L’ENERGIA
RIFLESSIONI, CONFRONTI E ANALOGIE DI UN FENOMENO
ESOTERICAMENTE SCIENTIFICO E SCIENTIFICAMENTE ESOTERICO.
TESI PER LA QUALIFICA DI: ISTRUTTORE
DI
MARCELLO UGAZZI
“CHI NON AMMETTE L’INSONDABILE MISTERO NON PUO’ NEANCHE ESSERE CONSIDERATO UNO
SCIENZIATO”
“LA MENTE CREATIVA E’ UN REGALO DIVINO MENTRE QUELLA RAZIONALE E’ UN SERVO FEDELE. ABBIAMO
CREATO UNA SOCIETA’ CHE ONORA IL SERVO E DIMENTICA IL REGALO . “
A.EINSTEIN
Premessa del candidato
La seguente tesi vuole essere uno spunto di riflessione su un argomento che personalmente mi affascina
molto: il concetto di energia e più specificatamente del Ki (氣). Data la complessità del fenomeno non si ha
nessuna pretesa di voler affermare che l’opinione qui espressa è corretta, ma vuole solamente essere un
tentativo, personale, di interpretare uno dei fenomeni più affascinanti delle arti marziali e non solo.
La seguente tesi di istruttore ha un preciso sottotitolo: “riflessioni, confronti e analogie di un fenomeno
esotericamente scientifico e scientificamente esoterico”. Ho voluto usare il termine esotericamente
scientifico e scientificamente esoterico per porre da subito l’accento su quello che vuole essere il centro di
queste considerazioni: il confronto tra l’approccio occidentale-analitico e l’approccio orientale-olistico.
Spesso una parte del mondo marziale tende a mistificare e rendere magico il concetto di Ki mentre una
seconda parte tende a disgregare questa idea semplificandola e banalizzandola, in alcuni casi arrivando
persino alla sua negazione a fronte di una semplice “preparazione fisica”.
Personalmente credo che esista al contrario un punto di contatto tra le due realtà e che spesso l’eccessiva
chiusura mentale, in entrambi gli schieramenti, impedisca quindi di percepire. Certamente una parte dei
fenomeni descritti dalle leggende orientali trovano riscontro in dati medici e scientifici della cultura
occidentale ma è altrettanto vero che la scienza dei nostri giorni non ha tutte le risposte alle domande che
le persone si pongono. In questa tesi si vuole cercare di analizzare questo punto d’incontro tra le due
dimensioni.
La tesi è quindi strutturata in tre parti. Nella prima si analizzerà il concetto di “energia” e i suoi analoghi,
successivamente, nella seconda sezione, si forniranno alcuni fondamenti di fisica e psicologia/medicina ,
tipici della realtà occidentale.
L’ultima parte, la più importante, sarà una raccolta di fenomeni e documentazioni dove si opererà un
confronto per mostrare come lo stesso avvenimento possa avere due differenti spiegazioni e quindi di
come sia possibile e necessario operare ad una traduzione tra scienza e spiritualità, cercando di porre le
due realtà non in una contrapposizione ma evidenziando come esse possono essere interpretate come due
facce della stessa medaglia.
MARCELLO UGAZZI
PARTE I
DEFINIZIONE DI ENERGIA NELLE CULTURE ORIENTALI
Il concetto di “energia” è probabilmente l’elemento più esotico ed esoterico di qualsiasi arte marziale e
dell’intera cultura orientali. I principali territori in cui nel corso dei secoli si sviluppa questo “pensiero” sono
India, Cina e Giappone. I Termini usati in questi territori per definire il concetto di “energia” sono
rispettivamente: Prana, Qi e Ki.
E’ evidente che ogni cultura avrà fatto proprio questo concetto e ne avrà dato una descrizione più o meno
differente dalle altre, tuttavia è possibile riconoscere elementi di similitudine tra le tre interpretazioni del
fenomeno.
PRANA
L’analisi del concetto di energia inizia dal vocabolo indiano Prana, poiché è proprio l’ India la culla della
cultura orientale, al pari della Grecia antica per il mondo occidentale.
Quando si parla di “Prana” molti intendono il vocabolo come “energia” ma spesso si fermano su uno dei
significati specifici del termine: respirazione. Un significato che, per quanto corretto, impedisce di osservare
e comprendere il concetto nella sua completezza.
In realtà se si esegue una ricerca, anche superficiale, si osserva che il significato di Prana è assai più
complesso e, sotto certi aspetti, più scientifico di quanto può apparire.
Il termine indiano “Prana”( प्राण), significa letteralmente «vita» e in seconda istanza viene inteso come
«respiro» e «spirito». Ma queste definizioni sono assai limitative e grossolane. Il Prana è anche inteso da
diversi autori come un’energia fisica, mentale, spirituale, intellettuale, sessuale e cosmica e inoltre si
afferma che tutte le energie vibranti, come il magnetismo, il calore, la luce e l’elettricità, in virtù della loro
natura di energie vibranti (vedi: parte II della tesi), possono essere ascritte al termine Prana.
Si può quindi da subito osservare che esso è quindi un concetto ampio e articolato che esula dalla semplice
correlazione prana-respiro. Non a caso nelle discipline di origine indiana che puntano allo sviluppo
dell’energia: come yoga, il pranayama, l’ayurveda e altre, si distinguono varie tipologie di prana:
1. Apāna: energia che regola nella cultura indiana l’eliminazione di feci, urine e seme.
2. Samāna: energia che regola nella cultura indiana il funzionamento dell’apparato gastrointestinale.
3. Udāna: energia che regola nella cultura indiana attraverso la faringe regola l’assimilazione dei cibi
ed il passaggio di aria
4. Vyāna: energia che regola nella cultura indiana il trasporto e il passaggio dell’energia derivante dal
cibo e dal respiro in tutto il corpo attraverso le vene e le arterie.
5. Prāna (in senso proprio): l’energia nella cultura indiana raccolta con la respirazione.
Nella cultura indiana esso è quindi un elemento di estrema vitalità, motore di tutte le azioni fisiche e
spirituali.
In una curiosa metafora delle Upanishad , un insieme di testi religiosi e filosofici indiani, il Prana-Energia è
raffigurato come il mozzo su cui fa perno la ruota. Si ricorda infatti come un secondo concetto cardine della
spiritualità Indiana sia il risveglio della Kundalini (l’energia per giungere all’illuminazione) e che esso passi
1
attraverso i sette chakra (ruote). Il prana, l’energia, appare
quindi in questa metafora come il fulcro e l’elemento
comune a tutti i chakra per ottenere questo risveglio
spirituale.
Nella tradizione indiana i sette chakra, sono (Figura 1):
1- Muladhara: corrispondente al plesso coccigeo
2- Svadhisthana: corrispondente al plesso sacrale
3- Manipura: corrispondente al plesso epigastrico
4- Anahata: corrispondente al plesso cardiaco
5- Visuddha: corrispondente al plesso laringeo
6- Ajna: corrispondente al plesso cavernoso
7- Sahasrara: corrispondente alla sommità del capo
L’importanza di questi punti nella concezione indiana
dell’energia è elevata. Essi rappresentano i centri e i serbatoi
dell’individuo dove si accumula il Prana e su di essi, in modo
più o meno specifico vanno ad interagire le pratiche yogiche
e di altra natura per favorire sempre il risveglio della
Kundalini.
Figura 1: Raffigurazione dei sette Chakra
Questo risveglio, oltre allo stesso circolare dell’energia,
avviene nella cultura indiana attraverso un sistema di
“canali energetici” chiamati “Nadi” di cui i tre principali
sono (figura 2):
• Sushumna
identificabile nell'asse cerebrospinale che
parte dall'estremità inferiore della colonna vertebrale
(coccige) fino ad arrivare all'estremità della testa, la
cosiddetta corona.
• Ida, si avvolge intorno al sushumna, termina nella narice
sinistra (parte del corpo a polarità femminile).
• Pingala, si avvolge intorno al sushumna , termina nella
narice destra (parte del corpo a polarità maschile).
