Capitolo II La comunicazione di massa Esistono diverse definizioni del termine comunicazione. Molto spesso il loro assunto è da porre in rapporto all'orientamento scientifico-filosofico dei diversi autori. La definizione che in ogni caso si presta meglio agli obiettivi della presente analisi è la seguente: “La comunicazione è un’interazione sociale che avviene tramite messaggi. (G. Gerbner 1967). Comunicare perciò è un'interazione sociale che avviene mediante lo scambio di messaggi. Comunicare inoltre ha la stessa etimologia di comunità, un termine che significa condividere, mettere o avere in comune, scambiare, rendere partecipe, secondo il dizionario, comunicare o comunicarsi vuol anche dire, in termini religiosi, accostarsi alla comunione. Proprio nel termine “trasmissione” sta la sostanza del concetto, oltre ovviamente che nel termine “sociale”. Trasmettere significa trasferire, mentre sociale ha un significato che mette immediatamente in relazione con la società e quindi coinvolge il rapporto individuo-società. Comunicazione però è anche una categoria fondamentale del costituzionalismo moderno. Da questo punto di vista è considerata una garanzia su cui si basano i diritti costituzionali in quanto la comunicazione, soprattutto nell'ambito politico, presiede alla formazione di quel fenomeno che va sotto il nome di opinione pubblica, come abbiamo argomentato nel capitolo precedente. Anzi per i padri del liberismo i mutamenti strutturali della sfera pubblica dipendono in larga misura dal peso che può esercitare l'opinione pubblica. L'avvento dei mezzi di comunicazione di massa, largamente diffusi nelle moderne democrazie a partire dall’ 800 ha introdotto una serie di problematiche nel rapporto fra comunicazione e opinione pubblica. Se infatti i padri del liberismo come Bentham, nutrivano molta fiducia nell'opinione pubblica, ritenendola fallibile sì, ma non corruttibile, molti altri studiosi ritengono che l'opinione pubblica sia manipolabile. Interazione. Comunicare è un evento molto composito e articolato: significa la partecipazione di un sistema all'attività di un altro sistema. Uno dei due può essere situato in un altro punto ed eventualmente in un altro momento, ma la comunicazione non può che essere fondata sugli elementi che questi due sistemi hanno in comune. Abbiamo già visto con Cooley, come la capacità di comunicare abbia contribuito a costruire un “edificio sociale”, culturale, economico e politico il quale grazie al processo comunicativo dai primi rozzi tentativi con il tempo è andato affinandosi e 1/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II specializzandosi sempre più. Gli stimoli o i messaggi dell'ambiente che vengono trasmessi tramite gli atti comunicativi contribuiscono infatti a formare le opinioni e a modificare la condotta dei cittadini in maniera determinante, che possiamo immaginare come una progressione. Gli stimoli possono essere vicini o lontani e sono mediamente distinguibili in naturali e sociali. I primi provengono dal mondo fisico, ossia dall’ambiente, mentre i secondi sono prodotti da altri esseri umani, ossia sono stimoli artefatti, di carattere culturale, che vengono appresi con il processo di formazione. Distinguendo ulteriormente fra quelli trasmessi da una fonte prossima o lontana dal destinatario, entrano in campo le telecomunicazioni le quali soprattutto con l'avvento dell'elettronica e dei progressi del mondo attuale, sono causa ed effetto di enormi trasformazioni sociali che possono avvenire più o meno a distanza e anche a livello planetario. Il Sé. Posto quindi che la comunicazione è un'interazione sociale tramite messaggi, secondo codici comuni, l’atto comunicativo in quanto tale ha lo scopo di entrare nella mente degli individui e combinandosi con conoscenze ed esperienze precedenti, modificare la mente e il comportamento dei soggetti stessi. E quando si parla del coinvolgimento della mente in questo processo, stabiliamo che c'è un rapporto molto stretto fra il sé, la parte più intima dell'individuo e l’ambiente; fra il se’ e la società, fra il sé e il gruppo sociale di appartenenza. La comunicazione pertanto ha lo scopo di mettere in rapporto l'individuo, nel suo profondo, con il mondo esterno e questo proprio in virtù del fatto che la comunicazione è un processo che si svolge nella nostra mente, in base, prima di tutto a una serie di reazioni e combinazioni chimiche ed elettriche. Relazione. Caratteristica peculiare della