FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA CORSO DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA TESI DI LAUREA IN DIRITTO DELLO SPORT Le discipline giuridiche delle società e delle federazioni di Pallavolo LAUREANDA Concetta Bonaccolta RELATORE Prof. Francesco Rizzo ANNO ACCADEMICO 2013/2014 “Va a prendere le tue cose. I sogni richiedono fatica” Paulo Coelho Dedico questa tesi a mia madre e a mio padre che, pur non essendo più presenti fisicamente, mi hanno indicato sempre la strada da seguire, a mio marito e ai miei figli che mi hanno supportato in modo fattivo, nei momenti difficili, e ce ne sono stati, in questa mia avventura. Grazie a tutti. 2 INDICE INTRODUZIONE …………………………………………………………………………pag. 5 CAPITOLO PRIMO - Storia della Pallavolo Italiana 1.1 Le origini nel mondo ..................................................................................................pag. 7 1.2 Le origini in Europa e in Italia ………………………………….…………………pag. 10 1.3 L’età d’oro del volley italiano : La Generazione di Fenomeni ..………………………………………………….…………………….pag. 14 CAPITOLO SECONDO – Il fenomeno sportivo 2.1 L’Ordinamento giuridico ……………….………………………………………..pag. 31 2.2 L’Ordinamento giuridico sportivo……………….………………………………pag. 34 2.3 Professionismo – Dilettantismo ………………….………………………………pag. 37 CAPITOLO TERZO – L’Organizzazione sportiva nazionale 3.1 Il CONI …………………………..………………………………………………...pag. 46 3.2 Le Federazioni Sportive Nazionali ………………….…………………………pag. 58 3.3 La Giustizia Sportiva – Il Vincolo di Giustizia ………………….………………pag. 65 3.4 La Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV) ………………….............................pag. 70 3.5 Il vincolo sportivo nella pallavolo ……………………………………………….pag. 76 3.6 La Lega Pallavolo Maschile e la Superlega ……………………………………pag. 84 3.7 La Lega Pallavolo Femminile – tutela della maternità…………………………pag. 93 3 CAPITOLO QUARTO – Le Società Sportive dilettantistiche 4.1 Associazioni e Società Sportive …………………………………………….pag. 98 4.2 Le Società Sportive di capitale ……………………………………………...pag. 101 4.3 Il contratto di lavoro sportivo …………………………………………….....pag. 106 4.4 Il caso dell’agente sportivo nella pallavolo …………..……………….…..pag. 116 CAPITOLO QUINTO – Organizzazione ed attività delle società sportive 5.1 Soggetti e ruoli all’interno di una società sportiva ………….…………..pag. 123 5.2 Le sponsorizzazioni ………….………………………………………….…pag. 135 5.3 Marketing e Comunicazione …………..………………………………….pag. 142 5.4 Storia della Società Top Volley Latina: passione sportiva e impegno economico..............……………………………………..pag. 153 CONCLUSIONI ……………..………………………………………………………pag. 170 BIBLIOGRAFIA ……………….…………………………………………………… pag. 172 SITOGRAFIA ………………………….……………………………………………..pag. 177 INTERVISTE …………………………………………………………………….......pag. 178 RINGRAZIAMENTI ………………………………………………………………..pag. 179 4 INTRODUZIONE Ho scelto di trattare come argomento di questa tesi, il diritto dello sport perché la materia mi interessa in modo particolare, essendo un’appassionata sportiva, e in particolare di pallavolo, da sempre. Infatti, la pallavolo è stata, durante i miei anni giovanili, occasione di svago, divertimento e anche agonismo quando l’ho praticata in una squadra regolarmente iscritta ad un Campionato di serie minore. Dopo una pausa di alcuni anni in cui ho seguito questo sport un po’ da lontano, mi sono riavvicinata alla pallavolo e tuttora seguo appassionatamente il Campionato di Serie A1 maschile con un’attenzione particolare alla squadra Top Volley – Andreoli Latina di cui sono grande tifosa. Quello che caratterizza questo meraviglioso sport è il fatto che esso è ancora e, spero lo sarà per sempre, uno sport “pulito” a differenza di altri sport, nei quali gli interessi economici sovrastano quelli che dovrebbero essere i principi posti alla base dello sport : lealtà, correttezza, sano agonismo, rispetto altrui. Questo è uno sport che ha regalato e continua a farlo, emozioni indescrivibili ai tanti tifosi che affollano i palazzetti insieme alle loro famiglie. Nel primo capitolo di questa tesi ho voluto fare un ritorno alle origini della Pallavolo non solo nel mondo ma anche e soprattutto in Italia, fino agli anni ’90, periodo in cui la Nazionale Italiana era la più forte del mondo, contribuendo con i risultati all’affermazione del movimento pallavolistico che raggiunse in quegli anni il suo apice. 5 Non a torto, infatti, il campionato italiano di pallavolo è stato definito, “il più bello del mondo” per lo spirito di gruppo e la qualità degli atleti, per le emozioni che sa regalare e per i valori che questo sport sa esprimere e trasmettere. Nel secondo capitolo ho analizzato il fenomeno sportivo, gli ordinamenti giuridici, in particolare l’ordinamento giuridico sportivo e l’antica dicotomia tra professionismo e dilettantismo. Nel terzo capitolo mi sono concentrata sulle Federazioni di pallavolo, prima in generale dal punto di vista delle discipline giuridiche e poi in particolare sulle varie Federazioni, sulla loro struttura e su come queste si articolano nel territorio. Nel quarto capitolo ho esaminato le Società sportive, in particolare quelle di pallavolo, sempre dal punto di vista giuridico e strutturale, ponendo l’attenzione sui contratti. Nel quinto e ultimo capitolo, infine, ho focalizzato la mia attenzione sull’organizzazione e l’attività delle società sportive, in particolare sui soggetti ed i ruoli, le sponsorizzazioni, il marketing e la comunicazione. Al centro di questa analisi una squadra del Campionato maschile di serie A1: la Top Volley Andreoli Latina di cui ho analizzato la struttura societaria, le attività e gli scopi, mettendoli a confronto con l’attività sportiva. Obiettivo di questo lavoro è stato quello di studiare il modo in cui il diritto interviene, per disciplinarlo, nel mondo dello sport, e soprattutto in quello della pallavolo, in particolare nei confronti di Società e Federazioni. 6 CAPITOLO PRIMO – Storia della Pallavolo Italiana 1.1 Le Origini nel mondo Le piu’ antiche testimonianze di giochi con la palla si trovano nel periodo della Cina imperiale, ma le origini vere e proprie si fanno risalire ufficialmente al periodo greco e latino. Ci sono testimonianze di attivita’ relative ai cosiddetti “giochi sferistici” in Italia sin dal Medioevo. Chi invento’ la pallavolo moderna, e’, pero’ il Professor WILLIAM MORGAN insegnante di educazione fisica che, nel corso di una Convention presso il College YMCA di Holyoke, Massachusetts, il 6 febbraio 1895 espose ai suoi colleghi le modalita’ del nuovo gioco da lui ideato. Quella che segue è la descrizione completa riportata dal Signor Morgan : “La Pallavolo è un nuovo gioco che sarebbe indicato per luoghi chiusi quali la palestra o la sala per gli esercizi fisici, ma che può anche essere giocato in luoghi all’aperto. Il numero dei giocatori è illimitato. Il gioco consiste nel tenere una palla in movimento al di sopra di una alta rete, da un lato all’altro, di conseguenza prende spunto dalle caratteristiche di altri due giochi: il tennis e la pallamano. Il gioco inizia con un giocatore di una delle due parti che serve la palla al di sopra della rete verso il campo avversario. A quel punto gli avversari, senza permettere alla palla di cadere a terra, la rimandano indietro, e così via, avanti e indietro, finchè una delle due squadre sbagli nel rinviarla o la lasci cadere a terra. Questo è il punto a favore di una squadra o un servizio fuori per quella in battuta. Il gioco è composto da 9 inning e in ognuno di 7 questi ogni squadra ha a disposizione un certo numero di servizi, secondo quanto previsto dalle regole.”1 Originariamente questo gioco doveva essere utilizzato per allenare giocatori che praticavano altri sport come il rugby ed il baseball. Alcune regole di questo nuovo sport furono importate dal Professore dal gioco del tennis e altre furono ideate ex novo. La partita veniva giocata attraverso la suddivisione in SET da due squadre che erano composte da 5 giocatori ciascuna. Il terreno di gioco era di 18.30 x 10.62 metri. La rete era disposta ad un’altezza di 1.98 metri dal suolo. Fu realizzato dalla Spalding il pallone adatto a questa disciplina che, con qualche modifica, è simile a quello utilizzato oggi. Il nuovo gioco prese il nome di “Mintonette” dal nome di un gioco con la palla che veniva praticato dalla nobilta’ francese del 1700 “ Badminton”. Alcune fonti indicano come nome originario “Minonette” dal francese minon = micio. Questa disciplina era innovativa rispetto a quelle che erano state apprezzate maggiormente fino ad allora poichè privilegiava doti di agilità, prontezza di riflessi e concentrazione rispetto a doti puramente legate alla forza fisica ed inoltre, non prevedeva il contatto fisico tra i giocatori. All’inizio la “Mintonette” non ebbe grande successo ma, successivamente, cominciò a diffondersi negli Istituti YMCA in particolare a Springfield dove il Supervisore del College ALFRED HALSTEAD convinse MORGAN 1 Giovanni Valpolicella “Il Manuale della Pallavolo” – Ed.Idealibri, 1984 8 a modificare il nome in “Volley-ball” in italiano “Pallavolo”. In inglese volley indica un “colpo violento”. Il gioco consisteva nell’inviare il pallone, col solo uso delle mani, nel campo avversario tramite una battuta che doveva essere effettuata dietro la linea di fondo, erano consentiti due tentativi di servizio come nel tennis e la battuta era considerata buona se cadeva oltre i tre metri dalla rete, inoltre il pallone non doveva assolutamente toccare la rete e il numero dei tocchi era illimitato. In un secondo momento, per limitare la durata degli incontri fu decisa la chiusura del set a 21 punti. Intorno al 1917 il set veniva giocato sui 15 punti e attualmente sui 25 con l’abolizione del cambio palla. Lo scopo del gioco era di far cadere la palla ogni volta che fosse possibile, conquistando così più punti fino ad arrivare al traguardo. Le regole del gioco, però, erano diverse da Nazione a Nazione: per cercare di uniformarle si creò una federazione: “Federazione Internazionale dei giochi con la mano” con sede a Stoccolma. Questo, però, non diede i risultati sperati e così, l’affermazione tardò ad arrivare. Comunque, la pallavolo continuò ad essere giocata nelle spiagge, nelle fabbriche, nelle scuole e ciascuna Nazione organizzava i campionati nazionali con proprie regole. Il merito di aver contribuito alla diffusione del gioco deve essere attribuito soprattutto ad un docente specializzato di educazione fisica dell’YMCA di Manila (Filippine), ELWOOD BROWN ,che cominciò a divulgare il nuovo sport tra gli indigeni e i soldati americani di stanza alle Filippine. 9 In Asia il successo fu notevole: cinesi, coreani ed anche i giapponesi cominciarono a giocare a volley con ottimi risultati. Così la pallavolo si diffuse anche in tutto il Continente Americano e in modo particolare nell’America Latina. 1.2 Le Origini in Europa e in Italia In Europa il merito della diffusione della pallavolo è da ascrivere al Segretario dell’Ymca War Work Office, GEORGE FISHER, che inserì il gioco nei programmi ricreativi dell’esercito americano sbarcato in Bretagna e Normandia durante la Prima Guerra Mondiale. 10 Per quanto riguarda l’Italia, questo sport fu praticato per la prima volta nel 1917 a Porto Corsini (vicino Ravenna) dove, alcuni militari americani fecero conoscere agli abitanti del luogo, il nuovo gioco. In pochissimo tempo la pallavolo si diffuse soprattutto nelle scuole, ma le regole erano approssimative e, quindi, erano molto limitati il ritmo e il movimento. Negli anni dal 1920 al 1940 questo nuovo gioco, con riferimento alla pallavolo giocata nelle scuole italiane, veniva definito dai giornalisti “statico” o da “parrocchia”. Dal punto di vista agonistico la pallavolo fu promossa dall’Opera Nazionale Dopolavoro dalla quale furono istituiti nel 1943 i primi campionati nazionali: quello maschile a Genova e quello femminile a Desenzano sul Garda. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale ci fu una pausa, sarà ad opera dei dirigenti e dei giocatori formatisi attraverso l’O.N.D., che si avrà l’ulteriore affermazione della pallavolo come sport agonistico. Fu, infatti, fondata il 31 marzo 1946 a Bologna la FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) e furono istituiti regolari campionati nazionali. Nello stesso anno il I° Campionato Italiano fu vinto da Ravenna. Il 2 gennaio 1947 la FIPAV ottenne il riconoscimento di federazione aderente al CONI e nel 1957 il diritto di essere considerata alla pari delle altre Federazioni. Da “cenerentola” degli sport, la pallavolo, in Italia, è diventata, in pochi anni, il secondo sport nazionale. In Europa Occidentale e poi in Europa Orientale la pallavolo, ebbe un notevole successo anche grazie alla possibilità di essere giocato “indoor”. 11 Furono istituite nuove regole di gioco: nel 1920 si stabilì che il numero dei tocchi prima di inviare la palla nel campo avversario era di tre; nel 1938 nasce il “muro” e nel 1950 il “bagher” (dal ceco cucchiaio): alternativa al palleggio, che, secondo una leggenda, pare sia stato inventato da un giocatore a cui mancavano alcune dita delle mani. 2 Nel 1946 fu costituita la FIVB (Federation Internationale de Volley Ball) e nel 1947 fu convocato il Primo Congresso Mondiale della Pallavolo a Parigi dal 18 al 20 aprile, con la partecipazione di 14 paesi. L’Italia, che fece parte di questa Federazione, già nel 1946 aveva costituito a Bologna la FIPAV. Nel 1948 fu organizzato dall’Italia il I° Campionato Europeo vinto dalla Cecoslovacchia e nel 1949 furono organizzati i primi Campionati Mondiali vinti dall’Unione Sovietica. Finalmente nel 1964 la pallavolo entrò a far parte delle discipline olimpiche. E fu proprio alle Olimpiadi di Tokio che si realizzò il sogno di tutti gli appassionati della pallavolo : fu infatti un vero trionfo di pubblico e di critica. Grazie a queste competizioni, la Pallavolo si affermò come sport agonistico di massa in tutto il mondo e venne considerata dai membri del C.I.O. uno degli sport più spettacolari. Inoltre, la pallavolo è uno sport che si è evoluto nel tempo attraverso le numerose modifiche delle sue regole che si sono rese necessarie anche per esigenze televisive. Una modifica importante per quanto riguarda i giocatori è stata quella che , nel 1997, ha introdotto la figura del cosiddetto “libero”, un giocatore 2 Fonte:www.forzaragazze.it 12 contraddistinto da una diversa divisa di gioco, che può sostituire i giocatori difensori della propria squadra, senza regole e al di fuori delle previste 6 sostituzioni regolamentate. Non può servire ed ha delle limitazioni di azione. Infine, ultima novità del Campionato Italiano Maschile A1 2013 – 2014 è il cosiddetto “Video-Check”3: si tratta di un controllo video chiamato da uno dei due capitani in campo, entro 7 secondi dal termine dell’azione quando c’è un fondato motivo che la decisione arbitrale su una determinata azione non sia quella giusta. Questo è reso possibile dall’installazione di più videocamere, situate lungo le linee perimetrali del campo di gioco, che registrano la partita e bloccano, quando necessario, l’immagine nel momento in cui è stata compiuta l’azione di gioco. Il capitano alza la mano in direzione del I° arbitro formando una lettera “C” con il pollice e l’indice, per mostrare chiaramente anche al pubblico la propria intenzione. La richiesta può essere avanzata solo dal capitano in gioco della squadra che subisce il punto a seguito della decisione arbitrale. Se il “Video–Check”accerta che la decisione arbitrale è errata, questa viene, di conseguenza cambiata. 3 Fonte:www.legavolley.it 13 1.3 L’eta’ d’oro del volley italiano: “La Generazione di Fenomeni” Negli anni ’60 e ‘70 l’ Italia non ottiene molti risultati importanti: un argento ai Mondiali del 1978 e un bronzo ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984, tutto questo fino al 1989, quando la nazionale italiana vince, a sorpresa,i Campionati Europei di Pallavolo in Svezia. E’ questo il momento in cui inizia quella che sarà chiamata “l’età dell’oro” del volley italiano. Nel 1990 l’Italia vince anche il Campionato del Mondo contro il favorito Brasile. Queste vittorie consacrano quella che sara’ chiamata la “Generazione di Fenomeni” 4 , termine coniato dal giornalista televisivo Jacopo Volpi per indicare appunto l’insieme dei giocatori che costituirono l’ossatura della Nazionale di pallavolo maschile dell’Italia durante gli anni ’90 che, sotto la guida di Julio Velasco prima e Bebeto e Andrea Anastasi poi, riusci’ a spezzare la supremazia dei paesi dell’est europeo in questo sport collezionando una serie di successi senza precedenti e difficilmente ripetibili nell’ambito di uno sport di squadra. Facevano parte di questa Nazionale gli atleti: Lorenzo Bernardi, Andrea Giani, Andrea Gardini, Luca Cantagalli, Samuele Papi, Andrea Zorzi, Marco Bracci, Pasquale Gravina, Damiano Pippi, Vigor Bovolenta, Andrea Lucchetta, Paolo Tofoli, Fabio Vullo, Marco Meoni, Andrea Sartoretti, 4 Fonte:www.wikipedia.org 14 Claudio Galli, Ferdinando De Giorgi, Marco Martinelli. Questa mitica squadra di pallavolo che in quegli anni ha vinto tutto quanto c’era da vincere, tra cui tre mondiali consecutivi, meritava di essere ricordata: difatti fa parte della Volley Hall of Fame ed è stata nominata Squadra del Secolo dalla FIPV. Julio Velasco, Andrea Giani, Andrea Gardini, Lorenzo Bernardi fanno parte della Volley Hall of Fame singolarmente mentre Lorenzo Bernardi è stato nominato Giocatore del secolo dalla FIVB nel 2001 assieme allo statunitense Karch Kiraly. Notevoli i trofei conquistati dal 1989 al 2000: 3 Mondiali (1990 – 1994 – 1998) 4 Europei (1989 – 1993 – 1995 – 1999) 8 World League (1990 – 1991 – 1992 – 1994 – 1995 – 1997 – 1999 – 2000) 1 Coppa del Mondo (1995) 1 Torneo ai Giochi del Mediterraneo (1991) 1 Torneo ai Goodwill Games (1990) 1 World Super Four Fivb (1994) 1 World Super Six Fivb (1996) 1 Grand Champions Cup Fivb (1993) A queste vittorie si aggiungono numerosi piazzamenti sul podio nelle diverse manifestazioni: l’argento nel corso dei Giochi della XXVI Olimpiade ad Atlanta nel 1996; 15 il bronzo nella edizione successiva dei Giochi di Sidney nel 2000. All’edizione olimpica di Atlanta va fatto risalire l’unico smacco sportivo subìto da questo straordinario gruppo di campioni. In ogni modo, per durata di ciclo, per superiorità netta nei confronti degli avversari, la Nazionale di pallavolo italiana degli anni 1990 – 2000, forse, è stata la squadra più forte dello sport italiano. Ho chiesto a LORENZO DALLARI Vice-Presidente di Sky Sport e giornalista sportivo che da molti anni si occupa di pallavolo: Dagli anni '90, epoca denominata "l'età d'oro del volley" ad oggi, la pallavolo in Italia ha avuto un'evoluzione sicuramente al di sopra delle aspettative tanto da far diventare questo sport quello più praticato in Italia dopo il calcio. Quali sono, secondo te, i motivi di questo risultato e cosa 16 bisogna fare perché in futuro tutto il movimento pallavolistico sia sempre in ascesa, consolidando e addirittura superando i risultati raggiunti fino ad oggi? “ In effetti la situazione che si è venuta a creare è abbondantemente sopradimensionata rispetto a quella che era la potenzialità della pallavolo fino a quel momento, perché quando c’è stato il boom negli anno 90, fino al momento del boom con gli elementi che adesso andiamo ad individuare, la pallavolo era circoscritta ad alcune realtà ed era un po’ a macchia di leopardo: in primis l’Emilia Romagna che era la fucina di tutto l’interesse e poi a volte secondo che si parlasse di maschile o femminile ma prevalentemente di maschile , la femminile era un fenomeno negli anni 90 importante ,visto che ci ho anche scritto un libro sopra quindi la conosco abbastanza bene,ma sicuramente meno importante della pallavolo maschile perché penso ci focalizziamo soprattutto su questo. Negli anni 90 sono successe due combinazioni del tutto uniche, la prima l’Italia si è trovata con una squadra fortissima e in maniera non casuale perché ha avuto la forza di creare negli anni 80 un gruppo che rappresentava il meglio nel suo insieme ma anche nei singoli, mi spiego: una squadra è fatta di chimica ma ci devono essere degli elementi per renderla forte, l’Italia si è trovata con almeno 5 elementi in ogni ruolo tra i migliori al mondo rappresentanti nei vari settori , perciò fra Zorzi, Lucchetta, insomma questo è un particolare molto importante . L’Italia veniva dal 1988, un disastro con le Olimpiadi di Seul, nell’89 contro il pronostico contro tutte le aspettative delle più grandi di Europa si è giocata una grande pallavolo ma consolidando in sé che fosse una buona squadra ,che i ragazzi potessero far qualcosa di importante . Nel frattempo i due nuclei portanti la Nazionale, Parma e Modena avevano costruito due squadre interessanti anche a livello europeo che avevano creato la convinzione del fatto che potevano giocare a buonissimo livello e Bernardi , Cantagalli, Zorzi e Lucchetta erano 17 questi gli elementi portanti. Nel 1990 è arrivata la vittoria al Maracanazigno al Mondiale e lì c’è stato veramente un boom mediatico impressionante perché, comunque la vittoria di un Mondiale è sempre un Mondiale, ed è avvenuta quando c’erano le televisioni private, c’era Montecarlo, Capo d’Istria, la Rai che dava eco, c’era insomma una fase congetturale positiva. Abbinato a questo poi, cosa è stato che ha determinato questo impulso mostruoso? L’arrivo per motivazioni diverse, ma questo è ininfluente, di 3 grandi gruppi tra i più grandi gruppi imprenditoriali che c’erano in quel momento in Italia, che hanno fatto sì che si scatenasse un interesse pazzesco perché contemporaneamente il gruppo FININVEST di Berlusconi a Milano, il gruppo BENETTON (che era già entrato ma in punta di piedi a Treviso, però in quel momento decise di investire in maniera massiccia, prese la squadra due anni prima nell’88 in A2 ma nel 90 fece gli investimenti veri con Tofoli, Bernardi e Cantagalli) e il gruppo FERRUZZI che allora dominava, era la Montedison la chimica in Italia, famosa la battuta di Gardini “ la chimica sono io”e perciò queste tre società fecero sì che l’effetto “ interesse” esplodesse: uno aveva anche la Televisione ed era il gruppo FININVEST, l’altro i giornali ed era il gruppo IL MESSAGGERO, BENETTON aveva comunque la forza e perciò c’è stato questo fenomeno impressionante. Allora sommiamo una Nazionale forte, un interesse pazzesco , il boom degli anni ’90, un Campionato straordinario, arrivavano tutti gli stranieri più forti, Parma non voleva mollare, purtroppo dopo poco è fallita però qui c’erano i giocatori più forti, gli americani, qui c’era veramente l’NBA della pallavolo e improvvisamente dalla metà degli anni ’80 quando il Campionato, io lo ricordo molto bene era Parma, Modena, Bologna, un po’ Falconara , Torino era sparita, cercava di reggere Padova, queste qua erano le squadre e c’è stato questo boom incredibile, certo che stare a quel livello lì …… c’era stato, anche, il boom degli spettatori perché, Milano giocava all’allora Pala Trussardi con i posti per 10.000 persone, avevano costruito il Pala De Andrè a Ravenna, sempre pieno,Treviso faceva 18 un po’ più fatica ma Treviso aveva la forza di organizzare anche tanti eventi. Erano anni in cui le squadre italiane dominavano completamente perché c’era tutto l’interesse, era un livello pazzesco anche per la necessità di reperimento delle risorse economiche quasi impossibile da tenere a quei livelli: i giocatori guadagnavano come delle star calcistiche perché c’era un movimento che comunque costava davvero tantissimo in soldi .Anche le piccole cercavano di stare al passo delle grandi perciò qualcuna ha fatto degli investimenti che poi hanno significato chiudere l’attività, Falconara ad esempio che era una squadra che aveva una storia decennale, nel tentativo di tenere il passo, prese Fefè De Giorgi, comprò il cartellino ad una cifra spropositata e dopo un anno o due ha dovuto chiudere. Alla fine degli anni ’90 Parma è fallita, Ravenna ha chiuso ……… Berlusconi ha chiuso. Fu un terremoto pazzesco . Diciamo che è stato un momento di follia positiva se si può definirla tale , per quattro o cinque anni, metà degli anni ’90 veramente incredibili. Ma quella non era la dimensione giusta della pallavolo .E’ chiaro che se vai ad un livello così alto, poi, tornare indietro, è una cosa un po’ complicata. Dopo c’è stato un assestamento verso il basso da parte dei campionati, parlo prevalentemente del maschile perchè è stato sempre dominante rispetto al femminile, nonostante che la pallavolo abbia un movimento rosa, oggi la pallavolo ha circa il 75% di giocatrici tesserate ma il Campionato più importante è quello maschile. Perciò tutto l’interesse è stato creato nel maschile, anche se le squadre femminili erano abbastanza forti in Europa .C’è stato il ciclo di Matera, poi quello di Perugia, di Bergamo.Hanno vinto tante coppe anche loro, però è stata sempre abbondantemente sotto la femminile come interesse, come coinvolgimento, come movimentazione di denaro rispetto alla maschile, sicuramente. Poi cosa è successo? Negli anni 2000 il campionato si è assestato e, a parte qualche situazione un po’ particolare, ha trovato la sua corretta dimensione. La pallavolo è uno sport facilmente identificabile non volendo fare il sociologo né l’economista, la pallavolo è uno sport dei piccoli centri. I grandi centri Roma, Milano, 19 Firenze, Torino, Bari sono per i grandi eventi. Se tu crei un grande evento in queste città, ha un’eco pazzesca, se tu invece ci fai un campionato, ad esempio la routine, la quotidianità, la serialità, è quasi impossibile che la gente venga. Nella sana vecchia provincia italiana è più facile creare interesse, per motivi anche banali, ci sono molto meno alternative in tante città, non è un caso che la pallavolo sia esplosa a Trento dove fino a ieri non c’era altro, a Cuneo dove non c’era null’altro, in centri dove la pallavolo non temeva la concorrenza di altre realtà sportive (oltre al calcio e basket). Quest’anno che Trento ha il basket in A1 sta faticando molto perché comunque si va allo scontro diretto, ciò non toglie che si siano creati degli equilibri, realtà eccellenti dal punto di vista della struttura del reperimento delle risorse Trento, Macerata, Modena negli anni, poi insomma è chiaro che qualcuno va e qualcuno viene perché la pallavolo ed anche la pallacanestro, ma a me interressa la pallavolo, ha una caratteristica: se prendi le varie squadre, le cambi, sono tutte così. Le società appartengono al padre padrone presidente. Solitamente la società sportiva gravita attorno all’azienda. C’è un presidente che riesce a trovare risorse grazie alla sua azienda: fornitori, rapporti che riesce a trovare nella sua città. E’ lui il fulcro di tutto il movimento. Il fulcro del reperimento delle risorse. E laddove, quasi sempre per altro accade, ci siano alla fine dei disavanzi, lui li colma. Trento è così con Mosna; Cuneo era, purtroppo così, con Lannutti; Macerata è così con Giulianelli; le aziende sono proprietarie e nei piccoli centri è più facile una realtà di questo tipo. La pallavolo cosa può fare?Può e deve fare qualcosa. Può capire la sua giusta dimensione, che deve vivere una vita propria. Non deve cercare di confrontarsi e di vincere degli scontri con altre discipline. La pallavolo ha le sue caratteristiche, i suoi aspetti valoriali, i suoi aspetti positivi per quanto riguarda la correttezza, la lealtà, la scolarità, la serenità con la quale i genitori portano i figli alla pallavolo. Con la quale vai a vedere la pallavolo con i figli che ormai sono aspetti assolutamente unici dello sport italiano. Perciò su questo deve fare affidamento cercando di allargare sempre di più la base . 