ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Adolescenza, identità personale e sessualità: il ruolo del ginecologo consultoriale e il rapporto con le altre figure professionali Sara Mariorenzi Introduzione II ruolo strategico del ginecologo consultoriale nell'accoglienza dei bisogni dell'adolescente e nella prevenzione di possibili forme di disadattamento psicologico e sociale. Il medico, "toccando" il corpo, mette in moto emozioni la cui origine e le cui possibili conseguenze a breve o lungo termine non possiamo cogliere con immediatezza. Il ginecologo adolescenziale, in particolare, è un primo riferimento per molte adolescenti che cominciano a provare le nuove sensazioni dell'essere adulti e le prime responsabilità di decidere tanti significati della propria vita, a cominciare dalla sessualità. Il giovane maschio dovrebbe trovare un analogo riferimento nella figura del-l'andrologo; tuttavia sussistono ancora notevoli resistenze culturali proprio da parte di molti uomini, oltre ad un'oggettiva difficoltà delle 1 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 istituzioni sanitarie pubbliche a recepire l'importanza di una tale figura nell'ambito consultoriale. È interessante tuttavia far presente che anche ad un ginecologo capita spesso di raccogliere le confidenze di adolescenti maschi che hanno accompagnato la fidanzata o un amica durante una visita e soprattutto nell'ambito dei corsi di educazione alla sessualità, all'affettività e alla relazionalità nelle scuole. Al medico viene richiesta una grande capacità di saper ascoltare, proprio per stabilire quel rapporto empatico che permetta di approfondire tanti aspetti della vita relazionale dell'adolescente al di là di una specifica valutazione medica. Il ginecologo consultoriale deve esser capace, perciò, di cogliere il "non detto" e tutte le possibili "sofferenze nascoste" per mettere in atto "un invio senza traumi" verso specialisti più competenti, aiutando, quindi, i ragazzi a considerare l'invio ad una terapia psicologica o ad altre terapie mediche, come una indicazione di aiuto e prevenzione e non come sconfitta eistenziale. Accompagnare verso scelte responsabili, far riflettere su situazioni in atto poco chiare e aiutare a far comprendere l'importanza di un aiuto specialistico, è un passaggio basilare per rendere realmente completa e moderna la figura del ginecologo consultoriale proprio perché l'età adolescenziale, per sua natura, è caratterizzata da contraddizioni e conflitti. L'adolescente vive una fase di delicata maturazione fisiologica e psicologica in cui, pur non essendo più un bambino, non è ancora un adulto: oscilla tra comportamenti ed esigenze di sostegno affettivo e relazionale vivendo, in modo spesso conflittuale, tra il bisogno di autonomia e indipendenza e la paura dell'abbandono, parentale e genitoriale. Il suo inserimento nella società implica generalmente il superamento di una serie di tappe fondamentali e necessarie: - in primo luogo, l'accettazione dei cambiamenti fisiologici e la maturazione sessuale, attraverso un processo intrapsichico, che permette il superamento dei vecchi equilibri raggiunti nella fanciullezza e la graduale accettazione di un fisico adulto con tutte le implicazioni che ne conseguono; - la costruzione di un'identità nuova rispetto a quella infantile, che gli consenta di interagire col mondo esterno e di emanciparsi dai genitori, sia sul piano concreto che su un piano emotivo-affettivo; - l'enucleazione di una scala di valori e di obiettivi che si accompagni alla ricerca dei motivi e delle finalità dell'esistenza, nonché alla prospettiva di un futuro nel mondo degli adulti. Naturalmente, questo processo necessita di tempo e può avere esiti differenti, a seconda delle caratteristiche del singolo e delle sue capacità di vivere il cambiamento, come anche delle risposte che trova nel mondo degli adulti. A tutto questo si deve aggiungere il ruolo di internet che ha accelerato i processi di socializzazione, talvolta sostituendosi ai tradizionali canali di formazione dell'identità dell'individuo. 2 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Le nuove modalità comunicative dell'adolescente del terzo millennio SMS, Chat, e-mail, MMS, identità virtuali, cyber-relazioni per citare una terminologia più nota: solo qualche anno fa si sarebbe pensato al linguaggio di un altro pianeta. Gli enormi progressi in campo tecnologico stanno permettendo una grande facilità comunicativa in tempo reale tra persone diverse, in posti e culture molto lontane favorendo, almeno apparentemente, una vicinanza e solidarietà. In realtà non sempre è così: l'esperienza clinica ci insegna che moltissime persone soffrono di solitudine, di un vuoto interiore che si tenta di colmare attraverso rapporti stabiliti tramite le nuove tecnologie. Forse non è fuori luogo dire che "non si parla, ma si digita". I rapporti amorosi sono costruiti in rete, il corteggiamento avviene tramite le sintetiche sigle degli SMS, la realtà e la virtualità rischiano di non avere più confini controllabili. La grande possibilità di comunicare con persone diverse è, potenzialmente, una grande ricchezza perché permette di aprire i propri orizzonti ed essere più tolleranti davanti a qualsiasi fonte di diversità. Il vero problema è, tuttavia, la mancanza di un filtro per difendersi da chi utilizza la rete per finalità molto ambigue . L'esperienza in chat, per esempio, ruota attorno al nickname che si decide di "indossare": lo pseudonimo on line rappresenta il simbolo della propria presenza in rete e, come tale, rispecchia le caratteristiche di stabilità e di mutevolezza. Il nickname si pone come l'interfaccia tra la propria identità reale e quella on line, configurandosi come la "pelle telematica". Il nick costituisce un mezzo critico di presentazione attraverso il quale sarà possibile una prima impressione di noi stessi nel cyberspazio. I numerosi studi svolti finora, pur avendo un'attendibilità limitata (soprattutto per quanto riguarda quelli eseguiti on-line), hanno portato alla luce una nuova gamma di disturbi psichici: considerando l'inarrestabile e rapida espansione della Rete, le psicopatologie Internet correlate acquisiscono grande rilievo ed è prevedibile che negli anni futuri possano assumere dimensioni sempre più ampie. Le valutazioni eseguite sui possibili rischi psicopatologici della comunicazione multimediale hanno consentito l'identificazione di una nuova entità diagnostica: la IAD (acronimo di Internet Addiction Disorder),ovvero la sindrome, da dipendenza da Internet. II fatto suscita dubbi e perplessità in molti, che sostengono non si possa sviluppare alcuna dipendenza psicologica da un dispositivo, per quanto sofisticato. I "retomani", però, non dipendono da una