Lezione 6. Il Flusso circolare del reddito

Flusso circolare del reddito ed il Mercato
Il mercato delle risorse
Nella società odierna i mezzi idonei all’appagamento dei bisogni sono ottenuti per mezzo dello
scambio che si svolge nel mercato.
Un mercato è l’insieme dei venditori e dei compratori di un determinato bene o servizio: il gruppo
dei compratori determina la domanda; quello dei venditori ne stabilisce l’offerta.
Tra ogni individuo avvengono degli scambi continui di beni e servizi produttivi e di conseguenza
una circolazione di moneta.
Questi processi di scambio e circolazione possono essere visualizzati mediante uno schema molto
semplificato di circuito economico.
L’economia studia i modi in cui la società gestisce le proprie risorse. Nella maggior parte delle
società moderne le risorse non vengono allocate d una istituzione centralizzata di pianificazione ma
dall’azione combinata di milioni di famiglie ed imprese. Per questa ragione gli economisti studiano
le decisioni dei singoli operatori.
Gli economisti rappresentano l’attività economica come un circuito in cui la produzione, il reddito e
la spesa fluiscono e defluiscono come un liquido tra famiglie, imprese e pubblica amministrazione.
Nel diagramma più semplificato del flusso circolare distinguiamo:
• il lato del reddito, in cui i pagamenti monetari fluiscono dalle imprese alle famiglie per la
retribuzione del loro lavoro e per la remunerazione del capitale;
• Il lato della spesa, in cui i pagamenti monetari fluiscono dalle famiglie alle imprese in
seguito all’acquisto di beni e servizi finali.
Un primo schema di flusso circolare è mostrato in Figura
40
Figura 40
Il diagramma di flusso circolare descrive in maniera semplice l’organizzazione di tutte le
transazioni che intercorrono tra famiglie ed imprese in un sistema economico. L’anello interno del
diagramma del flusso circolare rappresenta il flusso dei beni e dei servizi tra famiglie ed impresa: le
famiglie offrono sul mercato l’uso dei fattori di produzione alle imprese, che li utilizzano per
produrre beni e servizi; questi, a loro volta, vengono venduti alle famiglie nel mercato dei beni e dei
servizi. Dunque i fattori di produzione fluiscono dalle famiglie alle imprese, mentre i beni ed i
servizi fluiscono dalle imprese alle famiglie.
L’anello esterno del diagramma rappresenta il corrispondente flusso di moneta: le famiglie
spendono denaro per acquistare beni o servizi dalle imprese; queste utilizzano parte del ricavato per
acquistare fattori di produzione (per esempio per pagare i salari agli operai); ciò che rimane è il
profitto distribuito ai proprietari delle imprese, che sono a loro volta famiglie. Quindi la spesa per
l’acquisto di beni e servizi fluisce dalle famiglie alle imprese, mentre il reddito (in forma di salari,
rendite e profitti) fluisce dalle imprese alle famiglie.
L’operatore Famiglie comprende tutte le unità economiche che svolgono la funzione di consumo
di beni e servizi e che mettono a disposizione delle imprese il lavoro dei propri membri e i capitali
di cui dispongono.
L’operatore Imprese comprende le unità istituzionali che hanno come funzione principale la
produzione di beni e di servizi per il mercato.
Nel bilancio delle imprese, le spese delle famiglie appaiono come entrate ed i redditi che esse
pagano ai fornitori di fattori della produzione appaiono come spese.
Nel bilancio delle famiglie, i redditi che esse ricevono dalle imprese appaiono come entrate mentre i
prezzi pagati per acquistare beni e servizi prodotti dalle imprese appaiono come spese.
Le spese delle famiglie sono i proventi delle imprese, e viceversa.
Allora, tutti gli scambi sono regolati in moneta; ad ogni passaggio di merci (beni o servizi) da un
soggetto ad un altro corrisponde un movimento di moneta in senso opposto.
