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FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA
CORSO DI LAUREA IN GIURISPRUDENZA
TESI DI LAUREA
IN DIRITTO DELLO SPORT
Le discipline giuridiche delle società e delle federazioni di Pallavolo
LAUREANDA
Concetta Bonaccolta
RELATORE
Prof. Francesco Rizzo
ANNO ACCADEMICO 2013/2014
“Va a prendere le tue cose.
I sogni richiedono fatica”
Paulo Coelho
Dedico questa tesi a mia madre e a mio padre che,
pur non essendo più presenti fisicamente,
mi hanno indicato sempre la strada
da seguire,
a mio marito e ai miei figli che mi hanno
supportato in modo fattivo, nei momenti
difficili, e ce ne sono stati, in questa mia avventura.
Grazie a tutti.
2
INDICE
INTRODUZIONE …………………………………………………………………………pag. 5
CAPITOLO PRIMO - Storia della Pallavolo Italiana
1.1
Le origini nel mondo ..................................................................................................pag. 7
1.2
Le origini in Europa e in Italia ………………………………….…………………pag. 10
1.3
L’età d’oro del volley italiano : La Generazione
di Fenomeni ..………………………………………………….…………………….pag. 14
CAPITOLO SECONDO – Il fenomeno sportivo
2.1
L’Ordinamento giuridico ……………….………………………………………..pag. 31
2.2
L’Ordinamento giuridico sportivo……………….………………………………pag. 34
2.3
Professionismo – Dilettantismo ………………….………………………………pag. 37
CAPITOLO TERZO – L’Organizzazione sportiva nazionale
3.1
Il CONI …………………………..………………………………………………...pag. 46
3.2
Le Federazioni Sportive Nazionali ………………….…………………………pag. 58
3.3
La Giustizia Sportiva – Il Vincolo di Giustizia ………………….………………pag. 65
3.4
La Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV) ………………….............................pag. 70
3.5
Il vincolo sportivo nella pallavolo ……………………………………………….pag. 76
3.6
La Lega Pallavolo Maschile e la Superlega ……………………………………pag. 84
3.7
La Lega Pallavolo Femminile – tutela della maternità…………………………pag. 93
3
CAPITOLO QUARTO – Le Società Sportive dilettantistiche
4.1
Associazioni e Società Sportive …………………………………………….pag. 98
4.2
Le Società Sportive di capitale ……………………………………………...pag. 101
4.3
Il contratto di lavoro sportivo …………………………………………….....pag. 106
4.4
Il caso dell’agente sportivo nella pallavolo …………..……………….…..pag. 116
CAPITOLO QUINTO – Organizzazione ed attività delle società sportive
5.1
Soggetti e ruoli all’interno di una società sportiva ………….…………..pag. 123
5.2
Le sponsorizzazioni ………….………………………………………….…pag. 135
5.3
Marketing e Comunicazione …………..………………………………….pag. 142
5.4
Storia della Società Top Volley Latina: passione
sportiva e impegno economico..............……………………………………..pag. 153
CONCLUSIONI ……………..………………………………………………………pag. 170
BIBLIOGRAFIA ……………….…………………………………………………… pag. 172
SITOGRAFIA ………………………….……………………………………………..pag. 177
INTERVISTE …………………………………………………………………….......pag. 178
RINGRAZIAMENTI ………………………………………………………………..pag. 179
4
INTRODUZIONE
Ho scelto di trattare come argomento di questa tesi, il diritto dello sport
perché la materia mi interessa in modo particolare, essendo un’appassionata
sportiva, e in particolare di pallavolo, da sempre.
Infatti, la pallavolo è stata, durante i miei anni giovanili, occasione di svago,
divertimento e anche agonismo quando l’ho praticata in una squadra
regolarmente iscritta ad un Campionato di serie minore.
Dopo una pausa di alcuni anni in cui ho seguito questo sport un po’ da
lontano,
mi
sono
riavvicinata
alla
pallavolo
e
tuttora
seguo
appassionatamente il Campionato di Serie A1 maschile con un’attenzione
particolare alla squadra Top Volley – Andreoli Latina di cui sono grande
tifosa.
Quello che caratterizza questo meraviglioso sport è il fatto che esso è ancora
e, spero lo sarà per sempre, uno sport “pulito” a differenza di altri sport, nei
quali gli interessi economici sovrastano quelli che dovrebbero
essere i principi posti alla base dello sport : lealtà, correttezza, sano agonismo,
rispetto altrui.
Questo è uno sport che ha regalato e continua a farlo, emozioni indescrivibili
ai tanti tifosi che affollano i palazzetti insieme alle loro famiglie.
Nel primo capitolo di questa tesi ho voluto fare un ritorno alle origini della
Pallavolo non solo nel mondo ma anche e soprattutto in Italia, fino agli anni
’90, periodo in cui la Nazionale Italiana era la più forte del mondo,
contribuendo con i risultati all’affermazione del movimento pallavolistico che
raggiunse in quegli anni il suo apice.
5
Non a torto, infatti, il campionato italiano di pallavolo è stato definito, “il più
bello del mondo” per lo spirito di gruppo e la qualità degli atleti, per le
emozioni che sa regalare e per i valori che questo sport sa esprimere e
trasmettere.
Nel secondo capitolo ho analizzato il fenomeno sportivo, gli ordinamenti
giuridici, in particolare l’ordinamento giuridico sportivo e l’antica dicotomia
tra professionismo e dilettantismo.
Nel terzo capitolo mi sono concentrata sulle Federazioni di pallavolo, prima
in generale dal punto di vista delle discipline giuridiche e poi in particolare
sulle varie Federazioni, sulla loro struttura e su come queste si articolano nel
territorio.
Nel quarto capitolo ho esaminato le Società sportive, in particolare quelle di
pallavolo, sempre dal punto di vista giuridico e strutturale, ponendo
l’attenzione sui contratti.
Nel quinto e ultimo capitolo, infine, ho focalizzato la mia attenzione
sull’organizzazione e l’attività delle società sportive, in particolare sui
soggetti ed i ruoli, le sponsorizzazioni, il marketing e la comunicazione. Al
centro di questa analisi una squadra del Campionato maschile di serie A1: la
Top Volley Andreoli Latina di cui ho analizzato la struttura societaria, le
attività e gli scopi, mettendoli a confronto con l’attività sportiva.
Obiettivo di questo lavoro è stato quello di studiare il modo in cui il diritto
interviene, per disciplinarlo, nel mondo dello sport, e soprattutto in quello
della pallavolo, in particolare nei confronti di Società e Federazioni.
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CAPITOLO PRIMO – Storia della Pallavolo Italiana
1.1 Le Origini nel mondo
Le piu’ antiche testimonianze di giochi con la palla si trovano nel periodo
della Cina imperiale, ma le origini vere e proprie si fanno risalire
ufficialmente al periodo greco e latino.
Ci sono testimonianze di attivita’ relative ai cosiddetti “giochi sferistici” in
Italia sin dal Medioevo.
Chi invento’ la pallavolo moderna, e’, pero’ il Professor WILLIAM
MORGAN insegnante di educazione fisica che, nel corso di una Convention
presso il College YMCA di Holyoke, Massachusetts, il 6 febbraio 1895 espose
ai suoi colleghi le modalita’ del nuovo gioco da lui ideato.
Quella che segue è la descrizione completa riportata dal Signor Morgan :
“La Pallavolo è un nuovo gioco che sarebbe indicato per luoghi chiusi quali la palestra
o la sala per gli esercizi fisici, ma che può anche essere giocato in luoghi all’aperto. Il
numero dei giocatori è illimitato. Il gioco consiste nel tenere una palla in movimento
al di sopra di una alta rete, da un lato all’altro, di conseguenza prende spunto dalle
caratteristiche di altri due giochi: il tennis e la pallamano. Il gioco inizia con un
giocatore di una delle due parti che serve la palla al di sopra della rete verso il campo
avversario. A quel punto gli avversari, senza permettere alla palla di cadere a terra, la
rimandano indietro, e così via, avanti e indietro, finchè una delle due squadre sbagli
nel rinviarla o la lasci cadere a terra. Questo è il punto a favore di una squadra o un
servizio fuori per quella in battuta. Il gioco è composto da 9 inning e in ognuno di
7
questi ogni squadra ha a disposizione un certo numero di servizi, secondo quanto
previsto dalle regole.”1
Originariamente questo gioco doveva essere utilizzato per allenare giocatori
che praticavano altri sport come il rugby ed il baseball.
Alcune regole di questo nuovo sport furono importate dal Professore dal
gioco del tennis e altre furono ideate ex novo.
La partita veniva giocata attraverso la suddivisione in SET da due squadre
che erano composte da 5 giocatori ciascuna.
Il terreno di gioco era di 18.30 x 10.62 metri. La rete era disposta ad un’altezza
di 1.98 metri dal suolo.
Fu realizzato dalla Spalding il pallone adatto a questa disciplina che, con
qualche modifica, è simile a quello utilizzato oggi.
Il nuovo gioco prese il nome di “Mintonette” dal nome di un gioco con la
palla che veniva praticato dalla nobilta’ francese del 1700 “ Badminton”.
Alcune fonti indicano come nome originario “Minonette” dal francese minon
= micio.
Questa disciplina era innovativa rispetto a quelle che erano state apprezzate
maggiormente fino ad allora poichè privilegiava doti di agilità, prontezza di
riflessi e concentrazione rispetto a doti puramente legate alla forza fisica ed
inoltre, non prevedeva il contatto fisico tra i giocatori.
All’inizio la “Mintonette” non ebbe grande successo ma, successivamente,
cominciò a diffondersi negli Istituti YMCA in particolare a Springfield dove il
Supervisore del College ALFRED HALSTEAD convinse MORGAN
1
Giovanni Valpolicella “Il Manuale della Pallavolo” – Ed.Idealibri, 1984
8
a
modificare il nome in “Volley-ball” in italiano “Pallavolo”. In inglese volley
indica un “colpo violento”.
Il gioco consisteva nell’inviare il pallone, col solo uso delle mani, nel campo
avversario tramite una battuta che doveva essere effettuata dietro la linea di
fondo, erano consentiti due tentativi di servizio come nel tennis e la battuta
era considerata buona se cadeva oltre i tre metri dalla rete, inoltre il pallone
non doveva assolutamente toccare la rete e il numero dei tocchi era illimitato.
In un secondo momento, per limitare la durata degli incontri fu decisa la
chiusura del set a 21 punti.
Intorno al 1917 il set veniva giocato sui 15 punti e attualmente sui 25 con
l’abolizione del cambio palla.
Lo scopo del gioco era di far cadere la palla ogni volta che fosse possibile,
conquistando così più punti fino ad arrivare al traguardo.
Le regole del gioco, però, erano diverse da Nazione a Nazione: per cercare di
uniformarle si creò una federazione: “Federazione Internazionale dei giochi con la
mano” con sede a Stoccolma.
Questo, però, non diede i risultati sperati e così, l’affermazione tardò ad
arrivare.
Comunque, la pallavolo continuò ad essere giocata nelle spiagge, nelle
fabbriche, nelle scuole e ciascuna Nazione organizzava i campionati nazionali
con proprie regole.
Il merito di aver contribuito alla diffusione del gioco deve essere attribuito
soprattutto ad un docente specializzato di educazione fisica dell’YMCA di
Manila (Filippine), ELWOOD BROWN ,che cominciò a divulgare il nuovo
sport tra gli indigeni e i soldati americani di stanza alle Filippine.
9
In Asia il successo fu notevole: cinesi, coreani ed anche i giapponesi
cominciarono a giocare a volley con ottimi risultati.
Così la pallavolo si diffuse anche in tutto il Continente Americano e in modo
particolare nell’America Latina.
1.2
Le Origini in Europa e in Italia
In Europa il merito della diffusione della pallavolo è da ascrivere al
Segretario dell’Ymca War Work Office, GEORGE FISHER, che inserì il gioco
nei programmi ricreativi dell’esercito americano sbarcato in Bretagna e
Normandia durante la Prima Guerra Mondiale.
10
Per quanto riguarda l’Italia, questo sport fu praticato per la prima volta nel
1917 a Porto Corsini (vicino Ravenna) dove, alcuni militari americani fecero
conoscere agli abitanti del luogo, il nuovo gioco.
In pochissimo tempo la pallavolo si diffuse soprattutto nelle scuole, ma le
regole erano approssimative e, quindi, erano molto limitati il ritmo e il
movimento.
Negli anni dal 1920 al 1940 questo nuovo gioco, con riferimento alla pallavolo
giocata nelle scuole italiane, veniva definito dai giornalisti “statico” o da
“parrocchia”.
Dal punto di vista agonistico la pallavolo fu promossa dall’Opera Nazionale
Dopolavoro dalla quale furono istituiti nel 1943 i primi campionati nazionali:
quello maschile a Genova e quello femminile a Desenzano sul Garda.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale ci fu una pausa, sarà ad
opera dei dirigenti e dei giocatori formatisi attraverso l’O.N.D., che si avrà
l’ulteriore affermazione della pallavolo come sport agonistico.
Fu, infatti, fondata il 31 marzo 1946 a Bologna la FIPAV (Federazione Italiana
Pallavolo) e furono istituiti regolari campionati nazionali.
Nello stesso anno il I° Campionato Italiano fu vinto da Ravenna.
Il 2 gennaio 1947 la FIPAV ottenne il riconoscimento di federazione aderente
al CONI e nel 1957
il diritto di essere considerata alla pari delle altre
Federazioni.
Da “cenerentola” degli sport, la pallavolo, in Italia, è diventata, in pochi anni,
il secondo sport nazionale.
In Europa Occidentale e poi in Europa Orientale la pallavolo, ebbe un
notevole successo anche grazie alla possibilità di essere giocato “indoor”.
11
Furono istituite nuove regole di gioco: nel 1920 si stabilì che il numero dei
tocchi prima di inviare la palla nel campo avversario era di tre; nel 1938
nasce il “muro” e nel 1950 il “bagher” (dal ceco cucchiaio): alternativa al
palleggio, che, secondo una leggenda, pare sia stato inventato da un giocatore
a cui mancavano alcune dita delle mani. 2
Nel 1946 fu costituita la FIVB (Federation Internationale de Volley Ball) e
nel 1947 fu convocato il Primo Congresso Mondiale della Pallavolo a Parigi
dal 18 al 20 aprile, con la partecipazione di 14 paesi.
L’Italia, che fece parte di questa Federazione, già nel 1946 aveva costituito a
Bologna la FIPAV.
Nel 1948 fu organizzato dall’Italia il I° Campionato Europeo vinto dalla
Cecoslovacchia e nel 1949 furono organizzati i primi Campionati Mondiali
vinti dall’Unione Sovietica.
Finalmente nel 1964 la pallavolo entrò a far parte delle discipline olimpiche.
E fu proprio alle Olimpiadi di Tokio che si realizzò il sogno di tutti gli
appassionati della pallavolo : fu infatti un vero trionfo di pubblico e di critica.
Grazie a queste competizioni, la Pallavolo si affermò come sport agonistico di
massa in tutto il mondo e venne considerata dai membri del C.I.O. uno degli
sport più spettacolari.
Inoltre, la pallavolo è uno sport che si è evoluto nel tempo attraverso le
numerose modifiche delle sue regole che si sono rese necessarie anche per
esigenze televisive.
Una modifica importante per quanto riguarda i giocatori è stata quella che ,
nel 1997, ha introdotto la figura del cosiddetto “libero”, un giocatore
2
Fonte:www.forzaragazze.it
12
contraddistinto da una diversa divisa di gioco, che può sostituire i giocatori
difensori della propria squadra, senza regole e al di fuori delle previste 6
sostituzioni regolamentate. Non può servire ed ha delle limitazioni di azione.
Infine, ultima novità del Campionato Italiano Maschile A1 2013 – 2014 è il
cosiddetto “Video-Check”3: si tratta di un controllo video chiamato da uno
dei due capitani in campo, entro 7 secondi dal termine dell’azione quando c’è
un fondato motivo che la decisione arbitrale su una determinata azione non
sia quella giusta.
Questo è reso possibile dall’installazione di più videocamere, situate lungo le
linee perimetrali del campo di gioco, che registrano la partita e bloccano,
quando necessario, l’immagine nel momento in cui è stata compiuta l’azione
di gioco.
Il capitano alza la mano in direzione del I° arbitro formando una lettera “C”
con il pollice e l’indice, per mostrare chiaramente anche al pubblico la propria
intenzione.
La richiesta può essere avanzata solo dal capitano in gioco della squadra che
subisce il punto a seguito della decisione arbitrale.
Se il “Video–Check”accerta che la decisione arbitrale è errata, questa viene, di
conseguenza cambiata.
3
Fonte:www.legavolley.it
13
1.3
L’eta’ d’oro del volley italiano:
“La Generazione di Fenomeni”
Negli anni ’60 e ‘70 l’ Italia non ottiene molti risultati importanti: un argento
ai Mondiali del 1978 e un bronzo ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984,
tutto questo fino al 1989, quando la nazionale italiana vince, a sorpresa,i
Campionati Europei di Pallavolo in Svezia.
E’ questo il momento in cui inizia quella che sarà chiamata “l’età dell’oro” del
volley italiano.
Nel 1990 l’Italia vince anche il Campionato del Mondo contro il favorito
Brasile.
Queste vittorie consacrano quella che sara’ chiamata la “Generazione di
Fenomeni” 4 , termine coniato dal giornalista televisivo Jacopo Volpi per
indicare appunto l’insieme dei giocatori che costituirono l’ossatura della
Nazionale di pallavolo maschile dell’Italia durante gli anni ’90 che, sotto la
guida di Julio Velasco prima e Bebeto e Andrea Anastasi poi, riusci’ a
spezzare la supremazia dei paesi dell’est europeo in questo sport
collezionando una serie di successi senza precedenti e difficilmente ripetibili
nell’ambito di uno sport di squadra.
Facevano parte di questa Nazionale gli atleti: Lorenzo Bernardi, Andrea
Giani, Andrea Gardini, Luca Cantagalli, Samuele Papi, Andrea Zorzi, Marco
Bracci, Pasquale Gravina, Damiano Pippi, Vigor Bovolenta, Andrea
Lucchetta, Paolo Tofoli, Fabio Vullo, Marco Meoni, Andrea Sartoretti,
4
Fonte:www.wikipedia.org
14
Claudio Galli, Ferdinando De Giorgi, Marco Martinelli.
Questa mitica squadra di pallavolo che in quegli anni ha vinto tutto quanto
c’era da vincere, tra cui tre mondiali consecutivi, meritava di essere ricordata:
difatti fa parte della Volley Hall of Fame ed è stata nominata Squadra del
Secolo dalla FIPV.
Julio Velasco, Andrea Giani, Andrea Gardini, Lorenzo Bernardi fanno parte
della Volley Hall of Fame singolarmente mentre Lorenzo Bernardi è stato
nominato Giocatore del secolo dalla FIVB nel 2001 assieme allo statunitense
Karch Kiraly.
Notevoli i trofei conquistati dal 1989 al 2000:
 3 Mondiali (1990 – 1994 – 1998)
 4 Europei (1989 – 1993 – 1995 – 1999)
 8 World League (1990 – 1991 – 1992 – 1994 – 1995 – 1997 – 1999 – 2000)
 1 Coppa del Mondo (1995)
 1 Torneo ai Giochi del Mediterraneo (1991)
 1 Torneo ai Goodwill Games (1990)
 1 World Super Four Fivb (1994)
 1 World Super Six Fivb (1996)
 1 Grand Champions Cup Fivb (1993)
A queste vittorie si aggiungono numerosi piazzamenti sul podio nelle diverse
manifestazioni:
 l’argento nel corso dei Giochi della XXVI Olimpiade ad Atlanta nel 1996;
15
 il bronzo nella edizione successiva dei Giochi di Sidney nel 2000.
All’edizione olimpica di Atlanta va fatto risalire l’unico smacco sportivo
subìto da questo straordinario gruppo di campioni.
In ogni modo, per durata di ciclo, per superiorità netta nei confronti degli
avversari, la Nazionale di pallavolo italiana degli anni 1990 – 2000, forse, è
stata la squadra più forte dello sport italiano.
Ho chiesto a LORENZO DALLARI
Vice-Presidente di Sky Sport e
giornalista sportivo che da molti anni si occupa di pallavolo:
Dagli anni '90, epoca denominata "l'età d'oro del volley" ad oggi, la
pallavolo in Italia ha avuto un'evoluzione sicuramente al di sopra delle
aspettative tanto da far diventare questo sport quello più praticato in Italia
dopo il calcio. Quali sono, secondo te, i motivi di questo risultato e cosa
16
bisogna fare perché in futuro tutto il movimento pallavolistico sia sempre
in ascesa, consolidando e addirittura superando i risultati raggiunti fino ad
oggi?
“ In effetti la situazione che si è venuta a creare è abbondantemente
sopradimensionata rispetto a quella che era la potenzialità della pallavolo fino a quel
momento, perché quando c’è stato il boom negli anno 90, fino al momento del boom
con gli elementi che adesso andiamo ad individuare, la pallavolo era circoscritta ad
alcune realtà ed era un po’ a macchia di leopardo: in primis l’Emilia Romagna che
era la fucina di tutto l’interesse e poi a volte secondo che si parlasse di maschile o
femminile ma prevalentemente di maschile , la femminile era un fenomeno negli anni
90 importante ,visto che ci ho anche scritto un libro sopra quindi la conosco
abbastanza bene,ma sicuramente meno importante della pallavolo maschile perché
penso ci focalizziamo soprattutto su questo. Negli anni 90 sono successe due
combinazioni del tutto uniche, la prima l’Italia si è trovata con una squadra
fortissima e in maniera non casuale perché ha avuto la forza di creare negli anni 80
un gruppo che rappresentava il meglio nel suo insieme ma anche nei singoli, mi
spiego: una squadra è fatta di chimica ma ci devono essere degli elementi per renderla
forte, l’Italia si è trovata con almeno 5 elementi in ogni ruolo tra i migliori al mondo
rappresentanti nei vari settori , perciò fra Zorzi, Lucchetta, insomma questo è un
particolare molto importante . L’Italia veniva dal 1988, un disastro con le Olimpiadi
di Seul, nell’89 contro il pronostico contro tutte le aspettative delle più grandi di
Europa si è giocata una grande pallavolo ma consolidando in sé che fosse una buona
squadra ,che i ragazzi potessero far qualcosa di importante . Nel frattempo i due
nuclei portanti la Nazionale, Parma e Modena avevano costruito due squadre
interessanti anche a livello europeo che avevano creato la convinzione del fatto che
potevano giocare a buonissimo livello e Bernardi , Cantagalli, Zorzi e Lucchetta erano
17
questi gli elementi portanti. Nel 1990 è arrivata la vittoria al Maracanazigno al
Mondiale e lì c’è stato veramente un boom mediatico impressionante perché,
comunque la vittoria di un Mondiale è sempre un Mondiale, ed è avvenuta quando
c’erano le televisioni private, c’era Montecarlo, Capo d’Istria, la Rai che dava eco,
c’era insomma una fase congetturale positiva. Abbinato a questo poi, cosa è stato che
ha determinato questo impulso mostruoso? L’arrivo per motivazioni diverse, ma
questo è ininfluente, di 3 grandi gruppi tra i più grandi gruppi imprenditoriali che
c’erano in quel momento in Italia, che hanno fatto sì che si scatenasse un interesse
pazzesco perché contemporaneamente il gruppo FININVEST di Berlusconi a Milano,
il gruppo BENETTON (che era già entrato ma in punta di piedi a Treviso, però in
quel momento decise di investire in maniera massiccia, prese la squadra due anni
prima nell’88 in A2 ma nel 90 fece gli investimenti veri con Tofoli, Bernardi e
Cantagalli) e il gruppo FERRUZZI che allora dominava, era la Montedison la
chimica in Italia, famosa la battuta di Gardini “ la chimica sono io”e perciò queste
tre società fecero sì che l’effetto “ interesse” esplodesse: uno aveva anche la
Televisione ed era il gruppo FININVEST, l’altro i giornali ed era il gruppo IL
MESSAGGERO, BENETTON aveva comunque la forza e perciò c’è stato questo
fenomeno impressionante. Allora sommiamo una Nazionale forte, un interesse
pazzesco , il boom degli anni ’90, un Campionato straordinario, arrivavano tutti gli
stranieri più forti, Parma non voleva mollare, purtroppo dopo poco è fallita però qui
c’erano i giocatori più forti, gli americani, qui c’era veramente l’NBA della pallavolo
e improvvisamente dalla metà degli anni ’80 quando il Campionato, io lo ricordo
molto bene era Parma, Modena, Bologna, un po’ Falconara , Torino era sparita,
cercava di reggere Padova, queste qua erano le squadre e c’è stato questo boom
incredibile, certo che stare a quel livello lì …… c’era stato, anche, il boom degli
spettatori perché, Milano giocava all’allora Pala Trussardi con i posti per 10.000
persone, avevano costruito il Pala De Andrè a Ravenna, sempre pieno,Treviso faceva
18
un po’ più fatica ma Treviso aveva la forza di organizzare anche tanti eventi. Erano
anni in cui le squadre italiane dominavano completamente perché c’era tutto
l’interesse, era un livello pazzesco anche per la necessità di reperimento delle risorse
economiche quasi impossibile da tenere a quei livelli: i giocatori guadagnavano come
delle star calcistiche perché c’era un movimento che comunque costava davvero
tantissimo in soldi .Anche le piccole cercavano di stare al passo delle grandi perciò
qualcuna ha fatto degli investimenti che poi hanno significato chiudere l’attività,
Falconara ad esempio che era una squadra che aveva una storia decennale, nel
tentativo di tenere il passo, prese Fefè De Giorgi, comprò il cartellino ad una cifra
spropositata e dopo un anno o due ha dovuto chiudere. Alla fine degli anni ’90 Parma
è fallita, Ravenna ha chiuso ……… Berlusconi ha chiuso. Fu un terremoto pazzesco .
Diciamo che è stato un momento di follia positiva se si può definirla tale , per quattro
o cinque anni, metà degli anni ’90 veramente incredibili. Ma quella non era la
dimensione giusta della pallavolo .E’ chiaro che se vai ad un livello così alto, poi,
tornare indietro, è una cosa un po’ complicata. Dopo c’è stato un assestamento verso
il basso da parte dei campionati, parlo prevalentemente del maschile perchè è stato
sempre dominante rispetto al femminile, nonostante che la
pallavolo abbia un
movimento rosa, oggi la pallavolo ha circa il 75% di giocatrici tesserate ma il
Campionato più importante è quello maschile. Perciò tutto l’interesse è stato creato
nel maschile, anche se le squadre femminili erano abbastanza forti in Europa .C’è
stato il ciclo di Matera, poi quello di Perugia, di Bergamo.Hanno vinto tante coppe
anche loro, però è stata sempre abbondantemente sotto la femminile come interesse,
come coinvolgimento, come movimentazione di denaro rispetto alla maschile,
sicuramente. Poi cosa è successo? Negli anni 2000 il campionato si è assestato e, a
parte qualche situazione un po’ particolare, ha trovato la sua corretta dimensione. La
pallavolo è uno sport
facilmente identificabile non volendo fare il sociologo né
l’economista, la pallavolo è uno sport dei piccoli centri. I grandi centri Roma, Milano,
19
Firenze, Torino, Bari sono per i grandi eventi. Se tu crei un grande evento in queste
città, ha un’eco pazzesca, se tu invece ci fai un campionato, ad esempio la routine, la
quotidianità, la serialità, è quasi impossibile che la gente venga. Nella sana vecchia
provincia italiana è più facile creare interesse, per motivi anche banali, ci sono molto
meno alternative in tante città, non è un caso che la pallavolo sia esplosa a Trento
dove fino a ieri non c’era altro, a Cuneo dove non c’era null’altro, in centri dove la
pallavolo non temeva la concorrenza di altre realtà sportive (oltre al calcio e basket).
Quest’anno che Trento ha il basket in A1 sta faticando molto perché comunque si va
allo scontro diretto, ciò non toglie che si siano creati degli equilibri, realtà eccellenti
dal punto di vista della struttura del reperimento delle risorse Trento, Macerata,
Modena negli anni, poi insomma è chiaro che qualcuno va e qualcuno viene perché la
pallavolo ed anche la pallacanestro, ma a me interressa la pallavolo,
ha una
caratteristica: se prendi le varie squadre, le cambi, sono tutte così. Le società
appartengono al padre padrone presidente. Solitamente la società sportiva gravita
attorno all’azienda. C’è un presidente che riesce a trovare risorse grazie alla sua
azienda: fornitori, rapporti che riesce a trovare nella sua città. E’ lui il fulcro di tutto
il movimento. Il fulcro del reperimento delle risorse. E laddove, quasi sempre per altro
accade, ci siano alla fine dei disavanzi, lui li colma. Trento è così con Mosna; Cuneo
era, purtroppo così, con Lannutti; Macerata è così con Giulianelli; le aziende sono
proprietarie e nei piccoli centri è più facile una realtà di questo tipo. La pallavolo cosa
può fare?Può e deve fare qualcosa. Può capire la sua giusta dimensione, che deve
vivere una vita propria. Non deve cercare di confrontarsi e di vincere degli scontri
con altre discipline. La pallavolo ha le sue caratteristiche, i suoi aspetti valoriali, i
suoi aspetti positivi per quanto riguarda la correttezza, la lealtà, la scolarità, la
serenità con la quale i genitori portano i figli alla pallavolo. Con la quale vai a vedere
la pallavolo con i figli che ormai sono aspetti assolutamente unici dello sport italiano.
Perciò su questo deve fare affidamento cercando di allargare sempre di più la base .
20
Ad esempio, adesso, si sta facendo molta fatica a reperire risorse umane a livello
maschile perché i ragazzi sono molto distratti. Faticano a giocare a pallavolo perché è
uno sport un po’ particolare, non c’è contrasto fisico. Non è un caso che la pallavolo
femminile ha un numero decisamente più elevato di tesserati rispetto alla maschile.
In primo luogo : deve mantenere la sua identità, deve trovare la sua giusta
dimensione economica, deve capire che deve rimanere nelle città dove è e dove può
crescere. Inutile pensare di andare a Milano oppure a Roma tanto non ci si riesce. A
Milano non c’è il Palasport, non si gioca lì, si gioca a Desio. Milano è “una roba” a se
stante. A Roma ho visto nascere e crescere 10 squadre. Ci sono adesso? No. A
Modena c’è sempre stata una squadra. E’ cambiata la proprietà ma c’è sempre. A
Macerata c’è. Adesso
Cuneo ha chiuso ma ci sono alcuni gruppi che vogliono
ripartire. La pallavolo è lì. La pallavolo deve capire la sua dimensione e la sua
territorialità, le sue caratteristiche.