macchina, ma dalle sensazioni e dalle esperienze vissute mentre usano quella macchina. Negli ultimi vent'anni gli psicologi hanno cominciato a riconoscere che è possibile sviluppare dipendenze non solo da sostanze chimiche: le persone sviluppano dipendenza da quello che fanno e da ciò che provano mentre lo fanno. La Canadian Medicai Association sostiene che la IAD «è reale quanto l'alcolismo; provoca - come le altre patologie da dipendenza - problemi 3 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 sociali, desiderio incontrollabile, sintomi astinenziali, isolamento sociale, problemi coniugali, difficoltà economiche e lavorative». I soggetti maggiormente predisposti al suo sviluppo sono persone di età compresa fra i 15 e 40 anni, con difficoltà comunicative derivanti da problemi psicologici e psichiatrici, familiari e relazionali . Prendendo in riferimento molte ricerche, si può affermare che i preadolescenti italiani che usano abitualmente Internet dichiarano di navigare generalmente da soli, prevalentemente di sera, utilizzando soprattutto le chatline in collegamento non solo con coetanei, ma con chi capita. Questo mezzo comunicativo è considerato una via utile per scoprire nuovi amici e, di solito, nessuno racconta ad altri con chi e su cosa chatta. Per gli adolescenti si può dire che usano la rete per: a) sperimentare ed esplorare la propria identità; b) gratificare bisogni di intimità e appartenenza; e) gestire la vita fuori delle mura domestiche, in un processo di separazione dalla famiglia finalizzato all'ingresso nell'età adulta; d) sperimentare un'identità sociale; e) sperimentare forme di sesso virtuale. La "fase del guardone" (lurker) è considerata lo stadio embrionale della dipendenza da Internet: il soggetto passa fugacemente da un sito all'altro, approfondendo le conoscenze sulla Rete e appropriandosi del suo gergo. Tra le psicopatologie correlate con Internet le più diffuse sono: a) La dipendenza da cyber-sesso (cybersexual addiction), b) La dipendenza da cyber-relazioni. La dipendenza da cyber-sesso (cybersexual addiction): con tale termine si può intendere non solo tutto il materiale vietato ai minori di 18 anni disponibile in Rete, ma anche la relazione erotica fra due utenti attraverso email e mezzi similari . La dipendenza da cyber-relazioni (cyber relationship addiction): sollecita a stringere legami amicali-affettivi mediante e-mail, chat o newsgroup, a scapito dei rapporti familiari e sociali. Le chat sono il servizio attraverso cui più facilmente si sviluppa tale dipendenza, perché le persone che s'incontrano in chat sembrano poter offrire non solo una compagnia gentile e premurosa, ma quel tipo d'interessamento, di sostegno e d'incoraggiamento che spesso richiede anni per essere raggiunto in un'amicizia reale; dai gruppi di discussione - ove nessuno esprime un giudizio negativo sugli altri, e chi lo fa può essere ignorato - si ricava, poi, quella sensazione dì conferma e di riconoscimento immediati su cui è così difficile poter contare nella maggior parte delle situazioni sociali. Mentre chatta, il cybernauta può assumere qualsiasi identità ed essere di qualsiasi prestanza, sesso e religione, colmando il vuoto costituito dai bisogni insoddisfatti di comunicazione interpersonale o che avverte nella propria personalità, nell'autostima, nel senso di sé. Quindi, la psicologia dei legami che si stringono in Rete è interessante, ma anomala: si realizza la situazione di due "intimi sconosciuti", nella quale il tempo di costruzione del rapporto interpersonale è molto accelerato (forse troppo) e gli individui sono portati a esprimersi e 4 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 ad aprirsi agli altri come non farebbero nella vita reale. Salute sessuale e identità personale A) Il ginecologo e l'identità dell'adolescente L'identità di genere è il risultato di 3 ordini di fenomeni: - somatico (genitali, caratteri sessuali secondari, differente fisiologia, ormoni ecc.), - psicologico (meccanismi psicologici di auto ed etera attribuzione dell'identità sessuale), - culturale (immagini più o meno stereotipe sui ruoli familiari e sociali tra i due sessi). Nonostante l'ambiguità del termine, è indubbio che, per coloro i quali siano dediti a questa attività, il sesso migliore sia quello praticato con un partner senza alcun tipo di coinvolgimento. A questo si aggiunge l'impossibilità di essere rintracciati ovvero l'opportunità d'interrompere a piacimento la relazione, dileguandosi, e di mantenere segreto questo aspetto della vita intima e la possibilità di esprimere tutti quegli impulsi che normalmente si pensa vadano repressi nella vita quotidiana. Il messaggio che si riceve è che tutto sia perfettamente ammesso e normale nell' ambiente Internet, anche le più sfrenate fantasie sessuali. Il rapporto fra questi tre ordini di fattori e l'ipotetica prevalenza di uno di essi sugli altri nella strutturazione dei comportamenti costituisce il vero problema. Le dimensioni che qui ci interessano maggiormente riguardano l'identità sessuale nucleare (il considerarsi maschio o femmina da parte del soggetto) e l'identità di ruolo sessuale, ovvero il complesso di attitudini psicologiche e di comportamenti interpersonali che differenziano i due sessi. Sia l'una sia l'altra identità nascono e si forgiano in seno alla famiglia d'origine, secondo stili e modelli di comportamento tipici della cultura prodottasi al suo interno. Questi stili sono, in parte, legati al genere (e, quindi, soggetti a grande influenza da parte dei modelli sociali più ampi), ma, per altri versi, si situano a un livello meta rispetto alla differenza e ai ruoli sessuali, per costituire una struttura mentale comune e distintiva di ogni specifico nucleo familiare: le modalità di espressione delle emozioni, stili comunicativi, scale di valori ecc. L'adolescente vive angosciosamente il tema del possesso del proprio corpo. Quali sono i comportamenti appropriati, accettati e condivisi per un uomo o per una donna? Per rispondere a queste domande, vorremmo partire da alcuni stereotipi di genere, cioè immagini e rappresentazioni comuni e ipersemplificate della realtà che influenzano il pensiero collettivo, riempiendo di specifici contenuti le convinzioni e le idee di un determinato gruppo sociale rispetto a uomini e donne e ai rapporti tra essi. Tra questi troviamo: "i bambini sono più forti e più vivaci delle bambine", "i maschi non piangono", "gli uomini sono più bravi nella attività di riparazione/manutenzione della casa, le donne nei lavori domestici", "i figli 5 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 devono stare con la madre". L'analisi degli stereotipi tradizionali fornisce preziosi elementi per comprendere i condizionamenti storici connessi ai