Quando inseriamo la pubblica amministrazione, i mercati finanziari e le relazioni con l’estero, il
flusso circolare tiene conto:
• sempre del flusso di reddito dalle imprese alle famiglie;
• dell’utilizzazione del reddito da parte delle famiglie in termini di consumo, risparmio e
imposte;
• degli acquisti della Pubblica Amministrazione;
• dell’afflusso di risparmio privato e pubblico nei mercati finanziari;
• dell’acquisto di beni di investimento da parte delle imprese che investono prendendo a prestito
nei mercati finanziari;
• delle esportazioni nette;
• dell’afflusso di risparmio proveniente dall’estero nei mercati finanziari ( = ─ esportazioni
nette)
Il nuovo schema di flusso è mostrato in Figura 41
Figura 41
Questa versione del flusso circolare è complicata dall’aggiunta della pubblica amministrazione e dei
mercati finanziari al diagramma. Non tutti i beni e i servizi finali vengono comprati dalle famiglie.
Una parte viene comprata dalla pubblica amministrazione, che applica imposte per procurarsi
risorse con cui finanziarsi. Una parte viene comprata dalle imprese che cercano di investire. Queste
ultime si procurano le risorse necessarie emettendo azioni e obbligazioni e prendendo denaro a
prestito, operazioni che si svolgono tutte nei mercati finanziari. Questa versione del flusso circolare
è complicata anche dal fatto che tiene conto dell’esistenza di un mondo esterno, il quale compra i
prodotti delle imprese interne e investe attraverso i mercati finanziari interni.
Le famiglie che direttamente o indirettamente (in quanto proprietarie di aziende) possiedono tutte le
risorse produttive, ossia il lavoro, la terra, il capitale e la capacità imprenditoriale (definiti input,
cioè ciò che entra nel sistema produttivo), offrono queste risorse alle imprese. Naturalmente le
imprese hanno bisogno delle risorse, poiché attraverso la combinazione dei fattori produttivi
possono produrre beni e servizi (detti output, cioè ciò che esce dal sistema produttivo).
Bisogni e risorse
Con riferimento all’economia ed alla sociologia per bisogno intendiamo ogni sensazione dolorosa derivante da
una insoddisfazione presente o prevista, accompagnata dalla conoscenza di mezzi atti a diminuire, rimuovere o
evitare tale sofferenza, e dal desiderio di procuraseli.
Per risorsa intendiamo riferirci alle entità provviste di utilità, ma disponibili in quantità limitate e cioè non
sufficienti per soddisfare tutti i bisogni.
Pertanto ai fini della nostra trattazione il bisogno è caratterizzato da:
1. Esistenza di uno stato di malessere
2. Esistenza di risorse capaci di eliminare o ridurre il malessere
3. Volontà di procurarsi le risorse necessarie ad eliminare o ridurre il malessere
Le forze di mercato della domanda e dell’offerta
Domanda ed offerta sono le due parole più usare in tutti i modelli elementari delle teorie economiche, e per
una buona ragione: sono le forze che fanno funzionare le economie di mercato, che determinano la quantità
venduta di ciascun bene ed il relativo prezzo del bene. Il punto di partenza del nostro studio dei mercati è il
comportamento dei compratori che rappresenta la domanda, quello dei venditori che rappresenta l’offerta ed
il modo in cui questi interagiscono che rappresenta il mercato.
La domanda
Per domanda individuale di un bene o di un servizio si intende la quantità di bene o servizio che il singolo
consumatore intende acquistare al fine di soddisfare un bisogno.
Consideriamo ora quali sono i più importanti fattori che influenzano tale domanda.
Nel seguito, salvo diversa indicazione, per bene intenderemo sia i beni che i servizi.
1. La domanda di un bene è influenzata dal prezzo di mercato di tale bene.
2. La domanda di un bene è influenzata dal reddito del consumatore.
3. La domanda di un bene è influenzata dal prezzo degli altri beni.
4. Infine la domanda di un bene di consumo dipende dai gusti o dalle preferenze del consumatore.
La domanda di un bene A è, quindi, funzione del suo prezzo, del prezzo degli altri beni, del reddito e dei gusti
del consumatore. Si può quindi scrivere:
DA = DA ( pa , pb-z , R , G )
dove DA è la domanda del bene A, pa è il prezzo del bene A, pb-z sono i prezzi di tutti gli altri beni, ed infine R
e G indicano rispettivamente il reddito ed i gusti del nostro consumatore.