20 Ad esempio, adesso, si sta facendo molta fatica a reperire risorse umane a livello maschile perché i ragazzi sono molto distratti. Faticano a giocare a pallavolo perché è uno sport un po’ particolare, non c’è contrasto fisico. Non è un caso che la pallavolo femminile ha un numero decisamente più elevato di tesserati rispetto alla maschile. In primo luogo : deve mantenere la sua identità, deve trovare la sua giusta dimensione economica, deve capire che deve rimanere nelle città dove è e dove può crescere. Inutile pensare di andare a Milano oppure a Roma tanto non ci si riesce. A Milano non c’è il Palasport, non si gioca lì, si gioca a Desio. Milano è “una roba” a se stante. A Roma ho visto nascere e crescere 10 squadre. Ci sono adesso? No. A Modena c’è sempre stata una squadra. E’ cambiata la proprietà ma c’è sempre. A Macerata c’è. Adesso Cuneo ha chiuso ma ci sono alcuni gruppi che vogliono ripartire. La pallavolo è lì. La pallavolo deve capire la sua dimensione e la sua territorialità, le sue caratteristiche. In secondo luogo : secondo me, questo è il mio lavoro, può ricrescere dal punto di vista della comunicazione, perché abbiamo avuto un po’ di tentennamenti determinati anche da un motivo abbastanza banale. Pochi giovani si avvicinano professionalmente alla pallavolo dal punto di vista giornalistico. Non ci sono ricambi. Se io guardo la gente che c’è qui (Inaugurazione Campionato mondiale femminile a Roma) è quella di 10 anni fa, 20 anni fa, e forse anche 30 anni fa. Si fa abbastanza fatica a cambiare perciò adesso il modo di comunicare è cambiato. Io ho fatto sempre televisione ma adesso devo dire che internet è già il passato, adesso ci sono i “social”. Sono un presente dominante ma domani cosa succede? Io non lo so, non lo posso sapere. Ho aiutato tante ragazze e tanti ragazzi a fare tesi nella mia vita, di vario tipo: di comunicazione, di marketing, di psicologia, adesso alcuni stanno lavorando in quest’anno solare tutti nei “social” perché è la realtà dominante. Ma per stare nei “social” bisogna capirne il linguaggio. E’ come Internet. La gente si è specializzata a fare Internet che è una comunicazione particolare. I Social sono una comunicazione 21 particolare come Internet. Devi studiare e laurearti. Da questo punto di vista la pallavolo sta faticando. Credo che abbiano una potenzialità incredibile ancora. Credo che ovunque si va a parlare di pallavolo, ho girato tanto, c’è entusiasmo , c’è partecipazione . La pallavolo può avvalersi di un buon humus in giro per il Paese. Credo che ultimamente ci si è concentrati un po’ troppo sulla punta dell’iceberg e poco sulla base cioè eventi, eventi, eventi dimenticando invece che la pallavolo devi andarla a coltivare nella scolarizzazione, scuole, scuole, scuole e oratori che la gente ha ormai dimenticato: scuole e oratori che consentono di allargare la base e poi è come se vai a pescare. Io non sono pescatore ma se vai con lo strascico e poi tiri, qualcosa ci rimane dentro. E’ chiaro che se vai con la canna ne prendi uno. Purtroppo l’ultimo mondiale maschile non è che abbia dato chissà quali risultati del coinvolgimento, del proselitismo, anche in questo speriamo che la nazionale femminile vada benissimo in questo mondiale (per la prima volta giocato in Italia). Però io lavorerei più sulla base. Io vedo con mio figlio, voglio capire. Capisco molto di più a stare con loro, guardare cosa fanno che stare in ufficio a lavorare, come comunicano, come si parlano, cosa guardano. La televisione, ad esempio, non la guardano quasi più. Adesso io ho acquistato un televisore con la smart quindi la guarda per internet se no guarda il cellulare, guarda l’Ipad. Il giornale è morto. Non lo guardano proprio. Deve cambiare il modo di comunicare perché è cambiato il modo di assimilare la comunicazione. Del resto, da quando l’uomo è nato, gli hanno dato la parola per comunicare a 2, a 4, a milioni di persone. Perciò la pallavolo da questo punto di vista ha un grande potenziale e non lo sta sfruttando adeguatamente. Per fortuna questo lo dico da “vecchio” che fa questo lavoro vedendo un ambiente poco disciplinato come penso. Per fortuna che comunicano bene i nostri ragazzi. Ti bucano il video, non sono banali, dicono cose intelligenti, le ragazze sono belle, sono ragazze copertina, non sono aspetti banali oggi. Oggi nell’età dell’estetismo sfrenato ci sono bellissime ragazze, viste le copertine dell’Arrighetti su Sportweek, la Picci (Piccinini) la 22 mettono ovunque. Non è un caso. Un’altra caratteristica della Pallavolo è che accomuna molto la gente. Questo è un Fille Rouge che fa si che tutti i pallavolisti si sentano partecipi di una grande famiglia. L’ho riscoperto anche scrivendo questo libro (Il sogno azzurro). C’è questo minimo comune denominatore che è un senso di appartenenza a questo mondo. Questo forse ultimamente si era un po’ perso, si era persa la consapevolezza che questo fosse un valore importante per la pallavolo. Infatti la pallavolo ha delle caratteristiche proprio di aggregazione sportiva e se sei stato pallavolista, anche se ti ritrovi dopo tanto tempo, rimani pallavolista dentro e questo è un aspetto importante”. Quanto è importante, secondo la tua opinione, la "comunicazione" nella pallavolo? Il tuo nuovo libro sulla Nazionale femminile, Il sogno azzurro, può essere un'occasione per far vivere ai giovani quelle emozioni che non hanno conosciuto e farli avvicinare a questo sport così avvincente? “Questo è l’augurio. Tu hai pronunciato una parola magica. Ho deciso di scrivere questo libro perché l’occasione era propizia ( il mondiale femminile). Perciò sono abbastanza appassionato di pallavolo da un po’ di anni, mi piace molto la storia dello sport, in particolare di questo sport, che curo da un po’ di anni. Facciamo un libro. Mi sono messo a scrivere. Molte cose le ricordavo, altre no. Telefonate. Arrivo al punto. Ho fatto scrivere 35 testimonianze a delle ragazze e man mano hanno cominciato a dire questo è il mio libro, il nostro libro. Il minimo comune denominatore di tutti questi racconti è l’emozione. Mi è venuto in mente quando l’hai detto. Si, questa è un’occasione. Se i ragazzi e le ragazze lo leggono capiscono cosa è stata la pallavolo. Capiscono cosa nel frattempo è diventata e cosa è oggi. Ho cercato di fare un excursus storico con anche le modifiche al regolamento, con le modifiche nel mondo, di quello che è successo e uno capisce che poi lo sport si adegua molto alle 23 evoluzioni di quella che è la vita normale di tutti noi. Potrebbe essere una bella opportunità per capire che innanzi tutto siamo ciò che siamo stati, cioè la storia non si deve rinnegare, non si deve ripudiare perché, se siamo oggi quello che siamo è perché un altro prima di noi ha fatto quello che doveva fare, e continua a fare, e noi ci auguriamo che farà in futuro. E’ una testimonianza, un atto d’amore, perché io penso che lo sport sia fondamentalmente partecipazione emotiva positiva e perciò, almeno io, ho sempre interpretato in questo modo la pallavolo. La pallavolo è sempre stato uno sport coinvolgente, positivamente da vivere, da raccontare, … prima da giocare e poi da raccontare. Ed è sempre quello che ho voluto fare in televisione quando l’ho fatto ed anche da scrivere. Penso che sia una buona opportunità per capire comunque che la pallavolo è un mondo veramente unico da molti punti di vista”.5 Intervista a LORENZO BERNARDI, ex giocatore di pallavolo nominato Giocatore del secolo dalla FIVB nel 2001 assieme allo statunitense Karch Kiraly ed attualmente allenatore della squadra Halkbank Spor Kulübü di Ankara: Nel 2001 sei stato eletto miglior giocatore del XX secolo e sei anche entrato nella Volley Hall of Fame sia singolarmente che come giocatore della squadra Nazionale ( la Squadra del Secolo). Cosa hanno significato questi riconoscimenti per te? “Sicuramente io non è che l’ho considerato un premio, l’ho considerato più come un riconoscimento, secondo me è diverso perché mi è stato dato non per quello che ho fatto in una semplice manifestazione ma mi è stato dato per quello che ho fatto in tutta la mia carriera quindi sicuramente è il riconoscimento più ambito, più 5 Lorenzo Dallari intervista rilasciata all’Autrice il 23/09/2014 24 importante che io, ma penso qualsiasi altro atleta, possa aver ricevuto o possa ambire perché vincere un premio individuale in una manifestazione è una cosa limitata nel tempo, cioè sono quelle due o tre settimane invece questo riguarda un po’ tutta la carriera. A maggior ragione poi, che mi sia stato dato quando ero ancora in attività. E’ stato un ulteriore motivo di orgoglio perché solitamente questi riconoscimenti li danno quando hai smesso da parecchio tempo”.6 Molti allenatori italiani, tra i quali tu, scelgono di allenare una squadra di club o una Nazionale straniera. Quali sono i motivi di questa scelta? “Parlo esclusivamente a livello personale. Io all’inizio del 2010 ho interrotto, o è stato interrotto da parte di Padova, il rapporto con me. Dopo, l’opportunità per continuare a proseguire la mia esperienza, la mia professione di allenatore , l’ho avuta solamente dall’estero. Poi all’estero, ho avuto dei risultati molto buoni e il club dov’ero in Polonia, mi ha chiesto, ed è stata la volontà da parte di entrambi, il prolungamento dei contratti fino a farlo prima per tre anni e mezzo, e poi, l’anno scorso, l’avevo di nuovo prolungato per altri due. Avrei dovuto rimanere 5 anni e mezzo in Polonia. Poi mi è arrivata l’opportunità di andare all’Allkbank e ho ritenuto giusto prendere questa chance. Primo perché è una squadra molto forte; secondo perché amo le sfide e io penso sia una grande sfida, poiché bisogna ricominciare tutto daccapo, riorganizzare la squadra perché ci sono molti giocatori nuovi, non è quella dello scorso anno, quella in cui tutti si conoscevano. Qui nessuno ha mai giocato assieme e queste sono le sfide 25 che a me piacciono. Poi sinceramente perché dall’Italia, l’anno scorso, ho avuto delle offerte per rientrare nel campionato italiano, ma purtroppo, una è arrivata troppo tardi, l’altra non hanno voluto concretizzarla , però prima dell’anno scorso non ho mai avuto la possibilità di rientrare in Italia. La cosa più importante però, che l’Italia deve capire, è che non esiste solo l’Italia. L’Italia adesso non è nei primi posti nel ranking mondiale, quindi non è che sono delle scelte dettate, come tanti pensano, da un punto di vista economico, sono dettate dall’importanza dei campionati, dalle opportunità lavorative che ci riconoscono all’estero e che non ci vengono riconosciute, penso, in Italia. Io parlo in maniera un po’ in generale, non solamente per me, però penso che ci sono tanti allenatori italiani che lavorano all’estero e chi sostiene che è solamente per un discorso economico, sbaglia”.7 Di seguito riporto le opinioni di due giocatori della squadra di Latina, che in momenti diversi hanno militato (Francesco Biribanti) e tuttora militano (Salvatore Rossini) nella Nazionale Italiana di pallavolo: Giocando con la squadra di Latina hai conquistato la Nazionale e con la squadra del Paykan sei stato il primo italiano a vincere uno scudetto in Iran. Cosa ti hanno dato dal punto di vista umano e professionale queste diverse esperienze? FRANCESCO BIRIBANTI risponde: “Beh la conquista della Nazionale per un giocatore penso sia il massimo traguardo 7 Lorenzo Bernardi, intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014 26 che si possa raggiungere!! Un’ emozione unica ed indescrivibile! Indossare la maglia azzurra e' stato straordinario e poi vincere anche il titolo europeo a Berlino...esperienze che porterò sempre nel mio cuore! L'esperienza in Iran e' stata davvero particolare! Ho un piccolo primato certo...l'unico italiano a giocare in una squadra iraniana con la quale poi ho vinto anche lo scudetto!! Stupendo!!! A livello umano ho imparato che significa differenza di cultura e di pensiero! Stili di vita totalmente differenti! Ho imparato che significa stare soli ed arrangiarsi senza nessuno accanto! Ho sofferto un po' ma poi ne sono uscito vincente! Ho capito il vero valore delle piccole cose e l'importanza di esse!!! Le persone che mi hanno supportato! Insomma un'esperienza forte!!!”.8 Un giocatore che svolge la sua attività anche nella Nazionale è sottoposto sicuramente ad uno stress maggiore rispetto agli altri giocatori. In che modo gli atleti della Nazionale riescono a gestire la situazione? La risposta di SALVATORE ROSSINI : “La Nazionale è sicuramente la nota più bella della stagione di un atleta. L’emozione che si prova nell’ indossare la maglia del proprio paese è unica e ti dà forze ed energie che non si conoscevano prima. Lo stress è moltiplicato, l’emozione è moltiplicata, ma sicuramente ogni piccolo traguardo raggiunto ha la risonanza della grande impresa. Il mio personale segreto è quello di sentirmi continuamente onorato...tutti vorrebbero essere al mio posto quindi non posso essere stanco, stressato o semplicemente 8 Francesco Biribanti, intervista rilasciata all’Autrice il 26/02/2014 27 svogliato...rappresento l’ Italia, rappresento il milione e mezzo di telespettatori che ha seguito la finale europea in tv!!”.9 Infine ecco il pensiero di un giocatore di nazionalità spagnola che ha giocato nella Top Volley – Andreoli Latina nelle due stagioni sportive 2012/2013 e 2013/2014: NODA BLANCO SERGIO Vista la libera circolazione dei lavoratori dell’Unione Europa, cosa pensi della limitazione di stranieri in campo della serie A1 di pallavolo? “Io penso, essendo straniero, che sarebbe meglio fare tutto senza limitazione, d'altro canto però non essendo uno sport professionistico al 100%, le federazioni nazionali, possono fare queste regole. Se il numero degli stranieri in campo fosse libero dovrebbero fare delle regole particolari, come in Francia, dove puoi fare quello che vuoi. La regola della limitazione dei giocatori stranieri in campo è fatta per dare la possibilità ai giocatori di casa, gli italiani in questo caso, di giocare. Se in Italia una squadra fosse formata solo da giocatori stranieri, gli italiani non avrebbero la possibilità di giocare, quindi si fanno queste regole per farli giocare”. Tu che sei un giocatore della Nazionale spagnola, cosa ne pensi degli accordi tra società e Nazionali in caso di tornei di qualificazione (europei, 9 Salvatore Rossini, intervista rilasciata all’Autrice il 04/04/2014 28 mondiali,olimpiadi) contemporaneamente allo svolgimento del Campionato Italiano? “E’ un po’ difficile perché, onestamente, ad una squadra di club, ad esempio l’Andreoli Latina, dispiacerebbe se un giocatore andasse via per 3 settimane a metà campionato. Però giocare con la Nazionale, è un diritto che abbiamo noi giocatori, giustamente. Se la Nazionale ti chiama, devi andare. Quando noi stranieri firmiamo con un club all’estero, oltre alla firma nostra, nel contratto, c'è la clausola che la Federazione del Paese, nel mio caso la Spagna, deve inserire, cioè devono dare l'autorizzazione ed il permesso di giocare all’estero. Però nel contratto ci sono anche delle clausole che prevedono che la precedenza è sempre della Nazionale. Le qualificazioni, le Olimpiadi, gli Europei hanno la precedenza anche se questi accordi sono difficili da accettare da parte dei club. Anche se non piacciono, devono accettarli perché è una norma a livello internazionale, altrimenti le Nazionali non potrebbero mai giocare. Di solito si cerca di fare queste gare, queste competizioni, d’estate, ma a volte il calendario è così lungo, così intenso che è molto difficile non farlo coincidere con i vari campionati nazionali. Nel mio caso, non farlo coincidere con quello italiano, che è lungo e faticoso, è un po’ complicato”. Un giocatore che gioca anche in Nazionale è doppiamente impegnato? “Sì, ad esempio nell’estate del 2010 ho fatto 115 partite in una stagione, tra Nazionale e Campionato. Un impegno fisico molto elevato. Però è sempre un onore ed un privilegio, per cui alla fine si fa volentieri”.10 10 Sergio Noda Blanco intervista rilasciata all’Autrice il 04/04/2014 29 Sergio Noda Blanco (maglia n. 12) Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina 30 CAPITOLO SECONDO – Il Fenomeno Sportivo 2.1 L’Ordinamento giuridico Il termine “sport”, etimologicamente, risale al latino deportare = uscire fuori porta, cioè uscire al di fuori delle mura della città per dedicarsi ad attività sportive. Nel XIV secolo, in Inghilterra, si diffuse il termine “disport”, vocabolo assimilato anche dalla lingua italiana nel XIX secolo. Da ricordare il termine “diporto” che significa divertimento, svago, diletto. Al di là dell’origine del termine, “sport” indica realtà diverse in due accezioni: una generale e l’altra specifica. Con il primo significato si fa riferimento allo sport in senso ampio, comprensivo di tutti i suoi aspetti: struttura organizzativa nazionale ed internazionale, associazioni e società, atleti, pratica sportiva. Con il secondo si fa riferimento allo sport in senso stretto, cioè all’esercizio dell’attività sportiva. Il nostro ordinamento giuridico, solo recentemente, ha preso in considerazione il fenomeno sportivo. Se consideriamo, in primis, la Costituzione, possiamo affermare che in essa vi sono certamente norme che legittimano l’attività sportiva sia come attività inerente alla sfera personale dell’individuo, sia come attività organizzata secondo propri schemi. 11 11 Annamaria Giulia Parisi “ Sport, diritti e responsabilita’” in www.comparazionedirittocivile.it 31 Tuttavia si può osservare come nei 139 articoli che compongono il testo costituzionale non esiste nessun riferimento diretto allo sport, ad eccezione dell’art.117, c.3, ove lo sport viene collocato tra le materie ricomprese nella potestà legislativa concorrente, con le relative conseguenze nel finanziamento pubblico dei diversi tipi di attività sportive e dell’art. 90, co.24, 25 e 26 che riguardano l’utilizzazione degli impianti sportivi. Questo potrebbe indurci a ipotizzare che sia stata una pura e semplice disattenzione oppure un vero e proprio disinteresse da parte del legislatore costituente nei confronti dello sport. Ma, considerando il periodo storico in cui nacquero la Costituzione e lo Stato Repubblicano, possiamo ritenere che la volontà del legislatore sia stata animata dalla volontà di respingere qualsiasi possibile continuità con il precedente ordinamento giuridico. Sembra infatti sufficientemente fondata la tesi secondo la quale il legislatore costituente si sarebbe intenzionalmente disinteressato dello sport in quanto lo sport, in precedenza, era esaltato non solo per fini competitivi, ma anche per fini militari, tanto da essere considerato come uno strumento adatto a “perseguire il miglioramento fisico e morale della razza”. 12 Si osserva, comunque, che se la preparazione e la selezione atletico-sportiva dei giovani era stata una componente essenziale del programma politico dell’Italia fascista e della Germania nazista, è ugualmente contrastante con i valori umani e dello sport la preparazione riservata ai giovanissimi atleti 12 A.Ugona, voce Sport, Digesto Ip.pubbl. Torino,1999 32 dell’ex Unione Sovietica, rivolta ad accrescere il rendimento agonistico con risultati devastanti per il sano ed armonico sviluppo della persona umana.13 Il fenomeno sportivo è, quindi, tutelato dalla Costituzione in modo indiretto, ma ugualmente efficace, in tutti gli articoli dedicati alle liberta’ e ai diritti della Personalità (art.2 Cost. “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”). Lo sport è un’attività che coinvolge vari ambiti, dall’etica al diritto e all’economia ed è spettacolo, messaggio pubblicitario, prodotto di consumo e occasione di svago e di lavoro. Dal punto di vista commerciale, il fenomeno sportivo si è evoluto attraverso le sponsorizzazioni e le strategie di comunicazione. Nonostante ciò la dimensione giuridica e sociale nella quale si colloca lo sport, è quella propria della persona umana. Tanto è vero che si è giunti al riconoscimento del diritto allo sport che oggi viene tutelato in quasi tutti gli ordinamenti giuridici. Possiamo dire ,quindi, che lo sport sia ormai integrato nell’ordinamento e come tale partecipa a tutti i limiti che la legge pone a tutela di ogni altro diritto. In questa prospettiva eventuali contrasti che si possono verificare tra norme statali e norme sportive sono armonizzate nei rapporti tra lo Stato, l’Amministrazione pubblica e le autorità del CONI e del CIO e sono 13 Cfr., in tema di garanzia e tutela del minore, pietra miliare nella sistematica della dottrina riguardante la persona umana, P. STANZIONE, Capacità e minore età nella problematica della persona umana, cit. Adde, ID., Diritti fondamentali dei minori e potestà dei genitori, ora in Rapporti personali nella famiglia, a cura di P. PERLINGIERI, Napoli, 1982; ID., voce “Capacità. V, Diritto comparato e straniero”, in Enc. giur., V,Roma, 1988; ID., Personalità, capacità e situazioni giuridiche del minore, Dir. famiglia, 1999, 260 ss 33 improntati al rispetto di quelli che sono i diritti fondamentali della persona umana. 2.2 L’Ordinamento giuridico sportivo Il fenomeno sportivo è stato inquadrato come “ordinamento giuridico” a seguito del superamento della dottrina “normativista” , del riconoscimento della teoria c.d. “istituzionalista” e della conseguente esistenza di una “pluralità degli ordinamenti giuridici”: secondo questa tesi, infatti, l’ordinamento giuridico è un concetto che va al di là dell’insieme delle norme statali in quanto esso coincide con l’ “istituzione” ovvero con ogni fenomeno associazionistico che abbia i caratteri della plurisoggettività, dell’organizzazione e della normazione.14 Poiché, quindi, non si può disconoscere l’esistenza di una “pluralità di istituzioni” che abbiano queste caratteristiche, si deve ammettere la tesi dell’esistenza di una “pluralità di ordinamenti giuridici”. Da una parte vi è lo Stato che persegue interessi di carattere generale, comuni a tutti i cittadini, dall’altra parte vi sono i vari ordinamenti (militare, ecclesiastico, sportivo ecc.) che perseguono interessi di carattere collettivo (che riguardano cioè quei soggetti che fanno parte di quel determinato ordinamento). 14 Enrico Lubrano “Lo sport e il diritto”, AA.VV. Jovene ed.2004 34 Questa potestà viene definita dal Santoro Passarelli “autonomia privata collettiva”. Il principio della “pluralità degli ordinamenti giuridici” è principio cardine del nostro ordinamento: esso è espressione del pluralismo riconosciuto anche a livello costituzionale, con riferimento sia alle cc.dd “formazioni sociali” (art.2) e al diritto di associazione (art.18) sia in relazione a specifiche forme associazionistiche quali quelle religiose (art.19), sindacali (art.39) e politiche (art.49). In virtù della natura degli interessi perseguiti, soltanto lo Stato può emanare norme di fonte primaria (leggi). I vari ordinamenti “settoriali” si pongono, invece, in posizione sottordinata rispetto all’ordinamento statale, tuttavia essi hanno una certa autonomia: possono infatti emanare norme di fonte secondaria (regolamenti). Secondo il principio di “gerarchia delle fonti del diritto” le norme sottordinate non possono essere in contrasto con le norme sovraordinate: di conseguenza i vari ordinamenti settoriali pur avendo una propria autonomia che si concretizza, come già detto, nella facoltà di emanare una normativa di tipo regolamentare propria, devono necessariamente rispettare le norme superiori poste in essere dallo Stato. Questo inquadramento del sistema sportivo come “ordinamento giuridico settoriale” è stato riconosciuto sin dalla fine degli anni ’40 ed è stato formalmente codificato prima con il D.Lvo 23 luglio 1999 n.242 – c.d. Decreto Melandri – con il quale è stata creata una nuova organizzazione dello sport ispirandosi al c.d. “modello europeo dello sport” e poi con la Legge 17 ottobre 2003 n.280. 35 Con l’adozione del modello europeo si arriva ad una concezione della materia completamente opposta a quella pluralistica. Anche rispettando l’autonomia privata delle organizzazioni sportive, è chiaro come gli organi della Comunità Europea perseguano lo scopo di conformare il fenomeno sportivo ai principi del diritto comunitario. La giurisprudenza ha innovato la tecnica per disciplinare i rapporti tra diritto e regolamenti federali considerati atti di autonomia privata associativa: si tratta del principio della “specificità dello sport”15 il quale insieme al principio comunitario di proporzionalità, costituisce lo strumento per valutare la legittimità delle clausole contenute nei regolamenti sportivi . Tramite l’argomento della specificità, i giudici della Comunità Europea hanno richiamato i principi che stanno alla base dello sport e li hanno bilanciati con quelli del diritto comunitario primario. Il modello europeo non è, quindi, una mera rappresentazione della realtà ma descrive un modello giuridico che riassume un insieme di principi. A ciò si deve aggiungere il significato che assume l’aggettivo “europeo” rispetto a questo modello. E’ certo che questa qualificazione esprime il dato dell’appartenenza comune di questo modello alle esperienze giuridiche nazionali degli Stati membri. I principi sottostanti a questo modello sono stati utilizzati varie volte dalla Corte di Giustizia tramite il ricorso al principio della specificità dello sport. 15 L.Di Nella, Le federazioni sportive nazionali dopo la riforma in RDS, 2000, pag.53 ss. 36 Possiamo affermare, quindi, che il modello giuridico dello sport europeo sia parte integrante del diritto comunitario come complesso di “principi generali” che viene adottato in via interpretativa dalla Corte di Giustizia. 2.3 Professionismo - Dilettantismo E’ questo un problema etico dibattuto già dai tempi in cui il barone Pierre De Coubertin, citando il vescovo Ethelbert Talbot affermava: “L’importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene”. Il barone auspicava la rinascita dei Giochi Olimpici per avvicinare le Nazioni e per dare la possibilita’ ai giovani del mondo di confrontarsi in una competizione sportiva, piuttosto che in guerra. De Coubertin presento’ le sue idee in pubblico nel giugno 1894 durante un congresso presso l’Universita’ della Sorbona a Parigi. Il 23 giugno venne deciso che i primi Giochi Olimpici dell’era moderna si sarebbero svolti ad Atene, in Grecia, nel 1896, nella terra nella quale erano noti nell’antichita’. Fu fondato il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per organizzare l’evento con la presidenza del greco Demètrios Vikèlas. Secondo il pensiero di De Coubertin, gli atleti non dovevano gareggiare per avere una ricompensa in denaro, così fu deciso di non ammettere i professionisti ai Giochi Olimpici. 37 Nella storia delle Olimpiadi moderne questa regola ha provocato diverse controversie ma con il tempo ci si è resi conto che la distinzione tra dilettanti e professionisti non aveva più motivo di esistere. Infatti, molti atleti dei paesi dell’Europa Orientale erano dipendenti statali, ma in realtà venivano pagati per allenarsi quotidianamente, quindi erano dilettanti di nome, ma non di fatto. Nonostante ciò il CIO continuò per anni a sostenere lo sport dilettantistico. Le regole sul dilettantismo furono eliminate negli anni ’90 : per la prima volta alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 gli Stati Uniti schierarono una squadra di pallacanestro costituita dai migliori giocatori del campionato professionistico americano, il cosiddetto “Dream Team”(“La squadra dei sogni”). Attualmente, l’unica disciplina olimpica in cui non sono ammessi professionisti è la boxe. Per quanto riguarda il calcio maschile, altro sport dove il professionismo è molto diffuso, l’unico vincolo riguarda l’età: per ogni squadra sono ammessi al massimo 3 “fuori quota” che abbiano superato i 23 anni e non c’è obbligo di convocarli. Rimangono, comunque, in vigore norme molto restrittive sulla pubblicità. Con il trascorrere degli anni alle Olimpiadi si sono aggiunte altre manifestazioni (universiadi, giochi del mediterraneo, afro-asiatici, ecc.) rivolte a contemperare i valori dell’agonismo con quelli dell’amicizia e della pace. Nel corso del XX secolo l’introduzione di nuove discipline sportive ha portato dei fondamentali cambiamenti nel mondo dello sport, soprattutto in relazione alle motivazioni economiche che ruotano attorno agli eventi sportivi, creando 38 così, nuovamente, una contrapposizione netta tra sport professionistico e dilettantistico. Ciò che caratterizza la figura degli atleti professionisti è che essi sono pagati per svolgere la propria attività e potrebbero essere definiti “lavoratori dello spettacolo”. La finalita’ dell’atleta professionista non è, quindi, solo quella di emergere nella competizione sportiva e di migliorare i risultati ma soprattutto quella di trarre dall’attivita’ sportiva, il maggior vantaggio economico possibile. Per la tutela dell’atleta professionista dobbiamo partire dalla Costituzione: art 4 e art.35 (tutela del lavoro “in tutte le sue forme e applicazioni”). Tali norme devono essere integrate con la legge 91 del 1981 art.4: “Disciplina del lavoro subordinato sportivo” che detta la normativa che si deve applicare per tale rapporto. L’attività sportiva, quindi , è tutelata quale attività lavorativa e costituisce la prestazione dedotta in un contratto di lavoro in base al quale l’atleta si obbliga, a fronte della retribuzione, allo svolgimento di esercizi atletici costituenti l’oggetto del rapporto di competizione, il quale è volto al conseguimento dei valori sportivi attraverso la performance al fine di consentirne lo sfruttamento economico da parte della società. La funzione di tale attività è allora quella economica del percepimento della retribuzione.16 L’attivita’ sportiva professionistica è sottoposta, però a due limiti costituzionali: uno nei confronti del datore di lavoro (art.41 co.2 Cost.) relativo all’iniziativa economica, la quale “non può svolgersi in contrasto con 16 Luca Di Nella “Manuale di diritto dello Sport” Ed.Scientifiche Italiane,2010 39 l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, l’altro nei confronti dello sportivo professionista (art.2 Cost): “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Per quanto riguarda le disposizioni ordinarie riguardanti il datore di lavoro un limite è costituito anche dall’art 2087 c.c. e dall’art.9 Statuto dei Lavoratori, per quelle riguardanti lo sportivo professionista, invece il limite è costituito dall’art.5 c.c. e dall’art.575 ss. c.p.. L’atleta, quindi, nell’esercizio dell’attività sportiva dovrà rispettare i concorrenti in quanto persone, anche quando siano ammessi determinati comportamenti potenzialmente in grado di arrecare danno agli altri. Il dilettantismo, invece, è quello che esprime il valore intrinseco dello sport, ossia quello del perpetuo miglioramento dei risultati: è l’individuo che sfida sé stesso per superare i suoi limiti, per realizzare i più genuini valori dell’uomo.17 Gli atleti dilettanti per svolgere la loro attività sono sostenuti da società che devono sopportare elevati costi di gestione che non sempre sono coperti dagli sponsor e le perdite devono essere risolte attraverso interventi da parte dei dirigenti o con il contributo di amministrazioni comunali, provinciali o regionali. Anche il dilettantismo è tutelato dalla Costituzione all’art.2 che costituisce una clausola generale di tutela della persona. 17 Luca Di Nella “Manuale di Diritto dello Sport”, Ed.Scientifiche Italiane, 2010 40 L’attivita’ sportiva, si presenta, sotto questo profilo, come manifestazione di un diritto della personalità in quanto strumento per la piena realizzazione dell’individuo. La pratica sportiva racchiude un valore che è di grado primario in quanto riguarda “in modo diretto” l’uomo. Quindi anche la tutela da offrire a questa attività è certamente di rango costituzionale: essa può essere sacrificata soltanto di fronte a quelle situazioni che risultano essere di livello superiore. Secondo l’art.15 del d.lgv n.242 del 1999, le Federazioni sportive nazionali devono svolgere l’attività sportiva secondo le deliberazioni e gli indirizzi del CIO e del CONI e delle rispettive Federazioni internazionali , esplicitate nei regolamenti federali che devono essere rispettati dai dilettanti. Il fenomeno del dilettantismo ha richiamato l’attenzione anche dell’Unione Europea relativamente al diritto dei dilettanti di praticare sport in altri Stati membri. Non ci sono, però, decisioni in tal senso della Corte di Giustizia. L’Unione, comunque, riconosce loro il diritto alla libertà di circolazione all’interno dell’Unione stessa e il diritto ad esercitare lo sport dilettantistico. Nel 1992 con raccomandazione del Consiglio dei Ministri è stata adottata dall’Unione Europea la “Carta Europea dello Sport” rivista nel 2001, che enuncia un certo numero di principi che costituiscono il modello sportivo europeo tra cui la non discriminazione, al fine di consentire a tutti l’accesso alle attività sportive, senza distinzione di sesso, razza, colore, lingua, religione ecc.. La Carta, inoltre, conferma l’autonomia del mondo sportivo sottolineando che l’azione dei poteri pubblici deve essere complementare a quella dei movimenti sportivi e deve cooperare con le organizzazioni sportive al fine di 41 evitare un controllo eccessivo che potrebbe condurre ad una concezione dello sport come “sport di stato”. Anche l’attività dilettantistica ha, però, dei limiti che devono essere individuati nell’art 2 della Costituzione mentre quelli relativi alla legislazione ordinaria si individuano nell’art.5 c.c. e nell’art.575 ss c.p., come già visto per lo sportivo professionista. Con riguardo agli sportivi professionisti importante è la disciplina dettata dalla Legge 23 marzo 1981 n.91, che deve essere interpretata nell’ottica dei rapporti tra ordinamenti: da una parte l’ordinamento generale dello Stato e dall’altra l’ordinamento sportivo: sotto questo profilo, la Legge 91 rivendica alla potestà legislativa statale la disciplina dei rapporti tra gli operatori dello sport e le Società e Federazioni per quanto attiene la prestazione dell’attività sportiva come attività di lavoro, salvo poi consentire una certa potestà normativa alle Federazioni e alla contrattazione sindacale . 