comportamenti "femminili" e "maschili": Da quanto abbiamo detto risulta estremamente rilevante il modo in cui il soggetto interpreta, nell'ambito cognitivo, le proprie reazioni emozionali e i propri conseguenti comportamenti. Ciò dipende dall'immagine o schema di sé e dai sistemi di valori, di convinzioni e di abilità, cioè dalla struttura cognitiva che l'individuo ha elaborato in base alle sue esperienze personali e al processo di acculturazione. La qualità emotiva, infatti, di una stessa risposta di attivazione varia in base alle aspettative, alle convinzioni e alla conseguente interpretazione che ne elabora il soggetto. Tale struttura cognitiva guida da una parte la percezione, focalizzando l'attenzione su aree rilevanti dell'ambiente esterno e interno, e l'interpretazione di essa, che viene adeguata alle convinzioni e alle regole proprie di ogni singolo individuo; dall'altra parte dirige il processo di emissione delle risposte, in quanto vengono prodotte solo quelle che hanno la massima probabilità di successo o riducono al minimo l'ansia o l'incertezza del soggetto. Vediamo più specificamente le componenti di tale struttura cognitiva: a. Immagine o schema di sé. È l'insieme delle caratteristiche che il soggetto si attribuisce sia da un punto di vista fisico (bello, forte, brutto, debole, maschio, femmina ecc.) sia da un punto di vista morale e intellettuale (buono, intelligente, cattivo, stupido ecc.). Fondamentale a questo proposito è - come ampiamente specificato prima - lo sviluppo di un'identità di genere (maschile, femminile) e di un'identità di ruolo, entrambe risultato di processi di apprendimento derivanti dall'organizzazione di esperienze esistenziali. Strettamente legato a questi aspetti è lo stabilirsi dell'orientamento e delle preferenze sessuali, anch'esso legato a modificazioni apprese di strutture preprogrammate biologicamente. b. Sistemi di convinzioni e di valori. Costituiscono l'insieme delle credenze del soggetto circa le leggi che regolano il mondo e i rapporti con gli altri, la possibilità di agire efficacemente sull'ambiente, le caratteristiche dei vari ruoli sociali, le azioni che ci si possono aspettare dagli altri ecc. Per quanto riguarda la sessualità, intervengono a questo proposito le valutazioni di natura morale, estetica e talvolta anche igienica, che vengono attribuite alla sfera sessuale in generale (sesso come peccato o sporco, oppure sesso come piacere o responsabilità ecc.) e a talune pratiche o abitudini sessuali specifiche. Vi sono anche le convinzioni circa quelle che dovrebbero essere le caratteristiche adeguate di chi occupa un dato ruolo (maschio, femmina, amante, marito, moglie ecc.) e ciò che gli altri si aspettano da lui in particolari situazioni (per es., durante un rapporto sessuale). e. Sistemi di conoscenze e di abilità. Rappresentano la somma totale dei fatti noti o accertati (o presunti tali) in possesso del soggetto e delle abilità di vario tipo, cognitivo, comportamentale ecc., che egli ha appreso nel corso dell'esistenza. In ambito sessuale, troviamo dunque le 6 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 conoscenze circa i fatti della fisiologia del sistema riproduttivo, del concepimento, della gravidanza, della contraccezione, delle abitudini e dei costumi sessuali, nonché talune abilità cognitive specifiche. Fra queste ultime, abbiamo l'autocontrollo di tipo esclusivamente cognitivo, esercitato su idee o immagini di sé. Sinteticamente possiamo distinguerne quattro componenti: - self-monitoring (automonitoraggio): il sapere osservare il proprio ruolo e i propri obiettivi, soprattutto a breve termine; self-evaluation (autovalutazione): il sapere attribuire correttamente le responsabilità dei propri successi e insuccessi a se stessi o agli altri; questo è estremamente importante anche a proposito dell'individuazione dell'origine della causalità degli eventi in agenti esterni o interni; self-efficacy (autoefficacia): il saper avere delle aspettative realistiche circa la propria probabilità di successo in una data situazione problematica; questo aspetto è strettamente connesso al cosiddetto achievement need, il grado, cioè, in cui il soggetto aspira al successo e viene da esso motivato; - self-reinforcement (autorinforzo): il sapersi gratificare quando si sono raggiunte delle mete, anche se minime. Un individuo con una falsa percezione di sé, sia in senso svalutativo sia sopravvalutativo, tende ad avere processi di self-evaluation e self-efficacy disfunzionali, per cui non inizierà alcuna nuova azione per paura dell'insuccesso, oppure si lancerà in imprese troppo azzardate con inevitabile fallimento. B) Il ginecologo e la salute sessuale dell' adolescente L'obiettivo che accomuna vari ricercatori è comprendere come favorire e, quindi, permettere di raggiungere un'armonica salute sessuale relativamente a tre aspetti: - la capacità di gioire e di controllare il comportamento sessuale e riproduttivo in accordo con l'etica personale e sociale; - la liberazione da paure, vergogna e sensi di colpa, false credenze ed altri fattori psicologici che possono inibire la risposta sessuale ed interferire sulle relazioni; - l'assenza di disturbi, di disfunzioni organiche, di malattie o di insufficienze che possono interferire con la funzione sessuale e riproduttiva. La salute sessuale va comunque integrata in un quadro più ampio. L'OMS ha delineato il concetto di salute prospera nel suo documento Obiettivi per la salute per tutti, adottato dagli stati membri della Regione Europea, che esorta a: » garantire equità di salute riducendo l'attuale divario nello stato di salute tra vari paesi e tra tutte le comunità che vi dimorano; « aggiungere vita agli anni garantendo il pieno sviluppo e impiego di tutte le capacità fisiche e mentali integrali o residue per trame pieno beneficio e per affrontare la vita in modo sano; 7 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 « aggiungere salute alla vita riducendo le malattie e le invalidità; » aggiungere anni alla vita riducendo le morti premature accrescendo quindi l'aspettativa di vita. Questa visione ampia e favorevole per la Promozione della Salute comporta profonde implicazioni - per la qualità della vita di ogni singolo individuo, delle famiglie, delle comunità e della società - ed esorta a cambiamenti innovativi nel modo di valutare la salute in tutta la società. La definizione di Promozione della Salute fornita nella Carta di Ottawa, descritta come "il processo che consente alla gente di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla", enfatizza la necessità del controllo delle proprie risorse, importanti sia per l'individuo sia per la società, e da rilievo all'importanza dell'empowerment personale. La salute viene pertanto