Sistemi tramissivi

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SISTEMI TRASMISSIVI
Il Trasmettitore
Un trasmettitore è un dispositivo elettronico in grado di trasmettere segnali a distanza, mediante
l'emissione di onde elettromagnetiche ad alta frequenza modulate (radio e televisione), o anche
tramite ultrasuoni, o luce infrarossa, sia in aria libera che via cavo (fibra ottica).
Stadi del trasmettitore radio
Oscillatore
L'oscillatore è indispensabile per generare l'onda portante, ovvero l'onda sulla quale viaggerà il
segnale vero e proprio, modulando l'onda portante. Nei radiotrasmettitori l'onda generata è
sinusoidale e possiede una frequenza generalmente all'interno di un range da 100 KHz a 10 GHz.
Un oscillatore è un circuito elettronico che genera forme d'onda di frequenza, forma e ampiezza di
molteplici tipi. Alcuni sono progettati per poterne variare frequenza, forma e ampiezza, nei circuiti
più semplici vengono utilizzati dei potenziometri, nelle apparecchiature più complesse la variazione
di questi parametri viene effettuata da circuiti logici o a microprocessore, i più moderni sono
gestibili tramite computer.
Gli oscillatori possono dividersi in due principali categorie:


Armonici o sinusoidali (o più propriamente quasi sinusoidali);
A rilassamento o bloccati;
Gli oscillatori nella loro vastità sono impiegati in innumerevoli applicazioni che spaziano dalla
temporizzazione di circuiti digitali e non, alla generazione di portanti per le telecomunicazioni, agli
strumento di misura, elettromedicali, ecc.
Radiazione elettromagnetica
La radiazione elettromagnetica è, dal punto di vista dell'elettromagnetismo classico, un fenomeno
ondulatorio dovuto alla contemporanea
propagazione di perturbazioni periodiche di
un campo elettrico e di un campo magnetico,
oscillanti in piani tra di loro ortogonali.
Caratteristiche generali
Propagazione nel vuoto
Nel vuoto, la direzione di propagazione dell'onda elettromagnetica è perpendicolare al piano
identificato dalle direzioni delle due oscillazioni dei campi elettrico e magnetico. La velocità di
propagazione è costante ed indipendente dalla velocità della sorgente, dalla direzione di
propagazione, e dalla velocità dell'osservatore.
Tale velocità, nel vuoto, è la velocità della luce, la quale è l'esempio più noto di onda
elettromagnetica. La velocità della luce nel vuoto si indica in genere con la lettera c ed il suo valore
numerico in unità del sistema internazionale risulta di circa 300.000 km al secondo (c = 299792,458
km/s). È importante notare che tale valore è stato assunto come esatto: ciò vuol dire che la velocità
della luce è posta per definizione uguale a c, e per questo motivo essa non è affetta da alcuna
incertezza, al contrario di ciò che avviene per i valori che derivano da un processo di misura.
Quest'assunzione ha comportato anche la modifica della definizione del metro.
Propagazione nei mezzi materiali [modifica]
Nei mezzi materiali e nelle guide d'onda la propagazione della radiazione elettromagnetica diviene
un fenomeno più complesso. Innanzitutto la sua velocità è diversa rispetto a quella nel vuoto
secondo un fattore che dipende dalle proprietà del mezzo o della guida d'onda. Può dipendere
inoltre dalla frequenza della radiazione, secondo una relazione di dispersione. Restano definite due
velocità, dette velocità di gruppo e velocità di fase.
Modulazione
Modulatore
Il modulatore serve a modulare l'onda in base al segnale da trasmettere, sia esso un segnale voce
analogico, sia esso un segnale digitale. In alcuni ricetrasmettitori come quelli che usano il modo di
trasmissione CW questo stadio non è necessario. Il modulatore definisce anche il modo di
trasmissione, i più comuni sono:
Per modulazione si intende la tecnica di trasmissione di un segnale elettromagnetico detto
Modulante (eventualmente rappresentante un'informazione), per mezzo di un altro segnale
elettromagnetico detto portante che ha lo scopo di trasmettere le informazioni in alta frequenza (
freq.portante >> freq Modulante ).