Pertanto possiamo pensare alla funzione DA come ad una funzione continua definita in uno spazio ndimensionale a valori in   .
In una situazione che chiameremo di “perfetta libera concorrenza” ovvero nella situazione in cui:
1. Esistenza di un elevato numero di venditori e consumatori, così che il peso economico di ciascun
operatore è relativamente trascurabile ai fini della determinazione delle variabili di mercato: prezzo e
quantità
2. Omogeneità della merce portata al mercato dei vari venditori così che nessun consumatore ha motivo
di preferire la merce portata in vendita dall’uno o dall’altro venditore
3. Facilità e piena libertà di entrare nel mercato, nel senso che non esistono vincolo di natura
istituzionale, né di natura economico-finanziaria che impediscono di fatto l’entrata.
4. Simmetria delle informazioni: cioè tutti i compratori sanno tutto sui prodotti e sui meccanismi di
mercato
Per semplificare la trattazione, useremo la condizione “ceteris paribus” ovvero la condizione i cui una sola
variabile può effettivamente variare mentre tutte le altre le riteniamo costanti.
Riteniamo, quindi, che solo pa sia effettivamente variabile e scriveremo nella forma simbolica
DA = DA ( pa )
che chiameremo: “Funzione di domanda di A”, dove le variabili DA e pa vanno prese nei loro valori non negativi.
Tale semplificazione ci consente di rappresentare la funzione di domanda mediante una “curva di domanda” in
un piano riferito agli assi O D A , O PA lungo i quali sono rispettivamente misurati i prezzi e le quantità di
domanda. Avendo preso i prezzi come variabile indipendente, dovremmo tracciare, in accordo con le
convenzioni della matematica, l’asse O PA orizzontale, ma dall’epoca di Marshall, nella scienza economica è
prevalsa la convenzione che l’asse delle O PA è tracciato verticalmente anche ad evidenziare il fatto che i prezzi
salgono o scendono.
Riteniamo ancora che: quanto più elevato è il prezzo, tanto più piccola è la domanda di mercato del bene. Tale
circostanza non è sempre valida, ma è sicuramente accettabile per tutti i casi comuni o normali di domanda.
Quindi senza ledere di generalità possiamo supporre che la domanda è una funzione decrescente rispetto al
prezzo.
Allora, tale curva di domanda mostra la relazione intercorrente tra il prezzo di un bene e la quantità che di tale
bene il consumatore è disposto ad acquistare. Essa è tracciata considerando costanti reddito e gusti del
consumatore nonché i prezzi di tutti gli altri beni .
In figura 3 è disegnata una ipotetica curva di domanda discendente da sinistra verso destra.
Figura 1
Esistono tre possibili relazioni tra la domanda di un bene ed il prezzo di altri beni in quanto la diminuzione del
prezzo di un bene può diminuire la domanda di un secondo bene, può aumentarla, ovvero può lasciarla
invariata.
Se una diminuzione nel prezzo del bene X provoca una diminuzione nella domanda del bene A, i due beni A e X,
sono succedanei.
Se la caduta del prezzo di un bene Y, provoca l’aumento della domanda di un secondo bene, A, questi due beni
sono tra loro complementari.
Nel caso di molti beni, normalmente, un incremento nel reddito del consumatore comporta un aumento nella
domanda.
Ci sono due eccezioni a questa regola.
In taluni casi variazioni del reddito lasciano la domanda del tutto indifferente. Questo si verifica quando il
desiderio del consumatore nei confronti di un certo bene è completamente soddisfatto dopo aver raggiunto un
certo livello di consumo. Al di sotto di tale livello, variazioni nel reddito dovrebbero influenzare la domanda.
Questo è probabilmente il caso che si verifica per la maggior parte dei generi di prima necessità o beni
essenziali.
In altri casi è possibile – e ciò costituisce la seconda eccezione – che un aumento nel reddito oltre un certo
livello, comporti la diminuzione della domanda di alcuni beni. Ciò accade nei confronti di beni, dal prezzo molto
limitato, che si presentano come sostituti di genere inferiore di altri beni.
I beni la cui domanda diminuisce (aumenta) quando il reddito aumenta (diminuisce) sono denominati beni
inferiori.
