FIERA DI VICENZA Venerdì 19 Aprile 2002 IL MARKETING IN MOVIMENTO L'evoluzione del marketing nel mercato governato dal cliente e trasformato dalla tecnologia Relatore: PHILIP KOTLER In collaborazione con Con il patrocinio di ___________________________ Resoconto integrale da traduzione simultanea realizzato da Meeting Service S.r.l. sito Internet: www.meeting-service.it e-mail: info@meeting–service.it numero verde: 800 247 464 Il Marketing in movimento KOTLER Bene, sono molto felice di trovarmi qui e spero che voi siate pronti ad ascoltare il mio discorso. In un certo senso vorrei veramente essere con voi, mi sarebbe piaciuto trovarmi con voi in Italia ora, ma in ogni caso direi che comunque avremo almeno un incontro diviso in due, diviso in due perché all'inizio io vi presenterò delle idee, alcune mie idee, e nella seconda parte ascolterò le vostre domande, che vi prego di fare brevi e concise, e vi dirò subito quella che è l'esperienza che io ho avuto. C'è stato un qualcuno che è ve nuto da me e mi ha chiesto di firmare la prima edizione del mio testo di marketing management e io ho detto a questa persona che mi ha chiesto l'autografo: “Ma usi ancora la prima versione di marketing management, la prima edizione? Sono molto sorpreso, perché francamente è inutile ormai!”. E lui mi ha detto: “Ma perché è inutile?”. Ed io ho risposto: “E’ inutile perché la prima edizione di marketing management è cambiata, o meglio il marketing management è cambiato così tanto che lei sta usando un libro che è ormai è superato come concetti, che non parla del concetto della segmentazione, non menziona mai il marketing per segmenti o il marketing virtuale o la segmentazione dei consumatori o ancora l'ipercompetizione, il cyberconsumo, l’equità tra clienti, la trasparenza, lo spazio di mercato, i network di valore…”. E il punto che voglio sottolineare è che il marketing è in continua evoluzione, cambia continuamente. E questo è il titolo del mio più recente libro e forse uno dei temi della vostra conferenza e cioè veniamo sorpassati continuamente e molto rapidamente nel marketing. Quello che volevo ancora dirvi è parlarvi del fatto che molte imprese usano in modo errato il marketing, o non lo usano del tutto. In molti reparti del marketing l'unica cosa che avviene è quello che chiamiamo il “mar.com”. Cos'è il “mar.com”? Il “mar.com” è la comunicazione nel marketing, marketing comunication. Allora “mar.com”, Mac Donald’s, per esempio, un'impresa globale. Quello che io vedo che avviene al Mac Donald’s è nella sostanza che abbiamo delle comunicazioni. Il marketing non riguarda le strategie, riguarda l'esternalizzazione di comunicati stampa, di tutta una serie di documenti, quindi quello che io voglio suggerire è un nuovo concetto, il concetto seguente: Meeting Service S.r.l. 2 Il Marketing in movimento abbiamo iniziato, siamo partiti dall'idea che il marketing fosse vendita, marketing uguale vendita e quindi questo era il concetto della vendita. Poi abbiamo compreso che avevamo bisogno di passare a qualcosa di più sofisticato e quindi siamo passati al concetto che il marketing sia la comprensione delle necessità e il loro incontro, cioè venire incontro alle necessità così come le abbiamo comprese, quindi trovare delle necessità, dei bisogni e rispondere a questi bisogni. Poi abbiamo iniziato a dire: ma c'è di più, c'è ancora di più! C'è un qualcosa ancora di meglio, cioè anticipare i bisogni, quindi un'impresa molto creativa, si va al di là di semplicemente ascoltare quello che è un bisogno. Ma un'impresa creativa è una impresa che osserva e anticipa i nuovi trend, i nuovi bisogni. Quindi siamo giunti alla conclusione che le imprese più creative di fatto creano le necessità, i bisogni, e il marketing non deve per forza avere un solo tipo di rapporto rispetto ai bisogni esistenti, ma, piuttosto, deve essere messo in rapporto allo sviluppo di nuovi livelli di stili di vita, per esempio la Sony. La Sony dedica molto tempo a creare prodotti che nessuno ha mai chiesto prima o sapeva che esistessero. Quindi, ai livelli più alti, vedete, una ditta crea nuove offerte, il che migliora la qualità della vita dei fornitori, con prodotti che non erano neanche nell’immaginazione dei consumatori. Quello a cui stiamo lavorando noi ora è un concetto che chiamiamo “marketing olistico”, e voglio spiegarvi che cosa intendo con “marketing olistico”. Intendiamo tre cose con questa definizione: la prima, che il marketing può funzionare solo se viene, diciamo, compreso da tutta l'impresa, se è pervasivo, non può funzionare solo se è un reparto che lo attua; ha bisogno che tutti pensino al cliente, non è sufficiente che le cosiddette “quattro P” vengono sviluppate come Piano di marketing, cioè Prodotto, Piano, Luogo e Produzione, in italiano non sono tutte e quattro delle P ma comunque…! Ma di fatto tutto può crollare perché magari il prodotto è buono ma non viene spedito in tempo utile, oppure non è stato costruito con la qualità giusta, oppure perché il reparto della contabilità non ha risposto alle domande poste dal cliente, così che il primo significato di “olistico” è che questa idea deve essere abbracciata, sposata da tutti all'interno di un'impresa. La seconda cosa, il secondo fattore, è che dobbiamo considerare il cliente, guardarlo in modo più olistico, cioè non solo l'impresa deve essere più olistica Meeting Service S.r.l. 3 Il Marketing in movimento ma anche i clienti devono essere considerati in modo più olistico perché dobbiamo, infatti, interessarci almeno due dimensioni del cliente: la prima, la differenza tra il suo comprare qualcosa e il suo utilizzare un qualcosa. Cioè dobbiamo iniziare a fare attenzione ad aiutare il cliente a trarre valore dal suo acquisto. In altre parole: vi vendo un'automobile ma ecco che la persona, l'acquirente, avrà dei problemi con questa macchina, dovrà mantenerla. Un'ottima ditta, un ottimo venditore di auto vi dirà non solo vi vendo una macchina, ma farò sì che traiate il maggiore valore possibile da questo investimento di 30.000 dollari che avete appena effettuato, e questa è la differenza tra il creare valore d'acquisto e il creare valore d'uso. La seconda idea è dell'essere olistici e cioè che dobbiamo vedere l'acquisto da parte del cliente in un contesto più ampio, cioè dobbiamo chiederci a che cos’altro può essere interessato questo consumatore, cioè in altre parole il contesto. Molte imprese ora stanno passando ad un'idea che si chiama customer share e che proviene proprio da un'idea olistica, cioè vogliamo essere messi in compartecipazione, vogliamo una quota maggiore del business del cliente, cioè se vendiamo al cliente un abito, ecco che probabilmente gli diremo: questa è una camicia e una cravatta che andrebbero molto bene con l'abito che lei ha appena acquistato. Cioè il punto è quello di considerare il cliente al di là della transazione appena effettuata. È un discorso miope quello di considerare solamente la transazione e supporre che il rapporto sia terminato. Quindi quello che stiamo dicendo è che il marketing deve essere più olistico. L'idea è che un'impresa, per essere olistica, deve abbracciare una terza idea, ovvero l'impresa deve lavorare con dei partner, deve lavorare con dei collaboratori, ci deve essere collaborazione, non può fare tutto da sola. Questo è particolarmente vero quando guardiamo quello che avviene con l'outsourcing. Molte imprese ora stanno decapitalizzando, si stanno liberando della proprietà di molti assett, quindi preferirebbero cioè essere proprietari di marchi e lasciare ad altri invece la proprietà degli assett. Un ottimo esempio è la (SE.RA.LEE.) che è un portfolio di propri marchi piuttosto che non un'impresa che ha delle industrie, diciamo. Le industrie spesso si trovano in Cina, quindi gli stabilimenti si trovano all’est per lo più; la Cina sembra fare tutto quello che consumiamo oggi e molte ditte non vogliono Meeting Service S.r.l. 4 Il Marketing in movimento legare il proprio capitale in assett fisici, quindi in stabilimenti, se volete. Sono i marchi i vostri assett e se riuscite a vedere ciò allora riuscite a vedere il cosiddetto “brand assett management”, che non è semplicemente una persona che gestisce, non so, l'idea della Coca Cola o l'idea della FIAT; piuttosto si tratta di tutto un gruppo di persone, di una équipe che si occupano di assicurarsi che gli assett, che si chiamano Coca Cola o FIAT o Mc Donalds, di fatto vengano proiettati nel futuro con tutta la freschezza e vivacità di cui c'è bisogno per un loro buon mantenimento. Ed ecco dove pensiamo che possano espletare i loro compiti le imprese, sono tutti dei compiti di marketing. Il primo compito è identificare le opportunità di mercato, e questo è lavoro di coloro che sono addetti al marketing, è lavoro di tutti ma in particolare degli addetti al marketing, quello cioè di aiutare l'impresa a identificare e qualificare e valutare le opportunità. Queste opportunità non verranno scoperte dalle persone della produzione o dai contabili, ma sono piuttosto gli addetti al marketing, perché hanno una mentalità di marketing, che vuole dire notare le necessità potenziali, le offerte potenziali, e queste sono quelle che chiamiamo le opportunità. Il secondo compito di un'impresa è quello di progettare delle offerte distinte, che vengano incontro alle diverse opportunità, e non avere delle copie di prodotti preesistenti, già esistenti sul mercato, i cosiddetti prodotti “me too”, che non andranno da nessuna parte, ci deve essere una capacità non solo nel creare l'offerta ma anche nel creare un'offerta che sia distintiva, offrire qualcosa di diverso. Dopo che abbiamo trovato l'opportunità, dopo che abbiamo effettuato un'offerta distintiva, ecco che creiamo, in terzo luogo, quella che chiamiamo una business architecture, un modello di