vista come uno stato di capacità, capacità di influire sul proprio organismo e sul proprio ambiente. La salute è una combinazione dinamica di aspetti biologici e comportamentali determinata da molti fattori: - Fattori individuali: biologici: tra i quali le predisposizioni genetiche e il processo di invecchiamento; comportamentali: tra i quali l'alimentazione, il consumo di alcol e sigarette, l'abuso di sostanze, il tipo di esercizio fisico svolto, le abitudini sessuali, lo stress, le abitudini del sonno, le attività ricreative; psicologici: tra i quali l'autostima, le capacità comunicative e di risoluzione dei problemi. - Fattori familiari: tra i quali la solidità della struttura familiare, l'entità del sostegno emotivo. - Fattori socioeconomici: tra i quali lo stato socioeconomico, l'istruzione, l'accesso alle cure sanitarie e loro adeguatezza, le condizioni di lavoro, le attività ricreative, l'adeguatezza delle abitazioni, l'alimentazione, l'esercizio fisico, la disponibilità di lavoro, la qualità delle relazioni sociali e del sostegno sociale. - Fattori culturali: tra i quali le convinzioni sulla salute, le abitudini sanitarie, le abitudini alimentari, le attività sociali, le pratiche sessuali, il genere sessuale e le aspettative di ruolo. - Abitudini di consumo: tra le quali la pubblicità, i costi e la disponibilità di beni e servizi. - Fattori ambientali: tra i quali gli inquinanti atmosferici, l'inquinamento acustico, la qualità dell'acqua, i rifiuti chimici e nucleari, la deforestazione, i processi industriali. - Struttura della società: che comprende le leggi, le normative. I disturbi psichici in adolescenza I disturbi psichici in adolescenza si manifestano spesso attraverso il corpo e il ginecologo ha l'opportunità di percepirli talvolta allo stato nascente. Ci soffermeremo solo sulle patologie alimentari e su quelle dell'identità che sono quelle con cui più facilmente il ginecologo viene a contatto. La funzione strategica del ginecologo consultoriale permette di intervenire in maniera preventiva su ogni possibile forma di disadattamento. La ragazza 8 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 vive, in genere, con maggiore accettazione la visita ginecologica come momento importante nel suo cammino di donna: se l'approccio è impostato in maniera empatica e di ascolto attento, permette di aprire canali comunicativi chiusi e entrare con discrezione nei progetti di vita della giovane, per discuterne insieme e ampliarne le vedute in un'ottica di possibili prevenzioni sanitarie. È evidente che tutto questo richiede tempo e una grande capacità di accoglienza: solo così si può creare fluidità ed armonia in un "incontro" capace di permettere il passaggio da una visita medica alla possibilità di stabilire un dialogo. Creando ascolto si possono creare le premesse positive per un invio ad altri specialisti, qualora necessario, senza che questo crei ansia e anzi favorendo una sorta di punto di riferimento. Diventa prioritaria l'importanza dell'equipe che condivide una strategia operativa e una sua peculiare condivisione di un modello di lavoro. Tutto questo porta a prevenire: - eventuali patologie della sessualità - eventuali malformazioni - fantasie negative sul proprio corpo - l'infertilità - IVG - un vissuto immaturo della contraccezione. Il ginecologo consultoriale diventa una figura medica che deve accompagnare l'adolescente verso la crescita. Trattiamo in maniera più approfondita alcune problematiche che possono portare a gravi forme psicopatologiche se non affrontate in tempo e sulle quali - almeno inizialmente - si tende a fuggire da qualsiasi aiuto specialistico psicologico. A) Anoressia e bulimia Durante il Medioevo alcune sante praticavano forme di rinuncia e controllo del corpo che avevano il significato di avvicinamento al divino. Chiara d'Assisi, Margherita da Faenza, Angela da Foligno durante il XIII secolo, Caterina da Siena nel secolo successivo, fino ad arrivare a Teresa d'Avila durante il XVI secolo, rappresentano esempi di ascetismo in cui il digiuno era una pratica abituale, al punto che sono state definite "sante anoressiche". Oltre al significato mistico che la pratica del digiuno aveva tra le sante asceti-che nel Medioevo, l'astinenza dal cibo ha assunto anche significati differenti. Ad esempio, durante il periodo dell'Inquisizione, astenersi dal cibo poteva essere interpretato come segnale di possessione del demonio. In Giappone, durante il Medioevo, esisteva una setta religiosa i cui adepti, chiamati mura, praticavano una forma estrema di ascetismo. Questi asceti cercavano un completo controllo del corpo attraverso lo spirito e, nella loro ricerca del "corpo perfetto", si facevano seppellire vivi per tentare la mummificazione del corpo. 9 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Bisogna arrivare al 1689 per avere la prima descrizione clinica, da parte del medico inglese Morton, di quella che viene considerata, nell'epoca moderna, l'anoressia nervosa. Nei due secoli successivi, l'anoressia compare raramente nei resoconti clinici dei medici. A parte il lavoro di Morton, lo studio dell'anoressia viene fatto risalire generalmente alla seconda metà del XIX secolo. Due medici, William Withey Culi ed Ernest Charles Lasègue, diedero descrizioni cliniche dettagliate dell'anoressia. Successivamente, per tutto il XX secolo, l'anoressia nervosa è stata oggetto di studi sempre più accurati, sia in ambito psicologico e psichiatrico, sia in ambito storico, sociologico e antropologico. L'anoressia nervosa è un disturbo caratterizzato da un insieme di aspetti quali: - distorsione dell'immagine corporea e paura patologica di ingrassare; - eccessiva influenza del peso e della forma corporea sui livelli di autostima; - alterazioni organiche provocate dalla denutrizione; - sindromi psichiatriche associate. La distorsione dell'immagine corporea e la paura patologica di ingrassare consistono in un atteggiamento irrealistico nei confronti del proprio corpo e in un'eccessiva preoccupazione di assumere peso. La persona si sente in sovrappeso anche se è obiettivamente al di sotto del proprio peso forma, oppure ritiene "troppo grasse" alcune parti del proprio corpo, come ad esempio le cosce o i glutei. Al fine di dimagrire, la persona anoressica mette in atto digiuni di lunga durata, tenta di eliminare il cibo assunto attraverso condotte di compenso (vomito e/o uso improprio di lassativi, enteroclismi o diuretici), o svolge un'intensa attività fisica. L'effetto di queste pratiche è generalmente una diminuzione del proprio peso corporeo al di sotto della soglia considerata adeguata per l'età e la statura. La seconda caratteristica dell'anoressia riguarda i livelli di autostima, che risultano eccessivamente influenzati dal