18 La Legge 91/1981 è suddivisa in quattro capi, di cui il primo ( artt. da 1 a 9) dedicato allo sport professionistico, il secondo alle società sportive e alle Federazioni sportive nazionali, il terzo, composto dal solo art.15, alle disposizioni tributarie, il quarto (artt. da 16 a 18) alle disposizioni transitorie e finali. Secondo l’art.1 della legge 23 marzo 1981, n.91 “ L’esercizio dell’attività sportiva, sia essa svolta in forma individuale o collettiva, sia in forma professionista o dilettantistica, è libero”: questa norma rappresenta un limite sia per le eventuali intromissioni da parte dell’ordinamento generale, che non può introdurre 18 D.Duranti, L’attività sportiva come prestazione di lavoro, in Riv.it.dir.lav.,1983,I, pag.699-700 42 normative che prevedano limitazioni non consentite sia per quelle relative all’ordinamento sportivo che consistono in impedimenti all’esercizio dell’attività sportiva da parte di chiunque. Assistiamo, quindi, alla luce dell’art.1 ad una valorizzazione della libertà di contrattare, che precedentemente era vietata a causa del vincolo sportivo ed ora riconosciuta dall’art. 5 (durata massima e cessione del contratto), dall’art. 6 (libertà di stipulare un nuovo contratto alla scadenza di quello precedente), e soprattutto dall’art. 16 (abolizione graduale del vincolo). L’attività sportiva, però, si manifesta veramente libera soltanto quando viene svolta come attività ricreativa. Quando, invece, viene praticata a livello professionistico, la stessa libertà è sottoposta al monopolio instaurato dalle Federazioni nei singoli settori sportivi. Secondo l’art. 2, ai fini dell’applicazione della legge “sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse con l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica”. I soggetti individuati dall’art. 2 sono caratterizzati da un elemento comune costituito dal concorso diretto della loro attività al conseguimento del miglior risultato sportivo, al quale sono estranee altre figure professionali che, pur potendo essere legate da un rapporto con la società sportiva, esercitano tuttavia, competenze non strettamente connesse all’attività agonistica, quali, per esempio, i medici, i massaggiatori, gli impiegati o gli incaricati di 43 mansioni amministrative o organizzative o di servizi ausiliari. 19Pertanto, non rientrando nell’alveo della L.91/1981, questi rapporti devono ritenersi regolati dal diritto comune. Non è dello stesso avviso il Duranti, il quale esclude che l’elencazione delle attività di cui all’art.2 debba considerarsi tassativa prediligendo, invece, un’interpretazione estensiva. L’interpretazione estensiva, come sottolinea lo stesso Duranti, è quella maggiormente conforme al carattere garantistico della legge, la quale tende al riconoscimento della qualifica di prestazioni di lavoro subordinato a tutta una serie di rapporti tipici del mondo sportivo che appaiono sostanzialmente riconducibili a tale genus di prestazioni, mentre la tassatività appare completamente priva di ratio. E’stato, però, osservato, in dottrina, che il sistema descritto dalla legge 91/1981 ha escluso dal suo ambito di applicazione tutti i casi di “professionismo di fatto”, e cioè quegli atleti che sono inquadrati come dilettanti soltanto perché la propria Federazione non ha effettuato la distinzione tra dilettanti e professionisti, pur svolgendo costoro attività sportiva continua e remunerata e traendo dalla stessa l’unica, o comunque la prevalente, fonte di reddito. Il rapporto di lavoro subordinato sportivo, così come delineato dalla legge 91/1981, presenta caratteri di specialità rispetto agli ordinari rapporti di lavoro dipendente: si parla, infatti, di “rapporto speciale”. Secondo la dottrina giuslavoristica, infatti, sono definiti “speciali” quei rapporti che in ragione della specifica posizione del datore di lavoro e/o 19 V. Frattarolo, Il rapporto di lavoro sportivo, Giuffrè, Milano, 2004, pag. 20. 44 anche della particolare natura dell’attività svolta, come nel caso del lavoro sportivo, richiedono una disciplina differenziata rispetto a quella generale. Ciò non esclude, però, che sia possibile l’intervento suppletivo della disciplina generale: secondo Dell’Olio e con lui parte della dottrina, l’applicazione al lavoro sportivo subordinato della legge 91/1981 non esclude l’applicabilità allo stesso di ogni norma di carattere generale non ricompresa nella legge stessa, ma con la stessa compatibile . 20 In conclusione, possiamo affermare che, nonostante le divergenze espresse dalla dottrina, la legge in esame ha il merito di aver ratificato, a livello normativo, la natura sostanzialmente lavorativa dell’attività sportiva, che non aveva trovato un’adeguata tutela nell’ordinamento sportivo e che aveva necessità di una protezione a livello legislativo statale e comunitario, uguale a quella di cui godeva la generalità dei lavoratori. 20 M.Dell’Olio, Lavoro sportivo e diritto del lavoro, in Dir.lav.,1988,I.pag.323 45 CAPITOLO TERZO – L’Organizzazione sportiva nazionale 3.1 Il CONI Logo adottato dal 1914 al 2004 Logo adottato dal 2004 al 2014 Le origini del CONI risalgono alla meta’ del 1800 quando cominciarono ad affermarsi le prime associazioni sportive per lo più di natura privata. Queste associazioni avevano funzioni più limitate rispetto a quelle delle attuali federazioni sportive sia per l’insufficienza di norme che dovevano disciplinare i vari sport sia perché erano espressione di ambienti sociali di èlite. Un’ evoluzione dell’organizzazione sportiva si ha con le prime Olimpiadi dell’era moderna che si svolsero ad Atene nel 1896 quando si iniziò ad effettuare i primi collegamenti organizzativi tra i vari enti e quando si cominciò ad articolare norme tecniche uniformi per l’esercizio dei singoli sport in modo tale da poter comparare sia a livello nazionale sia internazionale, le prove degli atleti. L’Italia partecipò ufficialmente ai Giochi Olimpici di Londra nel 1908. 46 In occasione di queste Olimpiadi e anche per le successive che si svolsero a Stoccolma nel 1912, venne istituito un Comitato Italiano per le Olimpiadi Internazionali che aveva, però, funzioni temporanee. Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), come ente di carattere permanente, nasce ufficialmente tra il 9 ed il 10 giugno 1914 come parte del Comitato Internazionale Olimpico (CIO), nell’ambito del quale si collocano, secondo un criterio di specializzazione geografica, i vari Comitati Olimpici Nazionali, con il compito di promuovere lo spirito olimpico e di tutelare lo sviluppo di tutti gli sport nei rispettivi paesi. Le funzioni del CONI, da questo momento in poi, non sono più limitate soltanto alla partecipazione degli atleti alle Olimpiadi ma sono estese ad un’attività di gestione e di controllo di tutta l’attività sportiva italiana. Nonostante ciò, soltanto con il passar del tempo, lo Stato mostrerà interesse per l’attività del CONI, nato originariamente come ente di natura privata; con l’avvento del regime fascista, infatti, verrà attuato un intervento pubblicistico nello sport. Soltanto con la L.16/2/1942 n.426, però, il CONI diventerà il fulcro del sistema sportivo italiano. Sull’assetto delineato dalla suddetta Legge ha inciso profondamente la c.d. riforma “Melandri”, intervenuta con il d.lgs 23/7/1999 n.242, così come successivamente modificato dal d.lgs 8/1/2004 n.15 , contenente norme sul riordino del CONI. Dopo la suddetta riforma sono organi del CONI: Il Consiglio Nazionale con funzioni di disciplina e coordinamento dell’attività sportiva nazionale; 47 La Giunta Nazionale con funzioni di indirizzo generale dell’attività amministrativa e di gestione dell’ente nonché funzioni di controllo sulle Federazioni Nazionali e sulle discipline sportive associate; Il Presidente che ha la rappresentanza legale dell’Ente – attualmente questa carica è rivestita da Giovanni Malagò; Il Segretario Generale al quale spettano le funzioni di gestione amministrativa; Il Collegio dei Revisori dei Conti che svolge le funzioni di controllo gestionale e contabile nonché di vigilanza sull’osservanza di leggi e regolamenti. Inoltre la Commissione Nazionale Atleti, costituita in base all’art. 31, comma 5, dello Statuto Coni (ai sensi del d.lgs. 23 luglio 1999 n. 242) e dell’art. 32, paragrafo 1.3 della Carta Olimpica del CIO, è un organo permanente consultivo del CONI il cui compito è di contribuire alla diffusione dell’ideale olimpico e di formulare proposte, suggerimenti e pareri agli organi del Comitato Olimpico per adottare strategie e programmi, con particolare riferimento alle questioni relative agli atleti. Con il decreto legislativo n.242/1999 è stata prevista, inoltre, la possibilità per il CONI di costituire società di capitali da esso controllate ai fini di uno snellimento burocratico e per una migliore funzionalità del Comitato. La riforma ”Melandri” ha, così, inciso profondamente sull’intera organizzazione sportiva italiana, in sintesi, operando su due direttrici fondamentali: introducendo il principio di democraticità nell’ambito delle strutture organiche, tanto del CONI quanto delle Federazioni, in modo da garantire che tutte le componenti del mondo sportivo fossero in esse rappresentate, da un lato, operando una netta distinzione tra Coni e 48 Federazioni sportive, dall’altro, attraverso il riconoscimento della natura di associazioni di diritto privato di queste ultime, garantendo al contempo l’ancoraggio tanto dell’ente quanto delle federazioni nazionali alle rispettive organizzazioni internazionali.21 Attualmente il CONI è un Ente pubblico non economico in quanto non provvede ai propri fini finanziandosi con la produzione di beni o servizi, ed ha una generale potestà di emettere normative e di organizzarsi autonomamente. Gli atti amministrativi emanati dal CONI, sono equiparati agli atti amministrativi dello Stato ed intervengono anche sugli effetti prodotti da tali atti, così risolvendo al proprio interno contrasti con soggetti esterni (autotutela). In conseguenza di ciò gli atti del CONI sono immediatamente esecutivi e si inseriscono automaticamente nelle regole delle Federazioni. La natura di ente pubblico non economico del CONI non è stata mai messa in discussione quando era in vigore la legge istitutiva 16/2/1942 n.426, in considerazione dei molteplici poteri d’intervento e di controllo riservati al Ministero del turismo e dello spettacolo e del Ministero del tesoro e del Ministero delle finanze per quanto riguarda il collegio dei revisori e alcune delibere del consiglio nazionale; della equiparazione anche se limitata alle amministrazioni dello Stato ai fini tributari; dell’espletamento di funzioni suppletive di quelle statali, funzioni riguardanti un’attività che ha acquistato nello stato moderno una rilevanza notevole raggiungendo dimensioni di interesse generale.22 21 Francesca Romano “L’organizzazione dell’attività sportiva” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 22 Vittorio Frattarolo e Filippo Maria Contaldo in www.ilnuovodirittosportivo.it 49 Per quanto riguarda le risorse finanziarie del CONI, in passato queste consistevano nelle somme ricavate dalla gestione dei concorsi pronostici correlati allo svolgimento di eventi sportivi. Si trattava, in sostanza, di un sistema di autofinanziamento. Questo sistema, però, negli anni ’90 entrò in crisi per motivi economici e sociali: una delle cause fu l’introduzione di nuovi giochi come il “Superenalotto” che grazie alle elevate somme poste in palio determinò l’allontanamento degli scommettitori dai concorsi pronostici in ambito sportivo per passare a quello più proficuo del “Superenalotto”. Un’altra causa dell’allontanamento del pubblico degli scommettitori rispetto ai concorsi riguardanti le gare di calcio in particolare, è stata la rivoluzione dei calendari di gara consistita nell’eliminazione dell’unica giornata e la previsione di innumerevoli anticipi e posticipi di campionato. La grave situazione economico-patrimoniale del CONI creatasi a seguito di tali circostanze, ha reso necessaria una riforma del sistema di gestione finanziaria dell’ente. Già con il decreto legislativo n.242/1999 era stata prevista la possibilità per il CONI di costituire società di capitali da esso controllate ai fini di uno snellimento burocratico e per una migliore funzionalità del Comitato. Questa possibilità si è realizzata con la riforma radicale attuata con la legge 08/08/2002, n.178 , con la quale, riaffermata la natura del CONI quale ente pubblico, è stata disposta la costituzione di una società per azioni “CONI Servizi s.p.a.”, di cui il Comitato si avvale per l’espletamento dei suoi compiti e di cui unico azionista è lo Stato attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Al CONI è riservata la nomina del Presidente e del Consiglio di Amministrazione. 50 La ”CONI Servizi s.p.a.” è, pertanto,una società di diritto privato, di proprietà interamente pubblica, come tale soggetta al controllo della Corte dei Conti, che svolge attività strumentali finalizzate al perseguimento ed all’attuazione di compiti dell’Ente pubblico CONI.23 Il CONI ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché al controllo, come ente incluso nel parastato, della Corte dei Conti. L’art.2 d.lgs. n.242 del 1999, designa come compiti del CONI “l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale, e in particolare la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le altre manifestazioni sportive nazionali o internazionali”. A tal fine, l’ente deve provvedere alla disciplina, alla regolazione e alla gestione delle attività sportive e della loro organizzazione (artt.1 e 2 dello Statuto del CONI del 2008 approvato con D.P.C.M. 7 aprile 2008). Da tali disposizioni emergono, dunque, i tre profili ricompresi nell’accezione giuridica dello sport : l’attività, l’organizzazione, gli enti e gli individui. Quanto all’attività sportiva, con questa espressione si intende l’esercizio della pratica sportiva e dei diritti ad essa inerenti; essa è già in prima battuta riconducibile all’art.2 della Costituzione; in quanto esplicazione della “personalità” umana, essa va adeguatamente tutelata. Quanto all’aspetto organizzativo, ossia il complesso della struttura e dei mezzi necessari alla produzione delle manifestazioni sportive, esso si risolve nell’attività preparatoria, preliminare a quella sportiva che costituisce il nucleo del fenomeno. 23 Massimo Rossetti in www.sgsmagazine.it 51 Da questo profilo rilevano sia l’intervento diretto statale, sia l’iniziativa privata, la quale coopera con il primo oppure intraprende autonomamente l’allestimento degli incontri. Quanto all’aspetto associativo-individuale, emergono quali profili la tutela della persona “nelle formazioni sociali” in cui agisce (art.2 cost.) nonché la libertà di associazione (art.18 cost.). In particolare va qui menzionato anche l’art.118, comma 4,cost., ai sensi del quale “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. 24 Secondo il tenore dell’art.2, comma 1, d.lgs. n.242 del 1999, “Il CONI è la confederazione delle federazioni sportive nazionali e delle discipline associate e si conforma ai principi dell’ordinamento sportivo internazionale in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi emanati dal Comitato Olimpico Internazionale”. La novità introdotta dal suddetto decreto è rappresentata dall’aver imposto al CONI e alle Federazioni il rispetto dei principi del c.d. ordinamento sportivo internazionale e delle deliberazioni e indirizzi del CIO. Si è così dettata una maggiore autonomia del CONI, organo pubblico soggetto a vigilanza ministeriale, e di riflesso delle Federazioni, proteggendoli dalle ingerenze della politica che spesso ha tentato di strumentalizzare lo sport per i propri fini.25 24 L.Di Nella, Il fenomeno sportivo nell’ordinamento giuridico, Napoli,1999 25 L.Di Nella, Sport e diritto: dalla teoria della pluralità degli ordinamenti al principio di specificità del fenomeno sportivo, in RaDES, 2010 52 Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, giovedì 17 luglio 2014, nel Salone d’Onore del CONI in Roma, nel presentare i dati raccolti attraverso il monitoraggio effettuato sulla pratica sportiva nel 2013 “Lo Sport in Italia – numeri e contesto” ha così dichiarato: “Dal giorno del mio insediamento alla Presidenza ho sottolineato la necessità di radicare una nuova cultura sportiva, che sia espressione del movimento di base e abbracci ogni individuo, sostenuta da un solido architrave capace di alimentare costantemente il vertice. Solo così si può promuovere una mentalità vincente nel tempo, che interpreti la conquista delle medaglie come il coronamento di un percorso virtuoso, frutto di una pianificazione che preveda l’interazione di ogni componente, partendo dalla fondamentale, ineludibile osmosi tra il nostro mondo e quello della scuola. Serve la collaborazione congiunta di ogni singola componente per favorire una ripartenza efficace del sistema, anche grazie al contributo dell’associazionismo sportivo come simbolo fondamentale di una passione vissuta in nome dello sviluppo e della valorizzazione del potenziale della pratica motoria, anche nel nome dell’inclusione e dell’aggregazione. Perché tutti insieme si può perseguire l’obiettivo di alzare la percentuale dei praticanti per vincere l’oro più bello e significativo, quello da cui ripartire per fare dello sport il motore dell’Italia.” 53 Di seguito si riportano alcuni dei dati statistici presentati in quella occasione: CONI 4.500.327 Atleti tesserati 1.016.598 Operatori sportivi 64.829 Società sportive ------------------------------- 45 Federazioni Sportive Nazionali 19 Discipline Sportive Associate 15 Enti di Promozione Sportiva 19 Associazioni Benemerite 21 Comitati Regionali 107 Delegati Provinciali 54 55 56 57 3.2 Le Federazioni Sportive Nazionali Le Federazioni sportive nazionali, sorte come associazioni all’interno del ceto aristocratico e militare, raggiungono una notevole importanza e diffusione con la ripresa delle Olimpiadi dell’età moderna. Le Federazioni sportive nazionali, hanno, allo stesso modo del CONI, una duplice natura: di soggetti di diritto sia entro l’ordinamento interno, sia entro la rispettiva organizzazione sportiva internazionale quali componenti delle Federazioni sportive internazionali. L’art. 15 del decreto n. 242 del 1999 ha attribuito alle Federazioni sportive la qualificazione di associazioni con personalità giuridica di diritto privato, senza fini di lucro e disciplinate dal codice civile e dalle disposizioni di attuazione dello stesso. Inoltre lo stesso articolo ha aggiunto che le Federazioni svolgono l’attività sportiva in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi del CIO e del CONI anche in considerazione della valenza pubblicistica di specifici aspetti di tale attività. Con tale formulazione, la norma sembra seguire, da un lato, l’evoluzione legislativa, passata dall’originaria definizione della legge n. 426 del 1942 di organi del CONI – definizione intesa in senso tecnico nella prevalente interpretazione e, quindi, nel riconoscimento della natura pubblica delle federazioni in genere (oltre quelle che rivestono tale natura in base a leggi speciali) – alla successiva affermazione della loro autonomia recata dall’art. 14 della legge n. 91 del 1981. Dall’altro lato, sembra seguire il contributo dato dalla giurisprudenza, in un primo tempo prevalentemente orientata, come accennato, nel senso della natura pubblica e, in seguito, a partire da Cass., S.U., 9.5.1986, n. 3091 e 3092, proprio prendendo lo spunto dall’art. 14, 58 introducendo la distinzione tra quelle attività che non riguardano lo scopo la cui attuazione ha determinato il loro inserimento nella struttura pubblica del CONI e quelle che mirano invece alla realizzazione degli interessi pubblici istituzionali dell’organizzazione. Anche la giurisprudenza successiva al decreto del 1999 ha mantenuto tale distinzione. Ne consegue che, indipendentemente dall’attribuzione normativa, la qualificazione giuridica non dipende tanto dall’elemento soggettivo, quanto piuttosto da quello oggettivo della natura dell’attività esplicata nel caso concreto e interessa, pertanto, ricavare dalla casistica giurisprudenziale le occasioni in cui le federazioni agiscono come soggetto privato oppure pubblico. Secondo la citata sentenza n. 3091/86, è espressione di potestà pubblica la norma federale che pone limiti di tesseramento in Italia di giocatori provenienti da federazioni estere. Secondo Cass. n. 3092 del 1986, è pure espressione di potestà pubblica la norma che riserva ai soggetti di sesso maschile la possibilità di accedere ai ruoli federali di arbitro effettivo, corrispondendo alla generale tendenza del CONI e di tutti gli organismi sportivi internazionali a tenere distinte le attività atletiche maschili da quelle femminili. Invece, sono state considerate ricadenti nell’attività di diritto privato la rideterminazione della classifica del campionato a seguito dell’irregolare tesseramento di un’atleta da parte della società vincitrice 26 ; l’obbligo di restituzione di fideiussione prestata da società sportiva per la partecipazione 26 Cass., Sez. un., 1.10.2003, n. 14666 59 al campionato27; l’assegnazione di un arbitro al ruolo regionale, avente meri riflessi interni attinenti alla vita associativa28; l’organizzazione delle gare per la quale sono competenti esclusivamente le federazioni. 29 Secondo il Nicolella, con la previsione dell’art.15 del decreto 242/99, si innova profondamente la precedente disciplina, che, configurando le Federazioni come “organi” del CONI, aveva acceso un vivace dibattito che vedeva contrapposte due diverse tesi volte a rivendicare, rispettivamente, la natura pubblicistica (in ragione del perseguimento da parte delle stesse di scopi di natura pubblicistica) o privatistica (in ragione della atecnicità della definizione di organi del CONI e della autonoma soggettività di cui sono dotate, nonché per il perseguimento di interessi propri) delle Federazioni: il nuovo decreto, eliminando ogni incertezza in merito, riconosce alle Federazioni natura di associazioni di diritto privato, dotate di personalità giuridica ai sensi dell’art. 12 c.c..30 Secondo la Corte di Cassazione, le Federazioni sportive sono, di norma, soggetti di diritto privato, legati al CONI da un rapporto intersoggettivo esterno, nel senso che gli enti restano autonomi l’uno dall’altro e non c’è confluenza degli interessi e delle funzioni. La Federazione sportiva assume connotazione pubblicistica solo allorché agisce come “organo” del CONI e il 27 Cass., Sez. un., 25.2.2000, n. 46 28 T.A.R. Lazio, 15.11.1998, n. 3458, in Riv. diritto sportivo, 1999, 578 29 Cass., Sez. un., 12.7.1995, n. 7640 30 Gabriele Nicolella ,L’ordinamento sportivo e le organizzazioni collettive: le federazioni, le Leghe, le società e le associazioni sportive in www.altalex.com 60 rapporto intersoggettivo lascia spazio a quello di compenetrazione organica, il che si verifica solo in relazione “all’esercizio delle attività sportive ricadenti nell’ambito di rispettiva competenza”.31 Comunque, la questione della natura giuridica delle federazioni sportive e dei provvedimenti da queste emessi, non è stata ancora del tutto risolta. Infatti, anche la riforma introdotta dal d.lgs. n.242/99 si è dimostrata inadeguata a risolvere la suddetta questione manifestatasi nel ben noto “caso Catania”. Il conflitto determinatosi tra i due ordinamenti, sportivo e statuale,ha portato all’intervento del legislatore attraverso il d.l. 19 agosto 2003, n.220 recante “Disposizioni urgenti in materia di giustizia sportiva” convertito, con modificazioni nella l. n.280/2003. Per il riconoscimento delle Federazioni sportive nazionali sono previsti, dall’art 21 dello Statuto del CONI, determinati requisiti: le Federazioni devono svolgere, sia a livello nazionale sia internazionale, un’attività sportiva che preveda la partecipazione a competizioni e la realizzazione di programmi per atleti e tecnici; ogni Federazione deve essere affiliata ad una Federazione internazionale riconosciuta dal CIO, e la sua attività deve essere corrispondente alle disposizioni della Carta Olimpica nonché alle regole fissata dalla Federazione internazionale di appartenenza; 31 Cass.Pen.n.8727, Sez.VI del 19 aprile 2000, dep.2 agosto 2000 61 le Federazioni devono essere disciplinate da un ordinamento statutario e regolamentare ispirato al principio di democrazia interna e diretto ad assicurare la partecipazione all’attività sportiva di donne e uomini in condizioni di uguaglianza e di pari opportunità; le stesse devono prevedere procedure elettorali e composizione degli organi direttivi in conformità al disposto dell’art.16, comma 2, del d.lgs n.242/99, e successive modifiche e integrazioni. Lo stesso articolo stabilisce ,inoltre, che il CONI non potrà riconoscere più di una Federazione per ciascuno sport, e solo in seguito a tale riconoscimento “a fini sportivi” è possibile procedere al riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato sul piano dell’ordinamento generale,a norma del DPR 10 febbraio 2000 n. 361. L’ultima parte dell’articolo in esame dispone la revoca del riconoscimento rilasciato nel caso in cui sopravvenga la perdita di uno dei requisiti sopra indicati. Le Federazioni sportive nazionali sono composte da società ed associazioni sportive, e nei soli casi previsti dai rispettivi statuti, anche dai singoli tesserati (art.15, comma 1, d.lgs n.242 del 1999). Inoltre, le stesse, a seconda dell’importanza e del numero di affiliati, si articolano, a livello regionale e provinciale, in Comitati, i quali possono anche essere autonomi dal punto di vista gestionale e contabile, ed hanno il ruolo di promuovere ed attuare a livello periferico il perseguimento dei fini istituzionali della Federazione. Relativamente alle funzioni, ciascuna Federazione è retta da norme statutarie e regolamentari con il corrispondente potere disciplinare in caso di loro 62 violazione e provvede all’organizzazione e al potenziamento dello sport nazionale in concorrenza con il CONI. La dottrina prevalente e la giurisprudenza sono d’accordo nell’affermare che “le disposizioni delle c.d. carte federali delle federazioni sportive nazionali – aventi natura di associazione con personalità giuridica di diritto privato – rappresentano atti di autonomia organizzativa contrattuale (specificatamente unilaterale)”32. Si deve, dunque, ritenere che sia le norme statutarie ovvero le norme concernenti l’ordinamento dell’ente, sia le norme regolamentari ovvero le norme attinenti al funzionamento della federazione e all’esercizio dell’attività sportiva cui la stessa è preposta, devono considerarsi conseguenza dell’attività di natura privatistica dell’ente. Tuttavia, l’autonomia statutaria delle Federazioni sportive non è piena e incondizionata in quanto la stessa è assoggettata al potere di controllo del CONI sia in fase di costituzione (attraverso l’istituto del riconoscimento ai fini sportivi, che è condizione per l’ottenimento della personalità giuridica di diritto privato), sia nel corso della loro attività: infatti, la Giunta Nazionale del CONI ha il potere di controllo sulle Federazioni sportive nazionali, secondo le modalità e i criteri stabiliti dal Consiglio Nazionale, nonché quello di approvazione dei bilanci federali e di determinazione dei contributi federali in favore delle stesse. Su delega del CONI, le Federazioni hanno anche il potere di riconoscimento delle società che intendono organizzare attività di sport, e conferiscono alle stesse la qualità di società sportive all’interno dell’ordinamento sportivo. Per quanto riguarda l’autonomia finanziaria delle Federazioni, ciascuna di esse, oltre al contributo finanziario del CONI ,previsto per legge e stabilito 32 Cass.,Sez.lav., 3 agosto 2007, n.17067, in RFI, 2007, voce Sport, n.104 63 nel suo ammontare dalla Giunta nazionale, può contare sui finanziamenti reperiti attraverso le sponsorizzazioni, l’organizzazione di eventi, le operazioni di merchandising. Questo sistema di finanziamento pone evidentemente il problema della scarsa potenzialità commerciale delle Federazioni “minori” quanto a rilevanza e dimensione, non dotate di una elevata capacità di reperimento dei fondi, il che conduce ad una discriminazione tra le varie attività sportive. Questa situazione è difficilmente superabile tenendo conto di quelli che sono gli interessi economici in gioco. Secondo la deliberazione n.1510-1511 dell’11/06/2014 del Consiglio Nazionale sono organi primari delle Federazioni e delle Discipline Sportive Associate: L’Assemblea: è composta dai delegati delle società affiliate, si riunisce per il rinnovo delle cariche federali ogni secondo anno del quadriennio olimpico; Il Consiglio Federale: verifica la corretta esecuzione del programma tecnicosportivo,valuta i risultati sportivi conseguiti, vigila sul buon andamento della gestione federale; Il Presidente federale : ha la responsabilità generale dell’area tecnico – sportiva della Federazione. Ad esso spettano le funzioni apicali di programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati agonistici a livello nazionale ed internazionale e la nomina dei direttori tecnici delle squadre nazionali, previa consultazione con il CONI e sentito il Consiglio federale. Il Presidente ha la responsabilità generale del buon andamento della Federazione; 64 Il Collegio dei revisori dei conti. 