business, una architettura di business. Con questo intendo dire che abbiamo messo insieme le persone e i processi che sosterranno e porteranno al successo questo brand, questo marchio. L'architettura del business o il modello del business vuol dire che ho anche un modello economico che mi dice, mi predice che produrrò denaro. Uno dei motivi per cui le industrie tecnologiche, nella tecnologia dell'informazione, hanno in un certo senso fallito è che il loro modello di business era il seguente: se io riesco ad avere abbastanza visitatori nel mio sito WEB, se arrivo ad avere abbastanza persone che cliccheranno Amazon.com, Ibe.com o qualsiasi .com ecco che i profitti deriveranno semplicemente dal fatto che le persone vengono a cliccare il Meeting Service S.r.l. 5 Il Marketing in movimento nostro sito. Ma ahimè, questo non è un modello di business, questo è un sogno e tale rimane. Cioè quando ci troviamo in un business abbiamo bisogno di una architettura di business e un modello di business per vincere, per avere successo. Dopo avere riconosciuto questi tre compiti di cui abbiamo appena parlato, quello di trovare le opportunità, quello di rendere la vostra offerta unica e quello di avere un modello di architettura di business, il compito è quello di creare valore. È questo il marketing, è il lavoro del marketing, cioè creare valore, perseguire il valore, il valore non solo dal vostro punto di vista ma anche dal punto di vista del cliente potenziale. E poi sviluppare le competenze chiave di cui avete bisogno per portare questo valore al cliente. Sviluppare queste competenze e quindi stabilire una rete di partner, di collaboratori. Ora in parte ciò è scritto già nel mio testo: Il marketing cambia, Marketing moves, quindi non voglio farvi sprecare del tempo, ma vorrei che sviluppaste i seguenti punti: a) il marketing è più che un solo reparto; b) è più che semplicemente una funzione; c) è la forza motrice del successo economico; d) è il principio guida del successo e dell'avere successo sul mercato. In un mercato dove ci sono già troppi prodotti, oggi il problema non è la mancanza di prodotti sul mercato, oggi il problema è piuttosto la mancanza di clienti, e quindi la capacità di cui abbiamo bisogno è di essere migliori nel creare valore, valore unico, distintivo, superiore, che vi porterà i clienti, che vincerà sugli altri e porterà i clienti a voi. Quindi guardiamo questo punto, osserviamolo. Quali erano le capacità tradizionali nel marketing e quali sono le nuove capacità richieste nel marketing? Ci sono quattro capacità tradizionali nel marketing e queste quattro devono essere comunque fatte bene. La prima: ricerche di mercato; quindi la ricerca all'interno del marketing è il punto di partenza per l'identificazione delle opportunità e per lo sviluppo di prodotti che siano in linea con le aspettative dei clienti. Due: la capacità di pubblicizzare, pubblicizzare e quindi fare pubblicità, la capacità di comunicare un marchio, dare cioè un lato emotivo, un potere emotivo alla vostra offerta. Meeting Service S.r.l. 6 Il Marketing in movimento Tre: la capacità della promozione delle vendite, che non è la stessa della pubblicità, attenzione! Il termi ne che noi usiamo per descrivere questi pacchetti di incentivi che possiamo dare ai nostri clienti è proprio "promozione delle vendite", cioè perché comprino oggi ecco che noi abbiamo dato loro degli incentivi ieri. La pubblicità non fa sì che il cliente si alzi dal televisore e vada immediatamente in negozio a comprare un prodotto; quello che fa la pubblicità è depositare nella mente del consumatore una coscienza, forse un interesse, se forse è un prodotto fantastico, una preferenza, ma non porta direttamente all'acquisto. D'altro canto, se vi viene detto che solo oggi potete acquistare il prodotto al 50% del prezzo, questa è promozione di vendita, sales promotion, e la sales promotion è fatta di coupon, è fatta di sconti, è fatta di cedole; se comprano qualcosa, è dare loro un regalo. Vogliamo essere bravi in sales promotion, nella promozione delle vendite. Quarto punto estremamente importante è la gestione delle vendite, sales management. Sappiamo che le forze sono costose, queste forze, soprattutto quando si tratta degli strumenti ovvero soprattutto nel business to business, nel B2B, dobbiamo essere in grado di gestire proprio l'economia di una forza di vendita. Potete scrivere un libro sulla ricerca di mercato, uno può scrivere un libro sulla pubblicità, un altro un libro sulla sales promotion o un libro sulla gestione delle forze vendita. Potete scrivere un libro sulla ricerca di mercato, uno può scrivere un libro sulla pubblicità, un altro un libro sulla sales promotion o un libro sulla gestione delle forze vendita. Questi testi sono tutti già stati scritti, eppure vi sono molte imprese che sono pessime in questi reparti, e non sto entrando nelle nuove competenze, sto parlando di competenze tradizionali, di quelle nuove ne parliamo fra un attimo, rimaniamo nelle quattro competenze tradizionali chiave. La ricerca di mercato in genere viene fatta pessimamente, i cosiddetti “focusgroup” sono molto utili ma spesso pensiamo che sia tutto lì, il campione sia tutto lì, invece di riconoscere che il “focus-group” è una opportunità da cui trarre delle idee, da cui imparare qualcosa in più su come le persone possono accettare un prodotto; non è un modo per quantificare le dimensioni di un mercato. E ancora molti questionari delle ricerche di mercato e molti campioni stessi, dimensioni dei campioni, possono essere messi in discussione, c'è ancora molto da fare Meeting Service S.r.l. 7 Il Marketing in movimento nel campo della ricerca di mercato, ci sono delle nuove tecniche di ricerca di mercato che sono molto promettenti, al di là di quelle tradizionali che ormai conosciamo a sufficienza. Il professor Zarthman ad Harward sta utilizzando un approccio che chiama l'”approccio Zarthman”, appunto, che di fatto bypassa la nostra struttura di competenze ed entra nel profondo dei significati. Quindi se state vendendo per esempio un attrezzo a qualcuno o se vendete un letto a qualcuno, ecco che con questa tecnica arrivate ai livelli più inconsci, cioè si opera a livello più inconscio del cliente. Anni fa aveva (Any Structure) aveva fatto qualcosa di simile, era lo psicologo sociale o se volete il Sigmund Freud della ricerca di mercato, e ha scritto un libro chiamato appunto Il manuale delle motivazioni del consumatore. Era un libro alfabetico, cioè ogni prodotto che potete immaginare era presente in questo libro dove lui diceva quelle che erano le dinamiche sottostanti ad ogni singolo prodotto, che cosa le persone pensavano delle automobili, che cosa pensavano delle mele, che cosa pensavano del vino…. Ma ora passiamo alla pubblicità, un qualcosa in cui dovremmo essere bravi. Ebbene, non ho visto tutte queste grandi capacità ultimamente. Quello che ho visto ultimamente sono molte pubblicità che sono semplicemente copie di quelle preesistenti. Ho visto gettar via denaro, ho visto sprechi enormi. Per esempio, stiamo mostrando sempre un'automobile che va a 100 all'ora in una strada di montagna; benissimo, in tutte le pubblicità, tutte le pubblicità mostrano la stessa fotografia! Non mi ricordo più quale marca è quella della pubblicità che sto vedendo, peggio ancora! Questa pubblicità non parla a una persona che abita in una città in pianura, dove non ci sono montagne, dove c'è un limite di velocità magari di 110 chilometri all'ora. È una pubblicità che non mi parla! Ed io penso che a questo punto dovremo tornare nella nostra ditta e chiederci: ma le nostre pubblicità sono poi così valide? Funzionano? O dovremmo invece prendere una parte del denaro devoluto alla pubblicità e metterlo nella promozione vendite o nei comunicati stampa, nelle public relations, cioè lavorare con gli opinion-leaders. O forse, ancora, dovremo prendere parte dei fondi devoluti alla pubblicità che non funzionano e immetterli nella costruzione di un prodotto migliore, per esempio. Perché magari un prodotto migliore… è chiaro che qualsiasi prodotto migliore è meglio delle parole, ovviamente. Oggi Meeting Service S.r.l. 8 Il Marketing in movimento abbiamo l’e-business, con Internet, ci sono tantissime chat e le persone chattano dei prodotti, chattano di tutto, chattano di automobili, chattano di prodotti elettronici e chiaramente un prodotto superiore viene subito alla ribalta. Quindi io dico, il vostro budget per la pubblicità magari è gonfiato, è eccessivo. E, ancora, non dimenticate le promozioni alle vendite: il 70% dei nostri fondi oggi, dei fondi che devolviamo alla pubblicità e alla promozione delle vendite, oggi andrebbe devoluto alla promozione delle vendite. Questo in media. Ora, con così tanta parte del denaro speso in promozione delle vendite, con così tante (diciamo) regalie di soldi, siamo in pericolo di rischiare di tagliare un po' le gambe al nostro prodotto, al nostro marchio, perché può sembrare che il nostro prodotto sia molto diciamo di bassa lega. Perché se una birra, per esempio, viene continuamente abbassata di prezzo, la gente inizierà a pensare che questo prezzo così scontato sia il vero prezzo e quindi penserà che quella birra sia un prodotto di serie B, per così dire. In uno studio di promozioni delle vendite si è concluso che solo il 17% delle promozioni delle vendite erano veramente redditizie per il produttore, il 17%, attenzione! Ed una delle cose che io suggerisco è: all'interno della vostra impresa, se usate promozione alle vendite, dovete avere un esperto in sales promotion, e con questo intendo una persona che studia le sales promotion, le promozioni, che va ai seminari sui diversi strumenti di sales promotion e che diventa il consulente a qualsiasi brand manager, product manager che ha bisogno di far promozione, e