peso e dalla forma del corpo. Avendo un'immagine distorta del proprio corpo, la persona anoressica si percepisce inadeguata ed incapace, mantenendo così un basso livello di autostima. Soltanto attraverso il controllo del proprio corpo e della fame la persona anoressica può percepire una sensazione positiva, compensando parzialmente la bassa autostima. L'effetto di questi atteggiamenti distorti può essere un progressivo isolamento sociale, facilitato dal desiderio di tenere nascoste le abitudini almentari disfunzionali. La terza caratteristica riguarda le alterazioni organiche che possono derivare dalla denutrizione. Le conseguenze della perdita di peso riguardano problemi fisici (come ad esempio la scomparsa delle mestruazioni o il loro ritardo, la perdita di minerali a livello osseo, le alterazioni della cute, i disturbi a livello gastrointestinale o muscolare) associati ad una cattiva nutrizione. Nei casi più gravi si può riscontrare il decesso della persona anoressica in seguito a disturbi del funzionamento cardiaco. La quarta caratteristica riguarda le sindromi psichiatriche associate al disturbo. I soggetti anoressici, infatti, possono presentare sindromi depressive, associate, a volte, a pensieri di suicidio e stati d'ansia. Generalmente, il disturbo anoressico compare per la prima volta in seguito ad una dieta intrapresa con l'obiettivo di perdere peso. L'evoluzione del 10 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 disturbo anoressico prevede alcune fasi. All'inizio la persona si sente soddisfatta poiché percepisce di essere riuscita nell'intento di dimagrire e di avere un controllo sul proprio corpo. Successivamente, quando il peso continua a diminuire nel corso del tempo, la persona anoressica giunge a perdere del tutto il controllo sulla propria alimentazione e la perdita di peso continua inesorabilmente senza possibilità di intervenire su questo processo. La bulimia nervosa, invece, è un disturbo caratterizzato dai seguenti aspetti: - abbuffate alimentari frequenti; - comportamenti di compenso ricorrenti e inappropriati; - livelli di autostima eccessivamente influenzati dal peso e dalla forma corporea; - sindromi psichiatriche associate. La caratteristica tipica della bulimia nervosa, che la distingue nettamente dall'anoressia, è il ricorso a frequenti abbuffate alimentari. La persona bulimica avverte, in diversi momenti della giornata, un incontrollabile desiderio di cibo che soddisfa puntualmente ingerendo consistenti quantità di alimenti diversi: la sensazione prevalente è quella di non poter dominare tale stimolo e, di conseguenza, di non riuscire a smettere di mangiare. La condotta di iperalimentazione può essere generata da sensazioni negative di tensione, noia, tristezza o solitudine. L'abbuffata può concludersi per diversi motivi: la persona si sente nauseata o completamente sazia, oppure ha il timore di essere scoperta o, ancora, ha terminato il cibo a disposizione. Anche se questa condotta può diminuire la tensione e i sentimenti negativi associati, il senso di colpa che ne consegue può, a sua volta, sviluppare ansia e nuova tensione che, in modo circolare, possono spingere la persona a reiterare lo stesso comportamento. Un'altra caratteristica della bulimia riguarda la presenza di frequenti e inappropriati comportamenti di compenso. Dopo aver ingerito grandi quantità di cibo, la persona bulimica intraprende una serie di condotte di compenso volte a controllare l'aumento di peso - come detto in precedenza con l'induzione del vomito, l'uso improprio di lassativi, le diete restrittive o i digiuni prolungati, l'uso di farma-ci dimagranti e l'eccesso di esercizio fisico. Un'ulteriore caratteristica della bulimia è data dall'eccessiva influenza del peso e della forma corporea sui livelli di autostima. Anche le persone bulimiche, così come le anoressiche, sono molto preoccupate per la forma e il peso del loro corpo: l'immagine distorta del proprio fisico provoca in loro un abbassamento del livello di autostima e un vissuto di inadeguatezza o di incapacità. Anche nei casi di bulimia, come in quelli di anoressia, si riscontrano sindromi psichiatriche associate. Possono manifestarsi, anche con frequenza, disturbi depressivi e ansiosi o condotte di abuso di alcool e/o di altre sostanze nocive. Le persone bulimiche però, a differenza di quelle anoressiche, hanno un peso normale o sono leggermente in sovrappeso. Nel caso della bulimia, inoltre, gli effetti a livello organico dei comportamenti alimentari disfunzionali non sono così gravi come per l'anoressia nervosa. 11 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Fattori di rischio, caratteristiche e possibili cause A parte la scarsa autostima, indicata come fattore di rischio sia per l'anoressia che per la bulimia, esistono fattori di rischio diversi per i due tipi di disturbi. Quelli considerati più importanti per lo sviluppo dell'anoressia sono l'alto livello d'istruzione e di reddito dei genitori, i problemi alimentari precoci, gli alti livelli di nevroticismo, l'iperprotezione materna e i disturbi dell'alimentazione tra i membri familiari. L'anoressia è spesso caratterizzata da una distorsione dell'immagine del proprio corpo, dalla paura di ingrassare, nonché da una eccessiva importanza che il peso e la forma fisica hanno nell'influenzare l'autostima. La distorsione dell'immagine del corpo si manifesta, ad esempio, attraverso il sentirsi grassi anche se si è obiettivamente sottopeso. I fattori più probabili che predispongono all'anoressia nervosa nelle femmine sembrano riguardare: - aspetti di personalità (tendenza al perfezionismo, dipendenza dell’autostima dal giudizio degli altri); - relazioni familiari disturbate; - fattori socio-culturali (pressione dei mass-media nell'enfatizzare un'immagine di bellezza basata su un corpo magro); - disfunzioni nei sistemi di regolazione della fame e della sazietà. Per i maschi alcuni fattori predisponenti, come la bassa autostima, la scarsa consapevolezza degli stimoli provenienti dal corpo, l'ansia di accettazione sociale, le difficoltà nel fronteggiare emozioni, problemi personali e familiari, o i disturbi dell'umore, sono simili a quelli presenti nei disturbi dell'alimentazione femminili. In generale, un quarto dei maschi che soffrono di disturbi dell'alimentazione soffre anche di disturbi della personalità o di tipo psichiatrico: la depressione maggiore è stata riscontrata in più della metà dei casi, l'abuso di sostanze in poco più di un terzo dei casi e i disturbi ossessivo-compulsivi in poco meno di un terzo dei casi. Un fattore di rischio specifico per i maschi è l'esperienza di obesità infantile, con le conseguenze che questa facilmente comporta in termini di isolamento e derisione da parte dei compagni. B) I