La folla e l'opinione pubblica Alexis Charles de Tocqueville (1805- 1859). La prima riflessione vera e propria sulla stampa, che allora era in America un fenomeno nuovo e molto diffuso, avvenne ad opera di Tocqueville con il suo “Della democrazia in America” (1835). Ma si tratta di osservazioni di carattere prevalentemente storico e sociologico. Durante il suo viaggio in America ebbe modo di osservare l'eccezionale similarità di idee e di disposizioni comportamentali dei cittadini Usa. Aspetti che potevano considerarsi frutto di una società democratica, ma anche frutto dell'individualismo. Notò che nel momento in cui i singoli non sono più legati ai propri simili dai vincoli tradizionali, sono spinti a cercare il consenso della massa e questo finisce per tradursi in un pesante condizionamento delle opinioni e delle scelte personali, dando luogo a quella che T. definisce “Tirannia della maggioranza”, ovvero a una vera suddistanza nei confronti dell'opinione pubblica. Sono infatti i giornali a formare l'opinione pubblica, permettendo la condivisione di idee e sentimenti, consentendo ad un gran numero di persone di “parlarsi tutti i giorni senza vedersi, di procedere d'accordo senza vedersi”. Gabriel Tarde (1843-1904). Fu il primo a concepire un volume di studi sotto il nome di “Psicologia sociale” ma anche un altro dal titolo “L'opinione e la folla” del 1901. Secondo Tarde il meccanismo fondamentale sul quale sono basate le interazioni sociali, tanto importante da costituire il principio costitutivo della società umana, è la tendenza all'imitazione. Gli esseri umani sarebbero cioè naturalmente portati ad agire come i propri simili, imitandosi in continuazione l'un l'altro, ma soprattutto riproducendo le azioni e i pensieri di coloro che godono di prestigio e autorità. Imitazione. L'imitazione delle figure carismatiche avviene in maniera inconsapevole, più o meno in uno stadio simile all'ipnosi, nel quale non si è padroni delle proprie azioni e non si è consapevoli del condizionamento. Le figure carismatiche trascinano le folle all'azione e i singoli si adeguano passivamente all'azione comune. Questo avviene anche nella vita di tutti i giorni, in quanto in tutti i contesti ci sono persone che godono di maggior prestigio rispetto ad altre. Il processo di imitazione procede rapidissimo, in progressione geometrica. L'invenzione. Se la maggioranza non fa che riprodurre il comportamento degli altri, periodicamente i più dotati di creatività propongono nuove modalità di pensiero e di azione che i meno dotati imitano. Soprattutto se le novità sono utili e chi le propone è una persona di prestigio. Tuttavia le nuove idee spesso si scontrano con le vecchie che tentano di sopravvivere e con le nuove concorrenti. Da questo scontro simile alla dialettica hegeliana si crea la sintesi che rappresenta la soluzione ottimale. Per Tarde tutta la storia umana è caratterizzata da queste dinamiche, solo che nell' epoca moderna le forme tradizionali della comunicazione sono state alterate dall'emergere di una nuova entità, il pubblico. 1/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata Il pubblico. Si tratta di un insieme molto ampio di persone, un insieme disperso cioè: una collettività puramente spirituale, una dispersione di individui che sono fisicamente separati e la cui coesione è puramente mentale. Questo in quanto la trasmissione delle idee con la tecnologia non avviene più per contatto fisico, bensì per correnti di opinione. Psicologia del pubblico. Come mai si chiede Tarde i singoli sono cosi disponibili a seguire una corrente di pensiero? Perchè ciascuno si percepisce in sintonia mentale e affettiva con un gran numero di propri simili. E questo che ha l'effetto di influenzare i soggetti, non tanto l'opinione del singolo giornalista che pure ha rappresentato la comune ispirazione di tutti. Natura dell'opinione pubblica. Per Tarde tra le forme di conoscenza sociale c'è da un lato la Tradizione che può essere vista come l'opinione del passato e la Ragione dall'altro, termine con il quale egli designa il complesso dei giudizi dell'elite culturale e del potere. Queste due istanze sono in iterazione costante e problematica con la “mente sociale”. Pertanto l'Opinione può essere vista come “un momentaneo, più o meno logico insieme di giudizi che rispondono a problemi correnti, viene riprodotto più e più volte nelle persone dello stesso paese, nello stesso tempo, nella stessa società”. La stampa. L'Opinione pubblica come definita da Tarde si adatta a tutte le società. Tuttavia rispetto al passato, la