L`arte rupestre della Valle Camonica è stato il primo sito italiano, nel

L’arte rupestre della Valle Camonica è stato il primo
sito italiano, nel 1979, ad entrare nella lista del
Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Un riconoscimento
dettato dalla valenza culturale delle incisioni rupestri,
dalla loro capacità di testimoniare il racconto
straordinario della nascita e degli sviluppi della civiltà
dell’uomo.
Un sito di questa importanza, custodito oggi da vari
parchi archeologici distribuiti lungo il territorio camuno,
va sostenuto con adeguati strumenti di gestione, con
interventi continui di conservazione e valorizzazione,
con azioni promozionali e di educazione al patrimonio.
La pubblicazione di questa guida, realizzata dalla
Comunità Montana di Valle Camonica con
finanziamenti della Legge regionale sulla montagna,
è un contributo nella direzione della maggior
conoscenza e della divulgazione al pubblico di questa
straordinaria ricchezza. Con l’obiettivo di costruire un
percorso unitario per la fruizione del patrimonio d’arte
rupestre, al centro dell’interesse e dell’impegno di
tanti soggetti, enti pubblici e operatori culturali della
Valle Camonica.
Il Presidente
del Gruppo di Coordinamento
del Sito Unesco
Mario Rizza
Comunità Montana
della Valle Camonica
Il Presidente
della Comunità Montana
di Valle Camonica
Alessandro Bonomelli
Scorrendo il lungo elenco dei siti culturali della Lista del Patrimonio
Mondiale dell’UNESCO, al n. 94 si legge “Rock Drawings in
Valcamonica”: sono ormai quasi 30 anni, dal 1979 per l’esattezza,
che i “pitoti”, cioè “pupazzi”, come sono chiamate in dialetto le
incisioni rupestri della Valle Camonica, fanno parte delle straordinarie
testimonianze della cultura dell’Uomo da preservare per le future
generazioni.
L’arte rupestre è attestata su tutto il territorio della Valle Camonica,
la più vasta delle valli bresciane, attraversata dal fiume Oglio: ad
oggi sono state censite oltre 180 località con incisioni, per un totale
di almeno 2000 rocce istoriate (arenarie e conglomerati), distribuite
in 24 dei 41 comuni della Valle.
Le incisioni sono state realizzate lungo
un arco di tempo di oltre 12.000 anni,
dalla fase finale dell’età della Pietra
Antica (Epipaleolitico) alla fine del I
millennio a.C., quando si conclude il
grande ciclo dell’arte camuna ma la
pratica di incidere le rocce prosegue
anche dopo la conquista della Valle da
parte dei Romani, giungendo fino
all’epoca medievale e moderna.
Le raffigurazioni, incise talora con grande
accuratezza, trattano aspetti della
spiritualità e momenti della vita
quotidiana degli antichi abitanti della
Valle: spesso si tratta di veri e propri
palinsesti, dove scene di culto e danze
si affiancano o si sovrappongono a scene
di agricoltura e a scene di caccia, creando
talora intrecci di immagini cariche di
significato che gli archeologi, a distanza
di tanto tempo, riescono a comprendere
a volte con difficoltà.
Ma oltre all’arte rupestre e ai coevi
contesti archeologici di epoca preprotostorica (abitati, santuari, etc.), la
Valle Camonica conserva altre importanti
testimonianze di carattere storico,
archeologico ed artistico, memorie del
suo passato.
L’epoca romana è documentata dai resti
del teatro e dell’anfiteatro a Cividate
Camuno, dove ha sede anche il Museo
Nazionale della Valle Camonica, e dalle
vestigia del santuario di Minerva a Breno.
Per il Medioevo spiccano i numerosi
castelli (come quelli di Gorzone a Darfo
Boario Terme, di Breno, di Lozio, di
Cimbergo) ed i nuclei storici di molti
comuni della Valle, che ricalcano
perfettamente gli impianti urbanistici ed
architettonici di epoca medievale.
Numerosi sono anche gli edifici di
carattere religioso che si distinguono sia
per il valore architettonico delle strutture
sia per le opere d’arte che ospitano (ad
esempio il monastero di S. Salvatore e
la pieve di S. Siro a Capo di Ponte, del
secolo XI).
Strettamente collegate all’utilizzo delle
risorse del territorio della Valle Camonica
sono le attività produttive, che in alcuni
casi affondano le loro radici in tradizioni
millenarie. L’attività mineraria per lo
sfruttamento degli affioramenti di siderite
e calcopirite, conosciuti e coltivati sin
dalla preistoria e protostoria (ad esempio
la miniera di Bienno-Campolongo), è
oggi documentata nel borgo di Bienno
dove sono state allestite fucine-museo,
fino a poco tempo fa ancora produttive.
La lavorazione della pietra, con le cave
di marmo di Vezza d’Oglio già utilizzate
in età romana, e la lavorazione del legno,
che tra il XV ed il XVIII secolo ha dato
vita ad opere di alto valore, continuano
ancora oggi a livello artigianale, anche
con prodotti di artigianato artistico.