In secondo luogo : secondo me, questo è il mio lavoro, può ricrescere dal punto di
vista della comunicazione, perché abbiamo avuto un po’ di tentennamenti determinati
anche da un motivo abbastanza banale. Pochi giovani si avvicinano professionalmente
alla pallavolo dal punto di vista giornalistico. Non ci sono ricambi. Se io guardo la
gente che c’è qui (Inaugurazione Campionato mondiale femminile a Roma) è quella di
10 anni fa, 20 anni fa, e forse anche 30 anni fa. Si fa abbastanza fatica a cambiare
perciò adesso il modo di comunicare è cambiato. Io ho fatto sempre televisione ma
adesso devo dire che internet è già il passato, adesso ci sono i “social”. Sono un
presente dominante ma domani cosa succede? Io non lo so, non lo posso sapere. Ho
aiutato tante ragazze e tanti ragazzi a fare tesi nella mia vita, di vario tipo: di
comunicazione, di marketing, di psicologia, adesso alcuni stanno lavorando in
quest’anno solare tutti nei “social” perché è la realtà dominante. Ma per stare nei
“social” bisogna capirne il linguaggio. E’ come Internet. La gente si è specializzata a
fare Internet che è una comunicazione particolare. I Social sono una comunicazione
21
particolare come Internet. Devi studiare e laurearti. Da questo punto di vista la
pallavolo sta faticando. Credo che abbiano una potenzialità incredibile ancora. Credo
che ovunque si va a parlare di pallavolo, ho girato tanto, c’è entusiasmo , c’è
partecipazione . La pallavolo può avvalersi di un buon humus in giro per il Paese.
Credo che ultimamente ci si è concentrati un po’ troppo sulla punta dell’iceberg e
poco sulla base cioè eventi, eventi, eventi dimenticando invece che la pallavolo devi
andarla a coltivare nella scolarizzazione, scuole, scuole, scuole e oratori che la gente
ha ormai dimenticato: scuole e oratori che consentono di allargare la base e poi è come
se vai a pescare. Io non sono pescatore ma se vai con lo strascico e poi tiri, qualcosa ci
rimane dentro. E’ chiaro che se vai con la canna ne prendi uno. Purtroppo l’ultimo
mondiale maschile non è che abbia dato chissà quali risultati del coinvolgimento, del
proselitismo, anche in questo speriamo che la nazionale femminile vada benissimo in
questo mondiale (per la prima volta giocato in Italia). Però io lavorerei più sulla base.
Io vedo con mio figlio, voglio capire. Capisco molto di più a stare con loro, guardare
cosa fanno che stare in ufficio a lavorare, come comunicano, come si parlano, cosa
guardano. La televisione, ad esempio, non la guardano quasi più. Adesso io ho
acquistato un televisore con la smart quindi la guarda per internet se no guarda il
cellulare, guarda l’Ipad. Il giornale è morto. Non lo guardano proprio. Deve cambiare
il modo di comunicare perché è cambiato il modo di assimilare la comunicazione. Del
resto, da quando l’uomo è nato, gli hanno dato la parola per comunicare a 2, a 4, a
milioni di persone. Perciò la pallavolo da questo punto di vista ha un grande
potenziale e non lo sta sfruttando adeguatamente. Per fortuna questo lo dico da
“vecchio” che fa questo lavoro vedendo un ambiente poco disciplinato come penso.
Per fortuna che comunicano bene i nostri ragazzi. Ti bucano il video, non sono
banali, dicono cose intelligenti, le ragazze sono belle, sono ragazze copertina, non
sono aspetti banali oggi. Oggi nell’età dell’estetismo sfrenato ci sono bellissime
ragazze, viste le copertine dell’Arrighetti su Sportweek, la Picci (Piccinini) la
22
mettono ovunque. Non è un caso. Un’altra caratteristica della Pallavolo è che
accomuna molto la gente. Questo è un Fille Rouge che fa si che tutti i pallavolisti si
sentano partecipi di una grande famiglia. L’ho riscoperto anche scrivendo questo libro
(Il sogno azzurro). C’è questo minimo comune denominatore che è un senso di
appartenenza a questo mondo. Questo forse ultimamente si era un po’ perso, si era
persa la consapevolezza che questo fosse un valore importante per la pallavolo. Infatti
la pallavolo ha delle caratteristiche proprio di aggregazione sportiva e se sei stato
pallavolista, anche se ti ritrovi dopo tanto tempo, rimani pallavolista dentro e questo
è un aspetto importante”.
Quanto è importante, secondo la tua opinione, la "comunicazione" nella
pallavolo? Il tuo nuovo libro sulla Nazionale femminile, Il sogno azzurro,
può essere un'occasione per far vivere ai giovani quelle emozioni che non
hanno conosciuto e farli avvicinare a questo sport così avvincente?
“Questo è l’augurio. Tu hai pronunciato una parola magica. Ho deciso di scrivere
questo libro perché l’occasione era propizia ( il mondiale femminile).
Perciò sono abbastanza appassionato di pallavolo da un po’ di anni, mi piace molto la
storia dello sport, in particolare di questo sport, che curo da un po’ di anni. Facciamo
un libro. Mi sono messo a scrivere. Molte cose le ricordavo, altre no. Telefonate.
Arrivo al punto. Ho fatto scrivere 35 testimonianze a delle ragazze e man mano
hanno cominciato a dire questo è il mio libro, il nostro libro. Il minimo comune
denominatore di tutti questi racconti è l’emozione. Mi è venuto in mente quando l’hai
detto. Si, questa è un’occasione. Se i ragazzi e le ragazze lo leggono capiscono cosa è
stata la pallavolo. Capiscono cosa nel frattempo è diventata e cosa è oggi. Ho cercato
di fare un excursus storico con anche le modifiche al regolamento, con le modifiche
nel mondo, di quello che è successo e uno capisce che poi lo sport si adegua molto alle
23
evoluzioni di quella che è la vita normale di tutti noi. Potrebbe essere una bella
opportunità per capire che innanzi tutto siamo ciò che siamo stati, cioè la storia non
si deve rinnegare, non si deve ripudiare perché, se siamo oggi quello che siamo è
perché un altro prima di noi ha fatto quello che doveva fare, e continua a fare, e noi ci
auguriamo che farà in futuro. E’ una testimonianza, un atto d’amore, perché io penso
che lo sport sia fondamentalmente partecipazione emotiva positiva e perciò, almeno
io, ho sempre interpretato in questo modo la pallavolo. La pallavolo è sempre stato
uno sport coinvolgente, positivamente da vivere, da raccontare, … prima da giocare
e poi da raccontare. Ed è sempre quello che ho voluto fare in televisione quando l’ho
fatto ed anche da scrivere. Penso che sia una buona opportunità per capire comunque
che la pallavolo è un mondo veramente unico da molti punti di vista”.5
Intervista a LORENZO BERNARDI, ex giocatore di pallavolo nominato
Giocatore del secolo dalla FIVB nel 2001 assieme allo statunitense Karch Kiraly
ed attualmente allenatore della squadra Halkbank Spor Kulübü di Ankara:
Nel 2001 sei stato eletto miglior giocatore del XX secolo e sei anche entrato
nella Volley Hall of Fame sia singolarmente che come giocatore della
squadra Nazionale ( la Squadra del Secolo).
Cosa hanno significato questi riconoscimenti per te?
“Sicuramente io non è che l’ho considerato un premio, l’ho considerato più come un
riconoscimento, secondo me è diverso perché mi è stato dato non per quello che ho
fatto in una semplice manifestazione ma mi è stato dato per quello che ho fatto in
tutta la mia carriera quindi sicuramente è il riconoscimento più ambito, più
5
Lorenzo Dallari intervista rilasciata all’Autrice il 23/09/2014
24
importante che io, ma penso qualsiasi altro atleta, possa aver ricevuto o possa ambire
perché vincere un premio individuale in una manifestazione è una cosa limitata nel
tempo, cioè sono quelle due o tre settimane invece questo riguarda un po’ tutta la
carriera. A maggior ragione poi, che mi sia stato dato quando ero ancora in attività.
E’ stato un ulteriore motivo di orgoglio perché solitamente questi riconoscimenti li
danno quando hai smesso da parecchio tempo”.6
Molti allenatori italiani, tra i quali tu, scelgono di allenare una squadra di
club o una Nazionale straniera.
Quali sono i motivi di questa scelta?
“Parlo esclusivamente a livello personale. Io all’inizio del 2010 ho interrotto, o è stato
interrotto da parte di Padova, il rapporto con me. Dopo, l’opportunità per continuare
a proseguire la mia esperienza, la mia professione di allenatore , l’ho avuta solamente
dall’estero.
Poi all’estero, ho avuto dei risultati molto buoni e il club dov’ero in Polonia, mi ha
chiesto, ed è stata la volontà da parte di entrambi, il prolungamento dei contratti fino
a farlo prima per tre anni e mezzo, e poi, l’anno scorso, l’avevo di nuovo prolungato
per altri due. Avrei dovuto rimanere 5 anni e mezzo in Polonia. Poi mi è arrivata
l’opportunità di andare all’Allkbank e ho ritenuto giusto prendere questa chance.
Primo perché è una squadra molto forte; secondo perché amo le sfide e io penso sia
una grande sfida, poiché bisogna ricominciare tutto daccapo,
riorganizzare la
squadra perché ci sono molti giocatori nuovi, non è quella dello scorso anno, quella in
cui tutti si conoscevano. Qui nessuno ha mai giocato assieme e queste sono le sfide
25
che a me piacciono. Poi sinceramente perché dall’Italia, l’anno scorso, ho avuto delle
offerte per rientrare nel campionato italiano, ma purtroppo, una è arrivata troppo
tardi, l’altra non hanno voluto concretizzarla , però prima dell’anno scorso non ho
mai avuto la possibilità di rientrare in Italia. La cosa più importante però, che l’Italia
deve capire, è che non esiste solo l’Italia. L’Italia adesso non è nei primi posti nel
ranking mondiale, quindi non è che sono delle scelte dettate, come tanti pensano, da
un punto di vista economico, sono dettate dall’importanza dei campionati, dalle
opportunità lavorative che ci riconoscono all’estero e che non ci vengono riconosciute,
penso, in Italia. Io parlo in maniera un po’ in generale, non solamente per me, però
penso che ci sono tanti allenatori italiani che lavorano all’estero e chi sostiene che è
solamente per un discorso economico, sbaglia”.7
Di seguito riporto le opinioni di due giocatori della squadra di Latina, che in
momenti diversi hanno militato (Francesco Biribanti) e tuttora militano
(Salvatore Rossini) nella Nazionale Italiana di pallavolo:
Giocando con la squadra di Latina hai conquistato la Nazionale e con la
squadra del Paykan sei stato il primo italiano a vincere uno scudetto in
Iran. Cosa ti hanno dato dal punto di vista umano e professionale queste
diverse esperienze?
FRANCESCO BIRIBANTI risponde:
“Beh la conquista della Nazionale per un giocatore penso sia il massimo traguardo
7
Lorenzo Bernardi, intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014
26
che si possa raggiungere!! Un’ emozione unica ed indescrivibile! Indossare la maglia
azzurra e' stato straordinario e poi vincere anche il titolo europeo a
Berlino...esperienze che porterò sempre nel mio cuore! L'esperienza in Iran e' stata
davvero particolare! Ho un piccolo primato certo...l'unico italiano a giocare in una
squadra iraniana con la quale poi ho vinto anche lo scudetto!! Stupendo!!! A livello
umano ho imparato che significa differenza di cultura e di pensiero! Stili di vita
totalmente differenti! Ho imparato che significa stare soli ed arrangiarsi senza
nessuno accanto! Ho sofferto un po' ma poi ne sono uscito vincente! Ho capito il vero
valore delle piccole cose e l'importanza di esse!!! Le persone che mi hanno supportato!
Insomma un'esperienza forte!!!”.8
Un giocatore che svolge la sua attività anche nella Nazionale è sottoposto
sicuramente ad uno stress maggiore rispetto agli altri giocatori.
In che modo gli atleti della Nazionale riescono a gestire la situazione?
La risposta di SALVATORE ROSSINI :
“La Nazionale è sicuramente la nota più bella della stagione di un atleta. L’emozione
che si prova nell’ indossare la maglia del proprio paese è unica e ti dà forze ed energie
che non si conoscevano prima. Lo stress è moltiplicato, l’emozione è moltiplicata, ma
sicuramente ogni piccolo traguardo raggiunto ha la risonanza della grande impresa.
Il mio personale segreto è quello di sentirmi continuamente onorato...tutti vorrebbero
essere al mio posto quindi non posso essere stanco, stressato o semplicemente
8
Francesco Biribanti, intervista rilasciata all’Autrice il 26/02/2014
27
svogliato...rappresento l’ Italia, rappresento il milione e mezzo di telespettatori che ha
seguito la finale europea in tv!!”.9
Infine ecco il pensiero di un giocatore di nazionalità spagnola che ha giocato
nella Top Volley – Andreoli Latina nelle due stagioni sportive 2012/2013 e
2013/2014:
NODA BLANCO SERGIO
Vista la libera circolazione dei lavoratori dell’Unione Europa, cosa pensi
della limitazione di stranieri in campo della serie A1 di pallavolo?
“Io penso, essendo straniero, che sarebbe meglio fare tutto senza limitazione, d'altro
canto però non essendo uno sport professionistico al 100%, le federazioni nazionali,
possono fare queste regole. Se il numero degli stranieri in campo fosse libero
dovrebbero fare delle regole particolari, come in Francia, dove puoi fare quello che
vuoi. La regola della limitazione dei giocatori stranieri in campo è fatta per dare la
possibilità ai giocatori di casa, gli italiani in questo caso, di giocare. Se in Italia una
squadra fosse formata solo da giocatori stranieri, gli italiani non avrebbero la
possibilità di giocare, quindi si fanno queste regole per farli giocare”.
Tu che sei un giocatore della Nazionale spagnola, cosa ne pensi degli
accordi tra società e Nazionali in caso di tornei di qualificazione (europei,
9
Salvatore Rossini, intervista rilasciata all’Autrice il 04/04/2014
28
mondiali,olimpiadi)
contemporaneamente
allo
svolgimento
del
Campionato Italiano?
“E’ un po’ difficile perché, onestamente, ad una squadra di club, ad esempio
l’Andreoli Latina, dispiacerebbe se un giocatore andasse via per 3 settimane a metà
campionato. Però giocare con la Nazionale, è un diritto che abbiamo noi giocatori,
giustamente. Se la Nazionale ti chiama, devi andare. Quando noi stranieri firmiamo
con un club all’estero, oltre alla firma nostra, nel contratto, c'è la clausola che la
Federazione del Paese, nel mio caso la Spagna, deve inserire, cioè devono dare
l'autorizzazione ed il permesso di giocare all’estero. Però nel contratto ci sono anche
delle clausole che prevedono che la precedenza è sempre della Nazionale. Le
qualificazioni, le Olimpiadi, gli Europei hanno la precedenza anche se questi accordi
sono difficili da accettare da parte dei club. Anche se non piacciono, devono accettarli
perché è una norma a livello internazionale, altrimenti le Nazionali non potrebbero
mai giocare. Di solito si cerca di fare queste gare, queste competizioni, d’estate, ma a
volte il calendario è così lungo, così intenso che è molto difficile non farlo coincidere
con i vari campionati nazionali. Nel mio caso, non farlo coincidere con quello italiano,
che è lungo e faticoso, è un po’ complicato”.
Un giocatore che gioca anche in Nazionale è doppiamente impegnato?
“Sì, ad esempio nell’estate del 2010 ho fatto 115 partite in una stagione, tra
Nazionale e Campionato. Un impegno fisico molto elevato. Però è sempre un onore
ed un privilegio, per cui alla fine si fa volentieri”.10
10
Sergio Noda Blanco intervista rilasciata all’Autrice il 04/04/2014
29
Sergio Noda Blanco (maglia n. 12)
Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina
30
CAPITOLO SECONDO – Il Fenomeno Sportivo
2.1 L’Ordinamento giuridico
Il termine “sport”, etimologicamente, risale al latino deportare = uscire fuori
porta, cioè uscire al di fuori delle mura della città per dedicarsi ad attività
sportive.
Nel XIV secolo, in Inghilterra, si diffuse il termine “disport”, vocabolo
assimilato anche dalla lingua italiana nel XIX secolo.
Da ricordare il termine “diporto” che significa divertimento, svago, diletto.
Al di là dell’origine del termine,
“sport”
indica realtà diverse in due
accezioni: una generale e l’altra specifica.
Con il primo significato si fa riferimento allo sport in senso ampio,
comprensivo di tutti i suoi aspetti: struttura organizzativa nazionale ed
internazionale, associazioni e società, atleti, pratica sportiva.
Con il secondo si fa riferimento allo sport in senso stretto, cioè all’esercizio
dell’attività sportiva.
Il
nostro
ordinamento
giuridico,
solo
recentemente,
ha
preso
in
considerazione il fenomeno sportivo.
Se consideriamo, in primis, la Costituzione, possiamo affermare che in essa vi
sono certamente norme che legittimano l’attività sportiva sia come attività
inerente alla sfera personale dell’individuo, sia come attività
organizzata secondo propri schemi. 11
11
Annamaria Giulia Parisi “ Sport, diritti e responsabilita’” in www.comparazionedirittocivile.it
31
Tuttavia si può osservare come nei 139 articoli che compongono il testo
costituzionale non esiste nessun riferimento diretto allo sport, ad eccezione
dell’art.117, c.3, ove lo sport viene collocato tra le materie ricomprese nella
potestà legislativa concorrente, con le relative conseguenze nel finanziamento
pubblico dei diversi tipi di attività sportive e dell’art. 90, co.24, 25 e 26 che
riguardano l’utilizzazione degli impianti sportivi.
Questo potrebbe indurci a ipotizzare che sia stata una pura e semplice
disattenzione oppure un vero e proprio disinteresse da parte del legislatore
costituente nei confronti dello sport.
Ma, considerando il periodo storico in cui nacquero la Costituzione e lo Stato
Repubblicano, possiamo ritenere che la volontà del legislatore sia stata
animata dalla volontà di respingere qualsiasi possibile continuità con il
precedente ordinamento giuridico.
Sembra infatti sufficientemente fondata la tesi secondo la quale il legislatore
costituente si sarebbe intenzionalmente disinteressato dello sport in quanto lo
sport, in precedenza, era esaltato non solo per fini competitivi, ma anche per
fini militari, tanto da essere considerato come uno strumento adatto a
“perseguire il miglioramento fisico e morale della razza”.
12
Si osserva, comunque, che se la preparazione e la selezione atletico-sportiva
dei giovani era stata una componente essenziale del programma politico
dell’Italia fascista e della Germania nazista, è ugualmente contrastante con i
valori umani e dello sport la preparazione riservata ai giovanissimi atleti
12
A.Ugona, voce Sport, Digesto Ip.pubbl. Torino,1999
32
dell’ex Unione Sovietica, rivolta ad accrescere il rendimento agonistico con
risultati devastanti per il sano ed armonico sviluppo della persona umana.13
Il fenomeno sportivo è, quindi, tutelato dalla Costituzione in modo indiretto,
ma ugualmente efficace, in tutti gli articoli dedicati alle liberta’ e ai diritti
della Personalità
(art.2 Cost. “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità”).
Lo sport è un’attività che coinvolge vari ambiti, dall’etica al diritto e
all’economia ed è spettacolo, messaggio pubblicitario, prodotto di consumo e
occasione di svago e di lavoro.
Dal punto di vista commerciale, il fenomeno sportivo si è evoluto attraverso
le sponsorizzazioni e le strategie di comunicazione.
Nonostante ciò la dimensione giuridica e sociale nella quale si colloca lo
sport, è quella propria della persona umana.
Tanto è vero che si è giunti al riconoscimento del diritto allo sport che oggi
viene tutelato in quasi tutti gli ordinamenti giuridici.
Possiamo dire ,quindi, che lo sport sia ormai integrato nell’ordinamento e
come tale partecipa a tutti i limiti che la legge pone a tutela di ogni altro
diritto.
In questa prospettiva eventuali contrasti che si possono verificare tra norme
statali e norme sportive sono armonizzate nei rapporti tra lo Stato,
l’Amministrazione pubblica e le autorità del CONI e del CIO e sono
13
Cfr., in tema di garanzia e tutela del minore, pietra miliare nella sistematica della dottrina
riguardante la persona umana, P. STANZIONE, Capacità e minore età nella problematica della persona
umana,
cit. Adde, ID., Diritti fondamentali dei minori e potestà dei genitori, ora in Rapporti personali nella famiglia, a
cura di P. PERLINGIERI, Napoli, 1982; ID., voce “Capacità. V, Diritto comparato e straniero”, in Enc. giur.,
V,Roma, 1988; ID., Personalità, capacità e situazioni giuridiche del minore, Dir. famiglia, 1999, 260 ss
33
improntati al rispetto di quelli che sono i diritti fondamentali della persona
umana.
2.2 L’Ordinamento giuridico sportivo
Il fenomeno sportivo è stato inquadrato come “ordinamento giuridico” a
seguito del superamento della dottrina “normativista” , del riconoscimento
della teoria c.d. “istituzionalista” e della conseguente esistenza di una
“pluralità
degli
ordinamenti
giuridici”:
secondo
questa
tesi,
infatti,
l’ordinamento giuridico è un concetto che va al di là dell’insieme delle norme
statali in quanto esso coincide con l’ “istituzione” ovvero con ogni fenomeno
associazionistico
che
abbia
i
caratteri
della
plurisoggettività,
dell’organizzazione e della normazione.14
Poiché, quindi, non si può disconoscere l’esistenza di una “pluralità di
istituzioni” che abbiano queste caratteristiche, si deve ammettere la tesi
dell’esistenza di una “pluralità di ordinamenti giuridici”.
Da una parte vi è lo Stato che persegue interessi di carattere generale, comuni
a tutti i cittadini, dall’altra parte vi sono i vari ordinamenti (militare,
ecclesiastico, sportivo ecc.) che perseguono interessi di carattere collettivo (che
riguardano cioè quei soggetti che fanno parte di quel determinato
ordinamento).
14
Enrico Lubrano “Lo sport e il diritto”, AA.VV. Jovene ed.2004
34
Questa potestà viene definita dal Santoro Passarelli “autonomia privata
collettiva”.
Il principio della “pluralità degli ordinamenti giuridici” è principio cardine del
nostro ordinamento: esso è espressione del pluralismo riconosciuto anche a
livello costituzionale, con riferimento sia alle cc.dd “formazioni sociali” (art.2)
e al diritto di associazione (art.18) sia in relazione a specifiche forme
associazionistiche quali quelle religiose (art.19), sindacali (art.39) e politiche
(art.49).
In virtù della natura degli interessi perseguiti, soltanto lo Stato può emanare
norme di fonte primaria (leggi). I vari ordinamenti “settoriali” si pongono,
invece, in posizione sottordinata rispetto all’ordinamento statale, tuttavia essi
hanno una certa autonomia: possono infatti emanare norme di fonte
secondaria (regolamenti).
Secondo il principio di “gerarchia delle fonti del diritto” le norme
sottordinate non possono essere in contrasto con le norme sovraordinate:
di conseguenza i vari ordinamenti settoriali pur avendo una propria
autonomia che si concretizza, come già detto, nella facoltà di emanare una
normativa di tipo regolamentare propria, devono necessariamente rispettare
le norme superiori poste in essere dallo Stato.
Questo inquadramento del sistema sportivo come “ordinamento giuridico
settoriale” è stato riconosciuto sin dalla fine degli anni ’40 ed è stato
formalmente codificato prima con il D.Lvo 23 luglio 1999 n.242 – c.d. Decreto
Melandri – con il quale è stata creata una nuova organizzazione dello sport
ispirandosi al c.d. “modello europeo dello sport” e poi con la Legge 17 ottobre
2003 n.280.
35
Con l’adozione del modello europeo si arriva ad una concezione della
materia completamente opposta a quella pluralistica.
Anche rispettando l’autonomia privata delle organizzazioni sportive, è chiaro
come gli organi della Comunità Europea perseguano lo scopo di conformare
il fenomeno sportivo ai principi del diritto comunitario.
La giurisprudenza ha innovato la tecnica per disciplinare i rapporti tra diritto
e regolamenti federali considerati atti di autonomia privata associativa: si
tratta del principio della “specificità dello sport”15 il quale insieme al principio
comunitario di proporzionalità, costituisce lo strumento per valutare la
legittimità delle clausole contenute nei regolamenti sportivi .
Tramite l’argomento della specificità, i giudici della Comunità Europea
hanno richiamato i principi che stanno alla base dello sport e li hanno
bilanciati con quelli del diritto comunitario primario.
Il modello europeo non è, quindi, una mera rappresentazione della realtà ma
descrive un modello giuridico che riassume un insieme di principi.
A ciò si deve aggiungere il significato che assume l’aggettivo “europeo”
rispetto a questo modello. E’ certo che questa qualificazione esprime il dato
dell’appartenenza comune di questo modello alle
esperienze giuridiche
nazionali degli Stati membri.
I principi sottostanti a questo modello sono stati utilizzati varie volte dalla
Corte di Giustizia tramite il ricorso al principio della specificità dello sport.
15
L.Di Nella, Le federazioni sportive nazionali dopo la riforma in RDS, 2000, pag.53 ss.
36
Possiamo affermare, quindi, che il modello giuridico dello sport europeo sia
parte integrante del diritto comunitario come complesso di “principi
generali” che viene adottato in via interpretativa dalla Corte di Giustizia.
2.3 Professionismo - Dilettantismo
E’ questo un problema etico dibattuto già dai tempi in cui il barone Pierre De
Coubertin, citando il vescovo Ethelbert Talbot affermava: “L’importante non è
vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi
battuti bene”.
Il barone auspicava la rinascita dei Giochi Olimpici per avvicinare le Nazioni
e per dare la possibilita’ ai giovani del mondo di confrontarsi in una
competizione sportiva, piuttosto che in guerra.
De Coubertin presento’ le sue idee in pubblico nel giugno 1894 durante un
congresso presso l’Universita’ della Sorbona a Parigi.
Il 23 giugno venne deciso che i primi Giochi Olimpici dell’era moderna si
sarebbero svolti ad Atene, in Grecia, nel 1896, nella terra nella quale erano
noti nell’antichita’.
Fu fondato il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per organizzare
l’evento con la presidenza del greco Demètrios Vikèlas.
Secondo il pensiero di De Coubertin, gli atleti non dovevano gareggiare per
avere una ricompensa in denaro,
così fu deciso di non ammettere i
professionisti ai Giochi Olimpici.
37
Nella storia delle Olimpiadi moderne questa regola ha provocato diverse
controversie ma con il tempo ci si è resi conto che la distinzione tra dilettanti
e professionisti non aveva più motivo di esistere.
Infatti, molti atleti dei paesi dell’Europa Orientale erano dipendenti statali,
ma in realtà venivano pagati per allenarsi quotidianamente, quindi erano
dilettanti di nome, ma non di fatto.
Nonostante ciò il CIO continuò per anni a sostenere lo sport dilettantistico.
Le regole sul dilettantismo furono eliminate negli anni ’90 : per la prima volta
alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 gli Stati Uniti schierarono una squadra
di
pallacanestro
costituita
dai
migliori
giocatori
del
campionato
professionistico americano, il cosiddetto “Dream Team”(“La squadra dei
sogni”).
Attualmente, l’unica disciplina olimpica in cui non sono ammessi
professionisti è la boxe.
Per quanto riguarda il calcio maschile, altro sport dove il professionismo è
molto diffuso, l’unico vincolo riguarda l’età: per ogni squadra sono ammessi
al massimo 3 “fuori quota” che abbiano superato i 23 anni e non c’è obbligo
di convocarli.
Rimangono, comunque, in vigore norme molto restrittive sulla pubblicità.
Con il trascorrere degli anni alle Olimpiadi si sono aggiunte altre
manifestazioni (universiadi, giochi del mediterraneo, afro-asiatici, ecc.)
rivolte a contemperare i valori dell’agonismo con quelli dell’amicizia e della
pace.
Nel corso del XX secolo l’introduzione di nuove discipline sportive ha portato
dei fondamentali cambiamenti nel mondo dello sport, soprattutto in relazione
alle motivazioni economiche che ruotano attorno agli eventi sportivi, creando
38
così, nuovamente, una contrapposizione netta tra sport professionistico e
dilettantistico.
Ciò che caratterizza la figura degli atleti professionisti è che essi sono pagati
per svolgere la propria attività e potrebbero essere definiti “lavoratori dello
spettacolo”.
La finalita’ dell’atleta professionista non è, quindi, solo quella di emergere
nella competizione sportiva e di migliorare i risultati ma soprattutto quella di
trarre dall’attivita’ sportiva, il maggior vantaggio economico possibile.
Per la tutela dell’atleta professionista dobbiamo partire dalla Costituzione: art
4 e art.35 (tutela del lavoro “in tutte le sue forme e applicazioni”). Tali norme
devono essere integrate con la legge 91 del 1981 art.4: “Disciplina del lavoro
subordinato sportivo” che detta la normativa che si deve applicare per tale
rapporto.
L’attività sportiva, quindi , è tutelata quale attività lavorativa e costituisce la
prestazione dedotta in un contratto di lavoro in base al quale l’atleta si
obbliga, a fronte della retribuzione, allo svolgimento di esercizi atletici
costituenti l’oggetto del rapporto di competizione, il quale è volto al
conseguimento dei valori sportivi attraverso la performance al fine di
consentirne lo sfruttamento economico da parte della società.
La funzione di tale attività è allora quella economica del percepimento della
retribuzione.16
L’attivita’ sportiva professionistica è sottoposta, però a due limiti
costituzionali: uno nei confronti del datore di lavoro (art.41 co.2 Cost.)
relativo all’iniziativa economica, la quale “non può svolgersi in contrasto con
16
Luca Di Nella “Manuale di diritto dello Sport” Ed.Scientifiche Italiane,2010
39
l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana”, l’altro nei confronti dello sportivo professionista (art.2 Cost): “La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento di
doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Per quanto riguarda le disposizioni ordinarie riguardanti il datore di lavoro
un limite è costituito anche dall’art 2087 c.c. e dall’art.9 Statuto dei Lavoratori,
per quelle riguardanti lo sportivo professionista, invece il limite è costituito
dall’art.5 c.c. e dall’art.575 ss. c.p..
L’atleta, quindi, nell’esercizio dell’attività sportiva dovrà rispettare i
concorrenti in quanto persone, anche quando siano ammessi determinati
comportamenti potenzialmente in grado di arrecare danno agli altri.
Il dilettantismo, invece, è quello che esprime il valore intrinseco dello sport,
ossia quello del perpetuo miglioramento dei risultati:
è l’individuo che sfida sé stesso per superare i suoi limiti, per realizzare i più
genuini valori dell’uomo.17
Gli atleti dilettanti per svolgere la loro attività sono sostenuti da società che
devono sopportare elevati costi di gestione che non sempre sono coperti dagli
sponsor e le perdite devono essere risolte attraverso interventi da parte dei
dirigenti o con il contributo di amministrazioni comunali, provinciali o
regionali.
Anche il dilettantismo è tutelato dalla Costituzione all’art.2 che costituisce
una clausola generale di tutela della persona.
17
Luca Di Nella “Manuale di Diritto dello Sport”, Ed.Scientifiche Italiane, 2010
40
L’attivita’ sportiva, si presenta, sotto questo profilo, come manifestazione di
un diritto della personalità in quanto strumento per la piena realizzazione
dell’individuo.