La modulazione di frequenza, in sigla FM (dall'analogo termine inglese Frequency Modulation),
è uno dei sistemi utilizzati per trasmettere informazioni utilizzando un segnale a radiofrequenza.
Appartiene alle modulazioni ad onda continua, ovvero quelle che modulano una portante
sinusoidale, e tra queste in particolare appartiene a quelle che effettuano modulazione angolare (non
lineare) dato che insiste sulla fase della portante. Nella FM vi è un legame lineare tra deviazione di
frequenza e messaggio.
La FM consiste nel modulare la frequenza del segnale radio che si intende utilizzare per la
trasmissione (detto portante) in maniera proporzionale all'ampiezza del segnale che si intende
trasmettere.
Rispetto alla modulazione di ampiezza ha il vantaggio di essere molto meno sensibile ai disturbi e
di permettere una trasmissione di miglior qualità. Ha inoltre una efficienza molto maggiore dato che
la potenza del segnale modulato FM è esclusivamente quella della portante, il segnale di
informazione cioè non richiede potenza aggiuntiva per essere trasmesso.
Il difetto principale è la necessità di circuiti molto più complessi sia per la generazione del segnale
da trasmettere che per la sua ricezione. L'attuale tecnologia ha chandail facilmente superabili tali
problematiche con il risultato che le trasmissioni in modulazione di ampiezza sono sempre meno
usate soprattutto in ambito broadcasting.
In Italia la modulazione di frequenza è usata per le trasmissioni radiofoniche nella banda di
frequenze che va dagli 87,5 ai 108 MHz.
La modulazione di ampiezza, in sigla AM (dall'analogo termine inglese Amplitude Modulation), è
uno dei sistemi utilizzati per trasmettere informazioni utilizzando un segnale a radiofrequenza.
Consiste nel modulare l'ampiezza del segnale radio che si intende utilizzare per la trasmissione
(detto portante) in maniera proporzionale all'ampiezza del segnale che si intende trasmettere
(modulante). Il segnale modulato ha la stessa frequenza della portante.
È piuttosto semplice da realizzare ed è perciò stata utilizzata agli albori delle trasmissioni radio. Nel
caso della trasmissione binaria, così come in telegrafia, ad una potenza bassa corrisponde lo zero
mentre ad una potenza alta corrisponde l'uno. I principali inconvenienti sono l'estrema sensibilità ai
disturbi ed alle condizioni di propagazione, in quanto qualsiasi disturbo si va di fatto a sommare
direttamente al segnale che si sta trasmettendo, e la poca efficienza che richiede l'uso di potenze
maggiori per coprire le stesse distanze.
I segnali da modulare possono rappresentare le informazioni più diverse: audio, video, dati. In
generale, il motivo per cui si utilizza la modulazione risiede nel fatto che i segnali rappresentanti le
informazioni da trasmettere sono in prevalenza di natura passa-basso (il loro contenuto spettrale è
concentrato per lo più a basse frequenze), mentre i canali trasmissivi che più comunemente si
utilizzano , per poter trasmettere più segnali modulati contemporaneamente , (come canali hertziani
e fibre ottiche) sono di natura passa-banda. Occorre quindi convertire in frequenza, mediante tale
operazione, lo spettro del segnale elettromagnetico rappresentante l'informazione; inoltre, l'impiego
di questa tecnica permette di trasmettere segnali elettrici (e quindi le informazioni che essi
rappresentano) a grande distanza e senza sovrapposizione di altre informazioni.
L'onda portante è un'onda elettromagnetica a frequenza ben determinata (molto maggiore alla
frequenza del segnale Modulante, che può essere trasmessa in aria, nel vuoto (radio) o tramite un
mezzo materiale opportuno.
In caso di trasmissioni laser in fibra ottica o in aria libera, invece della frequenza portante, viene
tipicamente indicata la lunghezza d'onda della portante.
Telecomando
Il telecomando è un dispositivo elettronico che consente di inviare
(ma non di ricevere) segnali ad un altro dispositivo situato a distanza.
Il telecomando è in genere un oggetto di piccole dimensioni
alimentato a batteria, fatto per poter essere tenuto agevolmente in una
mano, o comunque trasportato facilmente da un luogo ad un altro
senza necessità di spostare il dispositivo telecomandato.
