Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Perdere…se stessi IL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DI FABIO 1 Presentazione del caso Primo Colloquio: Fabio è un ragazzo di 18 anni, abbastanza robusto che si presenta nel mio studio accompagnato dalla mamma. Mi guarda con i suoi grandi occhi azzurri con uno sguardo tra il curioso e lo spaventato. Si presenta nel mio studio in seguito ad una telefonata della mamma che prende l'appuntamento dopo aver letto su Internet che pratico il Training Autogeno, tecnica che la Signora ha praticato e vorrebbe che Fabio la utilizzasse per il suo problema. Durate la telefonata inotre la mamma mi riferisce di essere preoccupata per questo problema di Fabio ma di essere lei stessa molto in difficoltà perché le richiese che il figlio le fa le impiegano molto tempo durante la giornata e spesso le fanno saltare degli appuntamenti, dice di sentirsi molto stanca. 1.1 Storia personale e familiare Fabio frequenta il quarto anno di Liceo Artistico presso lo stesso Istituto dove è stato bocciato già due volte. I genitori sono divorziati e in questo periodo Fabio vive con il padre, Guido, progettista meccanico e la compagna impiegata, dopo essersene andato dalla casa della madre, Adriana, un anno e mezzo prima a causa di conflitti con il compagno della mamma. La mamma con il nuovo compagno ha avuto altri due figli che anno 5 e 7 anni. Quando ci incontriamo la Signora Adriana è in disoccupazione e percepisce solo il sussidio. Anche a casa del padre non si trova bene e dice di avere problemi e discussioni con lui e la sua compagna Maria. 1.2 Storia del problema Fabio si definisce una persona ansiosa, ricorda di aver avuto pensieri che gli mettevano ansia da sempre, e da ormai quattro anni assume farmaci (Depachin ed Eutimil) sotto consiglio di un neurologo che i genitori avevano contatto dopo che Fabio aveva cominciato a manifestare comportamenti paurosi per strada riferendo di aver paura di poter pestare siringhe e cominciando a guardare in modo assillate prima di fare anche solo un passo o di controllare se vicino al Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio marciapiede o alla macchima parcheggiata ci fosse qualche oggetto pericoloso. Una volta rientrato a casa (in quel periodo abitavo con la mamma e il compagno) riferiva di sentirsi agitato e di aver paura di aver preso quanche malattia. Periodi di ansia maggiore e minore si sono alternati fino a quando non si sono riacutizzati ("avevo proprio delle fissazioni" mi dice Fabio) durante una relazione con una coetanea, in un anno coincidente con una bocciatura. La stessa mamma afferma che anche lei quando era giovane aveva avuto un periodo in cui era ossessionata da pensieri orribili e angoscianti di cui non riusciva a liberarsi. La madre inoltre dice che i farmaci non le sembra stiano risolvendo il problema che anzi si sta ripresentando sempre più ingravescente, mentre il padre insiste affinchè Fabio continui a prenderli. 1.3 Situazione attuale Da almeno un anno Fabio ha ripreso ad effettuare controlli per strada, questa volta non per vedere se ci sono siringhe ma controllando ogni pezzetto di carta o cose che gli somiglano, col dubbio che possano cose che gli appartengono e che ha perso per strada o gli sono cadute dalle tasche, quali documenti o foglietti con annotazioni personali e che questi lo possano compromettere in qualche modo o fargli avere problemi con le autorità. Fabio è un consumatore occasionale di cannabis da quache anno e dopo aver avuto un periodo in cui ne vendeva anche al parchetto agli amici ora ne acquista solo per uso personale per fumare qualche „nota“ la sera prima di dormire. Per paura di perdere qualche cosa per strada Fabio evita di infilare le mani in tasca o andare da solo per strada, preferendo la compagnia della madre che lo rassicura perchè a detta di lui "mamma non permetterebbe mai che qualche cosa di pericoloso rimanesse per strada e se perdessi qualche cosa lo raccoglierebbe". Si fa accompagnare fin davanti alla porta dell'ascensore dalla madre a casa del padre dove Fabio vive e questa mancanza di autonomia sta diventando sempre più ingestibile soprattutto per la mamma che riceve telefonate continue da Fabio per farsi venire a prendere e accompagnare a casa (sempre del padre) in qualsiasi momento. Una volta che Fabio è in casa si fa problemi ad uscire e scendere di casa anche solo per commissioni nel quartiere perchè al rientro non sarebbe accompagnato più dalla mamma e l'ansia di aver perso qualche cosa sarebbe insostenibile. 2 Valutazione psicodiagnostica Ho effettuato la valutazione approfondendo i colloqui precedenti con l’analisi funzionale e somministrando questionari. Per arricchire l’analisi di alcune situazioni con Fabio abbiamo deciso di chiedere la collaborazione della mamma per identificare alcuni rituali che Fabio dava per scontati e quindi non segnava nei diari. Capitolo 1 2.1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Questionari • CBA 2.0 (Sanavio, Bertolotti, Michelin, Vidotto, Zotti, 1997) SCALE PUNTEGGIO RANGO PERCENTILE STAI - X1 32 28.9 STAI - X2 54 93.6 EPQ/R – E (ESTROVERSIONE) 10 68.5 EPQ/R – N (INST. EMOTIVA) 11 95.2 EPQ/R – P (DISAD SOCIALE) 3 64.3 EPQ/R – L (DESID SOCIALE) 2 1.2 51 88.4 55 49.6 (MOLTISSIMO) 4 76.2 IP/R – 1 (CALAMITA’) 17 57.5 IP/R – 2 (CRITICHE RIFIUTO) 21 54.7 IP/R – 3 (ANIMALI REPELLENTI) 3 35.0 IP/R – 4 (ALLONTANAMENTO) 4 65.2 IP/R – 5 (SANGUE,INTERV CH) 6 80.6 QD 6 80.6 MOCQ/R 10 31.4 QPF/R IP/R –F (PAURE) IP/R –PH MOCQ/R – 1 (CHECKING) 6 82.8 MOCQ/R – 2 (CLEANING) 1 21.0 MOCQ/R – 3 (DOUBTING) 4 97.2 STAI – X3 20 86.1 STAI – DIFF 6 98.4 STAI ACC Appropriato - INDICE IR Appropriato - Breve sintesi del questionario: STORIA EDUCATIVA Ha trascorso parte dell'infanzia e/o dell'adolescenza senza uno dei genitori a causa della loro separazione; i rapporti con questi erano discreti. Oltre ai genitori, anche nonni, insegnanti o educatori hanno avuto un ruolo importante nella sua educazione. In generale valuta l'educazione della madre buona e quella del padre discreta. In quest'ultimo periodo i rapporti con i suoi genitori e/o fratelli sono discreti. Su alcuni punti c'è poca comprensione e si litiga. Potrebbe esserci più affetto. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio STORIA SCOLASTICA E PROFESSIONALE Ha frequentato la scuola con un profitto sufficiente ripetendo una o più classi. Fa qualche lavoretto saltuario come cameriere o aiutando un edicola e attualmente, deve stare attento alle spese e limitarsi anche se nel passato non ha mai avuto gravi difficoltà economiche. STORIA CONIUGALE E SESSUALE Attualmente non ha una relazione affettiva importante e stabile e occasionalmente ha qualche avventura sentimentale senza disturbi. Non ha mai avuto vere e proprie relazioni sessuali con persone del suo stesso sesso. GIUSTIZIA e STORIA MEDICA Non ha mai avuto guai con la giustizie e non soffre di patologie o dolori in qualche modo limitanti. Fuma molto e gli piacerebbe smettere di fumare. Uso di alcoolici: ogni tanto beve troppo ma senza arrivare ad ubriacarsi. Uso di droghe leggere: abbastanza spesso. Uso di droghe pesanti: mai. Non ha problemi di sonno e non usa sonniferi. CAMBIAMENTI RILEVANTI Ci sono stati cambiamenti rilevanti negli ultimi dodici mesi: nelle sue abitudini di vita e nelle condizioni economiche. Nella sua vita ha avuto le seguenti esperienze che giudica particolarmente negative o traumatiche: bocciatura, perdita del nonno. ATTIVITA' DEL TEMPO LIBERO Pratica sport o ginnastica ma solo in modo saltuario e i passatempi preferiti, in ordine di preferenza sono: dedicarsi ai miei animali, computer, stare con amici e amiche, guardare film,arte. DISTURBI PSICOFISIOLOGICI. A volte mal di testa. PROBLEMI PSICOLOGICI E TRATTAMENTI Attualmente dichiara di avere moderati problemi psicologici. Descrizione dei problemi che attualmente disturbano il paziente: Insicurezza, incertezza su cose che possono sembrare stupide, non ho autocontrollo. Maggiori inconvenienti che questi problemi determinano nella sua vita, non posso essere indipendente; non posso svagare la mente più di tanto; devo sempre fare attenzione a dove cammino; non posso salire a casa da solo. Ha frequentemente pensieri sgradevoli di cui non riesce a sbarazzarsi. Si considera una persona tesa e nervosa. Dichiara di avere frequenti sbalzi di umore. Tentativi di suicidio: no, mai. Visite psicologiche e/o psichiatriche: dichiara di essersi sottoposto a visite, ma non aggiunge dettagli. Trattamenti psicologici e/o psicoterapie: dichiara di aver intrapreso una terapia, ma non aggiunge dettagli. Uso di tranquillanti o psicofarmaci: con regolarità, praticamente ogni giorno (Eutimil). MOTIVAZIONI PER ESAMI E TRATTAMENTI Ha deciso di sottoporsi a questo esame psicologico ascoltando il parere di altri (genitori) più che Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio una sua convinzione. Se risultasse indicato un intervento di tipo psicologico sarebbe disponibile, anche se fosse lungo e impegnativo. Il soggetto afferma di aver deciso di sottoporsi ad una valutazione psicologica per i seguenti motivi: perchè ritiene di avere dei problemi psicologici che vorrebbe affrontare; per le insistenze di qualcuno dei suoi familiari;perchè vuole conoscere meglio alcune sue caratteristiche psicologiche. • YALE-BROWN OBSESSIVE COMPULSIVE SCALE (Goodman, 1989) OSSESSIONI (Items da 1 a 5): – Tempo occupato da pensieri ossessivi – Interferenza dovuta ai pensieri ossessivi – Disagio causato dalle ossessioni – Resistenza alle ossessioni – Controllo sulle ossessioni 01234 01234 01234 01234 01234 Tot A: 12 COMPULSIONI (Items da 6 a 10): – Tempo tempo dedicato alle compulsioni – Interferenza dovuta ai comportamenti compulsivi – Disagio causato dai comportamenti compulsivi – Resistenza alle compulsioni – Controllo sul comportamento compulsivo 01234 01234 01234 01234 01234 Tot B: 9 PUNTEGGIO TOTALE (Items da 1 a 10): Tot (A+B): 21 GRAVITA' GLOBALE 01234 AFFIDABILITA' scarsa 0 modesta 1 buona 2 eccellente 3 Il risultato conseguito in questo questionario è di 21, perciò si può affermare che il Fabio rientra all'interno del range che indica una moderata gravità del Disturbo Ossessivo Compulsivo. Questo implica un moderato grado d'interferenza non tanto nelle personali attività quotidiano (la frequenza a scuola è invariata così come le uscite con gli amici), quanto nella qualità delle relazioni sociali e familiari e nella qualità di vita di Fabio e in particolare della mamma Adriana. Capitolo 1 2.2 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Concettualizzazione del caso ed analisi funzionale ANALISI FUNZIONALE COGNITIVA A (antecedente/situazione) B (pensieri) C (conseguenza) Sono per strada e vedo un pezzetto di carta a terra "Sei sicuro che quel pezzetto di carta non sia uno dei tuoi bigliettini dove segni cosa compri di fumo? Non puoi permetterti di perderli, potrebbe succederti qualche cosa di brutto se lo trovasse qualche d'uno e lo desse alla polizia" Ansia, disagio (da 0 a 100: 80 ) Impulso di controllare Arrivo davanti al portone di casa di mio padre "Controlla sotto lo zerbino e in ogni fessura dell'androne se stamattina mentre uscivi di fretta non ti è caduto qualche cosa di compromettente o personale che se lo travano proprio qui davanti lo collegano sicuro a te e suonano subito per arrestarti" Ansia, disagio (da 0 a 100: 90) Impulso di controllare ANALISI FUNZIONALE COMPORTAMENTALE A (antecedente/situazione) B (comportamento) C (conseguenze) Sono per strada e vedo un pezzetto di carta a terra Mi fermo per strada o torno indietro a Ansia cala controllare di cosa si tratti e controllo di avere tutto quello che avevo prima in tasca Arrivo davanti al portone di casa di mio padre Controllo davanti al portone, nel Ansia cala citofono, sotto lo zerbino, dietro il corrimano, sotto le cassette delle lettere, nella piana e nelle fessure dell'ascensore se vedo qualche cosa che potrei aver perso, anche più volte. CONCETTUALIZZAZIONE DEL CASO Organizzando schematicamente le informazioni raccolte in fase di assessment organizzandole secondo il modello proporto da ROvetto (2003), si può affermare quanto segue: Fattori predisponenti: madre ansiosa con possibile storia di DOC situazione familiare instabile con frequenti cambiamenti di abitazione tra i genitori divorziati padre svalutante Fattori precipitanti: situazione scolastica non profiqua, paura di essere nuovamente bocciato aver avuto notizia di un conoscente arrestato Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Fattori perpetuanti e di mantenimento: mamma poco impositiva uso di cannabis relazione col padre assente evitare di rientrare a casa da solo evitare di passare per luoghi reputati pericolosi Tipo di ossessioni pensieri riguardanti la sua copromissione con la legge pensieri di aver commesso qualche azione lesiva per se stesso o gli altri Tipologia di compulsioni: contollare di non aver perso nulla controllare che le cose che vede per terra non siano sue delegare il controllo alla madre chiedere insistentemente conferma che ciò che pensa non si è verificato realmente Elenco dei problemi attuali: limitazione della propria autonomia e della libertà d'azione della mamma presenza di ossessioni e ruminazione nei confronti di cosa potrebbe succedere se lo arrestassero e cosa questo comporterebbe per la sua famiglia. presenza di comportamenti di controllo di luoghi e oggetti. 2.3 Ipotesi diagnostica secondo DSM IV TR Secondo il DSM IV TR le caratteristiche essenziali del Disturbo Ossessivo Compulsivo sono ossessioni o compulsivi ricorrenti (criterio A), sufficientemente gravi da far impiegare tempo (cioè richiedono più di un ora al giorno) o da causare disagio marcato o menomazione significativa (criterio C). In qualche momento nel decorso del disturbo la persona ha riconosciuto che le ossessioni o le compulsioni sono eccessive o irragionevoli (criterio B). Se è presente un altro disturbo di asse I, il contenuto delle ossessioni o delle compulsioni non è limitato ad esso (criterio D). Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici di una sostanza (per esempio una droga di abuso o un farmaco) o di una condizione medica generale (criterio E). Capitolo 1 ASSE I ASSE II Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Disturbi Clinici F42.8 Disturbo Ossessivo Compulsivo [300.3] Altre condizioni di attenzione clinica Nulla da rilevare Disturbi di personalità Nessuna diagnosi Ritardo mentale Nessuna diagnosi ASSE III Condizioni mediche generali Nulla da rilevare ASSE IV Problemi psicosociali ed ambientali - Problemi relazionali col padre - Problemi di stabilità familiare ASSE V Valutazione globale del funzionamento VGF= 55 Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio TEORIE COGNITIVO COMPORTAMENTALI E MODELLI SUL DOC Le ipotesi comportamentali sulle cause d'origine e mantenimento del Disturbo Ossessivo Compulsivo, si rifanno al concetto di "risposte fissate", ovvero risposte estremamenteresistenti all'estinzione. Le ipotesi comportamentali riguardanti il disturbo ossessivo compulsivo prendono spunto dal modello animale utilizzato nell’ambito comportamentista, secondo cui venivano indotte attraverso varie tecniche le “risposte fissate”, ossia le condotte stereotipate. Negli anni cinquanta studiosi come Mayer, Wolpe e Fornberg, all’interno dei loro laboratori, condussero numerosi studi per cercare la connessione tra apprendimento e risposte fissate. Anche Skinner (1948) indusse un “comportamento superstizioso” nei piccioni, i quali produssero delle risposte ritualistiche che potevano diventare estremamente resistenti all’estinzione. Metzner (1963), sulla base di procedure sperimentali sulla scia dei precedenti autori, conclude che i rituali ossessivi costituiscono una forma particolare di un comportamento di elusione, che provoca la diminuzione dello stato d'ansia sperimentati dal soggetto. In particolare, egli identifica tre processi attraverso cui le risposte condizionate, invece di estinguersi, si fissano e divengono compulsive: 1) una risposta positiva di avvicinamento può fissarsi qualora divenga anche una risposta di elusione; 2) una risposta di elusione può fissarsi in seguito a punizione, diventando, dunque, un'inefficace risposta di elusione; 3) un comportamento di elusione può fissarsi in segito alla presentazione di choc casuali, che impediscono l'individuazione di modalità più efficaci di risoluzione del problema. Il modello di Mowrer (1939, 1960) propone che normali pensieri intrusivi, immagini o impulsi si associno ad ansia attraverso il condizionamento classico, così che, quando un pensiero intrusivo è presente, l'ansia aumenta. La persona, in seguito, apprende, attraverso il condizionamento operante, a ridurre l'ansia scappando o evitando gli stimoli che evocano i pensieri ossessivi. Il comportamento compulsivo è quindi agito per scappare o evitare dall'ansia ed è alimentato dal rinforzo negativo ovvero della riduzione dell'ansia che ne consegue. Più avanti, Wolpe distinse le ossessioni che aumentano l’ansia da quelle che la riducono: nelle prime le conseguenze moleste del pensiero o dell’atto provocano disagio nel paziente e quindi il soggetto può mettere in pratica comportamenti neutralizzanti, riparativi, preventivi o restitutivi, mentre nelle seconde l’atto compulsivo riduce l’eccitazione emotiva e quindi si autorinforza. A proposito di ciò, una importante teoria comportamentale sulle ossessioni resta comunque quella formulata da Rachman (Rachman et al., 1976; 1978; Rachman e De Silva, 1978) la cui concettualizzazione teorica riassume in modo organico diverse osservazioni sopra riportate. In Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio particolare, Rachman sottolinea che gli impulsi ossessivi e lo stato di disagio ad essi conseguente, solitamente decadono dopo circa un'ora dal loro inizio. Ciò confermerebbe l'ipotesi comportamentale dei rituali e delle neutralizzazioni: qualsiasi atto compiuto dopo l'impulso attivante può essere percepito come responsabile del solievo della tensione, che invece, è frutto di un processo spontaneo autonomo. Tale processo vale anche per le neutralizzazioni covert, effettuate cioè solo mediante processi cognitivi, molto simili comunque alle compulsioni overt, ossia comportamentali (Rachman et al.,1996). Rachman e De Silva (1978) hanno inoltre dimostrato che i pensieri ossessivi sono un'esperienza comune in tutti i soggetti non clinici, ma che essi possono divenire frequenti, intrusivi e angosciosi in presenza di fattori predisponenti (per esempio esposizione a stress, umore disforico, elevati livelli di autocritica derivanti da standard familiari rigidi). In tali condizioni, i cerimoniali rappresentano i tentativi di elusione e se hanno successo rinforzano se stessi, ogni volta che l’ossessione si presenta. In sintesi, essendo le ossessioni e gli stimoli fobici resistenti all’assuefazione, anzi provocando sensibilizzazione, la quale sarà facilitata dallo stress e dai disturbi dell’umore, si ipotizza che nel DOC gli eventi si susseguano in tal senso: stimolo iniziale (interno/esterno) formazione di immagine/pensiero se il pensiero è accettabile, non vi è alcun disagio e tutto procede normalmente se il pensiero viene giudicato inaccettabile o ripugnante, si crea l’alterazione fisiologica che porta ad una riduzione della capacità di controllo, accompagnata dalla persistenza di fantasie e di pensieri con sensazione di incontrollabilità. Ne risulta uno stato di disforia che aumenta la sensibilità ai pensieri intrusivi e quindi il cerchio si chiude e si automantiene. Le compulsioni, infine, costituiscono il tentativo di elusione del disagio, un mezzo per cercare di conseguire il controllo e, producendo temporaneamente sollievo, si mantengono per rinforzo negativo, ma contemporaneamente confermano l’inaccettabilità del pensiero, la necessità di un suo controllo e, in ultima analisi, l’incapacità del soggetto di effettuare il controllo in modo completo e definitivo (Déttore, 2003). Negli anni settanta, Carr (1974) diede inizio agli studi ed all’elaborazione di modelli teorici che si ispiravano al cognitivismo, definendo il DOC come una psicopatologia in cui è presente “una valutazione anomala del rischio”, in quanto “in tutte le situazioni il nevrotico compulsivo presenta una stima soggettiva anormalmente elevata della probabilità che si verifichi l’esito sfavorevole”. In seguito, le più importanti ipotesi cognitive, inerenti il DOC, vennero elaborate nel 1979 da McFall e Wollersheim e negli anni ottanta da Salkovsis. McFall e Wollersheim (1979) rielaborarono in chiave cognitiva alcune ipotesi psicoanalitiche, Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio mettendo in risalto l’importanza della mediazione dei processi cognitivi nella valutazione della minaccia. In particolare, dopo aver eseguito una valutazione primaria, un’alterata valutazione secondaria porta a sottostimare le risorse di coping, con conseguenti sensazioni di incertezza, di perdita di controllo e di elevati livelli d’ansia. In questa fase, secondo gli autori, varie convinzioni irrazionali influenzano la valutazione secondaria e le strategie di coping tipiche degli ossessivi. Inoltre, le assunzioni tipiche come per esempio “sbagliare significa meritare critiche”, “senza le mie regole e rituali crollerò