La pratica sportiva racchiude un valore che è di grado primario in quanto
riguarda “in modo diretto” l’uomo. Quindi anche la tutela da offrire a questa
attività è certamente di rango costituzionale: essa può essere sacrificata
soltanto di fronte a quelle situazioni che risultano essere di livello superiore.
Secondo l’art.15 del d.lgv n.242 del 1999, le Federazioni sportive nazionali
devono svolgere l’attività sportiva secondo le deliberazioni e gli indirizzi del
CIO e del CONI e delle rispettive Federazioni internazionali , esplicitate nei
regolamenti federali che devono essere rispettati dai dilettanti.
Il fenomeno del dilettantismo ha richiamato l’attenzione anche dell’Unione
Europea relativamente al diritto dei dilettanti di praticare sport in altri Stati
membri. Non ci sono, però, decisioni in tal senso della Corte di Giustizia.
L’Unione, comunque,
riconosce loro il diritto alla libertà di circolazione
all’interno dell’Unione stessa e il diritto ad esercitare lo sport dilettantistico.
Nel 1992 con raccomandazione del Consiglio dei Ministri è stata adottata
dall’Unione Europea la “Carta Europea dello Sport” rivista nel 2001, che
enuncia un certo numero di principi che costituiscono il modello sportivo
europeo tra cui la non discriminazione, al fine di consentire a tutti l’accesso
alle attività sportive, senza distinzione di sesso, razza, colore, lingua,
religione ecc..
La Carta, inoltre, conferma l’autonomia del mondo sportivo sottolineando
che l’azione dei poteri pubblici deve essere complementare a quella dei
movimenti sportivi e deve cooperare con le organizzazioni sportive al fine di
41
evitare un controllo eccessivo che potrebbe condurre ad una concezione dello
sport come “sport di stato”.
Anche l’attività dilettantistica ha, però, dei limiti che devono essere
individuati nell’art 2 della Costituzione mentre quelli relativi alla legislazione
ordinaria si individuano nell’art.5 c.c. e nell’art.575 ss c.p., come già visto per
lo sportivo professionista.
Con riguardo agli sportivi professionisti importante è la disciplina dettata
dalla Legge 23 marzo 1981 n.91, che deve essere interpretata nell’ottica dei
rapporti tra ordinamenti: da una parte l’ordinamento generale dello Stato e
dall’altra l’ordinamento sportivo: sotto questo profilo, la Legge 91 rivendica
alla potestà legislativa statale la disciplina dei rapporti tra gli operatori dello
sport e le Società e Federazioni per quanto attiene la prestazione dell’attività
sportiva come attività di lavoro, salvo poi consentire una certa potestà
normativa alle Federazioni e alla contrattazione sindacale . 18
La Legge 91/1981 è suddivisa in quattro capi, di cui il primo ( artt. da 1 a 9)
dedicato allo sport professionistico, il secondo alle società sportive e alle
Federazioni sportive nazionali, il terzo, composto dal solo art.15, alle
disposizioni tributarie, il quarto (artt. da 16 a 18) alle disposizioni transitorie e
finali.
Secondo l’art.1 della legge 23 marzo 1981, n.91 “ L’esercizio dell’attività sportiva,
sia essa svolta in forma individuale o collettiva, sia in forma professionista o
dilettantistica, è libero”: questa norma rappresenta un limite sia per le eventuali
intromissioni da parte dell’ordinamento generale, che non può introdurre
18
D.Duranti, L’attività sportiva come prestazione di lavoro, in Riv.it.dir.lav.,1983,I, pag.699-700
42
normative che prevedano limitazioni non consentite sia per quelle relative
all’ordinamento sportivo che consistono in impedimenti all’esercizio
dell’attività sportiva da parte di chiunque.
Assistiamo, quindi, alla luce dell’art.1 ad una valorizzazione della libertà di
contrattare, che precedentemente era vietata a causa del vincolo sportivo ed
ora riconosciuta dall’art. 5 (durata massima e cessione del
contratto), dall’art. 6 (libertà di stipulare un nuovo contratto alla scadenza di
quello precedente), e soprattutto dall’art. 16 (abolizione graduale del vincolo).
L’attività sportiva, però, si manifesta veramente libera soltanto quando viene
svolta come attività ricreativa. Quando, invece, viene praticata a livello
professionistico, la stessa libertà è sottoposta al monopolio instaurato dalle
Federazioni nei singoli settori sportivi.
Secondo l’art. 2, ai fini dell’applicazione della legge “sono sportivi professionisti
gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici che
esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito
delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle
Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse con
l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell’attività
dilettantistica da quella professionistica”.
I soggetti individuati dall’art. 2 sono caratterizzati da un elemento comune
costituito dal concorso diretto della loro attività al conseguimento del miglior
risultato sportivo, al quale sono estranee altre figure professionali che, pur
potendo essere legate da un rapporto con la società sportiva, esercitano
tuttavia, competenze non strettamente connesse all’attività agonistica, quali,
per esempio, i medici, i massaggiatori, gli impiegati o gli incaricati di
43
mansioni amministrative o organizzative o di servizi ausiliari. 19Pertanto, non
rientrando nell’alveo della L.91/1981, questi rapporti devono ritenersi
regolati dal diritto comune.
Non è dello stesso avviso il Duranti, il quale esclude che l’elencazione delle
attività di cui all’art.2 debba considerarsi tassativa
prediligendo, invece,
un’interpretazione estensiva. L’interpretazione estensiva, come sottolinea lo
stesso Duranti, è quella maggiormente conforme al carattere garantistico
della legge, la quale tende al riconoscimento della qualifica di prestazioni di
lavoro subordinato a tutta una serie di rapporti tipici del mondo sportivo che
appaiono sostanzialmente riconducibili a tale genus di prestazioni, mentre la
tassatività appare completamente priva di ratio. E’stato, però, osservato, in
dottrina, che il sistema descritto dalla legge 91/1981 ha escluso dal suo
ambito di applicazione tutti i casi di “professionismo di fatto”, e cioè quegli
atleti che sono inquadrati come dilettanti soltanto perché la propria
Federazione non ha effettuato la distinzione tra dilettanti e professionisti, pur
svolgendo costoro attività sportiva continua e remunerata e traendo dalla
stessa l’unica, o comunque la prevalente, fonte di reddito.
Il rapporto di lavoro subordinato sportivo, così come delineato dalla legge
91/1981, presenta caratteri di specialità rispetto agli ordinari rapporti di
lavoro dipendente: si parla, infatti, di “rapporto speciale”.
Secondo la dottrina giuslavoristica, infatti, sono definiti “speciali” quei
rapporti che in ragione della specifica posizione del datore di lavoro e/o
19
V. Frattarolo, Il rapporto di lavoro sportivo, Giuffrè, Milano, 2004, pag. 20.
44
anche della particolare natura dell’attività svolta, come nel caso del lavoro
sportivo, richiedono una disciplina differenziata rispetto a quella generale.
Ciò non esclude, però, che sia possibile l’intervento suppletivo della
disciplina generale:
secondo Dell’Olio e con lui parte della dottrina,
l’applicazione al lavoro sportivo subordinato della legge 91/1981 non esclude
l’applicabilità allo stesso di ogni norma di carattere generale non ricompresa
nella legge stessa, ma con la stessa compatibile . 20
In conclusione, possiamo affermare che, nonostante le divergenze espresse
dalla dottrina, la legge in esame ha il merito di aver ratificato, a livello
normativo, la natura sostanzialmente lavorativa dell’attività sportiva, che non
aveva trovato un’adeguata tutela nell’ordinamento sportivo e che aveva
necessità di una protezione a livello legislativo statale e comunitario, uguale a
quella di cui godeva la generalità dei lavoratori.
20
M.Dell’Olio, Lavoro sportivo e diritto del lavoro, in Dir.lav.,1988,I.pag.323
45
CAPITOLO TERZO – L’Organizzazione sportiva nazionale
3.1 Il CONI
Logo adottato dal 1914 al 2004
Logo adottato dal 2004 al 2014
Le origini del CONI risalgono alla meta’ del 1800 quando cominciarono ad
affermarsi le prime associazioni sportive per lo più di natura privata. Queste
associazioni avevano funzioni più limitate rispetto a quelle delle attuali
federazioni sportive sia per l’insufficienza di norme che dovevano
disciplinare i vari sport sia perché erano espressione di ambienti sociali di
èlite.
Un’ evoluzione dell’organizzazione sportiva si ha con le prime Olimpiadi
dell’era moderna che si svolsero ad Atene nel 1896 quando si iniziò ad
effettuare i primi collegamenti organizzativi tra i vari enti e quando si
cominciò ad articolare norme tecniche uniformi per l’esercizio dei singoli
sport in modo tale da poter comparare sia a livello nazionale sia
internazionale, le prove degli atleti.
L’Italia partecipò ufficialmente ai Giochi Olimpici di Londra nel 1908.
46
In occasione di queste Olimpiadi e anche per le successive che si svolsero a
Stoccolma nel 1912, venne istituito un Comitato Italiano per le Olimpiadi
Internazionali che aveva, però, funzioni temporanee.
Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), come ente di carattere
permanente, nasce ufficialmente tra il 9 ed il 10 giugno 1914 come parte del
Comitato Internazionale Olimpico (CIO), nell’ambito del quale si collocano,
secondo un criterio di specializzazione geografica, i vari Comitati Olimpici
Nazionali, con il compito di promuovere lo spirito olimpico e di tutelare lo
sviluppo di tutti gli sport nei rispettivi paesi.
Le funzioni del CONI, da questo momento in poi, non sono più limitate
soltanto alla partecipazione degli atleti alle Olimpiadi ma sono estese ad
un’attività di gestione e di controllo di tutta l’attività sportiva italiana.
Nonostante ciò, soltanto con il passar del tempo, lo Stato mostrerà interesse
per l’attività del CONI, nato originariamente come ente di natura privata; con
l’avvento del regime fascista, infatti, verrà attuato un intervento pubblicistico
nello sport.
Soltanto con la L.16/2/1942 n.426, però, il CONI diventerà il fulcro del
sistema sportivo italiano.
Sull’assetto delineato dalla suddetta Legge ha inciso profondamente la c.d.
riforma “Melandri”, intervenuta con il d.lgs 23/7/1999 n.242, così come
successivamente modificato dal d.lgs 8/1/2004 n.15 , contenente norme sul
riordino del CONI.
Dopo la suddetta riforma sono organi del CONI:
 Il Consiglio Nazionale con funzioni di disciplina e coordinamento
dell’attività sportiva nazionale;
47
 La Giunta Nazionale con funzioni di indirizzo generale dell’attività
amministrativa e di gestione dell’ente nonché funzioni di controllo sulle
Federazioni Nazionali e sulle discipline sportive associate;
 Il Presidente che ha la rappresentanza legale dell’Ente – attualmente questa
carica è rivestita da Giovanni Malagò;
 Il
Segretario
Generale
al
quale
spettano
le
funzioni
di
gestione
amministrativa;
 Il Collegio dei Revisori dei Conti che svolge le funzioni di controllo gestionale
e contabile nonché di vigilanza sull’osservanza di leggi e regolamenti.
Inoltre la Commissione Nazionale Atleti, costituita in base all’art. 31, comma
5, dello Statuto Coni (ai sensi del d.lgs. 23 luglio 1999 n. 242) e dell’art. 32,
paragrafo 1.3 della Carta Olimpica del CIO, è un organo permanente
consultivo del CONI il cui compito è di contribuire alla diffusione dell’ideale
olimpico e di formulare proposte, suggerimenti e pareri agli organi del
Comitato Olimpico per adottare strategie e programmi, con particolare
riferimento alle questioni relative agli atleti.
Con il decreto legislativo n.242/1999 è stata prevista, inoltre, la possibilità per
il CONI di costituire società di capitali da esso controllate ai fini di uno
snellimento burocratico e per una migliore funzionalità del Comitato.
La
riforma
”Melandri”
ha,
così,
inciso
profondamente
sull’intera
organizzazione sportiva italiana, in sintesi, operando su due direttrici
fondamentali: introducendo il principio di democraticità nell’ambito delle
strutture organiche, tanto del CONI quanto delle Federazioni, in modo da
garantire che tutte le componenti del mondo sportivo fossero in esse
rappresentate, da un lato, operando una netta distinzione tra Coni e
48
Federazioni sportive, dall’altro, attraverso il riconoscimento della natura di
associazioni di diritto privato di queste ultime, garantendo al contempo
l’ancoraggio tanto dell’ente quanto delle federazioni nazionali alle rispettive
organizzazioni internazionali.21
Attualmente il CONI è un Ente pubblico non economico in quanto non
provvede ai propri fini finanziandosi con la produzione di beni o servizi,
ed ha una generale potestà di emettere normative e di organizzarsi
autonomamente.
Gli atti amministrativi emanati dal CONI, sono equiparati agli atti
amministrativi dello Stato ed intervengono anche sugli effetti prodotti da tali
atti, così risolvendo al proprio interno contrasti con soggetti esterni
(autotutela). In conseguenza di ciò gli atti del CONI sono immediatamente
esecutivi e si inseriscono automaticamente nelle regole delle Federazioni.
La natura di ente pubblico non economico del CONI non è stata mai messa in
discussione quando era in vigore la legge istitutiva 16/2/1942 n.426, in
considerazione dei molteplici poteri d’intervento e di controllo riservati al
Ministero del turismo e dello spettacolo e del Ministero del tesoro e del
Ministero delle finanze per quanto riguarda il collegio dei revisori e alcune
delibere del consiglio nazionale; della equiparazione anche se limitata alle
amministrazioni dello Stato ai fini tributari; dell’espletamento di funzioni
suppletive di quelle statali, funzioni riguardanti un’attività che ha acquistato
nello stato moderno una rilevanza notevole raggiungendo dimensioni di
interesse generale.22
21
Francesca Romano “L’organizzazione dell’attività sportiva” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella,
Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010
22
Vittorio Frattarolo e Filippo Maria Contaldo in www.ilnuovodirittosportivo.it
49
Per quanto riguarda le risorse finanziarie del CONI, in passato queste
consistevano nelle somme ricavate dalla gestione dei concorsi pronostici
correlati allo svolgimento di eventi sportivi. Si trattava, in sostanza, di un
sistema di autofinanziamento. Questo sistema, però, negli anni ’90 entrò in
crisi per motivi economici e sociali: una delle cause fu l’introduzione di nuovi
giochi come il “Superenalotto” che grazie alle elevate somme poste in palio
determinò l’allontanamento degli scommettitori dai concorsi pronostici in
ambito sportivo per passare a quello più proficuo del “Superenalotto”.
Un’altra causa dell’allontanamento del pubblico degli scommettitori rispetto
ai concorsi riguardanti le gare di calcio in particolare, è stata la rivoluzione
dei calendari di gara consistita nell’eliminazione dell’unica giornata e la
previsione di innumerevoli anticipi e posticipi di campionato.
La grave situazione economico-patrimoniale del CONI creatasi a seguito di
tali circostanze, ha reso necessaria una riforma del sistema di gestione
finanziaria dell’ente.
Già con il decreto legislativo n.242/1999 era stata prevista la possibilità per il
CONI di costituire società di capitali da esso controllate ai fini di uno
snellimento burocratico e per una migliore funzionalità del Comitato.
Questa possibilità si è realizzata con la riforma radicale attuata con la legge
08/08/2002, n.178 , con la quale, riaffermata la natura del CONI quale ente
pubblico, è stata disposta la costituzione di una società per azioni “CONI
Servizi s.p.a.”, di cui il Comitato si avvale per l’espletamento dei suoi compiti
e di cui unico azionista è lo Stato attraverso il Ministero dell’Economia e delle
Finanze. Al CONI è riservata la nomina del Presidente e del Consiglio di
Amministrazione.
50
La ”CONI
Servizi s.p.a.” è, pertanto,una società di diritto privato, di
proprietà interamente pubblica, come tale soggetta al controllo della Corte
dei Conti, che svolge attività strumentali finalizzate al perseguimento ed
all’attuazione di compiti dell’Ente pubblico CONI.23
Il CONI ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è sottoposto alla
vigilanza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché al controllo,
come ente incluso nel parastato, della Corte dei Conti.
L’art.2 d.lgs. n.242 del 1999, designa come compiti del CONI “l’organizzazione
e il potenziamento dello sport nazionale, e in particolare la preparazione degli atleti e
l’approntamento dei mezzi idonei per le Olimpiadi e per tutte le altre manifestazioni
sportive nazionali o internazionali”. A tal fine, l’ente deve provvedere alla
disciplina, alla regolazione e alla gestione delle attività sportive e della loro
organizzazione (artt.1 e 2 dello Statuto del CONI del 2008 approvato con
D.P.C.M. 7 aprile 2008). Da tali disposizioni emergono, dunque, i tre profili
ricompresi nell’accezione giuridica dello sport : l’attività, l’organizzazione, gli
enti e gli individui.
Quanto all’attività sportiva, con questa espressione si intende l’esercizio della
pratica sportiva e dei diritti ad essa inerenti; essa è già in prima battuta
riconducibile all’art.2 della Costituzione; in quanto esplicazione della
“personalità” umana, essa va adeguatamente tutelata.
Quanto all’aspetto organizzativo, ossia il complesso della struttura e dei
mezzi necessari alla produzione delle manifestazioni sportive, esso si risolve
nell’attività preparatoria, preliminare a quella sportiva che costituisce il
nucleo del fenomeno.
23
Massimo Rossetti in www.sgsmagazine.it
51
Da questo profilo
rilevano sia l’intervento diretto statale, sia l’iniziativa
privata, la quale coopera con il primo oppure intraprende autonomamente
l’allestimento degli incontri.
Quanto all’aspetto associativo-individuale, emergono quali profili la tutela
della persona “nelle formazioni sociali” in cui agisce (art.2 cost.) nonché la
libertà di associazione (art.18 cost.). In particolare va qui menzionato anche
l’art.118, comma 4,cost., ai sensi del quale “Stato, Regioni, Città
metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei
cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse
generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. 24
Secondo il tenore dell’art.2, comma 1, d.lgs. n.242 del 1999, “Il CONI è la
confederazione delle federazioni sportive nazionali e delle discipline
associate e si conforma ai principi dell’ordinamento sportivo internazionale
in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi emanati dal Comitato Olimpico
Internazionale”.
La novità introdotta dal suddetto decreto è rappresentata dall’aver imposto al
CONI e alle Federazioni il rispetto dei principi del c.d. ordinamento sportivo
internazionale e delle deliberazioni e indirizzi del CIO. Si è così dettata una
maggiore autonomia del CONI, organo pubblico soggetto a vigilanza
ministeriale, e di riflesso delle Federazioni, proteggendoli dalle ingerenze
della politica che spesso ha tentato di strumentalizzare lo sport per i propri
fini.25
24
L.Di Nella, Il fenomeno sportivo nell’ordinamento giuridico, Napoli,1999
25
L.Di Nella, Sport e diritto: dalla teoria della pluralità degli ordinamenti al principio di specificità del fenomeno
sportivo, in RaDES, 2010
52
Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, giovedì 17 luglio 2014, nel Salone
d’Onore del CONI in Roma, nel presentare i dati raccolti attraverso il
monitoraggio effettuato sulla pratica sportiva nel 2013 “Lo Sport in Italia –
numeri e contesto” ha così dichiarato:
“Dal giorno del mio insediamento alla Presidenza ho sottolineato la necessità di
radicare una nuova cultura sportiva, che sia espressione del movimento di base e
abbracci ogni individuo, sostenuta da un solido architrave capace di alimentare
costantemente il vertice. Solo così si può promuovere una mentalità vincente nel
tempo, che interpreti la conquista delle medaglie come il coronamento di un percorso
virtuoso, frutto di una pianificazione che preveda l’interazione di ogni componente,
partendo dalla fondamentale, ineludibile osmosi tra il nostro mondo e quello della
scuola.
Serve la collaborazione congiunta di ogni singola componente per favorire una
ripartenza efficace del sistema, anche grazie al contributo dell’associazionismo
sportivo come simbolo fondamentale di una passione vissuta in nome dello sviluppo e
della valorizzazione del potenziale della pratica motoria, anche nel nome
dell’inclusione e dell’aggregazione. Perché tutti insieme si può perseguire l’obiettivo
di alzare la percentuale dei praticanti per vincere l’oro più bello e significativo, quello
da cui ripartire per fare dello sport il motore dell’Italia.”
53
Di seguito si riportano alcuni dei dati statistici presentati in quella occasione:
CONI
4.500.327
Atleti tesserati
1.016.598
Operatori sportivi
64.829
Società sportive
-------------------------------
45
Federazioni Sportive Nazionali
19
Discipline Sportive Associate
15
Enti di Promozione Sportiva
19
Associazioni Benemerite
21
Comitati Regionali
107
Delegati Provinciali
54
55
56
57
3.2 Le Federazioni Sportive Nazionali
Le Federazioni sportive nazionali, sorte come associazioni all’interno del ceto
aristocratico e militare, raggiungono una notevole importanza e diffusione
con la ripresa delle Olimpiadi dell’età moderna. Le Federazioni sportive
nazionali, hanno, allo stesso modo del CONI, una duplice natura: di soggetti
di diritto sia entro l’ordinamento interno, sia entro la rispettiva
organizzazione sportiva internazionale quali componenti delle Federazioni
sportive internazionali.
L’art. 15 del decreto n. 242 del 1999 ha attribuito alle Federazioni sportive la
qualificazione di associazioni con personalità giuridica di diritto privato,
senza fini di lucro e disciplinate dal codice civile e dalle disposizioni di
attuazione dello stesso. Inoltre lo stesso articolo ha aggiunto che le
Federazioni svolgono l’attività sportiva in armonia con le deliberazioni e gli
indirizzi del CIO e del CONI anche in considerazione della valenza
pubblicistica
di
specifici
aspetti
di
tale
attività.
Con tale formulazione, la norma sembra seguire, da un lato, l’evoluzione
legislativa, passata dall’originaria definizione della legge n. 426 del 1942 di
organi del CONI – definizione intesa in senso tecnico nella prevalente
interpretazione e, quindi, nel riconoscimento della natura pubblica delle
federazioni in genere (oltre quelle che rivestono tale natura in base a leggi
speciali) – alla successiva affermazione della loro autonomia recata dall’art.
14 della legge n. 91 del 1981. Dall’altro lato, sembra seguire il contributo dato
dalla giurisprudenza, in un primo tempo prevalentemente orientata, come
accennato, nel senso della natura pubblica e, in seguito, a partire da Cass.,
S.U., 9.5.1986, n. 3091 e 3092, proprio prendendo lo spunto dall’art. 14,
58
introducendo la distinzione tra quelle attività che non riguardano lo scopo la
cui attuazione ha determinato il loro inserimento nella struttura pubblica del
CONI e quelle che mirano invece alla realizzazione degli interessi pubblici
istituzionali dell’organizzazione.
Anche la giurisprudenza successiva al decreto del 1999 ha mantenuto tale
distinzione.
Ne consegue che, indipendentemente dall’attribuzione normativa, la
qualificazione giuridica non dipende tanto dall’elemento soggettivo, quanto
piuttosto da quello oggettivo della natura dell’attività esplicata nel caso
concreto e interessa, pertanto, ricavare dalla casistica giurisprudenziale le
occasioni in cui le federazioni agiscono come soggetto privato oppure
pubblico.
Secondo la citata sentenza n. 3091/86, è espressione di potestà pubblica la
norma federale che pone limiti di tesseramento in Italia di giocatori
provenienti da federazioni estere. Secondo Cass. n. 3092 del 1986, è pure
espressione di potestà pubblica la norma che riserva ai soggetti di sesso
maschile la possibilità di accedere ai ruoli federali di arbitro effettivo,
corrispondendo alla generale tendenza del CONI e di tutti gli organismi
sportivi internazionali a tenere distinte le attività atletiche maschili da quelle
femminili.
Invece, sono state considerate ricadenti nell’attività di diritto privato la
rideterminazione della classifica del campionato a seguito dell’irregolare
tesseramento di un’atleta da parte della società vincitrice 26 ; l’obbligo di
restituzione di fideiussione prestata da società sportiva per la partecipazione
26
Cass., Sez. un., 1.10.2003, n. 14666
59
al campionato27; l’assegnazione di un arbitro al ruolo regionale, avente meri
riflessi interni attinenti alla vita associativa28; l’organizzazione delle gare per
la quale sono competenti esclusivamente le federazioni. 29
Secondo il Nicolella, con la previsione dell’art.15 del decreto 242/99,
si innova profondamente la precedente disciplina, che, configurando le
Federazioni come “organi” del CONI, aveva acceso un vivace dibattito che
vedeva contrapposte due diverse tesi volte a rivendicare, rispettivamente, la
natura pubblicistica (in ragione del perseguimento da parte delle stesse di
scopi di natura pubblicistica) o privatistica (in ragione della atecnicità della
definizione di organi del CONI e della autonoma soggettività di cui sono
dotate, nonché per il perseguimento di interessi propri) delle Federazioni: il
nuovo decreto, eliminando ogni incertezza in merito, riconosce alle
Federazioni natura di associazioni di diritto privato, dotate di personalità
giuridica ai sensi dell’art. 12 c.c..30
Secondo la Corte di Cassazione, le Federazioni sportive sono, di norma,
soggetti di diritto privato, legati al CONI da un rapporto intersoggettivo
esterno, nel senso che gli enti restano autonomi l’uno dall’altro e non c’è
confluenza degli interessi e delle funzioni. La Federazione sportiva assume
connotazione pubblicistica solo allorché agisce come “organo” del CONI e il
27
Cass., Sez. un., 25.2.2000, n. 46
28
T.A.R. Lazio, 15.11.1998, n. 3458, in Riv. diritto sportivo, 1999, 578
29
Cass., Sez. un., 12.7.1995, n. 7640
30
Gabriele Nicolella ,L’ordinamento sportivo e le organizzazioni collettive: le federazioni, le Leghe, le società e le
associazioni sportive in www.altalex.com
60
rapporto intersoggettivo lascia spazio a quello di compenetrazione organica,
il che si verifica solo in relazione “all’esercizio delle attività sportive ricadenti
nell’ambito di rispettiva competenza”.31
Comunque, la questione della natura giuridica delle federazioni sportive e
dei provvedimenti da queste emessi, non è stata ancora del tutto risolta.
Infatti, anche
la riforma introdotta dal d.lgs. n.242/99 si è dimostrata
inadeguata a risolvere la suddetta questione manifestatasi nel ben noto “caso
Catania”. Il conflitto determinatosi tra i due ordinamenti, sportivo e
statuale,ha portato all’intervento del legislatore attraverso il d.l. 19 agosto
2003, n.220 recante “Disposizioni urgenti in materia di giustizia sportiva”
convertito, con modificazioni nella l. n.280/2003.
Per il riconoscimento delle Federazioni sportive nazionali sono previsti,
dall’art 21 dello Statuto del CONI, determinati requisiti:
 le Federazioni devono svolgere, sia a livello nazionale sia internazionale,
un’attività sportiva che preveda la partecipazione a competizioni e la
realizzazione di programmi per atleti e tecnici;
 ogni Federazione deve essere affiliata ad una Federazione internazionale
riconosciuta dal CIO, e la sua attività deve essere corrispondente alle
disposizioni della Carta Olimpica nonché alle regole fissata dalla Federazione
internazionale di appartenenza;
31
Cass.Pen.n.8727, Sez.VI del 19 aprile 2000, dep.2 agosto 2000
61
 le Federazioni devono essere disciplinate da un ordinamento statutario e
regolamentare ispirato al principio di democrazia interna e diretto ad
assicurare la partecipazione all’attività sportiva di donne e uomini in
condizioni di uguaglianza e di pari opportunità;
 le stesse devono prevedere procedure elettorali e composizione degli organi
direttivi in conformità al disposto dell’art.16, comma 2, del d.lgs n.242/99, e
successive modifiche e integrazioni.
Lo stesso articolo stabilisce ,inoltre, che il CONI non potrà riconoscere più di
una Federazione per ciascuno sport, e solo in seguito a tale riconoscimento “a
fini sportivi” è possibile procedere al riconoscimento della personalità
giuridica di diritto privato sul piano dell’ordinamento generale,a norma del
DPR 10 febbraio 2000 n. 361.
L’ultima parte dell’articolo in esame dispone la revoca del riconoscimento
rilasciato nel caso in cui sopravvenga la perdita di uno dei requisiti sopra
indicati.
Le Federazioni sportive nazionali sono composte da società ed associazioni
sportive, e nei soli casi previsti dai rispettivi statuti, anche dai singoli tesserati
(art.15, comma 1, d.lgs n.242 del 1999). Inoltre, le stesse, a seconda
dell’importanza e del numero di affiliati, si articolano, a livello regionale e
provinciale, in Comitati, i quali possono anche essere autonomi dal punto di
vista gestionale e contabile, ed hanno il ruolo di promuovere ed attuare a
livello periferico il perseguimento dei fini istituzionali della Federazione.
Relativamente alle funzioni, ciascuna Federazione è retta da norme statutarie
e regolamentari con il corrispondente potere disciplinare in caso di loro
62
violazione e provvede
all’organizzazione e al potenziamento dello sport
nazionale in concorrenza con il CONI. La dottrina prevalente e la
giurisprudenza sono d’accordo nell’affermare che “le disposizioni delle c.d.
carte federali delle federazioni sportive nazionali – aventi natura di associazione con
personalità giuridica di diritto privato – rappresentano atti di autonomia
organizzativa contrattuale (specificatamente unilaterale)”32.
Si deve, dunque, ritenere che sia le norme statutarie ovvero le norme
concernenti l’ordinamento dell’ente, sia le norme regolamentari ovvero le
norme attinenti al funzionamento della federazione e all’esercizio dell’attività
sportiva cui la stessa è preposta, devono considerarsi conseguenza
dell’attività di natura privatistica dell’ente. Tuttavia, l’autonomia statutaria
delle Federazioni sportive non è piena e incondizionata in quanto la stessa è
assoggettata al potere di controllo del CONI
sia in fase di costituzione
(attraverso l’istituto del riconoscimento ai fini sportivi, che è condizione per
l’ottenimento della personalità giuridica di diritto privato), sia nel corso della
loro attività: infatti, la Giunta Nazionale del CONI ha il potere di controllo
sulle Federazioni sportive nazionali, secondo le modalità e i criteri stabiliti
dal Consiglio Nazionale, nonché quello di approvazione dei bilanci federali e
di determinazione dei contributi federali in favore delle stesse.
Su delega del CONI, le Federazioni hanno anche il potere di riconoscimento
delle società che intendono organizzare attività di sport, e conferiscono alle
stesse la qualità di società sportive all’interno dell’ordinamento sportivo.
Per quanto riguarda l’autonomia finanziaria delle Federazioni, ciascuna di
esse, oltre al contributo finanziario del CONI ,previsto per legge e stabilito
32
Cass.,Sez.lav., 3 agosto 2007, n.17067, in RFI, 2007, voce Sport, n.104
63
nel suo ammontare dalla Giunta nazionale, può contare sui finanziamenti
reperiti attraverso le sponsorizzazioni, l’organizzazione di eventi, le
operazioni di merchandising. Questo sistema di finanziamento pone
evidentemente il problema della scarsa potenzialità commerciale delle
Federazioni “minori” quanto a rilevanza e dimensione, non dotate di una
elevata capacità di reperimento dei fondi, il che conduce ad una
discriminazione tra le varie attività sportive. Questa situazione è difficilmente
superabile tenendo conto di quelli che sono gli interessi economici in gioco.