diffusione della stampa di massa supera il vincolo del contatto fisico, personale, fra chi esprime le idee e chi le riceve. Con la stampa i limiti locali sono stati abbattutti e si è creata la possibilità di avere un' unica Opinione sostenuta da una forza immane che per il singolo è rappresentata dalla moltitudine dei propri simili. Limiti dei giornali. Tarde osserva però che i giornali non potrebbero avere alcuna influenza se i singoli non si impegnassero costantemente in scambi interpersonali basati in qualche modo sui contenuti dei giornali stessi. Infatti egli sostiene che nelle conversazioni anche banali, la gente comune si scambia opinioni apparentemente senza alcuno scopo concreto ma in questa dinamica Tarde riconosce “il più forte agente di imitazione, di propagazione dei sentimenti, idee e modelli di azione”. La conversazione. Quindi grazie ai contenuti dei giornali, che diventano i contenuti delle conversazioni, si realizza uno dei più potenti processi di influenza sociale. Nelle conversazioni quotidiane si realizza il massimo grado di possibilità di invenzioni creative, ovvero di rotture del ciclo imitativo e si innescano i meccanismi di innovazione sociale. Walter Lippman. (1889-1974) Editorialista del Washington Post, rappresentò un modello di giornalismo che non si limitava all'esposizione delle notizie, ma si sforzava di inquadrarle in un rigoroso contesto interpretativo come servizio 2/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata aggiuntivo. La sua opera “Public Opinion” (1922) è un classico delle scienze sociali. In essa introduce il concetto di stereotipo, considerato uno dei processi fondamentali della conoscenza collettiva. Lippman parte dall'assunto che le informazioni provenienti dall'ambiente esterno sono troppo numerose perchè l'individuo possa tenerne conto in maniera completa. Quindi l'individuo della realtà esterna si crea nella mente un'immagine semplificata, la quale costituisce una specie di “pseudo ambiente” che è quello in base al quale egli agisce. Non è una realtà deliberatamente falsa, ma piuttosto una realtà più o meno ridotta. Le rappresentazioni semplificate. Queste rappresentazioni semplificate , operano come strutture cognitive, ma non sono libere scelte di processi autonomi da parte dei singoli. Sono al contrario processi sociali, in quanto rispondono alle necessità di una società per spiegare la propria organizzazione sociale e rispondono all' esigenza che il singolo ha di trovare una ragione del proprio posto nella società. Gli sterotipi. Le rappresentazioni semplificate sono funzionali a scopi sociali, sono pronte per l'uso e sono quindi molto simili tra loro e molto rigide, difficili da cambiare e poco adattabili alle diverse circostanze. Lippman le definì sterotipi, un termine desunto dal linguaggio tipografico che stava ad indicare strumenti atti a riprodurre infinitamente una certa immagine. Le influenze più sottili e pervasive sono quelle che creano e mantengono il repertorio degli stereotipi. Ci viene detto del mondo prima che noi lo vediamo. Immaginiamo la maggior parte delle cose prima di averne esperienza. E queste preconcezioni, a meno che l'educazione non ci abbia reso acutamente consapevoli, governano profondamente l'intero processo di percezione. Condizionamenti. Gli stereotipi sono dunque dei condizionamenti sociali che si realizzano attraverso un'alterazione dei processi di base, mediante i quali acquisiamo le informazioni sull'ambiente esterno, nel senso che nella nostra percezione risultano privilegiati i fatti che confermano gli stereotipi e sottovalutati i fatti che li smentiscono. I cognitivisti direbbero che questa alterazione dipende in primo luogo da un principuio di economia, ovvero risparmio di risorse cognitive da un lato; dall'altro, dalla nostra esigenza di vivere in un ambiente confortevole in quanto noto e prevedibile. La visione del mondo. Gli stereotipi secondo Lippman costituiscono una rappresentazione ordinata e più o meno consistente del mondo, alla quale si sono adattati i nostri modi di essere, i nostri gusti, le nostre capacità, comodità e speranze. Possono non rappresentare un'immagine completa del mondo, ma sono l'immagine di un mondo possibile al quale ci siamo adattati. In quel mondo le cose e le persone hanno il loro posto noto e fanno certe cose che sono attese. In esso ci sentiamo a casa. 3/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata Mass media e stereotipi. “Da questi assunti discende la straordinaria forza dei mezzi di comunicazione di massa che con l'insieme degli