Riassumendo possiamo quindi descrivere il Prana come:
quell’insieme di energie fisiche (calore, elettricità, etc),
mentali/biologiche ( regolazione delle funzioni biologiche) e
spirituali. È importante comprendere come vi sia una
duplice natura in questa definizione: energia fisica e
spirituale, che verrà poi ripresa successivamente. Inoltre si
può già osservare come il concetto di energia, nella
metafora della ruota, assuma un valore di universalità
Figura 2: Raffigurazione principali Nadi
(posso cambiare la ruota, parte esterna, ma il mozzo, parte
interna, rimane invariato) e di centralità (il mozzo è la parte
più interna dell’ingranaggio della ruota e senza di esso non avverrebbe l’intero movimento di rotazione).
2
Inoltre si riconosce il fatto che il Prana circola nel corpo attraverso dei canali (Nadi) e che in essi è possibile
riconoscere una dualità (maschile-femminile) che può essere intesa sia in senso opposto che in senso
complementare o costruttivo.
Il Prana, e quindi di conseguenza il risveglio della kundalini, può inoltre essere aumentato e riequilibrato
attraverso alimentazioni particolari e esercizi fisici (Yoga) che stando alla cultura indiana favoriscono il
corretto benessere del corpo. Le diete proposte per queste pratiche sono principalmente ricche di alimenti
di origine vegetale, complice probabilmente l’influenza religiosa.
QI e KI
Analogo concetto di Prana è sotto molti aspetti il concetto di Qi o Ki, sviluppatosi dapprima in Cina e col
tempo migrato anche nella cultura giapponese. Cina e Giappone infatti hanno strette somiglianze culturali
derivate probabilmente dagli stretti rapporti commerciali che i due stati hanno avuto nei secoli.
A causa delle strette somiglianze i concetti di Qi e Ki sono pressoché identici e quindi possono essere
analizzati contemporaneamente.
Il vocabolo Qi/Ki (氣) è scritto in forma identica
sia nella cultura Cinese che in quella Giapponese,
Il kanji viene spesso rappresentato come una
“nuvola di vapore che si alza dal piatto di riso”,
ossia un fenomeno invisibile (l’aria calda) che si
manifesta in modo visibile (il vapore) e che
permea ogni cosa (il riso). Si può osservare
(figura 3) che anche nella costituzione
dell’ideogramma è presente una duplice
contrapposizione che verrà ripresa in seguito: in
primo luogo vi è una contrapposizione tra
l’aspetto materiale e tangibile (rappresentato dal
riso) e un elemento percepibile ma intangibile e
quindi,
conseguentemente,
metafora
dell’astratto (il vapore-aria) e in secondo luogo la
contrapposizione tra l’elemento femminile
(terra) e quello maschile (cielo).
Anche in questo caso possiamo definire il Qi/Ki
con il vocabolo “energia vitale” e proprio
nell’accezione “vitale” risiede la particolarità di
Figura 3: Origine dell’ideogramma Qi/Ki
questa energia. Se si esclude l’aspetto marziale,
in cui l’idea e il ruolo del Qi/Ki vengono usati
principalmente con uno scopo legato all’azione fisica di doversi difendere da elementi esterni, il Qi/Ki è
l’elemento principale di molte teorie e di molte altre aree fra le quali occupa un posto di primo rilievo la
“Medicina Cinese” (MC), suddivisa in Classica (antecedente alle riforme di Mao) e Tradizionale (successiva
alle riforme di Mao).
Le distanze tra la medicina cinese e la medicina occidentale sono prima di tutto distanze tra ambiti di
pensiero più vasti, differenze nella concezione della natura e del suo rapporto con l'uomo, ma ancora più
profondamente differenze tra modi di sistematizzare il mondo e di pensarne i problemi. Se le domande che
3
ci si pongono sono diverse, non deve sorprendere che le risposte siano molto differenti e difficilmente
comparabili. Come ad esempio l’idea di “corpo”: che non rispecchia l’accezione di “soma” di natura
occidentale ma che invece attraverso i termini cinesi shen, t'i, ch'u hanno una denotazione più ampia
(denotano o implicano il concetto di personalità o persona).
Tra i vari cardini della MC c’è l’idea che le malattie e i problemi di salute di un individuo siano causate da
delle alterazioni del Qi/Ki e che per riportare l’individuo in salute sia necessario ristabilire l’equilibrio e
l’armonia del Qi/Ki. L’energia, nella MC, è regolata dal principio degli opposti Yin-Yang. Questa concezione
filosofica, elemento cardine del Confucianesimo e del Taoismo, prevede che qualsiasi fenomeno sia
riconducibile a due opposti o, per meglio dire, “due elementi contrapposti e complementari” i quali non
sono statici ma mutano nl tempo ma riescono tuttavia a mantenere tra di loro un corretto equilibrio.
Il Qi/Ki scorre nel corpo attraverso dei canali preferenziali detti “meridiani”, a loro volta suddivisi in cinque
categorie (forze) che interagiscono tra di loro secondo interazioni costruttive o distruttive. Questi
Meridiani, secondo alcune teorie considerano le nadi affini ai meridiani della medicina tradizionale cinese,
dell'Agopuntura e nello Shiatsu nipponico, sebbene nella letteratura tradizionale questa identità non sia
consapevolmente riconosciuta e i sistemi siano descrittivamente differenti.
Il numero dei meridiani principali nella MC è assai ampio, Il sistema dei canali comprende:
- 12 Canali Principali (jing mai)
- 12 Canali Tendino-Muscolari (jing jin)
- 12 Canali Distinti (jing bie)
- 16 Canali di Collegamento (luo mai)
- 8 Canali Straordinari (qi jing ba mai)
- 12 Zone Cutanee (pi bu)
Questi canali sono a loro volta suddivisi in gruppi
denominati yin e yang, che a loro volta possono
appartenere a una delle cinque forze che, sempre
secondo la tradizione, governano il corpo e il circolare del
Qi/Ki. Queste forze, a livello informativo, sono: fuoco,
acqua, terra, legno, metallo.
Secondo la tradizione orientale, sia cinese che giapponese,
esistono tre sedi naturali in cui il Qi/Ki si localizza,
denominate "tanden" 丹田, le quali non sono però delle
vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono
dei punti dove, in teoria, l’energia può accumularsi. Essi
sono: il "Kikai Tanden" 気海丹田 (anche detto Seika
Tanden 臍下丹田 o ancor più noto come Hara 腹 nella
cultura giapponese), la sede viscerale, il "Chudan Tanden"
中段丹田, la sede mediana ed il "Jodan Tanden" 上段丹
田, la sede superiore.
Figura 4: Punti principali del Tai Chi
Le discipline che, secondo la tradizione permettono di
allenare il Qi/Ki sono sia di tipo attivo come il Qi Gong e Tai Chi che di tipo passivo come la meditazione, in
tutte le sue forme.
4
Nello specifico nella pratica del Tai Chi si fa riferimento, una volta acquisita la tecnica di base, alla
percezione del passaggio dell’energia durante d’esecuzione degli esercizi per diversi punti del corpo (figura
4).
È interessante osservare come questi punti, otto siano parzialmente coincidenti o comunque assai
riconducibili con i sette chakra indiani (nello specifico i punti denominati Lingtai e Shan zhong coincidino
tra di loro ). Questo fenomeno mostra come effettivamente vi siano state della influenze culturali
reciproche tra le diverse aree e culture(figura 5 e tabella 1).
Tra le vie di sviluppo del Qi/Ki occupa inoltre un posto di riguardo la pratica della meditazione, in qualsiasi
delle sue forme, il termine meditazione non è qualcosa di trascendentale ma anzi vuol dire “stare con se
stessi”, in teoria un’azione alla quale ciascuno di noi dovrebbe essere abituato. In molte pratiche di
meditazione esistono tecniche di respirazione specifiche che devono aiutare il praticante a giungere ad un
estremo contatto intimo con la natura che è per definizione il luogo dal quale l’uomo può attingere per
rafforzare il suo Qi/Ki. Sia nel kung fu che nel jijitsu antico l’idea, nello scontro, è di sopraffare l’avversario
non opponendosi e quindi contrastandone il Qi/Ki ma anzi di assecondarne i movimenti fino a portarlo in
una condizione di sconfitta.