disturbi dell'identità di genere Uno dei punti basilari per uno sviluppo sano, sia psichico che fisico, è la formazione di una precisa identità sessuale (o meglio, identità di genere maschile o femminile) e di un ruolo sessuale non rigido. Come accennato l'identità di genere è la percezione sessuata di sé e del proprio comportamento, acquisita attraverso l'esperienza personale e collettiva, che rende gli individui capaci di relazionarsi agli altri. In altre parole, è il riconoscimento delle implicanze e della propria appartenenza a un sesso, in termini di sviluppo di atteggiamenti, comportamenti, desideri più o meno conformi alle aspettative culturali e sociali. L'identità di genere è una delle componenti fondamentali del processo di 12 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 costruzione dell'identità: un processo dinamico, plasmato dalle relazioni sociali -perché può andare incontro a modifiche e rimodellamenti nel corso della vita - e che va nella direzione di riuscire a dare un'immagine di noi stessi, che sia convincente e, al tempo stesso, in linea sia con le richieste e le aspettative altrui, sia con le nostre aspirazioni e inclinazioni. La costruzione dell'identità di genere inizia con l'assegnazione a una categoria sessuale in base all'aspetto degli organi genitali: al momento della nascita ogni bambino viene indicato come femmina o maschio mediante l'osservazione dei genitali esterni. Tale riconoscimento è estremamente importante perché costituisce la base su cui va a innestarsi il processo di apprendimento dell'identità di genere. In sintesi possiamo dire che l'identità di genere è legata ad una triade di processi: a) i modi in cui la famiglia (ma anche altri sistemi significativi), all'interno della trama delle sue relazioni, favorisce le differenze di genere, le modalità con cui le gestisce, come le co-costruisce e come può permettersi, a volte, di sfidarle, in base alle tre dimensioni paradigmatiche della differenziazione, della narrazione e della negoziazione collettiva; b) i modi in cui un soggetto e gli "altri significativi" raccontano e si raccontano storie di maschi e femmine, storie che attribuiscono a maschi e femmine certe qualità e non altre, certi valori, certe possibilità (storie permesse e storie proibite); e) i modi di essere che ognuno inventa per sé, scegliendo di aderire alle aspettative sociali, ma anche esercitando la sua "capacità biografica", tipicamente umana, e cioè la capacità di scegliere il proprio destino. La caratteristica essenziale dei disturbi dell'identità di genere è l'incongruenza tra il sesso biologico e l'identità di genere, cioè la consapevolezza del sesso di appartenenza. Quando un'alterazione dell'identità di genere è lieve, il soggetto si rende conto di essere maschio o femmina, ma prova disagio e senso di estraneità nei riguardi del sesso assegnato. Quando è grave, come nel transessualismo, il soggetto non solo è a disagio verso il sesso assegnato, ma ha la sensazione di appartenere al sesso opposto. Le storie che seguono ci possono dare un'idea di quanto sia importante cogliere il "non detto" e guidare il/la giovane a farsi aiutare. Luigi, vent'anni, ha subito, cinque anni prima, delle continue molestie sessuali da parte di un parente. Lui non ha saputo mai reagire, ma questo lo ha portato ad una grande confusione interiore perché non sa quali siano le sue vere tendenze sessuali. A volte pensa di essere eterosessuale anche se ha paura di affrontare qual-siasi donna; altre volte teme di essere omosessuale, soprattutto quando nota che un uomo lo sta osservando. Marta, diciott'anni, ha sempre indossato abiti maschili, soprattutto per comodità ma anche per nascondere le sue gambe, da lei ritenute troppo muscolose. Questa continua negazione della femminilità si è sempre più accentuata col passare del tempo; per lei oggi è assolutamente impossibile poter indossare una gonna e dedicare un po' di tempo alla cura del suo corpo. 13 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Samuele, 21 anni, non ha mai accettato il suo corpo maschile e da qualche mese sta cercando di cambiare sesso. Le sue problematiche sono accentuate da una forte ostilità della famiglia e dall'isolamento in cui è avvenuto a trovarsi. Mimmo, 19 anni, ha fatto da sempre una scelta omosessuale sfidando senza timore gli ostacoli dei genitori. Ha frequentato da subito altri omosessuali e questo lo ha aiutato ad affrontare la situazione. Il suo grande desiderio è poter avere la comprensione della famiglia. Maria, vent'anni, ha avuto esperienze sessuali sia con uomini che con donne. La sua è una storia molto travagliata che talvolta l'ha portata anche a prostituirsi trovando, però, il grande aiuto di un sacerdote per uscire da questo pericoloso vortice. Oggi è molto confusa sulla sua identità e su cosa voglia dalla vita. Stefania, vent'anni, non ha dubbi sulla sua omosessualità anche se rifiuta qual-siasi vicinanza anche amicale ad una donna. Entra subito in conflitto con qualsiasi uomo e cerca di imporre le sue idee che spesso sono più improntate a contraddire per principio l'interlocutore. Con le figure femminile dialoga meglio, ma appena il rapporto si fa più intenso, tronca subito il nascere di qualsiasi confidenzialità. Giuseppe, 21 anni e Amanda, 19 anni, fidanzati da due anni hanno solo rapporti di petting; lei si sente anormale rispetto a quello che dicono le amiche perché non prova nulla; lui la ossessiona chiedendole continuamente cosa senta quando amoreggiano. Paolo, 18 anni, ha avuto una storia durante le vacanze estive; pur avendo paura di contrarre malattie, non ha preso nessuna precauzione per vergogna. Ha avuto "grossi problemi di erezione", come ci dice e questo ha ampliato le sue insicurezze, le sue ansie e ha abbassato la sua autostima. Crede di avere una grave malattia perché anni prima un compagno di scuola gli aveva dato un calcio ai testicoli. Riccardo, 19 anni, si sente molto turbato perché la fidanzata Anna, di 18 anni, è molto emancipata quando parla con gli altri e teme di essere visto come ridicolo e non all'altezza della sua cultura. Il suo vero problema è che all'improvviso ritiene di avere l'organo sessuale troppo piccolo rispetto a quello che si vede nel film (!) e che se Anna se ne accorgesse, lo lascerebbe sicuramente. Renzo, 20 anni, viene a chiedere una consulenza perché non si sente normale rispetto ai dati statistici che ha letto nel giornale: la sua frequenza di rapporti sessuali non è come "quella di tutti i giovani della sua età ". È subentrato sempre più quello che possiamo chiamare "un tabù scientifico": ciò si verifica quando aspetti della ricerca scientifica vengono, talvolta, travisati dai mass media diventando riferimento di "norma" con la conseguenza che