3.3 La Giustizia Sportiva – Il Vincolo di Giustizia Il sistema sportivo nazionale è dotato di un carattere giuridico ed autonomo espressamente riconosciuto dall’ordinamento generale. L’ordinamento sportivo, quindi, è un ordinamento derivato dall’ordinamento statale sovrano che gli attribuisce un potere di autonomia nel dettare regole giuridiche mediante le quali si attua il decentramento dell’ordinamento generale. Dall’autonomia del sistema sportivo deriva il potere di dotarsi di un proprio ed autonomo sistema di giustizia che possa garantire l’osservanza e l’applicazioni delle regole giuridiche. Questa particolare forma di giustizia, definita “domestica”(così denominata perché si pone in contrapposizione con quella statale, in quanto riguarda aspetti non rilevanti per l’ordinamento statale) trova il suo fondamento nella Costituzione all’art.2 nel quale si afferma: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. E, sicuramente, l’ordinamento sportivo, costituisce un esempio di formazione sociale. All’interno di questa particolare forma di giustizia appunto denominata “domestica”, la dottrina ha individuato quattro diverse forme di giustizia sportiva: la giustizia tecnica, cioè la giustizia sportiva attinente al rispetto delle regole del gioco affidata a soggetti al di sopra delle parti in gara (arbitri, giurie, 65 commissioni tecniche) che hanno il compito di controllare il rispetto delle regole di gioco. Lo scopo perseguito dalla giustizia tecnica è l’omologazione e acquisizione del risultato finale di una gara sportiva; la giustizia disciplinare, è quella cui sono deputati gli organi che hanno il compito di accertare la compatibilità dei comportamenti degli associati con le regole e il buon andamento dell’associazione stessa. Queste norme non hanno il requisito della tipicità, infatti esse descrivono, genericamente, il comportamento lecito, in modo tale che il Giudice sportivo ha un’ampia discrezionalità nell’individuare quali sono i comportamenti che devono essere sanzionati; la giustizia economica, riguarda le controversie di natura patrimoniale che possono insorgere tra le singole società sportive e gli atleti oppure tra due o più società sportive. In queste controversie le parti hanno degli interessi personali di pari grado, rispetto ai quali la Federazione non ha il ruolo di parte in causa ma di terzo imparziale, cui viene attribuito il compito di una equa risoluzione della controversia; la giustizia amministrativa ha un carattere residuale, infatti si fa riferimento a quei casi in cui viene riconosciuto il rimedio dell’impugnazione interna contro le deliberazioni dell’organo amministrativo federale. Questi rimedi sono raramente applicati perché si tratta, in realtà, di atti ritenuti rilevanti anche per l’ordinamento statale che ne prevede una valutazione da parte del Giudice amministrativo. Con l’approvazione del nuovo Statuto del CONI in data 11/06/2014 da parte del Consiglio Nazionale, sono stati istituiti, presso il CONI, in piena autonomia e indipendenza, i nuovi organi della giustizia sportiva: 66 il Collegio di Garanzia dello Sport : organo di ultimo grado della giustizia sportiva, cui è demandata la cognizione delle controversie decise in via definitiva in ambito federale, ad esclusione di quelle in materia di doping e di quelle che hanno comportato l’irrogazione di sanzioni tecnico-sportive di durata inferiore a novanta giorni o pecuniarie fino a 10.000 euro33; la Procura generale dello Sport : ha il compito di coordinare e vigilare le attività inquirenti e requirenti svolte dalle procure federali34; il Tribunale Nazionale Antidoping : istituito quale organismo di giustizia per le decisioni in materia di violazione delle Norme Sportive Antidoping del CONI o delle disposizioni del Codice Mondiale Antidoping WADA35; la Commissione di Garanzia degli organi di giustizia, di controllo e di tutela dell’etica sportiva : ha il compito di indicare alla Giunta Nazionale i nominativi dei membri che dovranno essere nominati negli organi di giustizia, di controllo e di tutela dell’etica sportiva operanti in posizione di autonomia e di indipendenza presso il CONI, affinchè la Giunta stessa formuli le relative proposte al Consiglio Nazionale36. Con deliberazione n.1518 del Consiglio Nazionale CONI del 15 luglio 2014 è stato emanato il Codice della giustizia sportiva con il quale è stato costituito l’ufficio del Procuratore federale per promuovere la repressione degli illeciti sanzionati dallo Statuto e dalle norme federali. 33 Art.12 bis Statuto CONI 2014 34 Art.12 ter Statuto CONI 2014 35 ART.13 Statuto CONI 2014 36 Art.13 ter Statuto CONI 2014 67 Con deliberazione n.1519 del Consiglio Nazionale CONI del 15 luglio 2014 Principi di giustizia sportiva sono stati istituiti, tra l’altro, i seguenti organi di giustizia presso ciascuna Federazione: il Giudice sportivo nazionale, i Giudici sportivi territoriali e la Corte sportiva di appello; il Tribunale federale e la Corte federale di appello. Gli organi di giustizia agiscono nel rispetto dei principi di piena indipendenza, autonomia e riservatezza. Presso ogni Federazione è istituita la Commissione Federale di garanzia, con lo scopo di tutelare, appunto,l’autonomia e l’indipendenza degli organi di giustizia presso la Federazione e della Procura federale. Per vincolo di giustizia si intende quella norma presente in tutti gli statuti delle Federazioni sportive, dalla quale discendono due oneri per i tesserati e gli affiliati: in primo luogo l’obbligo di accettazione e rispetto delle norme vigenti nell’ordinamento sportivo; in secondo luogo l’obbligo di risolvere le controversie che li coinvolgono rivolgendosi esclusivamente alla giurisdizione “domestica” e quindi sportiva, pena l’irrogazione di sanzioni. Lo scopo che le Federazioni vogliono perseguire con queste clausole è evidente: garantire, come lo sport richiede, una rapida ed efficace risoluzione delle controversie sportive escludendo le lungaggini dell’intervento statale37. Visto il carattere negoziale del c.d. vincolo di giustizia, esso non si può porre in contrasto con gli artt.24 e 113 della Costituzione che devono garantire il 37 Andrea Mandolesi, “Giustizia sportiva e vincolo sportivo” in www.studiolegalemandolesi.it 68 diritto inviolabile alla tutela giurisdizionale delle situazioni giuridiche soggettive lese. Ogni volta che risulti violato un diritto soggettivo oppure un interesse legittimo, non si può escludere a priori, l’intervento del giudice statale. Infatti sia la dottrina che la giurisprudenza affermano l’efficacia del vincolo di giustizia solo all’interno degli ordinamenti sportivi ed escludono la tutela giurisdizionale soltanto nelle ipotesi in cui la questione riguardi una materia del tutto irrilevante per l’ordinamento statale.38 La validità del c.d. vincolo di giustizia è stata espressamente riconosciuta dalla Legge 280/2003 che ha sancito anche il principio di autonomia dell’ordinamento sportivo. Ma dal riconoscimento del principio di autonomia, il legislatore del 2003 ha fatto derivare anche la salvezza, in ogni caso, delle clausole compromissorie previste, così come il vincolo di giustizia, negli statuti e nei regolamento del CONI e delle Federazioni sportive, nonché nei contratti di cui all’art.4 Legge 91/1981 (art.3, comma 1 L.280/2003). Il vincolo di giustizia e le clausole compromissorie sono entrambe norme di natura convenzionale ma da tenere distinte. Mentre con il vincolo di giustizia le parti si impegnano a non adire i giudici statali a favore degli organi di giustizia dell’ordinamento sportivo, con le clausole compromissorie le parti si impegnano a devolvere le controversie a soggetti terzi rispetto allo stesso ordinamento sportivo, ovvero ad appositi Collegi arbitrali.39 38 Cass.Sez.un.9 maggio 1986 n,3091, in RFI, 1986, voce Sport, n.34 s. Cass.Sez.un.9 maggio 1986 n,3092, in RFI, 1986, voce Sport, n.36 s. 39 Francesca Romano “L’organizzazione dell’attività sportiva” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 69 L’arbitrato sportivo deve essere inteso come il mezzo alternativo alla giurisdizione nella sua totalità. Le controversie arbitrali, però, sono limitate a quelle “originate dall’attività sportiva od associativa e che non rientrano nella competenza normale degli Organi di Giustizia federale” (art.41 Statuto Federazione Italiana di Atletica Leggera). Si devono considerare sottratte alla competenza arbitrale le controversie di carattere tecnico e quelle di tipo disciplinare mentre si può parlare di arbitrato sportivo per le controversie di carattere economico, tra le quali importanti sono quelle che hanno ad oggetto i rapporti di lavoro subordinato sportivo (art.4 comma 5 L.91/1981). 3.4 La Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV) Lo sport della pallavolo, nato nel 1895 negli Stati Uniti, fu praticato in Italia nell'anteguerra, soprattutto in ambito militare (il primo campionato, nel 1923, venne vinto dalla Guardia di Finanza di Roma). 70 A partire dal 1° gennaio 1929 la Federazione Italiana Palla a Volo (FIPV) fu disciplinata nell'ambito dell'Opera Nazionale Dopolavoro (il primo titolo, assegnato nel 1930, fu vinto dalla Azogeno di Vado Ligure). Nel dopoguerra, sciolta l'OND, la nuova Federazione Italiana Pallavolo si costituì a Bologna il 31 marzo 1946. Un anno dopo, il 17 agosto 1947, l'organismo entrò a far parte come "aderente" del CONI e nello stesso 1947 fu tra i membri fondatori della Federazione Internazionale (FIVB). Nel 1948, a Roma, la neo Federazione organizzò sui campi del Foro Italico il primo Campionato europeo. La FIPAV divenne membro effettivo del CONI nel 1957. Riconosciuti dalla Federazione operano la Lega Nazionale Pallavolo (fondata a Bologna l'11 marzo 1973) dalla quale, il 20 settembre 1987 ad Abano Terme, è nata la Lega Pallavolo Serie A Femminile. La sede federale è a Roma sin dall’origine. Primo campionato italiano: 1946 (maschile e femminile) 1994 (beachvolley maschile e femminile) Prima presenza ai Giochi Olimpici: 1976 , 1996 (beachvolley).40 40 Fonte: www.federvolley.it 71 La Federazione ha una struttura territoriale molto articolata: dispone di 21 Comitati Regionali e 98 Comitati Provinciali per cui rappresenta una delle realtà sportive italiane più presenti sul territorio nazionale. Questa diffusione della pallavolo sul territorio italiano è stata voluta per facilitare la pratica della pallavolo a tutti gli amanti di questo sport. Ed è per questo motivo che la pallavolo è al secondo posto nella classifica degli sport più praticati in Italia dopo il calcio. La FIPAV rappresenta la passione, il divertimento, la competenza, l’impegno, il successo ed il gioco di squadra. Sono questi i valori sociali, sportivi e morali che la FIPAV promuove e nei quali tutti gli appassionati di pallavolo si riconoscono, soprattutto i giovani. Il 95% dei tesserati FIPAV, sono, infatti, gli under 30. Comitati Regionali: in ogni capoluogo di regione c’è un comitato FIPAV che segue l’attività della pallavolo in ambito locale, come i campionati di serie C e serie D. Comitati Provinciali: in ogni capoluogo di provincia c’è un comitato FIPAV che segue l’attività della pallavolo in ambito locale, come i campionati di 1^, 2^e 3^ divisione. I Campionati di pallavolo sono divisi in tre tipologie: Nazionali, Regionali e Provinciali. Campionati Nazionali: Serie A1, A2, B1 e B2 maschili e femminili. 72 Campionati Regionali: Serie C e D maschili e femminili. Campionati Provinciali: 1^,2^ e 3^Divisione maschile e femminile. L’attività giovanile è divisa in limiti di età: Campionati Under 13, 14, 16, 18 maschile e femminile. I Campionati di serie B, quelli Regionali e Provinciali sono organizzati dalla FIPAV e dai suoi Comitati Territoriali. I Campionati gestiti dai Comitati Territoriali FIPAV vedono coinvolte ogni anno oltre 20.000 squadre.41 La FIPAV , al pari delle altre Federazioni sportive nazionali, ha natura giuridica di associazione con personalità di diritto privato ed è disciplinata dal D.lgs 23 luglio 1999 n.242, così come modificato dal D.lgs 8 gennaio 2004 n.15, nonché, per quanto in esso non espressamente previsto dal Codice Civile e dalle Disposizioni di attuazione del medesimo. La FIPAV non persegue fini di lucro ed è retta dalle norme del suo Statuto e da quelle regolamentari sulla base del principio di democrazia interna, del principio di partecipazione all’attività sportiva da parte di chiunque, in condizioni di parità ed in armonia con l’ordinamento sportivo nazionale ed internazionale, nonché con le deliberazioni e gli indirizzi del CIO, della FIVB (Fèdèration Internationale de Volleyball) e del CONI. Lo Statuto, i regolamenti, le norme e le decisioni della FIVB, alla quale la 41 Fonte: www.sportmodellodivita.it 73 FIPAV aderisce, sono considerati parte integrante dello Statuto federale se non in contrasto con le normative del CIO e del CONI e devono essere obbligatoriamente rispettati dalla Federazione, dai suoi tesserati ed affiliati, nonché dai soggetti terzi interessati a questioni di pallavolo, salvo diversa autorizzazione della FIVB.42 Nell’ambito dell’ordinamento sportivo la FIPAV svolge le proprie funzioni in piena autonomia tecnica, organizzativa e gestionale, sotto la vigilanza del CONI. Gli scopi istituzionali della FIPAV sono: la promozione, il potenziamento, l’organizzazione e la disciplina dello sport della Pallavolo, del Beach Volley e di tutte le rispettive specialità, discipline e varianti sul territorio nazionale; lo sviluppo dell’attività agonistica, la preparazione degli atleti e l’approntamento dei mezzi necessari per supportare la partecipazione ai Giochi Olimpici e alle competizioni internazionali, in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi del CIO, della FIVB e del CONI; la prevenzione e la repressione dell’uso di sostanze che alterano le naturali prestazioni fisiche degli atleti, aderendo alla Norme Sportive Antidoping del CONI.43 Mission della FIPAV: 42 Art.1 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del 3/7/2012 e n.393 del 30/10/2012 43 www.torino-federvolley.it 74 Ogni associato (atleta, tecnico, arbitro o dirigente) deve essere in grado di perseguire l’eccellenza secondo le proprie capacità, i propri valori e desideri sportivi. Tutto ciò attraverso strutture, servizi e programmi etici condivisi con le società e associazioni affiliate, in un’ottica di sviluppo e crescita della pallavolo sul territorio nazionale, con l’obiettivo di raggiungere i migliori risultati a tutti i livelli della pratica sportiva. Vision della FIPAV: Diffusione e ottimizzazione dell’organizzazione della pallavolo con lo sviluppo e valorizzazione dell’immagine e dei suoi principali valori storicoculturali, al fine di rendere questo sport sempre più interessante e fruibile per coloro che lo praticano.44 Numeri della Federazione relativi all’anno 2013: Atleti Società Operatori 365.732 4.671 84.044 La FIPAV è la seconda Federazione Sportiva Italiana per numero di tesserati.45 Il Presidente della Federazione Italiana Pallavolo Carlo Magri, in occasione della presentazione del progetto “Sport Modello di Vita”,dedicato ai giovani e sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per i Giovani, ha, tra 44 Fonte: www.sportmodellodivita.it 45 Fonte: Elaborazione Coni su dati Istat anno 2013 “Lo Sport in Italia – numeri e contesto” 75 l’altro dichiarato: “ Da sempre la FIPAV è molto attenta alla diffusione della propria disciplina tra i ragazzi e l’aver aderito a un’iniziativa così importante è solo una delle tante dimostrazioni della vicinanza al mondo giovanile. E’ ovvio che in un momento come quello che stiamo vivendo, i giovani hanno un’importanza sempre maggiore e investire su di loro, facendo il massimo sforzo perché possano essere al centro del maggior numero di iniziative, è per noi un dovere. Continua così il nostro lavoro per far sì che la pallavolo, e lo sport in generale, abbia una diffusione sempre maggiore, una presenza ancor più capillare sul territorio anche grazie a iniziative simili, che contribuiscono allo sviluppo delle discipline sportive nazionali.”46 3.5 Il vincolo sportivo nella pallavolo Il vincolo sportivo è un istituto che coinvolge la maggior parte delle Federazioni Sportive Nazionali italiane e tutti gli atleti che intendono svolgere la loro attività nel campo dello sport e che si instaura al momento del tesseramento. Da allora in poi scaturiscono due obblighi per l’atleta: il primo, a contenuto positivo, si risolve nell’imposizione all’atleta di prestare la propria attività in favore della società per cui è vincolato e di sottoporsi alle sue direttive nello svolgimento della prestazione agonistica; il secondo a contenuto negativo, consiste nel divieto di prestare la propria abilità sportiva per altra società diversa da quella vincolante senza il consenso della stessa.47 46 www.sportmodellodivita.it 47 De Silvestri, Il contenzioso tra pari ordinati nella Federazione Italiana Giuoco Calcio, in Riv.dir.sport,2000 e Pasqualin, Il vincolo sportivo in Riv.dir.sport,1980 76 Questo vincolo, quindi, si può definire come un rapporto con il quale l’atleta si obbliga per un determinato periodo di tempo a prestare la propria attività sportiva solo ed esclusivamente in favore della società presso la quale si è volontariamente tesserato. Il suddetto vincolo, però, non si atteggia allo stesso modo, nelle varie Federazioni. A seconda delle modalità di applicazione le Federazioni Sportive Nazionali si possono distinguere in tre gruppi: 48 federazioni attinenti a sport individuali nei quali la durata del vincolo sportivo coincide con la durata del tesseramento,ovvero una stagione sportiva; federazioni attinenti a sport sia individuali che di squadra che attribuiscono al vincolo sportivo una durata massima di quattro anni che, di solito, coincidono con il quadriennio olimpico; federazioni attinenti a sport di squadra che prevedono la coincidenza della durata del vincolo con un periodo di tempo prolungato, che spesso comprende, gli anni di maggiore potenzialità sportiva della carriera agonistica dell’atleta fino a coincidere con la durata a tempo indeterminato. Al vertice dell’ordinamento sportivo internazionale e nazionale è già stata stabilita l’illegittimità del vincolo che impedisca all’atleta oppure che gli renda ostico il diritto di praticare l’attività agonistica. 49 48 Alessia Bellomo “Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo” in GiustiziaSportiva.it 49 Paolo Moro “ Natura e limiti del vincolo sportivo” in www.rdes.it 77 L’ottavo principio fondamentale della Carta Olimpica stabilisce che la pratica dello sport è un diritto umano e che ogni individuo “deve avere la possibilità di praticare lo sport secondo le sue necessità”50. Nei principi fondamentali degli Statuti delle Federazioni Sportive nazionali, enunciati dal Consiglio Nazionale del CONI il 23 marzo 2004, è stato disposto che “gli statuti ed i regolamenti organici dovranno prevedere la temporaneità, la durata del vincolo e le modalità di svincolo”. In ossequio a questa disposizione, le Federazioni sportive hanno dovuto limitare al raggiungimento di una certa età la durata del vincolo sportivo che per la FIPAV è quello di 34 anni. Inoltre, la FIPAV ha introdotto nella stagione sportiva 2006/2007 una nuova regolamentazione che, però, si applica agli atleti che hanno effettuato il primo tesseramento a partire dalla stagione 2005/2006; per tutti gli altri, è invece ancora attivo il vincolo a tempo (quasi) indeterminato. Per quanto riguarda gli atleti minori, la normativa FIPAV attualmente in vigore prevede che fino ai 14 anni il vincolo ha durata annuale, con la conseguenza che il giovane tesserato, nel periodo tra i 5 e i 13 anni di età, può decidere alla fine della stagione agonistica (30 giugno), se rimanere o se cambiare squadra, senza che il sodalizio presso il quale ha giocato possa vantare alcun diritto economico e/o sportivo nei suoi confronti.51 Il vincolo sportivo è stato codificato dalla FIPAV all’ art.10 bis dello Statuto: “Il vincolo consiste nell’obbligo per l’atleta di praticare lo sport della pallavolo esclusivamente nell’interesse dell’associato destinatario dell’obbligo e nel divieto di 50 La Carta nella sua versione originale recita: “The practice of sport is a human right. Every individual must have the possibility of practising sport in accordance with his or her needs”. 51 Francesco Zoli “Il vincolo sportivo FIPAV” in www.volleyball.it 78 praticare il medesimo sport con altro associato, salvo il consenso dell’associato vincolante”; nonché dall’art.10 ter dello Statuto: ”Salvo le eccezioni di cui ai successivi commi 2 e 3, a partire dal venticinquesimo anno di età dell’atleta il vincolo ha durata quinquennale. Il vincolo ha durata annuale per gli atleti di età inferiore ad anni quattordici e per gli atleti di età superiore ad anni trentaquattro, nonché per gli atleti del settore amatoriale”. Ad eccezione di quello a durata annuale, il vincolo tra atleta e associazione o società sportiva associata può essere sciolto prima della scadenza, di diritto o in via coattiva. Secondo l’art. 34 R.A.T (Regolamento Affiliazione e Tesseramento) vigente 2005/2006 il vincolo si scioglie di diritto nei seguenti casi: per estinzione o cessazione dell’attività dell’associato vincolante; per mancata adesione dell’atleta all’assorbimento o alla fusione dell’associato vincolante; per nulla-osta dell’associato vincolante ; per mancato rinnovo del tesseramento dell’atleta da parte dell’associato vincolante entro il termine annuale; per mancata partecipazione dell’associato vincolante all’attività federale di sezione o di fascia d’età tale da permettere all’atleta di prendervi parte; per riscatto a norma dei successivi articoli 36, 37 e 38, limitatamente agli atleti dei Campionati Nazionali di Serie A maschili e femminili (anche se nel testo R.A.T. si fa riferimento ai soli Campionati di serie A femminili). Invece , il vincolo si scioglie in via coattiva: per giusta causa; 79 per cessione del diritto sportivo o per rinuncia all’iscrizione ad un campionato da parte dell’associato vincolante; per mancato rilascio da parte dell’associato vincolante della dichiarazione di consenso allo scioglimento del vincolo nonostante il pagamento dell’indennizzo per il riscatto (sia consensuale che coattivo), limitatamente agli atleti dei Campionati Nazionali di Serie A femminili; Lo scioglimento del vincolo per giusta causa è una delle ipotesi che maggiormente viene utilizzata “quando l’interruzione definitiva del vincolo risulti equa dopo avere contemperato l’interesse dell’atleta con quello dell’associato nel quadro delle direttive della FIPAV ai fini dello sviluppo della disciplina sportiva della pallavolo” 52. La c.d. incompatibilità ambientale sopravvenuta tra atleta ed associato vincolante, è uno dei maggiori motivi di scioglimento del vincolo per giusta causa. La Commissione Tesseramento, pur ammettendo la possibilità dell’esame dell’istanza per questa causa, concede lo svincolo soltanto in seguito alla dimostrazione, anche mediante testimonianze, del verificarsi di fatti molto gravi tra dirigenza ed atleti, fatti che “devono rivestire il carattere di grave negazione degli elementi del rapporto, ed in particolare dell’elemento della fiducia”.53 52 53 Art.35, 1° comma R.A.T. Comm.Tess.FIPAV, 5 febbraio 2002, atleti Vannucci e altri. Comm.Tess.FIPAV, 17 febbraio 2000, atleta Vantaggiato in cui si evidenzia come “uno stato di reciproca diffidenza rende non solo difficile, ma anche non produttivo il mantenimento del vincolo”. Comm.Tess.FIPAV, 3 gennaio 2002, atleta Lombardi, in cui si sottolinea come “tra due contraenti il rispetto reciproco è alla base di un corretto rapporto a tutto vantaggio dei singoli e delle associazioni”. 80 Un altro motivo di scioglimento del vincolo per giusta causa è il disinteresse da parte della società nei confronti delle prestazioni sportive del pallavolista. Infatti la FIPAV, tramite la Commissione Tesseramento, è contraria alla permanenza di legami tra società ed atleti che non siano caratterizzati da un rapporto di collaborazione per la pratica agonistica: se all’atleta, pertanto, non è concesso di esprimere le sue capacità sportive in campionati idonei, l’unica soluzione è la cessione a titolo definitivo del c.d. cartellino54 e non una serie infinita di prestiti che permettono all’affiliato di ottenere un guadagno sul mantenimento del vincolo. Un’altra ipotesi che può integrare lo scioglimento del vincolo per giusta causa, è la c.d. crescita tecnica che consiste nello scioglimento coattivo in seguito ad una concreta e attuale possibilità offerta al pallavolista di partecipare a competizioni di categoria superiore rispetto a quelle in cui militerebbe presso la squadra dell’affiliato vincolante. La ratio che sta alla base della c.d. crescita tecnica è quella di permettere all’atleta di migliorare il livello tecnico delle prestazioni anche in assenza di nulla osta: per questi motivi viene riconosciuta dalla Commissione Tesseramento soltanto nei casi in cui la carriera agonistica ne può trarre beneficio in concreto; è pertanto esclusa per quei pallavolisti che vantano già numerosi anni di attività agonistica, visto che la loro posizione è ormai 54 Comm.Tess.FIPAV, 20 novembre 2003,atleta Loprieno in cui lo svincolo è concesso in seguito alle doglianze dell’atleta per “un sostanziale disinteresse da parte del sodalizio che si protraeva ormai da più di quattro anni essendo sempre ceduto in prestito ovvero essendo rimasto fermo a causa di un infortunio”. 81 stabile. Il periodo indicato per usufruire di questa ipotesi di scioglimento del vincolo parte dalla prima adolescenza ai vent’anni55. Un caso particolare che ritroviamo soltanto nella normativa della FIPAV è il c.d. riscatto del cartellino, consistente nella possibilità attribuita all’atleta che partecipa ai Campionati nazionali di secondo livello, maschili o femminili, di sciogliere il vincolo sportivo contratto con un affiliato in seguito al pagamento di un corrispettivo quantificato dal Consiglio Federale, sentito il parere della Lega, in considerazione del sesso, dell’età e delle capacità agonistiche dell’atleta. L’ammontare del corrispettivo può essere determinato d’accordo tra le parti, oppure, in caso di controversia, unilateralmente dalla Commissione Tesseramento Atleti56. Lo scioglimento del vincolo si produce nel momento in cui risulti versato e ricevuto l’indennizzo, mediante rilascio all’atleta di dichiarazione scritta da parte della società da cui risulti, tra l’altro, anche il consenso al riscatto57. Il riscatto viene omologato successivamente dall’Ufficio Tesseramento FIPAV. Sono previste alcune limitazioni per impedire che si abusi di questa ipotesi di scioglimento “pecuniario”: nessun associato può vincolare più di due atleti che abbiano riscattato il vincolo al termine della stagione sportiva immediatamente precedente; 55 Comm. Tess FIPAV, 17gennaio 2002, atlete Biasotti e Marcon. 56 Art.37 co.3 R.A.T. 57 Art.37 co.6 R.A.T. 82 l’atleta non può chiedere il riscatto del vincolo più di due volte nel corso della sua carriera58 Attualmente, la Federazione Italiana Pallavolo è l’unica in Italia che prevede la durata a tempo indeterminato del vincolo sportivo: la disciplina relativa allo scioglimento dell’istituto può esaminarsi come in netta contrapposizione con quella della F.I.G.C.; infatti, mentre i calciatori sono limitati nella proposizione delle istanze da un sistema rigido e formale, che tuttavia consente una previsione quasi certa dell’esito della controversia, i pallavolisti devono far riferimento al rimedio della c.d. giusta causa, usufruendo di un maggior interesse per il caso concreto, ma pagando con una più elevata discrezionalità delle decisioni dell’organo di giustizia federale. 59 Discrezionalità non significa comunque arbitrio e, pertanto, un sistema di scioglimento del vincolo che consideri nel giudizio le circostanze di fatto deve valutarsi positivamente, a differenza della parallela disciplina attinente alla durata del vincolo, come osservato dalla migliore dottrina.60 L’istituto dello scioglimento del vincolo sportivo, pur considerando i recenti margini di miglioramento che le normative di alcune federazioni sportive coinvolte hanno registrato, non può che definirsi corrispondente solo in minima parte alle esigenze degli atleti che necessitano di cambiare affiliato: se ad oggi è comunemente accettata la tesi che identifica un rapporto di tipo associativo tra sportivi e società, tale ricostruzione deve trovare riscontro nei regolamenti federali che, attualmente, mediante la disciplina del vincolo e del 58 Art.39 R.A.T. 59 Alessia Bellomo “Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo” in GiustiziaSportiva.it 60 AA.VV.,”Vincolo sportivo e diritti fondamentali” , Pordenone 2002, p. 9 e ss. 83 suo scioglimento, incidono sul problema, configurandolo tuttavia, in modo da privilegiare gli interessi delle associazioni più che le disposizioni di legge in materia di recesso dell’associato.61 3.6 La Lega Pallavolo Maschile e la SuperLega La Lega Pallavolo Serie A Maschile si costituisce a Bologna il 7 giugno 1987 ad opera di 23 società pallavolistiche che disputavano all’epoca i Campionati di Serie A1 e A2. Viene, così, sottoscritto un atto costitutivo importante che identifica la Lega nella forma di associazione non riconosciuta. Viene eletto nella carica di primo Presidente Carlo Fracanzani al quale sono affiancati due consiglieri: uno per la Serie A1, Paolo Molinelli (G.S.Falconara) e uno per la Serie A2, Paolo Solci (Polisportiva Gabbiano Mantova). 61 Alessia Bellomo “Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo” in GiustiziaSportiva.it 84 Gli obiettivi che intendeva perseguire la neonata associazione erano i seguenti: “Inquadrare, tutelare, disciplinare e controllare i sodalizi che la compongono; fornire ai propri associati nelle materie attinenti all’attività sportiva ed a quelle a questa connesse servizi di consulenza e assistenza; programmare l’attività agonistica dei sodalizi di Serie A1 e Serie A2; gestire l’immagine della pallavolo di vertice nei rapporti con gli organi di informazione, con l’industria e le componenti qualificate dell’intero movimento pallavolistico nazionale; organizzare tornei e manifestazioni sportive finalizzate alla promozione della pallavolo; esercitare le funzioni attribuitele dallo statuto e dai regolamenti della FIPAV; promuovere ogni altra iniziativa ed espletare ogni altra funzione discendente o correlata ai propri fini istituzionali.” 