abbiamo bisogno delle promozioni. Ma ecco che ci vuole un esperto che vi possa suggerire qual è il miglior mezzo per quel prodotto, perché la maggior parte dei brand manager non sanno niente di sales promotion. Avete bisogno cioè di qualcuno nella ditta che impara a utilizzare le sales promotion e studi i risultati di ogni azione di promozione delle vendite; il risultato potrebbe essere quello per esempio di avere un maggior risultato da quello che investite. E poi, per quanto riguarda il sales management ci sono tre o quattro cose che stanno avvenendo a livello di forza vendita. La prima cosa è che stiamo cercando di impiegare sempre meno persone, sempre meno addetti alle vendite, cioè agenti. Abbiamo bisogno del loro aiuto ma cerchiamo di cercare, ovviamente, di arrivare ai costi più bassi per la distribuzione, ovviamente la forza lavoro è un canale di distribuzione e qui stiamo cercando di ridurre i costi. Un passo in questa direzione consisterebbe nel fare più telemarketing, per Meeting Service S.r.l. 9 Il Marketing in movimento esempio. Per esempio: un certo venditore non deve recarsi presso il cliente necessariamente, non deve pernottare in un hotel, non deve spendere soldi in un ristorante; può fare tanto di questo lavoro proprio al telefono, soprattutto se uno parla di clienti più piccoli. Ora, per i clienti più grandi, invece, naturalmente, bisogna vederli, bisogna andarli a trovare più spesso; ma il piccolo cliente può essere raggiunto molto facilmente attraverso per esempio questo telemarketing. Quindi praticamente che cosa si fa? Si assumono, non so, dei rappresentanti, dei produttori, perché loro per esempio possono portare tanti prodotti, e quindi qui può essere più conveniente mandare loro che non gli agenti di vendita; oppure il nostro prodotto può diventare disponibile attraverso per esempio i negozi, i negozi di dettaglio. L'IBM per tanti anni prima del 1970, praticamente diceva che l'unico modo per comprare un pezzo di IBM era attraverso un agente. Ecco, diversamente da questo, oggi si possono comprare articoli della IBM (il computer e così via) attraverso dei dettaglianti, quindi nei negozi, quindi utilizzando proprio la rete del dettaglio possiamo abbassare i costi. Quindi possiamo ottenere tante vendite anche attraverso il marketing diretto, possiamo quindi per esempio vendere direttamente, possiamo vendere anche su Internet entrando nel commercio elettronico e facendo sì che i nostri prodotti diventino accessibili attraverso degli ordini che ci arrivano attraverso il sistema elettronico. Quindi quello che voglio dire qui è che la forza vendita cerca in tutti i modi di ridurre, di arrivare a dei costi più bassi per questo canale distributivo, si cerca di ridurre i costi in questo senso. Questa è la prima tendenza. Poi abbiamo riscontrato che tante aziende, tante società non vogliono continuamente ricevere visite dagli agenti, non hanno piacere di riceverne così tante. Prendiamo per esempio il marketing dei farmaceutici: alle volte, proprio perché ci sono molti agenti che sono seduti nelle sale d'attesa dei dottori, spesso ce ne sono più loro che non pazienti, e i medici ci dicono: “Ma non abbiamo tempo per vedere, per parlare con questi venditori!”. E i venditori alla fine non apportano grosso valore, perché alla fine il medico quello che deve conoscere del farmaco commercializzato lo sa e vede già, basta che vada sul sito Internet e può leggere benissimo tutte le caratteristiche di un determinato farmaco. E quindi quello che dicono tanti venditori è questo, o quello che dicono Meeting Service S.r.l. 10 Il Marketing in movimento tante aziende, dicono: “Signor venditore, io non ho bisogno di lei come comunicatore, perché io o la persona interessata può scoprire tutto su Internet o sulla letteratura”. Per cui magari la persona che deve comprare può dire: “Io la voglio vedere solo se mi può aiutare a guadagnare di più. Quindi non mi interessa che lei sia un bravo comunicatore, mi interessa più vederla se lei può fungere diciamo da consulente per me”. E quindi adesso essere un venditore, essere un agente di vendita significa sapere molto di più, non soltanto del prodotto, ma anche di quella che è l'azienda del cliente, quindi deve sapere aiutare il cliente a risparmiare danaro o a fargli guadagnare di più. È questo il nuovo obiettivo. Quindi il venditore, come consulente, è diventato ora il nuovo modello. Poi un'altra cosa che è successa alla forza lavoro è la seguente: la Compaq, per esempio, sta chiudendo alcuni dei propri uffici vendita. Questi uffici, almeno, dove tutti i venditori hanno il loro ufficio, per esempio, quindi adesso si pensa che il venditore non abbia bisogno di un suo ufficio, il venditore può lavorare al di fuori di un ufficio, al di fuori della propria casa, perché naturalmente il venditore sa tutto, ha tutto sul suo computer o comunque tutto è disponibile, gli basta scaricare le informazioni dal computer o dalla sede centrale, si può scaricare tutto dal mainfraime della sede centrale. Quindi, per esempio, se un venditore vuole un certo catalogo o una certa brochure, lo può scaricare semplicemente attraverso il suo computer. Quindi tante società, tante aziende stanno cercando di economizzare sui costi della gestione di una forza lavoro, di una forza vendita, eliminando addirittura la struttura, gli uffici vendita stessi. Ora forse a voi può interessare ancora di più quelle che sono le nuove competenze, che secondo me non ci sono nei nuovi dipartimenti, nei nuovi reparti di marketing, ma che sono assolutamente necessari per il marketing del Ventunesimo Secolo. Vorrei adesso elencarvi queste nuove competenze, dopodiché le commenteremo più dettagliatamente. La prima consulenza è quella che io definirei la “Customer Relationship Management”, la gestione del rapporto con il cliente, si chiama “CRM” ed è un argomento molto molto caldo oggi come oggi. Poi abbiamo una seconda competenza che è “Partnership Relationship Management“, gestione dei rapporti con i partner, quindi non si devono soltanto gestire i clienti ma bisogna anche gestire i propri partner. Quindi questa è la Meeting Service S.r.l. 11 Il Marketing in movimento “PRM”. Poi abbiamo una terza competenza che è la Database Marketing & Maining”, quindi il marketing del database e il maining del database. Il marketing fa parte del “CRM”, “Customer Relationship Management” naturalmente, e questo poi lo descriverò in seguito. Poi abbiamo una quarta competenza che è quella del telemarketing, e il telemarketing è sicuramente un’idea molto grossa, molto importante di cui vi parlerò successivamente. Poi abbiamo la quinta competenza che è quella del marketing delle pubbliche relazioni: “Pubblic Relation Marketing”, quindi la creazione per esempio di eventi, di attività sponsorizzate, di per esempio riuscire ad avere più copertura, non so, sui giornali, sulla stampa…. Poi abbiamo una sesta competenza che è la “Assett brand management”. Poi abbiamo quello del marketing esperenziale, “Experiential marketing”, cioè il marketing diventa un'esperienza, le transazioni diventano esperienza, cioè offrire al cliente un'esperienza e non soltanto un prodotto. Poi la prossima potrebbe essere quella dell'”Integrated Marketing Comunication”, comunicazione di marketing integrata, quindi “IMC”. E poi bisogna essere sicuri che tutto quello che uno fa, comunica quello che uno è in maniera coerente. Invece di avere una comunicazione molto frammentaria, che talvolta invia messaggi contraddittori, bisogna essere coerenti. Poi l'ultima competenza, che secondo me è nuova ma è assolutamente necessaria, è quella dell'analisi della redditività, la “profity ability analisies”, attraverso segmenti, attraverso canali, per segmenti, per canale, per cliente, sapendo esattamente dove esattamente noi riusciamo a guadagnare, in che settore, a che livello riusciamo a guadagnare. Ora parliamo un po’ più dettagliatamente di ognuna di queste competenze. Ecco, la maggiore parte dei reparti di marketing, la maggiore parte delle aziende non hanno persone che adesso abbiano queste competenze, perché sono diventate competenze estremamente cruciali. Partiamo dal primo che è “CRM”, “Crustomer Relationship Magement”. Ora, anni fa si era partiti con una filosofia che si chiamava la filosofia del mercato di massa, massificata, il “mass marketing filosofy” Questo viene ancora praticato per esempio dalla Pepsi Cola, dalla Mac Donald’s e da altri in cui noi praticamente noi facciamo pochissime distinzioni tra i nostri clienti, per noi sono Meeting Service S.r.l. 12 Il Marketing in movimento più o meno tutti eguali. Quello che noi vogliamo che succeda è che tutti conoscano questo prodotto e tutti lo acquistino, quindi non ci troviamo a un livello di segmentazione. Questo è il marketing di massa. Alcune persone dicono che questo tipo di marketing di massa funziona molto bene, soprattutto quando vi erano poche stazioni televisive, quindi tutti dovevano vedere gli stessi canali e se volevano guardare la televisione i bisogni erano piuttosto terra terra ed erano piuttosto tutti uniformi, omogenei. Oggi, invece, sempre più aziende stanno capendo che devono invece segmentare, è necessario farlo in modo tale da avere una maggiore efficienza e efficacia sul mercato. Quindi devono definire per chi è questo prodotto, devono definire che persone devono raggiungere, perché una volta che loro fanno quello che noi chiamiamo il “target marketing”, possono scegliere meglio il canale, possono determinare il prezzo meglio, possono migliorare e rendere più importanti le caratteristiche di un determinato prodotto e quindi adesso quasi tutti facciamo questo tipo di marketing segmentato, questo target marketing, un marketing che ha un obiettivo prestabilito. Adesso, però, c'è una grossa tendenza verso la comprensione non