come una pila scarica”, sono accompagnate da distorsioni cognitive, come doverizzazioni, catastrofizzazioni, pensiero dicotomico. Salkovsis (1985) rilevò a tal proposito le differenze e le similitudini tra i pensieri ossessivi ed i pensieri negativi automatici. Inoltre, secondo l’autore, l’ambiente esterno presenta una moltitudine di stimoli potenziali in grado di indurre pensieri ossessivi ed intrusivi e che la reazione del soggetto dipende dal significato che essi assumono per lui. Ma il merito di questo autore consistette nell’integrare aspetti cognitivi e comportamentali nell’interpretazione cognitiva dei problemi ossessivi, combinando caratteristiche tipiche di modelli precedenti, quali il concetto di responsabilità (Rachman, 1976) e le credenze riguardanti pensieri ed azioni (McFall e Wollersheim, 1979) con principi comportamentali. In seguito, Salkovskis (1989) elaborò ulteriormente il ruolo della valutazione della responsabilità nel DOC, secondo cui i pazienti ossessivi interpretano la presenza di pensieri intrusivi come indice della loro diretta responsabilità nel causare i danni, a meno che non intervengano attivamente per prevenirli. Inoltre, le valutazioni negative delle intrusioni si presentano come pensieri automatici negativi e sono amplificati dagli stati emotivi depressivi a causa dell’accresciuta accessibilità a schemi negativi. Quindi, le risposte neutralizzanti altro non sono che tentativi di ridurre il disagio ed il senso di responsabilità del soggetto, per il quale essi assumono un’ importanza rilevante, ma creano un circolo vizioso centrato sul mantenimento dei pensieri intrusivi, in quanto i tentativi di scacciare i pensieri indesiderati facilitano il loro ripetersi (Wegner e coll., 1987). Nel 1994 Wells e Matthews proposero un modello prototipico del DOC, suggerendo che le intrusioni attivano credenze riguardanti il significato delle stesse, anche riguardo ai rituali. Partendo dal concetto teorico di fusione pensiero-azione di Rachman, il modello metacognitivo di Wells e Matthews sosteneva che uno stimolo, come un’idea intrusiva o un dubbio può scatenare le credenze del soggetto riguardanti il significato dello stimolo stesso. Le rappresentazioni dei pericoli e dei vantaggi delle risposte disponibili influenzano la selezione e l’implementazione dei comportamenti e condizionano l’intensità delle reazioni emotive a breve termine. L’ansia e le altre reazioni emotive negative che conseguono alla valutazione dei pensieri intrusivi, possono essere oggetto di interpretazioni negative. Le risposte emotive, d’altra parte, incrementano la probabilità di ulteriori intrusioni. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Nel 2001, Mancini propone alla comunità scientifica un ulteriore modello cognitivo del DOC, che si rifà alla teoria di Carr (1974), secondo cui alla radice del DOC, non vi è tanto la previsione di una minaccia aspecifica, quanto piuttosto l’anticipazione di una colpa per irresponsabilità. In tal senso sarebbero coinvolti, sia nella genesi che nel mantenimento del DOC, scopi morali e credenze che riguardano o la possibilità di agire/omettere in modo da causare un danno ingiusto o la trasgressione di una norma morale. Per cui il soggetto affetto da DOC focalizza l’ipotesi di una propria colpa per irresponsabilità senza considerare le possibilità alternative o, se le considera, richiede molte più prove per rigettare l’ipotesi di colpa che per accettarla. Nel modello si attribuisce notevole importanza al ruolo di valutazione negativa che il soggetto dà della sua stessa attività ossessiva ed agli atteggiamenti controproducenti prodotti da tentativi di contenere e limitare le ossessioni e le compulsioni. L’intervento di un metalivello valutativo contribuisce a rendere ragione dell’egodistonia caratteristica del disturbo. (Mancini, 2001) Sul piano scientifico, un’altra prospettiva cognitivista degli ultimi decenni è quella costituita dalle numerose ricerche del gruppo di studiosi dell’ Obsessive Compulsive Cognitions Working Group (OCCWG), i quali individuarono sei costrutti o “domini cognitivi” di interesse cruciale nella clinica dei fenomeni ossessivi compulsivi. Tali costrutti costituiscono dei belief molto vicini agli schemi cognitivi e riguardano: iper-responsabilità: secondo cui il paziente DOC disporrebbe di un grado speciale di responsabilità nel prevenire o determinare effetti dannosi nel mondo reale o morale ed il fatto di non riuscire a prevenire i danni è considerato alla stregua di una colpa oggettiva eccessiva importanza attribuita al pensiero, caratterizzata dagli aspetti tipici della fusione pensiero e azione, dalla superstizione e dal pensiero magico necessità di un controllo totale sui pensieri e quindi seguire regole rigide, che porta ad uno stato di ipervigilanza ed una particolare attenzione alle conseguenze morali intolleranza all’incertezza: che prevede la necessità di essere certi di poter sempre far fronte ad ogni mutamento ipervalutazione della minaccia rispetto al rischio, al danno, alla gravità della probabilità di essa perfezionismo, caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per gli eventuali errori e dalla convinzione che esista una soluzione perfetta di ogni problema e che sia necessario ed obbligatorio trovare e realizzare tale soluzione. Infine, uno degli ultimi modelli teorici cognitivo-comportamentali, risalente al 1996, è quello di Schwartz, il quale riprendendo la “teoria del fronte striato” di Baxter, propone “la teoria del cervello bloccato”, rifacendosi alle ipotesi che vedono il DOC strettamente correlato ad uno squilibrio biochimico. Secondo lo studioso quattro strutture encefaliche si fondono in un unico Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio blocco ed il cervello comincia ad inviare messaggi falsi che la persona non riesce più a riconoscere come non veritieri. In particolare, nucleo caudato e putamen, paragonati alla leva del cambio di un’auto, si bloccano nell’invio dei messaggi verso la corteccia cerebrale, ed il cervello va in tilt. Il nucleo caudato funziona come un sistema di trasmissione automatica collegato a quella parte della corteccia associata al pensiero e lavora col putamen, che invece funge da trasmissione per la zona cerebrale che controlla l’attività motoria del corpo. Nel caso del DOC i messaggi inviati dalla corteccia cerebrale si fermano lì ed il cervello non riesce a passare al pensiero successivo. Il ciclo del DOC Pensiero Intrusivo ↓ Valutazione negativa ↓ Aumento dell'ansia e della preoccupazione ↓ Ipercontrollo ↓ Ipervigilanza, dubbio Comportamento elusivo (covert o esplicito) Verifica ↓ Riduzione temporanea dell'ansia ↓ Nuovo inizio del ciclo (loop) Nel 1985 Salkovskis ha proposto un'analisi cognitivo-comportamentale del DOC nella quale la valutazione dei pensieri intrusivi, e in particolare la valutazione della responsabilità, è alla base dei comportamenti compulsivi. Secondo questo modello le persone con problemi ossessivi valutano normali pensieri ossessivi, immagini e impulsi come un segnale che: a) c'è il rischio serio di far male a sé o agli altri b) essi sono responsabili di questi danni (Salkovskis & McGuire, 2003). Anche in questo modello si ritiene che di per sé i pensieri intrusivi siano eventi mentali normali, la maggior parte delle persone presta poca attenzione a questi pensieri come indicativi di una responsabilità personale faranno esperienza di emozioni di disagio e comportamenti compulsivi che Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio caratterizzano il DOC. Questo tipo di interpretazioni genera una serie di conseguenze: a) aumenta il disagio; b) aumenta l'attenzione verso le intrusioni e gli stimoli esterni che possono attivare le intrusioni; c) aumenta la facilità di accesso all'intrusione originaria e ad altre idee correlate; d) rende più probabili comportamenti compulsivi, di neutralizzazione o evitamento, ricerche di rassicurazione, e soppressione del pensiero come tentativi di ridurre o rifuggire la responsabilità. Il risultato è che la persona non può disconfermare le proprie valutazioni circa l'intrusione, aumenta la preoccupazione per le stesse e aumentano le compulsioni legate all'ansia che non è stata estinta in modo naturale (Salkovskis, Shafran, Rachman & Freeston, 1999): un precoce sviluppo di un eccessivo senso di responsabilità che è deliberatamente o implicitamente incoraggiato o promosso durante l'infanzia; codici di condotta e dovere rigidi ed estremi; esperienze infantili nelle quali la sensibilità all'idea di responsabilità si sviluppa come risultato di non essersi mai confrontati con essa, ad esempio a causa di genitori iperprotettivi; un incidente nel quale le azioni o le non-azioni hanno realmente contribuito in modo significativo a una grave sciagura; un incidente nel quale è sembrato che i pensieri e le azioni o le non-azioni hanno contribuito a causare gravi sciagure o gi eventi negativi. Queste esperienze predispongono a dare valutazioni negative quando normali pensieri intrusivi non voluti si presentano. L'Obsessive Compulsive Cognitions Working Group inoltre ha individuato alcune convinzioni fondamentali nel DOC (Steketee,1997) in grado di schematizzare gli obiettivi degli interventi cognitivi e comportamentali: eccessiva importaza attribuita al pensiero caratterizzata dalla fusione tra pensiero e azione (pensare qualche cosa equivale a metterla in pratica), dalla supervisione e dal pensiero magico; senso di responsabilità eccessivo, relativo alle colpe di commissione e ancor più, a quelle di omissione; necessità di controllo totale sui pensieri e di regole rigide, ipervigilanza ed attenzione alle conseguenze morali; ipervalutazione della minaccia, rispetto al rischio, al danno, alla gravità ed alla probabilità di essa; intolleranza all'ambiguità e dell'incertezza; perfezionismo, eccessiva preoccupazione per eventuali errori e convinzione dell'esistenza di una soluzione perfetta per ogni problema. Capitolo 1 2.4 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Contratto terapeutico ed obiettivi di lavoro In seguito alla restituzione dei questionari a Fabio, gli espongo le possibilità terapeutiche per affrontare il problema fornendogli alcune informazioni per modificare le sue aspettative circa il proprio disturbo e la possibilità di trattamento. Per normalizzare il concetto che Fabio ha del proprio disturbo, sottolineo l’efficacia dell’intervento cognitivo- comportamentale nel ridurre ed eventualmente eliminare le ossessioni e le compulsioni. Faccio notare però che essendo un disturbo ad andamento cronico, si potranno sperimentare anche nel futuro e per il resto della vita, un certo