finiscono per sentirsi malate le persone che non rientrano in quei parametri statistici. Giada, 19 anni, è fidanzata da sei mesi con un giovane di 21 anni. Viene al consultorio familiare perché ha dolore e non riesce ad vedere rapporti sessuali. In realtà emerge come il sintomo rappresenti una sua difesa psicologica perché non è convinta di volere un rapporto. Paola, 20 anni, ha avuto un rapporto sessuale contro la sua volontà con problemi di vaginismo che si sono manifestati più volte. Non rifiuta la 14 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 sessualità, ma si sente un po' usata anche se vuole bene al fidanzato e sa che anche lui gliene vuole. In casi come questo conviene, quando è possibile, parlare anche con il partner per approfondire insieme una valutazione sul sintomo e spingere i due giovani a dare un significato diverso alla loro sessualità che metta al primo posto il rispetto dei tempi soggettivi di ognuno e i suoi valori. Saverio, 18 anni, viene a chiedere un consiglio perché durante i rapporti sessuali soffre di eiaculazione precoce. Cerchiamo di valutare la situazione ed emerge che ormai da un anno il giovane ha diverse storie con ragazze: ogni donna, però, è solo una prova per valutare se riesce o meno. Ha avuto rapporti anche con prostitute per lo stesso motivo. Nicola, 19 anni, ha lo stesso problema e ci chiede la prescrizione di un farmaco che usa anche un suo zio di trent'anni. Non è facile far comprendere al giovane come quel farmaco gli possa essere nocivo . In questi casi è strategicamente opportuno limitarsi a prescrivere qualche crema specifica che ha la funzione di limitare la sensibilità del pene. Questo passaggio è utile per poter continuare ad approfondire con il giovane la situazione e leggerla in un contesto più ampio. Talvolta per curare l'eiaculazione precoce vengono prescritti degli psicofarmaci che hanno come effetto collaterale proprio quello di ritardare l'eiaculazione. Nino, 20 anni, da due anni frequenta solo prostitute perché non vuole perdere tempo con le donne. Per lui è ormai un'abitudine e viene solo perché insospettito da una macchia sull'organo sessuale. Nella storia di questo giovane emerge grada-tamente la sua aggressività verso le donne sin dalla giovane età : la madre l'ha abbandonato, il padre si è sposato con una donna che è sempre stata ostile con lui; ha trovato un riferimento solo nella nonna paterna visto che anche a scuola veniva allontanato dai compagni "perché vestiva male" (parole che ci riferisce lui). Manuela, 20 anni, si sente frigida perché non prova alcuna sensazione quando balla con i compagni che invece sono molto attratti da lei. Si sente anormale e questo la spinge a cercare più flirt possibili per misurare - come ci dice - "la sua eccitabilità". Bruno, 18 anni, viene a chiedere una consulenza perché non tutte le mattine ha una buona erezione e questo non solo gli ha messo l'ansia di essere anormale, ma addirittura evita gli incontri con le coetanee per il timore di avere qualche proposta sessuale a cui non è in grado di rispondere. Boris, 17 anni, ha i genitori separati. Da quando la mamma ha una relazione con un altro uomo è diventato collerico, geloso, tratta malissimo sua madre e si scatena anche contro le coetanee giudicate sesso-dipendenti. La sua sessualità diventa quasi violenta in molte occasioni, soprattutto quando gli piace una ragazza: gli inevitabili rifiuti a cui si espone, lo hanno spinto talvolta ad atteggiamenti antisociali. Azzurra, 19 anni, ha i genitori separati ed è fidanzata da tre anni con un ragazzo di 22 anni. Da un anno è gelosa del padre in maniera ossessiva e la cosa si è aggravata quando questi ha avuto un figlio dalla sua nuova relazione. Se la prende con il fidanzato accusandolo di essere un mascalzone come tutti gli uomini. Ha poi reazioni contraddittorie: in certi periodi è presa da 15 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 una vera e propria fobia del sesso, in altri diventa molto seduttiva con tutti, scatenando, ovviamente, molta gelosia nel fidanzato. Valerio, 19 anni, ha avuto esperienze con prostitute e ogni volta ci sono stati problemi di deficit erettivo. Ci dice che "sta allenandosi", perché deve partire per le vacanze come animatore e tutti gli hanno detto che avrà molte avventure per cui deve essere all'altezza della situazione. La sua richiesta è quella di avere il Viagra «così sicuramente -continua - mi rispetteranno tutti». Maddalena, 21 anni, ha avuto esperienze sessuali molto precoci e sta molto male perché si sente vuota interiormente. È una ragazza all'apparenza molto sveglia e intraprendente, ma in realtà molto sola. La sua vita sessuale è iniziata a tredici anni e da allora ha avuto diverse esperienze tutte deludenti. In ogni ragazzo cercava quel calore e quell'amicizia che non ha mai trovato nella sua famiglia, dove regna un clima arido: il padre sempre al lavoro, sua madre presa dalla attività commerciale, la sorella maggiore sempre depressa per le sue continue crisi sentimentale. Maddalena a 16 anni ha fatto un'interruzione di gravidanza all'insaputa della famiglia. Ora ha avuto una crescita interiore grazie all'amicizia di una ragazza di diciassette anni conosciuta per caso. Si è avvicinata alla Chiesa e sente il bisogno di qualcosa di diverso, ma teme che ormai possa essere troppo tardi per lei. Rina, 18 anni, ha avuto esperienze sessuali durante l'estate con sintomi di precocità. Torna disperato dalle vacanze e chiede subito una medicina per guarire. Si sente anormale e si vergogna di vedere la fidanzata che ha in città, ma non per averla tradita, ma perché ha scoperto di essere malato. "Non posso perderla, ci dice, perché è l'unica che mi capisce". Serena, 18 anni, teme di essere frigida perché ha avuto diverse storie senza provare nulla. Da tre mesi , ci dice, conosce un ragazzo molto bello e molto esperto sessualmente , ma appena lui si avvicina , non prova assolutamente nulla . Giulia, 16 anni, teme di essere anormale perché quando vede un ragazzo non ha gli stimoli sessuali di cui parlano le amiche. Gli adolescenti e la vita di coppia. Il modello dei genitori e i loro sogni I giovani di oggi guardano alla vita affettiva con chiari obiettivi. Alla moderna relazione di coppia si chiede molto. Le coppie contemporanee non accettano l'immagine di marito e moglie che vivono in mondi emozionali diversi, che si trovano in una relazione con poca comprensione, accettazione o intimità. La storia di molte famiglie ci insegna, inoltre, che i rapporti affettivi nascono talvolta su aspettative utopistiche dell'uno sull'altro, oscurate da bisogni personali di cui non sempre si è consapevoli e con la tendenza a riversare sul partner le responsabilità di ogni proprio fallimento. Gli eccessivi inquinamenti familiari in molti rapporti di coppia si ripercuotono a catena, di generazione in generazione, creando insicurezze personali difficilmente gestibili e che vengono mascherate da iperattività o in rifugi alienanti. 