Scaric atmosf La protezione elettrica per le strutture di “notevoli dimensioni” n di Fernando Carbone, area Impianti Romeo Safety Italia Srl. In relazione alla vigente normativa in materia di sicurezza (art. 84, D.Lgs. n. 81/2008), le strutture metalliche installate all’aperto, quali gru, ponteggi e altre strutture, se di “notevoli dimensioni”, devono essere protette contro le scariche atmosferiche al fine di evitare l’esposizione delle persone a scariche elettriche pericolose. Al fine di valutare se la struttura deve essere considerata di “notevoli dimensioni”, occorre effettuare l’analisi del rischio secondo la normativa tecnica vigente e, solo se necessario, predisporre l’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche. Sarà trattata l’analisi del rischio e le relative misure di protezione da attuare con alcuni esempi applicativi. he eriche ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI Le strutture metalliche installate all’aperto, quali gru, ponteggi e altre strutture, se di “notevoli dimensioni”, devono essere protette contro le scariche atmosferiche al fine di evitare scariche pericolose per le persone. Al fine di valutare se la struttura deve essere considerata di “notevoli dimensioni”, occorre effettuare l’analisi del rischio secondo la normativa tecnica vigente e solo se necessario predisporre l’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche e procedere con gli adempimenti di legge. Da sempre il fulmine ha rappresentato, nell’immaginazione dell’uomo, il soprannaturale, data la sua imprevedibilità e il suo effetto letale; tuttavia, il fulmine è un fenomeno fisico. I fulmini sono scariche elettriche transitorie improvvise con elevata intensità di corrente. Il fulmine avviene nell’atmosfera e si presenta alla vista come una traccia luminosa (lampo) e all’udito con un fenomeno sonoro (tuono), che non sono percepiti simultaneamente a causa delle diverse velocità di propagazione della luce (300.000 Km/s) e del suono (340 m/s). Il lampo è visto, pertanto, quasi istantaneamente, mentre il tuono è udito dopo un tempo tanto più grande quanto più è distante il fulmine. Normalmente, un fulmine è composto da un ramo principale e da molti rami se- condari, con il caratteristico aspetto a zig-zag, determinato dalla ricerca del percorso di minore resistenza elettrica. Il fulmine si verifica quando in una regione dell’atmosfera si raggiunge una differenza di potenziale sufficiente perché il campo elettrico associato possa causare la rottura del dielettrico rappresentato dall’aria con un conseguente passaggio violento di corrente. Per poter dare origine a una differenza di potenziale è necessario che, in due regioni diverse e relativamente vicine dell’atmosfera, o tra una regione dell’atmosfera e la crosta terrestre, si creino degli accumuli di cariche opposte. Il processo di formazione delle cariche in grado di generare questi accumuli è il meccanismo che può avvenire, per esempio, all’interno di un tempora- TABELLA 1 ESTRATTI DEL D.LGS. N. 81/2008 IN MATERIA DI PROTEZIONE DAI FULMINI Art. 84, «Protezioni dai fulmini»: «1. Il datore di lavoro provvede affinché gli edifici, gli impianti, le strutture, le attrezzature, siano protetti dagli effetti dei fulmini con sistemi di protezione realizzati secondo le norme di buona tecnica». Allegato IV, «Requisiti dei luoghi di lavoro», punto 1.1.8: «Le strutture metalliche degli edifici e delle opere provvisionali, i recipienti e gli apparecchi metallici, di notevoli dimensioni, situati all’aperto, devono, per se stessi o mediante conduttore e spandenti appositi, risultare collegati elettricamente a terra in modo da garantire la dispersione delle scariche atmosferiche». VI le o di una turbolenza atmosferica. Una volta create le aree con carica opposta, se la differenza di potenziale tra di esse è sufficiente a creare una scarica, avverrà il passaggio di corrente e il conseguente illuminamento del percorso di carica. La situazione più classica per la produzione di fulmini è rappresentata dal temporale, costituito da grosse nuvole temporalesche dette cumulonembi, caricate positivamente nella parte più alta e negativamente in quella più bassa. In realtà, i fulmini possono verificarsi anche in altre condizioni atmosferiche, come le tempeste di sabbia, le bufere di neve, le nuvole di polvere vulcanica, con cielo coperto ma senza precipitazioni in atto e, addirittura, in situazioni con cielo