comunicazione è che questa si sviluppa all’interno di una relazione fra partecipanti che condividono un sistema di suoni significativi, condividono un sistema di segni e di significati, un insieme di regole e di convenzioni che giustificano la regolarità degli scambi e l’utilizzo dei contenuti di tali scambi (Lotto Rumiati 2007). Comunicare quindi implica uno scambio di significati; una trasmissione di messaggi e la ricezione di significati. Si tratta di processi articolati in varie fasi che coinvolgono, come s’è visto la mente, poiché come osserva Manuel Castells: “La comunicazione avviene attivando menti nella condivisione di significato”. “La mente è il processo di creazione e manipolazione di immagini mentali, visive o meno, nel cervello. Le idee si possono vedere come configurazioni di 2/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II immagini mentali. Con ogni probabilità, le immagini mentali corrispondono a modelli neurali. I modelli neurali sono configurazioni di attività nelle reti neurali. Le reti neurali connettono i neuroni, che sono cellule nervose. I modelli neurali e le immagini corrispondenti aiutano il cervello a regolare la sua interazione con il corpo fisico e con il suo ambiente”. (Castells 170) Comunicazioni di massa. In questo corso noi punteremo a esaminare soprattutto le comunicazioni di massa quindi parleremo della comunicazione attraverso i principali mezzi con cui si realizza a livello di massa, ossia stampa, radio, tv, cinema, pubblicità e i cosiddetti nuovi media. Pertanto le “comunicazioni” da questo punto di vista devono intendersi come un processo che comprende le istituzioni e le tecniche grazie alle quali gruppi specializzati impiegano strumenti tecnologici di un certo tipo, stampa, radio, film, tv, internet per diffondere un contenuto simbolico, a pubblici ampi, eterogenei, fortemente dispersi (Janowitz 1968). I mass media di conseguenza sono i diversi sistemi tecnologici che rendono possibile la comunicazione di massa. I mass media. Per mass media deve essere chiaro che si intendono tutti quegli apparati tecnologici che servono per la comunicazione di massa. Ovvero servono per comunicare apertamente e a distanza a numerosi riceventi, entro un breve spazio di tempo. C'è uno stretto rapporto fra l'evoluzione della tecnologia e la comunicazione di massa, nel senso che la comparsa di una nuova tecnologia, molto spesso è destinata a modificare, se non addirittura a sconvolgere, il panorama comunicativo preesistente. La comunicazione di massa è per lo più volontaria (io vado al cinema, compro il giornale, accendo la radio), è modellata dalla cultura, dai bisogni della propria vita e dall’ambiente sociale. Occorre però fare attenzione: la comunicazione di massa è un concetto astratto, ipotetico, improntato su alcune risultanze empiriche, raramente reperibili in forma pura. (McQuail). Fattori della comunicazione. Poiché la comunicazione di massa utilizza modi e tecniche di trasmissione di natura diversa, come la scrittura, gli audiovisivi, i sistemi elettronici, la tv, la stampa, la radio, il cinema, internet, attraverso questi modi e queste tecniche si sarebbe formata una nuova cultura peculiare che si fonda sui modi di trasmissione più che sui contenuti. Secondo M. McLuhan, la forma tecnica data ai contenuti cambierebbe la natura stessa di questi contenuti. Anzi parla di effetti diretti sulla psiche dell’individuo. Lo studioso canadese infatti è celebre per una serie di “titoli” dei suoi libri che racchiudono altrettanti concetti: “Il medium è il messaggio”;“La galassia Gutemberg”, “Il villaggio globale”. 3/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II “Non è a livello delle idee e dei concetti che la tecnologia produce i suoi effetti; sono piuttosto i rapporti tra i sensi e i modelli di percezione a essere modificati da essa a poco a poco senza incontrare la minima resistenza”.