L’agricoltura e l’allevamento, che per
millenni hanno rappresentato la base
dell’economia camuna, sono oggi
praticate nel rispetto delle caratteristiche
del territorio, per valorizzare le risorse
e le valenze tradizionali della Valle.
In considerazione della vastità del territorio e della varietà dei beni
(oltre 180 località con arte rupestre) si sono individuati come referenti
principali la Provincia di Brescia, la Comunità Montana di Valle
Camonica, il Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano
di Valle Camonica (BIM) e i 7 Comuni interessati dalla presenza di
Parchi d’Arte Rupestre:
Comune di Darfo Boario Terme
Consorzio per le incisioni
rupestri di Ceto,
Cimbergo e Paspardo
Comune di Capo di Ponte
Comune di Sellero
L’elaborazione del Piano di Gestione, che si è conclusa nel luglio
2005, è stata condotta in modo condiviso tra tutti gli Enti partecipanti,
che hanno affrontato le problematiche legate alla tutela, alla
conservazione e alla valorizzazione del sito UNESCO e hanno avviato
la programmazione e la progettazione di interventi funzionali allo
sviluppo sostenibile della Valle.
Ora andiamo a conoscere i sette parchi d’arte rupestre della Valle
Camonica con le loro straordinarie incisioni.
Comune di Sonico
Sonico
Sellero
Cedegolo
Paspardo
Cimbergo
Come raggiungere il parco
Una volta giunti a Darfo Boario Terme,
seguire le indicazioni per Valle di ScalveAngolo Terme. Nei pressi dell'ingresso
al Parco è disponibile un'ampia area a
parcheggio, anche per pullman.
Parco Comunale di Luine
Località Luine, L'ingresso è gratuito.
Ente responsabile:
Comune di Darfo Boario Terme
Per informazioni:
Sig.ra M. Grazia Gabossi,
Tel. 348-7374467
Consorzio Pro Loco Camuno - Sebine
piazzale Lorenzini, 2
25047 Darfo Boario Terme (BS)
Tel. e Fax 0364-536174
e-mail: [email protected]
www.darfoboarioterme.net
(notizie sul parco sotto la voce "Vivere
la città")
Il Parco, ubicato su una collina che
domina la confluenza del torrente Dezzo
nel fiume Oglio, sulla sponda idrografica
destra della Valle, comprende un
centinaio di rocce e si estende nelle tre
aree di Luine, Simoni e Crape. Le
incisioni coprono tutti i periodi dell'arte
rupestre camuna: in quest'area infatti
sono documentate le raffigurazioni più
antiche della Valle, riferibili al IX-VIII
millennio a.C.
In corrispondenza dell'ingresso del
Parco si trova un Centro Servizi, che
espone documentazione iconografica
sull'arte rupestre e pubblicazioni di
settore, integrando le notizie che si
possono leggere sui pannelli didattici
distribuiti lungo i percorsi.
Per la visita sono stati ideati tre percorsi,
della lunghezza complessiva di circa 3
Km, distinti per aree (A, B, C).
soffermarci presso la Roccia 48, che
risulta incisa nel solo settore destro con
figure di asce, pugnali, lance e scutiformi
databili all'età del Bronzo.
Ancora qualche metro ed il percorso A
incrocia il Percorso B, lungo il quale
incontriamo soprattutto rocce con
raffigurazioni di armi e di scutiformi
(Rocce 54 e 57).
Ritornati nei pressi del Centro Servizi
possiamo iniziare la visita lungo il
Percorso C, che si affaccia sulla Valle
e sull'abitato di Darfo-Boario Terme. In
questa zona, conosciuta come Crape,
merita sicuramente una visita la Roccia
6, una grande superficie sulla quale già
nel IX-VIII millennio a.C. gli antichi
La zona denominata Luine, nella quale
si sviluppa il percorso A, comprende il
gruppo più numeroso di rocce incise,
con figure databili soprattutto all'età del
Bronzo (II millennio a.C.). Di particolare
interesse è la Roccia 30, famosa per la
presenza di numerose raffigurazioni
della cosiddetta "rosa camuna", simbolo
adottato dalla Regione Lombardia come
proprio emblema. Nei pressi si trova la
Roccia 34, una spettacolare roccia dalla
superficie inclinata sulla quale gli antichi
abitanti della Valle hanno inciso, tra l'età
del Bronzo e l'età del Ferro (II-I millennio
a.C.), migliaia di raffigurazioni: grandi
guerrieri armati (nella parte centrale),
figure reticolari, rettangoli e linee,
meandri, labirinti e, sul lato destro, una
grande composizione con lance, asce,
alabarde e scutiformi. Nella parte alta
della roccia spicca la figura di un grande
cervide che si data per lo stile all'inizio
dell'arte rupestre camuna (IX-VIII
millennio a.C.).
Proseguendo la visita possiamo
abitanti della Valle incisero figure di
grandi animali (un'alce ed alcuni cervidi).
