
transitivo passivo il tempo e modo sarà quello stesso dell’ausiliare.
Ad esempio: Sono arrivato. Arrivare è intransitivo (non posso dire “essere stato arrivato” o “venire
arrivato”), quindi si tratta di un tempo composto. Dal momento che l’ausiliare sono è all’indicativo presente il
corrispondente tempo composto è il passato prossimo. Quindi sono arrivato è passato prossimo di arrivare.
Sono colpito. Colpire è invece un verbo transitivo in forma passiva (posso infatti dire “essere stato colpito” o
“venire colpito”): Dal momento che sono è indicativo presente anche il verbo sarà al tempo stesso
dell’ausiliare, cioè all’indicativo presente. Sono colpito è quindi indicativo presente passivo di colpire.
SCHEMA RIASSUNTIVO
TEMPI SEMPLICI
TEMPI COMPOSTI
verbi transitivi
in forma attiva
non vogliono ausiliare
verbi intransitivi
(hanno solo la forma
attiva)
verbi transitivi
in forma riflessiva e
verbi pronominali
verbi transitivi
in forma passiva
non vogliono ausiliare
ausiliare avere nel
corrispondente tempo semplice
+ il participio passato del verbo
ausiliare avere o essere nel corrispondente
tempo semplice
+ il participio passato del verbo
ausiliare essere nel corrispondente tempo
semplice
+ il participio passato del verbo
ausiliare essere
nello stesso tempo composto
+ il participio passato del verbo
non vogliono ausiliare
ausiliare essere
nello stesso tempo semplice
+ il participio passato del verbo
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