stereotipi sono in grado di costruire la pubblica opinione. Essa rappresenta nel suo complesso un sistema di pensiero che fornisce agli individui quel sostegno necessario all'interpretazione della realtà di cui hanno bisogno per semplificare il proprio compito cognitivo e per sentirsi a proprio agio, in un ambiente perfettamente conosciuto. Dal punto di vista operativo, essa fornisce anzitutto le linee guida per la scelta dei contenuti da selezionare nella vasta gamma degli stimoli disponibili, sicchè in definitiva la realtà che noi vediamo diventa sempre più la realtà che i mezzi di comunicazione hanno ritagliato per noi. (CoMa- Le dimensioni sociali dei processi cognitivi, 2004, pag.198) I media nella società di massa. I media nella società di massa offrono uno pseudoambiente che è un potente strumento di manipolazione delle persone ma anche un aiuto alla loro sopravvivenza psichica in condizioni difficili. (MQ). Vengono considerati essenzialmente come degli strumenti in grado di agevolare e orientare in maniera specifica i processi di trattamento delle informazioni. Le diverse teorie che negli anni si sono sviluppate si distinguono per il fatto di concentarsi su differenti aspetti dei processi cognitivi implicati. L'agenda setting. L'intuizione di Lippman che i media “semplificano” la realtà è stata sviluppata a fondo ed è da considerare fra gli “effetti” più importanti dei media che McQuail, sintetizza in 18 punti (tabella pag 335). Studi decisivi sul tema sono stati sviluppati da McComb(1972) e Shaw (1993). MQ distingue fra effetti intenzionali e involontari, sia a breve che a lungo termine. L'agenda setting compare fra quelli intenzionali e naturalmente a breve termine. Questa la sua definizione; è un po' complicata, ma nella realtà è abbastanza intuitiva: si tratta de il processo attraverso cui l'attenzione prestata ai temi o alle questioni presentati dalla copertura informativa influenza l'ordine della consapevolezza pubblica sulle tematiche e la loro attribuzione di importanza. Per estensione si possono avere effetti sulle politiche pubbliche. Nella sostanza significa che sono i media a stabilire i temi che si devono ritenere importanti, sui quali è opportuno avere un'opinione. Spesso i criteri di valutazione fanno riferimento al livello di copertura: ossia se i giornali vi danno molto spazio, si ritiene che la cosa sia molto rilevante. Spesso i media giustificano le loro scelte con il grado di interesse che attribuscono al destinatario. In questo modo, come si dice, si insegue l'audience, ovvero per accontentare il pubblico, si abbassa il livello dei messaggi. Più sono bassi più sono popolari. Le agende e la salienza. Tornando all'agenda setting lo stesso MQ afferma: “la gente pensa su ciò che le viene detto; ma in nessun caso pensa ciò che le viene detto”. Ci sono studiosi che addirittura si sono lanciati nell'ipotesi dell'esistenza di tre differenti 4/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata agende: la priorità dei media, quelle del pubblico e le priorità della politica. Per non farla troppo lunga, noi diciamo con MQ, che mezzi di comunicazione differenti tendono a concordare sulla salienza di un insieme di tematiche. Posto che le agende dei media non equivalgono alle agende del mondo reale, non è l'importanza di una tematica che conta davvero, ma il potere delle persone che cercano di definire e imporre una tematica. Quindi la posizione di una questione nell'agenda dei media determina notevolmente la salienza di tale questione nell'agenda pubblica. Priming. Uno degli aspetti rilevanti dell'agenda setting in politica e il priming, cioè l'innesco. Le questioni politiche che ricevono maggior attenzione, vale a dire le prime in agenda, sono quelle che hanno anche una maggiore preminenza nei giudizi sull'attività degli attori politici. L'effetto di priming consiste nell'innescare determinati criteri di giudizio e gioca un ruolo non secondario nei tentativi di gestione delle notizie. McQuail: I tentativi dei leader nazionali di sviare l'attenzione da fallimenti interni attraverso successi internazionali, o anche mediante una spedizione militare, sono un esempio estremo del processo di priming. Come con l'agenda setting, anche in questo caso ci troviamo di fronte a spiegazioni intuitive, ma difficili da dimostrare empiricamente. Altri effetti. La propaganda. Può essere definita come “il tentativo deliberato e sistematico di manipolare la percezione, il pensiero e il comportamento per ottenere una risposta in accordo con gli obiettivi del propagandista” (Jowett e O' Donnel 