Larte rupestre della Valle Camonica è stato il primo sito italiano, nel 1979, ad entrare nella lista del Patrimonio Mondiale dellUNESCO. Un riconoscimento dettato dalla valenza culturale delle incisioni rupestri, dalla loro capacità di testimoniare il racconto straordinario della nascita e degli sviluppi della civiltà delluomo. Un sito di questa importanza, custodito oggi da vari parchi archeologici distribuiti lungo il territorio camuno, va sostenuto con adeguati strumenti di gestione, con interventi continui di conservazione e valorizzazione, con azioni promozionali e di educazione al patrimonio. La pubblicazione di questa guida, realizzata dalla Comunità Montana di Valle Camonica con finanziamenti della Legge regionale sulla montagna, è un contributo nella direzione della maggior conoscenza e della divulgazione al pubblico di questa straordinaria ricchezza. Con lobiettivo di costruire un percorso unitario per la fruizione del patrimonio darte rupestre, al centro dellinteresse e dellimpegno di tanti soggetti, enti pubblici e operatori culturali della Valle Camonica. Il Presidente del Gruppo di Coordinamento del Sito Unesco Mario Rizza Comunità Montana della Valle Camonica Il Presidente della Comunità Montana di Valle Camonica Alessandro Bonomelli Scorrendo il lungo elenco dei siti culturali della Lista del Patrimonio Mondiale dellUNESCO, al n. 94 si legge Rock Drawings in Valcamonica: sono ormai quasi 30 anni, dal 1979 per lesattezza, che i pitoti, cioè pupazzi, come sono chiamate in dialetto le incisioni rupestri della Valle Camonica, fanno parte delle straordinarie testimonianze della cultura dellUomo da preservare per le future generazioni. Larte rupestre è attestata su tutto il territorio della Valle Camonica, la più vasta delle valli bresciane, attraversata dal fiume Oglio: ad oggi sono state censite oltre 180 località con incisioni, per un totale di almeno 2000 rocce istoriate (arenarie e conglomerati), distribuite in 24 dei 41 comuni della Valle. Le incisioni sono state realizzate lungo un arco di tempo di oltre 12.000 anni, dalla fase finale delletà della Pietra Antica (Epipaleolitico) alla fine del I millennio a.C., quando si conclude il grande ciclo dellarte camuna ma la pratica di incidere le rocce prosegue anche dopo la conquista della Valle da parte dei Romani, giungendo fino allepoca medievale e moderna. Le raffigurazioni, incise talora con grande accuratezza, trattano aspetti della spiritualità e momenti della vita quotidiana degli antichi abitanti della Valle: spesso si tratta di veri e propri palinsesti, dove scene di culto e danze si affiancano o si sovrappongono a scene di agricoltura e a scene di caccia, creando talora intrecci di immagini cariche di significato che gli archeologi, a distanza di tanto tempo, riescono a comprendere a volte con difficoltà. Ma oltre allarte rupestre e ai coevi contesti archeologici di epoca preprotostorica (abitati, santuari, etc.), la Valle Camonica conserva altre importanti testimonianze di carattere storico, archeologico ed artistico, memorie del suo passato. Lepoca romana è documentata dai resti del teatro e dellanfiteatro a Cividate Camuno, dove ha sede anche il Museo Nazionale della Valle Camonica, e dalle vestigia del santuario di Minerva a Breno. Per il Medioevo spiccano i numerosi castelli (come quelli di Gorzone a Darfo Boario Terme, di Breno, di Lozio, di Cimbergo) ed i nuclei storici di molti comuni della Valle, che ricalcano perfettamente gli impianti urbanistici ed architettonici di epoca medievale. Numerosi sono anche gli edifici di carattere religioso che si distinguono sia per il valore architettonico delle strutture sia per le opere darte che ospitano (ad esempio il monastero di S. Salvatore e la pieve di S. Siro a Capo di Ponte, del secolo XI). Strettamente collegate allutilizzo delle risorse del territorio della Valle Camonica sono le attività produttive, che in alcuni casi affondano le loro radici in tradizioni millenarie. Lattività mineraria per lo sfruttamento degli affioramenti di siderite e calcopirite, conosciuti e coltivati sin dalla preistoria e protostoria (ad esempio la miniera di Bienno-Campolongo), è oggi documentata nel borgo di Bienno dove sono state allestite fucine-museo, fino a poco tempo fa ancora produttive. La lavorazione della pietra, con le cave di marmo di Vezza dOglio già utilizzate in età romana, e la lavorazione del legno, che tra il XV ed il XVIII secolo ha dato vita ad