Riflessioni sulle Letture della Domenica Dopo L`epifania

Riflessioni(LXX) sulle Letture della Domenica Dopo L'epifania - Battesimo Del Signore
13 gennaio 2013
Agli Amici di San Giovanni e a tutti gli Amici in Gesù Nostro Signore e Salvatore
A te che leggi, ti benedica il Signore e ti custodisca nella pace e nella perenne visione del Suo Volto
Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaia - Is 40,1-5.9-11 - Si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini la vedranno.
«Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio. - Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta la sua colpa è scontata, perché ha
ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il
terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la
gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha
parlato».
Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu
che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di
Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita
il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri»..
C
ome Gerusalemme anche noi riceveremo, e la rice-
viamo in continuazione, la Grazia dal Signore: un Bene Immenso Incommensurabile coi nostri metri umani.
Egli darà, a tutti quelli che avranno ottenuto il perdono dai
peccati, benefici per il doppio dei suoi peccati stessi.
Capite? Una mente o se preferite una giustizia umana
avrebbe inventato e applicato un meccanismo complesso:
inversamente proporzionale. Il premio sarà inversamente proporzionale: più peccati minor premio; meno peccati maggior premio
ma a patto che …, solo nel caso in cui …, limitato a
chi …, qualora egli abbia…, in rapporto agli anni …,
in dipendenza di circostanze …
Questa è la nostra logica, complicata, contorta, surrettizia.
Non è quella divina, dello Spirito di Intelligenza e di Sapienza1. Dio non fa calcoli matematici o ragionieristici; Egli non
tende tranelli; non ci chiama su vie contorte e paurose.
Iddio è Misericordia e Magnificenza, Bellezza e Amore infiniti.
Ma l’invio del Consacrato del Padre non è forse il Dono
più straordinario che si potesse pensare e desiderare?
Solo una Mente Divina, una Bontà Incontenibile poteva
giungere a tanto …
Pensiamo: allo stesso risultato di Grazia Egli poteva arrivare con un atto di volontà assoluto, cioè indipendente da
qualsiasi altro «condizionamento», se fosse lecito usare tale
termine per l’operato di Dio. No Egli ci ha voluto «colpire» nel
cuore con un Atto Straordinario: ci ha voluti addirittura figli,
degni di ricevere la Sua Eredità; ha voluto circondarci di ogni
cura e attenzione -perché così siamo considerati- anche
quando ci sentiamo sballottati e sommersi da paurose onde di
un mare in burrasca. È allora che dobbiamo sapere di poter
1
I sette doni dello Spirito Santo: 1-Spirito di SAPIENZA (Is); 2Spirito di INTELLIGENZA (Is); 3-Spirito di CONSIGLIO (Is); 4-Spirito di
FORTEZZA (Is); 5-Spirito di CONOSCENZA(Is); 6-Spirito di PIETÀ (--); 7Spirito di TIMORE DEL SIGNORE (Is).
contare su Qualcuno che ci tira fuori da quella tempesta, a
volte anche concretamente, altre in senso spirituale.
Mi viene da fare un parallelo -vagamente calzantecomprensibile pienamente da chi ha subito una anestesia per
un qualche motivo clinico: negli ultimi istanti di coscienza ci si
raccomanda al Signore e non si pensa e non si dà peso ai dolori o alle conseguenze dell’intervento, conta solo salvarsi e
così ci si affida ciecamente ai clinici.
Simili sono i travagli della vita terrena: fanno soffrire sia
nel corpo che nello spirito, ma se ci si affida alle Mani del Signore, essi assumono un peso relativo, transitorio e soprattutto si ha la certezza che tutto si risolverà nel proprio Bene.
Soffrire in questa vita è duro, certamente, e anche pericoloso perché la scontentezza può portare alla rivolta contro
Dio; ma, per quanto lungo, è un passaggio temporaneo e può
essere reso più sopportabile se si ha la consapevolezza della
sua provvisorietà e, di contro, dell’eternità della Felicità Celeste, della Giustizia, della Conoscenza, della comprensione dei
motivi di quella trascorsa temporanea infelicità terrena.