Secondo la deliberazione n.1510-1511 dell’11/06/2014
del Consiglio
Nazionale sono organi primari delle Federazioni e delle Discipline Sportive
Associate:
 L’Assemblea: è composta dai delegati delle società affiliate, si riunisce per il
rinnovo delle cariche federali ogni secondo anno del quadriennio olimpico;
 Il Consiglio Federale: verifica la corretta esecuzione del programma tecnicosportivo,valuta i risultati sportivi conseguiti, vigila sul buon andamento della
gestione federale;
 Il Presidente federale : ha la responsabilità generale dell’area tecnico –
sportiva della Federazione. Ad esso spettano le funzioni apicali di
programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati
agonistici a livello nazionale ed internazionale e la nomina dei direttori
tecnici delle squadre nazionali, previa consultazione con il CONI e sentito il
Consiglio federale. Il Presidente ha la responsabilità generale del buon
andamento della Federazione;
64
 Il Collegio dei revisori dei conti.
3.3 La Giustizia Sportiva – Il Vincolo di Giustizia
Il sistema sportivo nazionale è dotato di un carattere giuridico ed autonomo
espressamente
riconosciuto
dall’ordinamento
generale.
L’ordinamento
sportivo, quindi, è un ordinamento derivato dall’ordinamento statale sovrano
che gli attribuisce un potere di autonomia nel dettare regole giuridiche
mediante le quali si attua il decentramento dell’ordinamento generale.
Dall’autonomia del sistema sportivo deriva il potere di dotarsi di un proprio
ed autonomo sistema di giustizia che possa garantire l’osservanza e
l’applicazioni delle regole giuridiche. Questa particolare forma di giustizia,
definita “domestica”(così denominata perché si pone in contrapposizione con
quella statale, in quanto riguarda aspetti non rilevanti per l’ordinamento
statale) trova il suo fondamento nella Costituzione all’art.2 nel quale si
afferma: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia
come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. E,
sicuramente, l’ordinamento sportivo, costituisce un esempio di formazione
sociale. All’interno di questa particolare forma di giustizia appunto
denominata “domestica”, la dottrina ha individuato quattro diverse forme di
giustizia sportiva:
 la giustizia tecnica, cioè la giustizia sportiva attinente al rispetto delle regole
del gioco affidata a soggetti al di sopra delle parti in gara (arbitri, giurie,
65
commissioni tecniche) che hanno il compito di controllare il rispetto delle
regole di gioco. Lo scopo perseguito dalla giustizia tecnica è l’omologazione e
acquisizione del risultato finale di una gara sportiva;
 la giustizia disciplinare, è quella cui sono deputati gli organi che hanno il
compito di accertare la compatibilità dei comportamenti degli associati con le
regole e il buon andamento dell’associazione stessa. Queste norme non hanno
il requisito della tipicità, infatti esse descrivono, genericamente, il
comportamento lecito, in modo tale che il Giudice sportivo ha un’ampia
discrezionalità nell’individuare quali sono i comportamenti che devono
essere sanzionati;
 la giustizia economica, riguarda le controversie di natura patrimoniale che
possono insorgere tra le singole società sportive e gli atleti oppure tra due o
più società sportive. In queste controversie le parti hanno degli interessi
personali di pari grado, rispetto ai quali la Federazione non ha il ruolo di
parte in causa ma di terzo imparziale, cui viene attribuito il compito di una
equa risoluzione della controversia;
 la giustizia amministrativa ha un carattere residuale, infatti si fa riferimento a
quei casi in cui viene riconosciuto il rimedio dell’impugnazione interna
contro le deliberazioni dell’organo amministrativo federale. Questi rimedi
sono raramente applicati perché si tratta, in realtà, di atti ritenuti rilevanti
anche per l’ordinamento statale che ne prevede una valutazione da parte del
Giudice amministrativo.
Con l’approvazione del nuovo Statuto del CONI in data 11/06/2014 da parte
del Consiglio Nazionale, sono stati istituiti, presso il CONI, in piena
autonomia e indipendenza, i nuovi organi della giustizia sportiva:
66
 il Collegio di Garanzia dello Sport : organo di ultimo grado della giustizia
sportiva, cui è demandata la cognizione delle controversie decise in via
definitiva in ambito federale, ad esclusione di quelle in materia di doping e di
quelle che hanno comportato l’irrogazione di sanzioni tecnico-sportive di
durata inferiore a novanta giorni o pecuniarie fino a 10.000 euro33;
 la Procura generale dello Sport : ha il compito di coordinare e vigilare le
attività inquirenti e requirenti svolte dalle procure federali34;
 il Tribunale Nazionale Antidoping : istituito quale organismo di giustizia per
le decisioni in materia di violazione delle Norme Sportive Antidoping del
CONI o delle disposizioni del Codice Mondiale Antidoping WADA35;
 la Commissione di Garanzia degli organi di giustizia, di controllo e di tutela
dell’etica sportiva : ha il compito di indicare alla Giunta Nazionale i
nominativi dei membri che dovranno essere nominati negli organi di
giustizia, di controllo e di tutela dell’etica sportiva operanti in posizione di
autonomia e di indipendenza presso il CONI, affinchè la Giunta stessa
formuli le relative proposte al Consiglio Nazionale36.
Con deliberazione n.1518 del Consiglio Nazionale CONI del 15 luglio 2014 è
stato emanato il Codice della giustizia sportiva con il quale è stato costituito
l’ufficio del Procuratore federale per promuovere la repressione degli illeciti
sanzionati dallo Statuto e dalle norme federali.
33
Art.12 bis Statuto CONI 2014
34
Art.12 ter Statuto CONI 2014
35
ART.13 Statuto CONI 2014
36
Art.13 ter Statuto CONI 2014
67
Con deliberazione n.1519 del Consiglio Nazionale CONI del 15 luglio 2014 Principi di giustizia sportiva sono stati istituiti, tra l’altro, i seguenti organi
di giustizia presso ciascuna Federazione:
 il Giudice sportivo nazionale, i Giudici sportivi territoriali e la Corte sportiva
di appello;
 il Tribunale federale e la Corte federale di appello.
Gli organi di giustizia agiscono nel rispetto dei principi di piena
indipendenza, autonomia e riservatezza.
Presso ogni Federazione è istituita la Commissione Federale di garanzia, con
lo scopo di tutelare, appunto,l’autonomia e l’indipendenza degli organi di
giustizia presso la Federazione e della Procura federale.
Per vincolo di giustizia si intende quella norma presente in tutti gli statuti
delle Federazioni sportive, dalla quale discendono due oneri per i tesserati e
gli affiliati: in primo luogo l’obbligo di accettazione e rispetto delle norme
vigenti nell’ordinamento sportivo; in secondo luogo l’obbligo di risolvere le
controversie
che
li
coinvolgono
rivolgendosi
esclusivamente
alla
giurisdizione “domestica” e quindi sportiva, pena l’irrogazione di sanzioni.
Lo scopo che le Federazioni vogliono perseguire con queste clausole è
evidente: garantire, come lo sport richiede, una rapida ed efficace risoluzione
delle controversie sportive escludendo le lungaggini dell’intervento statale37.
Visto il carattere negoziale del c.d. vincolo di giustizia, esso non si può porre
in contrasto con gli artt.24 e 113 della Costituzione che devono garantire il
37
Andrea Mandolesi, “Giustizia sportiva e vincolo sportivo” in www.studiolegalemandolesi.it
68
diritto inviolabile alla tutela giurisdizionale delle situazioni giuridiche
soggettive lese.
Ogni volta che risulti violato un diritto soggettivo oppure un interesse
legittimo, non si può escludere a priori, l’intervento del giudice statale. Infatti
sia la dottrina che la giurisprudenza affermano l’efficacia del vincolo di
giustizia solo all’interno degli ordinamenti sportivi ed escludono la tutela
giurisdizionale soltanto nelle ipotesi in cui la questione riguardi una materia
del tutto irrilevante per l’ordinamento statale.38
La validità del c.d. vincolo di giustizia è stata espressamente riconosciuta
dalla Legge 280/2003 che ha sancito anche il principio di autonomia
dell’ordinamento sportivo. Ma dal riconoscimento del principio di
autonomia, il legislatore del 2003 ha fatto derivare anche la salvezza, in ogni
caso, delle clausole compromissorie previste, così come il vincolo di giustizia,
negli statuti e nei regolamento del CONI e delle Federazioni sportive, nonché
nei contratti di cui all’art.4 Legge 91/1981 (art.3, comma 1 L.280/2003).
Il vincolo di giustizia e le clausole compromissorie sono entrambe norme di
natura convenzionale ma da tenere distinte.
Mentre con il vincolo di giustizia le parti si impegnano a non adire i giudici
statali a favore degli organi di giustizia dell’ordinamento sportivo, con le
clausole compromissorie le parti si impegnano a devolvere le controversie a
soggetti terzi rispetto allo stesso ordinamento sportivo, ovvero ad appositi
Collegi arbitrali.39
38
Cass.Sez.un.9 maggio 1986 n,3091, in RFI, 1986, voce Sport, n.34 s.
Cass.Sez.un.9 maggio 1986 n,3092, in RFI, 1986, voce Sport, n.36 s.
39
Francesca Romano “L’organizzazione dell’attività sportiva” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella,
Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010
69
L’arbitrato sportivo deve essere inteso come il mezzo alternativo alla
giurisdizione nella sua totalità. Le controversie arbitrali, però, sono limitate a
quelle “originate dall’attività sportiva od associativa e che non rientrano nella
competenza normale degli Organi di Giustizia federale”
(art.41 Statuto
Federazione Italiana di Atletica Leggera).
Si devono considerare sottratte alla competenza arbitrale le controversie di
carattere tecnico e quelle di tipo disciplinare mentre si può parlare di
arbitrato sportivo per le controversie di carattere economico, tra le quali
importanti sono quelle che hanno ad oggetto i rapporti di lavoro subordinato
sportivo (art.4 comma 5 L.91/1981).
3.4 La Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV)
Lo sport della pallavolo, nato nel 1895 negli Stati Uniti, fu praticato in
Italia nell'anteguerra, soprattutto in ambito militare (il primo campionato,
nel 1923, venne vinto dalla Guardia di Finanza di Roma).
70
A partire dal 1° gennaio 1929 la Federazione Italiana Palla a Volo (FIPV) fu
disciplinata nell'ambito dell'Opera Nazionale Dopolavoro (il primo titolo,
assegnato nel 1930, fu vinto dalla Azogeno di Vado Ligure).
Nel dopoguerra, sciolta l'OND, la nuova Federazione Italiana Pallavolo si
costituì a Bologna il 31 marzo 1946. Un anno dopo, il 17 agosto 1947,
l'organismo entrò a far parte come "aderente" del CONI e nello stesso 1947 fu
tra i membri fondatori della Federazione Internazionale (FIVB). Nel 1948, a
Roma, la neo Federazione organizzò sui campi del Foro Italico il primo
Campionato europeo.
La FIPAV divenne membro effettivo del CONI nel 1957. Riconosciuti dalla
Federazione operano la Lega Nazionale Pallavolo (fondata a Bologna l'11
marzo 1973) dalla quale, il 20 settembre 1987 ad Abano Terme, è nata la Lega
Pallavolo Serie A Femminile. La sede federale è a Roma sin dall’origine.
Primo campionato italiano:
 1946 (maschile e femminile)
 1994 (beachvolley maschile e femminile)
Prima presenza ai Giochi Olimpici:

1976 , 1996 (beachvolley).40
40
Fonte: www.federvolley.it
71
La Federazione ha una struttura territoriale molto articolata: dispone di 21
Comitati Regionali e 98 Comitati Provinciali per cui rappresenta una delle
realtà sportive italiane più presenti sul territorio nazionale. Questa diffusione
della pallavolo sul territorio italiano è stata voluta per facilitare la pratica
della pallavolo a tutti gli amanti di questo sport. Ed è per questo motivo che
la pallavolo è al secondo posto nella classifica degli sport più praticati in Italia
dopo il calcio. La FIPAV rappresenta la passione, il divertimento, la
competenza, l’impegno, il successo ed il gioco di squadra. Sono questi i valori
sociali, sportivi e morali che la FIPAV promuove e nei quali tutti gli
appassionati di pallavolo si riconoscono, soprattutto i giovani. Il 95% dei
tesserati FIPAV, sono, infatti, gli under 30.
Comitati Regionali:
in ogni capoluogo di regione c’è un comitato FIPAV che segue l’attività della
pallavolo in ambito locale, come i campionati di serie C e serie D.
Comitati Provinciali:
in ogni capoluogo di provincia c’è un comitato FIPAV che segue l’attività
della pallavolo in ambito locale, come i campionati di 1^, 2^e 3^ divisione.
I Campionati di pallavolo sono divisi in tre tipologie: Nazionali, Regionali e
Provinciali.
Campionati Nazionali:
Serie A1, A2, B1 e B2 maschili e femminili.
72
Campionati Regionali:
Serie C e D maschili e femminili.
Campionati Provinciali:
1^,2^ e 3^Divisione maschile e femminile.
L’attività giovanile è divisa in limiti di età: Campionati Under 13, 14, 16, 18
maschile e femminile.
I Campionati di serie B, quelli Regionali e Provinciali sono organizzati dalla
FIPAV e dai suoi Comitati Territoriali. I Campionati gestiti dai Comitati
Territoriali FIPAV vedono coinvolte ogni anno oltre 20.000 squadre.41
La FIPAV , al pari delle altre Federazioni sportive nazionali, ha natura
giuridica di associazione con personalità di diritto privato ed è disciplinata
dal D.lgs 23 luglio 1999 n.242, così come modificato dal D.lgs 8 gennaio 2004
n.15, nonché, per quanto in esso non espressamente previsto dal Codice
Civile e dalle Disposizioni di attuazione del medesimo.
La FIPAV non persegue fini di lucro ed è retta dalle norme del suo Statuto e
da quelle regolamentari sulla base del principio di democrazia interna, del
principio di partecipazione all’attività sportiva da parte di chiunque, in
condizioni di parità ed in armonia con l’ordinamento sportivo nazionale ed
internazionale, nonché con le deliberazioni e gli indirizzi del CIO, della FIVB
(Fèdèration Internationale de Volleyball) e del CONI.
Lo Statuto, i regolamenti, le norme e le decisioni della FIVB, alla quale la
41
Fonte: www.sportmodellodivita.it
73
FIPAV aderisce, sono considerati parte integrante dello Statuto federale se
non in contrasto con le normative del CIO e del CONI e devono essere
obbligatoriamente rispettati dalla Federazione, dai suoi tesserati ed affiliati,
nonché dai soggetti terzi interessati a questioni di pallavolo, salvo diversa
autorizzazione della FIVB.42
Nell’ambito dell’ordinamento sportivo la FIPAV svolge le proprie funzioni in
piena autonomia tecnica, organizzativa e gestionale, sotto la vigilanza del
CONI.
Gli scopi istituzionali della FIPAV sono:
 la promozione, il potenziamento, l’organizzazione e la disciplina dello sport
della Pallavolo, del Beach Volley e di tutte le rispettive specialità, discipline e
varianti sul territorio nazionale;
 lo
sviluppo
dell’attività
agonistica,
la
preparazione
degli
atleti
e
l’approntamento dei mezzi necessari per supportare la partecipazione ai
Giochi Olimpici e alle competizioni internazionali, in armonia con le
deliberazioni e gli indirizzi del CIO, della FIVB e del CONI;
 la prevenzione e la repressione dell’uso di sostanze che alterano le naturali
prestazioni fisiche degli atleti, aderendo alla Norme Sportive Antidoping del
CONI.43
Mission della FIPAV:
42
Art.1 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del 3/7/2012 e n.393 del
30/10/2012
43
www.torino-federvolley.it
74
Ogni associato (atleta, tecnico, arbitro o dirigente) deve essere in grado di
perseguire l’eccellenza secondo le proprie capacità, i propri valori e desideri
sportivi. Tutto ciò attraverso strutture, servizi e programmi etici condivisi con
le società e associazioni affiliate, in un’ottica di sviluppo e crescita della
pallavolo sul territorio nazionale, con l’obiettivo di raggiungere i migliori
risultati a tutti i livelli della pratica sportiva.
Vision della FIPAV:
Diffusione e ottimizzazione dell’organizzazione della pallavolo con lo
sviluppo e valorizzazione dell’immagine e dei suoi principali valori storicoculturali, al fine di rendere questo sport sempre più interessante e fruibile per
coloro che lo praticano.44
Numeri della Federazione relativi all’anno 2013:
Atleti
Società
Operatori
365.732
4.671
84.044
La FIPAV è la seconda Federazione Sportiva Italiana per numero di
tesserati.45
Il Presidente della Federazione Italiana Pallavolo Carlo Magri, in occasione
della presentazione del progetto “Sport Modello di Vita”,dedicato ai giovani e
sviluppato in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per i Giovani, ha, tra
44
Fonte: www.sportmodellodivita.it
45
Fonte: Elaborazione Coni su dati Istat anno 2013 “Lo Sport in Italia – numeri e contesto”
75
l’altro dichiarato: “ Da sempre la FIPAV è molto attenta alla diffusione della
propria disciplina tra i ragazzi e l’aver aderito a un’iniziativa così importante è solo
una delle tante dimostrazioni della vicinanza al mondo giovanile. E’ ovvio che in un
momento come quello che stiamo vivendo, i giovani hanno un’importanza sempre
maggiore e investire su di loro, facendo il massimo sforzo perché possano essere al
centro del maggior numero di iniziative, è per noi un dovere. Continua così il nostro
lavoro per far sì che la pallavolo, e lo sport in generale, abbia una diffusione sempre
maggiore, una presenza ancor più capillare sul territorio anche grazie a iniziative
simili, che contribuiscono allo sviluppo delle discipline sportive nazionali.”46
3.5 Il vincolo sportivo nella pallavolo
Il vincolo sportivo è un istituto
che coinvolge la
maggior parte delle
Federazioni Sportive Nazionali italiane e tutti gli atleti che intendono
svolgere la loro attività nel campo dello sport e che si instaura al momento
del tesseramento. Da allora in poi scaturiscono due obblighi per l’atleta:
il primo, a contenuto positivo, si risolve nell’imposizione all’atleta di prestare
la propria attività in favore della società per cui è vincolato e di sottoporsi alle
sue direttive nello svolgimento della prestazione agonistica; il secondo a
contenuto negativo, consiste nel divieto di prestare la propria abilità sportiva
per altra società diversa da quella vincolante senza il consenso della stessa.47
46
www.sportmodellodivita.it
47
De Silvestri, Il contenzioso tra pari ordinati nella Federazione Italiana Giuoco Calcio, in Riv.dir.sport,2000 e
Pasqualin, Il vincolo sportivo in Riv.dir.sport,1980
76
Questo vincolo, quindi, si può definire come un rapporto con il quale l’atleta
si obbliga per un determinato periodo di tempo a prestare la propria attività
sportiva solo ed esclusivamente in favore della società presso la quale si è
volontariamente tesserato.
Il suddetto vincolo, però, non si atteggia allo stesso modo, nelle varie
Federazioni. A seconda delle modalità di applicazione le Federazioni
Sportive Nazionali si possono distinguere in tre gruppi: 48
 federazioni attinenti a sport individuali nei quali la durata del vincolo
sportivo coincide con la durata del tesseramento,ovvero una stagione
sportiva;
 federazioni attinenti a sport sia individuali che di squadra che attribuiscono
al vincolo sportivo una durata massima di quattro anni che, di solito,
coincidono con il quadriennio olimpico;
 federazioni attinenti a sport di squadra che prevedono la coincidenza della
durata del vincolo con un periodo di tempo
prolungato, che spesso
comprende, gli anni di maggiore potenzialità sportiva della carriera
agonistica dell’atleta fino a coincidere con la durata a tempo indeterminato.
Al vertice dell’ordinamento sportivo internazionale e nazionale è già stata
stabilita l’illegittimità del vincolo che impedisca all’atleta oppure che gli
renda ostico il diritto di praticare l’attività agonistica. 49
48
Alessia Bellomo “Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo” in GiustiziaSportiva.it
49
Paolo Moro “ Natura e limiti del vincolo sportivo” in www.rdes.it
77
L’ottavo principio fondamentale della Carta Olimpica stabilisce che la pratica
dello sport è un diritto umano e che ogni individuo “deve avere la possibilità di
praticare lo sport secondo le sue necessità”50.
Nei principi fondamentali degli Statuti delle Federazioni Sportive nazionali,
enunciati dal Consiglio Nazionale del CONI il 23 marzo 2004, è stato disposto
che “gli statuti ed i regolamenti organici dovranno prevedere la temporaneità, la
durata del vincolo e le modalità di svincolo”. In ossequio a questa disposizione, le
Federazioni sportive hanno dovuto limitare al raggiungimento di una certa
età la durata del vincolo sportivo che per la FIPAV è quello di 34 anni.
Inoltre, la FIPAV ha introdotto nella stagione sportiva 2006/2007 una nuova
regolamentazione che, però, si applica agli atleti che hanno effettuato il primo
tesseramento a partire dalla stagione 2005/2006; per tutti gli altri, è invece
ancora attivo il vincolo a tempo (quasi) indeterminato.
Per quanto riguarda gli atleti minori, la normativa FIPAV attualmente in
vigore prevede che fino ai 14 anni il vincolo ha durata annuale, con la
conseguenza che il giovane tesserato, nel periodo tra i 5 e i 13 anni di età, può
decidere alla fine della stagione agonistica (30 giugno), se rimanere o se
cambiare squadra, senza che il sodalizio presso il quale ha giocato possa
vantare alcun diritto economico e/o sportivo nei suoi confronti.51
Il vincolo sportivo è stato codificato dalla FIPAV all’ art.10 bis dello Statuto:
“Il vincolo consiste nell’obbligo per l’atleta di praticare lo sport della pallavolo
esclusivamente nell’interesse dell’associato destinatario dell’obbligo e nel divieto di
50
La Carta nella sua versione originale recita: “The practice of sport is a human right. Every individual must have
the possibility of practising sport in accordance with his or her needs”.
51
Francesco Zoli “Il vincolo sportivo FIPAV” in www.volleyball.it
78
praticare il medesimo sport con altro associato, salvo il consenso dell’associato
vincolante”;
nonché dall’art.10 ter dello Statuto:
”Salvo le eccezioni di cui ai successivi commi 2 e 3, a partire dal venticinquesimo
anno di età dell’atleta il vincolo ha durata quinquennale. Il vincolo ha durata
annuale per gli atleti di età inferiore ad anni quattordici e per gli atleti di età
superiore ad anni trentaquattro, nonché per gli atleti del settore amatoriale”.
Ad eccezione di quello a durata annuale, il vincolo tra atleta e associazione o
società sportiva associata può essere sciolto prima della scadenza, di diritto o
in via coattiva.
Secondo l’art. 34 R.A.T (Regolamento Affiliazione e Tesseramento) vigente
2005/2006 il vincolo si scioglie di diritto nei seguenti casi:
 per estinzione o cessazione dell’attività dell’associato vincolante;
 per mancata adesione dell’atleta all’assorbimento o alla fusione dell’associato
vincolante;
 per nulla-osta dell’associato vincolante ;
 per mancato rinnovo del tesseramento dell’atleta da parte dell’associato
vincolante entro il termine annuale;
 per mancata partecipazione dell’associato vincolante all’attività federale di
sezione o di fascia d’età tale da permettere all’atleta di prendervi parte;
 per riscatto a norma dei successivi articoli 36, 37 e 38, limitatamente agli atleti
dei Campionati Nazionali di Serie A maschili e femminili (anche se nel testo
R.A.T. si fa riferimento ai soli Campionati di serie A femminili).
Invece , il vincolo si scioglie in via coattiva:
 per giusta causa;
79
 per cessione del diritto sportivo o per rinuncia all’iscrizione ad un
campionato da parte dell’associato vincolante;
 per mancato rilascio da parte dell’associato vincolante della dichiarazione di
consenso
allo
scioglimento
del
vincolo
nonostante
il
pagamento
dell’indennizzo per il riscatto (sia consensuale che coattivo), limitatamente
agli atleti dei Campionati Nazionali di Serie A femminili;
Lo scioglimento del vincolo per giusta causa è una delle ipotesi che
maggiormente viene utilizzata “quando l’interruzione definitiva del vincolo
risulti equa dopo avere contemperato l’interesse dell’atleta con quello dell’associato
nel quadro delle direttive della FIPAV ai fini dello sviluppo della disciplina sportiva
della pallavolo” 52.
La c.d. incompatibilità ambientale sopravvenuta tra atleta ed associato
vincolante, è uno dei maggiori motivi di scioglimento del vincolo per giusta
causa.
La Commissione Tesseramento, pur ammettendo la possibilità dell’esame
dell’istanza per questa causa, concede lo svincolo soltanto in seguito alla
dimostrazione, anche mediante testimonianze, del verificarsi di fatti molto
gravi tra dirigenza ed atleti, fatti che “devono rivestire il carattere di grave
negazione degli elementi del rapporto, ed in particolare dell’elemento della fiducia”.53
52
53
Art.35, 1° comma R.A.T.
Comm.Tess.FIPAV, 5 febbraio 2002, atleti Vannucci e altri.
Comm.Tess.FIPAV, 17 febbraio 2000, atleta Vantaggiato in cui si evidenzia come “uno stato di reciproca
diffidenza rende non solo difficile, ma anche non produttivo il mantenimento del vincolo”.
Comm.Tess.FIPAV, 3 gennaio 2002, atleta Lombardi, in cui si sottolinea come “tra due contraenti il rispetto
reciproco è alla base di un corretto rapporto a tutto vantaggio dei singoli e delle associazioni”.
80
Un altro motivo di scioglimento del vincolo per giusta causa è il disinteresse
da parte della società nei confronti delle prestazioni sportive del
pallavolista.
Infatti la FIPAV, tramite la Commissione Tesseramento, è contraria alla
permanenza di legami tra società ed atleti che non siano caratterizzati da un
rapporto di collaborazione per la pratica agonistica: se all’atleta, pertanto,
non è concesso di esprimere le sue capacità sportive in campionati idonei,
l’unica soluzione è la cessione a titolo definitivo del c.d. cartellino54 e non una
serie infinita di prestiti che permettono all’affiliato di ottenere un guadagno
sul mantenimento del vincolo.
Un’altra ipotesi che può integrare lo scioglimento del vincolo per giusta
causa, è la c.d. crescita tecnica che consiste nello scioglimento coattivo in
seguito ad una concreta e attuale possibilità offerta al pallavolista di
partecipare a competizioni di categoria superiore rispetto a quelle in cui
militerebbe presso la squadra dell’affiliato vincolante.
La ratio che sta alla base della c.d. crescita tecnica è quella di permettere
all’atleta di migliorare il livello tecnico delle prestazioni anche in assenza di
nulla osta: per questi motivi viene riconosciuta dalla Commissione
Tesseramento soltanto nei casi in cui la carriera agonistica ne può trarre
beneficio in concreto; è pertanto esclusa per quei pallavolisti che vantano già
numerosi anni di attività agonistica, visto che la loro posizione è ormai
54
Comm.Tess.FIPAV, 20 novembre 2003,atleta Loprieno in cui lo svincolo è concesso in seguito alle doglianze
dell’atleta per “un sostanziale disinteresse da parte del sodalizio che si protraeva ormai da più di quattro anni
essendo sempre ceduto in prestito ovvero essendo rimasto fermo a causa di un infortunio”.
81
stabile. Il periodo indicato per usufruire di questa ipotesi di scioglimento del
vincolo parte dalla prima adolescenza ai vent’anni55.
Un caso particolare che ritroviamo soltanto nella normativa della FIPAV è il
c.d. riscatto del cartellino, consistente nella possibilità attribuita all’atleta che
partecipa ai Campionati nazionali di secondo livello, maschili o femminili, di
sciogliere il vincolo sportivo contratto con un affiliato in seguito al
pagamento di un corrispettivo quantificato dal Consiglio Federale, sentito il
parere della Lega, in considerazione del sesso, dell’età e delle capacità
agonistiche dell’atleta.
L’ammontare del corrispettivo può essere determinato d’accordo tra le parti,
oppure, in caso di controversia, unilateralmente dalla Commissione
Tesseramento Atleti56. Lo scioglimento del vincolo si produce nel momento in
cui risulti versato e ricevuto l’indennizzo, mediante rilascio all’atleta di
dichiarazione scritta da parte della società da cui risulti, tra l’altro, anche il
consenso al riscatto57.
Il riscatto viene omologato successivamente dall’Ufficio Tesseramento
FIPAV. Sono previste alcune limitazioni per impedire che si abusi di questa
ipotesi di scioglimento “pecuniario”:
 nessun associato può vincolare più di due atleti che abbiano riscattato il
vincolo al termine della stagione sportiva immediatamente precedente;
55
Comm. Tess FIPAV, 17gennaio 2002, atlete Biasotti e Marcon.
56
Art.37 co.3 R.A.T.
57
Art.37 co.6 R.A.T.
82
 l’atleta non può chiedere il riscatto del vincolo più di due volte nel corso della
sua carriera58
Attualmente, la Federazione Italiana Pallavolo è l’unica in Italia che prevede
la durata a tempo indeterminato del vincolo sportivo: la disciplina relativa
allo scioglimento dell’istituto può esaminarsi come in netta contrapposizione
con quella della F.I.G.C.; infatti, mentre i calciatori sono limitati nella
proposizione delle istanze da un sistema rigido e formale, che tuttavia
consente una previsione quasi certa dell’esito della controversia, i pallavolisti
devono far riferimento al rimedio della c.d. giusta causa, usufruendo di un
maggior interesse per il caso concreto, ma pagando con una più elevata
discrezionalità
delle
decisioni
dell’organo
di
giustizia
federale.
59
Discrezionalità non significa comunque arbitrio e, pertanto, un sistema di
scioglimento del vincolo che consideri nel giudizio le circostanze di fatto
deve valutarsi positivamente, a differenza della parallela disciplina attinente
alla durata del vincolo, come osservato dalla migliore dottrina.60
L’istituto dello scioglimento del vincolo sportivo, pur considerando i recenti
margini di miglioramento che le normative di alcune federazioni sportive
coinvolte hanno registrato, non può che definirsi corrispondente solo in
minima parte alle esigenze degli atleti che necessitano di cambiare affiliato:
se ad oggi è comunemente accettata la tesi che identifica un rapporto di tipo
associativo tra sportivi e società, tale ricostruzione deve trovare riscontro nei
regolamenti federali che, attualmente, mediante la disciplina del vincolo e del
58
Art.39 R.A.T.
59
Alessia Bellomo “Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo” in GiustiziaSportiva.it
60
AA.VV.,”Vincolo sportivo e diritti fondamentali” , Pordenone 2002, p. 9 e ss.
