PRIMO
PIANO
calli e duroni
Calli e duroni
sono i segnali
più comuni del
malessere dei piedi.
Come cercare sollievo
al dolore? A chi
rivolgersi per avere
una diagnosi? Occorre
innanzitutto fare
chiarezza sulla
terminologia
di Chiara Chiodini
biologa
calli e duroni malessere dei piedi
Calli e duroni, ma anche vesciche, verruche e funghi
CALLI E DINTORNI
MALI DEI PIEDI
e callosità possono essere
molto dolorose e la sintomatologia che le sottende a volte è
così intensa ed importante da compromettere l’andatura e impedire lo
svolgimento delle normali attività
quotidiane. La maggior parte delle
persone colpite da questo problema
cerca sollievo al dolore rivolgendosi
ad un podologo o a un farmacista,
figure professionali in grado di effettuare una diagnosi in questo ambito
e di occuparsi del management di
questi disturbi diffusi.
L
Occorre anzitutto fare chiarezza
sulla terminologia, che appare
spesso differente e confusa. Chirurghi, reumatologi, podologi e dermatologi utilizzano spesso definizioni
differenti tra loro. In farmacia, è
meglio semplificare: le definizioni
riportate di seguito riflettono l’utilizzo più comune dei termini.
La callosità si manifesta quando il
processo di cheratinizzazione fisiologico si iperattiva a causa di forze
compressive che agiscono sulla
zona in esame.
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PRIMOPIANO calli e duroni
Si tratta di una
normale risposta
del corpo atta
a determinare
una protezione
dei tessuti
Lo strato corneo della pelle, ovvero
l’ultimo strato dell’epidermide, è
infatti formato da cellule pavimentose stratificate, morte e prive di
nucleo, e presenta funzioni protettive. La callosità diventa patologica
solo quando la sua estensione è
ampia al punto da causare l’insorgenza di una sintomatologia.
Le callosità:
definizioni
I calli sono rilevatezze giallastre
circoscritte, caratterizzate da un
cuore centrale conico di cheratina
che può causare dolore e infiammazione. Il termine heloma, dal
greco helus, o “cuneo di sasso”,
viene utilizzato frequentemente dai
podologi per identificare la presenza di un callo. I calli possono essere localizzati sulle mani e sui piedi;
sono proprio questi ultimi a creare i
maggiori problemi. Le possibili
cause sono da ricercare in calzature non idonee o in pressioni eccessive, concentrate in particolari punti
del piede, a volte causate da postu-
re scorrette. I calli possono essere
distinti in due sottotipi differenti: i
calli duri, o heloma durum, e i
calli molli, o heloma molle. I calli
duri fanno la loro comparsa soprattutto sulle dita, mentre i calli più
morbidi compaiono solo tra un dito
e l’altro. Questi ultimi sono costituiti
da un callo che ha assorbito una
considerevole quota di umidità proveniente dal sudore, la quale induce una macerazione caratteristica
e, a volte, una infezione secondaria
fungina o batterica. Questo genere
di callosità si manifesta con maggior frequenza nel quarto spazio
interdigitale. A volte è possibile
riscontrare la presenza di due lesioni opposte che vengono soprannominate dagli esperti “kissing
lesions”.
I duroni rappresentano una diffusa
area di ipercheratosi di uguale
spessore, localizzata solitamente
nello spazio metatarsale. Un durone appare meno circoscritto di un
callo, presenta una estensione
maggiore, è privo di un nucleo centrale e può essere doloroso oppure
non esserlo. Esistono due sottotipi
di duroni: i duroni diffusi e i
duroni nucleati. Questi ultimi
sono spesso confusi con le verruche plantari, dal momento che
entrambi sono lesioni dolorose
caratterizzate dalla presenza di un
tappo cheratinico centrale. La palpazione della lesione può aiutare il
podologo a distinguere la presenza
di una verruca da quella di un duro-
CLASSIFICAZIONE DELLE CALLOSITÀ
DEL PIEDE
LE CALLOSITÀ
Duroni
localizzati
diffusi
Calli
digitali (duri)
interdigitali (molli)
plantari
ne nucleato. I duroni plantari sono
infatti più sensibili alla pressione
diretta della lesione, mentre una
verruca appare più sensibile ad
una compressione laterale.
Patogenesi
di una callosità
Uno stress meccanico anomalo
della pelle potrebbe indurre il fenomeno dell’ipercheratosi dello strato
epiteliale. Tale stress è indotto da
un elevato numero di fattori intrinseci (prominenze ossee, deformità,
dita a martello…) o estrinseci (scarpe strette, irregolarità del plantare…). All’aumentare dello stress
meccanico indotto sulla pelle, il
corpo risponde cercando di proteggere la porzione irritata attraverso la
formazione di una lesione ipercheratosica, quale un callo o un durone. Una volta formata, la lesione
tenderà ad aumentare la pressione
all’interno di una scarpa stretta creando un circolo vizioso che porterà
inevitabilmente ad un ulteriore sviluppo della callosità.