Accettare le traversie e le avversità, pur cercando di ovviarle, è il modo di renderle sopportabili. Vivere l’esistenza
rammaricandosi e maledicendo per non aver avuto … mille
cose, piccole e grandi, è la strada diretta per il radicamento
dell’insoddisfazione e la dannazione.
“Possim contentus vivere parvo” (che io possa vivere contento del poco) diceva il poeta Tibullo2:
“… non mi deluderà la Speranza, mi offrirà sempre
mucchi di messi e pingue mosto nei tini ricolmi.
Io venero qualunque tronco abbandonato nei campi,
qualunque vecchia pietra nei trivi ha corone di fiori;
e tutti i frutti che cresce per me il nuovo anno
sono offerti in voto al dio dei campi.”
Era un pagano, ma aveva una virtù che sarà tipica dei cristiani, la Speranza e questa va intesa anche come speranza
2
Albio Tibullo (Gabii, 54 a.C. circa – Roma, 19 a.C.), I Elegia.
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in questa vita, legata alle sue esigenze, oltre che Speranza
nella Vita Immortale dello Spirito.
I doni dei campi, ma non solo quelli, sono dono di Dio offerti a noi umani, direi ribaltando il verso del poeta. L’ho detto
altre volte perché ne sono convinto: anche se il Signore non
ci concede quello che Gli chiediamo ci dà qualcos’altro, sempre. Bisogna capire qual è la cosa alternativa donata e talvolta è facile comprenderne anche il perché.
La Speranza che ci fa vivere e che fa sopravvivere lo Spirito è quella in Dio, nella Sua Misericordia, nell’avverarsi e
compiersi del Suo Regno d’Amore.
San Paolo ha scritto:
Ma non dimentichiamo che anche noi possiamo essere
dispensatori di speranza nelle cose di questa vita: guai a chi
nega la speranza a chi gli si rivolge, sarebbe una cosa orrenda, sarebbe uccidere il pregante! La Speranza è Vita, chi la
nega uccide la Vita.
Fa parte della Carità mantenere e infondere la speranza
in chi si trova in difficoltà ed essa non ci costa nulla, è un atto
d’amore verso chi ha bisogno di noi! Noi possiamo glorificare
Dio aiutando, magari anche a parole, chi soffre e comunicargli
la fiducia nel futuro, specialmente quando quel futuro è il Regno di Dio!
“Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò
che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno
già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo
quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.”
(Rm 8, 24-25)
ignore di Speranza donaci questa Tua
S
Virtù per la quale soltanto possiamo vivere
un’esistenza significativa nell’attesa del Tuo
Regno.
Salmo Responsoriale - Dal Salmo 103 - Benedici il Signore, anima mia.
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda.
Costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi.
Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni.
Nascondi il tuo volto: li assale il terrore,
togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
T
‘utte le creature aspettano che Tu dia loro di che
vivere perché Tu provvedi a tutto. Ricordiamo San Francesco nel suo bellissimo Cantico delle Creature:
“Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et
nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.”
In questi tempi di «carestia», in cui la disoccupazione
e la sotto occupazione stanno toccando picchi preoccupanti, in cui tanti, giovani, ma anche tanti capi famiglia meno giovani, non riescono a trovare lavoro o lo hanno perduto, dobbiamo più che mai rivolgerci a Lui e confidare
nella Sua Misericordia.
Accettiamo questa emergenza come monito; ma come
memento della Sua Esistenza e Vigilanza dall’Alto dobbiamo convincerci che non ci abbandonerà alla disperazione e saremo ancor più felici quando risolverà i nostri
problemi ad opera della Sua Volontà Misericordiosa e Onnipotente. Nella peregrinazione di questo mondo spesso
ostile e irto di pericoli, sappiamo che un Dolce Compagno
di Viaggio ci cammina accanto, silenzioso e invisibile ma
attento e pronto… è quel Viandante che va ad Emmaus …
Il Tuo Volto Radioso, anche se non direttamente visibile ai nostri occhi, sappiamo che è là, oltre il visibile, nello
spazio-non-spazio, nel profondo del nostro cuore e solo
per Te, per la Tua Benevolenza, noi non perdiamo forma e
significato.