83
suo scioglimento, incidono sul problema, configurandolo tuttavia, in modo
da privilegiare gli interessi delle associazioni più che le disposizioni di legge
in materia di recesso dell’associato.61
3.6 La Lega Pallavolo Maschile e la SuperLega
La Lega Pallavolo Serie A Maschile si costituisce a Bologna il 7 giugno 1987
ad opera di 23 società pallavolistiche che disputavano all’epoca i Campionati
di Serie A1 e A2.
Viene, così, sottoscritto un atto costitutivo importante che identifica la Lega
nella forma di associazione non riconosciuta.
Viene eletto nella carica di primo Presidente Carlo Fracanzani al quale sono
affiancati due consiglieri: uno per la Serie A1, Paolo Molinelli (G.S.Falconara)
e uno per la Serie A2, Paolo Solci (Polisportiva Gabbiano Mantova).
61
Alessia Bellomo “Disciplina e funzionalità del c.d.scioglimento del vincolo sportivo” in GiustiziaSportiva.it
84
Gli obiettivi che intendeva perseguire la neonata associazione erano i
seguenti: “Inquadrare, tutelare, disciplinare e controllare i sodalizi che la
compongono; fornire ai propri associati nelle materie attinenti all’attività sportiva ed
a quelle a questa connesse servizi di consulenza e assistenza; programmare l’attività
agonistica dei sodalizi di Serie A1 e Serie A2; gestire l’immagine della pallavolo di
vertice nei rapporti con gli organi di informazione, con l’industria e le componenti
qualificate dell’intero movimento pallavolistico nazionale; organizzare tornei e
manifestazioni sportive finalizzate alla promozione della pallavolo; esercitare le
funzioni attribuitele dallo statuto e dai regolamenti della FIPAV; promuovere ogni
altra iniziativa ed espletare ogni altra funzione discendente o correlata ai propri fini
istituzionali.” 62
La sede della Lega Pallavolo Serie A è a Bologna.
Attualmente aderiscono al Consorzio, le società che partecipano ai
Campionati della Serie A maschile FIPAV.
Attuale Presidente è Albino Massacesi, vice-presidente e amministratore
delegato della Società Cucine Lube Banca Marche Treia, eletto il 25 luglio
2014 dall’Assemblea della Lega.
Nella stessa data è stato votato anche il nuovo Consiglio di Amministrazione
nelle persone di:
 Gianrio Falivene (Top Volley Latina),

Gino Sirci (Sir Safety Perugia),
 Arveno Joan (Altotevere Città di Castello - Sansepolcro) e Giuseppe Cormio
(CMC Ravenna) per la SuperLega,
62
Fonte: www.legavolley.it
85
 Michele Miccolis (Materdominivolley.it Castellana Grotte) e Massimo
D’Onofrio (Sieco Service Ortona) per la Serie A2.
Amministratore Delegato di Lega, confermato nel nuovo C.d.A:
 Massimo Righi
Inoltre, il 28 agosto 2014 il nuovo C.d.A. ha nominato Gianrio Falivene (Top
Volley Latina) Vicepresidente Vicario in quota SuperLega, assegnando la
carica di Vicepresidente di Serie A2 a Michele Miccolis (Materdominivolley.it
Castellana Grotte).
Il ruolo fondamentale della Lega Pallavolo Serie A è quello di organizzare i
Campionati Nazionali di Serie A1 e A2, secondo regolamenti redatti
annualmente da specifiche commissioni, che disciplinano le varie modalità di
svolgimento dell’attività agonistica per l’attività di competenza della LEGA.
Il Regolamento Organico dei Campionati di Serie A Maschile approvato il 3
giugno 2014 così recita: “ il presente regolamento si propone di disciplinare in
maniera organica le varie modalità di svolgimento dell’attività agonistica relativa al
settore di competenza della LEGA, e in particolare, gli scopi, le caratteristiche ed i
requisiti di partecipazione alle diverse tipologie di campionati di Serie A maschile ai
quali possono prendere parte le società sportive titolari, in base ai vigenti regolamenti
della FIPAV e della LEGA, del relativo diritto.”63
Inoltre, per quanto riguarda le norme di ammissioni ai Campionati di serie A
sono contenute, in via esclusiva, nel Regolamento Ammissione ai Campionati
annualmente approvato dai competenti organi della LEGA e della FIPAV.
63
Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 co.1.1 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A maschile
approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014 delibera n.7 e dall’Assemblea
Ordinaria del 3 giugno 2014.
86
Tali norme, pertanto, continueranno a trovare applicazione ai fini
dell’ammissione al campionato, nonché ai fini della verifica della sussistenza
dei presupposti per continuare a partecipare al campionato, ed avranno
prevalenza in caso di eventuale contrasto con le disposizioni contenute nel
Regolamento Organico dei Campionati di serie A maschile.64
Tra i compiti che la Lega Pallavolo svolge annualmente vi è anche “la
presentazione dei Calendari per il Campionato”. Quella relativa al 69°
Campionato di serie A1 2013/14 , svoltasi a Bologna il 17 luglio 2013, è stata
molto particolare:
la Lega Pallavolo Serie A, infatti, ha invitato un rappresentante dei tifosi per
ciascuna squadra di Serie A1, coinvolgendolo nella presentazione delle prime
due giornate di gara e nei commenti sui singoli roster della Società
d’appartenenza. Una iniziativa molto apprezzata dai numerosi presenti, un
segnale unico nel suo genere che incarna l’alto livello di cultura sportiva e dei
valori di amicizia e rispetto di questo movimento.
64
Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 co.1.2 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A maschile
approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014 delibera n.7 e dall’Assemblea
Ordinaria del 3 giugno 2014.
87
Bologna, 17 luglio 2013 - Presentazione Calendari Campionato 2013/2014
Oltre ai Campionati di Serie A1 e A2, la Lega si occupa anche delle
manifestazioni collegate al Campionato:
 la Coppa Italia che dal 1997 è divisa in due diverse competizioni per la Serie
A1 e la A2. Per diversi anni fino al 2009, alla fase finale è stato abbinato
l’evento “Volley Land” che si proponeva di incentivare lo sport della pallavolo
attraverso esibizioni e partite tra tifosi e campioni di pallavolo. Quello di
“Volley Land” è stato per anni l’evento più atteso dal “Popolo degli Zainetti”, i
giovani e giovanissimi che a migliaia affollavano gli spazi dei locali adibiti
all’evento;
 la Supercoppa Italiana gara unica nella quale si sfidano le squadre vincitrici
dello Scudetto e della Coppa Italia;
 i Campionati Giovanili Under 18, Junior League e Boy League.
88
Diverse innovazioni tecnologiche sono state introdotte e testate dalla Lega
Pallavolo Maschile, a cominciare dalla cosiddetta “talpa” che, però, è risultata
non affidabile. Mentre, una vera innovazione del Campionato 2013-2014 di
serie A1 è da considerarsi il c.d. “video-check”,che si è dimostrato uno
strumento decisivo nelle valutazioni dei casi controversi e che ha avuto il
massimo consenso anche a livello internazionale.
In data 3 giugno 2014 con delibera n.7 del Consiglio di Amministrazione
della Lega Pallavolo di Serie A è stato approvato il Regolamento Organico del
Campionato di Serie A1. Con questo documento è stata attuata la
rivoluzionaria riforma del Campionato di Serie A1 di Pallavolo che ha dato
vita alla creazione della c.d. SuperLega Serie A1.
Il documento parte dalla unanime considerazione che il blocco delle
retrocessioni ha portato innumerevoli benefici sui conti delle Società senza
pregiudicare l’appeal del campionato. Si deve, quindi, continuare su questa
strada aggiungendo qualche innovazione che possa portare ad una
sostenibilità economica maggiore mediante l’incremento delle entrate nel
medio periodo e il contenimento dei costi nel breve periodo.
Con la Riforma dei Campionati si è cercato di responsabilizzare
maggiormente la LEGA e la FIPAV nella gestione dei Campionati di vertice.
Il modello di riferimento è lo sport professionistico americano che è
organicamente diverso da quello europeo e del resto del mondo: le varie
leghe non appartengono ad alcuna federazione sportiva. Le squadre di tutti
gli sport professionistici sono chiamate con il termine “franchigie” e sono
sempre le stesse ogni stagione. Per “franchigia” si intende una realtà
economica identificabile da un marchio e da un suo business; questo termine,
nel tempo, si è differenziato da quello di Club di origine europea.
89
La franchigia è ,quindi, una compagnia privata il cui scopo non è solo quello
di ottenere un risultato sportivo ma soprattutto quello di produrre profitti e
in tale ottica la performance sportiva è solo uno dei mezzi tramite cui
realizzarli.
In Italia, per realizzare il sistema delle franchigie, è necessario introdurre il
sistema delle “licenze”, nel quale non esiste il concetto di retrocessione, la
partecipazione è garantita per un lungo periodo e viene garantito l’ingresso
ad altre franchigie. Sono notevoli i vantaggi che da questo sistema potrebbero
derivare: 65
 possibilità di programmazione sportiva di lungo periodo;
 possibilità di programmazione economico/finanziaria di breve (un anno),
medio (tre anni) e lungo periodo (5 anni);
 maggiore possibilità di investimenti immobiliari: impianto, sede, foresteria,
ristorazione, ecc. (1.000/1.500 € il costo per seduta in un nuovo impianto);
 regole certe perché gestite con una giustizia endo-associativa;
 accesso consentito solo a chi possiede la medesima identità e visione dei
proprietari già presenti;
 distribuzione territoriale omogenea e tale da consentire sviluppo per tutti.
Ci potrebbero essere, però, anche degli svantaggi:
 culturali, per superare il concetto meritocratico di promozione/retrocessione;
65
Fonte: Progetto Superlega del 2 aprile 2014 in www.legavolley.it
90
 rischio di perdere le realtà piccole e poco dimensionate;
 costi di ingresso molto alti;
 impiantistica italiana carente;
 l’organizzazione dei campionati di serie inferiore.
66
La licenza decorre dalla stagione sportiva 2014/15 per le società che avevano
il diritto di partecipare al Campionato di Serie A1 2013/14 nonché per le due
società sportive promosse dalla Serie A2 2013/14; invece, decorrerà dalla
stagione sportiva in cui il Club è stato ammesso al Campionato Serie A1
Superlega per la prima squadra classificata del Campionato di Serie A2 della
stagione 2014/15 e seguenti. Inoltre è concessa alla Lega la facoltà di
attribuire una ulteriore licenza per ogni stagione sportiva.
La licenza ha una durata minima di 4 stagioni sportive (fino al termine del
campionato 2017/18, ma entro il termine della stagione 2017/18 la LEGA e la
FIPAV potranno prorogare di altre due stagioni la durata delle licenze.
Il Campionato di Serie A1 Superlega non prevede retrocessioni per tutta la
durata
della
licenza.
L’istituto
della
retrocessione
sarà
ripristinato
automaticamente a decorrere dalla stagione sportiva 2018/19 o 2020/2021 e
verrà applicato a tutte le società che parteciperanno a tale campionato.
Nel quadriennio sulle Società devono essere effettuati dei controlli, per cui la
licenza è revocata se una Società nel corso di due campionati consecutivi ha
conseguito quattro o più penalità con riferimento ai seguenti indici di
valutazione:
66
Fonte: Progetto Superlega del 2 aprile 2014 in www.legavolley.it
91
 classifica finale del campionato (penalità per chi arriva negli ultimi due
posti);
 rispetto degli impegni economici (verifica in quattro scadenze annuali della
puntualità dei pagamenti, che andranno sottoscritte dagli atleti);
 percentuale di riempimento degli impianti di gioco (dovrà essere garantito
dalle Società un indice pari all’80% della capienza minima prevista per gli
impianti di gioco, con ingressi omaggio sotto al 20%. La capienza sarà pari a
2.000 spettatori fino alla stagione 2016/17. Dalla stagione 2017/18 la capienza
minima passerà a 3.000 spettatori).
Però, sarà attribuito un “bonus” che andrà ad azzerare una penalità per quelle
società
che,
per
due
campionati
consecutivi,
raggiungeranno
(congiuntamente) tutti i seguenti obiettivi:
 partecipazione diretta a tutti i seguenti campionati giovanili:under 13 o under
14, under 15, under 17 e under 19 (o Junior League);
 corner merchandising all’interno dell’impianto di gioco;
 area/sala hospitality funzionante;
 contatti You Tube (80.000 contatti per il solo periodo agonistico. (1° settembre
– 31 maggio di ciascuna stagione sportiva).
Sono allo studio, inoltre, ulteriori parametri “social”.
92
3.7 La Lega Pallavolo Femminile – tutela delle pallavoliste
La Lega Pallavolo Serie A Femminile è un consorzio che si costituisce al
Palasport di Modena il 6 giugno 1987 e che, da allora, si propone i seguenti
obiettivi:
 la cura degli interessi comuni agli associati;
 il consolidamento dell'immagine della pallavolo femminile di vertice in Italia
nei rapporti con gli organi di informazione, con il mondo delle imprese
industriali, commerciali ed enti in genere nonché con le componenti
qualificate dell'intero movimento pallavolistico nazionale ed internazionale;
 la realizzazione e la gestione di accordi e servizi nell’interesse delle società
consorziate ed in particolare quelli relativi all'organizzazione comune
dell’attività sportiva istituzionale delle società associate;
 l’organizzazione di eventi cui partecipino le squadre di Serie A femminile e le
rispettive atlete;
 la rappresentanza dei consorziati nella negoziazione e gestione dei diritti
collettivi di immagine a carattere sia radiotelevisivo che promopubblicitario.
93
Il Consorzio comprende le squadre che partecipano ai Campionati di
pallavolo femminile italiani di Serie A1 e A2, allo scopo di organizzarne
l’attività agonistica e ha sede a Milano. Vengono organizzati dalla Lega
Pallavolo Serie A Femminile i seguenti eventi:
 Campionati di Serie A1 e A2
 Coppa Italia A1 e A2
 Supercoppa Italiana
L’attuale Presidente è Mauro Fabris.
Quando parliamo di sport al femminile, la prima cosa che ci viene in mente è
la discriminazione attuata nei confronti delle donne sportive.
Infatti,
ad esempio nel calcio, la FIGC non prevede una categoria
professionista per le donne che praticano questo sport che sono considerate
dilettanti ed equiparate al settore del calcio a cinque.
Il problema nasce dall’antica dicotomia tra professionismo e dilettantismo.
La legge che regola il professionismo sportivo è, come già evidenziato nel
cap.II° del presente lavoro, la L.81/91 che all’art.2 recita: “sono sportivi
professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici
che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità
nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la
qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle
Federazioni stesse con l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la
distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica”. E’ nella parte
finale del suddetto articolo, quando si attribuisce al CONI e alle Federazioni
il potere di distinguere l’attività dilettantistica da quella professionistica, che
si determina la discriminazione nei confronti delle donne. Anche le giocatrici
94
di pallavolo sono considerare dilettanti, come d’altronde, i loro colleghi
uomini.
La prima conseguenza del mancato riconoscimento del professionismo
sportivo nelle donne è l’assenza di un contratto di lavoro. In presenza di un
regolare contratto, le prestazioni fornite dalle sportive “professioniste di fatto”
non possono essere considerate tipiche neanche di lavoratrici di tipo
subordinato o autonome. Pur esistendo, per i “professionisti di fatto” dei
moduli che disciplinano l’erogazione dei compensi e stabilizzano il legame
tra società e giocatore o giocatrice, tuttavia vengono escluse forme di tutela
completa, come quella dei professionisti. Vi sono altre conseguenze derivanti
dalla disparità di fatto fra uomini e donne: è quello che ha sottolineato Ester
Vitale, membro del sindacato UIL Sicilia e relatrice al convegno sulle pari
opportunità realizzato alla Kore di Enna e cioè la non corresponsione del
TFR, di indennizzi per i casi di maternità e l’esclusione dalla maggior parte
delle forme di tutela presenti nel mondo del lavoro.
“In assenza di un contratto ed in presenza di questa condizione che spesso raggiunge
la stregua di un lavoro in nero - ribadisce Vitale -, il 70% delle donne che vivono di
sport non raggiungono l’indipendenza economica, altrettante sono costrette a
chiedere a lungo un sostegno alla famiglia”.
Esiste nella disciplina dei contratti che riguardano la pallavolo femminile
una clausola di rescissione del contratto in caso di gravidanza. Cosa ne
pensi anche in riferimento ad altri tipi di professione?
95
Ho fatto questa domanda ad ANNA SWIDEREK, giocatrice di pallavolo che
ha militato in Serie A1, A2 , B1 e B2 nel ruolo di palleggiatrice, la quale ha
così risposto:
“Esattamente. Questa clausola compare in tutti i contratti delle giocatrici
professioniste. Mi riferisco alle categorie in cui le atlete percepiscono un certo
stipendio visto che la pallavolo non si può definire professionismo, ahimè, a nessun
livello. E' una clausola che se da una parte protegge l'investimento della società e
l'integrità dell'organico per tutta la durata della stagione, dall'altra lede la giocatrice
quale donna e lavoratrice. A mio parere è una discriminazione. Essa, purtroppo, viene
tacitamente accettata così come lo status di lavoratrice con doveri senza diritti.
Impegno totale, sacrificio, obbedienza da una parte, dall'altra, nessun contributo
pensionistico o sociale, negazione del diritto alla maternità e quant'altro un reale
lavoro in nero può offrire. Logicamente chi percepisce stipendi molto alti, mette da
parte queste considerazioni e pensa ad aumentare il conto in banca. Purtroppo, tali
atlete sono una piccola percentuale rispetto a coloro che preferirebbero avere compensi
più bassi ma essere considerate "lavoratrici professioniste" con tutto quello che tali
parole implicano. C'è bisogno della svolta in senso professionistico di questo sport che
lo è già in pratica ma ancora zoppica per interessi prettamente economici di pochi”.67
Questo è quanto avviene nella realtà,nonostante l’affermazione :
67
Anna Swiderek, intervista rilasciata all’Autrice il 19/02/2014
96
“E’ garantita la tutela della posizione sportiva delle atlete madri in attività per tutto
il periodo della maternità fino al loro rientro all’attività agonistica che non potrà
avvenire prima di quattro mesi dalla data del parto”.68
Anna Swiderek (maglia n. 10)
68
Art.10 co.5 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del 3/7/2012 e n.393 del
30/10/2012
97
CAPITOLO QUARTO – Le società sportive dilettantistiche
4.1
Associazioni e Società Sportive
L’attività sportiva dilettantistica per esprimersi ha bisogno di modelli
organizzativi: quello più utilizzato è quello associativo. L’associazione,
infatti, viene utilizzata sia per le attività di organizzazione e normazione
tecnica (federazioni sportive) sia per l’attività divulgativa delle competizioni
aventi carattere agonistico (società ed associazioni dilettantistiche federali).
Il dilettantismo, per diverso tempo, non ha suscitato molto interesse da parte
del legislatore. La disciplina legislativa dell’attività sportiva dilettantistica ha,
quindi, origini recenti ed è caratterizzata da un accentuato tecnicismo
procedimentale. Infatti, più che individuare i principi generali e le finalità del
fenomeno, si limita a prevedere le forme organizzative e le connesse regole
procedimentali da seguire per la loro costituzione.69
Il primo intervento legislativo nella materia è quello relativo alla Legge
289/2002 così come modificata dalla Legge 128/2004.
Ai sensi del combinato disposto dell’art.90 co.17 L.289/2002 e dell’art.29
Statuto CONI , il fenomeno dilettantistico per avere rilevanza, anche ai fini
sportivi, deve essere organizzato nelle seguenti forme:
69
Giovanni Bruno”Le società e le associazioni dilettantistiche federali” in Manuale di diritto dello Sport di L.Di
Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010
98
 associazione sportiva priva di personalità giuridica disciplinata dall’art.36 e
seguenti del codice civile;
 associazione
sportiva
con
personalità
giuridica
di
diritto
privato
regolamentata dal DPR 10 febbraio 2000 n.361;
 società sportive dilettantistiche di capitali senza scopo di lucro (SSD);
 società cooperative senza scopo di lucro.
In Italia il 95% delle società sportive dilettantistiche assume la veste di ASD
(associazione sportiva dilettantistica). I motivi di questa scelta sono:
 maggiore semplicità ed economicità nelle fasi di costituzione e gestione;
 notevoli vantaggi fiscali.
Con riguardo a quest’ultimo punto, è da sottolineare come, fino
all’emanazione della L. 289/2002, la possibilità di usufruire del regime fiscale
agevolato previsto dalla L.398/1991 fosse riservata alle sole Associazioni.
In seguito all’emanazione della legge sopra citata, invece, l’agevolazione è
stata estesa anche alle cooperative e alle società di capitali costituite per
svolgere attività sportive dilettantistiche senza scopo di lucro.
La figura associativa costituisce,però, ancora oggi, il punto di riferimento
prevalente nel panorama dilettantistico.70
La costituzione delle ASD nonché delle SSD deve avvenire per atto scritto;
inoltre,lo statuto deve prevedere chiaramente:
70
Guido Del Re “ Associazioni Sportive Dilettantistiche e Società Sportive Dilettantistiche” in Osservatorio di
Diritto Sportivo - www.ilsole24ore.com
99
 il nome dell’associazione, società di capitali o cooperativa;
 l’oggetto sociale;
 l’individuazione del legale rappresentante;
 l’assenza di fini di lucro e la previsione che i proventi non possono, in nessun
caso, essere divisi tra gli associati;
 che le norme dell’ordinamento interno siano ispirate al principio di
democrazia interna;
 l’obbligo di redazione di rendiconti economico-finanziari;
 le modalità di scioglimento dell’associazione;
 l’obbligo di devoluzione ai fini sportivi del patrimonio in caso di
scioglimento delle società e delle associazioni.
Inoltre, per poter svolgere attività agonistica a carattere programmatico
(partecipazione a gare, tornei e campionati) i soggetti interessati devono
inquadrarsi , direttamente od indirettamente (attraverso il tesseramento
presso una società od associazione sportiva federale) in una federazione.
Con il riconoscimento da parte della federazione di competenza, in relazione
alla tipologia di attività sportiva praticata, le società e le associazioni sportive
dilettantistiche diventano soggetti rilevanti per l’organizzazione dello sport,
vengono iscritte in appositi registri istituiti dalla L.186/2004 71 e “devono
esercitare con lealtà sportiva le loro attività, osservando i principi, le norme e le
71
Giovanni Bruno”Le società e le associazioni dilettantistiche federali” in Manuale di diritto dello Sport di L.Di
Nella, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2010
100
consuetudini sportive, nonché salvaguardando la funzione popolare, educativa,
sociale e culturale dello sport”. 72
4.2
Le Società Sportive di capitali
Il termine “società” ha sempre suscitato accesi dibattiti relativamente al suo
utilizzo, a causa della evidente contraddizione tra l’obbligo dell’assenza dello
scopo di lucro, proprio delle associazioni e società sportive, e l’art.2247 c.c.
“con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio
di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili”. Le società di capitali che
svolgono attività sportiva dilettantistica nella sfera delle federazioni sportive
nazionali, infatti, non possono utilizzare quelle norme che presuppongono
una distribuzione degli utili tra i soci (non possono emettere azioni di
risparmio oppure fare ricorso al mercato del risparmio attraverso la
quotazione in borsa). E’ diverso il caso delle società cooperative perché le
finalità mutualistiche da esse perseguite, possono rientrare in quelle tipiche
dell’attività sportiva dilettantistica.
Le forme societarie previste dal Codice Civile che rientrano nel concetto di
società di capitali sono:
 la società per azioni;
 la società in accomandita per azioni;
72
Art.24 co.4 Statuto CONI 2014
101
 la società a responsabilità limitata.
Con la Legge 289/2002, all’art.90, è stata sancita l’introduzione delle suddette
forme societarie per lo svolgimento dell’attività sportiva dilettantistica ed
inoltre con la novella del 2004 (L.128) è stato previsto in modo esplicito, il
ricorso alla forma della cooperativa.
Ma, già con l’approvazione del testo originario della L.91/1981, era stato
decretato che l’ambito delle società di capitali sportive professionistiche fosse
circoscritto alle società per azioni e a quelle a responsabilità limitata con
esclusione di quelle in accomandita per azioni. Il motivo di questa esclusione
è da ricercare nella presenza, nelle società in accomandita, di soci
accomandatari illimitatamente responsabili. Lo stesso avviene nelle società
di capitali dilettantistiche. La forma di società che, maggiormente, viene
utilizzata nella pallavolo è quella della società a responsabilità limitata (ad
esempio: la Top Volley Latina, squadra di pallavolo appartenente al
Campionato italiano di Superlega, è una “società sportiva dilettantistica S.r.l.”).
Le società di capitali sono dotate di un’autonomia patrimoniale perfetta: ciò
significa che è la società che risponde delle obbligazioni assunte con il suo
patrimonio. La limitazione di responsabilità dei soci fa sì che nel caso in cui la
società sia dichiarata fallita, il fallimento non può, in nessun caso, essere
esteso nei loro confronti. Per quanto riguarda l’amministrazione, in
mancanza di diversa previsione statutaria, resta ferma la regola che essa è
affidata ad uno o più soci, nominati con decisione dei soci, che restano in
carica a tempo indeterminato (art.2475 1° co. c.c.).
I vari tipi di “società sportiva”, hanno, perciò, in comune alcune
caratteristiche:
102
 i soci godono della responsabilità limitata;
 la carica di amministratore è separata dalla qualità di socio.
La società, all’interno, è dotata di molteplici organi che hanno ciascuno la
propria competenza:
 l’Assemblea, nella quale sono rappresentati tutti i soci in possesso di quote di
proprietà, delibera sulla nomina e revoca degli amministratori promuovendo
l’azione di responsabilità nei loro confronti, inoltre approva il bilancio
annuale da essi redatto e le modifiche dell’atto costitutivo;
 il Consiglio di Amministrazione che ha la gestione della società attraverso
una pluralità di amministratori (nel caso in cui sia nominato un
Amministratore unico, egli riunisce in sé ed esercita individualmente tutte le
funzioni proprie dell’organo amministrativo);
 il Collegio Sindacale è l’organo di controllo interno al quale è attribuita la
funzione di vigilare sulla regolarità della gestione amministrativa della
società.
Per le società sportive, costituite in forma di società di capitali (di solito
società a responsabilità limitata e società cooperative, come detto sopra,) è
previsto, inoltre:
 il divieto per gli amministratori di ricoprire cariche sociali in altre società o
associazioni sportive dilettantistiche che operino nell’ambito della medesima
federazione sportiva o disciplina associata se riconosciuta dal CONI ovvero
103
nell’ambito della medesima disciplina facente capo ad un ente di promozione
sportiva;
 l’obbligo di osservare le disposizioni del CONI e i regolamenti emanati dalle
Federazioni Nazionali o dagli enti di promozione sportiva cui la società
intende affiliarsi.
L’attività sportiva dilettantistica, in generale, gode di varie agevolazioni
fiscali: per effetto della Legge 342/2000, art.37 lett.d) co.1 e co.2 lett.a) e della
Legge 289/2002, le indennità, i rimborsi, i premi ed i compensi erogati per
attività sportiva dilettantistica non concorrono a formare il reddito per
importi inferiori complessivamente nel periodo di imposta ad euro 7.500.
Quindi:
 per compensi fino a 7.500 euro, esenzione dal prelievo fiscale;
 per la parte eccedente i 7.500 e fino a 28.158,28 euro, una ritenuta alla fonte a
titolo d’imposta pari al 23% maggiorata della sola addizionale regionale;
 per la parte eccedente i 28.158,28 euro, una ritenuta a titolo d’acconto pari al
23% maggiorata della sola addizionale regionale.
In particolare, anche le società sportive dilettantistiche possono beneficiare
della detassazione degli incassi sportivi, sebbene ad alcune fondamentali
condizioni:
a) le entrate che possono essere detassate ai fini IVA e delle imposte sui redditi
sono esclusivamente quelle sportive istituzionali: ad esempio, per una S.r.l.
che ha, per fine statutario, la gestione di scuole calcio, la detassazione
riguarderà soltanto gli incassi delle suddette scuole e non anche, la gestione
104
secondaria di un servizio ricreativo, culturale o estetico (sauna, massaggi,
ecc);
b) gli incassi detassati possono provenire esclusivamente da due tipi di soggetti:
i soci della S.r.l. (cioè i soci detentori delle quote di capitale) e gli utenti
dell’impiantistica gestita dalla S.r.l. purché tutti tesserati con l’Ente di
Promozione o la Federazione a cui è affiliata la Società sportiva dilettantistica.
Gli adempimenti che la SSD deve porre in essere per detassare le entrate
sportive istituzionali sono i seguenti:
a) costituzione del sodalizio nella forma della S.r.l. sportiva dilettantistica senza
scopo di lucro, infatti solo le società di capitali sportive dilettantistiche, senza
scopo di lucro, sono parificate, ai sensi dell’art.90 L.289/2002, alle ASD con
riguardo alla detassazione delle entrate istituzionali;
b) individuazione delle discipline da eleggere ad attività istituzionali e loro
menzione specifica nello statuto;
c) affiliazione all’Ente di Promozione sportiva riconosciuto dal CONI e
tesseramento dei praticanti le attività sportive statutarie. Per i non tesserati è
inevitabile l’applicazione dell’IVA e delle imposte sui redditi;
d) iscrizione della SSD nel registro del CONI;
e) comunicazione telematica della dichiarazione EAS all’Agenzia delle Entrate
da parte della SSD.73
Con l’istituzione della S.r.l. sportiva, il legislatore ha voluto istituire un
soggetto giuridico secondo le norme che governano le società a responsabilità
73
Fonte: www.uisp.it
105
limitata, ma con molte delle prerogative delle Associazioni Sportive
Dilettantistiche.
4.3
Il contratto di lavoro sportivo
La Legge 91 del 1981, come successivamente modificata, disciplina il
contratto di lavoro sportivo, ma come ormai è noto, ciò riguarda soltanto gli
atleti che sono definiti “professionisti” dalla propria Federazione. Nell’art.2
della suddetta legge, si fa riferimento agli atleti, agli allenatori, ai direttori
tecnico- sportivi e preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo
oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate
dal CONI.
Si parla di onerosità della prestazione quando l’atleta è ricompensato non con
il semplice rimborso delle spese effettivamente sostenute, ma con una
prestazione, l’entità della quale può essere ricondotta ad una vera e propria
retribuzione salariale.
Si parla di continuità dell’attività quando la prestazione dell’atleta non è
limitata esclusivamente a singole gare, ovvero a più gare non collegate tra
loro in un breve periodo di tempo. La “ratio” è quella di limitare l’ambito
oggettivo di applicazione della normativa a quelle prestazioni che non
presentino il carattere dell’occasionalità.74 Il rapporto di lavoro sportivo dei
professionisti viene instaurato mediante contratto scritto che deve essere
74
V.Frattarolo, Il rapporto di lavoro sportivo, p.28
106
conforme all’accordo stipulato tra federazione sportiva e rappresentanti delle
categorie interessate. Per quanto riguarda il sistema previdenziale è prevista
la possibilità di costituire fondi facoltativi per ottenere il pagamento di
un’indennità al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Successivamente all’entrata in vigore della L.91/1981, sono intervenute
molteplici riforme che hanno determinato il diritto alla pensione per i
lavoratori sportivi, al compimento del quarantacinquesimo anno, mentre, per
le lavoratrici sportive, al compimento del quarantesimo anno, a condizione
che siano stati regolarmente versati i contributi previdenziali, per un periodo
di almeno venti anni. I lavoratori sportivi professionisti sono stati, perciò,
equiparati ai lavoratori subordinati con la conseguente tutela dei diritti che
agli stessi spettano : stabilità del posto di lavoro, condizioni eque, trattamento
previdenziale come sopra specificato.