Chakra
Punto corrispondente
1
Muladhara
Gao wang
2
Svadhisthana
Qihai o Hara (Dan tian inferiore) (la corrispondenza è bassa)
3
Manipura
Ming men
4
Anahata
Lingtai e Shan zhong (Dai tan Medio)
5
Visuddha
Yuzhen (la corrispondenza è approssimativa)
6
Ajna
Yintang (Dai tian superiore)
7
Sahasrara
Baihui
Tabella 1: corrispondenza tra i chakra e i punti di figura 5
Tuttavia la pratica per giungere al contatto con la natura, denominata “shizen” in giapponese, e che porta
poi all’unione dell’individuo con il Qi/Ki , denominata Ki-Ai (unirsi con l’energia), passa necessariamente
attraverso una fase prima di studio della respirazione diaframmatica, denominata “hara” dal punto che
viene stimolato e successivamente ad una seconda detta “mushin”, mente imperturbabile. Anche in questo
caso la ricerca del Qi/Ki passa attraverso due fasi: la riscoperta del proprio essere (Shizen) e
l’allontanamento dai turbamenti della vita quotidiana (Mushin).
Riassumendo possiamo dire che il Qi/Ki è anch’esso definito come “energia vitale”, al pari del Prana.
Analogamente alla sua controparte indiana anch’esso si ritine che possa scorrere lungo il corpo in percorsi
preferenziali (meridiani) e che essi siano classificabili secondo la contrapposizione di forze complementari.
Inoltre è ritenuto, sempre in analogia al Prana, che gli squilibri o disarmonie del Qi/Ki possano generare i
malesseri dell’uomo. Anche nella concezione del Qi/Ki esistono pratiche fisiche o mentali per allenare
l’anergia e in questo ambito ricopre un ruolo importantissimo lo studio della respirazione addominale (in
modo analogo a quanto avveniva con il Pranayama). E’ stato riscontrato che anche nelle culture cinese e
giapponese il Qi/Ki si accumula in aree del corpo preferenziali, tanden, dei quali il più noto a molti è l’hara.
5
Le analogie tra Prana e Qi/KI sono molte, a riprova che la matrice culturale e ideologica è
fondamentalmente la stessa. Per semplificare la trattazione si utilizzerà d’ora in poi il solo termine Ki
(giapponese) anche quando si faranno rimandi alle culture indiana e cinese.
Figura 5: Corrispondenze chakra-punti del Tai Chi
6
Parte II
NOZIONI DI: FISICA, BIOCHIMICA, ANATOMIA E PSICOLOGIA
FISICA
Vengono qui riassunte alcune nozioni di fisica. La trattazione riguarderà: costituzione della materia.
Descrizione elementare e semplificata di fenomeni come: Calore, elettricità, magnetismo.
La materia è costruita da atomi, i quali sono composti da due strutture principali un nucleo (formato da due
tipologie di particelle dette protoni e neutroni) e da un involucro esterno caratterizzato da una terza classe
di particelle detto elettroni che ruotano attorno al nucleo in traiettorie dette “orbite” o più correttamente
“orbitali” (figura 6)
I protoni hanno la caratteristica di avere una carica
positiva, mentre gli elettroni una carica negativa,
ciò comporta che le due particelle sono
reciprocamente attratte l’una dall’altra.
Due o più atomi vengono collegati tra loro
formando la materia da interazioni principalmente
elettriche e magnetiche. Si possono immaginare
questi collegamenti come se gli atomi siano sfere
collegate tra di loro da una molla che vibra in
continuazione e che in determinate condizioni si
può rompere. (il legame tra atomi non è un legame
fisso ma è elastico) (figura 7).
Figura 6: La struttura dell’atomo
Le molecole nelle sostanze liquide e gassose hanno la
capacità di muoversi nello spazio, dando origine ai
fenomeni macroscopici delle correnti (ad esempio le
correnti dei venti). Quelle presenti nei corpi solidi non
hanno questa caratteristica.
La vibrazione del legame chimico tra due o più atomi è
sempre presente qualora la temperatura sia superiore a
-273,15°C (la temperatura dello “zero assoluto”). Queste
vibrazioni degli atomi generano quella forma di energia
che è detta calore.
Atomo Legame chimico Atomo
Figura 7: Schematizzazione della struttura
molecolare
Tanto più la molecola sarà ricca di energia tanto più le molecole potranno far vibrare i loro legami,
arrivando, in alcune circostanze, a romperne una parte di essi per permettere il fenomeno dei passaggi di
stato della materia (come lo scioglimento del ghiaccio o l’ebollizione dell’acqua). Il calore è pertanto
possibile definirlo come una forma di energia detta “vibrante” in virtù delle vibrazioni presenti nelle
strutture atomiche e molecolari della materia.
Un’altra caratteristica della materia è, come accennato, la presenza attorno al nucleo degli atomi di “corpi”
detti elettroni. Questi, in particolari elementi chimici e in particolari condizioni (temperatura, presenza di
agenti chimici particolari, etc…), sono in grado di separarsi dal nucleo e vagare nello spazio sotto forma di
scarica elettrica. Queste scariche elettriche, muovendosi, generano a loro volta dei campi magnetici
(attraverso meccanismi complessi e che è possibile ricondurre generalmente alle proprietà intrinseche della
7
materia). Lo stretto legame tra cariche elettriche in movimento e campi magnetici fa si che in fisica si parli
principalmente di fenomeni elettromagnetici, per indicare il binomio esistente tra le due realtà. Le onde
elettromagnetiche sono il principale mezzo con il quale avvertiamo l’agire di queste forze.
Non è semplice dare una definizione autonoma e precisa del termine onda, sebbene questo termine sia
comunemente molto usato in contesti molto differenti fra loro. La definizione delle caratteristiche
necessarie e sufficienti che identificano il fenomeno ondulatorio è flessibile. Intuitivamente il concetto di
onda è qualificato come il trasporto di una perturbazione nello spazio senza comportare un trasporto netto
della materia del mezzo, qualora presente, che occupa lo spazio stesso. Una vibrazione può quindi non
essere necessariamente un onda, ma un’onda può essere vista come una forma particolare di vibrazione.
Una precisa definizione di energia, in fisica, non è semplice da fornire, l'energia non ha alcuna realtà
materiale ma è piuttosto un concetto matematico astratto che esprime un vincolo rispetto ai processi
possibili. Non esiste quindi nessuna sostanza o fluido corrispondente all'energia pura. Come scrisse Richard
Phillips Feynman (Premio Nobel per la fisica nel 1965): “È importante tener presente che nella fisica oggi,
non abbiano alcuna conoscenza di cosa sia l'energia”.
BIOCHIMICA
All’interno del corpo umano esistono due tipologie di impulsi: quelli elettrici (via veloce) e quelli biochimici
(via lenta). I primi sono a carico del sistema nervoso, mentre i secondi a carico del sistema endocrino. Il
sistema endocrino. Si analizzeranno ora alcuni degli ormoni presi in considerazione:
CORTISOLO
Il cortisolo è un ormone, di tipo steroideo derivante dal colesterolo,
prodotto dalle ghiandole surrenali. Esso viene sintetizzato su
stimolazione dell'ormone adrenocorticotropo, a volte associato allo
stress, prodotto dall'ipofisi. L’azione principale del cortisolo consiste
nell'indurre un aumento della glicemia e di contrastare le
infiammazioni.
Un eccesso di cortisolo può avere azioni negative, inibisce la sintesi di
Figura 8: Il cortisolo
DNA, RNA, proteine, GH (ormone della crescita, testosterone, inibisce
la conversione dell’ormone tiroideo T4 in T3, aumenta la concentrazione sanguigna di sodio, diminuisce
quella di potassio.