In questi giorni santi di Natale ricordiamo che se il Padre Nostro ha mandato il Suo Figlio a immolarsi come un
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agnello sacrificale ciò vuole dire che il Suo Amore Traboccante non tiene conto della nostra infedeltà; Egli farà tutto
quanto è in Suo Potere, e cioè qualsiasi cosa, anche ciò
che per noi è impossibile, a favore di noi Suoi figli ingrati.
Quale altro padre umano avrebbe perdonato i tradimenti e
le offese che noi uomini Gli abbiamo arrecato fin dai Progenitori? Se Egli mantenesse il broncio, il risentimento,
l’acredine, lo sdegno che noi uomini siamo così pronti e
propensi a serbare per chi ci ha offesi, avremmo dovuto
essere inceneriti da qualche millennio … Egli è là, invisibile
sì agli occhi, ma:
- ha parlato attraverso i dodici Profeti che per la cattiveria umana sono stati perseguitati e rimasti inascoltati da
molti,
- ha mandato Suo Figlio per «essere sicuro» di non
essere frainteso, offrendoLo come Vittima Sacrificale,
- ha ispirato i Quattro Evangelisti per «memorizzare e
ricapitolare» la vita del Verbo,
“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace
secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua
salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Luca 2,
29-32),
… bellissima. Non occorre essere arrivati alla fine della
vita terrena per recitarla, la possiamo ripetere al compimento della giornata o di ogni vicenda degna della nostra
esistenza in Cristo Gesù. Simeone La vide con gli occhi la
Salvezza, La tenne in braccio, noi La vediamo attraverso
quelle testimonianze elencate sopra e nell’intimo più recondito del nostro essere.
D
io Paziente e Grazioso fa ch’io non
debba mai dire: avrei potuto fare, avrei potuto
affermare... aiutami a seguirTi ora, sempre e
subito.
- ha «spiegato» attraverso i Padri della Chiesa i fatti e
gli scritti inerenti le vicende umane in rapporto a Dio Padre
e al Figlio, laddove abbisognassero di chiarimenti e analisi
approfondite;
- HA GLORIFICATO I SANTI MARTIRI, TESTIMONI
DI SANGUE DELLA VERITÀ.
Occorre ancora qualcos’altro? … Non c’è peggior sordo di chi NON VUOLE sentire!
Ripetiamo con quel bellissimo Sacerdote Simeone la
sua stupenda invocazione:
Seconda Lettura - Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito - Tt 2,11-14; 3,4-7
- Il Signore ci ha salvato con un 'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo.
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna
a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con
giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria
del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo
per le opere buone. Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua
misericordia, con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso
su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati
per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna..
L
‘appassionata lettera di Paolo a Tito, chiamato te-
neramente “figlio mio”, è un invito ad eliminare le vanità di
questo mondo e a conformare la nostra vita alla sobrietà, alla
giustizia e alla pietà.
È della sobrietà che vorrei parlare. Essa è una cosa alla
portata di tutti, facile da realizzare se non ci siamo autodeificati, se non siamo accecati egoisticamente verso ciò che
è altro da noi stessi, cioè il prossimo.
Uno stile di vita austero non vuole dire povertà né miseria,
tutt’altro vuole dire rispetto per gli altri, è il contrario di consumismo e dissipazione ottusa, indiscriminata. È invece ricchezza interiore perché non ai piaceri del mondo si rivolge la
nostra mente, ma a quelli dello spirito.
M’è rimasto impresso il racconto del mio insegnante di
clarinetto -di un tempo ormai lontano- che in una festa di
matrimonio al castello Odescalchi di Bracciano si scandalizzò
giustamente per il cafone eccesso di cibi e bevande -a livello
satrapico- tale che a un certo punto intere teglie di polli e altre carni, eccedenti il bisogno, volavano giù dalle antiche mura medievali delle torri. Erano come l’olio bollente sui nemici
assalitori.