62 La sede della Lega Pallavolo Serie A è a Bologna. Attualmente aderiscono al Consorzio, le società che partecipano ai Campionati della Serie A maschile FIPAV. Attuale Presidente è Albino Massacesi, vice-presidente e amministratore delegato della Società Cucine Lube Banca Marche Treia, eletto il 25 luglio 2014 dall’Assemblea della Lega. Nella stessa data è stato votato anche il nuovo Consiglio di Amministrazione nelle persone di: Gianrio Falivene (Top Volley Latina), Gino Sirci (Sir Safety Perugia), Arveno Joan (Altotevere Città di Castello - Sansepolcro) e Giuseppe Cormio (CMC Ravenna) per la SuperLega, 62 Fonte: www.legavolley.it 85 Michele Miccolis (Materdominivolley.it Castellana Grotte) e Massimo D’Onofrio (Sieco Service Ortona) per la Serie A2. Amministratore Delegato di Lega, confermato nel nuovo C.d.A: Massimo Righi Inoltre, il 28 agosto 2014 il nuovo C.d.A. ha nominato Gianrio Falivene (Top Volley Latina) Vicepresidente Vicario in quota SuperLega, assegnando la carica di Vicepresidente di Serie A2 a Michele Miccolis (Materdominivolley.it Castellana Grotte). Il ruolo fondamentale della Lega Pallavolo Serie A è quello di organizzare i Campionati Nazionali di Serie A1 e A2, secondo regolamenti redatti annualmente da specifiche commissioni, che disciplinano le varie modalità di svolgimento dell’attività agonistica per l’attività di competenza della LEGA. Il Regolamento Organico dei Campionati di Serie A Maschile approvato il 3 giugno 2014 così recita: “ il presente regolamento si propone di disciplinare in maniera organica le varie modalità di svolgimento dell’attività agonistica relativa al settore di competenza della LEGA, e in particolare, gli scopi, le caratteristiche ed i requisiti di partecipazione alle diverse tipologie di campionati di Serie A maschile ai quali possono prendere parte le società sportive titolari, in base ai vigenti regolamenti della FIPAV e della LEGA, del relativo diritto.”63 Inoltre, per quanto riguarda le norme di ammissioni ai Campionati di serie A sono contenute, in via esclusiva, nel Regolamento Ammissione ai Campionati annualmente approvato dai competenti organi della LEGA e della FIPAV. 63 Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 co.1.1 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A maschile approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014 delibera n.7 e dall’Assemblea Ordinaria del 3 giugno 2014. 86 Tali norme, pertanto, continueranno a trovare applicazione ai fini dell’ammissione al campionato, nonché ai fini della verifica della sussistenza dei presupposti per continuare a partecipare al campionato, ed avranno prevalenza in caso di eventuale contrasto con le disposizioni contenute nel Regolamento Organico dei Campionati di serie A maschile.64 Tra i compiti che la Lega Pallavolo svolge annualmente vi è anche “la presentazione dei Calendari per il Campionato”. Quella relativa al 69° Campionato di serie A1 2013/14 , svoltasi a Bologna il 17 luglio 2013, è stata molto particolare: la Lega Pallavolo Serie A, infatti, ha invitato un rappresentante dei tifosi per ciascuna squadra di Serie A1, coinvolgendolo nella presentazione delle prime due giornate di gara e nei commenti sui singoli roster della Società d’appartenenza. Una iniziativa molto apprezzata dai numerosi presenti, un segnale unico nel suo genere che incarna l’alto livello di cultura sportiva e dei valori di amicizia e rispetto di questo movimento. 64 Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 co.1.2 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A maschile approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014 delibera n.7 e dall’Assemblea Ordinaria del 3 giugno 2014. 87 Bologna, 17 luglio 2013 - Presentazione Calendari Campionato 2013/2014 Oltre ai Campionati di Serie A1 e A2, la Lega si occupa anche delle manifestazioni collegate al Campionato: la Coppa Italia che dal 1997 è divisa in due diverse competizioni per la Serie A1 e la A2. Per diversi anni fino al 2009, alla fase finale è stato abbinato l’evento “Volley Land” che si proponeva di incentivare lo sport della pallavolo attraverso esibizioni e partite tra tifosi e campioni di pallavolo. Quello di “Volley Land” è stato per anni l’evento più atteso dal “Popolo degli Zainetti”, i giovani e giovanissimi che a migliaia affollavano gli spazi dei locali adibiti all’evento; la Supercoppa Italiana gara unica nella quale si sfidano le squadre vincitrici dello Scudetto e della Coppa Italia; i Campionati Giovanili Under 18, Junior League e Boy League. 88 Diverse innovazioni tecnologiche sono state introdotte e testate dalla Lega Pallavolo Maschile, a cominciare dalla cosiddetta “talpa” che, però, è risultata non affidabile. Mentre, una vera innovazione del Campionato 2013-2014 di serie A1 è da considerarsi il c.d. “video-check”,che si è dimostrato uno strumento decisivo nelle valutazioni dei casi controversi e che ha avuto il massimo consenso anche a livello internazionale. In data 3 giugno 2014 con delibera n.7 del Consiglio di Amministrazione della Lega Pallavolo di Serie A è stato approvato il Regolamento Organico del Campionato di Serie A1. Con questo documento è stata attuata la rivoluzionaria riforma del Campionato di Serie A1 di Pallavolo che ha dato vita alla creazione della c.d. SuperLega Serie A1. Il documento parte dalla unanime considerazione che il blocco delle retrocessioni ha portato innumerevoli benefici sui conti delle Società senza pregiudicare l’appeal del campionato. Si deve, quindi, continuare su questa strada aggiungendo qualche innovazione che possa portare ad una sostenibilità economica maggiore mediante l’incremento delle entrate nel medio periodo e il contenimento dei costi nel breve periodo. Con la Riforma dei Campionati si è cercato di responsabilizzare maggiormente la LEGA e la FIPAV nella gestione dei Campionati di vertice. Il modello di riferimento è lo sport professionistico americano che è organicamente diverso da quello europeo e del resto del mondo: le varie leghe non appartengono ad alcuna federazione sportiva. Le squadre di tutti gli sport professionistici sono chiamate con il termine “franchigie” e sono sempre le stesse ogni stagione. Per “franchigia” si intende una realtà economica identificabile da un marchio e da un suo business; questo termine, nel tempo, si è differenziato da quello di Club di origine europea. 89 La franchigia è ,quindi, una compagnia privata il cui scopo non è solo quello di ottenere un risultato sportivo ma soprattutto quello di produrre profitti e in tale ottica la performance sportiva è solo uno dei mezzi tramite cui realizzarli. In Italia, per realizzare il sistema delle franchigie, è necessario introdurre il sistema delle “licenze”, nel quale non esiste il concetto di retrocessione, la partecipazione è garantita per un lungo periodo e viene garantito l’ingresso ad altre franchigie. Sono notevoli i vantaggi che da questo sistema potrebbero derivare: 65 possibilità di programmazione sportiva di lungo periodo; possibilità di programmazione economico/finanziaria di breve (un anno), medio (tre anni) e lungo periodo (5 anni); maggiore possibilità di investimenti immobiliari: impianto, sede, foresteria, ristorazione, ecc. (1.000/1.500 € il costo per seduta in un nuovo impianto); regole certe perché gestite con una giustizia endo-associativa; accesso consentito solo a chi possiede la medesima identità e visione dei proprietari già presenti; distribuzione territoriale omogenea e tale da consentire sviluppo per tutti. Ci potrebbero essere, però, anche degli svantaggi: culturali, per superare il concetto meritocratico di promozione/retrocessione; 65 Fonte: Progetto Superlega del 2 aprile 2014 in www.legavolley.it 90 rischio di perdere le realtà piccole e poco dimensionate; costi di ingresso molto alti; impiantistica italiana carente; l’organizzazione dei campionati di serie inferiore. 66 La licenza decorre dalla stagione sportiva 2014/15 per le società che avevano il diritto di partecipare al Campionato di Serie A1 2013/14 nonché per le due società sportive promosse dalla Serie A2 2013/14; invece, decorrerà dalla stagione sportiva in cui il Club è stato ammesso al Campionato Serie A1 Superlega per la prima squadra classificata del Campionato di Serie A2 della stagione 2014/15 e seguenti. Inoltre è concessa alla Lega la facoltà di attribuire una ulteriore licenza per ogni stagione sportiva. La licenza ha una durata minima di 4 stagioni sportive (fino al termine del campionato 2017/18, ma entro il termine della stagione 2017/18 la LEGA e la FIPAV potranno prorogare di altre due stagioni la durata delle licenze. Il Campionato di Serie A1 Superlega non prevede retrocessioni per tutta la durata della licenza. L’istituto della retrocessione sarà ripristinato automaticamente a decorrere dalla stagione sportiva 2018/19 o 2020/2021 e verrà applicato a tutte le società che parteciperanno a tale campionato. Nel quadriennio sulle Società devono essere effettuati dei controlli, per cui la licenza è revocata se una Società nel corso di due campionati consecutivi ha conseguito quattro o più penalità con riferimento ai seguenti indici di valutazione: 66 Fonte: Progetto Superlega del 2 aprile 2014 in www.legavolley.it 91 classifica finale del campionato (penalità per chi arriva negli ultimi due posti); rispetto degli impegni economici (verifica in quattro scadenze annuali della puntualità dei pagamenti, che andranno sottoscritte dagli atleti); percentuale di riempimento degli impianti di gioco (dovrà essere garantito dalle Società un indice pari all’80% della capienza minima prevista per gli impianti di gioco, con ingressi omaggio sotto al 20%. La capienza sarà pari a 2.000 spettatori fino alla stagione 2016/17. Dalla stagione 2017/18 la capienza minima passerà a 3.000 spettatori). Però, sarà attribuito un “bonus” che andrà ad azzerare una penalità per quelle società che, per due campionati consecutivi, raggiungeranno (congiuntamente) tutti i seguenti obiettivi: partecipazione diretta a tutti i seguenti campionati giovanili:under 13 o under 14, under 15, under 17 e under 19 (o Junior League); corner merchandising all’interno dell’impianto di gioco; area/sala hospitality funzionante; contatti You Tube (80.000 contatti per il solo periodo agonistico. (1° settembre – 31 maggio di ciascuna stagione sportiva). Sono allo studio, inoltre, ulteriori parametri “social”. 92 3.7 La Lega Pallavolo Femminile – tutela delle pallavoliste La Lega Pallavolo Serie A Femminile è un consorzio che si costituisce al Palasport di Modena il 6 giugno 1987 e che, da allora, si propone i seguenti obiettivi: la cura degli interessi comuni agli associati; il consolidamento dell'immagine della pallavolo femminile di vertice in Italia nei rapporti con gli organi di informazione, con il mondo delle imprese industriali, commerciali ed enti in genere nonché con le componenti qualificate dell'intero movimento pallavolistico nazionale ed internazionale; la realizzazione e la gestione di accordi e servizi nell’interesse delle società consorziate ed in particolare quelli relativi all'organizzazione comune dell’attività sportiva istituzionale delle società associate; l’organizzazione di eventi cui partecipino le squadre di Serie A femminile e le rispettive atlete; la rappresentanza dei consorziati nella negoziazione e gestione dei diritti collettivi di immagine a carattere sia radiotelevisivo che promopubblicitario. 93 Il Consorzio comprende le squadre che partecipano ai Campionati di pallavolo femminile italiani di Serie A1 e A2, allo scopo di organizzarne l’attività agonistica e ha sede a Milano. Vengono organizzati dalla Lega Pallavolo Serie A Femminile i seguenti eventi: Campionati di Serie A1 e A2 Coppa Italia A1 e A2 Supercoppa Italiana L’attuale Presidente è Mauro Fabris. Quando parliamo di sport al femminile, la prima cosa che ci viene in mente è la discriminazione attuata nei confronti delle donne sportive. Infatti, ad esempio nel calcio, la FIGC non prevede una categoria professionista per le donne che praticano questo sport che sono considerate dilettanti ed equiparate al settore del calcio a cinque. Il problema nasce dall’antica dicotomia tra professionismo e dilettantismo. La legge che regola il professionismo sportivo è, come già evidenziato nel cap.II° del presente lavoro, la L.81/91 che all’art.2 recita: “sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse con l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica”. E’ nella parte finale del suddetto articolo, quando si attribuisce al CONI e alle Federazioni il potere di distinguere l’attività dilettantistica da quella professionistica, che si determina la discriminazione nei confronti delle donne. Anche le giocatrici 94 di pallavolo sono considerare dilettanti, come d’altronde, i loro colleghi uomini. La prima conseguenza del mancato riconoscimento del professionismo sportivo nelle donne è l’assenza di un contratto di lavoro. In presenza di un regolare contratto, le prestazioni fornite dalle sportive “professioniste di fatto” non possono essere considerate tipiche neanche di lavoratrici di tipo subordinato o autonome. Pur esistendo, per i “professionisti di fatto” dei moduli che disciplinano l’erogazione dei compensi e stabilizzano il legame tra società e giocatore o giocatrice, tuttavia vengono escluse forme di tutela completa, come quella dei professionisti. Vi sono altre conseguenze derivanti dalla disparità di fatto fra uomini e donne: è quello che ha sottolineato Ester Vitale, membro del sindacato UIL Sicilia e relatrice al convegno sulle pari opportunità realizzato alla Kore di Enna e cioè la non corresponsione del TFR, di indennizzi per i casi di maternità e l’esclusione dalla maggior parte delle forme di tutela presenti nel mondo del lavoro. “In assenza di un contratto ed in presenza di questa condizione che spesso raggiunge la stregua di un lavoro in nero - ribadisce Vitale -, il 70% delle donne che vivono di sport non raggiungono l’indipendenza economica, altrettante sono costrette a chiedere a lungo un sostegno alla famiglia”. Esiste nella disciplina dei contratti che riguardano la pallavolo femminile una clausola di rescissione del contratto in caso di gravidanza. Cosa ne pensi anche in riferimento ad altri tipi di professione? 95 Ho fatto questa domanda ad ANNA SWIDEREK, giocatrice di pallavolo che ha militato in Serie A1, A2 , B1 e B2 nel ruolo di palleggiatrice, la quale ha così risposto: “Esattamente. Questa clausola compare in tutti i contratti delle giocatrici professioniste. Mi riferisco alle categorie in cui le atlete percepiscono un certo stipendio visto che la pallavolo non si può definire professionismo, ahimè, a nessun livello. E' una clausola che se da una parte protegge l'investimento della società e l'integrità dell'organico per tutta la durata della stagione, dall'altra lede la giocatrice quale donna e lavoratrice. A mio parere è una discriminazione. Essa, purtroppo, viene tacitamente accettata così come lo status di lavoratrice con doveri senza diritti. Impegno totale, sacrificio, obbedienza da una parte, dall'altra, nessun contributo pensionistico o sociale, negazione del diritto alla maternità e quant'altro un reale lavoro in nero può offrire. Logicamente chi percepisce stipendi molto alti, mette da parte queste considerazioni e pensa ad aumentare il conto in banca. Purtroppo, tali atlete sono una piccola percentuale rispetto a coloro che preferirebbero avere compensi più bassi ma essere considerate "lavoratrici professioniste" con tutto quello che tali parole implicano. C'è bisogno della svolta in senso professionistico di questo sport che lo è già in pratica ma ancora zoppica per interessi prettamente economici di pochi”.67 Questo è quanto avviene nella realtà,nonostante l’affermazione : 67 Anna Swiderek, intervista rilasciata all’Autrice il 19/02/2014 96 “E’ garantita la tutela della posizione sportiva delle atlete madri in attività per tutto il periodo della maternità fino al loro rientro all’attività agonistica che non potrà avvenire prima di quattro mesi dalla data del parto”.68 Anna Swiderek (maglia n. 10) 68 Art.10 co.5 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del 3/7/2012 e n.393 del 30/10/2012 97 CAPITOLO QUARTO – Le società sportive dilettantistiche 4.1 Associazioni e Società Sportive L’attività sportiva dilettantistica per esprimersi ha bisogno di modelli organizzativi: quello più utilizzato è quello associativo. L’associazione, infatti, viene utilizzata sia per le attività di organizzazione e normazione tecnica (federazioni sportive) sia per l’attività divulgativa delle competizioni aventi carattere agonistico (società ed associazioni dilettantistiche federali). Il dilettantismo, per diverso tempo, non ha suscitato molto interesse da parte del legislatore. La disciplina legislativa dell’attività sportiva dilettantistica ha, quindi, origini recenti ed è caratterizzata da un accentuato tecnicismo procedimentale. Infatti, più che individuare i principi generali e le finalità del fenomeno, si limita a prevedere le forme organizzative e le connesse regole procedimentali da seguire per la loro costituzione.69 Il primo intervento legislativo nella materia è quello relativo alla Legge 289/2002 così come modificata dalla Legge 128/2004. Ai sensi del combinato disposto dell’art.90 co.17 L.289/2002 e dell’art.29 Statuto CONI , il fenomeno dilettantistico per avere rilevanza, anche ai fini sportivi, deve essere organizzato nelle seguenti forme: 69 Giovanni Bruno”Le società e le associazioni dilettantistiche federali” in Manuale di diritto dello Sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 98 associazione sportiva priva di personalità giuridica disciplinata dall’art.36 e seguenti del codice civile; associazione sportiva con personalità giuridica di diritto privato regolamentata dal DPR 10 febbraio 2000 n.361; società sportive dilettantistiche di capitali senza scopo di lucro (SSD); società cooperative senza scopo di lucro. In Italia il 95% delle società sportive dilettantistiche assume la veste di ASD (associazione sportiva dilettantistica). I motivi di questa scelta sono: maggiore semplicità ed economicità nelle fasi di costituzione e gestione; notevoli vantaggi fiscali. Con riguardo a quest’ultimo punto, è da sottolineare come, fino all’emanazione della L. 289/2002, la possibilità di usufruire del regime fiscale agevolato previsto dalla L.398/1991 fosse riservata alle sole Associazioni. In seguito all’emanazione della legge sopra citata, invece, l’agevolazione è stata estesa anche alle cooperative e alle società di capitali costituite per svolgere attività sportive dilettantistiche senza scopo di lucro. La figura associativa costituisce,però, ancora oggi, il punto di riferimento prevalente nel panorama dilettantistico.70 La costituzione delle ASD nonché delle SSD deve avvenire per atto scritto; inoltre,lo statuto deve prevedere chiaramente: 70 Guido Del Re “ Associazioni Sportive Dilettantistiche e Società Sportive Dilettantistiche” in Osservatorio di Diritto Sportivo - www.ilsole24ore.com 99 il nome dell’associazione, società di capitali o cooperativa; l’oggetto sociale; l’individuazione del legale rappresentante; l’assenza di fini di lucro e la previsione che i proventi non possono, in nessun caso, essere divisi tra gli associati; che le norme dell’ordinamento interno siano ispirate al principio di democrazia interna; l’obbligo di redazione di rendiconti economico-finanziari; le modalità di scioglimento dell’associazione; l’obbligo di devoluzione ai fini sportivi del patrimonio in caso di scioglimento delle società e delle associazioni. Inoltre, per poter svolgere attività agonistica a carattere programmatico (partecipazione a gare, tornei e campionati) i soggetti interessati devono inquadrarsi , direttamente od indirettamente (attraverso il tesseramento presso una società od associazione sportiva federale) in una federazione. Con il riconoscimento da parte della federazione di competenza, in relazione alla tipologia di attività sportiva praticata, le società e le associazioni sportive dilettantistiche diventano soggetti rilevanti per l’organizzazione dello sport, vengono iscritte in appositi registri istituiti dalla L.186/2004 71 e “devono esercitare con lealtà sportiva le loro attività, osservando i principi, le norme e le 71 Giovanni Bruno”Le società e le associazioni dilettantistiche federali” in Manuale di diritto dello Sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 100 consuetudini sportive, nonché salvaguardando la funzione popolare, educativa, sociale e culturale dello sport”. 72 4.2 Le Società Sportive di capitali Il termine “società” ha sempre suscitato accesi dibattiti relativamente al suo utilizzo, a causa della evidente contraddizione tra l’obbligo dell’assenza dello scopo di lucro, proprio delle associazioni e società sportive, e l’art.2247 c.c. “con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili”. Le società di capitali che svolgono attività sportiva dilettantistica nella sfera delle federazioni sportive nazionali, infatti, non possono utilizzare quelle norme che presuppongono una distribuzione degli utili tra i soci (non possono emettere azioni di risparmio oppure fare ricorso al mercato del risparmio attraverso la quotazione in borsa). E’ diverso il caso delle società cooperative perché le finalità mutualistiche da esse perseguite, possono rientrare in quelle tipiche dell’attività sportiva dilettantistica. Le forme societarie previste dal Codice Civile che rientrano nel concetto di società di capitali sono: la società per azioni; la società in accomandita per azioni; 72 Art.24 co.4 Statuto CONI 2014 101 la società a responsabilità limitata. Con la Legge 289/2002, all’art.90, è stata sancita l’introduzione delle suddette forme societarie per lo svolgimento dell’attività sportiva dilettantistica ed inoltre con la novella del 2004 (L.128) è stato previsto in modo esplicito, il ricorso alla forma della cooperativa. Ma, già con l’approvazione del testo originario della L.91/1981, era stato decretato che l’ambito delle società di capitali sportive professionistiche fosse circoscritto alle società per azioni e a quelle a responsabilità limitata con esclusione di quelle in accomandita per azioni. Il motivo di questa esclusione è da ricercare nella presenza, nelle società in accomandita, di soci accomandatari illimitatamente responsabili. Lo stesso avviene nelle società di capitali dilettantistiche. La forma di società che, maggiormente, viene utilizzata nella pallavolo è quella della società a responsabilità limitata (ad esempio: la Top Volley Latina, squadra di pallavolo appartenente al Campionato italiano di Superlega, è una “società sportiva dilettantistica S.r.l.”). Le società di capitali sono dotate di un’autonomia patrimoniale perfetta: ciò significa che è la società che risponde delle obbligazioni assunte con il suo patrimonio. La limitazione di responsabilità dei soci fa sì che nel caso in cui la società sia dichiarata fallita, il fallimento non può, in nessun caso, essere esteso nei loro confronti. Per quanto riguarda l’amministrazione, in mancanza di diversa previsione statutaria, resta ferma la regola che essa è affidata ad uno o più soci, nominati con decisione dei soci, che restano in carica a tempo indeterminato (art.2475 1° co. c.c.). I vari tipi di “società sportiva”, hanno, perciò, in comune alcune caratteristiche: 102 i soci godono della responsabilità limitata; la carica di amministratore è separata dalla qualità di socio. La società, all’interno, è dotata di molteplici organi che hanno ciascuno la propria competenza: l’Assemblea, nella quale sono rappresentati tutti i soci in possesso di quote di proprietà, delibera sulla nomina e revoca degli amministratori promuovendo l’azione di responsabilità nei loro confronti, inoltre approva il bilancio annuale da essi redatto e le modifiche dell’atto costitutivo; il Consiglio di Amministrazione che ha la gestione della società attraverso una pluralità di amministratori (nel caso in cui sia nominato un Amministratore unico, egli riunisce in sé ed esercita individualmente tutte le funzioni proprie dell’organo amministrativo); il Collegio Sindacale è l’organo di controllo interno al quale è attribuita la funzione di vigilare sulla regolarità della gestione amministrativa della società. Per le società sportive, costituite in forma di società di capitali (di solito società a responsabilità limitata e società cooperative, come detto sopra,) è previsto, inoltre: il divieto per gli amministratori di ricoprire cariche sociali in altre società o associazioni sportive dilettantistiche che operino nell’ambito della medesima federazione sportiva o disciplina associata se riconosciuta dal CONI ovvero 103 nell’ambito della medesima disciplina facente capo ad un ente di promozione sportiva; l’obbligo di osservare le disposizioni del CONI e i regolamenti emanati dalle Federazioni Nazionali o dagli enti di promozione sportiva cui la società intende affiliarsi. L’attività sportiva dilettantistica, in generale, gode di varie agevolazioni fiscali: per effetto della Legge 342/2000, art.37 lett.d) co.1 e co.2 lett.a) e della Legge 289/2002, le indennità, i rimborsi, i premi ed i compensi erogati per attività sportiva dilettantistica non concorrono a formare il reddito per importi inferiori complessivamente nel periodo di imposta ad euro 7.500. Quindi: per compensi fino a 7.500 euro, esenzione dal prelievo fiscale; per la parte eccedente i 7.500 e fino a 28.158,28 euro, una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta pari al 23% maggiorata della sola addizionale regionale; per la parte eccedente i 28.158,28 euro, una ritenuta a titolo d’acconto pari al 23% maggiorata della sola addizionale regionale. In particolare, anche le società sportive dilettantistiche possono beneficiare della detassazione degli incassi sportivi, sebbene ad alcune fondamentali condizioni: a) le entrate che possono essere detassate ai fini IVA e delle imposte sui redditi sono esclusivamente quelle sportive istituzionali: ad esempio, per una S.r.l. che ha, per fine statutario, la gestione di scuole calcio, la detassazione riguarderà soltanto gli incassi delle suddette scuole e non anche, la gestione 104 secondaria di un servizio ricreativo, culturale o estetico (sauna, massaggi, ecc); b) gli incassi detassati possono provenire esclusivamente da due tipi di soggetti: i soci della S.r.l. (cioè i soci detentori delle quote di capitale) e gli utenti dell’impiantistica gestita dalla S.r.l. purché tutti tesserati con l’Ente di Promozione o la Federazione a cui è affiliata la Società sportiva dilettantistica. Gli adempimenti che la SSD deve porre in essere per detassare le entrate sportive istituzionali sono i seguenti: a) costituzione del sodalizio nella forma della S.r.l. sportiva dilettantistica senza scopo di lucro, infatti solo le società di capitali sportive dilettantistiche, senza scopo di lucro, sono parificate, ai sensi dell’art.90 L.289/2002, alle ASD con riguardo alla detassazione delle entrate istituzionali; b) individuazione delle discipline da eleggere ad attività istituzionali e loro menzione specifica nello statuto; c) affiliazione all’Ente di Promozione sportiva riconosciuto dal CONI e tesseramento dei praticanti le attività sportive statutarie. Per i non tesserati è inevitabile l’applicazione dell’IVA e delle imposte sui redditi; d) iscrizione della SSD nel registro del CONI; e) comunicazione telematica della dichiarazione EAS all’Agenzia delle Entrate da parte della SSD.73 Con l’istituzione della S.r.l. sportiva, il legislatore ha voluto istituire un soggetto giuridico secondo le norme che governano le società a responsabilità 73 Fonte: www.uisp.it 105 limitata, ma con molte delle prerogative delle Associazioni Sportive Dilettantistiche. 4.3 Il contratto di lavoro sportivo La Legge 91 del 1981, come successivamente modificata, disciplina il contratto di lavoro sportivo, ma come ormai è noto, ciò riguarda soltanto gli atleti che sono definiti “professionisti” dalla propria Federazione. Nell’art.2 della suddetta legge, si fa riferimento agli atleti, agli allenatori, ai direttori tecnico- sportivi e preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI. Si parla di onerosità della prestazione quando l’atleta è ricompensato non con il semplice rimborso delle spese effettivamente sostenute, ma con una prestazione, l’entità della quale può essere ricondotta ad una vera e propria retribuzione salariale. Si parla di continuità dell’attività quando la prestazione dell’atleta non è limitata esclusivamente a singole gare, ovvero a più gare non collegate tra loro in un breve periodo di tempo. La “ratio” è quella di limitare l’ambito oggettivo di applicazione della normativa a quelle prestazioni che non presentino il carattere dell’occasionalità.74 Il rapporto di lavoro sportivo dei professionisti viene instaurato mediante contratto scritto che deve essere 74 V.Frattarolo, Il rapporto di lavoro sportivo, p.28 106 conforme all’accordo stipulato tra federazione sportiva e rappresentanti delle categorie interessate. Per quanto riguarda il sistema previdenziale è prevista la possibilità di costituire fondi facoltativi per ottenere il pagamento di un’indennità al momento della cessazione del rapporto di lavoro. Successivamente all’entrata in vigore della L.91/1981, sono intervenute molteplici riforme che hanno determinato il diritto alla pensione per i lavoratori sportivi, al compimento del quarantacinquesimo anno, mentre, per le lavoratrici sportive, al compimento del quarantesimo anno, a condizione che siano stati regolarmente versati i contributi previdenziali, per un periodo di almeno venti anni. I lavoratori sportivi professionisti sono stati, perciò, equiparati ai lavoratori subordinati con la conseguente tutela dei diritti che agli stessi spettano : stabilità del posto di lavoro, condizioni eque, trattamento previdenziale come sopra specificato. Gli atleti dilettanti, invece , pur prestando, a volte, la loro opera in modo continuativo e tale da costituire l’unica fonte di guadagno, non godono delle stesse tutele che i loro colleghi professionisti hanno ex lege. Si è parlato, quindi, di professionismo di fatto per qualificare l’esercizio di attività sportiva dietro pagamento di una retribuzione nell’ambito di quelle categorie non qualificate come “professionistiche”. La dottrina, riguardo al rapporto di lavoro del “professionista di fatto" ha elaborato diverse soluzioni: alcuni ritengono di applicare la disciplina generale in tema di contratto di lavoro ma non quella speciale di cui alla Legge 91/1981; altri propongono l’applicazione diretta o analogica della legge in questione; 107 altri hanno elaborato la figura mista del semi-professionista, al quale applicare la disciplina speciale “in quanto compatibile”; altri escludono la validità dei contratti a titolo oneroso fra professionista di fatto e società sportiva.75 La disciplina vigente in Italia, riguardo alle attività sportive dilettantistiche, è molto lacunosa e da ciò deriva, addirittura, la difficoltà di individuarne con esattezza la categoria. L’unica definizione è quella del D.M. 17/12/2004 che in materia assicurativa, definisce in modo residuale gli sportivi dilettanti come:”tutti i tesserati che svolgono attività sportiva a titolo agonistico, non agonistico, amatoriale, ludico motorio o quale impiego del tempo libero, con esclusione di coloro che vengono definiti professionisti” Questa definizione, accomunando realtà tra loro lontanissime (dal giocatore di serie A al ragazzino che gioca per la strada) risulta poco utile per individuare i diritti della categoria. E’ quindi soltanto con i contratti tra le parti che garanzie, diritti e obblighi inerenti il mondo sportivo dilettantistico possono effettivamente realizzarsi. 