IL TERREMOTO IN ASCOLI CITTA’ SICURA ( spiegazione della faglia ) Se si guarda l’orografia della vallata del Tronto o se si va sul ponte romano di Porta Cappuccina, anche se non si è geologi, od esperti in scienze naturali, si può osservare che il fiume, in centinaia di milioni di anni, si è scavata la sua valle fra due acrocori di roccia, sulla destra è composto di travertino, mentre sulla sinistra è composto di tufo. Questi acrocori, ma chiamiamoli semplicemente massi, sono di dimensioni, secondo il nostro vedere, enormi. Il blocco di travertino alla sua destra si estende all’incirca, dalla zona di Folignano, e risalendo il corso del fiume si prolunga fin oltre Quintodecimo-Trisungo per risalire, a Folignano fino alla montagna dei Fiori, ed a monte, verso Trisungo all’incirca fin dove si trova la Macera della Morte,inglobando tutto il bacino del fiume Castellano. Il blocco di tufo alla sua sinistra, a valle, dovrebbe avere origine dal torrente Bretta, per risalire verso monte fino al fosso della Camartina. Pur se scavato superficialmente dal fosso di Valle Venere, dal fiume Fluvione, e da altri fossati minori il blocco di tufo si estende a comprendere il territorio di Venarotta,Roccafluvione, Montegallo ed altri, fino al valico del Galluccio e scendendo per Pretare e Piedilama al fosso della Camartina. Questi grandi scogli, incatenati fra di loro, e così tanto estesi: in superficie, si elevano fino a 1800 metri sul livello del mare, e come avviene per gli iceberg, la grande massa , sotto terra, sprofonda fino a circa 20-30 mila metri nel sottosuolo Si comprende quindi che sotto questi massi, a quelle profondità non si verificano faglie, o seppur se ne verificassero i loro effetti non si avvertirebbero in superficie. Però le faglie si verificano tutto intorno ai blocchi di pietra descritti, in tutte le direzioni, a nord, a sud, ad ovest e ad est, e non è vero che verso il mare, come molti ritengono, non vi sono terremoti. Offida ne ha avuti molti, e l’ultimo il 3 ottobre 1943. Finora nelle zone marine, gli effetti del terremoto sono stati attutiti dalla natura del terreno dove questo è morbido per essere costituito da materiale di deposito, ma Ancona che pur stando sul mare è stata altre volte danneggiata dal terremoto ed anche Messina, città sul mare nel 1908 fu tragicamente distrutta dal terremoto. Ma sono altre circostanze, ed è inutile allarmarsi. Val bene la pena spiegare in modo semplice cos’è una faglia, che tutti nominano, ma credo ben pochi sappiano: la faglia è un parola francese che deriva da faille, vuoto, mancanza. Questi vuoti nel terreno, come grotte, li trovavano i minatori di carbone, ed erano un pericolo, perché, scavando nelle sue vicinanze, non sapendolo, ne indebolivano le coste di sostegno facendo franare il soffitto della caverna, appunto la faglia, con i gravi danni che potevano subire i poveri minatori. Nella crosta terrestre appenninica avviene che: allontanandosi le coste dei due mari, Tirreno ed Adriatico, di circa quattro centimetri l’anno, il loro allontanarsi provoca nell’interno del sottosuolo dei vuoti, delle mancanze di materiale, delle caverne. E queste si chiamano faglie. Quando queste diventano grandi oltre una certa misura, il loro soffitto collassa e crolla, facendo sprofondare nella cavità formatasi dallo allontanamento delle coste, tutto il terreno che vi è sopra. Questo sprofondamento provoca un terremoto sussultorio, con abbassamento del terreno. Ma la grande massa di terra che cade nella voragine, nel cadere si carica di energia cinetica, che una volta urtato con il fondo, si trasforma in energia ondulatoria, ed il punto in cui avviene l’impatto della massa di terreno precipitato, e quindi,la trasformazione da energia cinetica in energia ondulatoria , si chiama epicentro. Da questo punto si propagano le onde di energia,in ogni direzione, come quelle che si propagano da un’antenna trasmittente, ma mentre queste vengono trasmesse nell’etere, le onde sismiche vengono trasmesse attraverso un corpo solido: la terra. Quando queste onde energetiche, raggiunta la superficie della terra, si trovano a diffondersi in un altro corpo meno compatto del suolo, l’aria, allora le prime rallentano la loro velocità, e rallentando vengono come tamponate dalle successive, e poi ancora dalle ulteriori successive, e da queste successioni di urti si provoca un boato, un sibilo, un rollio di pneumatici sull’asfalto. E’ il rumore che precede l’effetto che queste onde producono immediatamente dopo sulla terra: un terremoto ondulatorio. Le faglie che si formano nell’Appennino non hanno niente a che vedere con quelle che provocano i terremoti in Giappone , in California o in altre zone oceaniche. Quelle si formano per grandi spostamenti continentali enormemente superiori agli spostamenti tellurici delle nostre montagne, per cui hanno danno e daranno ancora origine a terremoti di intensità molto superiori ai nostri. Da quanto molto sommariamente spiegato, si comprende come queste voragini sotterranee, le faglie, provocano smottamenti e crolli, laddove il terreno è mobile e soggetto a spostarsi sotto l’effetto della precipitazione verificatasi nel sottosuolo, ma non hanno effetti disastrosi dove il terreno è solido e compatto. Né possono aprirsi in tale struttura di terreno. Possono però verificarsi nelle zone limitrofe. Le faglie che si aprono seppure nelle vicinanze, non provocano smottamenti sui massi. Al più trasmettono onde sismiche che li fanno vibrare. Anzi, le vibrazioni si avvertono di più perche si trasmettono maggiormente sui corpi compatti come appunto è la pietra, ma non provocano i movimenti di terreno che determinano il crollo. Quindi chi si trova nelle zone sopra questi scogli, avvertirà il tremore del terreno ma non avrà pericoli di crolli. Tutt’al più avrà in casa qualche segnatura od al massimo qualche crepa, secondo la vetustà dell’edificio. (a meno che non si tratti di strutture fatiscenti, che sarebbero comunque crollate ad una abbondante nevicata). Ed anche, se guardiamo indietro nella storia, non vi è mai menzionata nella città di Ascoli una distruzione dovuta al terremoto, cosa che invece è avvenuta in moltissime città d’Italia, ed in particolare in tutte quelle del circondario di Ascoli, Quindi gli ascolani, e quelli che si trovano nei luoghi menzionati, stiano sicuri che le loro case non crolleranno. E l’ultima fatale esperienza lo ha dimostrato ( i danni subiti dalle frazioni di Pretare o altre vicine sono avvenute perché troppo marginali e periferiche ai massi suddetti,ed il terreno superficiale ne ha risentito per trascinamento, ma niente a che vedere con i danni di Arquata o Pescara che sono al di sopra del torrente Cammartina, o della zona di Quintodecimo-Trisungo) Chi scrive non è un geologo o un naturalista, ma un buon osservatore e un buon ascoltatore, e quello che qui è riportato anche se con imprecisioni ed approssimazioni scientifiche è frutto di una attenta osservazione del territori ed un attento ascoltare di ciò che ha detto in più occasioni il prof Emanuele Tondi esperto ed attento sismologo dell’università di Camerino.