16 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Numerose ricerche psicologiche hanno evidenziato come l'adolescente risenta fortemente dei problemi coniugali dei genitori. Rogers ha mostrato che, a prescindere dall'orientamento teorico di un terapeuta, i più importanti fattori predittivi della capacità di un cliente di affrontare con successo i problemi, sono il grado in cui il terapeuta fornisce empatia, accettazione ed autenticità. Queste condizioni sono altresì il fondamento di ciò che è necessario per creare "un matrimonio efficace" (Howell & Jones, 2002) che è fondamentale per "donare" ai figli un modello relazionale di coppia che li aiuterà nella crescita e non li renderà prigionieri di vincoli patologici che rispecchiano i bisogni dell'uno e dell'altro. Una coppia capace di questo creerà figli felici che, crescendo, saranno capaci di vivere serenamente la loro affettività. Soltanto l'ascolto apre le porte alla comprensione. L'ascolto costruisce la fiducia. L'ascolto facilita la risoluzione dei conflitti. L'ascolto porta intimità. L'ascolto alimenta la crescita della relazione. Il teologo Paul Tillich ne riassume l'importanza dicendo: "II primo dovere dell'amore è quello di ascoltare". L'ascolto è la cosa più potente che possiate fare per incoraggiare il vostro partner a parlarvi. Se parlate sempre e ascoltate raramente, non dovreste sorprendervi se il vostro partner non dice molto." (Howell & Jones, 2002). Conclusioni Le realtà dell'adolescenza cambiano sempre più in fretta di generazione in generazione producendo molte difficoltà a "creare sintonie comunicative": il dialogo confuso, o addirittura inesistente, diventa la fonte di moltissime problematiche che, talvolta, diventano vere e proprie patologie. Il tema dell'affettività ci porta, per esempio, a riflettere su numerosi aspetti della vita di un adolescente e di quella dei suoi genitori. Uno dei punti più rilevanti è che non può esistere "una vera capacità ad amare" senza precisi valori di riferimento e, quindi, senza un significato profondo del valore della vita (Gillini e Zattoni, 2005). Esiste, nell'adolescenza, un bisogno di trasmettere e di ricevere che trova una sua spontanea espressività solo nel diario, uno strumento senza tempo: quando capita che qualche giovane ci fa leggere "alcuni passaggi", si capta sempre questa difficoltà a parlare "con i grandi". Discutendo con i giovani emerge ancora di più il bisogno d'essere capiti e di trovare un ascolto che gli adulti non sanno dare (e questo amplifica l'esigenza di portare fuori dalla famiglia questi bisogni). Parlare di sesso non è poi tanto facile perché dare "risposte informative" alle domande dei giovani è troppo semplicistico e non crea quella mentalità a vivere la sessualità come una piena componente della propria vita. La risposta facile, al contrario, settorializza il sesso e lo isola dal contesto della personalità: come ampiamente sottolineato, uno degli obiettivi prioritari è guidare i giovani verso delle scelte serene e responsabili, lontane dal consumismo sessuale che pericolosamente si sta riaffacciando con mezzi più sofisticati e tecnologicamente precisi (videotel, telefono sexy, videofilm a circuito chiuso , internet ecc.). 17 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 È necessario, quindi, favorire una precisa identità personale che è base indispensabile di un'identità di genere maschile e femminile: solo così può esserci un eros vissuto serenamente, e si può essere in grado di affrontare con serenità le eventuali problematiche che possono manifestarsi durante la vita. Aiutare i giovani a crescere è solo la prima fase di un lavoro, costante e continuo, in cui la prevenzione non s'inserisce nella scuola come momento sporadico, ma viene intesa nell'accezione più ampia e globale di strumento formativo, di conoscenza e di crescita personale. Un vero progetto educativo deve mirare sinteticamente a favorire: 1. un'adeguata immagine della propria individualità; 2. un adeguato riconoscimento delle proprie capacità e dei propri limiti; 3. un'adeguata immagine della propria famiglia; 4. un'adeguata immagine della propria appartenenza a gruppi (classi, associazioni, rapporti di amicizia); 5. un adeguato rapporto con gli oggetti di consumo; 6. un'adeguata idea del concetto e del fenomeno "droga" e dipendenze in genere; 7. un'adeguata idea del concetto "aggressività"; 8. un'adeguata consapevolezza dell'uso della TV, di internet ed eventuali altri strumenti di comunicazione (ad es. giornaletti, riviste, ecc.); 9. un'adeguata comprensione del linguaggio e del messaggio pubblicitario; 10. un'adeguata capacità critica dei valori, modelli, miti, seguiti individualmente o nel gruppo; 11. un'adeguata comunicazione con gli altri, sia pari che adulti; 12. un'adeguata espressione, a livello interpersonale e sociale, dei propri bisogni legati alla propria individualità ed alla specifica età. Desidero concludere sottolineando come tutti gli adolescenti che ho finora incontrato mi hanno dimostrato che esiste una ricchezza giovanile sommersa, non sempre manifestata a pieno, e che l'immagine del giovane d'oggi non deve assolutamente corrispondere a quella dello sprovveduto che si nasconde dietro il suo walkman e col telefonino sempre collegato alla Rete. Per non parlare, poi, della grandissima ricchezza che ognuno di noi acquisisce giorno dopo giorno: quello scambio tra generazioni che alla base di un vero rinnovamento. Tutto quanto abbiamo detto evidenzia come il ginecologo non può limitare il suo lavoro a componenti esclusivamente genitali, ma deve "saper leggere il corpo e le sue emozioni". A questo esigenza si deve aggiungere la presenza di un'equipe consultoriale attenta e sensibile che, strategicamente, sappia prendere in carico l'adolescente in un lavoro coordinato. 18 ACP – Rivista di Studi Rogersiani - 2007 Bibliografìa Cantelmi T. et Al. (a cura di), (2000) La mente in internet. Psicopatologia delle condotte on line, Piccin, Padova. Howell P., Jones R., (2002) World class marriage. How to create the relationship you always wanted with the partner you already have. Trad. it. Relazione di coppia efficace. Creare il rapporto desiderato, Edizioni La Meridiana, Molfetta, 2005. Young K. S., (1998) Internet Addiction Test, In Caught in the net. John Wiley & Sons, New York. Trad. it. Presi nella rete. Intossicazione e dipendenza da internet, Calderini Edagricole, Bologna, 2000. Zattoni M. e Gillini C., (2005) II piercing nell'anima. Capire il dolore nascosto dell'adolescente, Ancora, Milano. 19