soltanto del segmento ma poi di ogni cliente all'interno di questo segmento. Ora, questo sicuramente è un problema ed è una questione molto importante, dobbiamo conoscere queste persone come individui, oppure basta considerare il segmento? Ricordiamoci che il segmento viene definito come un gruppo di persone che sono simili, diciamo, non è un segmento a meno che, ovviamente, queste persone non abbiano delle analogie, non ricerchino per esempio gli stessi vantaggi, gli stessi benefici. Come conseguenza perché è necessario sapere che il signor Jones o il signor Rossi, che in questo segmento ha 62, poi c'è anche il signor Bianchi che ne ha 59, e che il signor Rossi per esempio è andato all'università mentre il signor Bianchi è andato ha fatto un master in America. Perché è necessario conoscere gli individui? Bene, viene sostenuto da persone tipo Peppers, da persone come Rogers e anche da altri che sostanzialmente è importante o è utile quanto meno sapere, conoscere dei dati a livello individuale. Ma chi è esattamente che sostiene questo? Beh, un esempio potrebbe essere quello delle banche. Prendiamo una banca: una banca per esempio ha ovviamente diversi segmenti di clienti, vediamoli da un punto di vista di vendita al dettaglio, dei prodotti. Naturalmente Meeting Service S.r.l. 13 Il Marketing in movimento sarebbe molto utile se la banca non soltanto dicesse: “Bene, ecco, qui ci sono delle famiglie in cui per esempio i genitori hanno tra i 40 e i 50 anni”. È anche utile sapere per esempio quali di queste famiglie hanno un figlio o una figlia che è lì pronta ad andare all'università, un figlio o una figlia che deve comprare la macchina, perché se uno conosce queste informazioni a livello così individuale, così particolaristico, sapendo questo è possibile andare dalla famiglia e dire: “Perché non fa un mutuo per la macchina piuttosto? Perché non approfitta di un credito per gli studi universitari?”. Quindi le banche dicono che è importante conoscere non soltanto il comportamento generale del segmento, ma poi anche quelli che sono i dati più particolareggiati, più individuali, più specifici delle diverse persone, dove certi bisogni finanziari naturalmente varieranno nel corso o nell'arco della vita di queste persone. Quindi la domanda che voi dovrete affrontare è la seguente: diciamo che voi avete sempre affrontato i segmenti, dovete passare a fare un ulteriore passo e parlare al marketing su database, in cui si raccolgono informazioni su tutti gli individui a cui avete venduto dei beni e le informazioni che cercherete di raccogliere sono praticamente basate sulle transazioni passate, sugli acquisti passati, di chiunque a cui voi avrete venduto. Poi avrete anche i dati demografici, per esempio se è utile sapere che reddito hanno, quanti anni hanno e così via. Poi i dati psicografici, per esempio se è utile conoscere quelle che sono le loro attività, i loro hobby, le loro opinioni, i loro interessi. Ora, se voi dite: “Sì, per me sarebbe buono fare questo passo”, vi state impegnando in un percorso di investimenti che sicuramente costerà decine di migliaia se non milioni addirittura di dollari, perché, per costruire e mantenere un sistema database di questo tipo c'è dietro un grosso investimento, c'è la Royal Bank del Canada che ha dovuto spendere 5-6 milioni di dollari con la società che si chiama “Sigal” per poter proprio avere e semplicemente creare un sistema di database di questo tipo. E quindi bisogna un po' vedere se questo investimento vale la pena o meno di fare. Abbiamo chiesto a questa banca e la banca ha detto: “Beh, se noi spendiamo 6 milioni di dollari per sviluppare questo sistema di database, quanto tempo ci vorrà prima che sia operativo? Partendo oggi quanto ci vorrà?”. Gli è stato detto: “Beh, ci vorranno un paio d'anni”. Ed allora la banca ha chiesto: “Beh, ma quanto più venderemo? Proprio per il fatto stesso di avere questa banca dati, quale sarà l'impatto incrementale sulle nostre vendite, proprio, che può scaturire dal fatto di Meeting Service S.r.l. 14 Il Marketing in movimento avere queste informazioni? E allora sapremo quanti più potremo vendere, quanti anni poi ci vorranno per ammortizzare quei 5-6 milioni che abbiamo speso per creare questo sistema?”. E la banca è stata molto intelligente, secondo me, a porre queste domande, cioè loro hanno detto: “Va bene, investiamo 6 milioni di dollari in questo sistema di database e sappiamo che entro 5-6 anni, per dire, li avremo ammortizzati e saremo in una situazione molto migliore anche rispetto ai nostri concorrenti”. Alla fine, nel loro caso ha funzionato piuttosto bene, loro hanno recuperato i costi dopo 4 anni dall'inizio dell'investimento. Ma vediamo gli aspetti negativi: come prima cosa non soltanto dobbiamo raccogliere tutte queste informazioni, che è abbastanza costoso già di per sé, ma va costantemente aggiornato: le persone continuano a muoversi, le aziende cambiano, le persone hanno delle promozioni, cambiano indirizzi… quindi c'è tutto un up-date, un aggiornamento che si rende necessario in modo continuativo. In secondo luogo che cosa succede? Bisogna fare anche il data maining, non basta avere semplicemente i dati, bisogna poi assumere degli esperti, che sono anche degli esperti di statistica, che possono fare le due cose che vanno fatte con questi dati. Quindi in primo luogo bisogna identificare quelle che sono le tendenze, quindi se avete un esperto di statistica bravo che osserva tutti questi milioni di informazioni deve naturalmente capire le tendenze prima dei concorrenti che non sono altrettanto per esempio sofisticati, lo deve fare prima. Poi l'esperto di statistica vi può anche aiutare, per esempio, a scoprire nuovi segmenti, segmenti nascosti, attraverso proprio questa operazione, questa tecnica di data maining. Il data maining comporta tante tecniche: il clustering, il network neurale e così via. Quindi quello che io vi voglio dire dicendovi questo è che sicuramente qui c'è una opportunità, nella fattispecie è possibile per esempio lavorare meglio conoscendo ogni cliente di più: se uno conosce meglio i vari clienti sicuramente può migliorare. Ma il sistema necessario per poter fare questo è costoso. E quindi dovete vedere, mettere sulla bilancia i costi e i benefici e decidere, quindi, se passare a questo database marketing oppure no. Adesso vi voglio dire qualcosa, invece, sul telemarketing. Ora, alcune persone sostengono oggi come oggi che il centro telefonico di una società è proprio il centro nervoso, dovrebbe essere il luogo in cui i clienti vi possono raggiungere e il luogo in cui voi potete raggiungere i clienti, in modo tale da conoscerli di più, Meeting Service S.r.l. 15 Il Marketing in movimento da offrir loro dei servizi migliori. Alcune aziende lo chiamano in effetti centro di contatto, come il centro telefonico diventa il luogo in cui si apprende: volete che i clienti vi chiamino, per esempio, se hanno delle domande o anche quando hanno delle lamentele da fare, oppure quando hanno delle nuove idee da esporvi? E quindi voi utilizzate proprio questa struttura, questa possibilità per poter servire meglio i vostri clienti. Il centro di contatto originariamente era lì per il servizio ai clienti, non era stato creato proprio per un servizio di marketing, l'idea originaria era proprio quella di: “Vabbè, lasciamo che i clienti ci chiamino per i loro servizi”. Adesso, invece, questa idea si è ampliata, si è allargata e praticamente questo centro di contatti viene utilizzato non soltanto per rispondere a delle domande sui servizi ma anche per chiamare noi i clienti, per offrire loro per esempio delle opportunità nuove che abbiamo creato, e lo chiamiamo “out bound telemarketing”, quindi telemarketing che va verso l'esterno. Quindi praticamente la prima domanda che uno si pone è: “Dobbiamo creare questo noi, o dobbiamo darlo a terzi?”. Ed è risultato che molte aziende sono emerse, che gestiscono le operazioni di telemarketing di altre aziende, ovviamente. Quando io sono andata in Giappone ho incontrato il Presidente del Beu-twentyfor , i suoi clienti includevano la Sony, Toshiba, Panasonic e tutti questi. Lui ha una struttura con circa 2.000 persone che sono lì con le cuffie sulla testa e che parlano ai clienti, che li chiamano, che chiamano potenziali clienti. E queste società che ho menzionato hanno tutti assunto questa azienda affinché questa facesse il lavoro di centro di contatto. Quindi una delle prime domande da porsi è: “Lo facciamo noi o assumiamo un gruppo professionista che abbia una grossa esperienza in questo senso, e nell'utilizzo del telefono e di questo tipo di comunicazione?”