opere di alto valore, continuano ancora oggi a livello artigianale, anche con prodotti di artigianato artistico. Lagricoltura e lallevamento, che per millenni hanno rappresentato la base delleconomia camuna, sono oggi praticate nel rispetto delle caratteristiche del territorio, per valorizzare le risorse e le valenze tradizionali della Valle. In considerazione della vastità del territorio e della varietà dei beni (oltre 180 località con arte rupestre) si sono individuati come referenti principali la Provincia di Brescia, la Comunità Montana di Valle Camonica, il Consorzio dei Comuni del Bacino Imbrifero Montano di Valle Camonica (BIM) e i 7 Comuni interessati dalla presenza di Parchi dArte Rupestre: Comune di Darfo Boario Terme Consorzio per le incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo Comune di Capo di Ponte Comune di Sellero Lelaborazione del Piano di Gestione, che si è conclusa nel luglio 2005, è stata condotta in modo condiviso tra tutti gli Enti partecipanti, che hanno affrontato le problematiche legate alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione del sito UNESCO e hanno avviato la programmazione e la progettazione di interventi funzionali allo sviluppo sostenibile della Valle. Ora andiamo a conoscere i sette parchi darte rupestre della Valle Camonica con le loro straordinarie incisioni. Comune di Sonico Sonico Sellero Cedegolo Paspardo Cimbergo Come raggiungere il parco Una volta giunti a Darfo Boario Terme, seguire le indicazioni per Valle di ScalveAngolo Terme. Nei pressi dell'ingresso al Parco è disponibile un'ampia area a parcheggio, anche per pullman. Parco Comunale di Luine Località Luine, L'ingresso è gratuito. Ente responsabile: Comune di Darfo Boario Terme Per informazioni: Sig.ra M. Grazia Gabossi, Tel. 348-7374467 Consorzio Pro Loco Camuno - Sebine piazzale Lorenzini, 2 25047 Darfo Boario Terme (BS) Tel. e Fax 0364-536174 e-mail: [email protected] www.darfoboarioterme.net (notizie sul parco sotto la voce "Vivere la città") Il Parco, ubicato su una collina che domina la confluenza del torrente Dezzo nel fiume Oglio, sulla sponda idrografica destra della Valle, comprende un centinaio di rocce e si estende nelle tre aree di Luine, Simoni e Crape. Le incisioni coprono tutti i periodi dell'arte rupestre camuna: in quest'area infatti sono documentate le raffigurazioni più antiche della Valle, riferibili al IX-VIII millennio a.C. In corrispondenza dell'ingresso del Parco si trova un Centro Servizi, che espone documentazione iconografica sull'arte rupestre e pubblicazioni di settore, integrando le notizie che si possono leggere sui pannelli didattici distribuiti lungo i percorsi. Per la visita sono stati ideati tre percorsi, della lunghezza complessiva di circa 3 Km, distinti per aree (A, B, C). soffermarci presso la Roccia 48, che risulta incisa nel solo settore destro con figure di asce, pugnali, lance e scutiformi databili all'età del Bronzo. Ancora qualche metro ed il percorso A incrocia il Percorso B, lungo il quale incontriamo soprattutto rocce con raffigurazioni di armi e di scutiformi (Rocce 54 e 57). Ritornati nei pressi del Centro Servizi possiamo iniziare la visita lungo il Percorso C, che si affaccia sulla Valle e sull'abitato di Darfo-Boario Terme. In questa zona, conosciuta come Crape, merita sicuramente una visita la Roccia 6, una grande superficie sulla quale già nel IX-VIII millennio a.C. gli antichi La zona denominata Luine, nella quale si sviluppa il percorso A, comprende il gruppo più numeroso di rocce incise, con figure databili soprattutto all'età del Bronzo (II millennio a.C.). Di particolare interesse è la Roccia 30, famosa per la presenza di numerose raffigurazioni della cosiddetta "rosa camuna", simbolo adottato dalla Regione Lombardia come proprio emblema. Nei pressi si trova la Roccia 34, una spettacolare roccia dalla superficie inclinata sulla quale gli antichi abitanti della Valle hanno inciso, tra l'età del Bronzo e l'età del Ferro (II-I millennio a.C.), migliaia di raffigurazioni: grandi guerrieri armati (nella parte centrale), figure reticolari, rettangoli e linee, meandri, labirinti e, sul lato destro, una grande composizione con lance, asce, alabarde e scutiformi. Nella parte alta della roccia spicca la figura di un grande cervide che si data per lo stile all'inizio dell'arte rupestre camuna (IX-VIII millennio a.C.). Proseguendo la visita possiamo abitanti della Valle incisero figure di grandi animali (un'alce ed alcuni cervidi). Tra le altre incisioni possiamo osservare anche armi (asce, alabarde e pugnali), coppelle e iscrizioni in caratteri nordetruschi. Come raggiungere la riserva Dalla Strada Statale 42 uscire a Nadro e seguire le indicazioni per il centro del paese, dove si trovano il Museo e l'ingresso principale della Riserva. I comuni di Ceto, Cimbergo e Paspardo sono collegati dalla Strada Provinciale 88. Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo 25040 Nadro di Ceto (BS) L'ingresso è a pagamento. Ente responsabile: Consorzio per le Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo, Paspardo segreteria ente gestore: tel. 0364-434018.17 fax 0364-434418 www.arterupestre.it Per informazioni: Museo della Riserva Via Piana, 29 25040 Nadro di Ceto (BS) tel. 0364-433465 [email protected] [email protected] [email protected] Istituita nel 1988, dalla Regione Lombardia la Riserva Regionale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo è situata sul versante idrografico sinistro, su un'area di quasi 300 ettari coperta quasi completamente da boschi di castagne e di betulle. All'interno di questo vasto territorio si trovano diverse aree con rocce incise, (circa 450 superfici istoriate) raggiungibili dalla strada che congiunge i paesi di Nadro, Cimbergo e Paspardo. La visita inizia nel centro di Nadro, presso il Museo della Riserva, che offre informazioni e notizie sull'arte rupestre e sugli itinerari didattici. Uscendo dal Museo si gira verso sinistra e, dopo il parcheggio, si imbocca un sentiero acciottolato che porta, con una passeggiata di 15-20 minuti, alla zona di Foppe di Nadro. All'inizio del percorso, prima di raggiungere le rocce incise, è possibile osservare la ricostruzione di due capanne protostoriche, una completamente in legno ed una caratterizzata dalla parte inferiore in pietra e da quella superiore in legno. All'inizio dell'area di Foppe di Nadro, segnalata da appositi pannelli, ci soffermiamo sulla Roccia 1, con le sue raffigurazioni di oranti, dischi solari e scene di duello. Più avanti, sulla sinistra, visitiamo le Rocce 6 e 7: numerosissime impronte di piedi (oltre 200) e guerrieri che si affrontano in duello caratterizzano la prima, mentre sulla seconda sono incise alcune figure di uccelli, rese con attenzione quasi naturalistica. Riprendiamo il sentiero e saliamo alla Roccia 4, per ammirare le composizioni di armi dell'età del Bronzo: analoghe incisioni sono presenti anche sulla vicina Roccia 22-23, una grande superficie con scene di aratura ed iscrizioni in caratteri nord-etruschi. Continuando a salire troviamo la Roccia 24 con una scena di villaggio composta da numerosi edifici. Per chi volesse proseguire la visita, lungo questo percorso meritano una sosta la grande Roccia 27, con incisioni dal Neolitico all'età del Ferro, e la Roccia 35, con la raffigurazione della cosiddetta cometa. Per visitare l'area di Campanine, situata al centro della Riserva, è consigliabile raggiungere con l'auto l'abitato di Cimbergo, dal quale si diparte il sentiero che conduce nei tre settori di Campanine Alta, Campanine Bassa e Figna. Sulle rocce della zona di Campanine, oltre ai consueti temi dell'arte rupestre camuna (scene di caccia, di lotta, edifici etc.), sono presenti numerose raffigurazioni databili al Medioevo: croci, chiavi e figure del cosiddetto nodo di Salomone documentano l'avvenuta cristianizzazione della Valle Camonica ed il perdurare della pratica di incidere le rocce. Anche l'area intorno al paese di Paspardo è particolarmente ricca di arte rupestre. Rocce incise si trovano nelle località di In Vall-Castello, Dos Sottolaiolo, Capitello dei Due Pini, Dos Custapeta, Deria-Vite e nella zona, compresa nel Parco Regionale dell'Adamello, di Dos Sulìf: tutte queste aree sono raggiungibili percorrendo la Strada Provinciale 88, che congiunge Paspardo a Capo di Ponte. Nelle immediate vicinanze del centro abitato di Paspardo meritano sicuramente una visita il Capitello dei due Pini, una parete verticale che offre una delle più note composizioni di raffigurazioni dell'età del Rame (III millennio a.C.) e, accanto, la cosiddetta Roccia del Sole. Dal Parco Giochi di Paspardo inizia invece il sentiero che porta all'area di In Vall-Castello, dove spiccano le incisioni della Roccia 4, con grandi guerrieri armati di lancia e scudi, zoomorfi ed oranti. Scendendo lungo la Strada Provinciale 88 incontriamo la zona di Dos Sottolaiolo, un'area attrezzata che comprende un gruppo di sette rocce con incisioni riferibili soprattutto all'età del Ferro: rose camune, duelli e asce sulla Roccia 1 e palette sulle Rocce 2 e 4. Come raggiungere il parco Una volta giunti a Capo di Ponte, seguire le indicazioni per la Stazione dei Carabinieri e per la Chiesa delle Sante, nei pressi della quale è possibile posteggiare l'auto: di qui, seguendo i cartelli, si raggiunge in pochi minuti a piedi l'ingresso del Parco. I pullman possono parcheggiare nel piazzale dell'Hotel Graffiti; attraversata la Strada Statale 42, si può imboccare il percorso pedonale che raggiunge il Parco per la via Ronchi di Zir. Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri Località Naquane 25044 Capo di Ponte (BS) L'ingresso è a pagamento. Ente responsabile: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Per informazioni: tel. 0364-42140; fax 0364-426634 e-mail: [email protected] Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, istituito nel 1955 quale primo Parco Archeologico italiano, racchiude un complesso di oltre 100 rocce incise, sulle cui superfici, levigate e montonate dall'azione dei ghiacciai, gli antichi abitanti della Valle incisero immagini, reali e simboliche, tratte dalla loro vita quotidiana e dal loro mondo spirituale. La cronologia delle incisioni di Naquane va dal Neolitico (VI-IV millennio a.C.) all'età del Ferro (I millennio a.C.); si riconoscono anche riprese in età storica, romana, moderna e contemporanea. Nel Parco, dotato di percorsi di visita attrezzati con pannelli a tema, sono anche presenti un Antiquarium ed un'esposizione all'aperto di stele e massi-menhir istoriati nell'età del Rame (III millennio a.C.). Ecco un itinerario ideale che, partendo dall'ingresso del Parco, vi accompagnerà nella visita alle rocce più interessanti. o teste di uccello o di cavallo, poste a protezione dell'edificio). Poco più a valle la Roccia 70, famosa per la figura del dio Cernunnos, divinità del mondo celtico fronte alla roccia più grande e famosa del Parco, la Roccia 1 o "Roccia Grande", che offre una straordinaria varietà di incisioni (circa un migliaio), tra le quali risultano di particolare interesse i telai del tipo a struttura verticale, le raffigurazioni di palette, il cosiddetto "labirinto", le numerose scene di caccia al cervo e le raffigurazioni di cavalieri. Proseguiamo lungo la strada alla ricerca della Roccia 23 (percorso BLU), sulla quale potremo ammirare una bella raffigurazione di carro a quattro ruote tirato da cavalli (non mancano anche incisioni di edifici, di guerrieri e di animali). A pochi metri dall'ingresso del Parco troviamo la Roccia 50: è una grande superficie, totalmente incisa con raffigurazioni di oranti, guerrieri (alcuni anche di notevoli dimensioni), edifici, impronte di piedi ed iscrizioni in caratteri nord-etruschi. Scendendo verso valle lungo il sentiero che parte dalla Roccia 50, incontriamo dapprima la Roccia 73, con un'interessante raffigurazione di edificio, ricca di dettagli (si notino le travi del tetto e, sul colmo, due elementi ad uncino contrapposti, forse corna di bovidi Inoltriamoci nel Parco raggiungendo la Roccia 35, posta all'estremità Sud del percorso BLU: su questa lunga superficie istoriata soffermiamoci ad osservare la scena del villaggio, la figura del cosiddetto sacerdote che corre, dal particolare copricapo con piume piegate all'indietro e la "scena del fabbro", nella quale un personaggio sembra intento a forgiare una spada sull'incudine. Torniamo ora verso la Roccia 1, a monte della quale troviamo la Roccia 99 (percorso ARANCIONE), ricca di raffigurazioni di duelli, impronte di piedi, edifici e reticoli. Accanto a queste incisioni dell'età del Ferro fu incisa in epoca romana un'iscrizione in lingua latina, che testimonia il perdurare nel tempo dell'uso di incidere le rocce. Possiamo concludere la nostra visita a Naquane con la Roccia 57 (percorso ROSSO), ubicata ad Est dell'ingresso, sulla quale, tra le numerose incisioni, possiamo osservare una serie eccezionale di edifici di grandi dimensioni, cervi, alcuni dei quali sembrano cavalcati da uomini in piedi o seduti, ed una scena di aratura con l'aratro trainato da due cavalli. Come raggiungere il parco A Capo di Ponte svoltare in direzione di Pescarzo; quindi girare a sinistra seguendo sempre le indicazioni per Pescarzo, oltrepassare il ponte sul fiume Oglio e proseguire per circa 1 Km. I pullman possono parcheggiare oltre il Parco, presso il Cimitero. Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo Località Cemmo 25044 Capo di Ponte (BS) L'ingresso è gratuito. Ente responsabile: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Per informazioni: tel. 0364-42140; fax 0364-426634 e-mail: [email protected] Il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, inaugurato nell'ottobre del 2005, offre al visitatore la possibilità di entrare in un luogo di culto che ebbe una storia lunghissima: fondato nell'età del Rame (III millennio a.C.), mantenne la sua natura di area sacra anche nell'età del Ferro e in epoca romana, per essere smantellato ad opera dei Cristiani tra tarda antichità e alto medioevo, in quanto sede di cerimonie e culti pagani. Nel XII secolo nei suoi pressi fu costruita la Pieve di S. Siro, insigne esempio di architettura romanica lombarda. La principale attrazione del Parco di Cemmo è rappresentata sicuramente dai due celebri Massi, due grandi blocchi staccatisi dalla parete di roccia retrostante e che gli antichi uomini della Valle Camonica incisero nel corso dell'età del Rame con figure di animali, di armi e con scene della vita quotidiana (aratura e traino del carro). Segnalata per la prima volta nel 1909 dal geografo Gualtiero Laeng nella Guida su Piemonte, Lombardia, Canton Ticino del Touring Club Italiano, l'area dei massi di Cemmo fu oggetto di ricerche e di scavi da parte degli archeologi fin dagli anni '30 del secolo scorso. Le altre campagne, effettuate a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia negli anni '60, negli anni '80 e, con maggiore continuità, dalla metà degli anni '90 fino ad oggi, hanno permesso di approfondire la conoscenza di questo importante santuario megalitico che, all'interno di un imponente recinto murario semicircolare, racchiudeva oltre ai celebri due Massi, anche un numero considerevole di stele istoriate. Al momento le stele Cemmo 3 e 4 sono esposte nell'Antiquarium del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, mentre le altre troveranno collocazione nel Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, in allestimento nel palazzo di Villa Agostani a Capo di Ponte. La visita al Parco può iniziare con la lettura dei pannelli posti subito all'ingresso e di quelli lungo il breve sentiero che conduce ai Massi. Il primo monumento che incontriamo è il Masso 2, dal profilo frastagliato per l'erosione e con la superficie idealmente divisa in tre parti, ciascuna con differenti istoriazioni, a causa di una serie di lacune e di fratture. Le figure incise comprendono animali (stambecchi, cerbiatte e canidi in cui si riconoscono branchi di lupi ed un cane raffigurato con la coda all'insù), armi (un'ascia, un'alabarda e numerosi pugnali) e figure umane stilizzate. Nella parte sinistra del masso si possono ammirare le due figure più interessanti del masso: un carro a quattro ruote piene ed un aratro privo di aratore; entrambe le figure sono trainate da coppie di buoi dotati di grandi corna arcuate, raffigurate secondo una visione dall'alto. Proseguiamo lungo il percorso di visita, osservando dalla passerella lignea il recinto semicircolare che collegava i due Massi e ci avviciniamo al Masso 1, noto in passato alla popolazione locale con il nome di Preda dei pitoti (pietra dei pupazzi), termine dialettale con il quale si indicano tuttora le incisioni. La faccia principale, rivolta verso Est, è ampiamente danneggiata nella parte inferiore, rimasta a lungo interrata; altre parti incise si trovano sulla sommità del masso e sul lato sinistro. Su questo masso sono state riconosciute oltre centocinquanta raffigurazioni, in alcuni casi sovrapposte tra loro: cervi dalle grandi corna ramificate, cerbiatte, camosci con corte corna ad uncino, stambecchi, suidi (cinghiali o maiali), canidi, bovidi, figure di pugnali ed una scena di aratura costituiscono questa grande composizione incisa. Come raggiungere il parco Seguendo lo stesso percorso per il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, si prosegue fino al Cimitero, dove si possono parcheggiare gli autoveicoli, e si imbocca la strada acciottolata che lo costeggia sulla sinistra. L'accesso diretto all'area di Bedolina può essere raggiunto in auto percorrendo la strada Cemmo-Pescarzo, fino al parcheggio posizionato, salendo, sulla sinistra. Località Seradina-Bedolina 25044 Capo di Ponte (BS) Ente responsabile: Comune di Capo di Ponte, via Stazione Per informazioni: Comune tel. 0364-42001; fax 0364-42571 e-mail: [email protected] www.comune.capo-di-ponte.bs.it Il Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina, ubicato poco a Nord del Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, comprende le località di Seradina I, II, III, Corno di Seradina e Bedolina: le incisioni sono databili in buona parte all'età del Bronzo e del Ferro ed offrono al visitatore un'ampia tipologia di raffigurazioni, fra le quali mappe e scene di aratura costituiscono i temi più caratteristici. Nel Parco, inaugurato nel 2005 e dotato di una biglietteria e di un puntoinformazioni presso l'ingresso di Seradina, sono stati allestiti cinque percorsi di visita, distinti per colore e dotati di pannelli didattici. della Roccia 27-28. Sulle Rocce 8, 9 e 11 possiamo ammirare figure a reticolo, cerchi raggiati, animali e figure antropomorfe (talora armate): in particolare, presso la Roccia 11 vale la pena di soffermarsi sulla figura di cavaliere. Il primo itinerario che si incontra è quello del Percorso arancio (Seradina II), alla destra del percorso principale che attraversa tutta l'area di Seradina: in questa zona prevalgono sulle rocce raffigurazioni che appartengono soprattutto all'età del Ferro (I millennio La visita può proseguire in direzione del Percorso rosso (Seradina I), all'estremità Nord del sentiero principale. L'area di Seradina I è divisa idealmente in due parti: il cosiddetto Corno, cioè la parte sommitale di un dosso che affaccia sul fondovalle e Seradina I, che scende caccia al cervo e figure simbolico-rituali come quelle serpentiformi. Risalendo verso il Corno incontriamo un gruppo di piccole rocce, che si caratterizzano per la presenza di figure isolate di guerrieri e di animali (Roccia 54 e Roccia 6). a.C.), con armati impegnati in duelli, armi, edifici, iscrizioni in alfabeto nordetrusco e coppelle. Seguendo il sentiero suggeriamo la visita alle Rocce 21 e 18, sulle quali le figure sono a volte raggruppate in pannelli fittamente istoriati e di grande suggestione. verso il fiume con grandi superfici istoriate. Questa suddivisione morfologica rispecchia anche una differenza di soggetti raffigurati: se sul Corno troviamo soprattutto raffigurazioni legate all'ideologia del guerriero (armati in atteggiamento di duello), le rocce di Seradina I si caratterizzano per la presenza di scene di aratura e scene di caccia. La roccia più significativa ed interessante di Seradina I è sicuramente la Roccia 12: qui, accanto a numerosi duelli di armati, troviamo scene di aratura, di Terminato il Percorso Rosso possiamo dirigerci verso la zona di Ronco Felappi (Percorso verde), per visitare la quale è però necessario richiedere una guida all'ingresso del Parco. Ritornati sul percorso principale incontriamo sulla sinistra il Percorso marrone (Seradina III): in questo settore sono documentate le incisioni più antiche, rappresentate dai pugnali dell'età del Rame (III millennio a.C.) Chi volesse proseguire l'itinerario per Bedolina (Percorso azzurro) ha due possibilità: prima del punto-informazioni all'ingresso del Parco può imboccare il sentiero che sale a sinistra o, in alternativa, raggiungere la zona di Bedolina in auto percorrendo la strada che sale verso il paese di Pescarzo, fino all'area di parcheggio segnalata. Il tema dominante delle incisioni del settore di Bedolina è sicuramente quello delle mappe topografiche, composizioni geometriche nelle quali sono state riconosciute antiche suddivisioni del territorio in campi (coltivati?). La roccia più famosa in questo senso è la Roccia 1, detta anche Roccia della Mappa, un palinsesto formato quasi esclusivamente da motivi quadrangolari, con all'interno coppelle allineate (i campi con coltivazioni o alberi), uniti da linee sinuose (i sentieri), a formare una vera e propria rappresentazione del territorio. Altre raffigurazioni sono quelle della rosa camuna, nella porzione sinistra, alcuni armati, animali ed edifici. Di recente alla complessa raffigurazione topografica della Roccia 1, databile al I millennio a.C., se ne è aggiunta un'altra, ancora più ricca, incisa su una roccia a pochi metri di distanza, a testimoniare quasi una vocazione di questa zona per le composizioni di questo tipo. Come raggiungere il Parco Dalla Strada Statale 42 seguire le indicazioni per il centro di Sellero Parco Comunale di Sellero Piazza Donatori di Sangue 25050 Sellero (BS) L'ingresso è gratuito. Per informazioni: Comune