( McLuhan1964). Gli effetti. La comunicazione è a tutti gli effetti trasmissione, ma la trasmissione in sé è utile per quanto il destinatario sia in grado di accoglierla. Per facilitare questa ricezione, l'informazione deve ricorrere alla ripetizione, alla persuasione, a fattori colorati di affettività ed emozionali. In base agli studi di H. D. Lasswell (1948) l'intera questione è sintetizzabile in 5 punti così strutturati: a) chi controlla l'emissione; b) struttura e finalità del messaggio; c) le vie della trasmissione; d) il pubblico a cui il messaggio è destinato; e) gli effetti sperati/gli effetti ottenuti. Il prodotto, secondo Harold Lasswell, solitamente si situa a un livello mediano fra possibilità dell'offerta e attesa della domanda, secondo un adattamento più o meno equilibrato. Istituzione mass media. Le “comunicazioni sociali” si svolgono nella sfera pubblica, trattano materie di interesse pubblico e le questioni su cui si forma l’opinione pubblica, rispondono della loro attività alla società esterna, secondo regole e pressioni che provengono dallo Stato o dalla società. Pur godendo di un ampio margine di libertà, formalmente i mass media sembrano privi di potere e sembrano privi di vincoli sociali. Quindi i mass media sono da considerare un’istituzione costituita dall’ “insieme delle attività e delle organizzazioni mediali aventi regole formali o informali di funzionamento all’interno di quadri giuridici e politici imposti dalla società”. I media sono interamente segmentati secondo il tipo di tecnologia, stampa, cinema, tv, e secondo sotto-tipi, stampa nazionale, locale. (McQuail 2000). Tornando a Lasswell che incarna la corrente funzionalista riguardo allo studio dei media: “Il processo di comunicazione nella società assolve a tre funzioni: a) controllo dell’ambiente, rivelando tutto ciò che potrebbe minacciare o influenzare il sistema di valori di una comunità e delle sue componenti; b) correzione delle componenti della società per produrre ina risposta all’ambiente; c) trasmissione dell’eredità sociale”.(1948). 4/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II Alle funzioni di: controllo, correlazione e trasmissione, in seguito altri studiosi hanno aggiunto il divertimento, fermo restando che vi sono anche ulteriori funzioni latenti, anche di non immediata percezione. Mass media e potere. Noi oggi viviamo in una società in cui la comunicazione non solo è molto complessa ma è anche più pervasiva che in passato. Abbiamo spesso l'impressione di non essere in grado di farcela a sopportare la quantità di informazioni che permeano l'ambiente in cui siamo immersi. E questo grazie soprattutto alla grande evoluzione tecnologica di cui siamo ostaggio che fa sì che l'informazione ci arrivi da tutte le parti. Per perfezionare l'idea della ruota ci sono voluti secoli. Ma ci sono ancor oggi tribù dell'Africa che non l'hanno ancora introiettata. Mentre noi siamo passati dal 1990, dal telefono portatile che pesava 3 chili, all'I Pad di Jobs. In realtà però, modifiche tecnologiche a parte, la comunicazione di massa è sempre stata la prerogativa dei gruppi dominanti. Il suonatore di tamburo che aveva il compito di comunicare i pericoli che minacciavano il gruppo, prendeva ordini dal capo. Una sua autonoma o bizzarra iniziativa poteva mettere a repentaglio la tribù. Il pittore chiamato a illustrare le storie evangeliche sulle chiese medioevali, doveva far riferimento all'autorità ecclesiastica. Se avesse dato al demonio l'aspetto di George Clooney sarebbe finito al rogo. Gli inviati di guerra in Iraq devono far riferimento alle disposizioni per la stampa dei comandi militari alleati. C'è quindi sempre stata una stretta correlazione fra comunicazione di massa e potere. Il potere dei mass media. In genere al giorno d'oggi l'opinione pubblica, alimentata dai mass media, è diventata un fattore costante di qualsiasi competizione o in qualsiasi battaglia internazionale. Tutto ciò dipende dal fatto che l'industria dei media è capace di raggiungere la maggioranza della popolazione, esercitando un certo grado di controllo autoritario (autorevolezza) e monopolistico al vertice o al centro, ma anche esercitando una forte influenza su un pubblico affezionato ai media e sensibile al loro fascino. (McQuail) La società di massa. Quando si parla di società di massa si intende genericamente quel tipo di organizzazione sociale che fra il 1800 e il 1900 ha cominciato a delineare l'aspetto delle città europee e del Nord America. Si tratta di profondi cambiamenti che sono legati all'avvento della società industriale. Per sintetizzare, si tratta dello sviluppo di alcune fonti di energia, quella idroelettrica ad esempio, che hanno potuto alimentare i macchinari impiegati nella produzione delle merci. Questo ha dato luogo alle fabbriche, sorte spesso in zone concentrate, che a loro volta hanno richiamato molta manodopera. La rivoluzione industriale si è sviluppata 5/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II principalmente nelle città o attorno ad esse, dove si