. Ora, per quanto riguarda le pubbliche relazioni, io qui voglio sottolineare una cosa importante: molti hanno investito in tante attività di pubbliche relazioni e questo sicuramente porta a più attenzione spesso che non alla pubblicità. Oggi siamo talmente assaliti dalla pubblicità, sul video, sulla televisione, sui giornali, sulle riviste, che compaiono un po' ovunque, che compaiono, non so, anche negli ascensori dei grattacieli, non so, salendo in un ascensore di un grattacielo, fino al cinquantesimo piano, ecco che ci sono pubblicità, e le troviamo nei supermercati, le troviamo sui muri, sui pavimenti… siamo letteralmente assaliti da tutte queste pubblicità! E noi a questo punto la vediamo un po' come Meeting Service S.r.l. 16 Il Marketing in movimento tappezzeria. Molto spesso le persone dicono: “Ma io veramente non ci ho neanche fatto caso, io proprio non ci faccio caso, non ci faccio più caso”. E quindi bisogna creare dei drammi, degli episodi, degli eventi importanti che possano catturare l'attenzione di qualcuno. Uno degli esempi che preferisco, per quanto riguarda le pubbliche relazioni, è quando Undoline ha introdotto per esempio la Civic, questa macchina, la Honda Civic, per le persone giovani era stata intesa. Invece di semplicemente pubblicizzarla hanno creato questo evento e l'evento praticamente consisteva nell'invitare questi diciottenni, persone tra i 18 e i 22 anni affinché venissero e potessero proprio mettere la mano sulla macchina e quello che riusciva a rimanere lì per più tempo, con la mano sulla macchina, alla fine avrebbe vinto la macchina. È stata una specie di gara, avevano una pausa ogni 15 minuti, poi dovevano tornare a rimettere la mano sulla macchina. E questa ovviamente è una gara che è durata giorni e giorni. Alla fine sono rimasti solo in due e poi è stato un dramma pazzesco per chi vinceva! Quindi ovviamente la stampa raccontava di tutto questo episodio, tutti seguivano la cosa, le famiglie andavano lì a vedere queste persone, questi due che rimanevano sempre lì con la mano sulla macchina, è diventato un evento grosso. Quindi è possibile catturare attenzione, creando degli eventi forti, drammatici, che la stampa poi rileva, e le persone sicuramente le noteranno molto di più, quindi noteranno come risultato molto di più quel prodotto che non una pubblicità. Un altro esempio di pubbliche relazioni è per esempio questo: se uno produce un nuovo prodotto ad alta tecnologia, può essere per esempio un nuovo computer, un nuovo laptop, non so, della Apple piuttosto che di altre, piuttosto che un desktop computer, personal digital assistance, quelli che noi chiamiamo i palmari, qualunque cosa sia non bisogna mai partire pubblicizzandolo. La cosa che va fatta prima è un lavoro preliminare affinché gli opinion leader, quelli che contano, lo consiglino. Oggi abbiamo dei giornalisti del Wall Street Journal che praticamente sono loro che poi fanno sì che un prodotto abbia o meno successo. Uno può leggere un articolo per esempio in un cui un opinion leader parla di 12 telefoni diversi nuovi dicendo: questo ha questo punto di debolezza, quest’altro ha questo punto di forza, questo è il migliore che vi consiglio. Sono loro praticamente a determinare il successo, quindi le pubbliche relazioni è il lavoro che uno fa Meeting Service S.r.l. 17 Il Marketing in movimento prima che il prodotto venga effettivamente commercializzato sul mercato di massa, così che parte la voce, si chiama proprio gestione del passaparola, ci sono tante cose. Adesso è stato scritto molto su come fare sì che questi opinion leader si concentrino o lancino dei nuovi prodotti, molti studi sono stati fatti in questo senso, e secondo me è molto importante questo. Noi in passato non abbiamo messo le pubbliche relazioni nel dipartimento di marketing, le abbiamo messe da qualche parte nell'azienda affinché si preoccupasse delle public relations finanziarie piuttosto che delle public relations dei dipendenti, invece che dobbiamo fare è di avere una public relation del marketing. Un grande mio amico, Marc Harris, ha scritto un libro, che è una guida per chi si occupa di marketing affinché entrino nel settore delle public relations. Lui è quello che ha gestito la Mc Donalds per gli ultimi 30 - 40 anni, e Mc Donalds è a tutti gli effetti una storia di successo di pubbliche relazioni. Pensate a tante cose, pensate a tutto quello che c'è all'interno di Mc Donalds, i giochi, quelli che ti danno, i giochini per i bambini, tutto questo è marketing, ma è marketing di pubbliche relazioni. Un'altra area che è molto importante è il brand building, cioè la costruzione del marchio. Se uno va a leggere la quinta versione del mio libro, Marketing Managing, non trova molto sul marchio, tutto quello che dicevo è che il marchio è un nome, ci può essere un suo trade mark e così via, ma solo questo. Poi invece, con il passare degli anni e grazie ad alcuni studiosi che hanno condotto ricerche, il branding è diventato proprio il fulcro di tutto; il brand è sicuramente molto di più che non soltanto un nome, non è semplicemente una etichetta, non è semplicemente un logo, non è semplicemente una serie di tattiche, va al di là di tutto ciò. Il marchio è proprio l'essenza della propria o della vostra impresa, si parla proprio di essenza del marchio. Per essere specifici in questo senso prendiamo la Volvo, la società automobilistica, per dare un esempio: loro hanno costruito l’idea che la loro essenza di marchio è la sicurezza, hanno creato questa idea. Loro dicono: noi creiamo le macchine più sicure che ci siano, e tutto quello che fa l'azienda è proprio di pensare a tutti gli elementi che compongono la sicurezza. E, per darvi una prova di ciò, loro erano molto preoccupati dell'aggiunta di un sistema G.P.S. alle loro macchine, il cliente ha detto: ”Per favore, lo renda Meeting Service S.r.l. 18 Il Marketing in movimento disponibile”. Ora G.P.S. che cosa significa? Significa localizzare sul cruscotto praticamente… uno schermo televisivo in cui è possibile vedere una mappa di dove uno è o dove dovrebbe andare. Ora perché la Volvo si dovrebbe preoccupare nell'aggiungere un tale sistema? La risposta è che praticamente gli occhi del guidatore dovrebbero essere concentrati sulla strada e non sul cruscotto e quindi, se uno allontana gli occhi dalla strada, potrebbe avere un incidente e quindi hanno posto resistenza, nonostante ci fosse questo desiderio, alla fine sì, l'hanno aggiunto perché erano stati posti sotto grossa pressione, ma all'inizio avevano opposto questa resistenza, ma è sicuramente il sistema G.P.S. più sicuro che ci sia probabilmente al mondo, l'hanno messo nel punto più vicino alla strada, alla vista della strada, proprio perché volevano che fosse il sistema G.P.S. più sicuro possibile. E lo stesso anche quando gli è stato chiesto di fare una decappottabile, una decappottabile ovviamente è una macchina pericolosa per natura, l'hanno resa la decappottabile più sicura che ci sia anche lì, hanno insistito su questo aspetto. Quindi il marchio è proprio una piattaforma per potere gestire il proprio business, è sostanzialmente una serie di valori che uno persegue, a cui dà importanza. Per esempio, se uno ha come brand l'intrattenimento, non so, come Disneyland, tutti quelli che vanno e tutti quelli che lavorano lì fanno in modo che voi vi divertiate. Quindi qualunque cosa voi esprimiate come brand essence è poi quello che le persone vengono a comprare. Se voi vendete o avete come essenza la qualità o l'essere veloci piuttosto che invece essere i più sicuri, qualunque cosa essa sia è comunque qualcosa che poi verrà comprata. E’ per questo che i clienti vengono da voi, e quindi il marchio diventa una piattaforma, diventa una raffigurazione di quello che io otterrò come cliente, io otterrò questa cosa prendendo questo marchio. Prendiamo l'Ikea. L'IKea la conosciamo tutti, produce mobili. Ora, la missione dell'Ikea è quella di rendere più semplice trovare dei buoni mobili che siano però alla portata di tutti e quindi tutto il negozio porta all'abbassare i prezzi per il cliente, con un'ottima gamma, un'ottima varietà e un'ottima distribuzione dei vari mobili nelle varie stanze. Ora, ci sono altre cose però in cui dobbiamo migliorare, ma lasciate che vi menzioni ancora una o due cose che potreste trovare interessanti. Molte imprese ora iniziano a parlare dello sviluppo di un cosiddetto “dashport by Meeting Service S.r.l. 19 Il Marketing in movimento marketing”, so che non conoscete questo termine, “marketing dashport”. Sapete cos'è il dashport? E’ un cruscotto. Que llo che stanno tacendo queste imprese però, è cercare di sistematizzare i loro processi e renderli disponibili sul vostro schermo del computer. Per esempio, supponiamo che siate brand manager e vogliate fare un concept test. Non ne avete mai fatto uno, dovreste essere in grado di accedere al computer, cliccare concept test e sullo schermo avrete i sei passi che dovrete espletare se volete fare un concept test. Per ogni passo ci sarà una serie di suggerimenti e di consigli per seguire ed espletare il passo e vi sarà un’illustrazione di alcuni prodotti per cui è già stato fatto questo passo. Per ogni passo ci saranno anche le cosiddette best pratices, le pratiche migliori, quindi senza parlare ad alcuno voi vorrete guidati su come passare il vostro concept test e diciamo che avete fatto un test di grande successo. Ora avete sviluppato un nuovo prodotto e volete fare un test market, che consiste invece, di 8 step, 8 passi. Potete fare la stessa cosa che avete fatto precedentemente cioè farvi guidare dal computer. Cioè quello che chiediamo alle imprese è di qualificare, di sistematizzare ogni processo che volete usino i vostri brand manager, e questo sulla migliore esperienza che potete mettere insieme, e questo aiuta ogni brand manager quando deve scegliere un tipo di promozione delle vendite inizierebbe da zero. Che tipo di promozione alle vendite dovrei usare? Tuttavia se all'interno vi è un processo che dice qual è lo scopo di questa promozione, dove vogliamo andare e che elenca tutti i possibili tipi, i vantaggi e gli svantaggi, ebbene questo vuol dire sviluppare un cruscotto, un marketing dashport, per così dire. E un'altra cosa che è molto utile è un sistema informativo in tempo reale. Idealmente le imprese dovrebbero sapere quali prodotti hanno venduto il giorno prima, o dovrebbero essere più vicini a saperlo. Per esempio prendiamo il Wall Mart. La Wall Mart opera quasi in tempo reale attualmente, la Wall Mart sa quanti pannoloni per bambini della Procter & Gamble ha venduto il giorno prima in ognuno dei suoi supermercati. La Wall Markt non solo lo sa ma dice al suo cliente: le diamo queste informazioni, le diamo anche a lei perché sarà il suo lavoro quello di inviare ai nostri supermercati una fornitura, cioè dovrete fornirci lo stesso numero di pannolini di quelli che abbiamo venduto ieri, il che significa che noi come Wall Markt, Meeting Service S.r.l. 20 Il Marketing in