La domanda di un bene dipende dai gusti o dalle preferenze dei membri della società.
Per affrontare la teoria del prezzo, è necessario ora occuparsi della curva collettiva di domanda di un certo
bene, cioè della domanda di tutti i consumatori nei confronti di un certo bene dato che per ciascun individuo
esiste una relazione tra prezzo e quantità di bene che egli è disposto ad acquistare.
La domanda collettiva o domanda di mercato è semplicemente la somma delle domande di tutti i
consumatori.
La curva collettiva di domanda, pertanto, deve essere concepita come una curva la cui quantità sull’asse delle
ascisse rappresenta la somma della quantità domandata a un certo prezzo da tutti i singoli consumatori che
compongono il mercato.
Per questo è detta anche curva della domanda di mercato.
Si osserva che:

la domanda di un bene dipende dall’ammontare della popolazione.

la domanda di un bene dipende dalla distribuzione del reddito fra le famiglie.
Gli spostamenti della curva di domanda.
Soltanto se sono noti i fattori precedentemente descritti la funzione e la curva di domanda (collettiva) possono
essere determinate. Infatti la variazione di uno dei fattori provoca uno spostamento (o trasposizione) nella
posizione della curva di domanda, così che la nuova curva di domanda differisce, in posizione e in forma, dalla
vecchia in maniera dipendente dalla natura del cambiamento sopravvenuto nel fattore.
Uno spostamento della domanda, corrispondente a un cambiamento nella situazione complessiva della
domanda, deve essere accuratamente distinto da un movimento lungo una data curva di domanda. Il primo
implica un cambiamento dei dati e può avverarsi al passar del tempo: la curva di domanda si sposta al
trascorrere del tempo. Il secondo implica una variazione ipotetica e non temporale del prezzo, in una data
situazione.
Riassumendo si ha che:

un aumento della domanda in corrispondenza di ciascun livello del prezzo implica che la curva di
domanda si sposta verso destra. Ciò può essere causato da:
1.
2.
3.
4.

un aumento nel reddito;
un rialzo nel prezzo di un bene succedaneo;
una caduta nel prezzo di un bene complementare;
un mutamento nei gusti in favore del bene considerato;
una diminuzione della domanda in corrispondenza di ciascun prezzo implica che la curva di domanda si
sposta verso sinistra. Ciò può essere causato da:
1.
2.
3.
4.
una diminuzione nel reddito;
una diminuzione nel prezzo di un bene succedaneo;
un aumento nel prezzo di un bene complementare;
un mutamento nei gusti sfavorevole al bene considerato.
È il caso di sottolineare come uno spostamento della curva di domanda verso l’alto equivalga ad un suo
movimento verso destra (che significa maggiori quantità domandate in corrispondenza di ciascun possibile
prezzo) e tale fatto è graficamente descritto nella figura che segue:
Si osserva che uno spostamento della curva D1 verso l’alto (o destra) provoca un aumento nelle quantità
domandata al prezzo pˈ da q d a qˈd (dove q d < qˈd)
L’offerta
Con offerta di un bene si intende la quantità di quel bene che i venditori possono ed intendono offrire in
vendita.
Introduciamo ora cinque ipotesi riguardanti i principali fattori che influenzano l’offerta:
1. L’offerta di un bene dipende dai fini delle aziende produttrici.
Se i produttori di determinati beni vogliano estendere il più possibile le vendite anche se ciò può
portare ad una diminuzione nei profitti, si avranno, per quei beni, vendite maggiori rispetto ad una
situazione nella quale tutti i produttori vogliano massimizzare i profitti.
Nella situazione opposta si avrà una produzione minore per quei beni la cui produzione è considerata
rischiosa.
2. L’offerta di un bene dipende dal prezzo dello stesso.
Quanto più alto è il prezzo di un bene, tanto più conveniente è la produzione di quel bene.
3. L’offerta di un bene dipende dal prezzo degli altri beni.
Generalmente un rialzo nel prezzo degli altri beni rende la produzione del bene in considerazione,
meno significativa che in precedenza.