concentrarono le persone che avevano abbandonato la campagna e la vita rurale. L'avvento della società industriale, comporta fra l'altro un modo diverso di strutturare il tempo delle persone. La metropoli. L'urbanizzazione crea situazioni nuove fino ad allora impensate: grandi folle che vengono impiegate per lavorare nelle grandi fabbriche: grandi concentrazioni di insediamenti proletari. Ma anche la travolgente sostituzione dei valori arcaici con condizioni di vita spesso alienate, interamente assorbite dalla necessità di procurare il salario per vivere o per accumulare ricchezza, divenuti il fine ultimo dell'attività umana. Tutto ciò ha provocato quello che il sociologo Max Weber ha chiamato “il disincanto del mondo”. In sostanza l'industrializzazione porta a un’impostazione razionalista dell'organizzazione sociale, basata sull'efficienza e il sapere tecnico, in quanto la metropoli è essenzialmente uno spazio economico. Ovvero la città è il luogo dominante del consumo, della produzione, del commercio ed è nella città che si concentrano le funzioni di controllo del sistema economico. Rivoluzione industriale. Con la rivoluzione industriale nascono gradualmente, a partire dal singolo individuo, ma via via estesi all'intera società, una serie di bisogni nuovi, come l'informazione, l'intrattenimento, l'istruzione. Con il passaggio dalla società contadina alla società urbana il raggio delle attività dell'individuo si allarga enormemente. Si pone il problema di nuove forme di integrazione e coesione sociale di fronte ai rischi dell'industrializzazione dell'urbanesimo. Criminalità, prostituzione, abbandono e dipendenza, venivano associati alla crescente anomia, incertezza, isolamento della vita moderna. Nello stesso tempo nascono un insieme di tecnologie che consentono di comunicare pubblicamente a molte persone e a distanza. Si sviluppano parallelamente anche forme di organizzazione sociale che assicurano il prevalere di un aspetto tecnologico sull'altro. Ad esempio nella società inglese prevale la stampa popolare. (MQ) Il concetto di massa. Sul potere dei mass media di influenzare la società esistono idee divergenti e contrastanti. Di certo tutte le scuole di pensiero sono concordi nell'attribuire comunque ai media un grandissimo potere di influenza. L'espressione società di massa che si è affermata di recente, come concetto risale in realtà ai primi dell'Ottocento, collegato proprio alla comparsa dell'industrializzazione. Anche massa è un termine che ha due accezioni, una negativa e una positiva. La prima vede la folla come ignorante, rozza, incontrollabile, perfino violenta. La seconda, risale alla tradizione socialista e vede la massa organizzata a scopo solidaristico, con connotati positivi. Anche termini come adesione di massa, movimento di 6/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II massa, azione di massa, indicano una valutazione positiva. Esistono insomma dei modi differenti di considerare la gente come massa. In definitiva però prevale l'accezione negativa in quanto nelle aggregazioni di massa, l'individualità tende a sparire. Il processo della comunicazione di massa. Nella comunicazione di massa si sviluppa un tipo di dinamica che comporta “rapporti massificati” tra emittenti e riceventi. Questo tipo di comunicazione è anzitutto industrializzata, centralizzata e burocratica, “lontana” cioè dai suoi fruitori, impersonale e anonima. Soprattutto è unidirezionale. Il processo comunicativo è frutto di calcolo e manipolazione: il destinatario è considerato uno spettatore passivo, con zero o pochissime possibilità di partecipazione. I comunicatori. Nel processo di comunicazione di massa gli emittenti sono comunicatori di professione, giornalisti, conduttori, registi, programmisti e sono alle dipendenze di organizzazioni formali, composte da inserzionisti, artisti, politici che regolano gli accessi. Trattandosi di produzione di massa, il “messaggio” è fabbricato in modi standardizzati, in maniera tale da trasformarlo in una merce spendibile, un prodotto. Pensate a tutta la questione che riguarda i format Tv. Va sottolineato che il rapporto emittente/ricevente è asimmetrico, quindi un rapporto “amorale” in quanto si presenta come regolato da un contratto, ma in realtà è senza obblighi reciproci, poichè le regole le impone chi ha in mano la comunicazione. Il pubblico di massa. Blumer nel 1939 fu il primo a definire la massa un nuovo tipo di formazione sociale caratteristico della