Tra le altre incisioni possiamo osservare
anche armi (asce, alabarde e pugnali),
coppelle e iscrizioni in caratteri nordetruschi.
Come raggiungere la riserva
Dalla Strada Statale 42 uscire a Nadro e
seguire le indicazioni per il centro del paese,
dove si trovano il Museo e l'ingresso
principale della Riserva. I comuni di Ceto,
Cimbergo e Paspardo sono collegati dalla
Strada Provinciale 88.
Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri di
Ceto, Cimbergo e Paspardo
25040 Nadro di Ceto (BS)
L'ingresso è a pagamento.
Ente responsabile:
Consorzio per le Incisioni Rupestri di
Ceto, Cimbergo, Paspardo
segreteria ente gestore:
tel. 0364-434018.17 fax 0364-434418
www.arterupestre.it
Per informazioni:
Museo della Riserva
Via Piana, 29
25040 Nadro di Ceto (BS)
tel. 0364-433465
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Istituita nel 1988, dalla Regione
Lombardia la Riserva Regionale delle
Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e
Paspardo è situata sul versante
idrografico sinistro, su un'area di quasi
300 ettari coperta quasi completamente
da boschi di castagne e di betulle.
All'interno di questo vasto territorio si
trovano diverse aree con rocce incise,
(circa 450 superfici istoriate) raggiungibili
dalla strada che congiunge i paesi di
Nadro, Cimbergo e Paspardo.
La visita inizia nel centro di Nadro,
presso il Museo della Riserva, che offre
informazioni e notizie sull'arte rupestre
e sugli itinerari didattici.
Uscendo dal Museo si gira verso sinistra
e, dopo il parcheggio, si imbocca un
sentiero acciottolato che porta, con una
passeggiata di 15-20 minuti, alla zona
di Foppe di Nadro. All'inizio del percorso,
prima di raggiungere le rocce incise, è
possibile osservare la ricostruzione di
due capanne protostoriche, una
completamente in legno ed una
caratterizzata dalla parte inferiore in
pietra e da quella superiore in legno.
All'inizio dell'area di Foppe di Nadro,
segnalata da appositi pannelli, ci
soffermiamo sulla Roccia 1, con le sue
raffigurazioni di oranti, dischi solari e
scene di duello. Più avanti, sulla sinistra,
visitiamo le Rocce 6 e 7: numerosissime
impronte di piedi (oltre 200) e guerrieri
che si affrontano in duello caratterizzano
la prima, mentre sulla seconda sono
incise alcune figure di uccelli, rese con
attenzione quasi naturalistica.
Riprendiamo il sentiero e saliamo alla
Roccia 4, per ammirare le composizioni
di armi dell'età del Bronzo: analoghe
incisioni sono presenti anche sulla vicina
Roccia 22-23, una grande superficie
con scene di aratura ed iscrizioni in
caratteri nord-etruschi.
Continuando a salire troviamo la Roccia
24 con una scena di “villaggio” composta
da numerosi edifici.
Per chi volesse proseguire la visita,
lungo questo percorso meritano una
sosta la grande Roccia 27, con incisioni
dal Neolitico all'età del Ferro, e la Roccia
35, con la raffigurazione della cosiddetta
“cometa”.
Per visitare l'area di Campanine, situata
al centro della Riserva, è consigliabile
raggiungere con l'auto l'abitato di
Cimbergo, dal quale si diparte il sentiero
che conduce nei tre settori di Campanine
Alta, Campanine Bassa e Figna.
Sulle rocce della zona di Campanine,
oltre ai consueti temi dell'arte rupestre
camuna (scene di caccia, di lotta, edifici
etc.), sono presenti numerose
raffigurazioni databili al Medioevo: croci,
chiavi e figure del cosiddetto “nodo di
Salomone” documentano l'avvenuta
cristianizzazione della Valle Camonica
ed il perdurare della pratica di incidere
le rocce.
Anche l'area intorno al paese di
Paspardo è particolarmente ricca di arte
rupestre. Rocce incise si trovano nelle
località di In Vall-Castello, Dos
Sottolaiolo, Capitello dei Due Pini, Dos
Custapeta, Deria-Vite e nella zona,
compresa nel Parco Regionale
dell'Adamello, di Dos Sulìf: tutte queste
aree sono raggiungibili percorrendo la
Strada Provinciale 88, che congiunge
Paspardo a Capo di Ponte.
Nelle immediate vicinanze del centro
abitato di Paspardo meritano
sicuramente una visita il Capitello dei
due Pini, una parete verticale che offre
una delle più note composizioni di
raffigurazioni dell'età del Rame (III
millennio a.C.) e, accanto, la cosiddetta
Roccia del Sole.
Dal Parco Giochi di Paspardo inizia
invece il sentiero che porta all'area di
In Vall-Castello, dove spiccano le
incisioni della Roccia 4, con grandi
guerrieri armati di lancia e scudi,
zoomorfi ed oranti.