Ma chi erano gli assalitori? Nessuno. O meglio gli assedianti erano gli spiriti del Male che così venivano nutriti anziché combattuti, richiamati anziché respinti. Era quella non
un’innocente goliardata ma un’offesa spudorata a quei «piccoli» amati da Gesù e dal Padre, quelli ai quali si spalancheranno i Cieli nell’accoglienza dell’Ultimo Giorno!
Ovviamente è un caso limite. Ma nel piccolo, anche noi
siamo portati talvolta a comportamenti offensivi della povertà
e delle ristrettezze.
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Cos’è lo sperpero se non il soddisfacimento delle richieste
basse del ventre, se non il sintomo della noia, se non la convinzione personale di essere il solo essere vivente del mondo
degno di considerazione e di coccole? È l’indifferenza verso
la comunione dei molti nell’Uno, è, al contrario, la frammentazione e la dispersione dei granelli di sabbia che formano le
rocce e le montagne e la crosta terrestre su cui ci muoviamo
e viviamo.
Le risorse del mondo non sono proprietà di chi le può
possedere e se arroga il diritto e lo sfruttamento, ma proprietà
indivisibile di tutti i viventi perché il Creatore così le ha volute
e disposte.
S
ignore fa che io conosca la povertà piut-
tosto che essere causa della miseria altrui.
A
mami Signore di Bontà, nonostante i
miei peccati, perché solo nel Tuo Amore Paterno
e Infinito trova rifugio il mio spirito ferito; senza
di Te sono annientato! Senza di Te dove altro
troverò riposo e consolazione?
.
Vangelo - Dal vangelo secondo Luca, Lc 3,15-16.21-22 - Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì.
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i
lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te
ho posto il mio compiacimento».
A
men
Pg. 4
CONSIDERAZIONI SULL’ARTE NEL SACRO
di Andrea del Verrocchio
Andrea di Michele di Francesco di Cione detto Il Verrocchio (Firenze, 1436[1] – Venezia, 1488)
e
di Leonardo da Vinci
Leonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, Francia, 1519)
Figura 1 - Il Battesimo di Cristo; Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci; 1478-80; Uffizi
Q
uesto dipinto è celebre non tanto per i valori artistici intrinseci quanto perché documenta l’esordio del grande genio
del Rinascimento Italiano Leonardo da Vinci. La sua grande
personalità e il suo pensiero divergente lo portò fin dall’inizio
della sua attività artistica a staccarsi dall’estetica idealistica
della cultura neoplatonica fiorentina che caratterizzava fortemente il pensiero artistico di quella città.
Una delle componenti più rappresentanti della sua proposta pittorica e più originale fu la «pittura sfumata» o «prospettiva aerea» che si fonda sull’osservazione scientifica che l’aria
non è totalmente trasparente, ma che le impurità in essa contenute fanno appunto sfumare i contorni-limite dei corpi e a integrarli con l’atmosfera. Infatti la linea di contorno è
un’astrazione utile a definire le forme tridimensionali, ma
sempre un’astrazione, cioè qualcosa che in realtà non esiste.
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tarsi alla sola scultura per la quale disciplina è rimasto giustamente famoso. (v. fig. 3)
Figura 2 - Un tratto della Valle dell'Arno; Disegno a
penna; Leonardo; 1473; Uffizi
Ed è appunto tale linea-non linea che Leonardo «annulla» in
qualche maniera sfumando appunto l’immagine che in tal
modo attua quell’integrazione all’atmosfera che diviene così
un qualcosa di «palpabile». Si noti inoltre che se l’oggetto osservato è lontano i suoi contorni saranno tanto più indecisi di
quelli di un oggetto vicino perché il maggiore spessore
dell’aria interposto -e quindi il pulviscolo e il vapore in essa
contenuti- renderanno tremuli i dettagli e la forma complessiva dell’oggetto medesimo. Questa è la prospettiva aerea di
Leonardo che si contrappone alla prospettiva lineare o geometrica di Brunelleschi, tutta imperniata invece sulla convergenza delle linee parallele, prescindente dall’aria che avvolge
ogni cosa.