movimento lasciando voi Procter & Gamble a conoscenza di ciò non dobbiamo scrivervi una e-mail, non dobbiamo cliccare sul computer per dirvi quanto sarà il nostro ordine perché voi avete già a disposizione le informazioni relative alle nostre vendite, e questo significa: inventario gestito dal venditore. Praticamente la Procter & Gamble oggi è il venditore che deve sapere lui, il venditore, quanti pannolini inviare alla Wall Markt, al supermercato, e non viceversa. Cioè bisogna essere in grado di sapere il più attentamente ed esattamente possibile quanto si è venduto ogni giorno, ogni settimana, e non ogni mese. In passato non sapevamo quali erano i movimenti di prodotti fino a uno, due, tre mesi dopo, e a quel punto eravamo scioccati, andavamo incontro alle crisi, avevamo un crollo magari delle vendite, oggi invece sappiamo quali sono le movimentazioni giornaliere dei nostri prodotti. E questo problema del tempo reale prenderà la forma di una specie di stanza spaziale da guerre stellari. Ora, in ogni ufficio principale per le linee aeree c'è una stanza in cui si controlla il tutto, quindi quale aereo deve essere spostato dalla pista A alla pista B, cioè si gestisce in tempo reale tutto. Le linee aeree cambiano i prezzi, per esempio, di diverse rotte aeree, e noi chiamiamo questo “(iold) management”, cioè quando vogliamo ottimizzare gli introiti che derivano dal sapere se un aereo è pieno per metà o già diciamo pieno, tutti i posti sono sta ti acquistati. È un po' come l'immagine di una guerra, in cui vogliamo sapere che cosa avviene sul campo di battaglia costantemente, così da poter prevedere le prossime manovre o, non so, destinare tot risorse qua piuttosto che di là. A questo punto io, direi, vi elenco come punto finale, prima che voi prepariate le vostre domande, alcuni dei punti deboli che io più frequentemente trovo all'interno delle imprese dal punto di vista del marketing, la numero 1. Oh, man mano che le elenco tra le altre cose, potete pensare, fare un esame di coscienza per quanto riguarda la vostra ditta e metterci un Sì o No perché questi sono problemi che troviamo in tante imprese. Innanzitutto una differenza o un gap nella comprensione di che cosa vuole veramente il cliente. Molti manager pensano di sapere che cosa piace ai clienti, ma se vi sedete tutto il giorno nel vostro ufficio e restate lì non sapete che cosa piace davvero al cliente, perché non li avete chiamati, non avete parlato con loro, non siete stati da loro. Troppe persone nelle funzioni marketing, all'opposto di quella delle vendite, usano informazioni secondarie, le ricerche di mercato per esempio, per Meeting Service S.r.l. 21 Il Marketing in movimento comprendere il cliente, e noi spesso diciamo che l'antidoto a ciò è attaccarsi a un cliente, trascorrere del tempo con il cliente, stare sul campo di battaglia e non solo nel proprio ufficio. Ogni volta per esempio che una catena di ristoranti mi chiama, io vado nel ristorante, mi siedo nel ristorante come se io fossi un cliente, eppure fargli da consulente. Ma voglio vedere come vengo trattato da queste persone prima di poter dire loro come trattare il cliente. Quindi voglio che voi come manager arriviate al telefono, prendiate il telefono, parliate con il cliente, facciate la spesa, cerchiate cioè di mettervi nei panni del cliente. E ancora, secondo problema, una scarsa segmentazione, una scarsa segmentazione del mercato. In altre parole i vostri segmenti sono troppo grossolani, ovvero, per esempio, questi tipi di cereali per colazione vanno bene dai bambini agli anziani; è una cosa troppo generale, non aiuta a pubblicizzarla, non c'è una immagine di un target ben preciso o di un acquirente ben preciso. Ecco perché abbiamo bisogno di una segmentazione molto migliore. E ancora abbiamo bisogno di strategie migliori che devono entrare a far parte dei nostri piani di marketing. Quando guardo i nostri piani di marketing, non vedo piani, vedo dei budget. Il CEO, io dirò al CEO: “Abbiamo bisogno della stessa quantità di denaro per la pubblicità, per la forza vendite, ma magari ci piacerebbe spendere un po' più per la pubblicità e un po' meno per la forza vendite”. Ma, attenzione, c'è una situazione burocratica piena di inerzia nello sviluppo del piano che domani sarà più o meno quello di ieri. E questa non è una cosa creativa, non è un porsi delle domande, non è un dire: “Mah, forse dovremo spendere la metà nelle pubblicità e il doppio nelle public relation”. E questa non è una mentalità imprenditoriale. Dobbiamo invece averla, dobbiamo effettuare questi piccoli compiti, anche se, certo, magari stanziamo le stesse risorse ieri e oggi nella maggior parte dei territori. Eppure, magari, pensiamo se non dobbiamo destinare poche risorse a fare un esperimento, magari solo in una città, magari solo a Pisa, per dire. Facciamo qualcosa di diverso, magari a Roma invece. Cioè facciamo dei piccoli esperimenti qua e là per vedere qual è la resa a diversi livelli pubblicitari, a diversi livelli di campagne pubblicitarie, a diversi livelli di relazioni, di public relation, insomma. Quindi, vedete, le strategie, aprite un piano di marketing e io mi chiedo: “Ma dov'è la strategia? Dov'è la grande idea?”. Per me la strategia deve essere una grande idea, un'idea che ci premia e che Meeting Service S.r.l. 22 Il Marketing in movimento premia i primi ad avere quell'idea, soprattutto, perché vedo che la maggior parte delle imprese hanno magari un piano di marketing ragionevole, ma l'organizzazione non è abbastanza forte per portarlo a termine. Magari dite: “Bene, vogliamo aprire degli uffici in Medio Oriente o in Estremo Oriente”. Pensiamo che la Cina sarebbe un ottimo mercato per i nostri prodotti, ma, nel stesso tempo, siamo un'impresa in cui non c'è nessuno che parla cinese, nessuno che ha una mentalità internazionale, non abbiamo infrastrutture a supportare lo sforzo per raggiungere la Cina. Questo è un ottimo esempio di una incongruenza tra lo scopo e il tipo di organizzazione che abbiamo per espletare, per raggiungere quell'obiettivo. Ancora il mancato investimento nel futuro, ovvero: è chiaro che dobbiamo produrre nuovi prodotti e nuovi servizi; ogni prodotto prima o poi è destinato a distinguersi, anche la Cola Cola deve preoccuparsi del suo futuro, se vendesse solo la Coca Cola, attenzione! La Coca Cola ora sta lavorando molto sulle acque minerali in bottiglia, succhi di frutta; la Mac Donald’s si occupa solo degli hamburger, se fondate tutto sull’hamburger e le persone si preoccupano della qualità della carne, forse dovreste estendervi a vendere anche pizza. Cioè dovete avere un budget, un bilancio previsionale che comprenda lo studio di nuove opzioni, di nuove direzioni che magari potete prendere, così che magari fate delle forti scommesse sul futuro, certo. E trovo che spesso un altro problema è che molte imprese hanno troppi prodotti. È così facile aggiungere altri prodotti alla gamma dei prodotti ed è così difficile restringere la gamma dei prodotti, diciamo che facciamo zuppe: facciamo zuppa di cavolfiori, zuppa di pollo e poi vediamo che la metà delle nostre zuppe però, di fatto, non ci dà dei profitti. La Unilever per esempio ha tagliato il numero dei suoi prodotti recentemente, è passata da 15.000 a 9.000 e ora vuole passare a 400 perché in realtà preferisce vendere meno prodotti ma essere molto forte in quelle aree di prodotto, piuttosto che essere rappresentata in ogni tipo di categoria di prodotto. E sto parlando di passare da una politica di prodotto indisciplinata ad una molto disciplinata. E poi c'è questa terribile tentazione di aumentare il valore riducendo il prezzo. O meglio, questa deve essere l'ultima spiaggia; dobbiamo sempre chiederci: “Posso aggiungere altro valore con il prezzo attuale?”. Cioè o faccio sì che la mia offerta diventi più trasparente agli occhi del cliente, o ci butto dentro magari la consegna a casa gratuita, o l'installazione gratuita, piuttosto che tagliare il Meeting Service S.r.l. 23 Il Marketing in movimento prezzo. Una volta che abbiamo tagliato il prezzo ogni unità che vendiamo ci dà meno, quando aggiungiamo del valore manteniamo il flusso di entrate, che chiaramente diventa più costante, migliore. E a questo punto ancora un'altra miopia, quando si dice: “Beh, il marketing in fondo è solo vendita”. Si vede spesso il marketing come un qualcosa di un po' fantastico, un po' creativo, ma, come, diciamo, parte del reparto vendite. Mi ricordo un'osservazione di un personaggio famoso che ha distrutto quest'idea, che ha detto: “Lo scopo del marketing è rendere la vendita non necessaria; quello di individuare una necessità esistente, essendo i primi ad andare incontro a questa necessità, a rispondere a questa necessità”. Cioè arrivare sul mercato con un prodotto che tutti dicano: “Oddio, ecco, erano anni che lo volevo”. Cioè non ci vuole un grosso sforzo di vendita. Una volta che abbiamo capito bene la necessità e abbiamo risposto a questa necessità, è chiaro che non ci vuole molto sforzo da parte delle vendite. Il motivo per cui dobbiamo invece puntare sul reparto vendite è che di solito il nostro prodotto non è sempre nuovo, non ha qualcosa di nuovo, si tratta perlopiù di prodotti “me too”, anch'io, cioè di prodotti già esistenti. E ancora la maggior parte dei prodotti non gestiscono il loro marchio con cura. Il marchio, il brand è per loro solo un nome, non lo vedono come un qualcosa che definisce l'essenza di tutta l'impresa rispetto semplicemente ad un nome. In quest'era in cui avremo una concorrenza sempre più feroce, delle pressioni sempre più violente sui prezzi, le due difese contro ridurre i prezzi mi sembrano essere: uno, il brand assett management, cioè il marchio non è solo un prodotto che esiste già sul mercato, ma deve funzionare in un certo modo, per un certo gruppo