Scendendo lungo la Strada Provinciale
88 incontriamo la zona di Dos
Sottolaiolo, un'area attrezzata che
comprende un gruppo di sette rocce
con incisioni riferibili soprattutto all'età
del Ferro: rose camune, duelli e asce
sulla Roccia 1 e palette sulle Rocce 2
e 4.
Come raggiungere il parco
Una volta giunti a Capo di Ponte, seguire
le indicazioni per la Stazione dei
Carabinieri e per la Chiesa delle Sante,
nei pressi della quale è possibile
posteggiare l'auto: di qui, seguendo i
cartelli, si raggiunge in pochi minuti a
piedi l'ingresso del Parco.
I pullman possono parcheggiare nel
piazzale dell'Hotel Graffiti; attraversata
la Strada Statale 42, si può imboccare
il percorso pedonale che raggiunge il
Parco per la via Ronchi di Zir.
Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri
Località Naquane
25044 Capo di Ponte (BS)
L'ingresso è a pagamento.
Ente responsabile:
Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Lombardia
Per informazioni:
tel. 0364-42140; fax 0364-426634
e-mail: [email protected]
Il Parco Nazionale delle Incisioni
Rupestri, istituito nel 1955 quale primo
Parco Archeologico italiano, racchiude
un complesso di oltre 100 rocce incise,
sulle cui superfici, levigate e montonate
dall'azione dei ghiacciai, gli antichi
abitanti della Valle incisero immagini,
reali e simboliche, tratte dalla loro vita
quotidiana e dal loro mondo spirituale.
La cronologia delle incisioni di Naquane
va dal Neolitico (VI-IV millennio a.C.)
all'età del Ferro (I millennio a.C.); si
riconoscono anche riprese in età storica,
romana, moderna e contemporanea.
Nel Parco, dotato di percorsi di visita
attrezzati con pannelli a tema, sono
anche presenti un Antiquarium ed
un'esposizione all'aperto di stele e
massi-menhir istoriati nell'età del Rame
(III millennio a.C.).
Ecco un itinerario ideale che, partendo
dall'ingresso del Parco, vi
accompagnerà nella visita alle rocce più
interessanti.
o teste di uccello o di cavallo, poste a
protezione dell'edificio). Poco più a valle
la Roccia 70, famosa per la figura del
dio Cernunnos, divinità del mondo celtico
fronte alla roccia più grande e famosa
del Parco, la Roccia 1 o "Roccia
Grande", che offre una straordinaria
varietà di incisioni (circa un migliaio),
tra le quali risultano di particolare
interesse i telai del tipo a struttura
verticale, le raffigurazioni di palette, il
cosiddetto "labirinto", le numerose scene
di caccia al cervo e le raffigurazioni di
cavalieri.
Proseguiamo lungo la strada alla ricerca
della Roccia 23 (percorso BLU), sulla
quale potremo ammirare una bella
raffigurazione di carro a quattro ruote
tirato da cavalli (non mancano anche
incisioni di edifici, di guerrieri e di
animali).
A pochi metri dall'ingresso del Parco
troviamo la Roccia 50: è una grande
superficie, totalmente incisa con
raffigurazioni di oranti, guerrieri (alcuni
anche di notevoli dimensioni), edifici,
impronte di piedi ed iscrizioni in caratteri
nord-etruschi.
Scendendo verso valle lungo il sentiero
che parte dalla Roccia 50, incontriamo
dapprima la Roccia 73, con
un'interessante raffigurazione di edificio,
ricca di dettagli (si notino le travi del
tetto e, sul colmo, due elementi ad
uncino contrapposti, forse corna di bovidi
Inoltriamoci nel Parco raggiungendo la
Roccia 35, posta all'estremità Sud del
percorso BLU: su questa lunga
superficie istoriata soffermiamoci ad
osservare la scena del villaggio, la figura
del cosiddetto “sacerdote che corre”,
dal particolare copricapo con piume
piegate all'indietro e la "scena del
fabbro", nella quale un personaggio
sembra intento a forgiare una spada
sull'incudine.
Torniamo ora verso la Roccia 1, a monte
della quale troviamo la Roccia 99
(percorso ARANCIONE), ricca di
raffigurazioni di duelli, impronte di piedi,
edifici e reticoli. Accanto a queste
incisioni dell'età del Ferro fu incisa in
epoca romana un'iscrizione in lingua
latina, che testimonia il perdurare nel
tempo dell'uso di incidere le rocce.
Possiamo concludere la nostra visita a
Naquane con la Roccia 57 (percorso
ROSSO), ubicata ad Est dell'ingresso,
sulla quale, tra le numerose incisioni,
possiamo osservare una serie
eccezionale di edifici di grandi
dimensioni, cervi, alcuni dei quali
sembrano cavalcati da uomini in piedi
o seduti, ed una scena di aratura con
l'aratro trainato da due cavalli.
Come raggiungere il parco
A Capo di Ponte svoltare
in direzione di Pescarzo;
quindi girare a sinistra seguendo
sempre le indicazioni per Pescarzo,
oltrepassare il ponte sul fiume Oglio
e proseguire
per circa 1 Km.
