TARGET THERAPY: modalità di utilizzo nell’U.O. di Oncoematologia dell’IRCC di Candiolo e conseguenti implicazioni infermieristiche La target therapy o terapia con farmaci biologici rappresenta la nuova frontiera nella terapia antitumorale. La ricerca farmacologica e gli studi di farmacogenomica si sono concentrati sulla messa a punto di farmaci mirati che colpiscono solo alcuni recettori cellulari specifici alla base dello sviluppo e della crescita dei tumori, senza intaccare le cellule sane. Queste molecole sono le cosiddette targeted therapies che presentano alcune caratteristiche comuni: - azione selettiva e specifica verso le cellule tumorali; - tossicità significativamente minore rispetto alla chemioterapia tradizionale; - possibile utilizzo in concomitanza di chemioterapia o radioterapia; - somministrazione, per alcune, per via orale, con conseguente riduzione di ricoveri e risparmio di risorse sanitarie. L’attuale limite all’utilizzo di questi farmaci è rappresentato dallo spettro d’azione ancora limitato a quelle neoplasie per le quali si è scoperta un’alterazione molecolare specifica, tale da renderla “bersaglio” della terapia farmacologica. Questi nuovi farmaci offrono quindi numerosi vantaggi ai pazienti, tra i quali un tempo di somministrazione più breve, una migliore tollerabilità e l’indipendenza offerta dalla possibilità di autosomministrarsi la terapia, fattori che riducono notevolmente l’impatto del trattamento sulla qualità di vita dei pazienti. Tuttavia i farmaci orali presentano anche diverse difficoltà dal punto di vista assistenziale, come la variabilità dell’assorbimento, la compliance dei pazienti e la necessità da parte di quest’ultimi di valutare e gestire autonomamente gli effetti collaterali. Il passaggio dalla “classica” terapia parenterale alla concomitanza con quella orale, deve far riflettere il personale sanitario sull’esigenza di valutare eventuali cambiamenti da apportare all’erogazione dei servizi oncologici per assicurare il miglior percorso assistenziale possibile. Attualmente esistono farmaci molecolari per la terapia del tumore della mammella, del colon-retto, del polmone, del tumore stromale gastrointestinale (GIST), della leucemia mieloide cronica e del linfoma non-Hodgkin. La somministrazione di tali molecole può avvenire per via orale o parenterale. In particolare le terapie biologiche a bersaglio molecolare, o targeted therapies, si dividono in: ANTICORPI MONOCLONALI (- ab) Contro geni mutati specifici - Trastuzumab (Herceptin) - Rituximab (Mabthera) Contro fattori di crescita - Cetuximab (Erbitux) –– Epidermal Growth Factor - Bevacizumab (Avastin) –– Vessel Endothelial Growth Factor INIBITORI DI ENZIMI (tirosin kinasi) (- ib) - Imatinib (Glivec) - Erlotinib (Tarceva) - Gefitinb (Iressa) - Bortezomib (Velcade) INIBITORI DI FATTORI DI CRESCITA neo-angiogenetici (Vessel Endothelial Growth Factor) - Sunitinib (Sutent) - Sorafenib (Nexavar) Nell’U.O. di Oncoematologia dell’IRCC di Candiolo, dove lavoro, i farmaci molecolari attualmente utilizzati sono i seguenti: FARMACO (nome commerciale) Bortezomib (Velcade) Dasatinib (Sprycel) Erlotinib (Tarceva) Imatinib (Glivec) Sorafenib (Nexavar) Sunitinib (Sutent) Cetuximab (Erbitux) Trastuzumab (Herceptin) Rituximab (Mabthera) Bevacizumab (Avastin) CATEGORIA Inibitori tirosinochinasi “ “ UTILIZZO Mielosa multiplo Leucemia mieloide cronica Ca polmone Ca pancreas “ Leucemia mieloide cronica GIST “ Ca epatocellulare Ca renale “ GIST Ca renale Anticorpo monoclonale Ca colon-retto “ Ca mammella GIST “ Linfoma non-Hodgkin “ Ca colon-retto Somministraz EV OS OS OS OS OS EV EV EV EV Gli effetti collaterali derivanti dall’uso dei farmaci biologici sono di entità sicuramente inferiore rispetto alla chemioterapia standard. Tuttavia essi sono comunque presenti e risulta quindi importante affrontare il delicato problema che creano sul paziente e sulla sua qualità di vita. Lo scopo è di definire le caratteristiche e le modalità operative di un ottimale approccio infermieristico che sarà necessariamente contraddistinto dalla capacità di fornire un supporto assistenziale, informativo/educativo competente ed umano alla persona assistita. Ciò tende a facilitare la sua adesione al trattamento e, soprattutto, a comprendere e dare spazio ai suoi bisogni espressi e inespressi durante l’intero svolgersi della sua presa in carico da parte del servizio. Questo può essere raggiunto grazie ad una qualificata assistenza multidisciplinare che, tramite l’interazione di diverse figure professionali, condividendo obiettivi chiari, possa perseguire il miglioramento della qualità di vita del paziente. Tra i più comuni effetti collaterali