76 I contratti stipulati dagli sportivi dilettanti (giocatori e allenatori di pallavolo) e le varie società sono contratti di tipo privato, a differenza di quelli sottoscritti dagli sportivi professionisti. Il giocatore di pallavolo è considerato un “dilettante”. Secondo il contratto che lo lega alla società in cui presta la sua attività, questa viene retribuita 75 E.Indraccolo, “Rapporti e tutele nel dilettantismo sportivo”, p.156 ss. 76 Fonte: www.AIAPAV Associazione Italiana Allenatori di Pallavolo 108 con un compenso che è definito “rimborso spese”. Secondo te è giusto questo tipo di contratto o potrebbe essere migliorato? A questa domanda, così ha risposto SALVATORE ROSSINI , pallavolista che per due stagioni consecutive, fino alla stagione sportiva 2013/2014 ha giocato in Serie A1 nella squadra della Top Volley – Andreoli Latina nel ruolo di libero, ruolo che tuttora ricopre nella Nazionale italiana: “Purtroppo questa forse è la peggiore pecca del nostro sport. Considerare degli atleti come noi dilettanti non è altro che un modo per garantire un minor peso fiscale alle società , fatto che però ha come rovescio della medaglia innumerevoli risvolti. Gli anni passati da dilettanti non sono conteggiati ai fini pensionistici , non ci permettono di accumulare contributi se non versati di tasca propria,inoltre il contratto così stipulato ha meno valore ai fini legali. Questa cosa purtroppo non sussiste in altri sport come il calcio o il basket ma nella pallavolo solo il campionato francese considera i propri atleti professionisti. Fatto abbastanza bizzarro per chi come noi si allena 5 ore al giorno ed è impegnato mattina e pomeriggio nella sua unica attività. Agevolare le società dal punto di vista fiscale potrebbe essere un primo passo per rendere lecito e trasparente qualcosa che non ha nulla da nascondere”.77 77 Salvatore Rossini, intervista rilasciata all’Autrice il 04/04/2014 109 Salvatore Rossini Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina Come già detto, in assenza di una tutela prevista dalla legge per il lavoro sportivo dilettantistico, i giocatori e gli allenatori di pallavolo per garantire i loro diritti, devono stipulare dei contratti in grado di imporre alle società e/o associazioni sportive, precisi obblighi. Si possono indicare come contenuti 110 minimi del contratto in grado di tutelare l’attività lavorativa dei suddetti sportivi dilettanti, i seguenti: garanzia di stabilità del rapporto contro recessi arbitrari; garanzia del rispetto delle obbligazioni pecuniarie; garanzia della conservazione del posto di lavoro in caso di malattia o infortunio; assistenza medica. Particolarmente attuale è il problema del rispetto delle obbligazioni pecuniarie. Infatti a causa della crisi economica contingente, sono aumentati notevolmente i casi di inadempienza da parte delle società sportive. Come è noto, il patrimonio delle società o associazioni è costituito unicamente dagli incassi delle sponsorizzazioni e da pochi beni materiali (attrezzature, indumenti sportivi ecc.). Per questo motivo, le azioni esecutive intraprese per ottenere in maniera coattiva il pagamento dei crediti, spesso non sortiscono effetti. Per evitare questi rischi, è opportuno che le obbligazioni pecuniarie previste dal contratto siano oggetto di garanzia da parte di altri soggetti. Sarebbe utile introdurre delle clausole che prevedano l’assunzione delle obbligazioni da parte di persone fisiche, in solido con le società. Infatti, le persone fisiche sono generalmente, a differenza delle società, titolari di beni mobili e immobili, crediti da lavoro ecc., più facilmente aggredibili. Un’altra e migliore forma di garanzia dell’adempimento del contratto è costituita da fidejussioni bancarie o assicurative ma, a causa degli elevati costi dei contratti e delle polizze fideiussorie, le società sono abbastanza restie a concedere tali forme di garanzia. Inoltre il contratto dovrebbe cautelare anche contro il mancato pagamento di quanto dovuto ai giocatori. 111 A questo proposito ho intervistato FRANCESCO BIRIBANTI, giocatore di pallavolo nel ruolo di opposto, che ha giocato nella squadra ICOM LATINA nella stagione sportiva 2001/2002 e per cinque stagioni consecutive, oltre ad aver rivestito la maglia della Nazionale italiana: E’ tutelato il giocatore di pallavolo in caso di mancato pagamento di quanto dovuto per contratto, visto che è considerato un “dilettante”? Se si’, in che modo? “Noi giocatori...purtroppo...siamo abbandonati a noi stessi! Nessuna tutela e nessun tipo di aiuto da parte di nessuna associazione o federazione! Sia in Italia che all'estero! Le società fanno il loro comodo per i pagamenti..ritardano di mesi e a volte neppure ti pagano! Come a me a Corigliano dove ho perso tutto il contratto quasi e mi ha cambiato la vita (avendo fatto fede su questi soldi e preso casa), perciò sono indignato da anni per come ci trattano !!! Ora poi la situazione e' davvero assurda!!”78 78 Francesco Biribanti, intervista rilasciata all’Autrice il 26/02/2014 112 Francesco Biribanti Fino a ieri i ritardi nei pagamenti costituivano la prassi. Ma oggi sembra che le cose siano destinate a cambiare. Infatti, con la creazione della Superlega A1, sono state introdotte nuove norme relative ai controlli sull’erogazione dei compensi spettanti ai tesserati delle squadre della Superlega che, a differenza dei loro colleghi di Serie A2 e di quelli appartenenti alle serie minori saranno maggiormente tutelati rispetto al passato. La Lega Pallavolo 113 ha stabilito che alla Serie A1 2014/2015 possono iscriversi solo le società che hanno corrisposto almeno il 90% del totale del compenso lordo complessivamente pattuito ai tesserati della rosa della prima squadra 2013/2014, e che i consueti controlli che prima venivano effettuati a fine stagione, adesso saranno affiancati da diversi controlli in itinere. 79 Sull’argomento ho chiesto a MASSIMO RIGHI, Amministratore Delegato della Superlega: Possiamo dire con certezza che la Lega abbia voluto in questo modo tutelare gli atleti che, in passato, avevano evidenziato il problema della mancata corresponsione dei loro compensi? Cosa ne pensa lei a riguardo ? “Questo è uno degli aspetti del problema, nel senso che la Lega vuole assolutamente che i comportamenti dei club siano virtuosi e, soprattutto, siano proporzionati alle disponibilità reali dei singoli club in un momento in cui le risorse per lo sport sono in forte contrazione perché i primi tagli che le aziende fanno sono gli investimenti nello sport, nella pubblicità, nel marketing, in tanti rami che sono connessi comunque allo sport. E’ chiaro che dobbiamo avere la certezza che chi partecipa al nostro campionato abbia atteggiamenti assolutamente virtuosi e coerenti nei confronti del proprio budget. Questo è il motivo per cui abbiamo anche intensificato questo tipo di attività di controllo che ci porterà ad avere non solo controlli a fine stagione ma anche controlli periodici.” 79 Francesco Zoli “Superlega A1, inasprite le norme di controllo” su www.volleyball.it 114 Il blocco delle retrocessioni attuato negli ultimi due anni per contrastare la crisi economica ha avuto effetti positivi sul nostro campionato. Potrebbe questo portare ad un abbassamento del livello tecnico delle squadre che non sono considerate di I^ fascia? “Noi abbiamo fatto delle considerazioni molto semplici su questo tema aldilà di quelle molto complesse prima di approvarlo e abbiamo verificato che innanzitutto ci sono stati, per intenderci, più provvedimenti disciplinari nell’anno del blocco delle retrocessioni rispetto agli anni precedenti, quindi, l’agonismo in campo da parte dei giocatori e degli allenatori non è venuto meno. Penso se no che, se uno gioca per niente, magari si arrabbia anche di meno, invece la tensione è stata addirittura più alta. Poi le cause possono essere molteplici, però diciamo che la tensione c’è stata. In seconda battuta non abbiamo registrato un sostanziale calo degli spettatori. Ci sono stati incrementi in alcuni campi, dei mantenimenti in altri, dei cali in altri ancora. Però tutte cose abbastanza fisiologiche nell’ambito di sviluppi e di contrazioni date dai singoli progetti, quindi, nulla che possa essere così preoccupante. Infine, tra le mille scuse che gli sponsor in questi anni hanno, non scuse, motivazioni che gli sponsor hanno addotto per non rinnovare le sponsorizzazioni oppure per non procedere alle sponsorizzazioni, mai nessuno ha tirato in ballo come motivazione il blocco delle retrocessioni. Per quanto riguarda il dato tecnico, ci sentiamo assolutamente di dire che i giocatori ci sono e sono cresciuti in questi anni. Tanti giocatori italiani giocano titolari, tanti giovani si sono affacciati sul palcoscenico della serie A e quindi io non credo proprio che ci siano stati grossi problemi perché noi abbiamo risanato tantissime situazioni finanziarie, perché una programmazione lungimirante ha consentito appunto di pianificare dei budget adeguati alle proprie possibilità, ha permesso ad alcuni club di tenere duro e di sopravvivere per un paio d’anni ed adesso ne parte il grande rilancio. Faccio un esempio per tutti ma possono essere molti: Verona. Verona aveva sicuramente una situazione complessa che il blocco delle retrocessioni ha permesso di pianificare, di risanare, di 115 ripartire. Quest’anno sono ripartiti con grandissimo slancio. Verona è sempre stata una di quelle piazze che ha fatto molta fatica a mantenere la serie A. Ma come Verona anche altre, però questo (Verona) è il caso più eclatante perché è in fase di rilancio”.80 4.4 Il caso dell’agente sportivo nella pallavolo Inquadrare la figura dell’agente sportivo all’interno del sistema sportivo in generale, non è sicuramente facile. Infatti, nella prassi di alcune discipline sportive è sempre più diffusa l’utilizzazione, sia da parte dei giocatori che delle società sportive, di professionisti specializzati nel trattare e stipulare i relativi contratti. Negli sport professionistici, ad esempio nel calcio, per gli interessi economici legati al calcio mercato, la figura dell’agente sportivo ha richiesto una disciplina specifica. Per quanto riguarda la pallavolo ,la FIPAV nel 2004 ha inserito nel proprio ordinamento, come soggetto sportivo, la figura del procuratore sportivo. In particolare l’art.16.1 dello Statuto prevede che “sono procuratori sportivi coloro che prestano la loro opera di assistenza e rappresentanza di atleti e tecnici sportivi tesserati nei rapporti con le società e associazioni sportive affiliate e, per quanto previsto nei regolamenti federali, nei rapporti con gli organi federali”. Pertanto è stabilito che il procuratore sportivo possa svolgere la propria attività di assistenza e rappresentanza a favore sia di atleti che di tecnici tesserati. Nel secondo comma si prevede che “la qualifica di procuratore sportivo 80 Massimo Righi intervista rilasciata all’Autrice il 15/09/2014 116 viene conferita dalla FIPAV nei limiti e con le modalità previste dai regolamenti federali”. Nel successivo punto 3 si regolamentano le incompatibilità, in particolare con qualsiasi carica federale elettiva, nonché, con qualsiasi altra qualifica federale, “compresa quella di socio proprietario di quote di capitale sociale in società sportive affiliate costituite come società a responsabilità limitata o come società per azioni”. I regolamenti federali previsti dal citato art.16 del predetto Statuto non sono stati a tutt’oggi emanati e perciò la figura del procuratore sportivo non è stata, in concreto, riconosciuta nell’ambito della Federazione Italiana di pallavolo. Non ci si deve meravigliare di ciò, in quanto la figura dell’agente, allo stato attuale, è incompatibile con il movimento dilettantistico da cui ha origine la FIPAV.81 Infatti, la Federazione Italiana Pallavolo in occasione della revisione apportata al proprio Statuto nel 2011, ha abrogato la norma originariamente dedicata alla figura del procuratore sportivo e contenuta nell’art. 16 di cui sopra. Di conseguenza, la Lega Pallavolo, sia essa maschile che femminile, di propria iniziativa ha emanato un regolamento sugli agenti sportivi, senza alcuna delega da parte della FIPAV e si è attribuita così la competenza regolamentare nonchè di vigilanza in materia. Il regolamento è composto di 12 articoli. L’art.1 prevede che è istituito presso la Lega Pallavolo serie A maschile l’elenco degli agenti sportivi. L’art.2 definisce la qualità dell’agente sportivo: “ È agente sportivo, ai fini del presente regolamento di Lega, la persona fisica che nei rapporti con il club di appartenenza dei propri assistiti ed in tutti i profili che detto rapporto coinvolga, presta opera di assistenza o mandato con vincolo di esclusiva, con o senza rappresentanza, a favore e nell’interesse di atleti, tecnici o di 81 Enrico Crocetti Bernardi - La figura dell’agente nella disciplina della Pallavolo in - L’Agente Sportivo – Analisi giuridica e prospettive di riforma – Rivista di Diritto ed Economia dello Sport in www.rdes.it 117 enti che ne abbiano la titolarità dei diritti sportivi”. L’incarico di assistenza dovrà risultare sottoscritto dall’atleta o dal tecnico e dall’agente sportivo per accettazione; inoltre la procura dovrà essere depositata presso la Lega. Sono previsti dei limiti quantitativi alla procura: l’agente sportivo o la società di cui è legale rappresentante, non possono essere destinatari di procure da oltre 40 atleti e 5 tecnici vincolati con sodalizi affiliati alla lega serie A pallavolo maschile. Per quanto riguarda i sportivi ad avere compensi , sarà la commissione agenti il compito di decidere annualmente i valori minimi e massimi , sentiti gli organi di Lega. I sodalizi affiliati alla Lega intratterranno rapporti o trattative solo con agenti sportivi iscritti nell’apposito elenco e questi dovranno osservare scrupolosamente i regolamenti della FIPAV, degli organi nazionali o internazionali ad essa sovra ordinati, e della Lega pallavolo serie A maschile. In caso di violazione dei propri obblighi sono passibili di sanzioni disciplinari che vanno dalla semplice ammonizione alla radiazione dall’elenco. Nel regolamento degli agenti sportivi non risulta prevista l’ipotesi di revoca del mandato e l’esistenza dell’organo competente a dirimere le controversie insorte tra agente e atleta o tecnico. Nei confronti di questo regolamento si potrebbe obiettare che esso, in realtà, dovrebbe essere disciplinato dalla Federazione Italiana di Pallavolo (FIPAV) e non dalla Lega che rappresenta le società sportive che partecipano al Campionato di serie A, espressione della controparte. Inoltre, il regolamento degli agenti sportivi di Lega non è attuato ed è inattuabile; esso si limita, di fatto, ad organizzare la prova annuale 118 dell’esame per l’iscrizione all’elenco degli agenti sportivi e tenere aggiornato costantemente il numero degli agenti che risultano essere iscritti.82 In campo internazionale la FIVB (Fédération Internationale deVolleyball), in occasione del Consiglio di Amministrazione del 04/04/2014, ha, per la prima volta, approvato un regolamento rivolto a disciplinare l’attività degli agenti sportivi. Il regolamento, che entrerà in vigore integralmente solo a decorrere dal 1° aprile 2015, ha delineato alcuni principi selettivi e restrittivi per lo svolgimento dell’attività di agente. Rilevante, al riguardo, è il contenuto dell’art. 2 che disciplina le modalità per il rilascio della licenza internazionale. Oltre, infatti, al necessario superamento di un test/esame ed all’annuale partecipazione a seminari formativi e di aggiornamento è previsto per l’agente, l’obbligo di depositare una garanzia monetaria per tutta la durata della sua attività per la somma di 5000 CHF (franchi svizzeri)( pari ad €. 4.111,85) nonché il versamento della quota di iscrizione annuale di 1000 CHF (pari ad €. 822,33). Il regolamento varato dalla FIVB è destinato a disciplinare esclusivamente i rapporti tra agenti e atleti/allenatori/club con riferimento ai trasferimenti in ambito internazionale (art. 1.3). Le singole Federazioni Nazionali, quindi, possono implicitamente, regolamentare e controllare in maniera del tutto arbitraria l’attività di 82 Enrico Crocetti Bernardi - La figura dell’agente nella disciplina della Pallavolo in - L’Agente Sportivo – Analisi giuridica e prospettive di riforma – Rivista di Diritto ed Economia dello Sport in www.rdes.it 119 carattere “nazionale” (ossia relativa al trasferimento di giocatori all’interno del territorio della Federazione di origine). In alcune nazioni, come ad esempio in Italia ed in Francia, già da diversi anni si è provveduto, almeno sulla carta, a disciplinare l’attività degli agenti sportivi, anche se con modalità diverse : in Italia, come sopra esposto, non esiste alcun controllo diretto da parte della Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV). In Francia, invece, la competenza a vigilare sull’attività dell’agente sportivo è attribuita in via esclusiva per delega del Ministero dello Sport alla FFVB- Fédération Française de Volley-Ball ed inoltre, la figura dell’agente sportivo è stata anche inquadrata legislativamente: Loi n° 2010-626 du 9 juin 2010 e Décret n° 2011-686 du 16 juin 2011. Comunque, il riconoscimento ufficiale della figura dell’agente sportivo da parte della massima organizzazione federale rappresenta solo una piccola svolta, seppur positiva, per lo sviluppo del movimento pallavolistico internazionale. La figura dell’agente sportivo si è evoluta nel tempo, infatti da talent scout, incaricato dietro compenso di trovare i giusti contatti con le società sportive, si è trasformata in quella di vero e proprio mandatario. La dottrina, infatti, è ormai unanime nel ricondurre questa figura all’istituto del mandato di cui all’art.1703 e seguenti c.c.. Nella veste di mandatario l’agente sportivo dovrebbe curare tutti gli interessi dell’atleta (contratto di prestazione sportiva/contratto di lavoro, diritti di immagine, di sponsorizzazione, assistenza fiscale, legale e tributaria); nella realtà prevale invece ancora (anche se non in via esclusiva) la primitiva figura con l’inevitabile conseguenza che, in alcuni casi, gli interessi dell’atleta sono posti in secondo 120 (ma a volte anche in terzo o quarto) piano rispetto ad altri interessi, economici e non, facenti capo all’agente stesso o a terzi.83 Si parla tanto di agenti o procuratori sportivi. Tu pensi che sia una figura utile per il giocatore di pallavolo? CARMELO GITTO giocatore di pallavolo per cinque stagioni consecutive nella Top Volley – Andreoli Latina, nel ruolo di centrale e oggi giocatore della Calzedonia Verona, così risponde alla suddetta domanda: “Di certo è una figura utile o che comunque ha un suo ruolo ben definito nel mondo dello sport, ma credo l’utilità arrivi fino ad un certo punto, perché la parte più grande viene fatta dall’atleta mettendosi in mostra partita dopo partita, è ovvio che più un atleta è forte/promettente, più facile sarà il lavoro di un procuratore che a quel punto deve dimostrare la sua bravura nel saper “vendere”(anche se è una brutta parola) il suo atleta nel migliore dei modi, quindi credo che il procuratore sia utile ma non per forza necessario!!”.84 83 Pier Paolo Pallassini – Ius &Volley – Varato il primo regolamento FIVB (Fédération Internationale deVolleyball) in www.pallavolo.it 84 Carmelo Gitto intervista rilasciata all’Autrice il 19/03/2014 121 Carmelo Gitto (maglia n. 4) Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina 122 CAPITOLO QUINTO Organizzazione e attività delle società sportive 5.1 Soggetti e ruoli all’interno di una società sportiva Negli ultimi anni, le società sportive sono venute a configurarsi come delle vere e proprie aziende che offrono un servizio operando sul mercato, attraverso una vera e propria organizzazione strutturale. Se questo è del tutto evidente per i club professionisti, è altrettanto vero per tutte le società dilettantistiche che devono cercare, attraverso le sponsorizzazioni, i fondi necessari per portare avanti l’attività agonistica prefissata. Comunque, ogni società sportiva, anche quelle che partecipano ai campionati di terza divisione o ai campionati giovanili, sotto il profilo tecnico sono aziende a tutti gli effetti. Questo significa che, la loro struttura prevede una componente sportiva, rappresentata dalla squadra, e una componente operativa, che ha il compito di gestirne l’attività. La struttura sportiva e quella operativa devono collaborare strettamente tra loro, ma al tempo stesso, sono nettamente separate perché ciascuna di esse si occupa di problemi per i quali è richiesta una notevole specializzazione tecnica e una conseguente e necessaria autonomia organizzativa. La struttura sportiva di una società di pallavolo può essere ricondotta ad un modello di tipo collettivistico, caratterizzato da una forte autonomia dei suoi componenti rispetto alla gerarchia e da un diffuso spirito solidaristico al suo interno. I componenti della squadra, di norma non sono soggetti ad alcuna forma di controllo diretto da parte dei responsabili operativi, e sono sempre disponibili ad assoggettarsi solo ad una 123 verifica dei risultati da parte di quei soggetti dotati di un’adeguata competenza tecnica. L’unico coordinamento possibile è quello messo in atto dall’ allenatore, mentre tutti gli altri rapporti devono essere assolutamente informali e indiretti. Questo fa sì che la gestione della squadra risulti particolarmente delicata e dimostra quanto sia indispensabile la creazione di un sistema organizzativo che non si fondi sulla gerarchia tra le diverse figure, quanto sulla loro competenza specifica, sulla completa condivisione di valori, idee ed obiettivi da parte di tutti i suoi membri, sullo spirito di collaborazione e sul rispetto di regole tacitamente accettate. Ho chiesto a DANIELE SOTTILE, giocatore di pallavolo nel ruolo di palleggiatore e capitano della Top Volley Latina dal 2010: Quali sono le responsabilità del capitano nei confronti della squadra, dell’allenatore e della società? “Nei confronti della squadra, il capitano deve accogliere le problematiche della squadra e riportarle alla società o all’allenatore, cercare di mantenere armonia, dare la giusta carica, spiegare ai ragazzi determinate comunicazioni della società, deve trascinare la squadra nei momenti difficili dando sempre l’esempio dentro e fuori dal campo e in caso di impegni non rispettati, ritardi, abbigliamento sbagliato, deve preoccuparsi che le sanzioni vengano rispettate. Nei confronti dell’allenatore il rapporto deve essere di fiducia, dialogo e stima; ci deve essere sincerità e chiarezza in ogni momento, soprattutto nei momenti di difficoltà, deve riportare all’allenatore dubbi e problemi del gruppo. Nei confronti della società deve fare da tramite tra gruppo e società, rappresentare la squadra per eventuali problemi o richieste”. 124 Quale deve essere il comportamento del capitano durante l’allenamento e durante la partita? “Durante l’allenamento deve dare il buon esempio: rispettare gli orari, allenarsi col giusto entusiasmo, buttarsi su ogni pallone, al bisogno riprendere un compagno, cercare di trasmettere positività e carica al gruppo e in partita deve cercare di avere una giusta comunicazione con gli arbitri e la squadra avversaria e deve avere un rispetto sincero verso tutte le tifoserie”.85 Daniele Sottile in palleggio Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale della Top Volley Latina 85 Daniele Sottile intervista rilasciata all’Autrice il 16/02/2014 125 In generale, le società sportive operano come una qualsiasi altra organizzazione, definendo obiettivi comuni e prevedendo i mezzi necessari per raggiungerli. Questi obiettivi non consistono soltanto nel raggiungimento di soddisfacenti risultati agonistici, ma devono rientrare nel budget della società, in genere rappresentato dalla copertura dei costi di gestione. In ogni società l’incarico di definire l’indirizzo generale e la politica societaria più adatta è svolto dal vertice strategico. 86 Un altro compito del vertice strategico, costituito da una o due persone, è quello di coordinare le risorse economiche a disposizione della società, definendo una struttura organizzativa coerente con gli obiettivi societari. In genere il vertice strategico è costituito dal presidente affiancato dagli eventuali vice-presidente, dai membri del consiglio della società e dal general manager, che, individualmente o collegialmente, attribuiscono i diversi compiti operativi ai dirigenti che costituiscono la linea intermedia la quale, da parte sua, assolve un importante compito di collegamento, in quanto fa da tramite tra il vertice strategico e la base della società. In genere questo ruolo è assegnato al direttore sportivo che ha il compito preciso di indirizzare il lavoro dei membri del nucleo operativo, nonché quello di raccogliere il feedback della base per trasferirlo ai superiori. Inoltre il direttore sportivo può intervenire gerarchicamente, tanto sui membri della struttura operativa. quanto sui componenti della struttura sportiva. Il ruolo del Direttore sportivo di una squadra maschile di serie A1 è lo stesso di quello di una Nazionale femminile? 86 Maurizio Liutti – L’organizzazione strutturale di una società di pallavolo – in digilander.libero.it 126 Di seguito l’opinione di MAURO PETETTA Direttore Sportivo della Nazionale femminile nel 2002 e della Top Volley dalla stagione sportiva 2003/2004 a quella 2006/2007: “I ruoli sono diversi profondamente sotto l’aspetto gestionale perché uno deve gestire una squadra a cui i giocatori appartengono per contratto, di conseguenza c’è una tipologia di rapporto determinata da tanti fattori: quello della società che vuole fare risultati in base ai giocatori che ha; quello dei giocatori che vogliono fare risultato per la loro immagine e per poter riscuotere quello che hanno contrattato con la società. La Nazionale è diversa. La Nazionale è il raggiungimento del vertice di una piramide dove tu hai combattuto tanto per farti convocare, di conseguenza, non badi al discorso economico, contrattuale. Cominci a pensare, quando stai vincendo qualcosa, agli eventuali premi ma è più un incentivo da parte di terzi che non da parte tua. Se te lo danno è bene , se non te lo danno cerchi di vincere ugualmente. La stessa cosa avviene anche nelle squadre di club, è vero, ma sono due ideologie diverse. Quando uno sta in Nazionale acquista molta più immagine rispetto a quella che acquista in una società. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una Lo Bianco, esplosa in quel periodo, a scapito di una Cacciatori che è stata sempre la stella della squadra. Comunque, trattare con una squadra maschile o femminile, è completamente diverso. Io posso dire di avere fatto, negli anni precedenti, il team manager della Nazionale under 23 maschile, che era una branca della Nazionale maggiore perché Anastasi aveva fatto un “gruppo lungo” con dei giovani come Cisolla, Farina, Casoli, Černič, Biribanti. Con questi giocatori siamo stati in collegiale tutta l’estate facendo dei tornei per poter mantenerli in forma, pronti, in caso ci fossero state delle problematiche nella Nazionale maggiore. Nonostante la giovane età, la professionalità dimostrata da costoro è stata eccezionale. Per me è stata una gran bella esperienza prima di passare alla Nazionale femminile”. 