4. L’offerta di un bene è influenzata dal prezzo dei fattori di produzione.
Un rialzo nel prezzo di un fattore causa un forte incremento nei costi di quei beni la cui produzione
richiede una grande quantità di tale fattore; l’incremento nei costi di produzione, invece, è trascurabile
quando il fattore il cui prezzo si è elevato viene utilizzato in piccole quantità.
5. L’offerta di un bene dipende dal progresso tecnico.
In tutti i tempi i beni prodotti e le tecniche di produzione dipendono da ciò che si conosce.
L’offerta di un bene è funzione del prezzo dello stesso bene, del prezzo di tutti gli altri beni, del prezzo dei
fattori produttivi, del progresso tecnico ed infine delle preferenze (o gusti) dei produttori. Quindi SA = SA ( pa , pbz , CA , T , G ) dove SA è l’offerta ( o quantità offerta nell’unità di tempo ) del bene A; pa è il prezzo del bene A; pb-z
sono i prezzi di tutti gli altri beni; CA è il costo di produzione del bene A, legato al prezzo dei vari fattori
produttivi di A ; T esprime lo stadio di progresso raggiunto dalla tecnica produttiva e G le preferenze dei
produttori.
Consideriamo la relazione intercorrente tra l’offerta di un bene ed il suo prezzo:
La scrittura
SA = SA( pa ) denota la funzione di offerta (parziale) del bene in questione.
Con un ragionamento del tutto simile a quello relativo alla funzione di domanda, la proprietà della funzione di
offerta si esprime con SA/pa>0 , il che caratterizza la funzione di offerta come crescente al crescere del
prezzo.
Si constata frequentemente che l’offerta di un bene aumenta all’aumentare del suo prezzo e viceversa (cioè
prezzo e quantità offerta variano in funzione diretta).
Infatti quanto più alto è il prezzo di un bene, tanto più elevati saranno i profitti sperabili dalla sua vendita e di
conseguenza tanto maggiore sarà l’interesse a produrlo ed offrirlo sul mercato.
Così come per la domanda, è molto utile rappresentare graficamente il concetto di offerta. Si parla a questo
proposito di curva di offerta. Su un sistema di assi cartesiani poniamo, seguendo Marshall, la variabile prezzo in
ordinata e la variabile quantità offerta in ascissa.
In figura 4 è disegnata una ipotetica curva di offerta ascendente da sinistra verso destra.
Figura 2
È possibile vedere, analizzando la curva, la quantità di bene che i produttori intendono fabbricare e vendere ai
vari prezzi possibili.
Come visto per la curva di domanda, l’offerta collettiva o offerta di mercato è l’aggregazione dell’offerta di
tutti i produttori. Pertanto, è possibile passare dalle curve di offerta individuali (delle singole imprese) a quella
collettiva (o di mercato) attraverso la semplice somma orizzontale delle prime.
Spostamenti della curva di offerta.
Uno spostamento dell’intera curva di offerta è dovuto a variazione in uno o più dei fattori che influenzano
l’offerta tranne il prezzo del bene stesso.
Anche per l’offerta come nel caso della domanda è estremamente importante distinguere uno spostamento
della intera curva da un movimento lungo la curva, dovuto a cambiamenti nel prezzo del bene.
Allora:
1. un aumento dell’offerta in corrispondenza di ciascun prezzo implica che la curva di offerta si sposta
verso destra. Ciò può essere dovuto a:




miglioramento della tecnologia;
diminuzioni dei prezzi di altri beni
diminuzioni dei prezzi dei fattori di produzione utilizzati
mutamenti dei fini perseguiti dalle imprese produttrici
2. una diminuzione dell’offerta in corrispondenza di ciascun prezzo implica che la curva di offerta si sposta
verso sinistra. Ciò può essere dovuto a:




minore conoscenza tecnica (improbabile);
aumenti nei prezzi di altri beni,
aumenti nei prezzi dei fattori produttivi utilizzati nella produzione del bene;
mutamenti nei fini perseguiti dai produttori.
Notiamo che uno spostamento verso l’alto della curva di offerta equivale a un suo movimento verso sinistra (il
che significa minori quantità offerte ai vari possibili prezzi).
Quanto appena affermato è graficamente descritto nella figura 5.
Figura 3
Uno spostamento della curva S1 verso l’alto (o sinistra) provoca una diminuzione della quantità offerta da q s a
q s' (dove q s  q s' ).