tel. 0364/637009; fax 0364/637207 e-mail: [email protected] E disponibile il sito: www.comune.sellero.bs.it (sotto la voce arte, cultura e tradizione). Ubicato nellAlta Valle, sul versante idrografico destro, ad una quota media compresa tra 500 ed 800 m/slm, raggruppa oltre 100 rocce incise, distribuite nelle località di CarpeneFradel-Berco, Preda Mola-Castello. Altre concentrazioni di rocce sono note anche ad Isù-Barnil (a Nord del Parco) e a Pià dOrt-Còren (a Sud, al confine con Capo di Ponte). Le incisioni coprono un arco di tempo compreso tra letà del Bronzo e del Ferro (II-I millennio a.C.) Il Parco, per il quale è in corso di definizione il progetto di allestimento, sarà in futuro dotato di percorsi attrezzati con apparati didattici e di fruizione. Particolare cura verrà data anche al suo collegamento, attraverso un percorso storico pluritematico, con larea mineraria di Carona, località a Nord del Parco, in corso di valorizzazione. Iniziamo la visita dalla zona di Carpene, che si raggiunge portandosi a nord del paese: qui possiamo visitare un nucleo di una ventina circa di rocce, tra le quali spicca la cosiddetta Grande Roccia (Roccia 2), unampia lastra sulla quale sono state incise più di 700 raffigurazioni (oltre a guerrieri e duellanti, a simboli circolari, lineari e coppelle, di grande importanza sono le figure del Grande Idolo, del Viandante e della Rosa Camuna). Nellarea di Fradel, vicino a Carpene, si trovano invece alcune rocce con raffigurazioni topografiche e di guerrieri (Roccia 44) o di cavalieri (Roccia 4). raffigurazioni simboliche e coppelle). Passiamo poi allarea di Isù-Barnil, situata a valle dei nuclei di CarpeneFradel-Berco, dove prevalgono rocce con incisioni di arte schematica (coppelle e canaletti). A Sud di Preda Mola si entra nellarea di Pià dOrt, ricca di raffigurazioni di particolare interesse: possiamo concentrare la nostra attenzione sulla Roccia 1 (da non perdere la cosiddetta Casa del fabbro), sulla Roccia 24 (sottilissime incisioni filiformi) e sulla Roccia 39 (rappresentazioni topografiche, rosa camuna, duelli ed edifici). Proseguiamo quindi la visita spostandoci a Sud di Sellero, nella zona di Preda Mola-Castello, dove possiamo osservare alcune rocce, tra le quali spicca la Roccia 26, con incisioni delletà del Ferro (guerrieri, cavalieri, zoomorfi, La visita può concludersi scendendo a Còren, altra area con rocce incise (soprattutto figure antropomorfe e rose camune), dalla quale si diparte un sentiero che riporta a Sellero. Come raggiungere il parco Arrivati a Sonico, percorrendo la Strada Statale 42, si raggiunge il Municipio, sulla sinistra del quale si imbocca una strada che porta al percorso di visita al Parco. Ente Parco Pluritematico del Còren de le Fate 25050 Sonico (BS) L'ingresso è libero. Ente responsabile: Parco Regionale dellAdamello e Comune di Sonico Per informazioni: Comune di Sonico, Piazza IV Novembre,1 25050 Sonico (BS) tel. 0364-75030; fax 0364-75391 e-mail: [email protected] www.comune.sonico.bs.it (notizie sul parco, sotto la voce "storia, arte e cultura); www.parcoadamello.it (notizie sotto la voce "territorio", "la preistoria nel parco") Tra incisioni e fate: un itinerario magico Le incisioni rupestri del Coren de le Fate, originariamente noto come Coren de le Strie, sono note sin dagli anni 50 e, come le altre rocce istoriate presenti nel territorio di Sonico, presentano tratti esecutivi e stilistici peculiari, forse riconducibili allopera di sacerdoti-artisti che si sono espressi con simboli e figure diversi rispetto a quelli di altri luoghi della Valle Camonica. Le incisioni rupestri del Coren de le Fate sono state eseguite in tre momenti di assidua frequentazione per scopi religiosi: _tra il 4° ed il 3° millennio a.C. (Neolitico ed età del Rame) sono state realizzate soprattutto figure circolari, ruotiformi e spirali (simboli solari); _durante letà del Bronzo (2° millennio a.C.) sono state incise rappresentazioni planimetriche-mappe; _nelletà del Ferro (1° millennio a.C.) è stato inciso un grande numero di palette, simboli riconducibili ad oggetti funzionali alla raccolta delle ceneri del rogo funebre. Al Cornel de laiva si trovano raffigurazioni di tipo planimetrico uniche per tipologia su tutto larco alpino, realizzate nelletà del Rame e probabilmente riconducibili a insediamenti di tribù, clan e famiglie. Le rocce sono inserite in un contesto naturale particolarmente suggestivo, dominato da boschi