sereno (i cosiddetti “fulmini a ciel sereno”). La scarica del fulmine Tra tutti i tipi di fulmini, quelli più conosciuti sono del tipo nube-suolo e hanno complessivamente una durata media di 0,2 sec. Il meccanismo della scarica è molto complesso e si manifesta in due tempi: l inizialmente, dalla nube si crea un canale di carica molto debole e leggermente visibile, che scende verso il suolo; questo canale è chiamato “stepped-leader” o scarica pilota (o scarica guida); lungo questo percorso a zig-zag si crea un’intensa ionizzazione che predispone alla seconda fase; l quando lo “stepped-leader” tocca il suolo o incontra un canale simile ascendente, parte una scarica “di ritorno” diretta verso l’alto. Quando le due scariche si incontrano, esse segnano nell’aria una specie di scia di congiunzione tra cielo e terra; lungo questa traccia risale verso la nube una fortissima corrente elettrica a una velocità stimata in circa un terzo di quella della luce. La scarica di ritorno può durare tra w w w.a mb ie nte s ic u re zza .il s o l e 2 4 o re .c o m ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI qualche decina e qualche centinaia di microsecondi e libera una quantità enorme di energia di tipo termico, ottico (lampo), acustico (tuono) ed elettromagnetico. Durante il passaggio di corrente si ha un brusco cambiamento di temperatura; lungo lo stretto canale (del diametro di qualche centimetro) percorso dal fulmine, l’aria si riscalda quasi istantaneamente fino a 15.000 °C. Questo brusco cambiamento dà origine a un’onda di pressione che si propaga nell’aria e che viene percepita come tuono. A questo punto il fulmine può dissolversi, oppure si può avere un’altra scarica guida verso il basso, che innesca un secondo fulmine. Questo può verificarsi più volte in uno o due secondi, causando l’effetto tremolante nella luce del lampo. Le scariche atmosferiche sono fenomeni di scarica violenti, che producono in tempi brevissimi correnti di intensità molto elevate che possono raggiungere i 200 kA. La caduta di un fulmine può provocare sulle strutture colpite diversi effetti, termici, meccanici, chimici ed elettromagnetici. Oltre a questi effetti, si aggiungono i danni alle persone, che possono essere molto gravi e, in moli casi, addirittura letali. Gli effetti su una persona colpita da un fulmine sono generalmente letali a causa dell’arresto cardiaco e respiratorio, come in qualsiasi altro caso di folgorazione. Nei casi più gravi si possono avere carbonizzazione dei tessuti dove la corrente entra ed esce dal corpo. Un fulmine percorre in genere il tragitto in cui trova una minore resistenza elettrica tra la nuvola e il suolo, che non corrisponde esattamente al percorso più breve dal punto di vista geometrico. Ogni oggetto che si sopraeleva sul suolo, come edifici, alberi, camini, ponteggi e gru accorciano il percor- l a vo r o s i c u r o so e possono diventare il bersaglio del fulmine, più l’elemento è alto, più è probabile che sia colpito da una scarica atmosferica. Valutazione del rischio In relazione alla vigente normativa in materia di sicurezza (D.Lgs. n. 81/ 2008), le strutture metalliche installate all’aperto, quali gru, ponteggi e altre strutture, se di “notevoli di- mensioni”, devono essere protette contro le scariche atmosferiche al fine di evitare scariche pericolose per le persone. Nella tabella 1 si riporta un estratto dell’art. 84 e dell’Allegato IV, punto 1.1.8, D.Lgs. n. 81/2008. Al fine di valutare se la struttura deve essere considerata di “notevoli dimensioni”, occorre fare redigere, da parte di un tecnico qualificato, TABELLA 2 DETERMINAZIONE DEL COEFFICIENTE DI POSIZIONE Cd Disposizione relativa della struttura situata in un’area con alberi o strutture di altezza maggiore situata in un’area con alberi o strutture di altezza minore isolata: non esistono alberi o strutture isolata sulla cima di una collina o di una montagna Struttura Struttura Struttura Struttura Cd 0,25 0,5 1 2 TABELLA 3 VALORI DI PROBABILITÀ PA CHE UN FULMINE CAUSI DANNO A ESSERI VIVENTI PER TENSIONI DI CONTATTO E DI PASSO Misure di protezione Nessuna misura di protezione Isolamento elettrico della struttura Equipotenzializzazione del suolo Cartelli ammonitori Barriere Agisce su ­ Tensione di contatto Tensione di passo Tensione di contato e di passo Tensione di contato e di passo PA 1 10­2 10­2 10­2 1 TABELLA 4 DETERMINAZIONE DEL COEFFICIENTE DI RIDUZIONE ra Resistenza di terra