Avendo analizzato separatamente offerta e domanda, possiamo ora metterle insieme per stabilire come si
determinano la quantità venduta ed il prezzo di un bene in un mercato.
Equilibrio di mercato
Quello di equilibrio è senza dubbio uno dei concetti più largamente impiegati in economia, ma è anche uno di
quelli che più si prestano ad ambiguità. Con un’analogia alla meccanica analitica, viene definito come
equilibrio, la situazione in cui un corpo, sottoposto all’azione di forze che muovono in direzioni diverse,
raggiunge una posizione di quiete, una posizione cioè in cui le varie forze in gioco si bilanciano. Nel caso qui in
discussione le forze che il mercato cerca di bilanciare sono quelle delle domanda e dell’offerta. Nella posizione
di equilibrio, il mercato viene allora a trovarsi in una situazione tale che i valori delle variabili considerate
(prezzo e quantità) non presentano alcuna tendenza a cambiare nell’ambito del periodo di tempo preso in
esame.
Si dirà, quindi, che il mercato è in equilibrio, se in corrispondenza del prezzo effettivamente vigente – il prezzo
di equilibrio, appunto – tutti i compratori possono comprare ciò che ciascuno aveva pianificato di acquistare a
quel prezzo e tutti i venditori possono vendere ciò che ciascuno aveva pianificato di vendere a quel prezzo.
Possiamo allora definire come equilibrio di mercato lo stato in cui viene a trovarsi il mercato di un particolare
bene quando la quantità complessivamente domandata eguaglia la quantità complessivamente offerta
Il prezzo in corrispondenza del quale tale eguaglianza si realizza è detto prezzo di equilibrio.
Il prezzo di equilibrio viene a volte definito prezzo di mercato perché, in corrispondenza di questo valore, tutti i
soggetti attivi sul mercato sono soddisfatti: i compratori acquistano tutto ciò che vogliono ed i venditori
vendono esattamente il quantitativo che vogliono vendere.
Nei termini analitici fin qui introdotti, il prezzo di equilibrio sarà determinato dalla condizione:
DA  pa   S A  pa  .
Nella figura 6, con due diverse curve di domanda e due diverse curve di offerta, sono rappresentate quattro
possibili intersezioni, E1, E2, E3, E4, ciascuna delle quali rappresenta un equilibrio relativo ad un dato insieme di
condizioni di mercato.
Figura 4
Si prenda il punto E1 ; il prezzo di equilibrio (p*) è dunque quello in corrispondenza del quale la domanda
eguaglia l’offerta.
In equilibrio, il mercato è sgombro: tutta la merce posta in vendita dai vari offerenti vieni ritirata dai vari
compratori.
La quantità di equilibrio (q*) è quella che viene comprata e venduta al prezzo di equilibrio.
In una situazione del genere, il mercato non mostra alcuna tendenza al mutamento: è dunque in una posizione
di quiete.
Si può verificare che il prezzo p* è un prezzo di equilibrio, chiedendosi che cosa succede dove per ipotesi sul
mercato il prezzo fosse maggiore o inferiore di p*.
Prendiamo in considerazione un prezzo più alto di p*.
Si può constatare che per ogni prezzo superiore a p*, l’offerta pianificata è maggiore della domanda pianificata.
Se il prezzo quotato dal mercato, infatti, fosse maggiore di p*, i produttori offrirebbero una quantità del bene
maggiore della quantità che a quel prezzo i consumatori sono disposti ad acquistare. Non siamo allora in
equilibrio, e ciò per la semplice ragione che, mentre tutti i compratori riuscirebbero ad ottenere le quantità da
essi pianificate, alcuni imprenditori non riuscirebbero a collocare sul mercato le quantità da essi desiderate. In
tali circostanze diremo che il mercato si trova in uno stato di eccesso di offerta.
Tali informazioni, allora, ci suggeriscono che l’eliminazione dell’eccesso di offerta potrebbe essere conseguita
mediante una o più delle seguenti vie:


un aumento del saggio di salario che farebbe diminuire le quantità pianificate dagli imprenditori;
un aumento del reddito pro-capite che farebbe aumentare le quantità che i consumatori
desidererebbero acquistare;
 una diminuzione del prezzo che provocherebbe un aumento della quantità domandata e una
diminuzione di quella offerta.