target; e l'altra difesa è il “customer relationship manager”. E con questo non voglio dire di sapere un tot di ogni cliente, ma dire: “Beh, non sono una ditta che gestisce prodotti ma piuttosto io gestisco clienti. Sono un'impresa che è interessata nella “customer equity” più di tutt'altro”. E quello che intendo per “customer equity” è che voglio costruire valore per il cliente e posso costruire valore per il cliente in tre modi: posso offrirgli un servizio con una migliore performance; posso creargli un marchio più forte, una relazione emotiva con il prodotto o anche il marchio o ancora posso instaurare un rapporto migliore, cioè o l'offerta è migliore o la sensazione emotiva del marchio è migliore o il rapporto con il cliente, l'intimità se volete, la vicinanza che ho con il cliente è più Meeting Service S.r.l. 24 Il Marketing in movimento forte. Quindi quando riusciamo a costruire questa “customer equity”, ecco che molte idee vengono di per sé, cioè io dico: “Voglio più customer share che, market share, voglio più quota clienti che quota di mercato”. Customer share è quello di cui parlano le banche quando dicono: “Non voglio solo che lei depositi i suoi soldi nella mia banca, voglio anche stabilire dei rapporti con lei, assicurazioni, cioè voglio quota di clienti, vendere più cose allo stesso cliente: customer share. E poi arriviamo all'idea del life time value, del valore di tutta una vita. Invece di concentrarsi sul valore ottenuto da una singola transazione vogliamo fidelizzare con il cliente per tutta la vita. Siamo una ditta di automobili, vogliamo vendere una Mercedes a quel cliente per ogni tre anni per i prossimi 30 anni. Se ci riusciamo quel cliente ci vale una paccata, scusate il termine, di denaro. E questo è quello che chiamiamo customer share thinking. È chiaro che una delle idee migliori qui è pensare più attentamente a come fidelizzare i clienti piuttosto che i prodotti e a possedere marchi, non solo prodotti. E qui voglio fermarmi perché spero che a questo punto abbiate delle domande o anche dei commenti. Spero di essere stato sufficientemente chiaro, vorrei essere con voi nella stessa aula perché sarebbe bellissimo vederci di persona e poter così scambiarsi delle idee in modo formale ma anche informale. Ma a questo punto so che il mio amico Walter Giorgio Scott dell'Università Cattolica di Milano è uno dei vostri moderatori, quindi intanto vorrei salutarlo e sentire da lui come devo comportarmi per le domande e le risposte alle vostre domande. BRIOSCHI Buongiorno e grazie per il vostro contributo che è giunto in sala, il contributo ai lavori di questa conferenza. Come avete visto anche l'Italia è un paese di cambiamenti, infatti io sono cambiato, nel senso che sono un collega del professor Scott. Il professor Scott sarà tra noi appena possibile, ma in questo preciso momento non sta benissimo e quindi si è assentato momentaneamente. Ora abbiamo raccolto delle domande e queste domande le porgiamo appunto a lei. Quindi posso partire con le domande? Prego, dice il professor Kotler. La prima domanda proviene da Bianca Mutti, proveniente dalla Campania. Il processo di espansione del web ha reso topica l'importanza del reverse Meeting Service S.r.l. 25 Il Marketing in movimento marketing, e questo fa sì che le logiche normali delle transazioni di mercato si sono diciamo invertite e ormai si sviluppano scambi e informazioni in modo diverso. Quindi lo scopo del reverse marketing è forse quello di aumentare il grado di adattamento di un prodotto e resistere quindi alle necessità del cliente? Il ruolo dei clienti è di guida delle strategie delle imprese? I mercati come possono affrontare tutti questi cambiamenti e quali tecniche in sua opinione sono più adatte a sviluppare e mantenere i rapporti con questi nuovi tipi di clienti? Mi rendo conto che è una domanda lunga ma siamo pronti anche a una risposta lunga. KOTLER Sì, speravo una risposta breve a una domanda lunga, ma comunque... Mi sono sempre interessato molto delle ditte di IT di informatica, hanno cambiato quelli che sono i paradigmi del mercato. Per esempio oggi il cliente è sempre più ricco di informazioni, cioè il cliente di oggi ha altrettante informazioni del fornitore di ieri; il cliente di oggi, che vuole acquistare un'auto, può andare alla Edmonds.com e imparare tutto quello che vuole sapere di qualsiasi auto, da un punto di vista emotivo, tecnico, dettagli; poi lui o lei può dire: sì, bene, sono disposto a spendere 22.000 dollari, vado a vedere se c'è un concessionario che me la vende per questa quantità. Quindi, a quel punto, va alla Priceline.com, che dà queste informazioni a dodici concessionari dell'area del cliente, e dice: bene, ho qualcuno disposto ad acquistare una Escort a 22.000 dollari, c'è un concessionario disposto a vendere a questo prezzo? Il che… voglio dire che in effetti sì, il potere è un po' ribaltato, cioè il cliente dice quanto è disposto a pagare un qualcosa, piuttosto che vedere passivamente il prezzo. Beh, l'intera idea del reverse marketing è di dire che molte delle cose che sono state fatte dal venditore ora vengono fatte dal cliente, il cliente è in grado di cercare meglio il prodotto di cui ha bisogno; il cliente non è così succube della pubblicità come magari lo era una volta, ed ora la domanda diventa: qual è la risposta che le imprese devono dare a questo tipo di potere, a queste informazioni, che sono potere, che sono state date al cliente? Beh, questo significa innanzitutto che, se siamo un'impresa in cui il prodotto non è un ottimo prodotto, siamo fuori in poco tempo, perché ora i clienti riescono a scoprire chi ha un buon prodotto e chi no. Ancora, d'altro canto è chiaro che, se fate dei prodotti o date dei servizi Meeting Service S.r.l. 26 Il Marketing in movimento superiori, è chiaro che venite premiati, perché anche questo verrà a conoscenza del cliente prima di ogni altra cosa. Per cui diciamo che voi siete su sei mercati, presenti in sei mercati, il numero 1 in tre di questi mercati, il numero 3 o 4 in due di questi mercati e in pessima posizione sull'ultimo mercato, uscite da quell'ultimo mercato subito; uscite anche dagli ultimi mercati in cui non siete molto bravi, perché non sopravviverete se non siete i migliori o quasi nel vostro mercato. Io dicevo, e penso ancora, che non bisogna appartenere ad un mercato in cui non si sia il meglio. Sappiamo che, anche se vogliamo essere su Internet, dobbiamo essere i migliori; è chiaro che questo non succede dall'oggi al domani, perché non molte persone ovviamente sono abituate ancora ad usare Internet, ad usare le chatroom a piena potenza; molti comprano ancora nel modo tradizionale, non controllano tantissimo le cose, quindi ancora per un po' una ditta di secondo livello può farcela. Ma alla fine il significato di Internet è che dobbiamo essere migliori nella nostra categoria di prodotto. Con questo spero di avere risposto alla domanda. INTERVENTO Veniamo ora ad un'altra domanda di Augusta Angelino della Synt: in Europa le differenze tra le varie culture, gli stili di vita, i comportamenti, si stanno restringendo. Le forze che stanno dietro a questi cambiamenti sono Internet, il fenomeno dell'emigrazione ed altri fenomeni. Gli Stati Uniti hanno già affrontato problemi di questo genere; quali sono le implicazioni per il marketing e le comunicazioni di tutto ciò? Come pensa che noi, in Europa, possiamo affrontare problemi come questi? KOTLER Alcuni anni fa (Chet Lever) di Harward ha scritto un articolo sulla globalizzazione in cui sosteneva che il mondo sta convergendo piuttosto che divergere, che gli stili di vita stanno diventando più uniformi piuttosto che difformi, e questo ha portato alcune ditte a cercare di offrire meno varietà nella loro offerta e ad avere delle offerte più standard, il che si è rivelato un fallimento in molti casi. Una ditta, una impresa, che era la Penny Company, un produttore di penne che ha detto: perché dobbiamo produrre 45 tipi diversi di penne se a tutti piacciono quell'una o due penne che noi produciamo? Quindi io sono Meeting Service S.r.l. 27 Il Marketing in movimento sempre molto attento al fatto della globalizzazione piuttosto che la localizzazione. Mentre è vero che i media ed altre cose fanno sì che molti giovani in Europa ascoltino la stessa musica che in America, hanno gli stessi eroi cinematografici, ciò non vuol dire e non nega che ci siano delle differenze, per esempio nelle preferenze culinarie, delle differenze culturali, quindi ecco che non farei il passo più lungo della gamba nel dire che l'unica implicazione è che tutti gli stili di vita vanno a convergere e che quindi dobbiate ridurre il numero di offerte ed evitare la localizzazione, al contrario. Io penso che tutti i mercati siano locali, i mercati sono locali, e dobbiamo essere sensibili a questo fatto. Il mio consiglio è che un'impresa dovrebbe chiedersi dove può guadagnare dalla standardizzazione e dove dalla localizzazione. È bello ovviamente poter standardizzare gli aspetti fisici di un prodotto ma magari non la confezione. Forse il prezzo dovrebbe rimanere variabile, forse il mix di servizio alla clientela deve cambiare; questa è una vecchia domanda, ma state attenti a non standardizzare troppo. Grazie. INTERVENTO Arrivo così ad un'altra domanda, mi dice lei, al limite, quando abbiamo terminato il tempo. Questa domanda è di Guido Porro e la domanda è la seguente: il concetto tradizionale del marketing mix come verrà cambiato dai nuovi mezzi di comunicazione, strategie, sviluppati grazie alla rete, grazie ad Internet? KOTLER Beh, il marketing mix è quello che è stato chiamato le quattro P: prodotto, luogo, produzione. Ed è stato attaccato da tutto questo tipo di domande, tipo: dove sono i venditori? Sono forse parte della produzione? E il packagin è parte del prodotto