livello di ansia fino a raggiungere in certi periodi livelli talmenti elevati che potranno nuovamente sfociare in comportamenti DOC, ma sarà a quel punto attrezzato di strumenti e conoscenze adeguate per riconoscere i sintomi e mettere in atto tecniche ed esercizi affinchè il problema venga gestito e ridimensionato il più possibile autonomamente e rapidamente. Su queste basi concordiamo gli obiettivi terapeutici: imparare il funzionamento del DOC e come fare per riconoscerlo e gestirlo imparare tecniche per la gestione dell'ansia modificare le valutazioni e le credenze disfunzionali relative alle ossessioni apprendere la capacità di attuare una accettazione distaccata dei pensieri intrusivi estinzione delle compulsioni e degli evitamenti adottare uno stile di comportamento più assertivo. Motivazione: Fabio dimostra formalmente molto motivato, ma la sua storia passata e alcuni atteggiamenti fanno capire che è consapevole di essere una persona molto incostante e per questo è titubante sulla possibilità di riuscire a portare avanti il trattamento nel tempo. Quali sono i vantaggi della terapia? Quali sono gli svantaggi? - Non stare più male e in ansia come ora - La fatica e l'impegno che comporta cambiare - Poter fare ciò che fanno i miei coetanei senza - L'ansia a cui sarò esposto sentirmi in difetto o in ansia - Il costo economico della terapia - Essere più indipendente Capitolo 1 3 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio TRATTAMENTO Il trattamento è durato circa un anno, con sedute più ravvicinate all'inizio (2 volte a settimana per le prime 2 settimane) e successivamente più dilatate nel tempo, una a settimana della durata di un ora (fatta eccezione per quelle effettuate al domicilio o in esterna per l'esposizione in vivo). Il protocollo di riferimeto utilizzato fa uso delle principali tecniche e strategie consigliate in letteratura secondo le linee guida tratte dall'OCD Center of Los Angeles e dal National Institut of Clinical Excellence per il disturbo ossessivo compulsivo e che è consistito nelle seguenti fasi: A) Fase psicoeducazionale per comprendere il funzionamento del DOC informazioni sul disturbo e sul circolo dell'ansia biblioterapia (materiale divulgativo dell'OMS e del National Institute of Mental Health; libro di Schwartz "Il cervello bloccato" e di Melli "Vincere le ossessioni") B) Tecniche di gestione dell'ansia esercizi di respirazione addominale rilassamento muscolare di Jacobson C) Acquisizione della consapevolezza del DOC Diario di automonitoraggio Trascrizione dei pensieri Doc/pensieri competitivi D) Riduzione frequenza, intensità e durata delle ossessioni Tecnica dei "quattro gradini" di Schwartz Esposizione ai pensieri intrusivi (ascolto traccia audio) E) Creazione di una scala soggettiva di disagio per le situazioni evitate F) Esposizione in vivo alle situazioni ed ai pensieri G) Ristrutturazione cognitiva H) Rafforzamento delle abilità apprese e prevenzone delle ricadute Analisi degli episodi di vita quotidiani Analisi e riepilogo delle strategie apprese nel corso della terapia I) Prevenzione delle ricadute 3.1 Fase psicoeducazionale I primi incontri della terapia sono stati dedicati ad offrire informazioni al paziente mediante un intervento di psicoeducazione sulla natura e sul funzionamento dell'ansia, al fine di incoraggiarlo e motivarlo a fronteggiare l’emozione nel corso del trattamento. Ricordando a Fabio la natura collaborativa su cui si basava il trattamento e l'importanza di porci entrambi in un’ottica possibilistica (Wells, 1999), comincio la fase psicoeducazionale fornendo una Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio spiegazione psicologica del suo disturbo. Per prima cosa gli ho illustrato come funzionano i meccanismi dell’ansia, in modo tale che lui potesse capire perché provava una serie determinata di sintomi fisiologici e perché il suo cervello si mettesse in allerta. In questo modo Fabio si è reso conto che l’ansia può rivelarsi utile per le persone ma solo se si mantiene entro certi livelli, e che alcuni suoi comportamenti, che apparentemente lo facevano sentire meglio, si rivelavano poi svantaggiosi perché mantenevano di fatto il suo problema. Ho spiegato al paziente le caratteristiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo, la differenza tra ossessioni e compulsioni e il ruolo di quest’ultime nel mantenimento del DOC. Le prime sono definite come pensieri, idee, impulsi o immagini ricorrenti, vissuti come intrusivi ed inappropriati che causano ansia o disagio marcati. Chi ha le ossessioni si rende conto come esse non siano sotto il proprio controllo, anche se è consapevole che provengono dalla propria mente. Proprio per questo motivo, la persona cerca in tutti i modi di ignorarle, sopprimerle o placarle ricorrendo spesso ad altri pensieri e/o azioni. Qui entrano in gioco le compulsioni, ossia comportamenti ripetitivi (nel caso specifico di Fabio controllare ripetutamente) o azioni mentali (contare, ripercorrere mentalmente le azioni, etc.) il cui obiettivo è quello di prevenire o ridurre l’ ansia o il disagio derivato dalle ossessioni. Secondo il modello di Rachman (1972), ho spiegato a Fabio come tutti siamo occasionalmente assaliti da pensieri intrusivi, irrazionali e insensati, ma che generalmente non diamo eccessiva importanza ad esse, le riconosciamo come insensate, e anche se suscitano un pò di disagio, le accettiamo e attendiamo che se ne vadano spontaneamente. Chi soffre di disturbo ossessivocompulsivo, invece, prende molto sul serio i pensieri negativi che arrivano alla sua mente, è subito assalito dall'ansia e, se riesce a fare qualcosa per tranquillizzarsi, in termini di comportamento esplicito o di atto mentale, fa involontariamente si che questo pensieri si ripresentano in simili situazioni, erogando un involontario rinforzo operante. Rende, inoltre, progressivamente sempre più necessaria l'emissione del rituale, per “esorcizzare” il rischio che il contenuto del pensiero si avveri. La compulsione non evita che possa accadere qualcosa di terribile, ma riduce rapidamente l'ansia che il pensiero ha prodotto. Produce sollievo e ripristina un senso di relativa sicurezza, anche se per poco, innescando un circolo vizioso che rende le persone sempre più dipendenti dal comportamento compulsivo e sempre più assillate dal pensiero ossessivo. (Dèttore, 2003; Melli, 2003). Anche le strategie di evitamento sono state inquadrate, secondo il modello, come degli espedienti controproducenti, in quanto, pur producendo momentaneo sollievo ed aiutando a controllare l'ansia, rendono il soggetto sempre meno capace di gestire le proprie preoccupazioni in altro modo e sempre più tendente a spaventarsi alla loro comparsa. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Fabio ha compreso che chi soffre di DOC non è anormale. E’ nella natura del DOC provocare pensieri inappropriati e che si attacchi a qualsiasi cosa che risulti completamente inaccettabile o fare o pensare sulla base delle proprie credenze e dei propri valori. In questa fase ho fornito a Fabio del materiale da leggere a casa che l’ha aiutato in modo decisivo a comprendere meglio quanto la sua vita fosse limitata dall’ansia e dalle preoccupazioni presenti quotidianamente e quali erano le possibilità per uscire da questo circolo vizioso. Per rispondere alla domanda di Fabio “ma perché non riesco a non avere questi pensieri che mi assillano tutto il giorno e con tanta forza?” gli ho spiegato l' effetto della "soppressione del pensiero" che è stata introdotta dallo psicologo Daniel Wegner (illustrato nel suo libro "Orsi bianchi e altri pensieri automatici"). Alcuni studenti di un college vennero invitati da Wegner a sforzarsi di non pensare a degli orsi bianchi durante un' esperimento. Non c'è bisogno di aggiungere che la maggior parte degli studenti ha avuto difficoltà nell'evitare di pensare a degli orsi bianchi, malgrado o meglio, proprio a causa dei loro sforzi. Quello che è più interessante notare è che c'è stato un effetto "di rimbalzo". Più si sforzavano di non pensare agli orsi bianchi più questo pensiero assaliva la loro mente molto più che se fosse stato chiesto loro di pensarci. La tendenza a sopprimere i pensieri intrusivi deriva semplicemente dal fatto che chi ne soffre li interpreta come un presagio della loro stessa natura. Ritengono che in loro, in profondità, ci sia davvero qualcosa che non va. Per i pazienti che giungono a tali conclusioni, la soppressione del pensiero appare davvero l'unica, logica, soluzione, perchè, nella loro mente, ritengono di dover bloccare tutti i tentativi di questa loro seconda diabolica natura che sta cercando di uscire fuori allo scoperto, di imporsi alla parte cosciente. Questa spiegazione ha aiutato Fabio a capire come questi pensieri non significano assolutamente nulla e che tentare di sopprimerli non fa altro che rafforzarli. Per far provare a Fabio cosa realmente significasse quello che stavamo dicendo gli ho fatto fare “l’esperimento della soppressione del pensiero”. Inizialmente gli ho chiesto di pensare ad un elefante rosa in maniera continuativa per circa 1 minuto e di alzare un dito tutte le volte in cui l'immagine dell’elefante non si presentava alla sua mente. Come previsto, Fabio aveva difficoltà a concentrarsi sull'immagine dell’elefante per 1 minuto intero, ecco per cui si ritrova ad alzare il dito più e più volte. Invertiamo dunque l'esperimento: ora non avrebbe dovuto pensare all'immagine dell’elefante rosa per 1 minuto intero. Come risultato, Fabio si trova a pensare all'animale quasi per l'intero minuto, ecco perché continuava ad alzare ancora una volta il dito più e più volte. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Quindi, più si sforzava di sopprimere l'immagine dell’elefante rosa, più questa stessa immagine si ripresentava in continuazione. Sorridendo, Fabio ha compreso come sopprimere il pensiero fosse impossibile, fuori dal suo controllo e dalla sua volontà e come questo ne provocasse l’aumento. Per spiegare a Fabio cosa accade nel cervello di chi soffre di DOC, gli ho illustrato il modello di Schwartz J. M. (1996). Secondo l’autore il disturbo ossessivo compulsivo è legato ad un lavoro eccessivo della corteccia orbitofrontale e del corpo striato che si surriscaldano. La corteccia orbito-frontale, ripiegata sotto la parte anteriore del cervello, sembrerebbe destinata al controllo di ciò che è fuori posto. Una sorta di rilevatore neurologico di errori, l’equivalente cerebrale di un correttore ortografico. Quando è iperattiva, come nei pazienti affetti da disturbi ossessivo-compulsivi, inonda il resto del cervello con i suoi messaggi e genera l’allarmante sensazione che qualcosa sia pericolosamente in disordine. Il corpo striato è annidato nella profondità del cervello, poco più avanti rispetto alle orecchie. Riceve gli input da altre regioni, come la corteccia orbitofrontale e l’amigdala, legate agli stati emotivi dell’ansia e della paura. Nell’insieme, il circuito cerebrale, che include la corteccia orbitofrontale e lo striato, è stato soprannominato il “circuito della preoccupazione” o il circuito del DOC. Per avere una visione più chiara gli ho mostrato delle immagini del cervello, ottenute mediante una tecnica che si chiama Risonanza Magnetica Nucleare. Tramite di essa è possibile osservare le aree cerebrali coinvolte nelle attività che stiamo svolgendo, le quali sembrano, per così dire, “accese”. Fabio ha potuto constatare che l’immagine del cervello al computer di coloro che soffrono di DOC evidenziavano come le aree della corteccia orbitofrontale e del corpostriato, risultino surriscaldate. Al paziente è stata fornita la scheda con una descrizione dei "quattro gradini" di Schwarz su cui avremmo poi lavorato nel corso del trattamento che riporto qui di seguito: Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio RIDEFINIRE: "non sono io, è il mio DOC" Riconoscere che i pensieri assillanti ed intrusivi sono il risultato del Disturbo Ossessivo Compulsivo. RIATTRIBUIRE: “non sono io ad esser sbagliato, è il mio cervello che funziona male” E' il rispondere alla domanda: perchè non vanno via? La persistenza di questi pensieri è dovuta ad uno squilibrio biochimico cerebrale. RIMETTERE A FUOCO: “è importante ciò che fai, non ciò che pensi” Aggirare i pensieri indotti dal DOC focalizzando l’ attenzione su qualcos’altro per alcuni minuti. Non cedere alla compulsione, ma adottare un comportamento diverso e piacevole. RICONSIDERARE: “i pensieri sono solo pensieri” Non prendere il pensiero ossessivo per ciò che sembra essere. In sé esso non ha nessun significato e devono essere trattati come elementi da svalutare e non considerare. 3.2 Tecniche di gestione dell'ansia Esercizi di rilassamento muscolare progressivo e di respirazione Il Disturbo Ossessivo Compulsivo determina in Fabio reazioni emozionali intense caratterizzate soprattutto da una sensazione diffusa di tensione muscolare che gli causano nervosismo. Per questo motivo ho scelto di insegnargli una tecnica per saper gestire l’ansia anche sul piano fisico cioè il Rilassamento Progressivo Muscolare che il suo ideatore Jacobson ha elaborato nel 1930-1934 (Jacobson 1928) e la Respirazione Diaframmatica. Ritengo importante far capire alla persona le basi scientifiche e razionali di ogni tecnica utilizzata e che ci si accinge ad imparare in modo che la persona sia motivata al suo utilizzo. In questo caso spiego perciò a Fabio che visto che l’ansia crea tensioni muscolari, ad esempio nelle spalle, nel collo o agli arti, lo scopo del training sarà imparare a riconoscere e attenuare le tensioni muscolari percepite nei diversi distretti corporei. Con Fabio scegliamo di cominciare ad esercitarci in un primo momento effettuando gli esercizi nella posizione più comoda, cioè quella coricata in studio o a casa in un ambiente rilassante, per poi mettersi alla prova anche in posizioni e contesti più difficili quali in piedi e in ambieti meno ritirati. Assegno a Fabio il compito di esercitarsi quotidianamente a casa sugli esercizi provati assieme (homework). Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Dato che prima di iniziare gli esercizi di rilassamento muscolare si effettuano alcune ampie respirazioni, colgo l'occasione per spiegare a Fabio il ruolo chiave della respirazione nella gestione dell'ansia e nel favorire la sensazione di rilassamento. 3.3 Acquisizione della consapevolezza del DOC Diario di automonitoraggio dei pensieri ossessivi Per far acquisire una migliore consapevolezza del disturbo e die pensieri che lo compongono, ho chiesto a Fabio di trascrivere quotidianamente, su un diario di automonitoraggio, ciò che il DOC gli faceva venire in mente secondo la seguente istruzione: scrivere i pensieri ossessivi nella colonna “pensieri”, poi registrare il grado di disagio quantificandolo da 0 a 100. A questo punto, cercare di ricordare cosa stava facendo e dove si trovava prima dell'insorgere del pensiero, trascrivendolo nella colonna “antecedenti”. Infine, trascrivere nella colonna “conseguenze” cosa ha pensato o fatto dopo l’ insorgere del pensiero. Di seguito riporto uno stralcio del diario di Fabio: DATA 04/05 04/05 PENSIERI O IMMAGINI INTRUSIVI/ DISTURBANTI Devo controllare che non mi sia caduto nulla nelle fessure dell’ascensore Controlla di avere tutto quello che avevi prima in tasca e quando siamo a casa controlla in tutto l’androne che non ti sia caduto nulla ANSIA ANTECEDENTI (0-100 in (pensieri o comportamenti che hanno proceduto Unità l’insorgenza del pensiero) soggettiva di disagio) 90 Rientravo da scuola dove avevo discusso con un insegnante 100 Tornado a casa sono dovuto passare vicino a dei giardinetti dove mi ha salutato un amico che fuma CONSEGUENZE (cosa ha pensato o fatto dopo l'insorgere del pensiero) Non essendoci mia mamma ho dovuto controllare più volte nelle fessure dell’ascensore Ho dovuto controllare tutto l’androne, sotto le cassette delle lettere e l’ascensore più volte Per aiutare Fabio nell’identificare e distinguere i suoi pensieri ossessivi dal resto die pensieri, ho introdotto il concetto di “spettatore imparziale”. Ogni essere umano ha la capacità di diventare “spettatore imparziale” dei propri pensieri, sentimenti e comportamenti. Per riuscire a farlo è necessario molto esercizio: Nel prestare attenzione al dialogo interno coi propri pensieri; Nel permettere ai pensieri intrusivi di esserci, ma senza far si che prendano il controllo; Nel prendere parte attiva e sostituendo il proprio dialogo interno negativo con affermazioni funzionali. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Per imparare a ridefinire, è essenziale che intervenga la percezione cosciente. Questa differisce dalla semplice consapevolezza superficiale in quanto esige che venga riconosciuta a livello conscio quella sgradevole sensazione, se ne prenda nota mentalmente e venga ridefinita come un sintomo del DOC, causato da un falso messaggio inviato dal cervello. Ho aiutato Fabio a riconoscere tale sensazione e a parlarsi in questo modo: “non credo che possano venire ad arrestarmi così, invece ho l’ossessione che sia cosi” o “non avverto il bisogno di contollare più e più volte l’androne o l‘ascensore; invece sto provando un impulso coatto a farlo”. Gli ho ricordato che questo non farà svanire lo stimolo, ma preparerà il terreno al riuscire a resistente ai pensieri e agli impulsi ossessivi-compulsivi. Quindi ho cercato di far passare alcuni messaggi fondamentali: L’importanza di accrescere la percezione cosciente che questi pensieri e impulsi incoercibili sono sintomi di un disturbo patologico L’impegno e lo sforzo per capire a fondo che quella sensazione così assillante è in realtà una ossessione o una spinta compulsiva. Per rafforzare la capacità di Fabio a ridefinire i pensieri abbiamo individuato le modalità attraverso le quali il suo DOC regola il suo dialogo interno: L’ IMPOSIZIONE→”Se non lo fai ti succede che…” Il DUBBIO→”Come fai ad essere sicuro?” Il COMPROMESSO→”Ti verrà l’ansia, seguimi una sola volta, starai meglio!” LA COLPA→”Se non vuoi farlo per te, fallo almeno per gli altri…” 3.4 3.4.1 Riduzione della frequenza, intensità e durata delle ossessioni Tecnica dei "quattro gradini" Alla luce delle conoscenze apprese dalla lettura del libro “Il cervello Bloccato” di Schwartz da me assegnatogli, propongo a Fabio di lavorare sulla tecnica dei 4 gradini come premessa e strumento utile per i successivi esercizi di esposizione e prevenzione della risposta, con lo scopo di favorire la presa di consapevolezza e distacco dal disturbo. Innanzitutto ho spiegato a Fabio il significato dell'impiego di tale tecnica dicendogli che ci avrebbe aiutato a riconoscere il DOC proprio nel momento in cui agisce per poi riuscire a prenderne le distanze. Illustro poi in cosa consistono nello specifico i 4 gradini. Tale tecnica è stata studiata e messa a punto alla facoltà di medicina dell’università di Los Angeles ed è capace di produrre modificazioni a livello chimico del cervello e dare buoni risultati nella Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio risoluzione dei sintomi del DOC con un conseguente incremento dell’autocontrollo, dell’autostima, ed un rafforzamento della volontà. Spiego a Fabio che l’obiettivo da perseguire è quello di cambiare il nostro modo di comportarci in seguito ai pensieri ossessivi: i comportamenti compulsivi non fanno altro che rinforzare le ossessioni invece di liberarci dalle penose sensazioni di angoscia legate ad esse. Adottare un nuovo comportamento, crea il terreno necessario per incominciare a resistere e a non comportarci come ci viene suggerito dai pensieri ossessivi. E’ vero che fare cio’ richiede un impegno molto forte, ma del resto lo stesso Fabio si rende conto che anche la ripetizione di un comportamento compulsivo lo sfinisce. La messa in atto di un comportamento costruttivo produce una differenza nel modo di funzionare del cervello che costituisce un elemento fondamentale per vincere questa dura battaglia. Il primo gradino consiste nel “Ridefinire” i pensieri e i comportamenti che ci angosciano, riconoscendoli per quello che sono, ossessioni e compulsioni, e soprattutto rendendoci conto che il bisogno di continue verifiche per cercare di eliminare l’ansia sottostante non deriva da un’esigenza reale. La domanda è “Cosa sono questi pensieri? Cosa mi sta succedendo?, come gestirli?” E’ importante conoscere che quella spiacevole sensazione è un sintomo del DOC, derivante da un falso messaggio. E’ stato importante chiarire a Fabio che questa fase di riconoscimento non è qualcosa di semplice nè qualcosa di superficiale. Mentre la semplice percezione dei fatti della vita quotidiana è qualcosa di automatico e, solitamente, abbastanza superficiale, la percezione cosciente è più profonda e precisa e viene acquisita soltanto grazie a uno sforzo focalizzato. Richiede il riconoscimento consapevole e la registrazione mentale del sintomo ossessivo o compulsivo. Per facilitare l’acquisizione di questa abilità ho utilizzato diversi strumenti. In questa prima parte del lavoro Fabio ha cominciato a chiamare i suoi pensieri e le sue azioni con il loro vero nome: ossessioni e compulsioni. Ha cominciato a capire che, per quanto potevano sembrare reali, ciò che dicono le ossessioni non ha nulla a che fare con la realtà. Rietichettando con