secolari, che connotano fortemente il paesaggio. Le incisioni, in genere poco leggibili per la natura stessa delle rocce di questa parte della Valle, sono in prevalenza costituite da coppelle, dischi solari (cerchi concentrici e dischi raggiati), raffigurazioni topografiche, meandri e palette, mentre meno rappresentate risultano le figure antropomorfe. Il Parco dellAdamello con il sostegno finanziaria della Provincia di Brescia, ha attrezzato nel 2007 un percorso ad anello che, partendo dal Municipio di Sonico, conduce alle rocce istoriate del Coren delle Fate e del Cornel de laiva passando dallantico forno fusorio del paese in un bellissimo bosco di castagni e betulle. Lungo il percorso si trovano pannelli illustrativi, stele lignee e piccole aree di sosta, a creare un itinerario ricco di suggestioni e magia. Idolo di Sonico, figura idoliforme accompagnata da due dischi solari e da segni a paletta. Il corpo dellidolo presenta vari simboli, fra i quali un presunto bucranio, unascia e un disco solare. Lidolo ricorda un bambino in fasce per cui fu denominato il bambinodio. Periodo II finale. Coren delle Fate, Sonico. Tutto lUNESCO con un click LUNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lEducazione, la Scienza e la Cultura) è unAgenzia speciale delle Nazioni Unite, con sede a Parigi, fondata il 16 novembre 1945 per incoraggiare la collaborazione tra i Paesi aderenti nei settori delleducazione, delle scienze naturali, delle scienze sociali e umane, della cultura, della comunicazione e dellinformazione. Nellambito del Settore Cultura, lUNESCO ha istituito nel 1972 la Lista del Patrimonio Mondiale (WHL-World Heritage List), che comprende tutti i siti di particolare interesse culturale e naturale nel mondo, allo scopo di promuovere la protezione, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future di questo patrimonio. I siti del Patrimonio Culturale Mondiale appartengono a tutti i popoli della Terra, indipendentemente dal Paese in cui risiedono. A oggi la Lista include 830 siti in 138 Paesi: 644 hanno valenza culturale, 162 naturale e 24 sono misti. LItalia ha ratificato la propria adesione alla Lista nel 1978 e nel 1979 la Valle Camonica è stato il primo sito italiano a essere inserito in questo elenco, che rappresenta il riconoscimento dellimportanza mondiale del patrimonio di arte rupestre della Valle. Dopo meno di 30 anni lItalia è la Nazione con il maggior numero di siti inseriti nella Lista, con 41 tra città, singoli monumenti, siti archeologici e di interesse naturale. Nel 2004, su richiesta dellUNESCO, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia è stata incaricata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali di predisporre il Piano di Gestione del sito n. 94 Arte Rupestre della Valle Camonica. Navigando su Internet possiamo trovare numerosi siti che offrono informazioni sullUNESCO e i suoi diversi ambiti di intervento. Per conoscere meglio lorganizzazione dellUNESCO, le sue attività ed i servizi consigliamo una visita al portale http://portal.unesco.org, accessibile anche da http://www.unesco.org/ e, per lItalia, al sito www.unesco.beniculturali.it Tutte le informazioni sul Patrimonio Mondiale con la lista completa dei paesi e dei siti inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale sono reperibili visitando il sito: http://whc.unesco.org/ Per chi volesse concentrare lattenzione sui siti UNESCO italiani e sullattività della Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO consigliamo il sito: http://www.unesco.it In Italia esiste anche lAssociazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO, fondata nel 1997: http://www.sitiunesco.it crediti Coordinamento: Testi: Sergio Cotti Piccinelli (Comunità Montana di Valle Camonica) Carlo Liborio, Maria Giuseppina Ruggiero (SCA - società cooperativa archeologica), Milano Angela Ferroni (ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, Ministero per i Beni e le Attività Culturali), Roma Fotografie: Archivio Fotografico delkla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia Centro Camuno di Studi Preistorici progetto Grafico: Stampa: Segreteria e revisione testi oninart - Darfo Boario Terme (BS) Mediavalle - Darfo Boario Terme (BS) Wilma Gheza Si ringrazia per la collaborazione la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (Raffaella Poggiani Keller), il Centro Camuno di Studi Preistorici (Tiziana Cittadini) e la Provincia di Brescia (Elena Tironi)