I pullman possono parcheggiare oltre
il Parco, presso il Cimitero.
Parco Archeologico Nazionale dei
Massi di Cemmo
Località Cemmo
25044 Capo di Ponte (BS)
L'ingresso è gratuito.
Ente responsabile:
Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Lombardia
Per informazioni:
tel. 0364-42140; fax 0364-426634
e-mail: [email protected]
Il Parco Archeologico Nazionale dei
Massi di Cemmo, inaugurato nell'ottobre
del 2005, offre al visitatore la possibilità
di entrare in un luogo di culto che ebbe
una storia lunghissima: fondato nell'età
del Rame (III millennio a.C.), mantenne
la sua natura di area sacra anche nell'età
del Ferro e in epoca romana, per essere
smantellato ad opera dei Cristiani tra
tarda antichità e alto medioevo, in quanto
sede di cerimonie e culti pagani. Nel XII
secolo nei suoi pressi fu costruita la
Pieve di S. Siro, insigne esempio di
architettura romanica lombarda.
La principale “attrazione” del Parco di
Cemmo è rappresentata sicuramente
dai due celebri Massi, due grandi blocchi
staccatisi dalla parete di roccia
retrostante e che gli antichi uomini della
Valle Camonica incisero nel corso
dell'età del Rame con figure di animali,
di armi e con scene della vita quotidiana
(aratura e traino del carro).
Segnalata per la prima volta nel 1909
dal geografo Gualtiero Laeng nella
Guida su Piemonte, Lombardia, Canton
Ticino del Touring Club Italiano, l'area
dei massi di Cemmo fu oggetto di
ricerche e di scavi da parte degli
archeologi fin dagli anni '30 del secolo
scorso.
Le altre campagne, effettuate a cura
della Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Lombardia negli anni
'60, negli anni '80 e, con maggiore
continuità, dalla metà degli anni '90 fino
ad oggi, hanno permesso di
approfondire la conoscenza di questo
importante santuario megalitico che,
all'interno di un imponente recinto
murario semicircolare, racchiudeva oltre
ai celebri due Massi, anche un numero
considerevole di stele istoriate. Al
momento le stele Cemmo 3 e 4 sono
esposte nell'Antiquarium del Parco
Nazionale delle Incisioni Rupestri,
mentre le altre troveranno collocazione
nel Museo Nazionale della Preistoria
della Valle Camonica, in allestimento
nel palazzo di Villa Agostani a Capo di
Ponte.
La visita al Parco può iniziare con la
lettura dei pannelli posti subito
all'ingresso e di quelli lungo il breve
sentiero che conduce ai Massi.
Il primo monumento che incontriamo è
il Masso 2, dal profilo frastagliato per
l'erosione e con la superficie idealmente
divisa in tre parti, ciascuna con differenti
istoriazioni, a causa di una serie di
lacune e di fratture.
Le figure incise comprendono animali
(stambecchi, cerbiatte e canidi in cui si
riconoscono branchi di lupi ed un cane
raffigurato con la coda all'insù), armi
(un'ascia, un'alabarda e numerosi
pugnali) e figure umane stilizzate. Nella
parte sinistra del masso si possono
ammirare le due figure più interessanti
del masso: un carro a quattro ruote
piene ed un aratro privo di aratore;
entrambe le figure sono trainate da
coppie di buoi dotati di grandi corna
arcuate, raffigurate secondo una visione
dall'alto.
Proseguiamo lungo il percorso di visita,
osservando dalla passerella lignea il
recinto semicircolare che collegava i
due Massi e ci avviciniamo al Masso 1,
noto in passato alla popolazione locale
con il nome di “Preda dei pitoti” (“pietra
dei pupazzi”), termine dialettale con il
quale si indicano tuttora le incisioni. La
faccia principale, rivolta verso Est, è
ampiamente danneggiata nella parte
inferiore, rimasta a lungo interrata; altre
parti incise si trovano sulla sommità del
masso e sul lato sinistro.
Su questo masso sono state
riconosciute oltre centocinquanta
raffigurazioni, in alcuni casi sovrapposte
tra loro: cervi dalle grandi corna
ramificate, cerbiatte, camosci con corte
corna ad uncino, stambecchi, suidi
(cinghiali o maiali), canidi, bovidi, figure
di pugnali ed una scena di aratura
costituiscono questa grande
composizione incisa.
Come raggiungere il parco
Seguendo lo stesso percorso per il
Parco Archeologico Nazionale dei Massi
di Cemmo, si prosegue fino al Cimitero,
dove si possono parcheggiare gli
autoveicoli, e si imbocca la strada
acciottolata che lo costeggia sulla
sinistra.
L'accesso diretto all'area di Bedolina
può essere raggiunto in auto
percorrendo la strada Cemmo-Pescarzo,
fino al parcheggio posizionato, salendo,
sulla sinistra.