L'eccesso di quest'ormone viene detto ipercortisolismo, o sindrome di Cushing, ha come sintomi
stanchezza, osteoporosi, iperglicemia, diabete mellito tipo II, perdita di tono muscolare e cutaneo, colite,
gastrite, impotenza, perdita della libido, aumento della pressione arteriosa e della concentrazione
sanguigna di sodio, strie cutanee, depressione, apatia, euforia, diminuzione della memoria.
Alti livelli di cortisolo sono associati a una dieta con elevato apporto di proteine animali, carboidrati ad alto
indice glicemico, vale a dire poveri di fibra. Un repentino ed eccessivo innalzamento della glicemia, infatti,
tende a causare successivamente un’ipoglicemia reattiva, dovuta all’eccessiva stimolazione dell’insulina che
dà inizio ad una nuova produzione di cortisolo.
Studi scientifici dimostrano che per abbassare i livelli di cortisolo basta abbracciarsi reciprocamente o
scambiarsi altri tipi di manifestazioni d'affetto.
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ADRENALINA
L'adrenalina è un ormone e un neurotrasmettitore. Essa viene
liberata, oltre che nella parte midollare del surrene, anche a
livello di sinapsi del sistema nervoso centrale, dove svolge il
ruolo di neurotrasmettitore. Per il fatto di essere rilasciata al
termine di una via che coinvolge sia il sistema nervoso che
quello endocrino l'adrenalina rientra tra i neurormoni.
L'adrenalina viene prodotta dalle cellule cromaffini della
midollare del surrene in seguito alla stimolazione da parte del
Figura 9: L’adrenalina
sistema nervoso simpatico. Il rilascio di adrenalina è stimolato
da forti emozioni, in particolare la paura, e in generale in quelle situazioni dove sia prevedibile la necessità
di una fuga, un combattimento o comunque un'aumentata attività fisica, ma anche con l'attività sportiva e
con lavori faticosi..
In generale l'adrenalina, facendo parte delle vie riflesse del sistema simpatico, è coinvolta nella reazione
"combatti o fuggi" . A livello sistemico i suoi effetti comprendono: rilassamento gastrointestinale,
dilatazione dei bronchi, aumento della frequenza cardiaca e del volume sistolico (e di conseguenza della
gittata cardiaca), deviazione del flusso sanguigno verso i muscoli, il fegato, il miocardio e il cervello e
aumento della glicemia. A livello locale gli effetti dell'adrenalina possono essere molto diversi o anche
opposti a seconda del tipo di recettore espresso dalle cellule di uno specifico tessuto.
NORADRENALINA
La noradrenalina è un neurotrasmettitore. Rilasciata dalle cellule
cromaffini come ormone nel sangue, è anche un
neurotrasmettitore nel sistema nervoso, dove è rilasciato dai
neuroni noradrenergici durante la trasmissione sinaptica. In
quanto ormone dello stress, coinvolge parti del cervello dove
risiedono i controlli dell'attenzione e delle reazioni. Insieme
all’adrenalina, provoca la risposta di 'attacco o fuga' (fight or
flight), attivando il sistema nervoso simpatico per aumentare il
battito cardiaco, rilasciare energia sotto forma di glucosio dal
glicogeno e aumentare il tono muscolare.
Figura 10: La noradrenalina
SEROTONINA
La serotonina è un neurotrasmettitore sintetizzato nei neuroni serotoninergici nel sistema nervoso
centrale, nonché nelle cellule enterocromaffini nell'apparato gastrointestinale, essa è principalmente
coinvolta nella regolazione dell'umore. L'eccesso di serotonina può portare a gravi crisi note come
sindrome serotoninergica.
Le più alte concentrazioni di serotonina si trovano in tre diversi siti corporei:
•
Nella parete intestinale. Dove le cellule enterocromaffini contengono circa il 90% della quantità
totale di serotonina presente nell'organismo.
9
•
Nel sangue. La serotonina è presente in elevate concentrazioni
nelle piastrine, che la accumulano dal plasma attraverso un
sistema di trasporto attivo e la rilasciano in seguito
all'aggregazione che si verifica nei siti di danno tissutale.
•
Nel sistema nervoso centrale. La serotonina è un importante
trasmettitore del SNC ed è presente in elevate concentrazioni
in specifiche aree ..
Figura 11: La serotonina
Nel sistema nervoso centrale, la serotonina svolge un ruolo importante
nella regolazione dell'umore, del sonno, della termoregolazione, della
sessualità e dell'appetito. La serotonina è coinvolta in numerosi disturbi neuropsichiatrici, come l'emicrania,
il disturbo bipolare; deficit di serotonina causano disturbo ossessivo-compulsivo, la coazione a ripetere,
manie, ansia, fame nervosa e bulimia, depressione, eiaculazione precoce maschile (in caso di deficit).
Esercita anche funzioni a livello periferico, sulle piastrine, nel processo di coagulazione del sangue e nella
peristalsi gastrointestinale. È prodotta dall'organismo e pare che sia influenzata anche dalla luce.
La serotonina è un antagonista non competitivo (i recettori sono diversi) del testosterone, perché eleva il
cortisolo ed è il precursore della melatonina, anch’essa principale antagonista del testosterone. Sebbene
nelle donne la concentrazione di testosterone sia 10 volte inferiore a quella degli uomini (ragione per cui ci
si aspetterebbero livelli più alti di serotonina nelle donne), tuttavia, i sintomi da deficit di serotonina sono
molto più frequenti e comunemente associati alle donne.
ENDORFINE
Le endorfine sono un gruppo di sostanze prodotte dal cervello nel lobo anteriore dell'ipofisi, classificabili
come neurotrasmettitori, dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina e
dell'oppio, ma con portata più ampia.
Quando un impulso nervoso raggiunge la colonna vertebrale le endorfine vengono rilasciate in modo da
prevenire un ulteriore rilascio di questi segnali.
Sono presenti nei tessuti degli animali superiori, e vengono rilasciate in particolari condizioni e in occasione
di particolari attività fisiche estenuanti; culturisti e atleti di livello avanzato sono dipendenti
dell'allenamento intenso che causa grande rilascio di endorfine. Anche una forte emozione rilascia
endorfine.
Numerose ricerche si stanno ancora effettuando in proposito, ma è opinione comune che le endorfine
svolgano azioni di coordinazione e controllo delle attività nervose superiori, tanto da poter essere
eventualmente correlate con l'instaurarsi di espressioni patologiche del comportamento, nel caso in cui il
loro rilascio divenisse incontrollato. Come anche numerosi alcaloidi di derivazione morfinica, le endorfine
sono in grado di procurare uno stato di euforia o di sonnolenza, più o meno intenso a seconda della
quantità rilasciata. Questi stessi effetti si possono riscontrare in conclusione di un rapporto sessuale, da cui
deriva probabilmente la tipica condizione fisica ad esso correlata.
L'espressione "endorphin rush" si usa per indicare una sensazione di stanchezza dovuta al dolore o un'altra
forma di stress.
ANATOMIA
Si riporta di seguito una breve descrizione degli apparati interessati dalla trattazione della tesi.
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SISTEMA ENDOCRINO
In anatomia il sistema endocrino o ormonale è quello che comprende l'insieme di ghiandole e cellule
(dette ghiandole endocrine e cellule endocrine) le quali secernono nel sangue delle sostanze particolari
dette ormoni. Il sistema endocrino gestisce il funzionamento dell'organismo umano o in collaborazione con
il sistema nervoso.
Gli ormoni, molecole della più diversa
natura ma con proprietà particolari
sull’organismo, vengono emessi dalle
cellule e riversati direttamente nel
tessuto circostante e/o nel torrente
circolatorio, da dove raggiungono
successivamente gli organi bersaglio
dove esplicano la loro specifica azione.