1986). Risposta individuale. E' il processo attraverso cui gli individui cambiano o resistono, quando si espongono a messaggi tesi ad influenzare l'atteggiamento, le conoscenze e il comportamento. Campagna di comunicazione. Riguarda la situazione in cui diversi mezzi di comunicazione vengono utilizzati in modo organico per convincere o informare una data popolazione. Gli esempi più comuni riguardano la politica, la pubblicità commerciale, la raccolta di fondi, l'informazione pubblica in tema di salute e di sicurezza. Le campagne hanno queste caratteristiche: obiettivi specifici e dichiarati e durata limitata; sponsor autorevoli i cui valori sono in sintonia con i fini delle istituzioni promotrici e una popolazione target di notevole dimensione e dispersione. Acquisizione di informazione. E' l'effetto cognitivo a breve termine dell'esposizione alle notizie veicolate dai media, misurato dai test di ricordo, riconoscimento e comprensione. Framing. Come effetto dei media si riferisce all'influenza sul pubblico da parte delle prospettive e delle cornici interpretative entro cui vengono contestualizzati notizie e resoconti degli eventi. E' associato all'innesco. 5/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata Risposta individuale. Sono le conseguenze impreviste dell'esposizione individuale a uno stimolo mediale. Prende solitamente forma di imitazione e apprendimento, specialmente di atti aggressivi o devianti (suicidio compreso) ma anche di idee e comportamenti buoni. Tipi affini di effetto comprendono le forti emozioni, la delocalizzazione di altre attività, l'imitazione di stili e mode, l'identificazione con eroi e divi, l'eccitazione sessuale e le reazioni di paura e ansia. Reazione collettiva. In questo caso alcuni effetti individuali menzionati toccano contemporaneamente più persone in una situazione comune, che sfocia in un'azione collettiva, in genere di tipo non regolato e non istituzionale. Paura, ansia e collera sono le reazioni più forti, che possono generare panico e disordine sociale. Promozione dello sviluppo. Riguarda la diffusione pianificata di innovazioni per favorire lo sviluppo a lungo termine, es. nei paesi del Terzo mondo, utilizzando campagne e tecniche di persuasione, specialmente la rete interpersonale e la struttura di autorità della comunità o della società. Diffusione dell'informazione. E' la diffusione della conoscenza di particolari eventinotizia in una data popolazione nel corso del tempo, con particolare riferimento al grado di penetrazione e ai mezzi con cui si ricevono le informazioni. Fonti personali/mediali. Distribuzione del sapere. Gli effetti delle notizie e delle informazioni sulla distribuzione del sapere tra i gruppi sociali. Si riferisce in particolare alla questione dei “divari di conoscenza”. Socializzazione. Il contributo informale dei media all'apprendimento e all'adozione di norme, valori, aspettative di comportamento in particolari ruoli e situazioni sociali. Controllo sociale. Riguarda le tendenze sistematiche a far rispettare un ordine stabilito o un modello di comportamento. A seconda della propria teoria sociale, questo effetto può essere considerato un'estensione della socializzazione. Impatto sugli eventi. Riguarda il peso dei media nello sviluppo dei grandi avvenimenti “critici”. Tra gli esempi: le rivoluzioni, le grandi crisi politiche nazionali, la guerra, la pace. Definizione della realtà e costruzione del significato. E' un processo simile al controllo sociale ma se ne distingue perchè riguarda, più che i comportamenti, le strutture cognitive e i frames interpretativi e perchè richiede una partecipazione più o meno attiva dei riceventi nella costruzione dei propri significati. 6/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata Cambiamento istituzionale. E' l'adattamento delle istituzioni agli sviluppi dei media, specialmente quelli che influenzano le loro funzioni comunicative. Mutamento culturale. Sono i cambiamenti di valori, comportamenti e forme simboliche tipiche di una dato segmento della società (come i giovani), di un'intera società o di diverse società. Entrano qui in gioco le tendenze centrifughe o centripete. L'eventuale rafforzamento o indebolimento dell'identità culturale potrebbe essere un altro esempio di effetto. Effetti sull'integrazione sociale. L'integrazione o la mancanza di essa, può essere osservata a vari livelli, come la comunità locale o la nazione, che corrispondono anche alle aree di diffusione dei media. 7/3 G.N. Psicologia della comunicazione. Bicocca 2012. © Riproduzione riservata