127 Per te che sei stato Direttore sportivo sia della Top Volley sia della Nazionale femminile allenata da Bonitta che ha vinto nel 2002 il Campionato del Mondo a Berlino, qual è stata l’esperienza più emozionante e soddisfacente? “Non è facile scegliere. Non c’è una soddisfazione maggiore dell’altra nell’ambito dell’attività che ho fatto perché sono dei momenti. Il momento successivo è sempre quello più bello. Viene dopo quello che hai già vissuto. Forse, nello scalare, diciamo che io ho avuto dei momenti bellissimi con la vittoria del campionato del mondo femminile però dopo, parzialmente, li ho rivissuti con la Top Volley dove, magari, non abbiamo ottenuto risultati così eclatanti però delle soddisfazioni con delle vittorie in partite singole. Per esempio, quando siamo andati a fare la semifinale di Coppa Italia a Milano: avevamo battuto Piacenza a Bassano del Grappa e poi siamo andati a fare la semifinale con Roma a Milano, l’abbiamo persa per poco. Abbiamo combattuto, avevamo una squadra piacevole da vedere e molto forte, fatta con pochi soldi. Quelle sono soddisfazioni. Il ruolo del direttore sportivo è un ruolo molto particolare per cui puoi ricavare soddisfazioni da tante cose. Non c’è un qualcosa che è principale o secondario. Avere pochi soldi e fare una buona squadra è una bella soddisfazione come riuscire ad ottenere il risultato che ti sei prefissato ampiamente ed in anticipo. Non ho mai avuto la sfortuna della retrocessione nonostante abbia lavorato nella Top Volley nei periodi peggiori dal punto di vista economico. Quindi c’è tutto un lavoro dietro che la gente poi sul campo non vede, come quello di tenere lo spogliatoio unito quando non riesci a pagare gli stipendi. Quando tu hai a disposizione dei campioni che stanno lì e potrebbero non darti il 100% perché pensano “chi me l’ha fatto fare di venire in una squadra di seconda fascia e non prendere neanche i soldi?” e invece proprio lì riesci a capire qual è il tuo ruolo di mediatore o anche riesci a capire che hai a 128 disposizione dei campioni, spesso e volentieri dei campioni di pallavolo, che sono anche campioni di serietà. Qua abbiamo avuto gente come Gustavo, come Grbic, che potevano veramente alzarsi la mattina e dire: “ci vediamo, mi avete stancato” ed invece erano sempre i primi in palestra. Di una serietà eccezionale. Ne ho nominati due ma ce ne sono stati altri. Quindi le soddisfazioni sono tante. Certo poi fare il team manager della nazionale femminile, che nei due anni che ho avuto la fortuna di accompagnare, ha vinto tutto, è stata una grande soddisfazione. Prima non aveva vinto niente. Tanta gente si ricorda del campionato mondiale del 2002 ma non si ricorda l’emozione di aver vinto i giochi del Mediterraneo l’anno precedente a Tunisi, battendo in finale la Turchia e vincendo tutte le partite 3 a zero. Quindi avevamo cominciato a dominare l’Europa. In precedenza lo avevamo fatto anche in altri tornei, e, quando siamo andati agli europei a Sofia, abbiamo giocato la semifinale a Barna perdendo con la Russia di Karpov. Aveva una squadra stellare. Perdemmo 3 a 2 rischiando di vincere il quarto set. Sono particolari che soltanto chi ha seguito da vicino la situazione può capire. Sono emozioni pari a quelle del campionato del mondo che tu arrivi a vincere perché si è formato un gruppo eccezionale, vincente e, forse, anche per caso, perché poi la dose di fortuna ci vuole però c’è anche l’intuizione da parte del presidente federale e in parte dell’allenatore che avevano creato uno staff in grado di dare una mano concreta. Bonitta mi ha chiamato perché ci conoscevamo dai tempi della juniores, quando lui faceva il secondo allenatore al Messaggero Ravenna. Le emozioni e le soddisfazioni sono di una vita pallavolistica, di una vita sportiva. Ho avuto la fortuna di entrare nello staff di Marco Bonitta nel momento in cui avevo già fatto grande esperienza a livello di direttore sportivo. Avevo carta bianca dal punto di vista della logistica e del budget stabilito dalla Federazione. Ciò significava avere una grande libertà di movimento”.87 87 Mauro Petetta intervista rilasciata all’Autrice il 16/09/2014 129 Ho intervistato CANDIDO GRANDE, dal 2007 Direttore Sportivo della Top Volley chiedendogli: Quali sono i rapporti del Direttore sportivo con l’allenatore, la squadra e la società? “Io faccio parte tra virgolette della società. Sono quello che fa da collante tra la squadra, l’allenatore e la società. Sono quello che riferisce quello che succede. Insomma tutti i passaggi a livello societario. Poi ci sono quelli tecnici che non vanno oltre la società. Se sono tecnici, parlo io con l’allenatore e tra di noi risolviamo i problemi. Se ci sono problemi, se c’è da fare qualcosa di diverso dal solito, a livello societario ci sono tutte le burocrazie tra società, squadra e staff. Ci sono di mezzo io che sono quello che deve fare da tramite nelle varie situazioni, sia da una parte che dall’altra. Sono cose delicate. Alla fine ci sono cose che devi fare passare, altre che non devi fare passare, perché poi non si sa come vengono prese. Sono compiti abbastanza delicati però è normale per il direttore sportivo. Da noi non c’è più la figura del direttore generale e io faccio un passaggio diretto.” Per la figura del Direttore sportivo è cambiato qualcosa con la Superlega? “Per quanto riguarda la Superlega è cambiato qualcosa. Ci aspetta un impegno più duro , più impegnativo però in un momento un po’ delicato. In un momento in cui c’è difficoltà anche a trovare un euro perché non è solo tipo Superlega. Il problema è far 130 venire 1600 persone al palazzetto. E’ obbligatorio per non avere dei punti di penalizzazione. Quindi ti devi inventare cosa andare ad organizzare oppure andare nelle scuole. L’importante è avere venduto 1600 biglietti col timbro SIAE. L’altra questione è quella degli stipendi che in questo momento per me è qualcosa di particolare. Anche chi ti dice di sì a livello di sponsorizzazione, non è mai puntuale nei pagamenti. Devi avere impegni con la squadra, con i giocatori, lo staff e ogni due mesi bisogna fare un resoconto alla Lega dimostrando che gli stipendi sono stati pagati. Latina in questi anni si è guadagnata tantissima credibilità. Il ritorno di Rauwerdink e altri lo dimostrano. Però in questo momento la Superlega è stata qualcosa di troppo grande. Questo è il mio pensiero. Si poteva continuare a fare come negli ultimi due anni, senza retrocessioni. E’ stato il periodo più sbagliato per attuare la Superlega.”88 In una società sportiva, essenziale è lo staff tecnico costituito dal I° allenatore, dal II° allenatore, dallo scoutman, dal preparatore atletico, che hanno il compito di allenare gli atleti nel miglior modo possibile perchè possano, attraverso le performance di squadra, perseguire e possibilmente raggiungere gli obiettivi perseguiti dalla società. GIANLORENZO BLENGINI, nuovo allenatore della Top Volley Latina per la stagione sportiva 2014/2015 inquadra la figura e il comportamento dell’allenatore: 88 Candido Grande,intervista rilasciata all’Autrice il 16/09/2014 131 Qual’é il comportamento “giusto” per un allenatore nella gestione della squadra durante la partita? Deve essere comunque tranquillo anche quando le cose non vanno nel verso giusto (specie nei time-out) ? “Io credo che non ci sia una ricetta fissa. Credo che dipende molto sia dalla squadra che si ha a disposizione sia dal momento che vive la squadra e dalla situazione che uno identifica. Non è detto che la identifichi in maniera corretta, che risponda con il comportamento più adatto in funzione di quello che è l’obiettivo, perché in realtà in quei momenti lì un allenatore va a cercare di trovare una reazione, se si parla di momenti di difficoltà. E’ chiaro che le situazioni possono essere le più diverse nel senso che sicuramente se c’è una manifesta superiorità dell’avversario, nonostante un impegno massimo della propria squadra, l’atteggiamento è sicuramente un atteggiamento che tende, almeno dal mio punto di vista, a cercare di confortare, ad insistere di tenere duro, che si aspetti il momento più propizio per cercare di infilarsi in un buco magari dell’avversario, dove l’avversario abbassa un po’ il livello di gioco. Diverso è se la difficoltà che si sta attraversando non dipende da quanto ti sta mettendo in difficoltà il tuo avversario ma dal fatto che tu non stai riuscendo ad esprimerti ai tuoi livelli. Puoi anche non esprimerti ai tuoi livelli ma può dipendere anche da una situazione indipendente dalla tua volontà e quindi anche lì io non trovo efficace insistere molto o aggredire molto perché si stanno impegnando e non ci stanno riuscendo. Diverso è se mi rendo conto che è un mancato rendimento dipendente da un atteggiamento sbagliato, un approccio sbagliato, un impegno che non è massimo e allora in quel caso lì chiaramente fare sentire la voce grossa può essere una delle soluzioni. Però anche lì, poi, io credo che tutto si diversifichi a seconda dell’interlocutore perché ci sono giocatori che per reagire hanno bisogno di conforto; altri hanno bisogno di essere scrollati; altri hanno bisogno, a secondo del momento, a secondo delle difficoltà, di essere trattati in un modo piuttosto che in un 132 altro. Io credo che in realtà una ricetta universale non esista. Dipende dal momento, dipende dalla situazione, dipende dall’interlocutore. Credo che la cosa più difficile sia proprio questa: ovvero capire, conoscendo profondamente i propri giocatori, quale momento stanno vivendo, soprattutto, la conoscenza che si ha di loro ti dà il feedback su quale è la cosa che a loro serve di più individualmente”. Il comportamento dell’allenatore può incidere sui risultati ottenuti dalla squadra? “Io credo che quello che incide di più di tutto sui risultati della squadra è il lavoro dell’allenatore. E’ chiaro che poi il lavoro dell’allenatore conta ma conta molto come i giocatori assimilano e poi come giocano. Non credo che l’allenatore sia l’ago della bilancia sempre tra il vincere ed il perdere, nelle sconfitte ma neanche completamente nelle vittorie. Credo che gli attori poi sono quelli che alla fine contano di più. Gli attori sono principalmente i giocatori. Io credo però che il comportamento influenzi molto sì la mentalità nel senso che io spesso insisto con i miei colleghi, con i miei collaboratori, che non conta tanto quello che noi diciamo, credo che conta molto l’esempio che diamo, in quello che è il nostro “vivere”comune con i nostri giocatori. Non possiamo dire loro di arrivare puntuali e pretenderlo facendo un regolamento molto rigido e poi, se siamo noi quelli che arriviamo in ritardo, il regolamento conta fino lì. La coerenza, che poi è quello che secondo me serve, è essere credibile con i propri giocatori anche su cose tecniche, parte anche da essere l’esempio di cose non tecniche. Se si richiede loro qualcosa bisogna essere i primi a farla. Io ho fatto l’esempio del ritardo ma potrebbero essere tante cose. Non posso pretendere che la mia squadra si alleni con un buon atteggiamento se io vado in palestra svogliato. Non posso pretenderlo se gli dico che devono impegnarsi, che devono insistere, che non devono buttarsi giù e poi alla prima difficoltà il primo a buttarsi giù sono io. Anche se non lo dice si vede. Come noi lo vediamo nei nostri giocatori. I giocatori sono uomini 133 prima che giocatori, lo vedono in noi. Quindi io credo che prima di tutto il comportamento sia fondamentale nella costruzione della mentalità. L’allenatore identifica quelli che sono i paletti per costruire una mentalità di un certo tipo e la prima cosa che deve fare è rappresentare un esempio di questa mentalità”.89 Ugualmente importante in una società sportiva, è lo staff medico che ha il compito di monitorare la salute ed il benessere dei giocatori. A questo proposito ho rivolto alcune domande a VINCENZO ANNARUMMA, fisioterapista della Top Volley Latina: Nella gestione del benessere fisico e psichico dei giocatori di una squadra di pallavolo, lo staff medico deve tener conto di 3 principi fondamentali: LA PREVENZIONE (per ridurre il rischio di infortuni) LA COMPENSAZIONE (per limitare gli squilibri muscolari) LA RIABILITAZIONE (per riportare l'atleta alla completa efficienza sportiva e scongiurare il pericolo di recidive) In che modo il fisioterapista partecipa a queste attività e come interagisce con gli altri componenti dello staff medico e con quelli dello staff tecnico (1° allenatore, 2° allenatore, preparatore atletico)? “ All'inizio di ogni stagione tutti i giocatori sono sottoposti a visita da parte di tutto lo staff medico: vengono infatti monitorati dal medico ortopedico, il podologo, 89 Gianlorenzo Blengini, intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014 134 l'osteopata, il cardiologo e il fisioterapista. Tutto questo serve per creare una scheda di prevenzione, dove tutti i componenti dello staff medico relazionano in merito a quello che durante la stagione potrebbe essere la problematica per ogni giocatore. Si cerca di creare così un protocollo preventivo per ognuno degli atleti. Giornalmente il fisioterapista prima di ogni allenamento fa una “mini riunione” con allenatore e preparatore per renderli al corrente dei vari stati di forma e delle eventuali problematiche”. Quali sono gli infortuni più frequenti nell'attività pallavolistica? “Per entrare nel discorso degli infortuni maggiormente frequenti nella pallavolo bisogna fare una piccola differenziazione tra gli infortuni da "trauma" e gli infortuni da "sovraccarico". Tra gli infortuni da trauma i tre più frequenti sono le distorsioni di caviglia, i traumi al ginocchio e alle dita delle mani. Tra gli infortuni da sovraccarico invece ci sono le infiammazioni alla spalla, l'infiammazione al tendine rotuleo e le lombalgie”.90 5.2 Le sponsorizzazioni Lo sport, per poter svolgere in modo soddisfacente le proprie attività, ha la necessità di trovare dei finanziamenti. Una delle più importanti fonti di finanziamento da parte di soggetti privati è costituita dalle sponsorizzazioni. Questo fenomeno, in Italia, si è affermato intorno agli anni ’50, prima 90 Vincenzo Annarumma, intervista rilasciata all’Autrice l’11/04/2014 135 relativamente ad eventi sportivi e dopo anche ad altri settori, per esempio la televisione commerciale, i beni e le attività culturali. La sponsorizzazione è il contratto con il quale un soggetto, di solito un’impresa (sponsor), al fine di pubblicizzare il proprio nome, la propria immagine o un suo prodotto, finanzia squadre, eventi o singoli personaggi noti (sponsee) in cambio dell’obbligo di diffondere il nome dell’impresa o del prodotto mediante lo svolgimento dell’attività propria dello sponsee, ottenendo così un ritorno pubblicitario. Il contratto di sponsorizzazione è un contratto atipico che rientra nella fattispecie della categoria dei contratti di pubblicità dai quali, però, si differenzia. Infatti, parliamo di sponsorizzazione quando c’è un abbinamento specifico tra un avvenimento sportivo e la promozione del nome o marchio dello sponsor, allo scopo di trasmettere un’immagine più positiva dell’impresa, ed aumentare di riflesso le sue vendite. Si parla, invece, di pubblicità quando l'attività promozionale è occasionale rispetto all'evento sportivo: si pensi, ad es., a cartelloni, manifesti, striscioni pubblicitari che sono collocati sistematicamente (e non in occasione di un particolare evento sportivo) a bordo campo o ai margini di una palestra per promuovere in modo diretto ed esplicito la vendita di un prodotto o di un servizio. La differenza tra sponsorizzazione e pubblicità in termini di occasionalità rispetto all'evento sportivo è stata espressa dalla Corte di Cassazione nelle sentenze n. 428 e 429 del 19 gennaio 1996.91Si differenziano dalla sponsorizzazione il mecenatismo ed il patrocinio, caratterizzati entrambi dall’assenza di corrispettività tra la prestazione fornita e l’evento finanziato, e rientranti, dal punto di vista giuridico, nel modello della 91 Fonte: www.fipavaq.it 136 donazione modale “rispetto alla sponsorizzazione, l’accordo di patrocinio si distingue per il fatto che il soggetto, pubblico o privato, il quale consente che l’attività di altri si svolga sotto il suo patrocinio, non è un imprenditore commerciale, sicch’è quand’anche egli si impegni a finanziare in qualche misura l’attività, tale obbligazione non trova corrispettivo nel vantaggio atteso dalla pubblicizzazione della sua figura di patrocinatore. Il contratto, dunque, si atteggia piuttosto come una donazione modale, che come un contratto a prestazioni corrispettive”.92 L’utilizzo della sponsorizzazione può portare ad ottenere una doppia audience comunicazionale: quando la squadra o l’evento sponsorizzato vengono ripresi e trasmessi dai media, viene potenziato il numero dei destinatari dell’effetto promozionale che non sarà più solo quello degli spettatori presenti, ma anche un numero potenzialmente illimitato di spettatori che seguono l’evento tramite la televisione (o altro supporto mediatico) aumentando in misura esponenziale la diffusione dell’immagine dello sponsor.93 Per quanto riguarda la natura giuridica della sponsorizzazione, questa è stata individuata in modi diversi. In prima battuta, la sponsorizzazione è stata messa in relazione al contratto di appalto di servizi. Ma questa tesi è stata ampiamente criticata in dottrina in considerazione del fatto che nell’appalto, l’obbligazione dedotta in contratto è un’obbligazione di risultato, e l’appaltatore è un soggetto necessariamente organizzato in forma d’impresa; 92 Cass. 21maggio1998, n.5086, in DII,1998,p.893ss., (con nota di P.Testa, Osservazioni in margine a due sentenze della Cassazione sul contratto di sponsorizzazione) 93 Laura Cavandoli “I contratti dello sport” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 137 nella sponsorizzazione, invece, non viene garantito alcun risultato, ed inoltre il soggetto sponsorizzato non sempre è un imprenditore (sponsorizzazioni di singoli atleti, di manifestazioni sportive, di spettacoli in genere). Inoltre, il soggetto sponsorizzato persegue finalità proprie (ad es. la vittoria in una competizione sportiva) che non hanno nulla a che vedere con i servizi prestati allo sponsor. 94 Inoltre, la sponsorizzazione è stata ricondotta anche al contratto d’opera, e infine è stata definita come contratto misto derivante dall’unione delle cause del contratto di appalto, d’opera, di licenza di marchio, di nome commerciale e di immagine.95 Un’altra tesi dottrinale ha richiamato i contratti associativi per le caratteristiche di fiducia duratura e di ingerenza reciproca dei contraenti nello svolgimento delle rispettive attività.96 Quest’ultima tesi non può essere accolta, in virtù del fatto che il contratto di sponsorizzazione non è finalizzato allo svolgimento di un’attività in comune ma persegue uno scopo corrispettivo in cui le prestazioni si pongono in posizione reciproca. Poiché, come già visto, non è stato possibile, includerla in uno schema contrattuale previsto dalla legge, la sponsorizzazione è stata qualificata come contratto giuridicamente atipico, di durata, a struttura bilaterale, a titolo oneroso, a prestazioni corrispettive. 97 Infatti, le parti si obbligano 94 P.Dagna “ I contratti di sponsorizzazione” in www.altalex.com 95 A.Pascerini, L’abbinamento delle associazioni sportive a scopo pubblicitario,p.68 ss. C.Verde, Il contratto di sponsorizzazione, p.121 ss. 96 U.Dal Lago, Aspetti giuridici nella sponsorizzazione dello sport, p.103 ss. 97 B.Inzitari, Sponsorizzazione, in CIm,1985,p.255 ss. M.Bianca, I contratti di sponsorizzazione, p.127 ss. 138 reciprocamente a prestazioni suscettibili di valutazione economica ex art.1174 c.c., per un periodo di tempo determinato che in genere corrisponde alla durata di un campionato o dell’evento sponsorizzato. Per quanto riguarda la disciplina applicabile, considerata l’atipicità di questo tipo di contratto, si deve far ricorso alle disposizioni sul contratto in generale ed ai principi generali dell’ordinamento, integrati, quando necessario, con le norme dettate per i singoli contratti, tenendo sempre presente l’esito contrattuale che le parti hanno predeterminato al momento della stipulazione. E’ da evidenziare che, in un contratto con una molteplicità di obblighi a carico delle parti, l’inadempimento di una singola obbligazione può ripercuotersi sull’intero contratto, così da legittimare la risoluzione soltanto nel caso in cui l’obbligazione inadempiuta abbia una valenza fondamentale nell’economia del contratto stesso, ovvero, sia talmente rilevante da far venir meno l’utilità dell’obbligazione principale. Gli obblighi dello sponsee oggi, a differenza di un tempo, sono molto dettagliati: si prevede spesso ,in maniera chiara e precisa, di pubblicizzare il marchio o il prodotto dello sponsor sulla divisa e sulla maglia ufficiale degli atleti, sui biglietti di ingresso della gara, sugli inviti a manifestazioni sportive oppure l’obbligo di indossare i capi d’abbigliamento od utilizzare le attrezzature sportive fornite dallo sponsor, specialmente in pubblici eventi e alla presenza dei media. Secondo la dottrina, nello svolgimento del rapporto lo sponsor si trova in una posizione “debole” o “di svantaggio” nei confronti M.V.De Giorgi, Contratti di sponsorizzazione e doveri di correttezza, p.452 Cass., 29 maggio 2006, n.12801, in Im,2006 139 dello sponsee , in quanto le sue pretese e le sue speranze dipendono da un insieme di fattori in larga misura incontrollabili, poiché qualsiasi imprevisto negativo o qualsiasi comportamento inadeguato dello sponsee, può compromettere il ritorno pubblicitario atteso. Da questo deriva il carattere aleatorio della sponsorizzazione, che la distingue dal contratto pubblicitario tradizionale. Si è cercato, quindi, di garantire maggiormente la posizione dello sponsor, riducendo quella debolezza che è una caratteristica della sua posizione contrattuale. L’obbligazione dello sponsee è un’obbligazione di mezzi e non di risultato, in quanto il debitore è tenuto a svolgere solo quelle attività previste dal contratto ma senza nessuna garanzia sul ritorno pubblicitario per il creditore. In caso di mancata realizzazione delle aspettative dello sponsor, infatti, quest’ultimo non può chiedere la risoluzione del contratto né il risarcimento dei danni allo sponsee. Tuttavia l’obbligazione di mezzi comporta per il debitore, lo sforzo risoluto e tecnico necessario per l’obbligazione di risultato. Ed è, quindi, sulla base dell’osservanza dei principi di correttezza e buona fede nell’adempimento dell’obbligazione e dell’esecuzione del contratto ex artt. 1175 e 1375 c.c. , che sarà valutato caso per caso, il comportamento dello sponsee per accertarne eventuali responsabilità e in caso positivo, legittimare lo sponsor a recedere dal contratto. 98 Inoltre, nel caso in cui venga riconosciuto che il comportamento dello sponsee è contrario alla correttezza, ad esempio nel caso di uso di sostanze dopanti e di frode sportiva, alla luce della normativa penale può 98 P.Dagna “ I contratti di sponsorizzazione” in www.altalex.com 140 essere individuata anche una responsabilità extracontrattuale ex art.2043 c.c. per lo sponsee nei confronti dello sponsor. La disciplina delle sponsorizzazione trova le sue fonti nei regolamenti delle singole federazioni sportive affiliate al CONI. Infatti, i regolamenti federali impongono diverse disposizioni di tipo pratico-applicativo sulle modalità di diffusione dello sponsor (pubblicità all’interno del palazzetto, dimensioni dei marchi sulle maglie dei giocatori ecc.). I livelli di sponsorizzazione sono diversi ed è proprio in base a questi che cambiano le obbligazioni dello sponsor: Sponsor unico è quello che sostiene lo sponsee in maniera esclusiva e pur avendo per ciò, a livello di immagine, notevoli vantaggi, deve sostenere un elevato impegno economico che potrebbe non tradursi nel ritorno pubblicitario sperato; Main sponsor o sponsor principale è quello che finanzia lo sponsee in misura prevalente, ottenendo in cambio che il suo logo sia impresso su tutto l’abbigliamento sportivo della squadra, nei biglietti e nel merchandising. Nella pallavolo è previsto dai regolamenti della Federazione che il nome dello sponsor affianchi o sostituisca il nome della società, secondo il meccanismo del c.d. abbinamento, che comporta l’obbligo a carico dello sponsee di modificare la sua denominazione; Sponsorizzazione tecnico – sportiva è quella nella quale, l’impresa che produce i materiali che vengono utilizzati nello svolgimento dell’attività sportiva, li fornisce gratuitamente alla squadra, confidando nella pubblicità che le sarebbe derivata per il collegamento del raggiungimento del risultato positivo all’uso di quella specifica attrezzatura; Sponsor secondario è quello che affianca il main sponsor con visibilità, chiaramente, minore, ed è il c.d. “fornitore ufficiale”. A differenza dello 141 sponsor tecnico, i suoi prodotti possono essere utilizzati per l’attività sportiva ma non sono necessari per il suo svolgimento. 99 Con il contratto di merchandising, invece, una parte, il merchandisor concede ad altri il merchandisee, in esclusiva o no, per un determinato periodo e in un circoscritto ambito territoriale, lo sfruttamento del valore acquisito da segni distintivi (parole, nomi, figure, lettere, creazioni intellettuali protette dal diritto d’autore) al fine di diffondere e vendere prodotti o servizi diversi da quelli del merchandisor medesimo. Anche questo tipo di contratto è atipico, di durata, oneroso, a prestazioni corrispettive ma, rispetto al contratto di sponsorizzazione c’è una differenza: nel merchandising è il merchandisee che deve versare una somma di denaro al titolare del segno, mentre nella sponsorizzazione è il titolare del segno distintivo che deve versare allo sponsee un compenso in denaro o in natura perchè questi possa diffondere il marchio mediante eventi o personaggi.100 5.3 Marketing e Comunicazione In senso tecnico il termine marketing si riferisce ai rapporti di scambio che avvengono all’interno del mercato. Il termine inglese marketing, infatti, 99 L.Cavandoli “I contratti dello sport - Le sponsorizzazioni” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 100 L.Tullio “I contratti dello sport – Il merchandising” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 142 contiene il sostantivo market (mercato), il verbo to market (piazzare sul mercato) e il sostantivo verbale marketing (l’attività di operare sul mercato). Mercato inteso come luogo in cui si realizzano scambi di beni o servizi tra l’offerta (colui che vende) e la domanda (chi necessita di qualche bene o servizio).101 Nei confronti di questo termine, diversi autori si sono espressi, dando dello stesso numerose definizioni. Una delle più adottate è quella data da PHILIP KOTLER nel 1967: “Il marketing è quel processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotti e valori. È l’arte e la scienza di individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento, realizzando un profitto”. Altra definizione, data dalla AMERICAN MARKETING ASSOCIATION, è la seguente: “Il marketing è il processo che pianifica e realizza la progettazione, la politica dei prezzi, la promozione e la distribuzione di idee, beni e servizi volti a creare mercato e a soddisfare obiettivi di singoli individui e organizzazioni”. MAURO AVALLONE per CONI BERGAMO – Il Marketing Sportivo – 2007 inoltre, ha così espresso il suo pensiero: ”Mi piace pensare al marketing come una filosofia aziendale, come ad un modo di pensare, come ad uno stile di vita aziendale; in altre parole lo vivo come un modo in cui le aziende, cercando di focalizzare bisogni, esigenze ed aspettative dei consumatori, prima di realizzare fisicamente il 101 Fonte: www.riccardoperini.com 143 servizio, focalizzano i bisogni degli utilizzatori finali e, una volta definitili, con precisione, realizzano il prodotto più adatto a soddisfarli coordinando al meglio le attività operative che concretizzano, così, la “marketing idea”. Il marketing è , quindi,un insieme di attività intraprese dall’azienda, finalizzate al raggiungimento di un obiettivo: soddisfare bisogni attraverso processi di scambio. Non è solo un processo manageriale, ma anche un processo sociale, basato sulla relazione tra chi vende e chi acquista. Fare marketing significa quindi ascoltare, interagire, trasmettere valore e comunicare con i clienti (coloro che comprano i prodotti o servizi) e i consumatori (coloro che usano i prodotti o servizi), studiarne le necessità e le preferenze per riuscire a soddisfarli nel miglior modo possibile, instaurando un rapporto costante e vantaggioso sia per l’azienda che per il consumatore. Il fulcro attorno a cui ruota il marketing è, appunto, il consumatore con le sue necessità e aspettative. Fare marketing non significa quindi solo intraprendere azioni orientate ad aumentare il fatturato, ma significa anche creare valore intorno all’azienda, ai marchi e ai prodotti o servizi.102Il marketing in tutte le sue accezioni, si è diffuso rapidamente in tutti i settori, compreso quello sportivo. Gli studiosi americani definiscono il marketing applicato a realtà diverse da quelle aziendali con il termine di metamarketing (dal termine marketing al quale si applica il prefisso meta – oltre in greco). Il marketing, quindi, viene interpretato come un’attività che, se svolta con attenzione, 102 Fonte: www.riccardoperini.com 144 intelligenza e buon senso, può portare al conseguimento di importanti risultati. Come si svolgono le attivita’ di marketing e comunicazione in una società di pallavolo? Quali devono essere gli obiettivi principali? Quali sono le difficoltà? Ho rivolto queste domande ad ANNA SWIDEREK, giocatrice di pallavolo che si è occupata di marketing e comunicazione nella stagione 2013/2014 nella Società Top Volley – Andreoli Latina : “Le attività di marketing e comunicazione implicano impegno professionale per quel che riguarda la mole di lavoro e le potenzialità di tali ambiti. Soltanto le società di vertice si appoggiano a professionisti del settore con politiche mirate e progetti strutturati. Le piccole e medie società (per budget), invece, optano per il ‘fai da te’ con personale più o meno qualificato e più o meno pagato che si occupa di più mansioni alla volta e spesso, con scarsi risultati. Gli obiettivi principali sono l'affluenza di pubblico al palazzetto, il coinvolgimento dei giovani e delle famiglie per la natura stessa della pallavolo, la creazione di interesse e il coinvolgimento della cittadinanza. Le difficoltà derivano spesso dall'importanza di altri sport quali il calcio e la mancanza di reali politiche dell'amministrazione pubblica rivolte a sostenere l'impegno economico che uno sport di alto livello implica”.103 103 Anna Swiderek, intervista rilasciata all’Autrice il 19/02/2014 145 Per una persona che si occupa di comunicazione e marketing, come lei, quanto è difficile realizzare queste attività nel periodo che stiamo attraversando di profonda crisi, non soltanto nello sport ma anche in altri settori? LUIGI GOLDNER, Responsabile area marketing della Top Volley Latina così risponde: “Indubbiamente, già dall’anno scorso a quest’anno, si sente la crisi che il paese sta attraversando. E’ molto difficile, bisogna sempre stare comunque a proporre un prodotto, che poi sia vincente o meno questo lo dirà il campo. Noi da parte nostra possiamo solo proporre agli sponsor che ci sono vicini, di fare le cose con serietà cercando di raggiungere sempre i migliori traguardi. Poi la palla è sempre rotonda, però, oggi come oggi, reperire sponsor è veramente difficile. E questo lo dimostra il fatto che da Latina noi abbiamo pochi sostenitori. La maggior parte viene tutto da Cori (dove ha avuto inizio,come vedremo più avanti, la storia della Top Volley Latina). Forse perché hanno la mentalità, forse perché hanno più disponibilità o forse perché credono di più nel progetto”.104 I possibili destinatari del marketing sportivo sono: le società sportive che ne traggono vantaggio in termini di immagine, successo e ricavi; gli atleti che guadagnano in notorietà, longevità professionale; 104 Luigi Goldner intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014 146 le Federazioni, il CONI e lo Stato ,sia in termini sociologici, poiché lo sport è un collante sociale ,sia economici, a causa delle varie forme di entrate costituite da scommesse, lotterie ecc.; il pubblico, sia quello che partecipa direttamente all’evento sportivo, sia quello che lo segue attraverso i media, che sarebbe spettatore di eventi più interessanti ed usufruirebbe di servizi ed informazioni qualitativamente migliori; le aziende che operano nel mondo dello sport, da quelle che producono attrezzature ed abbigliamento sportivo a quelle turistiche che potranno proporre la partecipazione ad eventi sportivi sempre più importanti. Un’accurata azione di marketing produce, quindi, un effetto moltiplicatore anche nel settore sportivo. Un esempio di marketing sportivo è quello della Master Group Sport che, iniziato nel 1996, è diventato il punto di riferimento in Italia per molte imprese che vogliono creare business nel mondo sportivo. In poco meno di vent’anni l’agenzia milanese ha elaborato progetti di marketing legati allo sport per clienti del calibro di Alitalia, Mapei, Sky e Tim e allo stesso tempo è diventata partner della Figc, della Lega Basket serie A e della Lega Pallavolo sia maschile che femminile, oltre che della Federazione Italiana Rugby. Il marketing sportivo non si limita solamente alle sponsorizzazioni: esistono molte altre attività per avvicinare gli appassionati di sport, tra cui i contenuti virali, o i contatti sui social media. Un ruolo importante lo gioca proprio l’incontro sportivo, capace di regalare sempre emozioni, di creare e rafforzare i legami tra gli appassionati. Per questa ragione Master Group Sport crede fortemente nel cosiddetto marketing esperienziale. Vivere un’esperienza memorabile, in questo caso legata allo sport (come ad esempio una visita in 147 spazi normalmente inaccessibili al pubblico, o un incontro con gli atleti), rappresenta una delle nuove frontiere.105 Giovanni Carnevali, amministratore unico di master Group Sport ha dichiarato: “Lo sport è innanzitutto passione e noi cerchiamo di restituire tutte le emozioni che lo sport oggi può far vivere. L’uso dei social media, o i servizi di hospitality, fanno parte di una strategia che va oltre la classica visibilità del brand”. Accogliere al meglio il pubblico, famiglie comprese, nei templi dello sport, rappresenta un volano di sviluppo economico. Strutture che offrono servizi e propongono eventi, anche spettacolari – come ripetono gli esperti – sono la chiave fondamentale per guardare al futuro. Chi si occupa di marketing sportivo ha in mente proprio questo: rendere lo sport sempre più coinvolgente. Di mezzo c’è però la difficile congiuntura economica che penalizza fortemente il confronto con altri paesi europei come Gran Bretagna, Germania o Spagna. 