Gli atleti dilettanti, invece , pur prestando, a volte, la loro opera in modo
continuativo e tale da costituire l’unica fonte di guadagno, non godono delle
stesse tutele che i loro colleghi professionisti hanno ex lege.
Si è parlato, quindi, di professionismo di fatto per qualificare l’esercizio di
attività sportiva dietro pagamento di una retribuzione nell’ambito di quelle
categorie non qualificate come “professionistiche”.
La dottrina, riguardo al rapporto di lavoro del “professionista di fatto" ha
elaborato diverse soluzioni:
 alcuni ritengono di applicare la disciplina generale in tema di contratto di
lavoro ma non quella speciale di cui alla Legge 91/1981;
 altri propongono l’applicazione diretta o analogica della legge in questione;
107
 altri hanno elaborato la figura mista del semi-professionista, al quale
applicare la disciplina speciale “in quanto compatibile”;
 altri escludono la validità dei contratti a titolo oneroso fra professionista di
fatto e società sportiva.75
La disciplina vigente in Italia, riguardo alle attività sportive dilettantistiche,
è molto lacunosa e da ciò deriva, addirittura, la difficoltà di individuarne con
esattezza la categoria.
L’unica definizione è quella del D.M. 17/12/2004 che in materia assicurativa,
definisce in modo residuale gli sportivi dilettanti come:”tutti i tesserati che
svolgono attività sportiva a titolo agonistico, non agonistico, amatoriale, ludico
motorio o quale impiego del tempo libero, con esclusione di coloro che vengono
definiti professionisti”
Questa definizione, accomunando realtà tra loro lontanissime (dal giocatore
di serie A al ragazzino che gioca per la strada) risulta poco utile per
individuare i diritti della categoria. E’ quindi soltanto con i contratti tra le
parti che garanzie, diritti e obblighi inerenti il mondo sportivo dilettantistico
possono effettivamente realizzarsi.
76
I contratti stipulati dagli sportivi
dilettanti (giocatori e allenatori di pallavolo) e le varie società sono contratti di
tipo privato, a differenza di quelli sottoscritti dagli sportivi professionisti.
Il giocatore di pallavolo è considerato un “dilettante”. Secondo il contratto
che lo lega alla società in cui presta la sua attività, questa viene retribuita
75
E.Indraccolo, “Rapporti e tutele nel dilettantismo sportivo”, p.156 ss.
76
Fonte: www.AIAPAV Associazione Italiana Allenatori di Pallavolo
108
con un compenso che è definito “rimborso spese”. Secondo te è giusto
questo tipo di contratto o potrebbe essere migliorato?
A questa domanda, così ha risposto SALVATORE ROSSINI , pallavolista
che per due stagioni consecutive, fino alla stagione sportiva 2013/2014 ha
giocato in Serie A1 nella squadra della Top Volley – Andreoli Latina nel ruolo
di libero, ruolo che tuttora ricopre nella Nazionale italiana:
“Purtroppo questa forse è la peggiore pecca del nostro sport. Considerare
degli atleti come noi dilettanti non è altro che un modo per garantire un minor peso
fiscale alle società , fatto che però ha come rovescio della medaglia innumerevoli
risvolti. Gli anni passati da dilettanti non sono conteggiati ai fini pensionistici ,
non ci permettono di accumulare contributi se non versati di tasca propria,inoltre il
contratto
così
stipulato
ha
meno
valore
ai
fini
legali.
Questa cosa purtroppo non sussiste in altri sport come il calcio o il basket
ma nella pallavolo solo il campionato francese considera i propri atleti
professionisti. Fatto abbastanza bizzarro per chi come noi si allena 5 ore al
giorno ed è impegnato mattina e pomeriggio nella sua unica attività.
Agevolare le società dal punto di vista fiscale potrebbe essere un primo passo per
rendere lecito e trasparente qualcosa che non ha nulla da nascondere”.77
77
Salvatore Rossini, intervista rilasciata all’Autrice il 04/04/2014
109
Salvatore Rossini
Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina
Come già detto, in assenza di una tutela prevista dalla legge per il lavoro
sportivo dilettantistico, i giocatori e gli allenatori di pallavolo per garantire i
loro diritti, devono stipulare dei contratti in grado di imporre alle società e/o
associazioni sportive, precisi obblighi. Si possono indicare come contenuti
110
minimi del contratto in grado di tutelare l’attività lavorativa dei suddetti
sportivi dilettanti, i seguenti:
 garanzia di stabilità del rapporto contro recessi arbitrari;
 garanzia del rispetto delle obbligazioni pecuniarie;
 garanzia della conservazione del posto di lavoro in caso di malattia o
infortunio;
 assistenza medica.
Particolarmente attuale è il problema del rispetto delle obbligazioni
pecuniarie. Infatti a causa della crisi economica contingente, sono aumentati
notevolmente i casi di inadempienza da parte delle società sportive. Come è
noto, il patrimonio delle società o associazioni è costituito unicamente dagli
incassi delle sponsorizzazioni e da pochi beni materiali (attrezzature,
indumenti sportivi ecc.). Per questo motivo, le azioni esecutive intraprese per
ottenere in maniera coattiva il pagamento dei crediti, spesso non sortiscono
effetti. Per evitare questi rischi, è opportuno che le obbligazioni pecuniarie
previste dal contratto siano oggetto di garanzia da parte di altri soggetti.
Sarebbe utile introdurre delle clausole che prevedano l’assunzione delle
obbligazioni da parte di persone fisiche, in solido con le società. Infatti, le
persone fisiche sono generalmente, a differenza delle società, titolari di beni
mobili e immobili, crediti da lavoro ecc., più facilmente aggredibili. Un’altra
e migliore forma di garanzia dell’adempimento del contratto è costituita da
fidejussioni bancarie o assicurative ma, a causa degli elevati costi dei contratti
e delle polizze fideiussorie, le società sono abbastanza restie a concedere tali
forme di garanzia. Inoltre il contratto dovrebbe cautelare anche contro il
mancato pagamento di quanto dovuto ai giocatori.
111
A questo proposito ho intervistato FRANCESCO BIRIBANTI, giocatore di
pallavolo nel ruolo di opposto, che ha giocato nella squadra ICOM LATINA
nella stagione sportiva 2001/2002 e per cinque stagioni consecutive, oltre ad
aver rivestito la maglia della Nazionale italiana:
E’ tutelato il giocatore di pallavolo in caso di mancato pagamento di quanto
dovuto per contratto, visto che è considerato un “dilettante”?
Se si’, in che modo?
“Noi giocatori...purtroppo...siamo abbandonati a noi stessi! Nessuna tutela e nessun
tipo di aiuto da parte di nessuna associazione o federazione! Sia in Italia che
all'estero! Le società fanno il loro comodo per i pagamenti..ritardano di mesi e a volte
neppure ti pagano! Come a me a Corigliano dove ho perso tutto il contratto quasi e
mi ha cambiato la vita (avendo fatto fede su questi soldi e preso casa), perciò sono
indignato da anni per come ci trattano !!! Ora poi la situazione e' davvero
assurda!!”78
78
Francesco Biribanti, intervista rilasciata all’Autrice il 26/02/2014
112
Francesco Biribanti
Fino a ieri i ritardi nei pagamenti costituivano la prassi. Ma oggi sembra che
le cose siano destinate a cambiare. Infatti, con la creazione della Superlega
A1, sono state introdotte nuove norme relative ai controlli sull’erogazione
dei compensi spettanti ai tesserati delle squadre della Superlega che, a
differenza dei loro colleghi di Serie A2 e di quelli appartenenti alle serie
minori saranno maggiormente tutelati rispetto al passato. La Lega Pallavolo
113
ha stabilito che alla Serie A1 2014/2015 possono iscriversi solo le società che
hanno corrisposto almeno il 90% del totale del compenso lordo
complessivamente pattuito ai tesserati della rosa della prima squadra
2013/2014, e che i consueti controlli che prima venivano effettuati a fine
stagione, adesso saranno affiancati da diversi controlli in itinere.
79
Sull’argomento ho chiesto a MASSIMO RIGHI, Amministratore Delegato
della Superlega:
Possiamo dire con certezza che la Lega abbia voluto in questo modo
tutelare gli atleti che, in passato, avevano evidenziato il problema della
mancata corresponsione dei loro compensi? Cosa ne pensa lei a riguardo ?
“Questo è uno degli aspetti del problema, nel senso che la Lega vuole assolutamente
che i comportamenti dei club siano virtuosi e, soprattutto, siano proporzionati alle
disponibilità reali dei singoli club in un momento in cui le risorse per lo sport sono in
forte contrazione perché i primi tagli che le aziende fanno sono gli investimenti nello
sport, nella pubblicità, nel marketing, in tanti rami che sono connessi comunque allo
sport. E’ chiaro che dobbiamo avere la certezza che chi partecipa al nostro campionato
abbia atteggiamenti assolutamente virtuosi e coerenti nei confronti del proprio
budget. Questo è il motivo per cui abbiamo anche intensificato questo tipo di attività
di controllo che ci porterà ad avere non solo controlli a fine stagione ma anche
controlli periodici.”
79
Francesco Zoli “Superlega A1, inasprite le norme di controllo” su www.volleyball.it
114
Il blocco delle retrocessioni attuato negli ultimi due anni per contrastare la
crisi economica ha avuto effetti positivi sul nostro campionato. Potrebbe
questo portare ad un abbassamento del livello tecnico delle squadre che
non sono considerate di I^ fascia?
“Noi abbiamo fatto delle considerazioni molto semplici su questo tema aldilà di quelle
molto complesse prima di approvarlo e abbiamo verificato che innanzitutto ci sono stati,
per intenderci, più provvedimenti disciplinari nell’anno del blocco delle retrocessioni
rispetto agli anni precedenti, quindi, l’agonismo in campo da parte dei giocatori e degli
allenatori non è venuto meno. Penso se no che, se uno gioca per niente, magari si
arrabbia anche di meno, invece la tensione è stata addirittura più alta. Poi le cause
possono essere molteplici, però diciamo che la tensione c’è stata. In seconda battuta non
abbiamo registrato un sostanziale calo degli spettatori. Ci sono stati incrementi in alcuni
campi, dei mantenimenti in altri, dei cali in altri ancora. Però tutte cose abbastanza
fisiologiche nell’ambito di sviluppi e di contrazioni date dai singoli progetti, quindi,
nulla che possa essere così preoccupante. Infine, tra le mille scuse che gli sponsor in
questi anni hanno, non scuse, motivazioni che gli sponsor hanno addotto per non
rinnovare le sponsorizzazioni oppure per non procedere alle sponsorizzazioni, mai
nessuno ha tirato in ballo come motivazione il blocco delle retrocessioni. Per quanto
riguarda il dato tecnico, ci sentiamo assolutamente di dire che i giocatori ci sono e sono
cresciuti in questi anni. Tanti giocatori italiani giocano titolari, tanti giovani si sono
affacciati sul palcoscenico della serie A e quindi io non credo proprio che ci siano stati
grossi problemi perché noi abbiamo risanato tantissime situazioni finanziarie, perché
una programmazione lungimirante ha consentito appunto di pianificare dei budget
adeguati alle proprie possibilità, ha permesso ad alcuni club di tenere duro e di
sopravvivere per un paio d’anni ed adesso ne parte il grande rilancio. Faccio un esempio
per tutti ma possono essere molti: Verona. Verona aveva sicuramente una situazione
complessa che il blocco delle retrocessioni ha permesso di pianificare, di risanare, di
115
ripartire. Quest’anno sono ripartiti con grandissimo slancio. Verona è sempre stata una
di quelle piazze che ha fatto molta fatica a mantenere la serie A. Ma come Verona anche
altre, però questo (Verona) è il caso più eclatante perché è in fase di rilancio”.80
4.4
Il caso dell’agente sportivo nella pallavolo
Inquadrare la figura dell’agente sportivo all’interno del sistema sportivo in
generale, non è sicuramente facile. Infatti, nella prassi di alcune discipline
sportive è sempre più diffusa l’utilizzazione, sia da parte dei giocatori che
delle società sportive, di professionisti specializzati nel trattare e stipulare i
relativi contratti. Negli sport professionistici, ad esempio nel calcio, per gli
interessi economici legati al calcio mercato, la figura dell’agente sportivo ha
richiesto una disciplina specifica. Per quanto riguarda la pallavolo ,la FIPAV
nel 2004 ha inserito nel proprio ordinamento, come soggetto sportivo, la
figura del procuratore sportivo. In particolare l’art.16.1 dello Statuto prevede
che “sono procuratori sportivi coloro che prestano la loro opera di assistenza e
rappresentanza di atleti e tecnici
sportivi tesserati nei rapporti con le società e associazioni sportive affiliate e, per
quanto previsto nei regolamenti federali, nei rapporti con gli organi federali”.
Pertanto è stabilito che il procuratore sportivo possa svolgere la propria
attività di assistenza e rappresentanza a favore sia di atleti che di tecnici
tesserati. Nel secondo comma si prevede che “la qualifica di procuratore sportivo
80
Massimo Righi intervista rilasciata all’Autrice il 15/09/2014
116
viene conferita dalla FIPAV nei limiti e con le modalità previste dai regolamenti
federali”. Nel successivo punto 3 si regolamentano le incompatibilità, in
particolare con qualsiasi carica federale elettiva, nonché, con qualsiasi altra
qualifica federale, “compresa quella di socio proprietario di quote di capitale sociale
in società sportive affiliate costituite come società a responsabilità limitata o come
società per azioni”. I regolamenti federali previsti dal citato art.16 del predetto
Statuto non sono stati a tutt’oggi emanati e perciò la figura del procuratore
sportivo non è stata, in concreto, riconosciuta nell’ambito della Federazione
Italiana di pallavolo. Non ci si deve meravigliare di ciò, in quanto la figura
dell’agente, allo stato attuale, è incompatibile con il movimento dilettantistico
da cui ha origine la FIPAV.81
Infatti, la Federazione Italiana Pallavolo in occasione della revisione
apportata al proprio Statuto nel 2011, ha abrogato la norma originariamente
dedicata alla figura del procuratore sportivo e contenuta nell’art. 16 di cui
sopra. Di conseguenza, la Lega Pallavolo, sia essa maschile che femminile, di
propria iniziativa ha emanato un regolamento sugli agenti sportivi, senza
alcuna delega da parte della FIPAV e si è attribuita così la competenza
regolamentare nonchè di vigilanza in materia. Il regolamento è composto di
12 articoli. L’art.1 prevede che è istituito presso la Lega Pallavolo serie A
maschile l’elenco degli agenti sportivi. L’art.2 definisce la qualità dell’agente
sportivo:
“
È agente sportivo, ai fini del presente regolamento di Lega, la persona
fisica che nei rapporti con il club di appartenenza dei propri assistiti ed in tutti i
profili che detto rapporto coinvolga, presta opera di assistenza o mandato con vincolo
di esclusiva, con o senza rappresentanza, a favore e nell’interesse di atleti, tecnici o di
81
Enrico Crocetti Bernardi - La figura dell’agente nella disciplina della Pallavolo in - L’Agente Sportivo – Analisi
giuridica e prospettive di riforma – Rivista di Diritto ed Economia dello Sport in www.rdes.it
117
enti che ne abbiano la titolarità dei diritti sportivi”. L’incarico di assistenza dovrà
risultare sottoscritto dall’atleta o dal tecnico e dall’agente sportivo per
accettazione; inoltre la procura dovrà essere depositata presso la Lega. Sono
previsti dei limiti quantitativi alla procura: l’agente sportivo o la società di cui
è legale rappresentante, non possono essere destinatari di procure da oltre 40
atleti e 5 tecnici vincolati con sodalizi affiliati alla lega serie A pallavolo
maschile. Per quanto riguarda i
sportivi ad avere
compensi , sarà la commissione agenti
il compito di decidere annualmente i valori minimi e
massimi , sentiti gli organi di Lega.
I sodalizi affiliati alla Lega intratterranno rapporti o trattative solo con agenti
sportivi
iscritti
nell’apposito
elenco
e
questi
dovranno
osservare
scrupolosamente i regolamenti della FIPAV, degli organi nazionali o
internazionali ad essa sovra ordinati, e della Lega pallavolo serie A maschile.
In caso di violazione dei propri obblighi sono passibili di sanzioni disciplinari
che vanno dalla semplice ammonizione alla radiazione dall’elenco.
Nel regolamento degli agenti sportivi non risulta prevista l’ipotesi di revoca
del mandato e l’esistenza dell’organo competente a dirimere le controversie
insorte tra agente e atleta o tecnico. Nei confronti di questo regolamento si
potrebbe obiettare che esso, in realtà, dovrebbe essere disciplinato dalla
Federazione Italiana di Pallavolo (FIPAV) e non dalla Lega che rappresenta le
società sportive che partecipano al Campionato di serie A, espressione della
controparte. Inoltre, il regolamento degli agenti sportivi di Lega non è attuato
ed è inattuabile; esso si limita, di fatto, ad organizzare la prova annuale
118
dell’esame per l’iscrizione all’elenco degli agenti sportivi e tenere aggiornato
costantemente il numero degli agenti che risultano essere iscritti.82
In campo internazionale la FIVB (Fédération Internationale deVolleyball), in
occasione del Consiglio di Amministrazione del 04/04/2014, ha, per la prima
volta, approvato un regolamento rivolto a disciplinare l’attività degli agenti
sportivi. Il regolamento, che entrerà in vigore integralmente solo a decorrere
dal 1° aprile 2015, ha delineato alcuni principi selettivi e restrittivi per lo
svolgimento dell’attività di agente.
Rilevante, al riguardo, è il contenuto dell’art. 2 che disciplina le modalità per
il rilascio della licenza internazionale.
Oltre, infatti, al necessario superamento di un test/esame ed all’annuale
partecipazione a seminari formativi e di aggiornamento è previsto
per
l’agente, l’obbligo di depositare una garanzia monetaria per tutta la durata
della sua attività per la somma di 5000 CHF (franchi svizzeri)( pari ad €.
4.111,85) nonché il versamento della quota di iscrizione annuale di 1000 CHF
(pari ad €. 822,33).
Il regolamento varato dalla FIVB è destinato a disciplinare esclusivamente i
rapporti tra agenti e atleti/allenatori/club con riferimento ai trasferimenti in
ambito internazionale (art. 1.3).
Le singole Federazioni Nazionali, quindi,
possono implicitamente,
regolamentare e controllare in maniera del tutto arbitraria l’attività di
82
Enrico Crocetti Bernardi - La figura dell’agente nella disciplina della Pallavolo in - L’Agente Sportivo – Analisi
giuridica e prospettive di riforma – Rivista di Diritto ed Economia dello Sport in www.rdes.it
119
carattere “nazionale” (ossia relativa al trasferimento di giocatori all’interno
del territorio della Federazione di origine).
In alcune nazioni, come ad esempio in Italia ed in Francia, già da diversi anni
si è provveduto, almeno sulla carta, a disciplinare l’attività degli agenti
sportivi, anche se con modalità diverse : in Italia, come sopra esposto, non
esiste alcun controllo diretto da parte della Federazione Italiana Pallavolo
(FIPAV). In Francia, invece, la competenza a vigilare sull’attività dell’agente
sportivo è attribuita in via esclusiva per delega del Ministero dello Sport alla
FFVB- Fédération Française de Volley-Ball ed inoltre, la figura dell’agente
sportivo è stata anche inquadrata legislativamente: Loi n° 2010-626 du 9 juin
2010 e Décret n° 2011-686 du 16 juin 2011.
Comunque, il riconoscimento ufficiale della figura dell’agente sportivo da
parte della massima organizzazione federale rappresenta solo una piccola
svolta, seppur positiva, per lo sviluppo del movimento pallavolistico
internazionale.
La figura dell’agente sportivo si è evoluta nel tempo, infatti da talent
scout, incaricato dietro compenso di trovare i giusti contatti con le società
sportive, si è trasformata in quella di vero e proprio mandatario. La dottrina,
infatti, è ormai unanime nel ricondurre questa figura all’istituto del mandato
di cui all’art.1703 e seguenti c.c.. Nella veste di mandatario l’agente sportivo
dovrebbe curare tutti gli interessi dell’atleta (contratto di prestazione
sportiva/contratto di lavoro, diritti di immagine, di sponsorizzazione,
assistenza fiscale, legale e tributaria); nella realtà prevale invece ancora
(anche se non in via esclusiva) la primitiva figura con l’inevitabile
conseguenza che, in alcuni casi, gli interessi dell’atleta sono posti in secondo
120
(ma a volte anche in terzo o quarto) piano rispetto ad altri interessi,
economici e non, facenti capo all’agente stesso o a terzi.83
Si parla tanto di agenti o procuratori sportivi. Tu pensi che sia una figura
utile per il giocatore di pallavolo?
CARMELO GITTO giocatore di pallavolo per cinque stagioni consecutive
nella Top Volley – Andreoli Latina, nel ruolo di centrale e oggi giocatore della
Calzedonia Verona, così risponde alla suddetta domanda:
“Di certo è una figura utile o che comunque ha un suo ruolo ben definito nel mondo
dello sport, ma credo l’utilità arrivi fino ad un certo punto, perché la parte più grande
viene fatta dall’atleta mettendosi in mostra partita dopo partita, è ovvio che più un
atleta è forte/promettente, più facile sarà il lavoro di un procuratore che a quel punto
deve dimostrare la sua bravura nel saper “vendere”(anche se è una brutta parola) il
suo atleta nel migliore dei modi, quindi credo che il procuratore sia utile ma non per
forza necessario!!”.84
83
Pier Paolo Pallassini – Ius &Volley – Varato il primo regolamento FIVB (Fédération Internationale deVolleyball)
in www.pallavolo.it
84
Carmelo Gitto intervista rilasciata all’Autrice il 19/03/2014
121
Carmelo Gitto (maglia n. 4)
Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina
122
CAPITOLO QUINTO
Organizzazione e attività delle società sportive
5.1 Soggetti e ruoli all’interno di una società sportiva
Negli ultimi anni, le società sportive sono venute a configurarsi come delle
vere e proprie aziende che offrono un servizio operando sul mercato,
attraverso una vera e propria organizzazione strutturale. Se questo è del
tutto evidente per i club professionisti, è altrettanto vero per tutte le società
dilettantistiche che devono cercare, attraverso le sponsorizzazioni, i fondi
necessari per portare avanti l’attività agonistica prefissata. Comunque, ogni
società sportiva, anche quelle che partecipano ai campionati di terza divisione
o ai campionati giovanili, sotto il profilo tecnico sono aziende a tutti gli
effetti. Questo significa che, la loro struttura prevede una componente
sportiva, rappresentata dalla squadra, e una componente operativa, che ha il
compito di gestirne l’attività. La struttura sportiva e quella operativa devono
collaborare strettamente tra loro, ma al tempo stesso, sono nettamente
separate perché ciascuna di esse si occupa di problemi per i quali è richiesta
una notevole specializzazione tecnica e una conseguente e necessaria
autonomia organizzativa. La struttura sportiva di una società di pallavolo
può essere ricondotta ad un modello di tipo collettivistico, caratterizzato da
una forte autonomia dei suoi componenti rispetto alla gerarchia e da un
diffuso spirito solidaristico al suo interno. I componenti della squadra, di
norma non sono soggetti ad alcuna forma di controllo diretto da parte dei
responsabili operativi, e sono sempre disponibili ad assoggettarsi solo ad una
123
verifica dei risultati da parte di quei soggetti dotati di un’adeguata
competenza tecnica. L’unico coordinamento possibile è quello messo in atto
dall’ allenatore, mentre tutti gli altri rapporti devono essere assolutamente
informali e indiretti. Questo fa sì che la gestione della squadra risulti
particolarmente delicata e dimostra quanto sia indispensabile la creazione di
un sistema organizzativo che non si fondi sulla gerarchia tra le diverse figure,
quanto sulla loro competenza specifica, sulla completa condivisione di valori,
idee ed obiettivi da parte di tutti i suoi membri, sullo spirito di collaborazione
e sul rispetto di regole tacitamente accettate.
Ho chiesto a DANIELE SOTTILE, giocatore di pallavolo nel ruolo di
palleggiatore e capitano della Top Volley Latina dal 2010:
Quali sono le responsabilità del capitano nei confronti della squadra,
dell’allenatore e della società?
“Nei confronti della squadra, il capitano deve accogliere le problematiche della
squadra e riportarle alla società o all’allenatore, cercare di mantenere armonia, dare la
giusta carica, spiegare ai ragazzi determinate comunicazioni della società, deve
trascinare la squadra nei momenti difficili dando sempre l’esempio dentro e fuori dal
campo e in caso di impegni non rispettati, ritardi, abbigliamento sbagliato, deve
preoccuparsi che le sanzioni vengano rispettate. Nei confronti dell’allenatore il
rapporto deve essere di fiducia, dialogo e stima; ci deve essere sincerità e chiarezza in
ogni momento, soprattutto nei momenti di difficoltà, deve riportare all’allenatore
dubbi e problemi del gruppo. Nei confronti della società deve fare da tramite tra
gruppo e società, rappresentare la squadra per eventuali problemi o richieste”.
124
Quale deve essere il comportamento del capitano durante l’allenamento e
durante la partita?
“Durante l’allenamento deve dare il buon esempio: rispettare gli orari, allenarsi col
giusto entusiasmo, buttarsi su ogni pallone, al bisogno riprendere un compagno,
cercare di trasmettere positività e carica al gruppo e in partita deve cercare di avere
una giusta comunicazione con gli arbitri e la squadra avversaria e deve avere un
rispetto sincero verso tutte le tifoserie”.85
Daniele Sottile in palleggio
Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale della Top Volley Latina
85
Daniele Sottile intervista rilasciata all’Autrice il 16/02/2014
125
In generale, le società sportive operano come una qualsiasi altra
organizzazione, definendo obiettivi comuni e prevedendo i mezzi necessari
per
raggiungerli.
Questi
obiettivi
non
consistono
soltanto
nel
raggiungimento di soddisfacenti risultati agonistici, ma devono rientrare nel
budget della società, in genere rappresentato dalla copertura dei costi di
gestione. In ogni società l’incarico di definire l’indirizzo generale e la politica
societaria
più
adatta
è
svolto
dal
vertice
strategico.
86
Un altro compito del vertice strategico, costituito da una o due persone, è
quello di coordinare le risorse economiche a disposizione della società,
definendo una struttura organizzativa coerente con gli obiettivi societari. In
genere il vertice strategico è costituito dal presidente affiancato dagli
eventuali vice-presidente, dai membri del consiglio della società e dal general
manager, che, individualmente o collegialmente, attribuiscono i diversi
compiti operativi ai dirigenti che costituiscono la linea intermedia la quale, da
parte sua, assolve un importante compito di collegamento, in quanto fa da
tramite tra il vertice strategico e la base della società. In genere questo ruolo è
assegnato al direttore sportivo che ha il compito preciso di indirizzare il
lavoro dei membri del nucleo operativo, nonché quello di raccogliere il
feedback della base per trasferirlo ai superiori. Inoltre il direttore sportivo
può intervenire gerarchicamente, tanto sui membri della struttura operativa.
quanto sui componenti della struttura sportiva.
Il ruolo del Direttore sportivo di una squadra maschile di serie A1 è lo
stesso di quello di una Nazionale femminile?
86
Maurizio Liutti – L’organizzazione strutturale di una società di pallavolo – in digilander.libero.it
126
Di seguito l’opinione di MAURO PETETTA Direttore Sportivo della
Nazionale femminile nel 2002 e della Top Volley dalla stagione sportiva
2003/2004 a quella 2006/2007:
“I ruoli sono diversi profondamente sotto l’aspetto gestionale perché uno deve gestire
una squadra a cui i giocatori appartengono per contratto, di conseguenza c’è una
tipologia di rapporto determinata da tanti fattori: quello della società che vuole fare
risultati in base ai giocatori che ha; quello dei giocatori che vogliono fare risultato per
la loro immagine e per poter riscuotere quello che hanno contrattato con la società. La
Nazionale è diversa. La Nazionale è il raggiungimento del vertice di una piramide
dove tu hai combattuto tanto per farti convocare, di conseguenza, non badi al discorso
economico, contrattuale. Cominci a pensare, quando stai vincendo qualcosa, agli
eventuali premi ma è più un incentivo da parte di terzi che non da parte tua. Se te lo
danno è bene , se non te lo danno cerchi di vincere ugualmente. La stessa cosa avviene
anche nelle squadre di club, è vero, ma sono due ideologie diverse. Quando uno sta in
Nazionale acquista molta più immagine rispetto a quella che acquista in una società.
Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una Lo Bianco, esplosa in quel periodo, a
scapito di una Cacciatori che è stata sempre la stella della squadra. Comunque,
trattare con una squadra maschile o femminile, è completamente diverso. Io posso
dire di avere fatto, negli anni precedenti, il team manager della Nazionale under 23
maschile, che era una branca della Nazionale maggiore perché Anastasi aveva fatto
un “gruppo lungo” con dei giovani come Cisolla, Farina, Casoli, Černič, Biribanti.
Con questi giocatori siamo stati in collegiale tutta l’estate facendo dei tornei per poter
mantenerli in forma, pronti, in caso ci fossero state delle problematiche nella
Nazionale maggiore. Nonostante la giovane età, la professionalità dimostrata da
costoro è stata eccezionale. Per me è stata una gran bella esperienza prima di passare
alla Nazionale femminile”.
127
Per te che sei stato Direttore sportivo sia della Top Volley sia della
Nazionale femminile allenata da Bonitta che ha vinto nel 2002
il
Campionato del Mondo a Berlino, qual è stata l’esperienza più
emozionante e soddisfacente?