Ogni ormone raggiunge attraverso il
sangue tutti i punti dell'organismo, ma
ha poi azione solo sulle cellule dotate di
opportuni recettori. Ad esempio
l'ormone insulina rilasciato dalle
ghiandole endocrine del pancreas agisce
su recettori cellulari che determinano
l'apertura di canali appositi per
l'assorbimento
del
glucosio,
fondamentale nutriente da cui le cellule
ricavano energia, determinando un
abbassamento della glicemia. Un singolo
ormone può espletare il suo compito in
più sedi e compiti diversi in sedi
differenti, persino compiti opposti come
è il caso, ad esempio, dell'adrenalina,
che mentre aumenta il flusso sanguigno
ai muscoli scheletrici lo riduce in
Figura 12: Il sistema endocrino
corrispondenza del tratto gastrointestinale.
Il funzionamento del sistema endocrino è caratterizzato da una complessa regolazione volta a rispondere
perfettamente alle esigenze dell'organismo. La produzione e liberazione di ogni ormone dipende da fattori
stimolanti o inibenti, in alcuni casi rappresentati dalla stessa azione che si vuole produrre, i meccanismi che
regolano gli ormoni possono o essere dipendenti dalla concentrazione di particolari sostanze nel sangue o
dipendenti da stimoli del sistema nervoso centrale e/o periferico. L'assenza o l’eccesso di ormoni determina
importanti patologie:
Fanno parte del sistema endocrino l'ipofisi, la tiroide, le paratiroidi, le ghiandole surrenali, il pancreas,
l'epifisi (o ghiandola pineale). Hanno inoltre funzione endocrina anche altri organi: le ovaie e i testicoli, il
miocardio, il rene, il timo, la placenta, il fegato, la pelle.
Recentemente si è cominciato a parlare di sistema neuroendocrino, intendendo la stretta relazione tra
ormoni e cellule nervose, le quali infatti grazie alle terminazioni nervose sono in grado di determinare la
liberazione di ormoni, come accade ad esempio nella zona midollare del surrene con la liberazione di
11
dopamina, adrenalina e noradrenalina. Il sistema nervoso e quello endocrino regolano anche la funzione
sessuale.
SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso può essere
anatomicamente suddiviso in
sistema nervoso centrale (SNC)
e sistema nervoso periferico
(SNP). Il SNC è racchiuso nella
scatola cranica per quanto
riguarda l'encefalo, e nel Canale
vertebrale per quanto riguarda
il midollo spinale. Il SNP è
invece
rappresentato
da
strutture nervose periferiche
come i gangli, le fibre nervose
dei nervi, i recettori sensoriali
(termocettori, propriocettori,
meccanocettori,
nocicettori,
recettori per gli odori, per il
gusto) e gli organi sensoriali
specializzati come l'occhio e
l'apparato vestibolococleare. Il
SNP si occupa quindi di
raccogliere
informazioni
dall'ambiente
esterno,
le
trasduce poi in segnali nervosi e
le invia al SNC che si occupa di
integrarle e di rispondere in
maniera adeguata. Tramite il
Figura 13: Il sistema nervoso
SNP poi, il SNC invia comandi
motori alla periferia necessari per rispondere in maniera adeguata a varie condizioni o semplicemente per il
movimento volontario. C'è poi da considerare il sistema nervoso autonomo che si occupa di gestire in
maniera involontaria le risposte viscerali, cioè la regolazione automatica dello stato degli organi interni. Il
sistema nervoso autonomo si divide in sistema simpatico e parasimpatico. Questi due sistemi sono molto
spesso contrapposti, ad esempio, nell'occhio, il simpatico induce la dilatazione della pupilla, mentre il
parasimpatico la sua costrizione.
Le componenti anatomiche più importanti dell' SNC sono: il Midollo spinale, il tronco dell'encefalo (formato
da bulbo, ponte, mesencefalo), l'Ipotalamo, Il Talamo, il Cervelletto, i Nuclei della base, l'amigdala,
l'Ippocampo, la Corteccia cerebrale, i ventricoli cerebrali.
Il sistema nervoso è la centrale di controllo e di comando dell'intero organismo perché, coordinando tutti
gli altri sistemi, mantiene l'omeostasi (equilibrio interno) permettendo la vita.
12
APPARATO CIRCOLATORIO
Figura 14: L’apparato circolatorio
L'apparato circolatorio o cardiovascolare, è l'insieme degli organi deputati al trasporto di fluidi diversi –
come il sangue e, in un'accezione più generale, la linfa – che hanno il compito primario di apportare alle
cellule dell'organismo gli elementi necessari al loro sostentamento. Nell'essere umano il cuore è l'organo
propulsore del sangue e costituisce l'elemento centrale dell'apparato, che comprende anche i vasi
sanguigni (arterie e vene) e i vasi linfatici. Strettamente correlati all'apparato circolatorio sono poi gli organi
emopoietici e gli organi linfatici, che sono preposti alla continua produzione degli elementi figurati presenti
nel sangue e nella linfa.
13
La circolazione assicura la sopravvivenza e il metabolismo di ogni singola cellula del corpo, fornisce le
sostanze chimiche e mantiene le proprietà fisiologiche. Il sangue è il veicolo attraverso il quale vengono
distribuiti nell’organismo le sostanze nutritizie, gli ormoni, e con il quale l’organismo si libera delle sostanze
di scarto che esso produce (CO2 e urea).
Il cuore è "inserito” direttamente nella circolazione del sangue, ma con un’azione di vis a tergo influisce
anche sulla circolazione della linfa nei vasi linfatici. Le due circolazioni, pur venendo considerate due sistemi
indipendenti (i liquidi hanno caratteristiche differenti, così i loro vasi e la loro organizzazione), sono in
realtà fra loro connesse: infatti la linfa si versa, attraverso il dotto toracico, nel torrente sanguigno, mentre
in contemporanea altra linfa si forma per dialisi attraverso le pareti dei vasi. La circolazione è costituita dal
cuore e dai vasi sanguigni. I vasi che portano il sangue al cuore sono chiamati vene, quelli che lo portano
lontano dall’organo arterie; più i vasi sanguigni si allontanano dal cuore, più si ramificano e diventano di
diametro sempre più piccolo. In primis abbiamo le arterie, quindi le arteriole e successivamente i capillari
che portano gli elementi nutritivi sin all’interno dei tessuti, in questo punto si riuniscono in una fitta rete a
formare le venule post-capillari, che aumentando via via di diametro diventeranno le così dette vene.
Esistono due grossi circuiti arteriosi: la grande circolazione o circolazione sistemica e la piccola circolazione
o circolazione polmonare. Questi due circuiti sono collegati in serie in modo che tutto il sangue possa fluire
attraverso il circolo polmonare.
PSICOLOGIA
Si riportano alcuni aspetti della psicologia umana.
STRESS
Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor (sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma può
avere anche dei risvolti patologici, anche cronici, che ricadono nel campo della psicosomatica. Ogni stressor
che perturba l'omeostasi dell'organismo richiama immediatamente delle reazioni regolative
neuropsichiche, emotive, locomotorie, ormonali e immunologiche.
La capacità di indirizzare le azioni adattative implica sia la possibilità di azioni finalizzate a modificare
l'ambiente in funzione delle necessità del soggetto, sia l'eventualità di intraprendere una modificazione di
caratteristiche soggettive per ottenere un migliore adattamento all'ambiente circostante. La prevedibilità,
la conoscenza e la gravità degli eventi giocano un ruolo fondamentale nella possibilità di instaurare delle
strategie adattative atte a gestirli. Ad esempio, il lutto per la perdita di una persona cara è, di solito, più
facilmente elaborabile quando la persona era anziana e la sua scomparsa era stata prevista da tempo.
All'opposto è problematico l'adattamento in caso di esposizione a eventi catastrofici e improvvisi.
Il maggiore o minore successo dei processi adattativi è dato dal bilancio tra le caratteristiche qualitative e
quantitative degli eventi che li suscitano e le risorse personali del soggetto coinvolto.
Si considerano:
• caratteristiche temperamentali e di personalità
• capacità intellettive
• livello culturale
• condizioni socio-economiche
• risonanza soggettiva dell'evento.