società moderna, contrapponendola ad altri aggregati come il gruppo, la folla e il pubblico. (McQuail). Il gruppo. “In un piccolo gruppo, tutti i membri si conoscono, sono consci della loro comune appartenenza, condividono gli stessi valori, hanno rapporti stabili nel tempo e interagiscono in vista di un qualche obiettivo”. La folla. E' più grande del gruppo ma ancora ristretta entro confini osservabili in uno spazio particolare. E' comunque temporanea e raramente si riforma nello stesso modo. Può possedere un alto grado di identità e condividere lo stesso “umore”, ma in genere la sua composizione morale e sociale non è strutturata né ordinata. Può agire, ma spesso le sue azioni sembrano avere un carattere emotivo e talvolta irrazionale. MQ Il pubblico. E' una collettività che tende ad essere relativamente grande, dispersa e stabile. Il pubblico si forma attorno ad un problema o a una 7/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II causa, a sostegno di un interesse o di un'opinione e in favore di un cambiamento politico. E' un elemento essenziale della democrazia politica fondata sull'ideale di razionalità di un sistema politico aperto e spesso comprende la parte più informata della popolazione. La nascita del pubblico è caratteristica delle moderne democrazie liberali ed è legata in particolare allo sviluppo del giornale borghese o di partito. La massa. Sempre secondo Blumer, il termine massa coglie alcuni tratti del nuovo pubblico cinematografico e radiofonico che non rientrano nei tre concetti precedenti. La massa è un’entità più grande del gruppo, della folla e del pubblico. Era assai disaggregata, i suoi membri non si conoscevano, ed erano ignoti agli stessi che la creavano. Priva di autocoscienza e identità, era incapace di organizzarsi collettivamente. Era caratterizzata da una composizione fluttuante entro confini instabili, e non agiva per sé, semmai era agìta, e quindi manipolabile. Era eterogenea perché costituita da tutti gli strati e i gruppi sociali, ma anche omogenea nella scelta di un particolare oggetto di interesse e come tale era vissuta da quelli che volevano manipolarla. Singoli e massa. Nella società di massa sopra descritta, scaturita dalla rivoluzione industriale, i media hanno assunto un ruolo via via sempre più importante. I mezzi di comunicazione di massa sono sorti infatti con la funzione di creare un legame diretto fra l'individuo e il sistema sociale. Questo significa una capacità straordinaria di omogeneizzazione, oltre che l'offerta di una quantità e di una qualità di informazioni con cui i singoli possono (devono?) interpretare le situazioni e indirizzare il proprio comportamento. Il mutamento. La quantità e la qualità delle informazioni hanno mutato soprattutto il modo di percepire gli eventi, ossia il modo con cui gli individui elaborano le informazioni sulla realtà esterna, il modo in cui elaborano la loro visione del mondo e in base alla quale agiscono. Mutamenti che hanno immediate conseguenze sulla trasmissione culturale, sulle forme di socializzazione e sulle dinamiche dell'influenza sociale. Principalmente ai luoghi tradizioni dell'interazione, famiglia, scuola, vicinato, associazioni, gruppi amicali e di lavoro, basati sul faccia-faccia, si è aggiunta, in misura talvolta preponderante, una comunicazione di tipo impersonale. Non solo, questo sistema di informazione da un lato ha portato alla riduzione delle situazioni di incontro reale; dall'altro le situazioni di azione collettiva si sono estese al di là dei luoghi fisici, una piazza, uno stadio e al di là della loro effettiva durata temporale, registrazioni, filmati, resoconti. 8/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata Capitolo II Folla virtuale. Le comunicazioni di massa hanno reso possibile il fatto del tutto nuovo dal punto di vista storico, che moltissime persone, a distanza e contemporaneamente, possano essere raggiunte dalle stesse informazioni. L'effetto è la moltiplicazione dei contatti, in teoria estendibili all'intero pianeta. Una rete di contati che ciascuno sente di avere con l'insieme dei propri simili che si ritiene stiano ricevendo lo stesso messaggio e con l'idea di agire in qualche modo in sintonia. E' quella che viene chiamata la folla virtuale. Sono tutte situazioni nuove che hanno trasformato profondamente e in via definitiva la società e la vita degli individui. (C&M). 9/2 G.N. Psicologia della comunicazione, Bicocca 2012 © Riproduzione riservata