“Non è facile scegliere. Non c’è una soddisfazione maggiore dell’altra nell’ambito
dell’attività che ho fatto perché sono dei momenti. Il momento successivo è sempre
quello più bello. Viene dopo quello che hai già vissuto. Forse, nello scalare, diciamo
che io ho avuto dei momenti bellissimi con la vittoria del campionato del mondo
femminile però dopo, parzialmente, li ho rivissuti con la Top Volley dove, magari,
non abbiamo ottenuto risultati così eclatanti però delle soddisfazioni con delle vittorie
in partite singole. Per esempio, quando siamo andati a fare la semifinale di Coppa
Italia a Milano: avevamo battuto Piacenza a Bassano del Grappa e poi siamo andati a
fare la semifinale con Roma a Milano, l’abbiamo persa per poco. Abbiamo combattuto,
avevamo una squadra piacevole da vedere e molto forte, fatta con pochi soldi. Quelle
sono soddisfazioni. Il ruolo del direttore sportivo è un ruolo molto particolare per cui
puoi ricavare soddisfazioni da tante cose. Non c’è un qualcosa che è principale o
secondario. Avere pochi soldi e fare una buona squadra è una bella soddisfazione come
riuscire ad ottenere il risultato che ti sei prefissato ampiamente ed in anticipo. Non ho
mai avuto la sfortuna della retrocessione nonostante abbia lavorato nella Top Volley
nei periodi peggiori dal punto di vista economico. Quindi c’è tutto un lavoro dietro
che la gente poi sul campo non vede, come quello di tenere lo spogliatoio unito quando
non riesci a pagare gli stipendi. Quando tu hai a disposizione dei campioni che stanno
lì e potrebbero non darti il 100% perché pensano “chi me l’ha fatto fare di venire in
una squadra di seconda fascia e non prendere neanche i soldi?” e invece proprio lì
riesci a capire qual è il tuo ruolo di mediatore o anche riesci a capire che hai a
128
disposizione dei campioni, spesso e volentieri dei campioni di pallavolo, che sono
anche campioni di serietà. Qua abbiamo avuto gente come Gustavo, come Grbic, che
potevano veramente alzarsi la mattina e dire: “ci vediamo, mi avete stancato” ed
invece erano sempre i primi in palestra. Di una serietà eccezionale. Ne ho nominati
due ma ce ne sono stati altri. Quindi le soddisfazioni sono tante. Certo poi fare il team
manager della nazionale femminile, che nei due anni che ho avuto la fortuna di
accompagnare, ha vinto tutto, è stata una grande soddisfazione. Prima non aveva
vinto niente. Tanta gente si ricorda del campionato mondiale del 2002 ma non si
ricorda l’emozione di aver vinto i giochi del Mediterraneo l’anno precedente a Tunisi,
battendo in finale la Turchia e vincendo tutte le partite 3 a zero. Quindi avevamo
cominciato a dominare l’Europa. In precedenza lo avevamo fatto anche in altri
tornei, e, quando siamo andati agli europei a Sofia, abbiamo giocato la semifinale a
Barna perdendo con la Russia di Karpov. Aveva una squadra stellare. Perdemmo 3 a
2 rischiando di vincere il quarto set. Sono particolari che soltanto chi ha seguito da
vicino la situazione può capire. Sono emozioni pari a quelle del campionato del mondo
che tu arrivi a vincere perché si è formato un gruppo eccezionale, vincente e, forse,
anche per caso, perché poi la dose di fortuna ci vuole però c’è anche l’intuizione da
parte del presidente federale e in parte dell’allenatore che avevano creato uno staff in
grado di dare una mano concreta. Bonitta mi ha chiamato perché ci conoscevamo dai
tempi della juniores, quando lui faceva il secondo allenatore al Messaggero Ravenna.
Le emozioni e le soddisfazioni sono di una vita pallavolistica, di una vita sportiva.
Ho avuto la fortuna di entrare nello staff di Marco Bonitta nel momento in cui avevo
già fatto grande esperienza a livello di direttore sportivo. Avevo carta bianca dal
punto di vista della logistica e del budget stabilito dalla Federazione. Ciò significava
avere una grande libertà di movimento”.87
87
Mauro Petetta intervista rilasciata all’Autrice il 16/09/2014
129
Ho intervistato CANDIDO GRANDE, dal 2007 Direttore Sportivo della Top
Volley chiedendogli:
Quali sono i rapporti del Direttore sportivo con l’allenatore, la squadra e la
società?
“Io faccio parte tra virgolette della società. Sono quello che fa da collante tra la
squadra, l’allenatore e la società. Sono quello che riferisce quello che succede.
Insomma tutti i passaggi a livello societario. Poi ci sono quelli tecnici che non vanno
oltre la società. Se sono tecnici, parlo io con l’allenatore e tra di noi risolviamo i
problemi. Se ci sono problemi, se c’è da fare qualcosa di diverso dal solito, a livello
societario ci sono tutte le burocrazie tra società, squadra e staff. Ci sono di mezzo io
che sono quello che deve fare da tramite nelle varie situazioni, sia da una parte che
dall’altra. Sono cose delicate. Alla fine ci sono cose che devi fare passare, altre che non
devi fare passare, perché poi non si sa come vengono prese. Sono compiti abbastanza
delicati però è normale per il direttore sportivo. Da noi non c’è più la figura del
direttore generale e io faccio un passaggio diretto.”
Per la figura del Direttore sportivo è cambiato qualcosa con la Superlega?
“Per quanto riguarda la Superlega è cambiato qualcosa. Ci aspetta un impegno più
duro , più impegnativo però in un momento un po’ delicato. In un momento in cui c’è
difficoltà anche a trovare un euro perché non è solo tipo Superlega. Il problema è far
130
venire 1600 persone al palazzetto. E’ obbligatorio per non avere dei punti di
penalizzazione. Quindi ti devi inventare cosa andare ad organizzare oppure andare
nelle scuole. L’importante è avere venduto 1600 biglietti col timbro SIAE. L’altra
questione è quella degli stipendi che in questo momento per me è qualcosa di
particolare. Anche chi ti dice di sì a livello di sponsorizzazione, non è mai puntuale
nei pagamenti. Devi avere impegni con la squadra, con i giocatori, lo staff e ogni due
mesi bisogna fare un resoconto alla Lega dimostrando che gli stipendi sono stati
pagati. Latina in questi anni si è guadagnata tantissima credibilità. Il ritorno di
Rauwerdink e altri lo dimostrano. Però in questo momento la Superlega è stata
qualcosa di troppo grande. Questo è il mio pensiero. Si poteva continuare a fare
come negli ultimi due anni, senza retrocessioni. E’ stato il periodo più sbagliato per
attuare la Superlega.”88
In una società sportiva, essenziale è lo staff tecnico costituito dal I°
allenatore, dal II° allenatore, dallo scoutman, dal preparatore atletico, che
hanno il compito di allenare gli atleti nel miglior modo possibile perchè
possano, attraverso le performance di squadra, perseguire e possibilmente
raggiungere gli obiettivi perseguiti dalla società.
GIANLORENZO BLENGINI, nuovo allenatore della Top Volley Latina per
la stagione sportiva 2014/2015
inquadra la figura e il comportamento
dell’allenatore:
88
Candido Grande,intervista rilasciata all’Autrice il 16/09/2014
131
Qual’é il comportamento “giusto” per un allenatore nella gestione della
squadra durante la partita? Deve essere comunque tranquillo anche
quando le cose non vanno nel verso giusto (specie nei time-out) ?
“Io credo che non ci sia una ricetta fissa. Credo che dipende molto sia dalla squadra
che si ha a disposizione sia dal momento che vive la squadra e dalla situazione che
uno identifica. Non è detto che la identifichi in maniera corretta, che risponda con il
comportamento più adatto in funzione di quello che è l’obiettivo, perché in realtà in
quei momenti lì un allenatore va a cercare di trovare una reazione, se si parla di
momenti di difficoltà. E’ chiaro che le situazioni possono essere le più diverse nel
senso che sicuramente se c’è una manifesta superiorità dell’avversario, nonostante un
impegno massimo della propria
squadra, l’atteggiamento è sicuramente
un
atteggiamento che tende, almeno dal mio punto di vista, a cercare di confortare, ad
insistere di tenere duro, che si aspetti il momento più propizio per cercare di infilarsi
in un buco magari dell’avversario, dove l’avversario abbassa un po’ il livello di gioco.
Diverso è se la difficoltà che si sta attraversando non dipende da quanto ti sta
mettendo in difficoltà il tuo avversario ma dal fatto che tu non stai riuscendo ad
esprimerti ai tuoi livelli. Puoi anche non esprimerti ai tuoi livelli ma può dipendere
anche da una situazione indipendente dalla tua volontà e quindi anche lì io non trovo
efficace insistere molto o aggredire molto perché si stanno impegnando e non ci
stanno riuscendo. Diverso è se mi rendo conto che è un mancato rendimento
dipendente da un atteggiamento sbagliato, un approccio sbagliato, un impegno che
non è massimo e allora in quel caso lì chiaramente fare sentire la voce grossa può
essere una delle soluzioni. Però anche lì, poi, io credo che tutto si diversifichi a
seconda dell’interlocutore perché ci sono giocatori che per reagire hanno bisogno di
conforto; altri hanno bisogno di essere scrollati; altri hanno bisogno, a secondo del
momento, a secondo delle difficoltà, di essere trattati in un modo piuttosto che in un
132
altro. Io credo che in realtà una ricetta universale non esista. Dipende dal momento,
dipende dalla situazione, dipende dall’interlocutore. Credo che la cosa più difficile sia
proprio questa: ovvero capire, conoscendo profondamente i propri giocatori, quale
momento stanno vivendo, soprattutto, la conoscenza che si ha di loro ti dà il feedback
su quale è la cosa che a loro serve di più individualmente”.
Il comportamento dell’allenatore può incidere sui risultati ottenuti dalla
squadra?
“Io credo che quello che incide di più di tutto sui risultati della squadra è il lavoro
dell’allenatore. E’ chiaro che poi il lavoro dell’allenatore conta ma conta molto come i
giocatori assimilano e poi come giocano. Non credo che l’allenatore sia l’ago della
bilancia sempre tra il vincere ed il perdere, nelle sconfitte ma neanche completamente
nelle vittorie. Credo che gli attori poi sono quelli che alla fine contano di più. Gli
attori sono principalmente i giocatori. Io credo però che il comportamento influenzi
molto sì la mentalità nel senso che io spesso insisto con i miei colleghi, con i miei
collaboratori, che non conta tanto quello che noi diciamo, credo che conta molto
l’esempio che diamo, in quello che è il nostro “vivere”comune con i nostri giocatori.
Non possiamo dire loro di arrivare puntuali e pretenderlo facendo un regolamento
molto rigido e poi, se siamo noi quelli che arriviamo in ritardo, il regolamento conta
fino lì. La coerenza, che poi è quello che secondo me serve, è essere credibile con i
propri giocatori anche su cose tecniche, parte anche da essere l’esempio di cose non
tecniche. Se si richiede loro qualcosa bisogna essere i primi a farla. Io ho fatto
l’esempio del ritardo ma potrebbero essere tante cose. Non posso pretendere che la
mia squadra si alleni con un buon atteggiamento se io vado in palestra svogliato. Non
posso pretenderlo se gli dico che devono impegnarsi, che devono insistere, che non
devono buttarsi giù e poi alla prima difficoltà il primo a buttarsi giù sono io. Anche se
non lo dice si vede. Come noi lo vediamo nei nostri giocatori. I giocatori sono uomini
133
prima che giocatori, lo vedono in noi. Quindi io credo che prima di tutto il
comportamento sia fondamentale nella costruzione della mentalità.
L’allenatore
identifica quelli che sono i paletti per costruire una mentalità di un certo tipo e la
prima cosa che deve fare è rappresentare un esempio di questa mentalità”.89
Ugualmente importante in una società sportiva, è lo staff medico che ha il
compito di monitorare la salute ed il benessere dei giocatori. A questo
proposito ho rivolto alcune domande a VINCENZO ANNARUMMA,
fisioterapista della Top Volley Latina:
Nella gestione del benessere fisico e psichico dei giocatori di una squadra
di pallavolo, lo staff medico deve tener conto di 3 principi fondamentali:

LA PREVENZIONE (per ridurre il rischio di infortuni)

LA COMPENSAZIONE (per limitare gli squilibri muscolari)

LA RIABILITAZIONE (per riportare l'atleta alla completa
efficienza sportiva e scongiurare il pericolo di recidive)
In che modo il fisioterapista partecipa a queste attività e come interagisce
con gli altri componenti dello staff medico e con quelli dello staff tecnico
(1° allenatore, 2° allenatore, preparatore atletico)?
“ All'inizio di ogni stagione tutti i giocatori sono sottoposti a visita da parte di tutto
lo staff medico: vengono infatti monitorati dal medico ortopedico, il podologo,
89
Gianlorenzo Blengini, intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014
134
l'osteopata, il cardiologo e il fisioterapista. Tutto questo serve per creare una scheda
di prevenzione, dove tutti i componenti dello staff medico relazionano in merito a
quello che durante la stagione potrebbe essere la problematica per ogni giocatore. Si
cerca di creare così un protocollo preventivo per ognuno degli atleti. Giornalmente il
fisioterapista prima di ogni allenamento fa una “mini riunione” con allenatore e
preparatore per renderli al corrente dei vari stati di forma e delle eventuali
problematiche”.
Quali sono gli infortuni più frequenti nell'attività pallavolistica?
“Per entrare nel discorso degli infortuni maggiormente frequenti nella pallavolo
bisogna fare una piccola differenziazione tra gli infortuni da "trauma" e gli infortuni
da "sovraccarico". Tra gli infortuni da trauma i tre più frequenti sono le distorsioni
di caviglia, i traumi al ginocchio e alle dita delle mani. Tra gli infortuni da
sovraccarico invece ci sono le infiammazioni alla spalla, l'infiammazione al tendine
rotuleo e le lombalgie”.90
5.2 Le sponsorizzazioni
Lo sport, per poter svolgere in modo soddisfacente le proprie attività, ha la
necessità di trovare dei finanziamenti. Una delle più importanti fonti di
finanziamento da parte di soggetti privati è costituita dalle sponsorizzazioni.
Questo fenomeno, in Italia, si è affermato intorno agli anni ’50, prima
90
Vincenzo Annarumma, intervista rilasciata all’Autrice l’11/04/2014
135
relativamente ad eventi sportivi e dopo anche ad altri settori, per esempio la
televisione commerciale, i beni e le attività culturali.
La sponsorizzazione è il contratto con il quale un soggetto, di solito
un’impresa (sponsor), al fine di pubblicizzare il proprio nome, la propria
immagine o un suo prodotto, finanzia squadre, eventi o singoli personaggi
noti (sponsee) in cambio dell’obbligo di diffondere il nome dell’impresa o del
prodotto mediante lo svolgimento dell’attività propria dello sponsee,
ottenendo così un ritorno pubblicitario. Il contratto di sponsorizzazione è un
contratto atipico che rientra nella fattispecie della categoria dei contratti di
pubblicità dai quali, però, si differenzia. Infatti, parliamo di sponsorizzazione
quando
c’è un abbinamento specifico tra un avvenimento sportivo e la
promozione del nome o marchio dello sponsor, allo scopo di trasmettere
un’immagine più positiva dell’impresa, ed aumentare di riflesso le sue
vendite.
Si parla, invece, di pubblicità quando l'attività promozionale è
occasionale rispetto all'evento sportivo: si pensi, ad es., a cartelloni, manifesti,
striscioni pubblicitari che sono collocati sistematicamente (e non in occasione
di un particolare evento sportivo) a bordo campo o ai margini di una palestra
per promuovere in modo diretto ed esplicito la vendita di un prodotto o di
un servizio. La differenza tra sponsorizzazione e pubblicità in termini di
occasionalità rispetto all'evento sportivo è stata espressa dalla Corte di
Cassazione nelle sentenze n. 428 e 429 del 19 gennaio 1996.91Si differenziano
dalla sponsorizzazione il mecenatismo ed il patrocinio, caratterizzati
entrambi dall’assenza di corrispettività tra la prestazione fornita e l’evento
finanziato, e rientranti, dal punto di vista giuridico, nel modello della
91
Fonte: www.fipavaq.it
136
donazione modale “rispetto alla sponsorizzazione, l’accordo di patrocinio si
distingue per il fatto che il soggetto, pubblico o privato, il quale consente che l’attività
di altri si svolga sotto il suo patrocinio, non è un imprenditore commerciale, sicch’è
quand’anche egli si impegni a finanziare in qualche misura l’attività, tale
obbligazione non trova corrispettivo nel vantaggio atteso dalla pubblicizzazione della
sua figura di patrocinatore. Il contratto, dunque, si atteggia piuttosto come una
donazione modale, che come un contratto a prestazioni corrispettive”.92
L’utilizzo della sponsorizzazione può portare ad ottenere una doppia
audience comunicazionale: quando la squadra o l’evento sponsorizzato
vengono ripresi e trasmessi dai media, viene potenziato il numero dei
destinatari dell’effetto promozionale che non sarà più solo quello degli
spettatori presenti, ma anche un numero potenzialmente illimitato di
spettatori che seguono l’evento tramite la televisione (o altro supporto
mediatico) aumentando in misura esponenziale la diffusione dell’immagine
dello sponsor.93
Per quanto riguarda la natura giuridica della sponsorizzazione, questa è stata
individuata in modi diversi. In prima battuta, la sponsorizzazione è stata
messa in relazione al contratto di appalto di servizi. Ma questa tesi è stata
ampiamente criticata in dottrina in considerazione del fatto che nell’appalto,
l’obbligazione dedotta in contratto è un’obbligazione di risultato, e
l’appaltatore è un soggetto necessariamente organizzato in forma d’impresa;
92
Cass. 21maggio1998, n.5086, in DII,1998,p.893ss., (con nota di P.Testa, Osservazioni in margine a due sentenze
della Cassazione sul contratto di sponsorizzazione)
93
Laura Cavandoli “I contratti dello sport” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli: Edizioni
Scientifiche Italiane, 2010
137
nella sponsorizzazione, invece, non viene garantito alcun risultato, ed inoltre
il soggetto sponsorizzato non sempre è un imprenditore (sponsorizzazioni di
singoli atleti, di manifestazioni sportive, di spettacoli in genere). Inoltre, il
soggetto sponsorizzato persegue finalità proprie (ad es. la vittoria in una
competizione sportiva) che non hanno nulla a che vedere con i servizi prestati
allo sponsor. 94 Inoltre, la sponsorizzazione è stata ricondotta anche al
contratto d’opera, e infine è stata definita come contratto misto derivante
dall’unione delle cause del contratto di appalto, d’opera, di licenza di
marchio, di nome commerciale e di immagine.95 Un’altra tesi dottrinale ha
richiamato i contratti associativi per le caratteristiche di fiducia duratura e di
ingerenza reciproca dei contraenti nello svolgimento delle rispettive attività.96
Quest’ultima tesi non può essere accolta, in virtù del fatto che il contratto di
sponsorizzazione non è finalizzato allo svolgimento di un’attività in comune
ma persegue uno scopo corrispettivo in cui le prestazioni si pongono in
posizione reciproca.
Poiché, come già visto, non è stato possibile, includerla in uno schema
contrattuale previsto dalla legge, la sponsorizzazione è stata qualificata come
contratto giuridicamente atipico, di durata, a struttura bilaterale, a titolo
oneroso, a prestazioni corrispettive.
97
Infatti, le parti si obbligano
94
P.Dagna “ I contratti di sponsorizzazione” in www.altalex.com
95
A.Pascerini, L’abbinamento delle associazioni sportive a scopo pubblicitario,p.68 ss.
C.Verde, Il contratto di sponsorizzazione, p.121 ss.
96
U.Dal Lago, Aspetti giuridici nella sponsorizzazione dello sport, p.103 ss.
97
B.Inzitari, Sponsorizzazione, in CIm,1985,p.255 ss.
M.Bianca, I contratti di sponsorizzazione, p.127 ss.
138
reciprocamente a prestazioni suscettibili di valutazione economica ex art.1174
c.c., per un periodo di tempo determinato che in genere corrisponde alla
durata di un campionato o dell’evento sponsorizzato.
Per quanto riguarda la disciplina applicabile, considerata l’atipicità di questo
tipo di contratto, si deve far ricorso alle disposizioni sul contratto in generale
ed ai principi generali dell’ordinamento, integrati, quando necessario, con le
norme dettate per i singoli contratti, tenendo sempre presente l’esito
contrattuale che le parti hanno predeterminato al momento della
stipulazione.
E’ da evidenziare che, in un contratto con una molteplicità di obblighi a
carico delle parti,
l’inadempimento di una singola obbligazione può
ripercuotersi sull’intero contratto, così da legittimare la risoluzione soltanto
nel caso in cui l’obbligazione inadempiuta abbia una valenza fondamentale
nell’economia del contratto stesso, ovvero, sia talmente rilevante da far venir
meno l’utilità dell’obbligazione principale.
Gli obblighi dello sponsee oggi, a differenza di un tempo, sono molto
dettagliati: si prevede spesso ,in maniera chiara e precisa, di pubblicizzare il
marchio o il prodotto dello sponsor sulla divisa e sulla maglia ufficiale degli
atleti, sui biglietti di ingresso della gara, sugli inviti a manifestazioni sportive
oppure l’obbligo di indossare i capi d’abbigliamento od utilizzare le
attrezzature sportive fornite dallo sponsor, specialmente in pubblici eventi e
alla presenza dei media. Secondo la dottrina, nello svolgimento del rapporto
lo sponsor si trova in una posizione “debole” o “di svantaggio” nei confronti
M.V.De Giorgi, Contratti di sponsorizzazione e doveri di correttezza, p.452
Cass., 29 maggio 2006, n.12801, in Im,2006
139
dello sponsee , in quanto le sue pretese e le sue speranze dipendono da un
insieme di fattori in larga misura incontrollabili, poiché qualsiasi imprevisto
negativo o qualsiasi comportamento inadeguato dello sponsee, può
compromettere il ritorno pubblicitario atteso. Da questo deriva il carattere
aleatorio della sponsorizzazione, che la distingue dal contratto pubblicitario
tradizionale.
Si è cercato, quindi, di garantire maggiormente la posizione dello sponsor,
riducendo quella debolezza che è una caratteristica della
sua posizione
contrattuale. L’obbligazione dello sponsee è un’obbligazione di mezzi e non di
risultato, in quanto il debitore è tenuto a svolgere solo quelle attività previste
dal contratto ma senza nessuna garanzia sul ritorno pubblicitario per il
creditore. In caso di mancata realizzazione delle aspettative dello sponsor,
infatti, quest’ultimo non può chiedere la risoluzione del contratto né il
risarcimento dei danni allo sponsee. Tuttavia l’obbligazione di mezzi
comporta per il debitore, lo sforzo risoluto e tecnico necessario per
l’obbligazione di risultato. Ed è, quindi, sulla base dell’osservanza dei
principi di correttezza e buona fede nell’adempimento dell’obbligazione e
dell’esecuzione del contratto ex artt. 1175 e 1375 c.c. , che sarà valutato caso
per caso, il comportamento dello sponsee per accertarne eventuali
responsabilità e in caso positivo, legittimare lo sponsor a recedere dal
contratto. 98 Inoltre, nel caso in cui venga riconosciuto che il comportamento
dello sponsee è contrario alla correttezza, ad esempio nel caso di uso di
sostanze dopanti e di frode sportiva, alla luce della normativa penale può
98
P.Dagna “ I contratti di sponsorizzazione” in www.altalex.com
140
essere individuata anche una responsabilità extracontrattuale ex art.2043 c.c.
per lo sponsee nei confronti dello sponsor. La disciplina delle sponsorizzazione
trova le sue fonti nei regolamenti delle singole federazioni sportive affiliate al
CONI. Infatti, i regolamenti federali impongono diverse disposizioni di tipo
pratico-applicativo sulle modalità di diffusione dello sponsor (pubblicità
all’interno del palazzetto, dimensioni dei marchi sulle maglie dei giocatori
ecc.). I livelli di sponsorizzazione sono diversi ed è proprio in base a questi
che cambiano le obbligazioni dello sponsor:
 Sponsor unico è quello che sostiene lo sponsee in maniera esclusiva e pur
avendo per ciò, a livello di immagine, notevoli vantaggi, deve sostenere un
elevato impegno economico che potrebbe non tradursi nel ritorno
pubblicitario sperato;
 Main sponsor o sponsor principale è quello che finanzia lo sponsee in misura
prevalente, ottenendo in cambio che il suo logo sia impresso su tutto
l’abbigliamento sportivo della squadra, nei biglietti e nel merchandising. Nella
pallavolo è previsto dai regolamenti della Federazione che il nome dello
sponsor affianchi o sostituisca il nome della società, secondo il meccanismo
del c.d. abbinamento, che comporta l’obbligo a carico dello sponsee di
modificare la sua denominazione;
 Sponsorizzazione tecnico – sportiva è quella nella quale, l’impresa che produce i
materiali che vengono utilizzati nello svolgimento dell’attività sportiva, li
fornisce gratuitamente alla squadra, confidando nella pubblicità che le
sarebbe derivata per il collegamento del raggiungimento del risultato
positivo all’uso di quella specifica attrezzatura;
 Sponsor secondario è quello che affianca il main sponsor con visibilità,
chiaramente, minore, ed è il c.d. “fornitore ufficiale”. A differenza dello
141
sponsor tecnico, i suoi prodotti possono essere utilizzati per l’attività sportiva
ma non sono necessari per il suo svolgimento.
99
Con il contratto di merchandising, invece, una parte, il merchandisor concede
ad altri il merchandisee, in esclusiva o no, per un determinato periodo e in un
circoscritto ambito territoriale, lo sfruttamento del valore acquisito da segni
distintivi (parole, nomi, figure, lettere, creazioni intellettuali protette dal
diritto d’autore) al fine di diffondere e vendere prodotti o servizi diversi da
quelli del merchandisor medesimo. Anche questo tipo di contratto è atipico, di
durata, oneroso, a prestazioni corrispettive ma, rispetto al contratto di
sponsorizzazione c’è una differenza: nel merchandising è il merchandisee che
deve versare una somma di denaro al titolare del segno, mentre nella
sponsorizzazione è il titolare del segno distintivo che deve versare allo
sponsee un compenso in denaro o in natura perchè questi possa diffondere il
marchio mediante eventi o personaggi.100
5.3 Marketing e Comunicazione
In senso tecnico il termine marketing si riferisce ai rapporti di scambio che
avvengono all’interno del mercato. Il termine inglese marketing, infatti,
99
L.Cavandoli “I contratti dello sport - Le sponsorizzazioni” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli:
Edizioni Scientifiche Italiane, 2010
100
L.Tullio “I contratti dello sport – Il merchandising” in Manuale di diritto dello sport di L.Di Nella, Napoli:
Edizioni Scientifiche Italiane, 2010
142
contiene il sostantivo market (mercato), il verbo to market (piazzare sul
mercato) e il sostantivo verbale marketing (l’attività di operare sul mercato).
Mercato inteso come luogo in cui si realizzano scambi di beni o servizi tra
l’offerta (colui che vende) e la domanda (chi necessita di qualche bene o
servizio).101 Nei confronti di questo termine, diversi autori si sono espressi,
dando dello stesso numerose definizioni. Una delle più adottate è quella data
da PHILIP KOTLER nel 1967:
“Il marketing è quel processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed
esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotti e valori. È l’arte e la
scienza di individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato
di riferimento, realizzando un profitto”.
Altra definizione, data dalla AMERICAN MARKETING ASSOCIATION, è
la seguente:
“Il marketing è il processo che pianifica e realizza la progettazione, la politica dei
prezzi, la promozione e la distribuzione di idee, beni e servizi volti a creare mercato e
a soddisfare obiettivi di singoli individui e organizzazioni”.
MAURO AVALLONE per CONI BERGAMO – Il Marketing Sportivo – 2007
inoltre, ha così espresso il suo pensiero: ”Mi piace pensare al marketing come una
filosofia aziendale, come ad un modo di pensare, come ad uno stile di vita aziendale;
in altre parole lo vivo come un modo in cui le aziende, cercando di focalizzare
bisogni, esigenze ed aspettative dei consumatori, prima di realizzare fisicamente il
101
Fonte: www.riccardoperini.com
143
servizio, focalizzano i bisogni degli utilizzatori finali e, una volta definitili, con
precisione, realizzano il prodotto più adatto a soddisfarli coordinando al meglio le
attività operative che concretizzano, così, la “marketing idea”.
Il marketing è , quindi,un insieme di attività intraprese dall’azienda,
finalizzate al raggiungimento di un obiettivo: soddisfare bisogni attraverso
processi di scambio. Non è solo un processo manageriale, ma anche un
processo sociale, basato sulla relazione tra chi vende e chi acquista. Fare
marketing significa quindi ascoltare, interagire, trasmettere valore e
comunicare con i clienti (coloro che comprano i prodotti o servizi) e i
consumatori (coloro che usano i prodotti o servizi), studiarne le necessità e le
preferenze per riuscire a soddisfarli nel miglior modo possibile, instaurando
un rapporto costante e vantaggioso sia per l’azienda che per il consumatore.
Il fulcro attorno a cui ruota il marketing è, appunto, il consumatore con le sue
necessità e aspettative. Fare marketing non significa quindi solo intraprendere
azioni orientate ad aumentare il fatturato, ma significa anche creare valore
intorno all’azienda, ai marchi e ai prodotti o servizi.102Il marketing in tutte le
sue accezioni, si è diffuso rapidamente in tutti i settori, compreso quello
sportivo. Gli studiosi americani definiscono il marketing applicato a realtà
diverse da quelle aziendali con il termine di metamarketing (dal termine
marketing al quale si applica il prefisso meta – oltre in greco). Il marketing,
quindi, viene interpretato come un’attività che, se svolta con attenzione,
102
Fonte: www.riccardoperini.com
144
intelligenza e buon senso, può portare al conseguimento di importanti
risultati.
Come si svolgono le attivita’ di marketing e comunicazione in una società
di pallavolo?
Quali devono essere gli obiettivi principali? Quali sono le difficoltà?
Ho rivolto queste domande ad ANNA SWIDEREK, giocatrice di pallavolo
che si è occupata di marketing e comunicazione nella stagione 2013/2014
nella Società Top Volley – Andreoli Latina :
“Le attività di marketing e comunicazione implicano impegno professionale per quel
che riguarda la mole di lavoro e le potenzialità di tali ambiti. Soltanto le società di
vertice si appoggiano a professionisti del settore con politiche mirate e progetti
strutturati. Le piccole e medie società (per budget), invece, optano per il ‘fai da te’ con
personale più o meno qualificato e più o meno pagato che si occupa di più mansioni
alla volta e spesso, con scarsi risultati. Gli obiettivi principali sono l'affluenza di
pubblico al palazzetto, il coinvolgimento dei giovani e delle famiglie per la natura
stessa della pallavolo, la creazione di interesse e il coinvolgimento della cittadinanza.
Le difficoltà derivano spesso dall'importanza di altri sport quali il calcio e la
mancanza di reali politiche dell'amministrazione pubblica rivolte a sostenere
l'impegno economico che uno sport di alto livello implica”.103
103
Anna Swiderek, intervista rilasciata all’Autrice il 19/02/2014
145
Per una persona che si occupa di comunicazione e marketing, come lei,
quanto è difficile realizzare queste attività nel periodo che stiamo
attraversando di profonda crisi, non soltanto nello sport ma anche in altri
settori?