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Un soggetto può essere capace di affrontare determinati eventi, ma non essere in grado di fronteggiare e
gestire in modo adattativo con gli stessi esiti eventi differenti.
La sindrome generale di adattamento è quella risposta che l'organismo mette in atto quando è soggetto
agli effetti prolungati di svariati tipi di stressor, quali stimoli fisici mentali, sociali o ambientali. L'evoluzione
della sindrome avviene in tre fasi:
• Allarme, l'organismo risponde agli stressor mettendo in atto meccanismi di resistenza (coping) sia fisici
che mentali. Esempi sono costituiti dall'aumento del battito cardiaco, pressione sanguigna, tono
muscolare ed arousal (attivazione psicofisiologica).
• Resistenza, il corpo tenta di combattere e contrastare gli effetti negativi dell'affaticamento prolungato,
producendo risposte ormonali specifiche da varie ghiandole, ad es. le ghiandole surrenali.
• Esaurimento, se gli stressor continuano ad agire, il soggetto può venire sopraffatto e possono prodursi
effetti sfavorevoli permanenti a carico della struttura psichica e/o somatica.
Lo stress si identifica con una secrezione psico-indotta di ormoni catabolizzanti da parte delle ghiandole
surrenali in risposta a stimoli ipotalamo-ipofisari. L'ipotalamo secerne sostanze in grado di stimolare la
produzione di cortisolo e di altri ormoni..
Se il cortisolo è detto anche ormone dello stress, la serotonina è l'ormone del benessere. Lo stress si
contrasta anche con azioni mirate all'aumento di serotonina. Il cortisolo stimola la gluconeogenesi
(conversione delle proteine in zuccheri) e inibisce l'azione dell'insulina (insulinoresistenza).
Il sistema ortosimpatico, invece, causa il rilascio di adrenalina e noradrenalina.
Una risposta mal adattativa a un evento stressante può determinare l'insorgenza di un quadro patologico
Le caratteristiche della sindrome da stress sono:
• sintomatologia preceduta da evento stressante identificabile, sia esso positivo o negativo, verificatosi
nei tre mesi precedenti allo sviluppo della sintomatologia.
• questa deve essere più intensa rispetto alle corrispettive reazioni normali e avere tendenza alla
risoluzione spontanea entro un periodo di tempo definito (6 mesi)
• la sindrome non deve rappresentare l'esacerbazione dei sintomi di un disturbo mentale di base, legato o
meno all'evento stressante.
Lo stress nella sua forma più acuta può arrivare a provocare la morte per autocoagulazione del sangue
("morte da anatema").
Quando il livello di stress è rilevante ma non provoca condizioni patologiche si definisce eustress o eucrasia,
una situazione ai limiti superiori della norma, ma che viene rilevata dal soggetto come pura quotidianità.
PSICOSOMATICA
La psicosomatica è una branca della psicologia medica volta a ricercare la connessione tra un disturbo
somatico natura psicologica. Il presupposto teorico è la considerazione dell'essere umano come inscindibile
unità psicofisica; tale principio implica che in ogni trauma accanto ai fattori somatici giochino un ruolo
anche i fattori psicologici.
L'interconnessione tra un disturbo e la sua causa d'origine psichica si riallaccia alla visione olistica del corpo
umano, all'interno della consapevolezza che corpo e mente sono strettamente legati tra loro. Uno degli
indirizzi più promettenti della ricerca in psicosomatica negli ultimi trent'anni (grazie anche allo sviluppo e
alla nascita di nuove tecniche e tecnologie biomediche) è la psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), che
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ha l'obiettivo di chiarire le relazioni tra funzionamento psicologico, secrezione di neurotrasmettitori a livello
cerebrale, ormoni da parte del sistema endocrino e funzionamento del sistema immunitario.
Il principio fondamentale della medicina primitiva concepiva la malattia come una condizione di disagio
dell'uomo “intero” in cui l'effetto della volontà di una forza superiore era considerato elemento causale e
determinante. Nel mondo magico primitivo non esisteva né una concezione della mente, né una
concezione del corpo, né dell'ambiente e l'uomo si sentiva immerso nella natura sotto tutti i suoi aspetti,
riconoscendosi inferiore e dipendente da tali forze. In questa visione del mondo, lo sciamano è
l'intermediario tra il mondo degli umani e il mondo etereo.
Nel corso dei millenni, la figura del medico si mantiene, collegata a quella del sacerdote, concependo nel
corso del tempo la malattia come una rottura dell'equilibrio dell'organismo, una sorta di “perduta
armonia”. La medicina umorale di Ippocrate aveva invece affermato come responsabile della malattia, lo
squilibrio tra gli umori del corpo. Tale concezione è di importanza fondamentale per la storia della medicina
psicosomatica poiché inserisce il “temperamento” individuale come elemento della malattia individuando,
in ciascuna persona, la sua “costituzione”: il tipo “sanguigno, “flemmatico”, “bilioso” e “melanconico”,
esprimerebbero, in definitiva, il carattere e il “modo di porsi nel mondo” di ciascuno di noi. Nel corso del
XVII secolo la scoperta del microscopio porta l’uomo a pensare di scindere i due aspetti, quello psicologico
e quello somatico, vincolando le patologie al solo ambito somatico. Sarà solo più tardi, con l’avvento dei
grandi precursori dell’analisi psicosomatica: Sigmund Freud (che compì studi sui fenomeni isterici), William
Reich (che introdusse l’osservazione dei fenomeni somatici accanto alle osservazioni psicoanalitiche) e
Alexander Lowen (padre della moderna analisi bioenergetica).
Questo approccio, unico nel suo genere, ha avuto il merito di riconsiderare la mente e il corpo come
un'unità funzionale, inscindibile, tanto che l'intervento degli analisti bioenergetici è costituito da una
complessa combinazione di lavoro sul corpo e lavoro psicoanalitico. Tra gli anni Quaranta e gli anni
Cinquanta, Franz Alexander propose che gli stati conflittuali, attraverso la mediazione del sistema
neurovegetativo, fossero anche implicati nelle cause di varie malattie psicosomatiche.
Alcuni studi hanno dimostrato che anche semplici frustrazioni quotidiane possono avere effetti sulla
funzionalità immunitaria. I pionieri in questa area di ricerca sono i coniugi Kielcot-Glaser che l'hanno
teorizzata nel XX secolo.
I campi d'impiego della psicosomatica sono prevalentemente situazioni croniche di stress e traumi: fisici,
psichici, sociali ed esistenziali.
16
PARTE III
ANALOGIE TRA I MODELLI ORIENTALI ED OCCIDENTALI
Dopo aver illustrato il concetto di energia e alcune nozioni della cultura occidentale è possibile effettuare
una serie di confronti sullo studio dei modelli proposti. Poiché in questo ambito gli esempi sono assai
elevati si è scelto di concentrarsi su alcune tipologie di confronto quali, i benefici che il controllo della
respirazione comporta,
CORRISPONDENZA ANATOMICA CON LE STRUTTURE ENERGETICHE ORIENTALI
L’energia orientale si ritiene che scorra nel corpo attraverso i meridiani (MTC) o i nadi (cultura indiana).
Se si confrontano visivamente le illustrazioni del sistema nervoso (figura 13) e quella del sistema
cardiocircolatorio (figura 14) con gli schemi frontale e posteriore del passaggio dei meridiani della medicina
tradizionale cinese ( figure 15 e 16) si potrà notare come vi siano profonde corrispondenze. Ad esempio il
meridiano che corre lungo la gamba posteriormente (meridiano della vescica) è assai analogo nel percorso
al nervo sciatico. Ancora si possono osservare somiglianze tra le curvature dei meridiani nella parte alta del
petto e i percorsi delle arterie e vene succlavie.
Altre analogie interessanti riguardano l’enorme numero di punti di pressione presenti sul dorso della
schiena (lungo il meridiano della vescica) che coincidono con le uscite dei nervi dalla colonna vertebrale.