decisione, Fabio ha cominciato a capire che quella sensazione è soltanto un falso allarme. Nella fase di ridefinizione sono importanti due aspetti, che potremmo definire “le due A”: anticipare ed accettare. Anticipare significa “essere preparati”, sapere che il pensiero sta per arrivare, in modo da non farsi cogliere di sorpresa. Ho poi spiegato a Fabio che anticipando il suo particolare pensiero ossessivo, potrà riconoscerlo non appena si presenta e ridefinirlo immediatamente. Gli sottolineo che non potrà far sparire il Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio pensiero, ma non è neppure necessario che focalizzi su di esso tutta la sua attenzione. Potrà imparare a passare ad un altro comportamento. Non c’è bisogno di fissarsi sul pensiero. Andare oltre, accettare e entrare in azione. Il secondo gradino sta nel “Riattribuire” l’angoscia derivante dal DOC ad uno squilibrio biochimico del cervello. La domanda è “ Come mai questi pensieri intrusivi, questi comportamenti e queste sensazioni spiacevoli non vanno via?” Fabio è riuscito subito a capire quale fosse la risposta più appropriata e soprattutto funzionale “Se mi chiedo a cosa deve il fatto che questi pensieri continuano ad assillarmi posso rispondermi che è il cervello a non filtrare in modo appropriato i miei pensieri e che continuo a reagire in modo sbagliato, cioè mettendo in atto continuamente i comportamenti compulsivi che l’ossessione mi suggerisce. Quindi dovrei dirmi che non sono io ad essere sbagliato ma è il mio cervello”. Il terzo gradino ci dà la possibilità di “Rimettere a fuoco”, cioè di fare qualcosa di diverso che sia utile e piacevole rispetto a quello che ci viene suggerito dal DOC. E’ un po' come aggiustare un disco rotto che ripete sempre la stessa nota musicale perché si è inceppato in quel punto. Impegnarsi nella pratica di ciò è molto importante. E’ impossibile reprimere i pensieri assillanti perché tendono sempre a riemergere; occorre quindi che siamo noi a scansarci mettendo in atto altri comportamenti, rivolgendo la nostra attenzione a qualcosa di funzionale, piacevole, divertente, come ad esempio correre, ascoltare musica, passeggiare, nuotare, parlare con qualcuno, eseguire un’altra attività in modo da smorzare l’intensità dell’impulso ad agire in modo coatto cioè senza la libertà di scelta. Può darsi che ci occorra meno tempo, ma l’importante è non rimanere a rimuginare sui pensieri che assillano. Ricordo a Fabio come questo modo di agire lo conduce a rivolgere la mente di nuovo alla realtà: si tratta di aggirare i pensieri ossessivi per concentrarsi sui comportamenti sani e costruttivi; possiamo farlo in modo graduale, un passo alla volta, senza scoraggiarci o arrenderci. Dopo la mia spiegazione, chiedo a Fabio di farmi un esempio per condividere con me la sua comprensione: “se sento l’impulso a rifare un ‘azione senza avere l’immagine del ragazzo, potrei identificare tale pensiero ed etichettarlo come ossessivo; dirmi che non sono io il responsabile ma il Doc, un disagio che posso combattere e vincere, potrei fare una attività gratificante, in grado di attrarre la mia attenzione”. Fabio quindi sta cominciando a comprendere che il semplice fatto di interessarsi ad altro, di spostare l’attenzione su cose diverse, provoca modificazioni a livello cerebrale che lo portano a superare lo squilibrio biochimico che causa il DOC. Quando non si presta più attenzione all’impulso ad agire esso tende a diminuire d’intensità. Quando si sente l’impulso ad agire in modo coatto, si potrebbe utilizzare la tecnica della dilazione Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio della risposta o come definita da Schwartz la “regola del quarto d’ora”, cioè attendere 15 minuti prima di agire, mentre ripetiamo a noi stessi che non si tratta di pensieri reali ma di falsi messaggi. Verificando che l’intensità dell’impulso può decrescere nel giro di un quarto d’ora si comprende che si può vincere la battaglia contro il DOC. Stralcio del diario che evidenzia l’esito dell’applicazione della tecnica dei quattro gradini Data: 24/06 Antecedente: Mi preparo per uscire con un mio amico a bere qualcosa in un pub Ossessione: “contolla bene che cosa hai intasca prima di uscire in modo da poterlo controllare durante la serata una volta rientrato a casa per vedere se hai perso qualche cosa ” Rimettere a fuoco: “questo è il Doc e se lo ascolto finirà che mi rovinerai anche questa serata in cui posso godermi il mio amico che non vedo da un bel po’ di tempo, per cui mentre mi preparo chiamo una mia amica e mi distraggo” Conseguenza: ho resistito a tutto tranne allo sputare mentre mi lavavo i denti. Sono comunque contento di non aver ceduto alle altre compulsioni, cosi sono arrivato puntuale all’appuntamento. Ero un po' ansioso ma prima di entrare in macchina del mio amico, ho fatto un po' di respirazione e poi mi sono distratto parlando con lui”. Il quarto gradino consente di “Riconsiderare” le ossessioni e le compulsioni come falsi messaggi, privi di significato e non meritevoli di attenzione. La padronanza dei tre gradini precedenti, conduce quindi alla consapevolezza che i pensieri ossessivi e le compulsioni non hanno alcun senso e che sono da ignorare completamente, elementi da svalutare fino al punto in cui iniziano a perdere di intensità nel presentarsi alla mente: quanto più percepiamo quello che sono in realtà i sintomi del DOC, tanto più riusciamo ad accantonarli. La paura e l’angoscia lasciano il posto ad una nuova consapevolezza, quella di essere capaci di ignorarli e di considerarli come un semplice fastidio che si va attenuando sempre di più. Un suggerimento potrebbe essere quello di suddividere l’intervallo di tempo di 15 minuti, che mettiamo tra l’impulso e l’azione, in altri più piccoli in modo da distribuire lo sforzo in piccole parti più facili da gestire. 3.4.2 Saturazione ai pensieri intrusivi (esposizione con traccia audio) In associazione al metodo dei 4 gradini abbiamo utilizzato una serie di tecniche comportamentali al fine di incrementare la sua capacità di gestione del disturbo. Per aumentare la consapevolezza dei pensieri ossessivi, imparare a ridefinirli e ridurre l' emozione Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio derivante da pensiero abbiamo effettuato la saturazione, utilizzando il registratore. Questa semplice ed efficace tecnica è stata ideata in Inghilterra da due medici, Paul Salkovskis e Isaac Marcks. Il concetto consiste nell’esporre il paziente, per periodi prolungati ai pensieri o alle immagini ansiogene. La caratteristica di tale procedura è la monotona reiterazione mentale e non tanto l’induzione di elevati livelli di ansia, come nel caso del flooding, delle teoria implosiva o del blow up. Le tecniche di saturazione sono adeguate solo alla riduzione delle ossessioni e non delle compulsioni mentali. Ho suggerito a Fabio di metter per iscritto, sotto forma di breve racconto, le ossessioni, prima di registrarle, creando una specie di sceneggiatura, in cui le conseguenze temute venissero messe ben in risalto. L'obiettivo è far sembrare l'ossessione quanto più stupida e ridicola. Successivamente avrebbe dovuto ascoltare la registrazione più volte nell’arco della giornata, arrivando al punto di non farcela più ad ascoltare, non perchè il messaggio sia troppo ansiogeno, come può accadere inizialmente, ma perchè è troppo noioso, con l’obiettivo di desensibilizzare il suo cervello dai messaggi inviati dal DOC e per ridurre le risposte emozionali. Consiglio a Fabio di utilizzare nella fase iniziale, il rilassamento dopo l’ascolto. Di seguito riporto uno stralcio di registrazione su Mp3 del dialogo del DOC: DISCORSO DEL DOC "Ecco Fabio, stiamo per partire per le vacanze con gli amici, sei sicuro di voler andare? E se vai e combini qualche cavolata? E se nemmeno te ne ricordi e il giorno dopo ti vengono a cercare e ti arrestano? Sicuramente berrai qualche coctail, e se ti ubriachi e commettera qualche cosa di grave che nemmeno riuscirai a ricordare? Se ti scopriranno poi ti arresterranno e salteranno fuori anche tutte le cose che hai commesso in passato o che potresti aver commesso ma che non ricordi. Pensa se salta fuori la faccenda del capodanno a casa di Michele, lui l’avviso di garanzia l’ha già ricevuto ed è indagato. Michele poiè solo una delle persone pericolose che hai frequentato. Basta solo che qualcuno con cui andavi in giro prima si metta nei guai che tu ne verrai sicuramente coinvolto. E allora ti arresterranno, tiporteranno in carcere, la tua reputazione sarà rovinata per sempre, la tua famiglia si vergognerà di te, non vedrai più tua mamma che morirà di dolore dopo tutti i sacrifici che ha fatto per te.; tu impazzirai e dovrai passare le tue giornate chiuso in una cella. Dopo tutto hai ià lasciato prove inconfutabili in giro: Michele, accusato di omicidio, aveva i tuoi coltellini che potrebbe aver usato per commettere qualche crimine. Sei proprio sicuro quindi di voler partire ed andare invacanza con i tuoi amici? Fabio dopo una iniziale difficoltà ad eseguire il compito a casa ha accettato di buon grado di esercitarsi con me in seduta, per poi riuscire a farlo da solo, annotando dopo ogni ascolto le proprie impressioni ed il livello d’ansia, come si può osservare da questo esempio di tabella. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo DATA 3.4.3 Il caso di Fabio DISAGIO DURANTE L' ASCOLTO DISAGIO DOPO IL RILASSAMENTO 04/07 h. 11.00 80 40 04/07 h. 22.30 60 20 05/08 h. 10.30 50 20 05/08 h. 19.00 40 20 Tecnica dell‘arresto del pensiero Questa tecnica, sviluppata da Wolpe (1969), è stata utilizzata al fine di bloccare la tendenza di Fabio a fare compulsioni mentali, come per esempio sostituire l’immagine del ragazzo con immagini positive che hanno come obiettivo quello di diminuire l’ansia. Abbiamo individuato quelle che erano le compulsioni mentali più frequenti riportate qui di seguito: ripercorrere la strada fatta col pensiro visualizzare sua mamma che controlla A questo punto ho spiegato a Fabio quale fosse la procedura per questa tecnica e poi l’ abbiamo applicata in seduta. Alla presenza del pensiero compulsivo Fabio doveva segnalarmelo ed io dovevo urlare STOP, successivamente doveva essere lui ad urlare STOP, poi farlo a voce bassa ed infine pensare di dire STOP. Dopo aver bloccato i pensieri in corso con la tecnica sopra descritta, abbiamo deciso di sostituire i pensieri compulsivi con altri neutri, di solito privi di senso. Il cui scopo è quello di tenere la mente occupata. Con Fabio ci siamo allenati ad utilizzare calcoli a mente o la visualizzazione di un pallino che si muove velocemente a destra e sinistra o sopra o sotto. Ho raccomandato di esercitarsi anche a casa, notando se avvertiva una riduzione delle risposte emozionali. 