Nel caso in cui il mercato quotasse inizialmente un prezzo inferiore a quello di equilibrio, si verificherebbe la
situazione opposta.
Al prezzo p ,con le medesime curve D1 e S1, la quantità domandata eccede quella offerta. In tal caso si verrebbe
a creare una situazione di eccesso di domanda : la merce in offerta non è sufficiente a soddisfare le richieste
di tutti coloro che, a quel prezzo, ne fanno domanda. L’eccesso di domanda stimola l’aumento del prezzo e ciò
induce gli imprenditori ad accrescere l’offerta fino al punto in cui scompare l’eccesso di domanda. Quindi, nel
caso in cui il mercato si trovasse in uno stato di eccesso di domanda entra in azione un meccanismo di
aggiustamento analogo al precedente, ma simmetrico.
Agendo su uno qualsiasi dei fattori che influenzano la domanda e l’offerta pianificate sarebbe dunque
possibile arrivare allo stato di equilibrio.
Figura 5
Fin qui abbiamo visto come domanda ed offerta, insieme, determinino l’equilibrio del mercato. Naturalmente
prezzo e quantità di equilibrio dipendono dalla posizione delle curve di offerta e di domanda. Se si verifica un
evento che provoca uno spostamento di una delle due curve, il punto di equilibrio cambia, individuando un
nuovo prezzo ed una nuova quantità scambiata tra venditori e compratori. Nell’analizzare l’effetto di taluni
eventi sul mercato, si adotta una procedura in tre fasi: dapprima si deve stabilire se l’evento provoca
spostamenti della curva di domanda, della curva di offerta o di entrambe; poi si deve individuare la direzione
dello spostamento delle curve; infine, si deve ricorrere al grafico di domanda ed offerta per stabilire come gli
spostamenti influenzano prezzo e quantità di equilibrio.
Possiamo ora riassumere la teoria del prezzo di mercato come segue:
Ipotesi
1. Le curve di domanda sono costantemente discendenti
2. Le curve di offerta sono costantemente ascendenti
3. Un eccesso di domanda sull’offerta causa un rialzo nel prezzo mentre un eccesso di offerta sulla
domanda ne causa un ribasso
Conseguenze
1. Vi è un solo prezzo capace di uguagliare la domanda all’offerta. Ovvero, per usare la terminologia
economica, l’equilibrio è unico.
2. Se la curva di domanda o quella di offerta si spostano il prezzo di equilibrio e le corrispondenti quantità
mutano (tali mutamenti verranno trattati più avanti).
Il punto di equilibrio deve sempre esistere?
Per rispondere introduciamo la nozione di funzione di eccesso di domanda, definita da:
z A  pa   DA  pa   S A  pa  .
Se z A  pa   0 , parleremo di eccesso di domanda in senso proprio; se z A  pa   0 parleremo invece di
eccesso di offerta.
Ciò posto, un equilibrio di mercato esiste se e solo se l’equazione z A  pa   0 ammette (almeno) una radice
reale maggiore o uguale a zero.
A tale scopo, si consideri la figura 8.
Figura 6
La parte (b) è derivata come indica il tratteggio, dalle parte (a) applicando la definizione di funzione di eccesso
di domanda. Si noti che, per costruzione, il segmento HK eguaglia OT e MN = OV.
Si può constatare ancora che z A  pa   0 per p>p*, mentre z A  pa   0 per p<p*.
In corrispondenza di p* - il prezzo di equilibrio – si ha che z A  pa   0 .
E’ evidente che, in generale, non vi è alcuna ragione perché un equilibrio debba necessariamente esistere. Se le
curve di domanda e offerta presentassero dei tratti di discontinuità potrebbe benissimo verificarsi una
situazione in cui non vi è alcun equilibrio
Osserviamo che, l’unicità dell’equilibrio, quando esiste, dipende dalla forma delle curve di domanda e offerta.
Potrebbe infatti accadere che le curve di domanda e di offerta siano tali da intersecarsi in più di un punto, così
da determinare una pluralità di punti di equilibrio.