Analogie sulle strutture sussistono confrontando le figure 1 e 12 dove si può osservare come l’altezza della
disposizione dei chakra possa, seppur con alcune imprecisioni, coincidere con la posizione delle ghiandole
del sistema endocrino.
Un’ultima analisi potrebbe interessare il fenomeno del controllo degli emisferi cerebrali sul lato opposto
del corpo: l’emisfero destro controlla il lato sinistro e viceversa. Questo “incrocio” potrebbe essere l’origine
della concezione indiana che i due nadi principali, Ida e Pingala, si mescolano. Probabilmente si può
supporre che, in caso di traumi al capo, si fosse osservato questo fenomeno e come tale le popolazioni
antiche abbiano attribuito a ciò gli eventi.
CONCLUSIONE: analogie strutturali sembrano esistere e se si pensa alle scarse conoscenze anatomiche e
fisiologiche dell’epoca risulta incredibile una descrizione così precisa e funzionale come quella della MTC,
dalla quale derivano agopuntura e shiatsu. Questi ultimi due sistemi vanno a stimolare i nervi (sia quelli
volontari che quelli autonomi).
Il Qi/Ki/Prana in queste circostanze potrebbe essere quindi legato al sistema nervoso o alla circolazione
sanguigna e linfatica.
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Figura 15: I meridiani, veduta frontale
18
Figura 16: I meridiani, veduta posteriore
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FISICA ED ENERGIA
Con riferimento alla sezione “FISICA” descritta nella parte II è possibile quindi comprendere come la
maggior parte delle energie che misuriamo quotidianamente (calore, elettricità, magnetismo) siano
intrinsecamente dovute alla naturale vibrazione degli atomi e della materia.
CONCLUSIONE: eccezion fatta per il calore, che probabilmente è il fenomeno più comprensibile e più
quotidiano anche per l’uomo antico, l’elettricità doveva rappresentare qualcosa di magico e divino.
Immaginate due uomini nell’antica Cina che casualmente si scambino una scarica elettrostatica in una
giornata di vento. Ignari del fenomeno e della sua spiegazione scientifica essi avranno attribuito la “scossa”
alla presenza del Qi tra di loro.
BENEFICI DELLA RESPIRAZIONE
Il controllo della respirazione diaframmatica libera dalle tensioni emotive ed energetiche facilitando il
recupero da stati di ansia, depressione, attacchi di panico, sindromi da stress.
La respirazione ha inoltre altri benefici quali: rafforza il sistema immunitario e dona un maggior equilibrio
neuro-psico-endocrino; riduce la fatica e lo stress, libera le tue energie latenti e accresce lo stato di vitalità
mentale; attiva il meccanismo delle endorfine, l'ormone della felicità, e riduce le catecolamine (derivati di
adrenalina e noradrenalina), l'ormone dello stress; crea rilassamento psicofisico, stato di benessere
generale e senso di pienezza e di soddisfazione.
I benefici della respirazione sul Sistema Nervoso Centrale sono diversi ma principalmente legate alla
stimolazione di diverse fibre di vario diametro del nervo vago con un conseguente effetto di fine
modulazione di vari centri nervosi. Inoltre l’effetto positivo nel trattamento della Sindrome da Stress Post
Traumatico è stato spiegato con la possibilità di stimolare l’amigdala ed evocare la memoria emotiva
dissociando dal ricordo dell’evento scatenante
Esistono inoltre una quantità di dati da cui risulta che i cambiamenti nel ritmo e nella profondità della
respirazione producono cambiamenti nel numero e nelle specie dei ormoni che vengono rilasciati.
Portando questo processo a livello di coscienza o facendo qualcosa per alterarlo, o trattenendo il fiato o
respirando molto in fretta, si ottiene che essi si diffondano in tutto il liquido cerebrospinale nel tentativo di
ristabilire l'omeostasi, ossia il meccanismo che serve a ristabilire e mantenere l'equilibrio dell’intero
organismo.
Poiché inoltre molti di questi ormoni appartengono alla categoria delle endorfine, cioè oppiacei naturali,
insieme ad altre sostanze che alleviano il dolore, si ottiene ben presto una diminuzione del dolore o un
incremento di benessere.
Quindi non c'è da stupirsi che tante tecniche, già nell'antichità, abbiano scoperto la potenza insita nel
controllo della respirazione. Per questo motivo un profondo controllo del respiro può diminuire la
pressione arteriosa, massaggiare delicatamente gli organi contenuti nella cavità addominale regolando le
funzioni digestive e migliorando quelle respiratorie.
CONCLUSIONE: se quindi è dimostrato clinicamente che la gestione del respiro è capace di modificare le
reazione del nostro organismo (con le conseguenti alterazioni delle qualità e quantità di ormoni prodotti)
non c’è da stupirsi che nell’antichità l’uomo avesse empiricamente già compreso questo fenomeno ma, non
disponendo delle conoscenze e dei mezzi per interpretarlo egli si affidò all’istinto e al concetto di energia per
giustificare la relazione causa-effetto che si manifestava.
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RELAZIONE TRA GLI STATI EMOTIVI E LE ONDE CEREBRALI
Il cervello umano presenta principalmente cinque classi di onde (frequenze) dei propri impulsi: alfa, beta,
theta, theta-sigma e delta. Ognuna corrispondente ad un preciso stato di coscienza della persona
Onde Alfa
Il ritmo o frequenza di base presente in un EEG (elettro encefalo gramma) è il ritmo alfa, o "ritmo di
Berger", che viene registrato ad occhi chiusi in un soggetto sveglio. Se si invita il soggetto ad aprire gli occhi,
l'attività alfa scompare ed è sostituita da un'attività denominata di tipo beta (desincronizzazione).
Ne consegue che le onde o ritmo alfa sono quindi caratteristiche delle condizioni di veglia ma a riposo
mentale, non sono presenti nel sonno, fatta eccezione per lo stadio R.E.M. Quando un soggetto è invece
sottoposto ad un'attività cerebrale leggermente maggiore, si comincia a registrare la presenza del ritmo
beta.
Gli esperimenti condotti registrando le onde cerebrali di monaci Zen in meditazione (meditazione passiva)
hanno dimostrato che tale pratica dà luogo a un’emissione consistente di onde alfa. Onde simili sono state
registrate nei casi di (meditazione guidata o training autogeno).
Onde Beta
Il ritmo beta viene distinto in beta lento e beta rapido. Le onde beta sono dominanti in un soggetto ad occhi
aperti e impegnato in una attività cerebrale qualsiasi, quasi continuo negli stati di allerta (detta fase di
arousal), ma anche nel sonno onirico (durante il sogno), cioè il sonno REM.
Onde Theta
Il ritmo delle onde theta è dominante nel neonato, presente in molte patologie cerebrali dell'adulto, negli
stati di tensione emotiva e nell'ipnosi. Si distingue in theta lento e theta rapido; in condizioni normali la fase
Theta si presenta nei primi minuti dell'addormentamento, quando si è ancora in uno stato di dormiveglia.
Questo stadio di onde è invece stato riscontrato in quei soggetti che svolgono quella meditazione detta
“attiva”, basata sulla visualizzazione di immagini e l’elaborazione di essi.
Onde Theta-Sigma
Questo ritmo segue la pura fase Theta durante il sonno, quando cominciano a comparire piccoli impulsi di
onde, dette Sigma.
Onde Delta
Infine, a circa 20 minuti ipotetici circa dall'inizio del riposo, si dovrebbe quindi entrare in un sonno più
profondo, detto anche a onde lente, ma che non è ancora il sonno REM. Qui compaiono le onde delta, le
quali non sono presenti in condizioni fisiologiche nello stato di veglia nell'età adulta, sebbene siano
predominanti nell'infanzia e inoltre compaiano nell'anestesia generale ed in alcune malattie cerebrali,
oppure in malattie dismetaboliche generali, come l'iperazotemia.