dell’elettrodo di prova (k)[1] Vegetale, cemento <1 Marmo, ceramica 1 ( 10 Pietrisco, moquette, tappeto 10 ( 100 Asfalto, linoleum, legno >100 2 [1] Elettrodo di 400 cm , premuto al suolo con una forza di 500 N. Tipo di suolo ra 0,01 0,001 0,0001 0,00001 VII ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI 5 Figura 1 – Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche per gru l’analisi del rischio secondo la normativa tecnica vigente, la CEI 81-10/2; solo se necessario, in quanto l’applicazione delle norme CEI 81-10 comporta molteplici complicazioni tecniche e pratiche, si deve predisporre l’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche e denunciare, ai sensi del D.P.R. n. 462/2001, l’impianto allestito. Se il rischio calcolato (R), risulta inferiore a quello stabilito dalla norma (RT = 10-5), la struttura non deve essere considerata di notevoli dimensioni e risulta, quindi, “autoprotetta”. In caso contrario, invece, la struttura deve essere considerata di notevoli dimensioni e, quindi, deve essere protetta dalle fulminazioni secondo quanto previsto dalla norma CEI 81-10. 5 Figura 3 – Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche per ponteggio realizzato con picchetti VIII 5 Figura 2 – Impianto di protezione contro le scariche per ponteggio realizzato con corda di rame interrata I rischi dovuti al fulmine, presi in considerazione dalla norma, sono quattro, rispettivamente: l perdita di vite umane; l perdita inaccettabile di servizio pubblico; l perdita di patrimonio culturale insostituibile; l perdita economica. Nel caso di strutture metalliche qua- 5 Figura 4 – Applicazione della misura di protezione “cartelli ammonitori” w w w.a mb ie nte s ic u re zza .il s o l e 2 4 o re .c o m ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI li ponteggi o gru, il rischio relativo al fulmine che colpisce la struttura considerata, è esclusivamente quello dovuto alla perdita di vite umane (rischio R1) a causa di tensioni di contatto e di passo. Essendo strutture metalliche, non è preso in considerazione l’incendio quale causa di danno per le persone in quanto si tratta di strutture metalliche con rischio di incendio nullo, a eccezione di casi particolari che devono essere puntualmente valutati. La norma trascura il rischio relativo alle tensioni di contatto e di passo solo se, nei pressi della struttura (convenzionalmente fino a 3 m), non vi è probabilità che siano presenti persone o che la loro presenza abbia una durata temporale molto bassa. Non essendo puntualmente definito nella norma cosa significhi probabilità o durata molto bassa, si prende in considerazione, a favore della sicurezza, la possibilità che la probabilità di presenza di persone in prossimità delle strutture metalliche valutate non sia molto bassa. Il rischio è la somma di diversi rischi parziali denominati componenti di rischio. Le componenti di rischio prese in considerazione dalla norma per fulminazione diretta della struttura sono molteplici. Nel caso di strutture metalliche, quali gru e ponteggi, l’unica componente di rischio che deve essere valutata è quella relativa alle tensioni di contatto e di passo (componente A) per fulminazione diretta della struttura. La componente di rischio RA è valutata attraverso la formula l RA = ND PA ra Lt Dove: l ND è la frequenza di fulminazione diretta della struttura (fulmini anno) e dipende dal valore di fulmini a terra all’anno e al chilometro quadrato Nt (per esempio, a Milano il valore Nt è pari a 4,0 fulmini/ anno Km2 ), dal coefficiente di posizione Cd (si veda la tabella 2) e dall’area di raccolta Ad, secondo il prodotto ND = Nt Cd Ad; l PA è la probabilità che un fulmine causi danno a esseri viventi per 5 Figura 5 – Applicazione della misura di protezione “barriere” l a vo r o s i c u r o l tensioni di contatto e di passo (si veda la tabella 3); ra è il coefficiente di riduzione del rischio secondo il tipo di suolo presente nella fascia di 3 m intorno alla struttura (si veda la tabella 4); Lt è il valore della perdita media annua di vite umane dovute a tensioni di contatto e di passo. Nel caso in cui la determinazione di questo parametro sia difficoltosa, la norma suggerisce di assumere un valore di Lt pari a 0,01. Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche È necessario che l’eventuale impianto di protezione contro le scariche atmosferiche sia equipotenziale con l’impianto di messa a terra; i due impianti devono essere collegati fra loro e verificati periodicamente ai sensi del D.P.R. n. 462/2001. Nelle figure 1, 2 e 3 sono riportati alcuni esempi di realizzazione di impianti di protezione contro le scariche atmosferiche per il ponteggio e per la gru, ipotizzando una resistività del terreno fino a 500 Ohm. Per valori di resistività superiore, le dimensioni minime dei dispersori au- 5 Figura 6 – Applicazione della misura di protezione “equipotenzializzazione del suolo” IX ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI mentano con la probabilità di fulminazione e con il valore della resistività del terreno. Nel caso di predisposizione dell’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche sarà necessario applicare anche una delle misure di protezione riportate nella tabella 3 la cui realizzazione è schematicamente rappresentata nelle figure 4, 5 e 6. Dichiarazione di conformità L’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche deve essere munito della dichiarazione di conformità, come previsto dal D.M. n. 37/2008, all’art. 7. I materiali e i componenti utilizzati devono essere conformi alle norme di sicurezza redatte dall’UNI e dal CEI e installati e costruiti a regola d’arte. Al termine della realizzazione del nuovo impianto e delle verifiche richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge vigenti o in caso di modifiche sostanziali dell’impianto in corso d’opera, l’installatore deve rilasciare la dichiarazione di conformità unitamente ai seguenti allegati obbligatori: l la relazione con le tipologie dei materiali utilizzati; l lo schema dell’impianto realizzato; l la copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali. Gli impianti di cantiere sono esclusi dalla redazione del progetto tecnico, ai sensi dell’art 10, D.M. n. 37/2008. Messa in esercizio e verifiche La messa in esercizio dell’impianto deve essere effettuata a seguito della verifica e del rilascio della dichiarazione di conformità dell’installatore, che equivale all’omologazione dell’impianto ai sensi del D.P.R. 22 ottobre 2001, n. 462. Entro 30 giorni dalla messa in esercizio dell’impianto, il datore di lavoro deve inviare la dichiarazione di conformità all’ISPESL e all’ASL o allo Sportello unico per le attività produttive (nei Comuni dove è attivo). Nel riquadro 1 è riportato il modello di trasmissione della dichiarazione RIQUADRO 1 MODELLO DI TRASMISSIONE DELLA DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ D.P.R. 22 OTTOBRE 2001, N. 462 – – – – ISPESL …………………………………… Dipartimento di …………………… ASL Città di ………………………… ARPA ……………………………………. PER NUOVO IMPIANTO A CURA DEL DATORE DI LAVORO SOTTOPOSTO AGLI OBBLIGHI DEL D.LGS. 81/08 IN PRESENZA DI LAVORATORI SUBORDINATI Il sottoscritto ……………………………………………………… in qualità di ………………………………………… della DITTA ……………………………………………………… Sede Sociale in …………………………………… Via …………………………………………………………………… n. ………… Cap. ……………… Tel. ……………………… e-mail ……………………………… Invia DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ della Ditta Installatrice …………………………………………………… con sede ……………………………………… via …………………………… Cap. ……………… Tel. ……………………… e-mail ……………………………… Allegati obbligatori conservati presso Ditta utente. Messa a terra Protezione contro le scariche atmosferiche Ubicazione dell’impianto: CITTÀ …………………………………………… Via …………………………… Cap. ……………… Tel. ……………………… Tipo di impianto soggetto a verifica: Cantiere Ospedale e case di cura Ambulatorio medico Ambulatorio veterinario Centro estetico Edificio scolastico Locale di pubblico spettacolo Stabilimento industriale - Tipo attività ……………………… X w w w.a mb ie nte s ic u re zza .il s o l e 2 4 o re .c o m ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI Attività agricola …………………………………………………………… Attività commerciale …………………………………………………… Illuminazione pubblica Impianto a maggior rischio in caso di incendio - Tipo di attività …………………… Terziario ………………… Tipo attività …………………………………………………………………… altro: specificare attività ………………………………………………………………………………… Numero degli addetti ………………… Verifica impianto protezione contro i fulmini a) Parafulmini ad asta sì no n. ………… b) Parafulmini a gabbia sì no n. ………… N1 superficie protetta ……………… m2 ………… N2 superficie ……………………………… m2 ………… c) Strutture, recipienti e serbatoi metallici per i quali si chiede la verifica dell’impianto di protezione sì no n. ………… d) Capannoni metallici per i quali si richiede la verifica dell’impianto di