106“La crisi si è fatta sentire, e non c’è tanta voglia di investire in comunicazione e sponsorizzazioni. Gli sport minori sono i più sofferenti. È comunque necessario puntare sulle strutture e soprattutto – evidenzia Carnevali – avere una visione più ampia e a lungo termine”. Inoltre, il Presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile MAURO FABRIS, il 09 maggio 2014 a Brendola (VI), partecipando al Workshop 105 Fonte: T.Salsi in www.imprenditori.it 106 Fonte: T.Salsi in www.imprenditori.it 148 “Marketing Territoriale – scelte da leader tra Sport & Impresa” promosso dal Vicenza Calcio in collaborazione con Master Group Sport, ha affermato: “La risorsa locale, economica e umana, è centrale nello sviluppo dell'impresa sportiva. Anche dell'impresa sportiva che si misura su mercati globali. Il settore sportivo ha anticipato gli effetti della globalizzazione, perché pur radicato al territorio si è dovuto necessariamente misurare su palcoscenici internazionali. La crisi economica ha investito l'impresa sportiva locale, costringendola a un'evoluzione strutturale in assenza della quale non c'è sopravvivenza. La pallavolo femminile di vertice, storicamente legata alle risorse del territorio, ha pagato il conto alla crisi ma ha elaborato risposte esemplari: il presidente è divenuto l'imprenditore-sponsor, che investe, pianifica progetti pluriennali e assume direttamente il controllo del club, finanche del settore più prettamente sportivo. In quanto presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile, ovvero il Consorzio delle Società aderenti alla Serie A, ho promosso la diffusione di tale modello, in cui la solidità strutturale e finanziaria sia un fattore di importanza equivalente al merito sportivo. Opponendolo al fenomeno da me definito doping amministrativo:società che spendono più di quanto possiedono, falsano i Campionati e poi spariscono oberate dai debiti. Un club ha successo nel proprio territorio oltre se punta sui settori giovanili, se instaura rapporti di reciproca stima e fiducia con gli investitori locali, se costruisce un network di marketing e comunicazione che crei valore per sé e per gli sponsor. Produrre valore in termini di visibilità dei marchi, di partecipazione diretta delle aziende alle attività del club, di promozione degli sponsor stessi presso il proprio bacino di utenza è la sfida che ogni impresa sportiva deve porsi oggi: una compenetrazione necessaria per convincere l’investitore della bontà del proprio investimento e dell’opportunità di proseguire un percorso insieme”. 149 Il marketing nello sport, quindi, costituisce un’attività fondamentale per operare sul mercato raggiungendo gli obiettivi dell’offerta in termini di prodotto, prezzo, promozione, distribuzione. Strettamente collegata al marketing sportivo è la comunicazione in termini di immagine e mezzi adoperati. Esistono delle regole fondamentali perché una comunicazione sia efficace: sapere a chi si comunica; sapere cosa si vuole comunicare; Una volta stabilito qual’ è il target della comunicazione, si devono stabilire le finalità, ossia gli obiettivi da raggiungere: Ad esempio: accrescere l’awareness cioè la notorietà della società, dell’associazione o del singolo atleta su particolari tipologie di pubblico o in determinate aree geografiche; attirare nuovi consumatori e fruitori del prodotto o servizio offerto; intensificare le vendite di abbonamenti, biglietti, merchandising, servizi che fanno parte dell’offerta; esaltare la passione ed il senso di appartenenza per una squadra o per un atleta; ampliare l’offerta e agevolare l’utilizzo di sevizi accessori; 107 107 Fonte: www.riccardoperini.com 150 I mezzi di comunicazione attraverso gli anni, si sono evoluti notevolmente, infatti, siamo passati dai quotidiani alla televisione digitale terrestre e satellitare, ai cellulari, a Internet e a quelli che oggi sono chiamati social network. I social network più conosciuti in Italia sono: Facebook, Twitter, Linkedin, Google+ ed anche Youtube che, spesso, non viene considerato come tale, ma in realtà lo è a tutti gli effetti. Oggi i grandi siti dedicati allo sport, le versioni on - line di grandi quotidiani sportivi, non sono che la riproduzione su Internet dei comuni giornali di settore. Uno dei siti sportivi di maggiore successo in Italia è quello della Gazzetta dello sport (http://www.gazzetta.it). Portali, chat, gruppi di discussione, siti personali dei campioni delle varie discipline, siti dedicati ai fantasport costituiscono i poli ideali di un'immensa comunità virtuale, che su Internet si riunisce in nome della comune passione per lo sport in tutti i suoi aspetti. In essa, i navigatori interagiscono fra loro e con i protagonisti dei loro sport preferiti, ricostruendo nel ciberspazio, quelle forme di legame sociale legate allo sport, che i ritmi di vita delle società post-moderne e la progressiva trasformazione dello sport in un vero e proprio settore economico, avevano in qualche modo fatto perdere.108 Una grande diffusione in rete hanno i “fantasport” che riprendono in modo virtuale i relativi giochi. Il FANTAVOLLEY™ è il gioco ufficiale della SuperLega UnipolSai Italiana maschile di pallavolo, ideato e realizzato da quattro atleti con decennale esperienza in Serie A. 108 F.Rossi “Sport e comunicazione nella società moderna - La Lingua dello sport “ Enciclopedia dello Sport 2003 in www.Treccani.it 151 Si tratta di un fantasy game basato sulle prestazioni degli atleti della SuperLega UnipolSai e sul Trofeo Gazzetta, il premio assegnato dalla Gazzetta dello Sport al miglior giocatore della stagione regolare del campionato italiano maschile, i cui risultati sono visibili sul quotidiano il giorno successivo alla partita. Fonte ufficiale delle statistiche, principale mezzo per il calcolo del punteggio, è il sito www.legavolley.it , cui si farà riferimento anche per la lista dei giocatori con cui creare il proprio FantaTeam. Scopo del gioco è totalizzare il maggior numero di punti e battere gli altri FantaTeam.109 Per l’entusiasmo e le emozioni che suscita, lo sport è uno dei settori in cui la comunicazione on-line si realizza in modo completo: analizzare il mondo dello sport sulla rete, quindi, è stimolante non solo per chi si interessa di sport, ma anche per chi cerca di comprendere quali effetti sociali e culturali scaturiscono dai nuovi media. L’evoluzione dei media ha assunto un ruolo significativo nella vita quotidiana, modificando il modo di intendere la comunicazione. I nuovi media influiscono, infatti, in modo determinante, sull’offerta del prodotto sportivo nel contenuto e nel prezzo, nella sua distribuzione e promozione. 109 Fonte: www.legavolley.it 152 5.4 Storia della società Top Volley Latina: passione sportiva e impegno economico La storia della Top Volley inizia nel lontano 1972 quando un gruppo di amici di Cori (LT), appassionati della pallavolo, decide di fondare la società Pallavolo Cori. La squadra inizia a disputare il campionato di prima divisione, dove rimane per nove stagioni consecutive fino al 1981, anno in cui viene promossa in Serie D. Foto concessa dalla Società Top Volley Latina 153 L’anno successivo, però,la squadra retrocede in prima divisione. Nel 1983 risale in Serie D nel cui campionato resta per tre stagioni consecutive, fino a quando è promossa in Serie C2. Foto concessa dalla Società Top Volley Latina In quegli anni il club è allenato da Roberto Rondoni e a Cori viene inaugurato il nuovo palazzetto dello sport. Fino al 1989 la Pallavolo Cori partecipa al campionato di Serie C2, anno in cui, grazie all'acquisizione del titolo sportivo del De Coubertin Roma, passa alla Serie C1: al termine della stagione 1989-90 arriva la promozione in Serie B2; al termine della stagione 1993-1994 arriva una ulteriore promozione, in Serie B1. Dopo due stagioni trascorse nella terza divisione nazionale, al termine della stagione 1995/1996, il club vince il 154 campionato raggiungendo così il sogno dell’A2 ma l’impianto di Cori è troppo piccolo e nel 1996/1997 si gioca a Sabaudia; nello stesso periodo la società cambia denominazione in Icom Cori Latina, la squadra arriva ultima in classifica e retrocede nuovamente in Serie B1. Nel 1997 la società si trasferisce a Latina, il Palabianchini è la nuova casa, a Via Don Morosini la nuova sede e nella stagione 1997/1998 la squadra è nuovamente promossa nella serie cadetta. L’annata 1998/1999 è caratterizzata da alcuni cambiamenti: la denominazione della società cambia in Icom Latina. La società rimane in A2 per tre stagioni fino al campionato 2000/2001, stagione in cui si posiziona al secondo posto in regular season dietro al Falconara e vince la serie play-off promozione, battendo in finale la Pallavolo Loreto: così, per la prima volta nella sua storia, la società pontina ottiene la promozione in Serie A1. Foto concessa dalla Società Top Volley Latina 155 Nel 2001/2002 il Palabianchini è troppo piccolo per ospitare una A1 e la società in attesa che l’impianto venga ampliato, gioca le gare casalinghe a Genzano. Negli anni successivi, il club mantiene posizioni di metà classifica: per due stagioni consecutive, 2002/2003 e 2003/2004 accede ai play-off scudetto ma in entrambe le occasioni viene eliminata rispettivamente dalla Lube Macerata e dalla Sisley Treviso. Nella stagione 2003/2004 il Latina vince la Junior League trascinata da Saitta e Cortina. Nella stagione 2004/2005, intanto, la nuova denominazione della società è quella di Acqua & Sapone Icom Latina. Nella stagione 2005/2006 la denominazione della società diventa Benacquista Assicurazioni Latina e in quella 2006/2007 cambia ancora in Maggiora Latina. La squadra, però, comincia a stazionare sempre negli ultimi posti della classifica, fino a quando, nella stagione 2007/2008, finisce il campionato all’ultimo posto, fatto che determinerà inevitabilmente la retrocessione in Serie A2. Nel frattempo la società ha cambiato ancora denominazione in: Top VolleyAndreoli Latina. Nel campionato di Serie A2, la società ottiene, comunque, delle grandi soddisfazioni, vincendo nel 2008/2009 il primo trofeo ufficiale della sua storia, cioè la Coppa Italia di categoria. 156 Finale di Coppa Italia Serie A2 - Forlì, 01/02/2009 Nello stesso anno chiude la regular season al quarto posto che le consente di giocare i play-off promozione. La serie si conclude con la vittoria finale contro il Nava Gioia del Colle e la società sale così, nuovamente, nella massima serie. Nelle successive due stagioni in Serie A1, la squadra pontina chiude il campionato al dodicesimo posto. Nella stagione 2011/2012, ottiene il nono posto in regular season e dopo un ottimo play-off viene eliminata solo in semifinale dalla Itas Diatec Trentino. Questo risultato consente alla Top Volley – Andreoli Latina di partecipare, per la prima volta nella sua storia, ad una competizione europea, la Coppa CEV 2012/2013 dove conquista la finale, nella quale viene battuta dal club turco della Halkbank Spor Kulübü di Ankara. Anche nella stagione successiva arriva in finale in una 157 competizione europea, questa volta nella Challenge Cup, dove viene sconfitta da un’altra squadra turca, il Fenerbahçe Spor Kulübü di Istanbul, chiudendo anche qui al secondo posto.110 Premiazione 2° posto Challenge Cup - Istanbul 29/03/2014 Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina 110 Fonte:It.wikipedia.org Fonte: www.top-volley.it Fonte:www.legavolley.it 158 Domanda rivolta a Carmelo Gitto qualche giorno prima della finale di Challenge Cup: Sei il giocatore con il maggior numero di partite disputate nella storia della Top Volley - Andreoli Latina per cui sei stato definito “pontino doc”. Quali sono le motivazioni principali di questa tua lunga permanenza in questa società? CARMELO GITTO giocatore di pallavolo della Top Volley Latina per 5 stagioni sportive, e che Andreoli attualmente milita nella Società Calzedonia Verona ha così risposto: “Questo record non può che rendermi felice di quanto fatto fino adesso, e le motivazioni sono semplicemente l’aver trovato un bell’ambiente accogliente sia con la squadra che con la società, con cui ci siamo trovati, fino adesso, sulla stessa lunghezza d'onda, raggiungendo delle belle soddisfazioni tutti insieme..in questi 5 anni sono riuscito a coltivare tante amicizie anche fuori dalla palestra dove mi sono trovato e mi trovo tutt'ora benissimo, ed è doveroso dirlo, avendo trovato anche la mia dolce metà.!!”111 Da ricordare l’apporto dei tifosi che da sempre hanno sostenuto la Top Volley a cominciare dal gruppo storico dei Viking, in seguito però scioltosi, alla Legione Latina, a Quelli che…. il volley, e al club Roberto Rondoni, quest’ultimo costituitosi nel giugno 2012 per ricordare uno dei fondatori della società sportiva, scomparso nel 2012, che ha dato un notevole contributo alla 111 Carmelo Gitto intervista rilasciata all’Autrice il 19/03/2014 159 società prima come giocatore, in seguito come allenatore e poi come Direttore Generale. Tifosi “Club Roberto Rondoni” Finale Challenge Cup - Istanbul 29/03/2014 Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina Nella stagione sportiva 2014/2015 la società si chiamerà “Top Volley Latina”. Da sottolineare che è stato riconosciuto alla società Top Volley il marchio di qualità settore giovanile Fipav. Tale certificazione viene riconosciuta dalla Federazione Italiana Pallavolo a quelle società che si distinguono nel settore giovanile sia per numero sia per qualità. Un'attività di qualità con i giovani rappresenta, infatti, la vera risorsa di ogni società ed è la forza di tutto il movimento della pallavolo italiana sul territorio. 160 Intervista a LUIGI GOLDNER, Responsabile area marketing e “storico” dirigente della Top Volley Latina: Lei è stato tra i fondatori della squadra della Top Volley nel 1972 ed ha sempre sostenuto questa squadra anche dal punto di vista economico superando le difficoltà che man mano si presentavano nell’attività sportiva. Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a continuare questa avventura iniziata come giocatore e poi proseguita come dirigente? “Come giocatore, indubbiamente, come tutti i ragazzi che fanno dello sport, io mi sono avvicinato insieme ad un gruppo di amici alla pallavolo e così è nata questa passione. Insieme a Roberto Rondoni prima a Velletri e poi a Cori e poi da lì mi affascinava stare dietro le quinte della situazione insieme a Giulio Di Mario. Abbiamo iniziato questa avventura, a fare le cose per bene e dopo un certo tempo siamo arrivati in serie A. Poi, logicamente, è una passione, come tutte le cose l’importante è crederci, fare le cose per bene attraversando anni positivi anni meno positivi da tutti i punti di vista, sia economico che di risultati di squadra. C’è dentro sempre la passione, ogni anno alla fine di ogni campionato c’è sempre la vocina dentro che dice: continuiamo, non continuiamo. Alla fine è sempre la passione che prevale”.112 Nella storia della Top Volley Latina, una parte notevole è stata quella svolta dalla società Andreoli s.p.a.. Infatti per ben otto anni questa società ha sostenuto come Main Sponsor la società pallavolistica Top Volley. L’attività 112 Luigi Goldner, intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014 161 della società Andreoli s.p.a., è incentrata nel commercio all'ingrosso ed al dettaglio di elettrodomestici, tv, video, hi-fi, informatica, videogiochi, fotografia e telefonia cellulare, e anche se iniziata precedentemente, ha avuto il suo vero e proprio punto di partenza con l'apertura del punto vendita di via Emanuele Filiberto nel 1957 nel centro di Latina. Il successo di questo punto vendita, perpetrato negli anni, e che ancora oggi rappresenta il fiore all'occhiello dell'azienda, ha creato le premesse dello sviluppo attuale. Nel 1984, la società è entrata nel gruppo Get Italia, in quel momento il più importante gruppo del settore in Italia. L'apertura del punto vendita nel Centro Morbella, il primo Centro Commerciale della città, con 1.800 metri quadrati di superficie su tre piani di esposizione e magazzino nel 1989, è l’occasione che determina un ulteriore incremento dell’azienda. Per sottolineare la grande vocazione all'espansione di Aldo Andreoli, che ha fortemente voluto quest'apertura, nonostante i tanti ostacoli, bisogna pensare che in quegli anni il Centro Morbella era uno dei primi centri commerciali italiani, distante dalla città, e che c'erano solo altri due punti vendita di quella metratura nel nord Italia. Nel 1999 il gruppo Get Italia diventa Euronics International. L'appartenenza a questo grande Gruppo di Distribuzione, in un nuovo scenario di mercato che vede l'affermarsi di grandi catene nazionali ed internazionali, ha permesso all'azienda di affrontare il proprio sviluppo con più forza e tranquillità. La crescita “esterna”, con le aperture dei punti vendita oltre che nel Lazio anche in Abruzzo e nel Molise, è coincisa con la crescita “interna” dell'azienda che oggi vanta un'organizzazione ed uno staff di grandi qualità. 113 113 Fonte: www.andreolispa.it 162 A tal proposito ho intervistato GIANRIO FALIVENE , Presidente della Top Volley- Andreoli Latina da otto anni, nonché Vice-Presidente della Lega Pallavolo Maschile Serie A, oggi Superlega: Imprenditoria e impegno sportivo. Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi? “ L’impegno sportivo per un imprenditore in fondo non è mai un impegno nel senso letterale del termine, in quanto trattasi di sport, ergo divertimento per definizione, condita con una buona base di narcisismo. I vantaggi veri sono solo legati a taluni rapporti che s’instaurano con persone ed ambienti che magari nella quotidianità non avresti avuto opportunità di conoscere, a meno che non si facciano sport ad altissimo richiamo (vedi calcio) ma che può dare tornaconti economici solo nel caso si svolga un’ attività che abbia bisogno dell’interfaccia della politica (costruzioni – rifiuti), in quel caso si possono fare anche buoni affari. Gli svantaggi francamente faccio fatica a trovarli per un motivo fondamentale, non l’ha ordinato il medico di gestire una società sportiva di alto livello, probabilmente porta via un pò di tempo ma in fondo, secondo me, è un hobby come un altro”. Qual è il ruolo del Presidente in una società sportiva di pallavolo? “ Il ruolo di un presidente, dal mio punto di vista, è quello di essere il coordinatore e il collettore di una struttura complessa di persone, e come tale deve essere in grado di gestire tutte queste persone, anche con durezza se è il caso, diciamo un papà forse poco presente fisicamente ma del quale si avverte comunque la presenza”. Come si concilia il ruolo di Presidente di una società sportiva di pallavolo con quello di Vice-Presidente della Lega che rappresenta tutte le società di serie A? 163 “Come in tutti i consorzi, quello della lega pallavolo, ha un comitato di gestione (cda) all’interno del quale ci sono varie anime e culture, il mio ruolo l’ho sempre vissuto come prestatore di servizio, con la consapevolezza che per ottenere dei risultati in posizioni istituzionali devi essere in grado di ragionare in modo distaccato dalla tua realtà cercando l’interesse comune e non quello solo di una parte”.114 Purtroppo alla fine del mese di marzo 2014 arriva l’annuncio del disimpegno dello sponsor principale della Top Volley Latina. L’Andreoli s.p.a., dopo otto anni, ha deciso di limitare o di sospendere del tutto, l’appoggio economico alla principale squadra di volley del Lazio. Le cause sono certamente da ricercare nella crisi economica che ormai da diversi anni è presente in Italia e in Europa e che si ripercuote in tutti i campi compreso quello dello sport, nel nostro caso della pallavolo. Il presidente Gianrio Falivene ribadisce, subito dopo il rientro a Latina dalla sfortunata trasferta in Turchia (finale di Challenge Cup 29/03/2014), che “i risultati della squadra non c’entrano, è una decisione che l’Andreoli spa stava maturando da tempo. Dobbiamo fare i conti con una crisi che non ci ha risparmiato di certo, abbiamo quasi trecento dipendenti nei diversi punti vendita che gestiamo nel Lazio e in Abruzzo, ed è giusto che siano loro e le rispettive famiglie,la nostra preoccupazione primaria”. “L’Andreoli lascia a malincuore questa avventura che dura da otto anni – dice Falivene – con tante soddisfazioni e qualche delusione. Io personalmente continuerò a dare il mio contributo personale pur non escludendo anche un contributo economico, certamente più contenuto”. Fino a quel momento l’Andreoli aveva garantito oltre il 60% del consistente budget necessario per una squadra di serie A1 senza tirarsi indietro quando 114 Gianrio Falivene intervista rilasciata all’Autrice il 12/03/2014 164 le necessità di mercato l’avevano richiesto. 115Nonostante ciò, la Top Volley Latina si è regolarmente iscritta e sta tuttora disputando il Campionato di Pallavolo Superlega 2014/2015, anche se a tutt’oggi manca il Main Sponsor. Attualmente, l’organigramma della società Top Volley Latina è il seguente: PRESIDENTE Gianrio Falivene VICEPRESIDENTI Franco Grottoli Andrea Zago AREA MARKETING Luigi Goldner AMMINISTRATORE UNICO Bruno Monteferri DIRETTORE SPORTIVO Candido Grande 115 Fonte:www.ilmessaggero.it 165 TEAM MANAGER Bartolomeo Cappa DIRIGENTE ACCOMPAGNATORE J. Michael Di Capua STAFF MEDICO MEDICO SOCIALE MEDICO ORTOPEDICO Amedeo Verri Gianluca Martini FISIOTERAPISTI Vincenzo Annarumma Davide Ghisa OSTEOPATA Giacinta Milita PODOLOGO Alessandro Russo CARDIOLOGO Damiano Coletta 166 SEGRETERIA GENERALE Carlo Buzzanca UFFICIO MARKETING Gianmario Serra UFFICIO STAMPA Alessandro Antonelli FOTOGRAFO Fabio Pirazzi CONTATTI sede operativa: via D, Morosini 125 - 04100 Latina sede legale: via S. Carlo da Sezze 33 - 04100 Latina 167 LA PRIMA SQUADRA Loris Manià #1 Jeroen Rauwerdink #2 Daniele Sottile #5 Paul Ferenciac #7 Todor Skrimov #8 Davide Pellegrino #9 Daniele Tailli # 10 Simon Van De Voorde # 11 Andrea Rossi # 13 Saša Starović # 15 Andrea Semenzato # 16 Tine Urnaut # 17 168 STAFF TECNICO ALLENATORE Gianlorenzo Blengini SECONDO ALLENATORE Marco Franchi SCOUTMAN Maurizio Cibba PREPARATORE ATLETICO Alberto Di Mario ASS. PREP. ATLETICO Gioele Rosellini 169 CONCLUSIONI L’ordinamento sportivo, al pari di altri ordinamenti (militare, ecclesiastico ecc.) persegue interessi collettivi: relativi cioè a quei soggetti che fanno parte esclusivamente di quell’ordinamento, in contrapposizione all’ordinamento statale che persegue interessi di carattere generale, cioè relativi a tutti i cittadini. I conflitti che si possono verificare tra norme statali e norme sportive sono superati, però, tenendo sempre presenti i diritti fondamentali della persona umana. Dopo aver studiato le discipline giuridiche delle società e delle federazioni di Pallavolo, argomento di questa tesi, sono arrivata alla conclusione che l’ordinamento sportivo è del tutto particolare perché raccoglie al suo interno aspetti diversi del diritto: dal diritto civile al penale, da quello amministrativo a quello del lavoro, dal diritto costituzionale a quello commerciale. Inoltre, caratteristica del diritto dello sport, nelle sue varie discipline, è quella di essere un ordinamento in continua evoluzione. Difatti, le norme che disciplinano i vari sport subiscono periodicamente sostanziali modifiche in coincidenza con l’inizio delle attività sportive riguardanti i Campionati e le altre competizioni. Dall’esame dell’organizzazione strutturale delle società sportive di pallavolo, in particolare della società Top Volley Latina, di cui ho cercato di inquadrare i ruoli all’interno, è scaturito che le società sportive di pallavolo di vertice hanno per lo più la forma di società di capitali, anche se a fini dilettantistici, e 170 come tali, operano sul mercato in vista dell’obiettivo del raggiungimento dei risultati agonistici e soprattutto di quello di rientrare nel budget della società. Si è anche sottolineata l’importanza che in questa attività hanno le sponsorizzazioni, il marketing e la comunicazione. 171 BIBLIOGRAFIA AA.VV.,Vincolo sportivo e diritti fondamentali , Pordenone 2002, p. 9 e ss. BELLOMO A. Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo in GiustiziaSportiva.it BIANCA M., I contratti di sponsorizzazione, p.127 ss. BRUNO G., Le società e le associazioni dilettantistiche federali in Manuale di diritto dello Sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 CAVANDOLI L. I contratti dello sport - Le sponsorizzazioni in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli:Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 CAVANDOLI L. I contratti dello sport in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010 DAGNA P. I contratti di sponsorizzazione in www.altalex.com DAL LAGO U., Aspetti giuridici nella sponsorizzazione dello sport, p.103 ss. 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FIPAV, 17 febbraio 2000, atleta Vantaggiato Comm. Tess. FIPAV, 20 novembre 2003,atleta Loprieno Comm. Tess. FIPAV, 3 gennaio 2002, atleta Lombardi Comm. Tess. FIPAV, 5 febbraio 2002, atleti Vannucci e altri Art.1 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del 3/7/2012 e n.393 del 30/10/2012 Art.10 co.5 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del 3/7/2012 e n.393 del 30/10/2012 Art.12 bis Statuto CONI 2014 Art.12 ter Statuto CONI 2014 Art.13 Statuto CONI 2014 Art.13 ter Statuto CONI 2014 Art.24 co.4 Statuto CONI 2014 175 Art.35, 1° comma R.A.T. Art.37 co.3 R.A.T. Art.37 co.6 R.A.T. Art.39 R.A.T. Elaborazione Coni su dati Istat anno 2013 Lo Sport in Italia – numeri e contesto – Roma 17/07/2014 Progetto Superlega del 2 aprile 2014 in www.legavolley.it Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 Co.1.1 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A maschile approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014 delibera n.7 e dall’Assemblea Ordinaria del 3 giugno 2014 Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 co.1.2 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A maschile approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014 delibera n.7 e dall’Assemblea Ordinaria del 3 giugno 2014 Workshop Marketing Territoriale – scelte da leader tra Sport & Impresa 09/05/2014 176 Brendola (VI) SITOGRAFIA digilander.libero.it www.aiapav.it www.altalex.com www.andreolispa.it www.comparazionedirittocivile.it www.coni.it www.dallarivolley.com www.federvolley.it www.fipavaq.it www.fivb.org www.forzaragazze.it www.giustiziasportiva.it www.ilmessaggero.it www.ilnuovodirittosportivo.it www.ilsole24ore.com www.imprenditori.it www.legavolley.it www.legavolleyfemmimnile.it www.pallavolo.it www.rdes.it www.riccardoperini.com www.sgsmagazine.it www.sportmodellodivita.it www.studiolegalemandolesi.it www.top-volley.it www.torino-federvolley.it www.uisp.it www.volleyball.it www.wikipedia.org 177 INTERVISTE ANNARUMMA VINCENZO, fisioterapista pag. 134 BERNARDI LORENZO, ex pallavolista, ora allenatore pag. 24 BIRIBANTI FRANCESCO, pallavolista pag. 26 e 112 BLENGINI GIANLORENZO, allenatore pag. 131 DALLARI LORENZO, giornalista sportivo pag. 16 FALIVENE GIANRIO, imprenditore e presidente società sportiva pag. 163 GITTO CARMELO, pallavolista pag. 121 e 159 GOLDNER LUIGI, dirigente società sportiva pag. 146 e 161 GRANDE CANDIDO, direttore sportivo pag. 130 NODA BLANCO SERGIO, pallavolista pag. 28 PETETTA MAURO, ex direttore sportivo pag. 126 RIGHI MASSIMO, amministratore delegato Superlega pag. 114 ROSSINI SALVATORE, pallavolista pag. 27 e 108 SOTTILE DANIELE, pallavolista pag. 124 SWIDEREK ANNA, pallavolista pag.95 e 145 178 RINGRAZIAMENTI I miei più sinceri ringraziamenti vanno al Prof. Francesco Rizzo, relatore di questa tesi, a Vincenzo Annarumma, Lorenzo Bernardi, Francesco Biribanti, Gianlorenzo Blengini, Carlo Buzzanca, Lorenzo Dallari, Gianrio Falivene, Carmelo Gitto, Luigi Goldner, Candido Grande, Sergio Noda Blanco, Mauro Petetta, Fabio Pirazzi, Massimo Righi, Salvatore Rossini, Daniele Sottile, Anna Swiderek e alla società sportiva “TOP VOLLEY LATINA” nella sua totalità, per la disponibilità, la collaborazione e la simpatia dimostrate nei miei confronti. 179