dei farmaci utilizzati nelle targeted therapies ricordiamo: Eruzioni cutanee su tutto il corpo (tra queste in particolare la Sindrome mano-piede) Prurito Febbre Astenia Tossicità ematologica (soprattutto se associati alla chemioterapia) Emicrania Ipertensione Discromie, cioè alterazioni del colorito della cute Alterazioni endocrine Alterazioni elettrocardiografiche Istruire i pazienti riguardo alla prevenzione, al riconoscimento e alla gestione degli eventi avversi correlati al trattamento è sicuramente un importante compito anche dell’infermiere che deve essere consapevole che una corretta informazione può apportare un rilevante contributo ad una gestione sicura ed efficace dei pazienti sottoposti a terapia orale. Tuttavia, è altrettanto fondamentale non sovraccaricare i pazienti con informazioni non necessarie e non dimenticare che i pazienti non desiderano ricevere tutti le stesse informazioni, con conseguente necessità di personalizzare e individualizzare il rapporto tra infermiere e paziente. Sarà inoltre rilevante, da parte degli infermieri, analizzare criticamente i propri bisogni formativi ed educativi sulle targeted therapy verso un impiego sempre più frequente di questi farmaci in monoterapia o in terapia di combinazione, nel contesto intra e/o extraospedaliero/domiciliare. L’uso di questi farmaci, infatti, richiederà una maggiore capacità di educazione del paziente, di comunicazione (p.es. contatto telefonico) e di gestione del caso assistenziale. L’infermiere oncologico, perciò, deve conoscere ed essere in grado di educare il paziente verso gli aspetti fondamentali dell’impiego dei farmaci per via orale. In particolare, le cose più importanti che il paziente deve sapere riguardo al suo trattamento comprendono: dettagli riguardo alle modalità per contattare la persona di riferimento (medico o infermiere) dettagli riguardo al dosaggio e allo schema posologico del farmaco, in modo da assicurare la compliance un diario dove annotare le somministrazioni ed eventuali eventi avversi modalità per riconoscere e gestire correttamente gli eventi avversi più comuni relativi al trattamento informazioni riguardo eventuali terapie concomitanti. A tale scopo sarebbe utile elaborare una guida per il paziente (per ciascun farmaco) che contenga informazioni sui motivi della somministrazione del farmaco, sui suoi componenti, sulle controindicazioni, sulle interazioni, sugli effetti collaterali e sulle modalità di conservazione del farmaco. All’interno della guida dovrebbe essere presente un diario terapeutico da utilizzare per annotare e controllare la sintomatologia, incoraggiando il paziente a compilare il diario nella maniera più completa possibile. Proprio a tal proposito, presso il Day Hospital dell’Istituto, è stato appena avviato (settembre ’08) un progetto di Educazione Terapeutica, rivolto ai pazienti che accedono al DH ai quali viene prescritta l’assunzione orale di terapie molecolari mirate, finalizzato all’acquisizione di una maggiore autonomia nella gestione di tali terapie. Si può pertanto concludere che, poiché l’impiego della terapia orale nella pratica oncologica è in progressivo aumento, questo nuovo approccio può produrre numerosi benefici dal punto di vista della qualità di vita e dell’indipendenza dei pazienti oncologici. Tuttavia, l’applicazione efficace di tali terapie rappresenta un impegno per tutti coloro che sono coinvolti nell’assistenza, in quanto è necessario investire in termini di tempo per educare e informare pazienti e operatori sanitari. E’ evidente che gli infermieri devono possedere uno spirito critico nei confronti della propria pratica professionale, così come è necessario acquisire la capacità di ricercare, valutare ed applicare le migliori prove di efficacia per migliorare la qualità dell’assistenza. E la qualità deriva anche dalle persone, dal loro impegno, dal loro interesse e dalla convinzione che tutto può essere migliorato. Nonostante, però, la convinzione comune dell’importanza di erogare una assistenza basata su prove di efficacia, non è altrettanto semplice attuare concretamente dei cambiamenti a causa di ostacoli di varia natura quali ad es. scarsa conoscenza della ricerca, scarso desiderio di sperimentare le novità, paura dei mutamenti, mancanza di collaborazione, mancanza di tempo per l’implementazione, ecc.. E’ in ogni caso indispensabile valutare la qualità e l’omogeneità delle informazioni per una efficace gestione di questi pazienti, allo scopo di ottenere, da parte loro, una buona compliance verso l’assunzione della terapia in modo da trarre il massimo beneficio dal trattamento e conservare una buona qualità di vita. Patrizia Micheli