protezione sì no n. ………… e) Per cantieri edili indicare il numero di strutture metalliche per le quali si richiede la verifica dell’impianto di protezione da fulmini n. ………… …………………………………… N.B. Barrare le caselle che interessano Firma e timbro del datore di lavoro Scrivere possibilmente in stampatello (Il presente modello potrebbe presentare qualche variazione per accordi ISPESL – Regione) Tipo di alimentazione Dalla rete B.T. ……………………… Media tensione ……………………… Alta tensione ………………………… Imp. di produzione autonoma ……………… Potenza istallata kW N. Cabine di trasformazione ………………… N. Dispersori ……………… RIQUADRO 2 COMUNICAZIONE DI DISMISSIONE DELL’IMPIANTO - ISPESL ………………………………… - Dipartimento di …………………. - ASL Città di ………………………… - ARPA …………………………………… O - Sportello Unico …………………… Milano, lì ……………………………………… Oggetto: Comunicazione di dismissione impianto ai sensi del D.P.R. 22 ottobre 2001, n. 462. Il sottoscritto ………………………………………………………………………………………………… in qualità di datore di lavoro della Società ……………………………………………………………………………………………………………………………………… con sede a (città e sigla provincia) …………………………………………… in via/p.zza ……………………………………………………………………… C.F./P.IVA ………………………………… tel. ………………………………… fax ……………………………………… e-mail ……………………………………………………………………………………………………………………………………… COMUNICA LA CESSAZIONE DI ESERCIZIO, DAL ………………………………, DEL SEGUENTE IMPIANTO: □ impianti elettrici di messa a terra □ dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche messo in esercizio, in data ……………………………… presso il cantiere edile sito a ……………………………………………… in via/p.zza ……………………………………………………………; invio della dichiarazione di conformità effettuato in data ……………………………… Prot. ……………………… Spazio per eventuali note Si precisa che gli impianti erano impianti elettrici installati in cantieri temporanei e mobili Il datore di lavoro ………………………………………………………………………… (timbro e firma) Allegati: semplice fotocopia della carta d’identità valida del datore di lavoro. l a vo r o s i c u r o XI ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI di conformità all’ISPESL; è opportuno richiedere all’ISPESL di competenza del cantiere o all’eventuale Sportello unico se è disponibile un apposito modulo di trasmissione della dichiarazione di conformità. Il datore di lavoro è tenuto a effettuare una regolare manutenzione dell’impianto e a sottoporlo a verifica periodica biennale, così come l’impianto di messa a terra. Su richiesta dal datore di lavoro, le verifiche periodiche possono essere effettuate esclusivamente dall’ARPA, dall’ASL o dagli organismi abilitati dal Ministero delle Attività produttive e le spese relative alla loro effettuazione sono a carico del datore di lavoro. Le verifiche straordinarie sono previste nel caso di: esito negativo della verifica periodica; l modifica sostanziale dell’impianto; l richiesta del datore di lavoro. Le conseguenze alle quali può andare incontro il datore di lavoro in caso di mancata verifica sono: l responsabilità civili e penali se avviene un infortunio sull’impianto, in seguito alla mancata verifica; l sanzioni penali, in caso di controllo da parte delle autorità di pubblica vigilanza. l Dismissione dell’impianto Al termine del cantiere e, quindi, per la rimozione dell’impianto, il datore di lavoro deve comunicare la dismissione dello stesso all’ISPESL e all’ASL o allo Sportello unico per le attività produttive (nei Comuni dove attivo). Nel riquadro 2 è proposto il modello di comunicazione di dismissione dell’impianto. Manutenzione e verifiche periodiche L’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche, così come l’impianto elettrico di cantiere, deve essere sottoposto a regolare manutenzione e a verifica periodica da parte di personale competente. Le verifiche periodiche e gli interventi di manutenzione devono essere opportunamente documentati; è consigliabile istituire un Registro dell’impianto. Nel riquadro 3 è riportato un esempio di registro delle verifiche periodiche. l RIQUADRO 3 REGISTRO DEI CONTROLLI PERIODICI DELL’IMPIANTO ELETTRICO, DI MESSA A TERRA E DI PROTEZIONE CONTRO LE SCARICHE ATMOSFERICHE (CONTROLLI, MANUTENZIONI ECC.) Scopo del documento è quello di fornire uno strumento semplice e pratico che rispetti le indicazioni normative in materia di verifiche periodiche degli impianti elettrici. Tra le misure generali per la protezione della salute e per la sicurezza dei lavoratori, il D.Lgs. n. 81/08 ha inserito, all’art. 15, comma 1, lettera z), la «regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine e impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti». Inoltre, l’art. 86, D.Lgs. n. 81/2008, ha esplicitato l’obbligo per il datore di lavoro di provvedere affinché gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dai fulmini siano periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione e di efficienza ai fini della sicurezza, secondo le modalità e la periodicità che saranno stabilite con successivo decreto del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale. Anche se il D.P.R. 22 ottobre 2001, n. 462, non ha prescritto l’obbligo di registrazione degli interventi di manutenzione, si ritiene importante salvaguardare la sicurezza negli ambienti di lavoro registrando questi interventi di manutenzione e gli interventi di verifica periodica nel registro. Dati generali Impresa: ……………………………………………………………………………………………………………………… Indirizzo: ……………………………………………………………………………………………………………………. Ubicazione impianto: …………………………………………………………………………………………………. Datore di lavoro Sig.: …………………………………………………………………………………………………. Installatore impianto elettrico Società ………………………………………………………………………………………………………………………… indirizzo: ……………………………………………………………………………………………………………………… Manutentore impianto elettrico Società ………………………………………………………………………………………………………………………… indirizzo: ……………………………………………………………………………………………………………………… XII w w w.a mb ie nte s ic u re zza .il s o l e 2 4 o re .c o m ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI Soggetto incaricato per le verifiche periodiche Società ………………………………………………………………………………………………………………………… indirizzo: ……………………………………………………………………………………………………………………… Data di istituzione del registro: ……………………………………………… 9 Impianto elettrico di messa a terra Impianti presenti e messa in esercizio 9 Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche Data della messa in esercizio ………………… Data della messa in esercizio …………………… Invio o consegna della dichiarazione di conformità a 9 ISPESL e ASL o ARPA 9 Sportello Unico Invio o consegna della dichiarazione di conformità a 9 ISPESL e ASL o ARPA 9 Sportello Unico effettuato in data …………………… Prot. n. ………………… R/R n. …………………… effettuato in data …………………… Prot. n. …………………… R/R n. …………………… n. 1 2 3 4 5 6 7 Schema delle verifiche e dei controlli periodici Impianti e attrezzature elettriche Verifica del Condizioni della verifica Firma Funzionalità interruttori Differenziali. Decorrenza: XX mesi Coordinamento tra interruttore differenziale e impianto di terra. Decorrenza: XX mesi Funzionalità degli interruttori sezionatori. Decorrenza: XX mesi Resistenza impianto di messa a terra. Decorrenza: XX mesi Continuità impianto di protezione contro le scariche atmosferiche Decorrenza: XX mesi Verifica misure di protezione predisposte per l’impianto di protezione contro le scariche atmosferiche Decorrenza: XX mesi Controllo quadri elettrici Decorrenza: XX mesi Isolamento dei cavi. 8 Decorrenza: XX mesi 9 Caduta di tensione presunta sulla linea elettrica. Decorrenza: XX mesi l a vo r o s i c u r o XIII ISTRUZIONI PER L'USO• PROTEZIONE FULMINI 10 11 Condizioni delle prese a spina e prolunghe Decorrenza: XX mesi Visibilità e dotazione cartellonistica Decorrenza: XX mesi Quadro: Data verifica Prova strumentale degli interruttori differenziali Periodicità: XX mesi Locale: Prova con lettura dei Prova di Corrente tempi d’intervento Interruttore funzionamento differenziale (ms) (n° o destinazione) con tasto di nominale /∆n (A) prova (Sì/NO) /∆n Firma Verifiche di continuità dell’impianto di terra Periodicità: XX mesi Data verifica Identificazione circuito Esito Note Firma Verifiche di continuità dell’impianto protezione contro le scariche atmosferiche Periodicità: XX mesi Data verifica Data Data Identificazione circuito Esito Note Verifica della resistenza di isolamento dei circuiti verso terra Periodicità: XX mesi Identificazione circuito R (M) Note Verifiche periodiche art. 4, D.P.R. 22 ottobre 2001, n. 462 Verifica periodica biennale (cantieri, locali adibiti a uso medico, ambienti a maggior rischio di esplosione) Persona/ente Documentazione prodotta Impianto verificato Esito incaricato alla verifica Firma Firma Firma Interventi di manutenzione sugli impianti Data XIV Tecnico che ha effettuato l’intervento Tipo di intervento effettuato Impianto oggetto dell’intervento Documentazione prodotta Firma w w w.a mb ie nte s ic u re zza .il s o l e 2 4 o re .c o m