Località Seradina-Bedolina
25044 Capo di Ponte (BS)
Ente responsabile:
Comune di Capo di Ponte,
via Stazione
Per informazioni: Comune
tel. 0364-42001; fax 0364-42571
e-mail: [email protected]
www.comune.capo-di-ponte.bs.it
Il Parco Archeologico Comunale di
Seradina-Bedolina, ubicato poco a Nord
del Parco Archeologico Nazionale dei
Massi di Cemmo, comprende le località
di Seradina I, II, III, Corno di Seradina
e Bedolina: le incisioni sono databili in
buona parte all'età del Bronzo e del
Ferro ed offrono al visitatore un'ampia
tipologia di raffigurazioni, fra le quali
“mappe” e scene di aratura costituiscono
i temi più caratteristici.
Nel Parco, inaugurato nel 2005 e dotato
di una biglietteria e di un puntoinformazioni presso l'ingresso di
Seradina, sono stati allestiti cinque
percorsi di visita, distinti per colore e
dotati di pannelli didattici.
della Roccia 27-28.
Sulle Rocce 8, 9 e 11 possiamo
ammirare figure a reticolo, cerchi
raggiati, animali e figure antropomorfe
(talora armate): in particolare, presso la
Roccia 11 vale la pena di soffermarsi
sulla figura di cavaliere.
Il primo itinerario che si incontra è quello
del Percorso arancio (Seradina II), alla
destra del percorso principale che
attraversa tutta l'area di Seradina: in
questa zona prevalgono sulle rocce
raffigurazioni che appartengono
soprattutto all'età del Ferro (I millennio
La visita può proseguire in direzione del
Percorso rosso (Seradina I), all'estremità
Nord del sentiero principale. L'area di
Seradina I è divisa idealmente in due
parti: il cosiddetto Corno, cioè la parte
sommitale di un dosso che affaccia sul
fondovalle e Seradina I, che scende
caccia al cervo e figure simbolico-rituali
come quelle serpentiformi.
Risalendo verso il Corno incontriamo
un gruppo di piccole rocce, che si
caratterizzano per la presenza di figure
isolate di guerrieri e di animali (Roccia
54 e Roccia 6).
a.C.), con armati impegnati in duelli,
armi, edifici, iscrizioni in alfabeto nordetrusco e coppelle.
Seguendo il sentiero suggeriamo la
visita alle Rocce 21 e 18, sulle quali le
figure sono a volte raggruppate in
pannelli fittamente istoriati e di grande
suggestione.
verso il fiume con grandi superfici
istoriate.
Questa suddivisione morfologica
rispecchia anche una differenza di
soggetti raffigurati: se sul Corno troviamo
soprattutto raffigurazioni legate
all'ideologia del guerriero (armati in
atteggiamento di
duello), le rocce di Seradina I si
caratterizzano per la presenza di scene
di aratura e scene di caccia.
La roccia più significativa ed interessante
di Seradina I è sicuramente la Roccia
12: qui, accanto a numerosi duelli di
armati, troviamo scene di aratura, di
Terminato il Percorso Rosso possiamo
dirigerci verso la zona di Ronco Felappi
(Percorso verde), per visitare la quale
è però necessario richiedere una guida
all'ingresso del Parco.
Ritornati sul percorso principale
incontriamo sulla sinistra il Percorso
marrone (Seradina III): in questo settore
sono documentate le incisioni più
antiche, rappresentate dai pugnali
dell'età del Rame (III millennio a.C.)
Chi volesse proseguire l'itinerario per
Bedolina (Percorso azzurro) ha due
possibilità: prima del punto-informazioni
all'ingresso del Parco può imboccare il
sentiero che sale a sinistra o, in
alternativa, raggiungere la zona di
Bedolina in auto percorrendo la strada
che sale verso il paese di Pescarzo, fino
all'area di parcheggio segnalata.
Il tema dominante delle incisioni del
settore di Bedolina è sicuramente quello
delle “mappe topografiche”,
composizioni geometriche nelle quali
sono state riconosciute antiche
suddivisioni del territorio in campi
(coltivati?).
La roccia più famosa in questo senso
è la Roccia 1, detta anche Roccia della
Mappa, un palinsesto formato quasi
esclusivamente da motivi quadrangolari,
con all'interno coppelle allineate (i campi
con coltivazioni o alberi), uniti da linee
sinuose (i sentieri), a formare una vera
e propria rappresentazione del territorio.
Altre raffigurazioni sono quelle della
rosa camuna, nella porzione sinistra,
alcuni armati, animali ed edifici.
Di recente alla complessa raffigurazione
topografica della Roccia 1, databile al
I millennio a.C., se ne è aggiunta un'altra,
ancora più ricca, incisa su una roccia a
pochi metri di distanza, a testimoniare
quasi una “vocazione” di questa zona
per le composizioni di questo tipo.
Come raggiungere il Parco
Dalla Strada Statale 42 seguire le
indicazioni per il centro di Sellero
Parco Comunale di Sellero
Piazza Donatori di Sangue
25050 Sellero (BS)
L'ingresso è gratuito.
Per informazioni: Comune
tel. 0364/637009; fax 0364/637207
e-mail: [email protected]
E’ disponibile il sito:
www.comune.sellero.bs.it
(sotto la voce “arte, cultura e tradizione”).