Le onde delta sono caratteristiche del sonno non-R.E.M.. Nei diversi stadi di sonno sono infatti presenti
principalmente onde theta e onde delta, a cui si aggiungono squarci di attività alfa e, raramente, di attività
beta.
sonno REM
Nel sonno REM, raggiungibile mediamente dai 20 ai 40 minuti circa dall'inizio dell'addormentamento e
ripetuto più volte durante un lungo sonno, ad esempio quello notturno, dove compaiono onde miste alfa
ma soprattutto onde Beta, come se si fosse in attivo stato di veglia, ed è questo il tipico sonno onirico
(tipico del sogno).
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Il variare del funzionamento del nostro cervello implica quindi un variare degli impulsi che esso stesso
irradia nel corpo sotto forma di stimoli nervosi, i quali non sono nulla di più che scariche elettriche di
origine elettrochimica. Come è stato possibile notare le condizioni di quiete della mente si ritrovano in tutte
quelle condizioni in cui l’organismo è in uno stato di calma, la metodologia per placare le nostre ansie è
stata chiamata recentemente “training autogeno” ma è sostanzialmente un derivato meno spirituale delle
forme di meditazione yogiche, zen, shingon e taoiste che venivano utilizzate in oriente.
CONCLUSIONE: l’uomo ha imparato, sempre attraverso la pratica prima della teoria, a gestire il proprio
essere e la propria personalità. Per fare ciò egli ha elaborato tecniche (meditazioni o training autogeno) per
contrastare le quotidiane situazioni di tensione che la natura circostante gli ha da sempre contrapposto
(ricerca del cibo per gli uomini primitivi, necessità di difesa in guerra, necessità di spostamenti faticosi, etc.).
Il funzionamento della mente e dei processi mentali che ci portano ad elaborare determinate situazioni è
tutt’ora ignoto sotto molti aspetti e quindi la scienza, ad oggi, non può giustificare tutto quello che accade e
che viene descritto dai modelli antiche di “energia”.
PATOLOGIE DO ORIGINE PSICOSOMATICA E KI
Disturbi di tipo psicosomatico possono manifestarsi nell’apparato gastrointestinale (gastrite psicosomatica,
colite spastica psicosomatica, ulcera peptica), nell’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie,
cardiopatia ischemica, ipertensione essenziale), nell’apparato respiratorio (asma bronchiale, sindrome
iperventilatoria), nell’apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce o
anorgasmia, enuresi), nel sistema cutaneo (la psoriasi, l’acne, la dermatite psicosomatica, il prurito,
l’orticaria, la secchezza della cute e delle mucose, la sudorazione profusa), nel sistema muscoloscheletrico
(la cefalea tensiva (o mal di testa), i crampi muscolari, la stanchezza cronica, il torcicollo, la fibromialgia,
l’artrite, dolori al rachide, la cefalea nucale) e nell’alimentazione.
Come si osserva la vastità dei campi in cui si può manifestare un disturbo di questa origine è assai ampia.
Poiché alla base di questi disturbi vi sono dinamiche psicologiche è difficile localizzare un rapporto diretto
tra causa ed effetto.
CONCLUSIONE: ancora oggi l’interazione tra mente e corpo è in gran parte sconosciuto all’uomo,
nonostante le dettagliate nozioni mediche di cui si dispone. Il principio con cui si originano queste patologie
di origine “mentale” è verosimilmente la causa principale per cui il mondo esoterico orientale attrae ed
incuriosisce molte persone. La ricerca del proprio benessere psico-fisico è sicuramente un obiettivo che
ciascuno si pone e che tenta di raggiungerlo secondo la via che più è conforme alle sue caratteristiche.
CONCLUSIONE DELLA TESI
Aspetti inspiegabili
Pur comprendendo oggigiorno la maggior parte dei fenomeni fisici e chimici che ci circondano non siamo
ancora capaci di definire esattamente il concetto di energia o di Ki. la scienza ha indubbiamente fatto
progressi enormi, arrivando a comprendere la costituzione della materia fin nelle sue componenti più
intime. Tuttavia, citando nuovamente Feynman: “È importante tener presente che nella fisica oggi, non
abbiano alcuna conoscenza di cosa sia l'energia”.
Non sazio del suo sapere sulla materia l’uomo si è addentrato nello scrutare gli abissi della mente e del suo
“Se”, con i già sopracitati S. Freud, W. Reich e A. Lowen. Tuttavia il cammino è assai ampio e,
probabilmente è appena iniziato.
22
Questi uomini di scienza hanno mostrato come la mente e il corpo siano due entità complementari ed
indissolubili, al pari dello yin e dello yang nel simbolo del tao.
I processi che ci spingono a scegliere il vestito quando ci alziamo la mattina, a fidarci di una persona
piuttosto che dell’altra, a prendere o no una decisione in determinate circostanze sono ancora nascosti e,
sotto tantissimi aspetti incomprensibili. Noi stessi, nel XXI secolo, usiamo ancora i termini “sensazione”,
“istinto”, “energia” sapendo esattamente cosa sono ma non riuscendo, se messi alla prova, a darne una
definizione concreta e limpida.
Quando ci confrontiamo a lavoro, in famiglia e nelle altre occasioni usiamo il termine “sono stressato” al
pari dell’espressione “sono senza energia” o “sono sovraccaricato”, indicando inconsciamente una
condizione di disarmonia con la realtà che ci circonda ed una carenza di quelle risorse interne che non sono
tangibili ma che sono percepibili sotto vari termini, come “motivazioni”, “stimoli”, ”sogni” o meglio ancora
“spirito”.
Che cos’è l’energia quindi?
Io credo che l’energia sia quella parte ignota all’uomo, l’”insondabile mistero” citato da Einstein. Non
possiamo pretendere di comprendere ogni cosa al giorno d’oggi e forse nemmeno tra secoli e secoli.
L’energia è quella parte di razionalità nei fenomeni irrazionali, è il nostro usare parole a cui non possiamo e
non riusciamo a dare una definizione ma di cui ne possiamo comprendere il significato. L’energia potrebbe
essere definita, citando U. Foscolo come “quello spirito guerrier ch’entro mi rugge”, ossia, quell’impulso
primordiale e primario alla ricerca della vita, e non della semplice sopravvivenza, è la ricerca dell’uomo nei
secoli all’elevarsi da animale ad essere senziente e consapevole di ogni aspetto di se, proprio come il
risveglio della Kundalini, che si innalza dal chakra più “animale” per giungere nel capo e portare
”l’illuminazione”. Nelle arti marziali si usa spesso il termine “spirito”, “shin” (心) che vine scritto in modo
identico al termine “cuore” “kokoro”. Questa “coincidenza” a mio modo di vedere non è casuale. Non è
casuale che uno degli organi più importanti del corpo umano, simbolo in ogni cultura di vita e passioni
venga scritto con lo stesso simbolo dello “spirito”, un’entità astratta nella sostanza ma concreta negli effetti
che manifesta nella persona. Gli orientali da questo punto di vista avevano già compreso che le due entità
“shin-kokoro”o ”mente-corpo” erano così profondamente legate tra di loro. Esse sono come i due poli di un
circuito elettrico, quando si avvicinano allora si manifesta la scintilla: il Ki.
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Bibliografia
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questo potere soprannaturale” , M. Ugazzi, Corso di formazione All/Istr/Maestri, U.S.Acli 2014
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23- http://www.rebirthing-online.it/benefici-respirazione.shtml
24- http://it.wikipedia.org/wiki/Stress_(medicina)
25- http://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_bioenergetica
26- Rosa Maria Distefano – Psiche marziale, Edizioni Mediteranee
27- http://it.wikipedia.org/wiki/Training_autogeno
28- http://it.wikipedia.org/wiki/Onde_cerebrali
29- http://www.karatebyjesse.com/use-the-force-exploring-the-secret-of-ki-power/
30- Meditazione – Appunti personali
31- Onde cerebrali – Appunti personali
32- http://it.wikipedia.org/wiki/Ki_(filosofia)
33- Ugo Foscolo, “Alla sera”
34- http://www.ipsico.it/sintomi-cura/psicosomatica-disturbi-psicosomatici/
35- Bioenergetica, Alexander Lowen, Feltrinelli editore
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