Africa SubSahariana: nonostante la crisi, opportunità da

22 luglio 2016
www.assinews.it
Coface: si parla di Noi
Africa Sub­Sahariana: nonostante la crisi,
opportunità da cogliere entro il 2025
L'economia mondiale è tormentata: il
rallentamento dell'economia cinese e il crollo
dei prezzi delle materie prime hanno
deteriorato i fondamentali dei paesi dell'Africa
sub­sahariana. Dalla crisi del 2008, la crescita
non è mai stata così debole: 3,4% nel 2015 e
2,6% nel 2016, secondo le previsioni Coface. I
paesi esportatori di materie prime sono stati
spinti a mettere in atto rapidamente misure per
far fronte a rischi esterni crescenti. Molti di
questi paesi hanno cercato di mantenere
stabile il tasso di cambio rispetto al dollaro,
ma senza grandi successi, tanto erano forti le
pressioni al ribasso. Tanti hanno preferito
ridurre le spese per limitare il peggioramento
delle finanze pubbliche. La persistenza di
queste crisi porta ad una continua fragilità, con
profonde ripercussioni strutturali. Tuttavia,
malgrado forti disparità all'interno del
continente, i consumi privati potrebbero a
medio termine far diventare questi paesi più
redditizi. I consumi privati, la via d'uscita? Tra i
55 paesi analizzati, 15 possiedono le
condizioni necessarie ad una crescita dei
consumi: Gabon, Botswana, Namibia,
Sudafrica, Nigeria, Etiopia, Costa D'Avorio,
Mozambico, Tanzania, Senegal, Rep.
Democratica del Congo, Ghana, Kenya,
Ruanda, Angola. Due i criteri determinanti: demografia e capacità dei consumi delle famiglie scelti per
classificare ciascun paese in base al punteggio. La demografia permette di comprendere il potenziale di
un mercato in base alla dimensione. Nel 2025 la popolazione urbana dell'Africa sub­sahariana supererà
il 50% della popolazione totale, grazie a un reddito pro capite più elevato e infrastrutture che
favoriscono i consumi. Il ratio di dipendenza in base all'età[1], sebbene ancora elevato, dovrebbe
diminuire nei prossimi dieci anni. Questi paesi presentano un interesse economico maggiore, in
particolare quelli più popolati, come la Nigeria, con 182 milioni di abitanti nel 2015. Le Nazioni Unite
prevedono che nel 2025 il numero di abitanti in Africa sub­sahariana raggiungerà 1,2 miliardi. I criteri
economici utilizzati per la classifica valutano la capacità di consumo delle famiglie attraverso il consumo
finale pro capite nel 2014, la crescita media annua del PIL nel periodo 2015­2025 e il livello del PIL pro
capite stimato nel 2025, indicatori della salute dei paesi a medio termine. Per i quindici mercati
promettenti, il punteggio combinato demografico/economico è superiore o uguale a 40/100. Il gruppo
include i principali esportatori di petrolio (Gabon, Nigeria, Angola) e numerosi esportatori di altre
materie prime (Botswana, Namibia, Ghana, Sudafrica), in particolare i minerali. Nigeria, Angola, Ghana
e Sudafrica: buone opportunità per le imprese della distribuzione e dell'ICT La distribuzione continua a
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crescere nonostante le difficoltà congiunturali, offrendo prospettive importanti di crescita in volume.
L'arricchimento della popolazione potrebbe favorire i consumi di prodotti a maggiore valore aggiunto.
Anche lo sviluppo delle infrastrutture della distribuzione gioca un ruolo chiave, come per il Sudafrica, al
sesto posto a livello mondiale per numero di centri commerciali (2000). Le ICT possiedono un grande
potenziale in termini di quote di mercato da conquistare: il tasso di installazioni delle popolazioni è
ancora relativamente scarso anche se l'offerta dei servizi accessibili da cellulare aumenta rapidamente.
Inoltre, queste nuove tecnologie rappresentano una fonte maggiore di diversificazione dell'economia. La
traiettoria di crescita dell'Africa sub­sahariana potrebbe essere frenata dalle crisi economiche, dai
problemi politici o di governo, ma questi fattori non metteranno a repentaglio le prospettive positive a
medio termine.
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