Questa geniale trovata cominciò a sperimentarla già durante il suo apprendistato presso una delle Botteghe più accreditate di Firenze, quella di Andrea Verrocchio, orafo, pittore e scultore. Tra i sui
allievi, oltre a Leonardo
vi furono, Pietro Perugino, Sandro Botticelli,
Luca Signorelli e altri.
Nel dipinto proposto, olio e tempera su
tavola, l’opera di Leonardo è riconoscibile
nell’Angelo di spalle a
sinistra, pronto a porgere il lenzuolo a Gesù e
Figura 3 - Monumento a
nel paesaggio sullo
Bartolomeo Colleoni;
sfondo.
dopo il 1488;
A questa collaboraA. Verrocchio; Venezia.
zione magistrale è legata una leggenda. Si dice che il Maestro Verrocchio quando vide l’intervento del giovane allievo rimase sconvolto da tanta
bravura e preso dallo sconforto abbandonò la pittura per limi-
Leggende a parte, è evidente quanto sia diversa «la mano» di Leonardo da quella del suo maestro. Lo stile di Verrocchio, da scultore qual era, è riconoscibile nella forte plasticità
conferita al Battezzato e al Battista: i chiaroscuri, sapientemente dosati, fanno girare la luce attorno ai corpi rendendoli
in tal modo pienamente tridimensionali e le loro linee di contorno cercano di «isolare» le figure stesse dallo sfondo.
Leonardo invece cerca l’integrazione della figura al paesaggio e, quel ch’è più sorprendente, realizza una atmosfera
quasi palpabile. Sparisce così la linea di contorno. La massa
dei capelli dell’Angelo appare immersa nell’aria che circola tra
i capelli medesimi e prende un suo colore e una consistenza
materica indefinibile. Il paesaggio dello sfondo, nella parte più
remota si confonde nei dettagli, per la nebbiolina, le particelle
solide dell’aria: è la novità della prospettiva aerea e della pittura sfumata leonardesche, come dire è avvenuto un miracolo, tanto ovvio quanto geniale!
La palma sulla destra, per la sua grandezza e la posizione assume un’importanza iconografica fondamentale. Come
abbiamo detto in altra occasione la palma è emblema di vittoria, cioè di trionfo del martirio sulla morte. Ha una forma totalmente salda, sembra quasi metallica; per quanto detto non
è certamente di mano di Leonardo.
Dunque Leonardo non dipinge quella realtà che sa essere
nel proprio modo, ma così come appare al senso della vista.
Ci risulta utile per capire quale sia il suo modo di procedere
una disegno a penna (fig. 2) che, come dice G. C. Argan: “Il
segno non delinea i contorni delle cose, ma forma un fitto tessuto di tratteggio orizzontale, obliquo e, in alcune parti (alberi), semicircolare, ad alone.”
Leonardo si caratterizza così come il pittore del fenomeno, cioè di ciò che appare agli occhi, non di ciò che è o di ciò
che sappiamo razionalmente essere.
In questo dipinto il Battesimo avviene nel Giordano non a
secco, come usualmente in molti altri dipinti; infatti l’acqua
sommerge i piedi delle due figure. Gesù è devotamente raccolto a mani giunte e a capo basso: ha un aspetto umile non
idealizzato, i capelli, incolti, Gli scendono sulle spalle, mentre
sul Suo Capo scende la Colomba dello Spirito Santo.
Dei due Angeli a lato uno si volge a guardare il rito battesimale, mentre l’altro guarda in alto; sono genuflessi, «notai
divini» dell’Istituzione del Sacro Lavaggio dei peccati. La natura è ferma, come sospesa, testimone anch’essa dell’atto
sublime di umiltà del Pantocratore, come fosse un peccatore
e non il Cristo Salvatore.
Giorgio
11/01/2013
Pg. 6