Ubicato nell’Alta Valle, sul versante
idrografico destro, ad una quota media
compresa tra 500 ed 800 m/slm,
raggruppa oltre 100 rocce incise,
distribuite nelle località di CarpeneFradel-Berco, Preda Mola-Castello.
Altre concentrazioni di rocce sono note
anche ad Isù-Barnil (a Nord del Parco)
e a Pià d’Ort-Còren (a Sud, al confine
con Capo di Ponte). Le incisioni
coprono un arco di tempo compreso
tra l’età del Bronzo e del Ferro (II-I
millennio a.C.)
Il Parco, per il quale è in corso di
definizione il progetto di allestimento,
sarà in futuro dotato di percorsi attrezzati
con apparati didattici e di fruizione.
Particolare cura verrà data anche al suo
collegamento, attraverso un percorso
storico pluritematico, con l’area mineraria
di Carona, località a Nord del Parco, in
corso di valorizzazione.
Iniziamo la visita dalla zona di Carpene,
che si raggiunge portandosi a nord del
paese: qui possiamo visitare un nucleo
di una ventina circa di rocce, tra le quali
spicca la cosiddetta “Grande Roccia”
(Roccia 2), un’ampia lastra sulla quale
sono state incise più di 700 raffigurazioni
(oltre a guerrieri e duellanti, a simboli
circolari, lineari e coppelle, di grande
importanza sono le figure del Grande
Idolo, del Viandante e della Rosa
Camuna).
Nell’area di Fradel, vicino a Carpene,
si trovano invece alcune rocce con
raffigurazioni topografiche e di guerrieri
(Roccia 44) o di cavalieri (Roccia 4).
raffigurazioni simboliche e coppelle).
Passiamo poi all’area di Isù-Barnil,
situata a valle dei nuclei di CarpeneFradel-Berco, dove prevalgono rocce
con incisioni di arte schematica (coppelle
e canaletti).
A Sud di Preda Mola si entra nell’area
di Pià d’Ort, ricca di raffigurazioni di
particolare interesse: possiamo
concentrare la nostra attenzione sulla
Roccia 1 (da non perdere la cosiddetta
“Casa del fabbro”), sulla Roccia 24
(sottilissime incisioni filiformi) e sulla
Roccia 39 (rappresentazioni
topografiche, rosa camuna, duelli ed
edifici).
Proseguiamo quindi la visita spostandoci
a Sud di Sellero, nella zona di Preda
Mola-Castello, dove possiamo osservare
alcune rocce, tra le quali spicca la Roccia
26, con incisioni dell’età del Ferro
(guerrieri, cavalieri, zoomorfi,
La visita può concludersi scendendo a
Còren, altra area con rocce incise
(soprattutto figure antropomorfe e rose
camune), dalla quale si diparte un
sentiero che riporta a Sellero.
Come raggiungere il parco
Arrivati a Sonico, percorrendo la Strada
Statale 42, si raggiunge il Municipio,
sulla sinistra del quale si imbocca una
strada che porta al percorso di visita al
Parco.
Ente Parco Pluritematico del
Còren de le Fate
25050 Sonico (BS)
L'ingresso è libero.
Ente responsabile:
Parco Regionale dell’Adamello e
Comune di Sonico
Per informazioni:
Comune di Sonico,
Piazza IV Novembre,1
25050 Sonico (BS)
tel. 0364-75030; fax 0364-75391
e-mail: [email protected]
www.comune.sonico.bs.it
(notizie sul parco, sotto la voce "storia,
arte e cultura”);
www.parcoadamello.it
(notizie sotto la voce "territorio",
"la preistoria nel parco")
Tra incisioni e fate: un itinerario magico
Le incisioni rupestri del Coren de le
Fate, originariamente noto come Coren
de le Strie, sono note sin dagli anni ’50
e, come le altre rocce istoriate presenti
nel territorio di Sonico, presentano tratti
esecutivi e stilistici peculiari, forse
riconducibili all’opera di sacerdoti-artisti
che si sono espressi con simboli e figure
diversi rispetto a quelli di altri luoghi
della Valle Camonica.
Le incisioni rupestri del Coren de le Fate
sono state eseguite in tre momenti di
assidua frequentazione per scopi
religiosi:
_tra il 4° ed il 3° millennio a.C. (Neolitico
ed età del Rame) sono state realizzate
soprattutto figure circolari, ruotiformi e
spirali (simboli solari);
_durante l’età del Bronzo (2° millennio
a.C.) sono state incise rappresentazioni
planimetriche-mappe;
_nell’età del Ferro (1° millennio a.C.) è
stato inciso un grande numero di palette,
simboli riconducibili ad oggetti funzionali
alla raccolta delle ceneri del rogo
funebre.
Al Cornel de l’aiva si trovano
raffigurazioni di tipo planimetrico uniche
per tipologia su tutto l’arco alpino,
realizzate nell’età del Rame e
probabilmente riconducibili a
insediamenti di tribù, clan e famiglie.