LUIGI GOLDNER, Responsabile area marketing della Top Volley Latina
così risponde:
“Indubbiamente, già dall’anno scorso a quest’anno, si sente la crisi che il paese sta
attraversando. E’ molto difficile, bisogna sempre stare comunque a proporre un
prodotto, che poi sia vincente o meno questo lo dirà il campo. Noi da parte nostra
possiamo solo proporre agli sponsor che ci sono vicini, di fare le cose con serietà
cercando di raggiungere sempre i migliori traguardi. Poi la palla è sempre rotonda,
però, oggi come oggi, reperire sponsor è veramente difficile. E questo lo dimostra il
fatto che da Latina noi abbiamo pochi sostenitori. La maggior parte viene tutto da
Cori (dove ha avuto inizio,come vedremo più avanti, la storia della Top
Volley Latina). Forse perché hanno la mentalità, forse perché hanno più disponibilità
o forse perché credono di più nel progetto”.104
I possibili destinatari del marketing sportivo sono:
 le società sportive che ne traggono vantaggio in termini di immagine,
successo e ricavi;
 gli atleti che guadagnano in notorietà, longevità professionale;
104
Luigi Goldner intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014
146
 le Federazioni, il CONI e lo Stato ,sia in termini sociologici, poiché lo sport è
un collante sociale ,sia economici, a causa delle varie forme di entrate
costituite da scommesse, lotterie ecc.;
 il pubblico, sia quello che partecipa direttamente all’evento sportivo, sia
quello che lo segue attraverso i media, che sarebbe spettatore di eventi più
interessanti ed usufruirebbe di servizi ed informazioni qualitativamente
migliori;
 le aziende che operano nel mondo dello sport, da quelle che producono
attrezzature ed abbigliamento sportivo a quelle turistiche che potranno
proporre la partecipazione ad eventi sportivi sempre più importanti.
Un’accurata azione di marketing produce, quindi, un effetto moltiplicatore
anche nel settore sportivo.
Un esempio di marketing sportivo è quello della Master Group Sport che,
iniziato nel 1996, è diventato il punto di riferimento in Italia per molte
imprese che vogliono creare business nel mondo sportivo. In poco meno di
vent’anni l’agenzia milanese ha elaborato progetti di marketing legati allo
sport per clienti del calibro di Alitalia, Mapei, Sky e Tim e allo stesso tempo è
diventata partner della Figc, della Lega Basket serie A e della Lega Pallavolo
sia maschile che femminile, oltre che della Federazione Italiana Rugby.
Il marketing sportivo non si limita solamente alle sponsorizzazioni: esistono
molte altre attività per avvicinare gli appassionati di sport, tra cui i contenuti
virali, o i contatti sui social media. Un ruolo importante lo gioca proprio
l’incontro sportivo, capace di regalare sempre emozioni, di creare e rafforzare
i legami tra gli appassionati. Per questa ragione Master Group Sport crede
fortemente nel cosiddetto marketing esperienziale. Vivere un’esperienza
memorabile, in questo caso legata allo sport (come ad esempio una visita in
147
spazi normalmente inaccessibili al pubblico, o un incontro con gli atleti),
rappresenta una delle nuove frontiere.105
Giovanni Carnevali, amministratore unico di master Group Sport ha
dichiarato:
“Lo sport è innanzitutto passione e noi cerchiamo di restituire tutte le emozioni che lo
sport oggi può far vivere. L’uso dei social media, o i servizi di hospitality, fanno parte
di una strategia che va oltre la classica visibilità del brand”.
Accogliere al meglio il pubblico, famiglie comprese, nei templi dello sport,
rappresenta un volano di sviluppo economico. Strutture che offrono servizi e
propongono eventi, anche spettacolari – come ripetono gli esperti – sono la
chiave fondamentale per guardare al futuro. Chi si occupa di marketing
sportivo ha in mente proprio questo: rendere lo sport sempre più
coinvolgente. Di mezzo c’è però la difficile congiuntura economica che
penalizza fortemente il confronto con altri paesi europei come Gran Bretagna,
Germania o Spagna. 106“La crisi si è fatta sentire, e non c’è tanta voglia di investire
in comunicazione e sponsorizzazioni. Gli sport minori sono i più sofferenti. È
comunque necessario puntare sulle strutture e soprattutto – evidenzia Carnevali –
avere una visione più ampia e a lungo termine”.
Inoltre, il Presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile MAURO
FABRIS, il 09 maggio 2014 a Brendola (VI), partecipando al Workshop
105
Fonte: T.Salsi in www.imprenditori.it
106
Fonte: T.Salsi in www.imprenditori.it
148
“Marketing Territoriale – scelte da leader tra Sport & Impresa” promosso dal
Vicenza Calcio in collaborazione con Master Group Sport, ha affermato:
“La risorsa locale, economica e umana, è centrale nello sviluppo dell'impresa
sportiva. Anche dell'impresa sportiva che si misura su mercati globali. Il settore
sportivo ha anticipato gli effetti della globalizzazione, perché pur radicato al territorio
si è dovuto necessariamente misurare su palcoscenici internazionali. La crisi
economica ha investito l'impresa sportiva locale, costringendola a un'evoluzione
strutturale
in
assenza
della
quale
non
c'è
sopravvivenza.
La pallavolo femminile di vertice, storicamente legata alle risorse del territorio, ha
pagato il conto alla crisi ma ha elaborato risposte esemplari: il presidente è divenuto
l'imprenditore-sponsor, che investe, pianifica progetti pluriennali e assume
direttamente il controllo del club, finanche del settore più prettamente sportivo. In
quanto presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile, ovvero il Consorzio delle
Società aderenti alla Serie A, ho promosso la diffusione di tale modello, in cui la
solidità strutturale e finanziaria sia un fattore di importanza equivalente al merito
sportivo. Opponendolo al fenomeno da me definito doping amministrativo:società che
spendono più di quanto possiedono, falsano i Campionati e poi spariscono oberate dai
debiti.
Un club ha successo nel proprio territorio oltre se punta sui settori giovanili, se
instaura rapporti di reciproca stima e fiducia con gli investitori locali, se costruisce
un network di marketing e comunicazione che crei valore per sé e per gli sponsor.
Produrre valore in termini di visibilità dei marchi, di partecipazione diretta delle
aziende alle attività del club, di promozione degli sponsor stessi presso il proprio
bacino di utenza è la sfida che ogni impresa sportiva deve porsi oggi: una
compenetrazione necessaria per convincere l’investitore della bontà del proprio
investimento e dell’opportunità di proseguire un percorso insieme”.
149
Il marketing nello sport, quindi, costituisce un’attività fondamentale per
operare sul mercato raggiungendo gli obiettivi dell’offerta in termini di
prodotto, prezzo, promozione, distribuzione. Strettamente collegata al
marketing sportivo è la comunicazione in termini di immagine e mezzi
adoperati. Esistono delle regole fondamentali perché una comunicazione sia
efficace:
 sapere a chi si comunica;
 sapere cosa si vuole comunicare;
Una volta stabilito qual’ è il target della comunicazione, si devono stabilire
le finalità, ossia gli obiettivi da raggiungere: Ad esempio:
 accrescere l’awareness cioè la notorietà della società, dell’associazione o del
singolo atleta su particolari tipologie di pubblico o in determinate aree
geografiche;
 attirare nuovi consumatori e fruitori del prodotto o servizio offerto;
 intensificare le vendite di abbonamenti, biglietti, merchandising, servizi che
fanno parte dell’offerta;
 esaltare la passione ed il senso di appartenenza per una squadra o per un
atleta;
 ampliare l’offerta e agevolare l’utilizzo di sevizi accessori; 107
107
Fonte: www.riccardoperini.com
150
I mezzi di comunicazione attraverso gli anni, si sono evoluti notevolmente,
infatti, siamo passati dai quotidiani alla televisione digitale terrestre e
satellitare, ai cellulari, a Internet e a quelli che oggi sono chiamati social
network. I social network più conosciuti in Italia sono: Facebook, Twitter,
Linkedin, Google+ ed anche Youtube che, spesso, non viene considerato
come tale, ma in realtà lo è a tutti gli effetti. Oggi i grandi siti dedicati allo
sport, le versioni on - line di grandi quotidiani sportivi, non sono che la
riproduzione su Internet dei comuni giornali di settore. Uno dei siti sportivi
di maggiore successo in Italia è quello della Gazzetta dello sport
(http://www.gazzetta.it).
Portali, chat, gruppi di discussione, siti personali dei campioni delle varie
discipline, siti dedicati ai fantasport costituiscono i poli ideali di
un'immensa comunità virtuale, che su Internet si riunisce in nome della
comune passione per lo sport in tutti i suoi aspetti. In essa, i navigatori
interagiscono fra loro e con i protagonisti dei loro sport preferiti,
ricostruendo nel ciberspazio, quelle forme di legame sociale legate allo
sport, che i ritmi di vita delle società post-moderne e la progressiva
trasformazione dello sport in un vero e proprio settore economico, avevano
in qualche modo fatto perdere.108
Una grande diffusione in rete hanno i “fantasport” che riprendono in modo
virtuale i relativi giochi. Il FANTAVOLLEY™ è il gioco ufficiale della
SuperLega UnipolSai Italiana maschile di pallavolo, ideato e realizzato da
quattro atleti con decennale esperienza in Serie A.
108
F.Rossi “Sport e comunicazione nella società moderna - La Lingua dello sport “ Enciclopedia dello Sport 2003 in
www.Treccani.it
151
Si tratta di un fantasy game basato sulle prestazioni degli atleti della
SuperLega UnipolSai e sul Trofeo Gazzetta, il premio assegnato dalla
Gazzetta dello Sport al miglior giocatore della stagione regolare del
campionato italiano maschile, i cui risultati sono visibili sul quotidiano il
giorno successivo alla partita.
Fonte ufficiale delle statistiche, principale mezzo per il calcolo del
punteggio, è il sito www.legavolley.it , cui si farà riferimento anche per la
lista dei giocatori con cui creare il proprio FantaTeam.
Scopo del gioco è totalizzare il maggior numero di punti e battere gli altri
FantaTeam.109
Per l’entusiasmo e le emozioni che suscita, lo sport è uno dei settori in cui la
comunicazione on-line si realizza in modo completo: analizzare il mondo
dello sport sulla rete, quindi, è stimolante non solo per chi si interessa di
sport, ma anche per chi cerca di comprendere quali effetti sociali e culturali
scaturiscono dai nuovi media.
L’evoluzione dei media ha assunto un ruolo significativo nella vita
quotidiana, modificando il modo di intendere la comunicazione. I nuovi
media influiscono, infatti, in modo determinante, sull’offerta del prodotto
sportivo nel contenuto e nel prezzo, nella sua distribuzione e promozione.
109
Fonte: www.legavolley.it
152
5.4
Storia della società Top Volley Latina:
passione sportiva e impegno economico
La storia della Top Volley inizia nel lontano 1972 quando un gruppo di amici
di Cori (LT), appassionati della pallavolo, decide di fondare la società
Pallavolo Cori. La squadra inizia a disputare il campionato di prima
divisione, dove rimane per nove stagioni consecutive fino al 1981, anno in cui
viene promossa in Serie D.
Foto concessa dalla Società Top Volley Latina
153
L’anno successivo, però,la squadra retrocede in prima divisione. Nel 1983
risale in Serie D nel cui campionato resta per tre stagioni consecutive, fino a
quando è promossa in Serie C2.
Foto concessa dalla Società Top Volley Latina
In quegli anni il club è allenato da Roberto Rondoni e a Cori viene inaugurato
il nuovo palazzetto dello sport. Fino al 1989 la Pallavolo Cori partecipa al
campionato di Serie C2, anno in cui, grazie all'acquisizione del titolo sportivo
del De Coubertin Roma, passa alla Serie C1: al termine della stagione 1989-90
arriva la promozione in Serie B2; al termine della stagione 1993-1994 arriva
una ulteriore promozione, in Serie B1. Dopo due stagioni trascorse nella
terza divisione nazionale, al termine della stagione 1995/1996, il club vince il
154
campionato raggiungendo così il sogno dell’A2 ma l’impianto di Cori è
troppo piccolo e nel 1996/1997 si gioca a Sabaudia; nello stesso periodo la
società cambia denominazione in Icom Cori Latina, la squadra arriva ultima
in classifica e retrocede nuovamente in Serie B1. Nel 1997 la società si
trasferisce a Latina, il Palabianchini è la nuova casa, a Via Don Morosini la
nuova sede e nella stagione 1997/1998 la squadra è nuovamente promossa
nella serie cadetta. L’annata 1998/1999
è caratterizzata
da alcuni
cambiamenti: la denominazione della società cambia in Icom Latina. La
società rimane in A2 per tre stagioni fino al campionato 2000/2001, stagione
in cui si posiziona al secondo posto in regular season dietro al Falconara e
vince la serie play-off promozione, battendo in finale la Pallavolo Loreto: così,
per la prima volta nella sua storia, la società pontina ottiene la promozione
in Serie A1.
Foto concessa dalla Società Top Volley Latina
155
Nel 2001/2002 il Palabianchini è troppo piccolo per ospitare una A1 e la
società in attesa che l’impianto venga ampliato, gioca le gare casalinghe a
Genzano. Negli anni successivi, il club mantiene posizioni di metà classifica:
per due stagioni consecutive, 2002/2003 e 2003/2004 accede ai play-off
scudetto ma in entrambe le occasioni viene eliminata rispettivamente dalla
Lube Macerata e dalla Sisley Treviso. Nella stagione 2003/2004 il Latina
vince la Junior League trascinata da Saitta e Cortina. Nella stagione
2004/2005, intanto, la nuova denominazione della società è quella di Acqua &
Sapone Icom Latina. Nella stagione 2005/2006 la denominazione della
società diventa Benacquista Assicurazioni Latina e in quella 2006/2007
cambia ancora in Maggiora Latina. La squadra, però, comincia a stazionare
sempre negli ultimi posti della classifica, fino a quando, nella stagione
2007/2008, finisce il campionato all’ultimo posto, fatto che determinerà
inevitabilmente la retrocessione in Serie A2.
Nel frattempo la società ha cambiato ancora denominazione in: Top VolleyAndreoli Latina. Nel campionato di Serie A2, la società ottiene, comunque,
delle grandi soddisfazioni, vincendo nel 2008/2009 il primo trofeo ufficiale
della sua storia, cioè la Coppa Italia di categoria.
156
Finale di Coppa Italia Serie A2 - Forlì, 01/02/2009
Nello stesso anno chiude la regular season al quarto posto che le consente di
giocare i play-off promozione. La serie si conclude con la vittoria finale contro
il Nava Gioia del Colle e la società sale così, nuovamente, nella massima
serie. Nelle successive due stagioni in Serie A1, la squadra pontina chiude il
campionato al dodicesimo posto. Nella stagione 2011/2012, ottiene il nono
posto in regular season e dopo un ottimo play-off viene eliminata solo in
semifinale dalla Itas Diatec Trentino. Questo risultato consente alla Top
Volley – Andreoli Latina di partecipare, per la prima volta nella sua storia,
ad una competizione europea, la Coppa CEV 2012/2013 dove conquista la
finale, nella quale viene battuta dal club turco della Halkbank Spor Kulübü
di Ankara. Anche nella stagione successiva arriva in finale in una
157
competizione europea, questa volta nella Challenge Cup, dove viene
sconfitta da un’altra squadra turca, il Fenerbahçe Spor Kulübü di Istanbul,
chiudendo anche qui al secondo posto.110
Premiazione 2° posto Challenge Cup - Istanbul 29/03/2014
Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina
110
Fonte:It.wikipedia.org
Fonte: www.top-volley.it
Fonte:www.legavolley.it
158
Domanda rivolta a Carmelo Gitto qualche giorno prima della finale di
Challenge Cup:
Sei il giocatore con il maggior numero di partite disputate nella storia della
Top Volley - Andreoli Latina per cui sei stato definito “pontino doc”.
Quali sono le motivazioni principali di questa tua lunga permanenza in
questa società?
CARMELO GITTO giocatore di pallavolo della Top Volley Latina per 5 stagioni sportive, e che
Andreoli
attualmente milita nella Società
Calzedonia Verona ha così risposto:
“Questo record non può che rendermi felice di quanto fatto fino adesso, e le
motivazioni sono semplicemente l’aver trovato un bell’ambiente accogliente sia con
la squadra che con la società, con cui ci siamo trovati, fino adesso, sulla stessa
lunghezza d'onda, raggiungendo delle belle soddisfazioni tutti insieme..in questi 5
anni sono riuscito a coltivare tante amicizie anche fuori dalla palestra dove mi sono
trovato e mi trovo tutt'ora benissimo, ed è doveroso dirlo, avendo trovato anche la
mia dolce metà.!!”111
Da ricordare l’apporto dei tifosi che da sempre hanno sostenuto la Top
Volley a cominciare dal gruppo storico dei Viking, in seguito però scioltosi,
alla Legione Latina, a Quelli che…. il volley, e al club Roberto Rondoni,
quest’ultimo costituitosi nel giugno 2012 per ricordare uno dei fondatori della
società sportiva, scomparso nel 2012, che ha dato un notevole contributo alla
111
Carmelo Gitto intervista rilasciata all’Autrice il 19/03/2014
159
società prima come giocatore, in seguito come allenatore e
poi come
Direttore Generale.
Tifosi “Club Roberto Rondoni” Finale Challenge Cup - Istanbul 29/03/2014
Foto concessa da Fabio Pirazzi, fotografo ufficiale Top Volley Latina
Nella stagione sportiva 2014/2015 la società si chiamerà
“Top Volley
Latina”. Da sottolineare che è stato riconosciuto alla società Top Volley il
marchio di qualità settore giovanile Fipav. Tale certificazione viene
riconosciuta dalla Federazione Italiana Pallavolo a quelle società che si
distinguono nel settore giovanile sia per numero sia per qualità. Un'attività
di qualità con i giovani rappresenta, infatti, la vera risorsa di ogni società ed è
la forza di tutto il movimento della pallavolo italiana sul territorio.
160
Intervista a LUIGI GOLDNER, Responsabile area marketing e “storico”
dirigente della Top Volley Latina:
Lei è stato tra i fondatori della squadra della Top Volley nel 1972 ed ha
sempre sostenuto questa squadra anche dal punto di vista economico
superando le difficoltà che man mano si presentavano nell’attività sportiva.
Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a continuare questa
avventura iniziata come giocatore e poi proseguita come dirigente?
“Come giocatore, indubbiamente, come tutti i ragazzi che fanno dello sport, io mi
sono avvicinato insieme ad un gruppo di amici alla pallavolo e così è nata questa
passione. Insieme a Roberto Rondoni prima a Velletri e poi a Cori e poi da lì mi
affascinava stare dietro le quinte
della situazione insieme a Giulio Di Mario.
Abbiamo iniziato questa avventura, a fare le cose per bene e dopo un certo tempo
siamo arrivati in serie A. Poi, logicamente, è una passione, come tutte le cose
l’importante è crederci, fare le cose per bene attraversando anni positivi anni meno
positivi da tutti i punti di vista, sia economico che di risultati di squadra. C’è dentro
sempre la passione, ogni anno alla fine di ogni campionato c’è sempre la vocina
dentro che dice: continuiamo, non continuiamo. Alla fine è sempre la passione che
prevale”.112
Nella storia della Top Volley Latina, una parte notevole è stata quella svolta
dalla società Andreoli s.p.a.. Infatti per ben otto anni questa società ha
sostenuto come Main Sponsor la società pallavolistica Top Volley. L’attività
112
Luigi Goldner, intervista rilasciata all’Autrice il 02/10/2014
161
della società Andreoli s.p.a., è incentrata nel commercio all'ingrosso ed al
dettaglio di elettrodomestici, tv, video, hi-fi, informatica, videogiochi,
fotografia e telefonia cellulare, e anche se iniziata precedentemente, ha avuto
il suo vero e proprio punto di partenza con l'apertura del punto vendita di
via Emanuele Filiberto nel 1957 nel centro di Latina. Il successo di questo
punto vendita, perpetrato negli anni, e che ancora oggi rappresenta il fiore
all'occhiello dell'azienda, ha creato le premesse dello sviluppo attuale. Nel
1984, la società è entrata nel gruppo Get Italia, in quel momento il più
importante gruppo del settore in Italia. L'apertura del punto vendita nel
Centro Morbella, il primo Centro Commerciale della città, con 1.800 metri
quadrati di superficie su tre piani di esposizione e magazzino nel 1989, è
l’occasione che determina un ulteriore incremento dell’azienda. Per
sottolineare la grande vocazione all'espansione di Aldo Andreoli, che ha
fortemente voluto quest'apertura, nonostante i tanti ostacoli, bisogna pensare
che in quegli anni il Centro Morbella era uno dei primi centri commerciali
italiani, distante dalla città, e che c'erano solo altri due punti vendita di quella
metratura nel nord Italia. Nel 1999 il gruppo Get Italia diventa Euronics
International. L'appartenenza a questo grande Gruppo di Distribuzione, in
un nuovo scenario di mercato che vede l'affermarsi di grandi catene nazionali
ed internazionali, ha permesso all'azienda di affrontare il proprio sviluppo
con più forza e tranquillità. La crescita “esterna”, con le aperture dei punti
vendita oltre che nel Lazio anche in Abruzzo e nel Molise, è coincisa con la
crescita “interna” dell'azienda che oggi vanta un'organizzazione ed uno staff
di grandi qualità. 113
113
Fonte: www.andreolispa.it
162
A tal proposito ho intervistato GIANRIO FALIVENE , Presidente della Top
Volley- Andreoli Latina da otto anni, nonché Vice-Presidente della Lega
Pallavolo Maschile Serie A, oggi Superlega:
Imprenditoria e impegno sportivo. Quali sono i vantaggi e quali
gli svantaggi?
“ L’impegno sportivo per un imprenditore in fondo non è mai un impegno nel senso
letterale del termine, in quanto trattasi di sport, ergo divertimento per definizione,
condita con una buona base di narcisismo. I vantaggi veri sono solo legati a taluni
rapporti che s’instaurano con persone ed ambienti che magari nella quotidianità non
avresti avuto opportunità di conoscere, a meno che non si facciano sport ad altissimo
richiamo (vedi calcio) ma che può dare tornaconti economici solo nel caso si svolga
un’ attività che abbia bisogno dell’interfaccia della politica (costruzioni – rifiuti), in
quel caso si possono fare anche buoni affari. Gli svantaggi francamente faccio fatica a
trovarli per un motivo fondamentale, non l’ha ordinato il medico di gestire una
società sportiva di alto livello, probabilmente porta via un pò di tempo ma in fondo,
secondo me, è un hobby come un altro”.
Qual è il ruolo del Presidente in una società sportiva di pallavolo?
“ Il ruolo di un presidente, dal mio punto di vista, è quello di essere il coordinatore e
il collettore di una struttura complessa di persone, e come tale deve essere in grado di
gestire tutte queste persone, anche con durezza se è il caso, diciamo un papà forse
poco presente fisicamente ma del quale si avverte comunque la presenza”.
Come si concilia il ruolo di Presidente di una società sportiva di pallavolo
con quello di Vice-Presidente della Lega che rappresenta tutte le società di
serie A?
163
“Come in tutti i consorzi, quello della lega pallavolo, ha un comitato di gestione
(cda) all’interno del quale ci sono varie anime e culture, il mio ruolo l’ho sempre
vissuto come prestatore di servizio, con la consapevolezza che per ottenere dei
risultati in posizioni istituzionali devi essere in grado di ragionare in modo distaccato
dalla tua realtà cercando l’interesse comune e non quello solo di una parte”.114
Purtroppo alla fine del mese di marzo 2014 arriva l’annuncio del disimpegno
dello sponsor principale della Top Volley Latina. L’Andreoli s.p.a., dopo otto
anni, ha deciso di limitare o di sospendere del tutto, l’appoggio economico
alla principale squadra di volley del Lazio. Le cause sono certamente da
ricercare nella crisi economica che ormai da diversi anni è presente in Italia e
in Europa e che si ripercuote in tutti i campi compreso quello dello sport, nel
nostro caso della pallavolo. Il presidente Gianrio Falivene ribadisce, subito
dopo il rientro a Latina dalla sfortunata trasferta in Turchia (finale di
Challenge Cup 29/03/2014), che “i risultati della squadra non c’entrano, è una
decisione che l’Andreoli spa stava maturando da tempo. Dobbiamo fare i conti con
una crisi che non ci ha risparmiato di certo, abbiamo quasi trecento dipendenti nei
diversi punti vendita che gestiamo nel Lazio e in Abruzzo, ed è giusto che siano loro e
le rispettive famiglie,la nostra preoccupazione primaria”.
“L’Andreoli lascia a malincuore questa avventura che dura da otto anni – dice
Falivene – con tante soddisfazioni e qualche delusione. Io personalmente continuerò
a dare il mio contributo personale pur non escludendo anche un contributo
economico, certamente più contenuto”.
Fino a quel momento l’Andreoli aveva garantito oltre il 60% del consistente
budget necessario per una squadra di serie A1 senza tirarsi indietro quando
114
Gianrio Falivene intervista rilasciata all’Autrice il 12/03/2014
164
le necessità di mercato l’avevano richiesto. 115Nonostante ciò, la Top Volley
Latina si è regolarmente iscritta e sta tuttora disputando il Campionato di
Pallavolo Superlega 2014/2015, anche se a tutt’oggi manca il Main Sponsor.
Attualmente, l’organigramma della società Top Volley Latina è il seguente:
PRESIDENTE
Gianrio Falivene
VICEPRESIDENTI
Franco Grottoli
Andrea Zago
AREA MARKETING
Luigi Goldner
AMMINISTRATORE UNICO
Bruno Monteferri
DIRETTORE SPORTIVO
Candido Grande
115
Fonte:www.ilmessaggero.it
165
TEAM MANAGER
Bartolomeo Cappa
DIRIGENTE ACCOMPAGNATORE
J. Michael Di Capua
STAFF MEDICO
MEDICO SOCIALE
MEDICO ORTOPEDICO
Amedeo Verri
Gianluca Martini
FISIOTERAPISTI
Vincenzo Annarumma
Davide Ghisa
OSTEOPATA
Giacinta Milita
PODOLOGO
Alessandro Russo
CARDIOLOGO
Damiano Coletta
166
SEGRETERIA GENERALE
Carlo Buzzanca
UFFICIO MARKETING
Gianmario Serra
UFFICIO STAMPA
Alessandro Antonelli
FOTOGRAFO
Fabio Pirazzi
CONTATTI
sede operativa: via D, Morosini 125 - 04100 Latina
sede legale: via S. Carlo da Sezze 33 - 04100 Latina
167
LA PRIMA SQUADRA
Loris Manià
#1
Jeroen Rauwerdink
#2
Daniele Sottile
#5
Paul Ferenciac
#7
Todor Skrimov
#8
Davide Pellegrino
#9
Daniele Tailli
# 10
Simon Van De Voorde
# 11
Andrea Rossi
# 13
Saša Starović
# 15
Andrea Semenzato
# 16
Tine Urnaut
# 17
168
STAFF TECNICO
ALLENATORE
Gianlorenzo Blengini
SECONDO ALLENATORE
Marco Franchi
SCOUTMAN
Maurizio Cibba
PREPARATORE ATLETICO
Alberto Di Mario
ASS. PREP. ATLETICO
Gioele Rosellini
169
CONCLUSIONI
L’ordinamento sportivo, al pari di altri ordinamenti (militare, ecclesiastico
ecc.) persegue interessi collettivi: relativi cioè a quei soggetti che fanno parte
esclusivamente di quell’ordinamento, in contrapposizione all’ordinamento
statale che persegue interessi di carattere generale, cioè relativi a tutti i
cittadini. I conflitti che si possono verificare tra norme statali e norme
sportive sono superati, però, tenendo sempre presenti i diritti fondamentali
della persona umana.
Dopo aver studiato le discipline giuridiche delle società e delle federazioni di
Pallavolo, argomento di questa tesi, sono arrivata alla conclusione che
l’ordinamento sportivo è del tutto particolare perché raccoglie al suo interno
aspetti diversi del diritto: dal diritto civile al penale, da quello amministrativo
a quello del lavoro, dal diritto costituzionale a quello commerciale. Inoltre,
caratteristica del diritto dello sport, nelle sue varie discipline, è quella di
essere un ordinamento in continua evoluzione. Difatti, le norme che
disciplinano i vari sport subiscono periodicamente sostanziali modifiche in
coincidenza con l’inizio delle attività sportive riguardanti i Campionati e le
altre competizioni.
Dall’esame dell’organizzazione strutturale delle società sportive di pallavolo,
in particolare della società Top Volley Latina, di cui ho cercato di inquadrare
i ruoli all’interno, è scaturito che le società sportive di pallavolo di vertice
hanno per lo più la forma di società di capitali, anche se a fini dilettantistici, e
170
come tali, operano sul mercato in vista dell’obiettivo del raggiungimento dei
risultati agonistici e soprattutto di quello di rientrare nel budget della società.
Si è anche sottolineata l’importanza che in questa attività hanno le
sponsorizzazioni, il marketing e la comunicazione.
171
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Art.10 co.5 Statuto FIPAV approvato dalla Giunta Nazionale CONI – delibere n.251 del
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Art.12 bis Statuto CONI 2014
Art.12 ter Statuto CONI 2014
Art.13 Statuto CONI 2014
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Elaborazione Coni su dati Istat anno 2013 Lo Sport in Italia – numeri e contesto – Roma
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Titolo 1 Disp.Gen. Art.1 co.1.2 Norme Gen. - Regolamento Organico dei Campionati di Serie A
maschile approvato dal Consiglio di Amministrazione Lega Pallavolo Serie A il 3 giugno 2014
delibera n.7 e dall’Assemblea Ordinaria del 3 giugno 2014
Workshop Marketing Territoriale – scelte da leader tra Sport & Impresa 09/05/2014
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Brendola (VI)
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177
INTERVISTE
ANNARUMMA VINCENZO, fisioterapista
pag. 134
BERNARDI LORENZO, ex pallavolista, ora allenatore
pag. 24
BIRIBANTI FRANCESCO, pallavolista
pag. 26 e 112
BLENGINI GIANLORENZO, allenatore
pag. 131
DALLARI LORENZO, giornalista sportivo
pag. 16
FALIVENE GIANRIO, imprenditore e presidente società sportiva
pag. 163
GITTO CARMELO, pallavolista
pag. 121 e 159
GOLDNER LUIGI, dirigente società sportiva
pag. 146 e 161
GRANDE CANDIDO, direttore sportivo
pag. 130
NODA BLANCO SERGIO, pallavolista
pag. 28
PETETTA MAURO, ex direttore sportivo
pag. 126
RIGHI MASSIMO, amministratore delegato Superlega
pag. 114
ROSSINI SALVATORE, pallavolista
pag. 27 e 108
SOTTILE DANIELE, pallavolista
pag. 124
SWIDEREK ANNA, pallavolista
pag.95 e 145
178
RINGRAZIAMENTI
I miei più sinceri ringraziamenti vanno al Prof. Francesco Rizzo, relatore di
questa tesi, a Vincenzo Annarumma, Lorenzo Bernardi, Francesco Biribanti,
Gianlorenzo Blengini, Carlo Buzzanca, Lorenzo Dallari, Gianrio Falivene,
Carmelo Gitto, Luigi Goldner, Candido Grande, Sergio Noda Blanco, Mauro
Petetta, Fabio Pirazzi, Massimo Righi, Salvatore Rossini, Daniele Sottile,
Anna Swiderek e alla società sportiva “TOP VOLLEY LATINA” nella sua
totalità, per la disponibilità, la collaborazione e la simpatia dimostrate nei
miei confronti.
179
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