La diagnosi
La formulazione della diagnosi
dovrebbe avvenire dapprima attraverso una serie di domande riguardanti lo “stato di salute” del piede:
quale genere di scarpe vengono
solitamente indossate, l’eventuale
altezza del tacco, la presenza di
deformità ossee conosciute. Successivamente, il medico dovrebbe
osservare l’andatura del paziente e
l’allineamento dei piedi per evidenziare la presenza di eventuali difetti
nell’apparato scheletrico. Il passo
successivo è quello di osservare la
localizzazione e le caratteristiche
delle lesioni cheratosiche, che
dovranno essere palpate per stabilire quale prominenza ossea sia
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FATTORI CHE PORTANO ALLO SVILUPPO
DELLE CALLOSITÀ DEL PIEDE
Estrinseci
Intrinseci
Scarpe scadenti
• Scarpe strette
• Scarpe aperte
• Irregolarità
nel plantare
Sporgenze ossee
• Proiezioni condilari protrudenti
• Fratture ridotte in maniera non corretta
Elevata attività fisica
• Atleti
Deambulazione difettosa
• Deformità delle dita dei piedi
• Piede torto
• Alluce valgo
• Metatarso corto
coinvolta. Lo studio della pressione
esercitata sul piede (pedobarografia) può inoltre aiutare il medico a
definire la regione del piede sulla
quale è possibile osservare un
aumento della pressione plantare.
Quale
trattamento?
Le lesioni ipercheratosiche sono
secondarie ad un aumento dello
stress meccanico e non sono classificabili come malattie della pelle. I
principali trattamenti dovrebbero
determinare l’eziologia meccanica,
fornire sollievo sintomatico, formulare un piano di trattamento che
preveda l’imbottitura delle calzature
e considerare l’atto chirurgico solo
in caso di fallimento delle misure
conservative.
Sollievo sintomatico
La callosità può determinare l’insorgenza di un dolore acuto causato
dalla pressione del tappo centrale
di cheratina sui nervi dello strato
papillare sottostante. Eliminare il
tappo centrale utilizzando un bisturi numero 22, eventualmente con
l’ausilio di un anestetico locale, fornisce un sollievo immediato dal
dolore. Se la callosità occupa una
superficie molto ampia, sarebbe
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auspicabile l’intervento di un podologo o di un chiropratico. La ricomparsa della callosità può essere
prevenuta frizionando la lesione
con la pietra pomice, una volta alla
settimana, dopo aver mantenuto il
piede in acqua calda per circa venti
minuti. Una crema emolliente può
essere utilizzata per mantenere la
pelle morbida ed elastica. Fra gli
elementi nutritivi utili contro i calli si
ricordano la vitamina A, la vitamina
E e gli acidi grassi essenziali. I
rimedi naturali sono rappresentati
dall’applicazione di un gel di aloe
vera, dallo sfregamento con succo
di limone fresco o con olio di ricino,
e dall’utilizzo di un unguento di
petali di calendula da applicare 2 o
3 volte al giorno. Anche i cerotti al
silicone donano sollievo grazie
all’imbottitura presente e al rilascio
graduale di oli minerali utili per
ammorbidire la lesione cheratosica.
L’attenta applicazione di soluzioni
diluite di agenti cheratolitici, come
l’acido salicilico al 10-15%, può
donare beneficio al paziente; al
contrario, l’applicazione eccessiva
di soluzioni concentrate (ad esempio l’acido salicilico al 40%) può
causare bruciature chimiche. Infine,
non è raccomandabile l’iniezione
subcutanea di collagene bovino o
di silicone liquido, consigliata da
alcuni podologi, dal momento che
tale procedura potrebbe indurre
immunoreazioni anche gravi.
Calzature adeguate
L’utilizzo di scarpe strette rappresenta la causa principale dell’insorgenza di molte callosità.
Sporgenze ossee che determinano: (a) calli digitali e interdigitali, (b) calli plantari, (c)
duroni plantari localizzati. Le aree colorate in nero rappresentano le resezioni ossee
che potrebbero essere necessarie per ridurre il dolore acuto.
I calli sono ormai
considerati i sintomi
della cosiddetta
“malattia della scarpa”
e non si ha evidenza
della loro formazione
nelle popolazioni che
non fanno uso delle
calzature
La prevenzione è la cura migliore,
che si espleta soprattutto con l’utilizzo di calzature consone. Per questo motivo, appare indicato l’utilizzo
di scarpe con il tacco basso e
largo. Anche le cuciture irregolari
delle suole possono causare irritazioni al piede e determinare l’insorgenza di calli a livello del quinto
dito. Al contrario, l’utilizzo di calzature troppo larghe (scarpe da tennis con i lacci aperti) e dei sandali
può causare l’insorgenza di una
pressione non uniforme alla base
del piede, portando alla formazione
di callosità diffuse.
Procedure chirurgiche
L’intervento per rimuovere eventuali prominenze ossee che danno
origine alle callosità è indicato solo
in caso di fallimento delle altre
misure conservative. I calli duri del
quinto dito oppure i calli molli interdigitali possono essere rimossi
attraverso la resezione chirurgica
del condilo protrudente. Al contrario, i pazienti che presentano callosità multiple a livello metatarsale
ottengono un beneficio maggiore
attraverso le normali terapie conservative rispetto ad un intervento
di osteotomia metatarsale, dal
momento che l’atto chirurgico, in
questo frangente, ha risultati
imprevedibili e la callosità potrebbe manifestarsi in seguito sulla
testa metatarsale adiacente.