Le rocce sono inserite in un contesto
naturale particolarmente suggestivo,
dominato da boschi secolari, che
connotano fortemente il paesaggio.
Le incisioni, in genere poco leggibili per
la natura stessa delle rocce di questa
parte della Valle, sono in prevalenza
costituite da coppelle, dischi solari
(cerchi concentrici e dischi raggiati),
raffigurazioni topografiche, meandri e
palette, mentre meno rappresentate
risultano le figure antropomorfe.
Il Parco dell’Adamello con il sostegno
finanziaria della Provincia di Brescia,
ha attrezzato nel 2007 un percorso ad
anello che, partendo dal Municipio di
Sonico, conduce alle rocce istoriate del
Coren delle Fate e del Cornel de l’aiva
passando dall’antico forno fusorio del
paese in un bellissimo bosco di castagni
e betulle.
Lungo il percorso si trovano pannelli
illustrativi, stele lignee e piccole aree di
sosta, a creare un itinerario ricco di
suggestioni e magia.
“Idolo di Sonico”, figura idoliforme
accompagnata da due dischi solari e da
segni a paletta. Il corpo dell’idolo
presenta vari simboli, fra i quali un
presunto bucranio, un’ascia e un disco
solare. L’idolo ricorda un bambino in
fasce per cui fu denominato “il bambinodio”. Periodo II finale. Coren delle Fate,
Sonico.
Tutto l’UNESCO con un “click”
L’UNESCO (Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’Educazione, la
Scienza e la Cultura) è un’Agenzia
speciale delle Nazioni Unite, con sede
a Parigi, fondata il 16 novembre 1945
per incoraggiare la collaborazione tra i
Paesi aderenti nei settori
dell’educazione, delle scienze naturali,
delle scienze sociali e umane, della
cultura, della comunicazione e
dell’informazione.
Nell’ambito del Settore Cultura,
l’UNESCO ha istituito nel 1972 la Lista
del Patrimonio Mondiale (WHL-World
Heritage List), che comprende tutti i siti
di particolare interesse culturale e
naturale nel mondo, allo scopo di
promuovere la protezione, la
conservazione, la valorizzazione e la
trasmissione alle generazioni future di
questo patrimonio. I siti del Patrimonio
Culturale Mondiale appartengono a tutti
i popoli della Terra, indipendentemente
dal Paese in cui risiedono.
A oggi la Lista include 830 siti in 138
Paesi: 644 hanno valenza culturale,
162 naturale e 24 sono misti.
L’Italia ha ratificato la propria adesione
alla Lista nel 1978 e nel 1979
la Valle Camonica è stato il primo sito
italiano a essere inserito in questo
elenco, che rappresenta il
riconoscimento dell’importanza
mondiale del patrimonio di arte rupestre
della Valle.
Dopo meno di 30 anni l’Italia è la
Nazione con il maggior numero di siti
inseriti nella Lista, con 41 tra città, singoli
monumenti, siti archeologici e di
interesse naturale.
Nel 2004, su richiesta dell’UNESCO, la
Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Lombardia è stata incaricata dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
di predisporre il Piano di Gestione del
sito n. 94 “Arte Rupestre della Valle
Camonica”.
Navigando su Internet possiamo
trovare numerosi siti che offrono
informazioni sull’UNESCO e i suoi
diversi ambiti di intervento.
Per conoscere meglio l’organizzazione
dell’UNESCO, le sue attività ed i servizi
consigliamo una visita al portale
http://portal.unesco.org,
accessibile anche da
http://www.unesco.org/ e, per l’Italia,
al sito www.unesco.beniculturali.it
Tutte le informazioni sul Patrimonio
Mondiale con la lista completa dei paesi
e dei siti inseriti nella Lista del
Patrimonio Mondiale sono reperibili
visitando il sito:
http://whc.unesco.org/
Per chi volesse concentrare
l’attenzione sui siti UNESCO italiani e
sull’attività della Commissione
Nazionale Italiana per l'UNESCO
consigliamo il sito: http://www.unesco.it
In Italia esiste anche l’Associazione Città
Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO,
fondata nel 1997:
http://www.sitiunesco.it
crediti
Coordinamento:
Testi:
Sergio Cotti Piccinelli
(Comunità Montana di Valle Camonica)
Carlo Liborio, Maria Giuseppina Ruggiero
(SCA - società cooperativa archeologica), Milano
Angela Ferroni
(ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO,
Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Roma
Fotografie:
Archivio Fotografico delkla Soprintendenza
per i Beni Archeologici della Lombardia
Centro Camuno di Studi Preistorici
progetto Grafico:
Stampa:
Segreteria e revisione testi
oninart - Darfo Boario Terme (BS)
Mediavalle - Darfo Boario Terme (BS)
Wilma Gheza
Si ringrazia per la collaborazione la
Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Lombardia (Raffaella Poggiani Keller), il Centro
Camuno di Studi Preistorici (Tiziana Cittadini) e
la Provincia di Brescia (Elena Tironi)