stesso? Alcuni magari lo chiamano quello delle 15 P invece delle 4 P, non fa niente perché poi in italiano non sono neanche 4 P, ma comunque il punto è: i nuovi canali di comunicazione cambieranno il nostro concetto di marketing mix? No. Ecco quello che succede, c'è una proliferazione crescente di due cose: il numero di media e il numero di canali. Eppure questi rientrano nel nostro marketing mix. Uno dei canali principali che sta crescendo, ovviamente, è Internet. Il telefono, Internet, i cellulari, i palmari, vi sono così Meeting Service S.r.l. 28 Il Marketing in movimento tanti nuovi media, nuovi mezzi e nuovi canali, ed io penso che noi scopriremo che Internet diventa una forza crescente. Però attenzione, io la penso un po' diversamente dalla maggior parte delle persone: io penso che Internet sia molto più importante non tanto per l'e-commerce ma per collegare la nostra impresa con altre imprese. Per esempio ogni impresa dovrebbe essere collegata tramite Internet con i propri fornitori, così che i fornitori sappiano rapidissimamente che cosa inviare all'impresa ed ogni società dovrebbe essere collegata meglio tramite Internet con i fornitori, i dettaglianti, i clienti, così che i fornitori possano mandare gli ordini più rapidamente, arrivare diciamo agli stock, alle riserve più rapidamente, ottenere le spedizioni più rapidamente, cioè la vera forza di Internet è che è una piattaforma elettronica per arrivare a più accuratezza, maggior velocità nelle nostre transazioni, poiché siamo una ditta con fornitori e, diciamo, venditori; non solo, ma le nostre comunicazioni all'interno con i nostri venditori, con i nostri produttori. È quello che chiamano l'intranet, cioè usiamo intranet come modo per comunicare meglio all'interno anche della nostra stessa ditta. Ora, la parte di web, quella grazie a cui possiamo informare i nostri clienti circa il nostro mestiere ed ottenere informazioni non solo riguardo ai nostri clienti ma anche vendere cose direttamente, attraverso una rete di ecommerce, ai clienti, ebbene, questa è anch'essa una cosa importante, non ne nego la forza, e penso che dobbiamo anzi considerare l'importanza di questi due elementi. INTERVENTO Un'altra domanda da Sara Masiero: a seconda di quella che è la tendenza della globalizzazione, il marketing è praticamente responsabile di quello che è il cambiamento e la manipolazione del mercato. I marketer adesso, forse, dovrebbero fare un marketing di loro stessi, forse è il tempo è venuto perché loro facciano marketing di sé stessi. KOTLER I marketer non è che possano fare le magie, gli operatori di marketing certe volte si fanno una reputazione non tanto buona, sono l'obiettivo di tante critiche di quello che é adesso la condizione del mondo, soprattutto da parte di persone che pensano che ci sia troppa enfasi sul sovraconsumo e così via. Il marketing Meeting Service S.r.l. 29 Il Marketing in movimento sì, sicuramente ha bisogno di un sistema di pubbliche relazioni, anch'esso, questo è vero. La cosa migliore che possiamo fare per il marketing è semplicemente che la gente lo comprenda meglio, comprenda meglio che cos'è. Il problema è che solo l'esito degli sforzi di marketing si vede molto spesso, tipo le pubblicità, gli spot, i prodotti cosiddetti me too, anch'io, e non vedono che tipo di processo, vedono la punta dell'icebearg e non la logica che c'è dietro, non la logica che fa sì che le aziende alla fine sfornino quello che stanno sfornando, facciano quello che stanno facendo. INTERVENTO Una domanda da Marica Ranaldo della Main Marketing Net Company: c'è un collegamento tra il concetto di un mercato di un certo tipo e la globalizzazione? Com'è possibile rendere compatibile il processo di sviluppo di un marketing olistico e quello che è il digital divide, cioè quella differenza che esiste tra le diverse parti nel mondo nell'utilizzo di dispositivi, di mezzi digitali, le diseguaglianze che esistono? KOTLER Quello è il problema relativo alla diffusione delle innovazioni. Internet è una innovazione che si diffonde ad un certo tasso, un tasso molto più basso nei Paesi emergenti, ovviamente, ed un tasso più alto nei Paesi più industrializzati. Io vedo che c'è uno sforzo di alfabetizzazione digitale, che c'è questo sforzo che viene fatto adesso in Africa, in Asia, in tante altre parti del mondo, ed io sono d'accordo con questo, perché penso che se noi riuscissimo ad inserire tutto ciò nelle nostre scuole, nel sistema d'istruzione, porterebbe ad un mondo dove le persone sono più collegate, sanno più che cosa succede anche nelle altre parti del mondo. Ora, il concetto olistico non ha ancora, diciamo, considerato questa idea di contribuire nell'accelerazione dell'utilizzo di Internet in tutto il mondo, ma penso che quello che ha detto questa signora è molto molto importante, tra l'altro ci rifletterò, creare questo collegamento. INTERVENTO Da Luca Scrimieri della società Ceccato: c'è il rischio che il cosiddetto reverse marketing - quindi stiamo tornando sul reverse marketing - possa ridurre Meeting Service S.r.l. 30 Il Marketing in movimento l'importanza di quello che è l'approccio tradizionale che si basa sulla segmentazione, sul target, sul posizionamento? Cioè quali modelli di marketing più avanzati sono ora necessari per poter sviluppare una vera strategia che si basi suoi clienti? KOTLER Beh, uno potrebbe parlare di fantascienza, potrebbe immaginarsi una società in cui i clienti hanno praticamente tutto il potere nelle loro mani, in cui hanno i mezzi per sapere tutte le cose che hanno bisogno di sapere per comprare sul mercato una qualsiasi cosa di cui possano avere bisogno. Beh, tutta l'iniziativa da questo punto di vista sarebbe dai clienti alle società, quindi sarebbe questa l'azione, non l'inverso, e questo andrebbe a distruggere l'idea della segmentazione, del targeting, del professioning, o la ridurrebbe quanto meno, se ciò avvenisse. Sicuramente cambierebbe le cose se ai clienti… stesse sempre a loro l'iniziativa. Gli esperti di marketing non comprenderebbero più come segmentare, se appunto sono i clienti ad avere tutta l’iniziativa e tutte le informazioni, sarebbero difficile per loro capirlo. È sicuramente una situazione interessante, io purtroppo non riesco a rispondere in maniera esauriente ma tutti noi dovremmo pensare a quello che potrebbe essere l'impatto del reverse marketing su quella che è la logica di base di base del marketing. La logica di base del marketing è di partire dalla R, che è la ricerca, arrivando alla segmentation targeting professioning, quindi alla STP, al marketing mix, all'implementazione, per poi finire con il controllo. Questo è il percorso del marketing. Ora, secondo me ci dobbiamo chiedere se questo percorso verrà cambiato, invertito, riducendo per esempio il nostro lavoro a livello si STP, ma non ho una risposta, comunque è un'ottima domanda, grazie. INTERVENTO Adesso una domanda da Marco Campagna: qual è il trade off tra le comunicazioni on-line e quelle off-line con riferimento a quello che è l'abbigliamento casual? Quale può essere il collegamento tra comunicazione on-line e comunicazione off-line? La distinzione tra la comunicazione on-line e quella off-line? Meeting Service S.r.l. 31 Il Marketing in movimento KOTLER Beh, off-line sarebbe semplicemente suppongo le solite pubblicità, la pubblicità di abbigliamento, mentre on-line sarebbe - se capisco bene la domanda - come possiamo praticamente utilizzare Internet per poter fare sì che le persone si interessino al proprio abbigliamento on-line. Abbiamo per esempio delle società come Gap, come (Lenvent), e loro hanno entrambe creato sicuramente dei siti estremamente interessati, che vengono visitati da tantissime persone che proprio ordinano on-line abbigliamento, pezzi di abbigliamento. Se uno parla dell'abbigliamento d'alta fascia, quindi per esempio, non so, sartoria, alta sartoria, secondo me ovviamente è un po' difficile che questo venga venduto attraverso il commercio elettronico. Invece per cose tipo, non so, magliette piuttosto che jeans, piuttosto che un abbigliamento così, più casual, beh, sicuramente questo abbigliamento potrebbe essere comprato on-line, e tra l'altro questo succede già regolarmente. INTERVENTO Grazie. Io ho terminato le domande. Non so se lei desidera magari aggiungere altri suggerimenti, altri commenti appunto alle persone che la stanno ascoltando. KOTLER Io concluderei semplicemente dicendo che ho apprezzato moltissimo le domande, la mentalità italiana è veramente stupenda, è favolosa nel sollevare non soltanto delle domande estremamente pratiche ma anche domande molto filosofiche. Ogni volta che mi reco a Milano, almeno una volta all'anno, io ho sempre avuto modo di, proprio, parlare di alcune del problematiche che sono state sollevate da alcuni degli esperti italiani, e questo mi ha fatto sempre riflettere molto, quindi è stato un grosso piacere ascoltare le vostre domande e rifletterci sopra. INTERVENTO Ringraziamo noi lei, grazie di tutto. Come avete capito dalla breve premessa che ho fatto a queste domande, il nostro professor Scott purtroppo non è stato bene, ha avuto un calo di pressione e quindi non ha potuto continuare a Meeting Service S.r.l. 32 Il Marketing in movimento coordinare i lavori di questo convegno, quindi pertanto io mi sono indegnamente sostituito. Adesso facciamo un quarto d'ora di intervallo, c'è persiano persino un caffè, quindi vuole dire internazionalmente coffee break, e dopo riprendiamo i nostri lavori. Grazie. Meeting Service S.r.l. 33 Il Marketing in movimento STAMPA A CURA DI Resoconto integrale da traduzione simultanea realizzato da Meeting Service S.r.l. sito Internet: www.meeting-service.it e-mail: info@meeting–service.it numero verde: 800 247 464 Meeting Service S.r.l. 34 Il Marketing in movimento Meeting Service S.r.l. 35