3.5 3.5.1 Esposizione Creazione di una scala soggettiva di disagio Spiego a Fabio in cosa consiste la tecnica dell’esposizione e il suo scopo, dicendogli che ci saremmo esposti alle situazioni da lui temute in quanto scatenano le ossessioni e richiedono la messa in atto del comportamento compulsivo. Il principio generale su cui si basa la tecnica dell’esposizione graduale in vivo è quello dell’abituazione delle risposta ansiosa, allorchè il paziente sia ripetutamente esposto per lungo tempo allo stimolo che ha scatenato l’ansia. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio In pratica il compito di Fabio era quello di esporsi allo stimolo ansiogeno e tollerare l’ansia senza mettere in atto evitamenti, fughe o rituali compulsivi fino a che l’ansia fosse diminuita spontaneamente. Di fatto, spiego che l’obiettivo da raggiungere, non è tanto quello di dimostrare l’inutilità dei rituali e degli evitamenti, quanto di esporsi agli stimoli ansiogeni ed imparare ad esercitare un controllo, tollerando l’ansia (anche attraverso l’addestramento ad uno stato fisiologico antagonista). Lo scopo è alterare il legame tra lo stimolo attivante (situazioni che generano ansia) ed il comportamento disadattivo (compulsioni), oltre a restituirgli identità attraverso la percezione di una maggiore controllabilità degli eventi. Spiego che durante le esposizioni metteremo in atto una ulteriore tecnica elaborata da Meyer (1966), chiamata “prevenzione della risposta”. Tale tecnica consisterà nell’astenersi deliberatamente dal fare quello che normalmente serve per alleviare il disagio causato dall’ossessione, ovvero qualunque forma di rituale. Lo tranquillizzo specificando che inizialmente se la prevenzione della risposta dovesse essere in alcuni momenti difficile, avremmo potuto rendere i passaggi più graduali utilizzando la tecnica che aveva gia imparato ad usare, la dilazione della risposta. Visto che le esposizioni dovranno essere graduali gli dico che partiremo con il definire una gerarchia di situazioni ansiogene. A questo scopo insieme individuiamo e scriviamo le cose che normalmente evita oppure che scatenano un rituale; gli chiedo di provare ad immaginare per ciascuna quanto si sentirebbe a disagio dovendole affrontare senza rituali, assegnando un valore numerico da 0 a 100. A questo punto abbiamo trasformato ogni item della scala in un concreto esercizio di esposizione. Ecco la gerarchia di esposizione a cui siamo giunti: SITUAZIONE Perdere qualche cosa mentre accompagno il cane ai giardinetti dove si fuma Rientrare a casa un pò brillo la notte e percorrere androne e ascensore da solo Rientrare a casa la sera e percorre androne e ascensore da solo ANSIA(010 0) 100 90 80 Rientrare a casa di giorno percorrendo androne e ascensore da solo 70 Via xy vicino a scuola da percorrere velocemente perchè sono in ritardo 60 Giardinetti vicino scuola 50 Fermata autobus 5 40 Percorso fermata casa 30 Scendere di casa 10 minuti con solo 5£ in tasca per andare dall’estetista e risalire Rientrare in casa accompagnato da mio papà 20 10 Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Conclusa la parte di pianificazione, siamo passati alla concreta realizzazione delle esposizioni. Tutte le situazioni sono state affrontate prima insieme e solo successivamente date come homeworks, coinvolgendo in alcune anche la madre. Per gli stimoli meno ansiogeni sono state sufficienti poche esposizioni con me, mentre le più difficili sono state ripetute insieme più volte. Abbiamo lavorato in studio, a casa e anche all’esterno in base alle necessità. 3.5.2 Esposizione in vivo Per ogni azione compiuta, chiedo a Fabio di autovalutare il livello di ansia da 0 a 100. In alcuni momenti, nonostante il riconoscimento dei pensieri DOC è tentato a cedere “l’ansia è troppo forte, non so se ce la faccio”. Propongo a Fabio di tornare in casa e fare un pò di cyclette che ha a disposizione fino a quando sente l’ansia abbassarsi. Questo perché l’allenamento aerobico ha effetti ansiolitici ed antidepressivi ed influisce su una serie di neurotrasmettitori cerebrali importanti e prolunga la vita dei neuroni stimolando l’emissione di fattori neurotrofici.(Clinical Psychology, Volume 21, nel Febbraio 2001,”Effects of physical exercise on anxiety, depression, and sensitivity to stress: A unifying theory”, P. Salmon, University of Liverpool, Liverpool, UK). Gli ricordo che in quel momento il nostro compito è quello di “rimettere a fuoco”. L’ansia scende da 90 a 50. Riprendiamo l’esposizione e durante la discesa delle scale, chiedo a Fabio di sottrarre da 300 sempre 7 fino ad arrivare a zero e di farlo il più velocemente possibile. Fabio si mette a ridere anche se la sua ansia è troppo alta “ il mio Doc non apprezza questo modo distratto di scendere… non so se riesco, sto facendo tante cose strane!... però per sapere se riesco devo prima provare, lo so, in fondo oggi sto già facendo un sacco di cose che non mi sarei aspettato…certo il DOC mi sta martellando la testa, ma io posso distrarmi, in questo momento non sto facendo cose strane, sto facendo cose che a me appaiono strane perché il DOC ha cambiato le mie abitudini di vita e le cose che sto facendo adesso mi consentono di riprendere a vivere la mia vita, di recuperare la possibilità di scegliere”. Ricordo a Fabio l’importanza di questo dialogo interno positivo e che l’ansia che sta provando in quel momento è solo ansia e il DOC nasce da un pensiero che è un “falso messaggio”. Al termine dell’esposizione Fabio è stanco ma soddisfatto “è una dura lotta, ma ho fatto talmente tante cose che neanche mi sarei mai sognato di fare che non capisco più nulla! Ogni nuova esposizione annulla l’effetto della precedente. Non so neanche più per cosa sto provando ansia. In effetti adesso mi sento abbastanza tranquillo”. Aiuto Fabio a focalizzare l’attenzione sulla “lotta” che sta conducendo contro i pensieri DOC. Gli spiego che possiamo utilizzare anche questa metafora, ma dobbiamo renderci conto che non si tratta Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio di un faccia a faccia sul ring tra lui e il suo DOC, bensì di una battaglia molto più raffinata che passa attraverso l’accettazione di tali pensieri. La regola delle due “A” dovrà guidarlo per tutto il corso delle esposizioni e probabilmente per la sua vita. Anche quando i sintomi saranno attenuati, i pensieri disturbanti che come abbiamo già detto attraversano la mente di tutti gli esseri umani saranno sempre il suo punto debole. Tenderà a prestarci più attenzione di un’altra persona che non soffre di DOC. “Anticipare” e “Accettare” saranno le due “armi della battaglia”. Come dire, è importante essere consapevoli che alcune situazioni generano ansia, determinati pensieri, risposte emozionali e che conducono a comportamenti compulsivi. Questi pensieri si anticipano e tuttavia si accettano, non tentando di scacciarli dalla mente, ma etichettandoli per quello che sono “ossessioni” e rimettendo a fuoco il comportamento. Per fare tutto ciò deve aumentare la tolleranza della consapevolezza del rischio. Ricordo a Fabio che pretendere di annullare ogni rischio lo renderà più vulnerabile al meccanismo del DOC. Fabio gratificato dal successo ottenuto riferisce “ so come devo competere”. Chiedo a Fabio di registrare i suoi successi sul diario per tre motivi. Anzitutto, nella furia della battaglia contro il DOC non è sempre facile ricordare quale comportamento di rifocalizzazione si sia rivelato in precedenza più efficace; in secondo luogo, un resoconto scritto lo aiuterà ad imprimersi nella mente più saldamente i comportamenti utili e terzo, il veder aumentare l’elenco dei successi servirà a rafforzare la fiducia in se stesso. Qui di seguito uno stralcio di diario di Fabio: DATA: 15.08 HO VINTO! Questa domenica è da ricordare. Ho deciso che dal momento in cui fossi entrato in bagno avrei lasciato il DOC fuori da quella e ci sono riuscito. La faccia di mia madre era da fotografare...”allibita”, non poteva crederci! Ho impiegato metà del tempo che di solito ci mettevo e per ironizzare lei mi ha detto “ecco non ho più una figlia femmina in bagno”. Non nascondo che in alcuni momenti sentivo il DOC gridare fuori dalla porta, la sua voce si sentiva bene e l'ansia mi saliva, ma ho trovato una geniale, anche se poco piacevole, soluzione per non farmi fregare da lui e tornare sulla realtà. Ogni volta che mi saliva l'ansia...un bel getto di acqua fredda! Pazzo forse...ma contento! DATA: 17.08 CE L'HO FATTA. Oggi pomeriggio ancora una sfida vinta. Ho acceso il computer per iscrivermi all'esame. Ormai la lotta non è solo con il DOC ma con il tempo. Ci ho messo 10 minuti. Finalmente anche il mio pc ha tirato un sospiro di sollievo e forse questo mi durerà un po di più. DATA: 20.08 Un' altra data da ricordare. Dopo non so quanto tempo ho mangiato i miei biscotti preferiti. Sapevo che mia madre oggi andava a P. e le ho chiesto di passare dalla panetteria del centro e prendermi i biscotti alle mandorle. E' stata così contenta, perchè sappiamo cosa significa mangiare quei biscotti meravigliosi, che ne ha presi una quintalata. E' stato un momento bellissimo, sia perchè ho potuto rimangiarli senza fare compulsioni e sia perchè mia madre mi ha coccolato e abbiamo fatto insieme la merenda... sono tornato un po' bambino ma sopratutto libero dal mio nemico! Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Per sostenere Fabio nelle esposizione che doveva fare da solo, di comune accordo abbiamo deciso di coinvolgere la madre, sia perché lo era già in una modalità disfunzionale nei rituali di Fabio e sia perchè era suo desiderio aiutare il figlio nel trattamento imparando a conoscere le corrette strategie da adottare. Non appena Fabio ha acquisito un pò di dimestichezza con gli esercizi di esposizione, abbiamo fato partecipare la madre ad alcune sedute prima da osservatrice e poi conducendo lei stessa l’esposizione. Dopo l’esperienza pratica, abbiamo discusso sugli atteggiamenti corretti da tenere consegnandole un promemoria “ Come aiutare un familiare affetto da DOC”. (Melli, 2003) Non fare commenti negativi o critiche, visualizza i comportamenti ossessivi compulsivi del tuo familiare come sintomi di un disturbo e non difetti del carattere Non sgridare il tuo familiare o non arrabbiarti quando fa un rituale compulsivo, ma siate più gentili e pazienti possibile Non prendere parte a suoi rituali e non fornirgli rassicurazioni, non faresti altro che rinforzare il suo problema Richiedi con fermezza al tuo familiare di esporsi agli stimoli ansiogeni concordandoli insieme senza entrarci in contrasto Ricordagli che l’ansia a poco a poco decresce fisiologicamente anche se non fa il rituale Sottolineare e incoraggiare i suoi progressi, premiandolo Condividere con lui alcune attività distraenti Utilizza l’ironia insieme al sostegno; le persone con il Doc sono consapevoli dell’assurdità dei propri pensieri e sanno spesso vedere il lato comico del loro disturbo, fintanto che l’umorismo venga presentato nei limiti del rispetto; l’umorismo può aiutare il familiare a prenderne il distacco Ricorda che i sintomi del Doc possono acuirsi e scemare. In alcuni giorni il familiare può non farcela ad affrontare i suoi pensieri ossessivi. Ogni persona ha bisogno di superare i problemi passo dopo passo, anche se questo richiede un processo lungo Dopo il passaggio intermedio costituito dall’aiuto della madre, Fabio è arrivato a svolgere gli esercizi di esposizione da solo. Oltre a ripetere in autonomia quelli già stabiliti, gli ho consigliato di allenarsi particolarmente sui tipi di compulsioni più frequenti che avevano ormai acquisito un’autonomia funzionale. Capitolo 1 3.6 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio Ristrutturazione cognitiva Come per altri casi, nel corso di questo intervento le tecniche cognitive e comportamentali, qui suddivise per ragioni espositive, non sono state considerate come elementi a sé stanti e separate. Ci siamo concentrati su alcune assunzioni e credenze di Fabio riguardo l'interpretazione delle ossessioni che contribuivano in modo determinante all'automantenimento del problema. Le persone che soffrono di DOC hanno forti convinzioni circa la possibilità che determinate situazioni possano essere pericolose o disagevoli per se stessi o per gli altri. Tali credenze non sono però sostenute da prove e questo le rende ingannevoli. Un gruppo internazionale di ricercatori (Obsessive-Compulsive Cognitions Working Group [OCCWG], 1997, 2003, 2005) ha identificato i domini di credenze disfunzionali connesse alle ossessioni ed ai comportamenti ritualistici. La terapia cognitiva diretta specificatamente alle credenze relative a ciascuno di questi domini ha prodotto risultati promettenti (Wilhelm et al., 2005) ed è in grado di migliorare la compliance e l’apprendimento durante lo svolgimento della tecnica di Esposizione con Prevenzione della Risposta. Per far comprendere a Fabio come alcune sue assunzioni o credenze riguardo l’interpretazione delle sue ossessioni contribuiscono in modo determinante all’automantenimento del problema, gli ho presentato alcune delle tipiche false credenze che caratterizzano le persone con DOC: Iper responsabilità (non agire per evitare un danno e come volerlo provocare) Fusione pensiero – azione (pensare una cosa è come volerla fare) Dubbio persistente Controllo dei pensieri (tutti hanno il dovere e la capacità di farlo) Sovrastima della minaccia, ipervalutazione del rischio Intolleranza all’incertezza Intolleranza dell’ansia Perfezionismo Tendenza a prendere tutto alla lettera, scarso senso del traslato Ambizione a funzionare in termini di algoritmi e non euristiche Pensiero negativo aumenta probabilità che si verifichi Alterazione del ragionamento epistemologico (ogni situazione è pericolosa fino a prova contraria) Pensiero bianco/nero o tutto/nulla Abbiamo poi individuato le distorsioni nelle quali Matteo si riconosceva maggiormente: Sovrastima della minaccia, ipervalutazione del rischio: “Devo proteggere me stesso Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio anche se ci fosse una remota possibilità che qualcosa di brutto possa accadere” Dubbio persistente: “forse non sono stato abbastanza attento, non l’ho fatto bene e qualcosa potrebbe accadere” Pensiero “e Se?”: “e cosa succederebbe se sbagliassi, se non facessi in un certo modo?” Pensiero superstizioso: “facendo i rituali posso evitare che succeda qualcosa di brutto” Fusione pensiero – azione: “se ho quel pensiero allora succederà realmente” Intolleranza all’incertezza: “devo essere certo al 100% di tutto e che andrà tutto bene. Non tollero di rischiare” Intolleranza dell’ansia: “Non sopporto di essere in ansia, neanche per brevi momenti, farei qualsiasi cosa per non stare male” Una volta individuate, abbiamo iniziato insieme in seduta a riformularne alcune. Ecco un esempio: CREDENZA ERRONEA “Non devono venirmi in mente questi brutti pensieri! Non è possibile che un pensiero sia più forte di me e mi venga in mente contro la mia volontà! Devo essere più forte io e non farmelo venire in mente!” RIFORMULAZIONE RAZIONALE “Pensieri negativi, anche stupidi, vengono in mente a tutti e, come ho provato con l’elefante rosa, è umanamente impossibile imporsi di non farsi venire in mente una cosa, posso però decidere cosa fare dopo di questo pensiero” “Se ho questa sensazione di negatività vuol dire che può succedere davvero qualcosa di brutto, posso influenzare negativamente gli eventi quindi è meglio che neutralizzi la negatività con un rituale per essere più sicuro” “Se ci ragiono so bene che il fatto di pensare una cosa non può cambiare certo cosa succede nella realtà, il pensiero è solo un pensiero e non è un’azione o un fatto; poi le preoccupazioni momentanee capitano a tutti e vengono casualmente, non significa che stia realmente per succedere qualcosa di Dopo questo lavoro svolto in seduta, ho chiesto a Fabio di allenarsi a casa, trascrivendo i pensieri e riformulando spiegazioni alternative più realistiche e funzionali. 3.7 Rafforzamento delle abilità apprese e prevenzione delle ricadute Nella fase di prevenzione delle ricadute abbiamo rivisto le strategie apprese, soprattutto in vista di eventuali difficoltà future. Durante il percorso terapeutico Fabio, pur in quadro di graduale miglioramento, si è abituato a sperimentare l’alternanza tra successi e parziali insuccessi come parti normali e necessarie di ogni processo di cambiamento e di lotta contro un disturbo. Ho ribadito con chiarezza che avere degli “scivoloni”, soprattutto nei momenti di stress, è una cosa che può capitare e non costituisce una “ricaduta” nella patologia intesa come ritorno al punto di partenza. Fabio sembra convinto di questo: “Certo vorrà solo dire che il DOC ha vinto una partita, ma non certo la mia battaglia verso la libertà. Tanto tutto quello che ho imparato è mio e posso Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio sempre riprendere in mano le armi che ormai conosco e riattaccarlo. Non sarà mai più difficile come quando ho iniziato”. Data la difficoltà del mantenimento del miglioramento a lungo termine dei disturbi ossessivicompulsivi, la fase della prevenzione delle ricadute ricopre un ruolo fondamentale. A tal fine ho illustrato il modello cognitivo comportamentale di ricaduta tratto dal modello classico di Marlatt e Gordon (1980, 1985) e proposto da Emmelkamp et al. (1992) specificatamente per il DOC. Durante questa fase ho sottolineato a Fabio la necessità di disporre di un efficace programma di mantenimento secondo il modello cognitivo comportamentale della ricaduta (Dèttore, 2003). Ho quindi accompagnato la presentazione di tale modello stilando, con la collaborazione di Fabio, il seguente “zainetto del pronto soccorso”, utile al mantenimento del cambiamento: 4 • Automonitorare in modo costate le aree di potenziale vulnerabilità • riformulare le eventuali perdite di controllo come scivolate e non come ricadute; • non drammatizzare le eventuali perdite di controllo, evitando di considerarsi debole o incapace • procedere nell’applicazione di quanto appreso • contattarmi ai primi eventuali segnali di ricaduta Relazione terapeutica Con Fabio si è instaurata una buona relazione fin da subito, è un ragazzo intelligente e curioso e questo lo ha portato ad interessarsi a ciò che facevamo. E‘ un ragazzo giovane e ha l’insicurezza propria della sua età e questo lo ha fatto vacillare spesso nel percorso. Si è sempre sentito libero di chiedere consigli rispetto a ciò che gli capitava e qunado si sentiva scoraggiato sentiva comunque di potersi rivolgere a me. Su alcuni punti invece risultava più resistente, alcune cose che riguardavano l’organizzazione economica o alcune dinamiche famigliari, in paricolare con la mamma, sono state taciute quasi a voler proteggere un legame speciale. Ia coppia madre-figlio gli conferisce molta forza e all’insaputa del padre e del compagno della madre Fabio e la mamma stanno provando a mettere da parte qualche soldo per „progetti futuri“ di cui però non parlava in modo esplicito. Questo a posto alcune difficoltà nel momento in cui c’è stato il convolgimento della madre come co-terapeuta in quanto su alcune dimìnamiche o nello spiegare alcune tecniche il commento era Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio stato „beh Fabio poi ci aggiustimo a modo nostro“. A parte qualche rallentamento e alcune incomprensioni comunicative questo non ha costituito un grave problema per lo svolgimento della terapia. 5 Esito del trattamento e follow up Ho rivisto Fabio due volte, dopo la conclusione del trattamento, la prima dopo un mese e la seconda dopo tre mesi, riscontrando un buon mantenimento dei risultati. Si sveglia più tardi al mattino in quanto impiega molto meno tempo a rientrare in casa e fare un percorso per strada. A tal proposito, fiero della sua iniziativa Fabio mi racconta di voler raggiungere un record, ossia da quando esce da scuola a casa, ci vuole impiegare 20 minuti (mezzi permettendo) e si sta cronometrando per raggiungerlo. Riporta anche un miglioramento fisico, riportandomi una netta diminuzione delle cefalee e dei dolori addominali, grazie ai quotidiani esercizi di rilassamento. Il DOC di Fabio certamente non è sparito ma è decisamente ben gestito: Fabio lo riconosce quasi sempre quando si presenta e sa impiegare strategie adeguate per fronteggiarlo. I suoi miglioramenti hanno trovato riscontro anche nei re-test illustrati alla fine del trattamento. Capitolo 1 Disturbo Ossessivo Compulsivo Il caso di Fabio BIBLIOGRAFIA American Psychiatric Association (2000). DSM-IV TR. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Text Revision, Washington D.C. Carr A.T.A (1974). Compulsive neurosis: a review of the literature. Psychological Bulletin, 81, 311-318. Dettore, D. (2003). Il disturbo ossessivo-compulsivo: caratteristiche cliniche e tecniche di intervento, Mc Graw Hill. Emmelkamp, P.M.G e Aerdema A. (1999). Metacognition, Specific Obsessive- Compulsive Beliefs and Obsessive- Compulsive Behaviour. Clinical Psychology and Psychotherapy, 6, 139- 145. Emmelkamp and Jan Henk Kamphuis (14 Jun 2007). Personality Disorder, Clinical psycology: A modular course. 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