Attualmente le funzioni dei telecomandi sono molteplici e svariano nei
campi più diversi: l'uso domestico più comune è legato alla gestione delle funzioni dei televisori o
di apparati hi-fi ma anche all'apertura/chiusura di porte e cancelli, nonché al comando di impianti di
illuminazione. Un campo in cui il telecomando è usualmente impiegato è il modellismo ed altre
svariate applicazioni sono possibili in numerose attività.
Storia
I primi telecomandi furono costruiti negli Stati Uniti poco dopo la seconda guerra mondiale: si
trattava di telecomandi per un modello di televisore, al quale erano collegati con un cavo atto a
trasmettere il segnale. I primi modelli di telecomando senza filo seguirono alcuni anni dopo,
sostituendo gradualmente i precedenti. Il primo telecomando senza fili funzionale fu sviluppato da
Robert Adler; era basato sull'utilizzo degli ultrasuoni ed era senza batterie dato che gli ultrasuoni
erano generati in modo meccanico. Era comunque relativamente pesante e nel giro di poco tempo fu
sostituito da telecomandi a batteria più leggeri e maneggevoli.
Tecnica
Il telecomando è in grado di generare segnali elettromagnetici che possono essere captati dal
dispositivo telecomandato attraverso un apposito ricevitore.
La scelta della frequenza di lavoro per il segnale, dipende principalmente dalla distanza fra il
telecomando e il ricevitore: nel caso più comune dei telecomandi a breve raggio (da cinque a venti
metri circa), se non vi sono frapposti muri od ostacoli fra trasmettitore e ricevitore, si utilizzano
segnali infrarossi. La maggior parte dei telecomandi di questo tipo lavora con un diodo luminoso
(LED) che emette luce infrarossa ad una lunghezza d'onda di 950 nm. I vari segnali codificati di cui
può disporre, sono costituiti da gruppi di impulsi digitali emessi in successione, i quali costituiscono
un segnale modulato ad una frequenza compresa fra 20 e 70 kHz. La modulazione, oltre ad evitare i
disturbi, riduce il consumo di energia dell'emettitore.
Per distanze maggiori o nel caso vi siano ostacoli tra il punto di comando e il ricevitore, trovano
impiego invece le onde radio (si parla in questo caso di radiocomando).
Esistono telecomandi per uso casalingo definiti "universali", hanno la particolarità di poter essere
impostati memorizzando i codici dei segnali di più telecomandi già in proprio possesso; per
esempio, uno di questi può sostituire il telecomando del televisore, dello stereo e del ricevitore
satellitare.
Ricevitori
Normalmente il ricevitore è integrato nel dispositivo (TV, VCR, DVD ecc) ma sono disponibili
anche ricevitori stand-alone, che ricevono il segnale ad IR e restituiscono un codice su RS232 o
altre interfacce seriali/parallele. Tra questo troviamo il RC5TO485, il RMT32 ecc ecc.
Sensori
Sono componenti elettronici in grado di "vedere" il segnale trasmesso dal
telecomando, filtrarlo, amplificarlo e restituire in uscita il segnale
modulante puro, pronto per essere decodificato.
Antenna
Le antenne sono dispositivi in grado di convertire (o, più
precisamente, trasdurre) il campo elettromagnetico che captano
in un segnale elettrico, oppure di irradiare, sotto forma di campo
elettromagnetico, il segnale elettrico con il quale vengono
alimentati. Un principio fondamentale dell'elettromagnetismo,
detto principio di reciprocità, garantisce che qualsiasi antenna
possa indifferentemente funzionare sia come antenna
trasmittente che come antenna ricevente.
Anche se in via teorica qualunque oggetto elettricamente
conduttore si comporta da antenna, il fenomeno di trasduzione
proprio dell'antenna è rilevante solo per forme e dimensioni
dell'oggetto ben precise: le caratteristiche geometriche di
un'antenna ne definiscono caratteristiche e prestazioni. Questo
dà conto della varietà di dispositivi che la tecnologia realizza:
così un'antenna omnidirezionale per onde medie sarà costruttivamente del tutto differente da
un'antenna direttiva per microonde. Il tipo più semplice di antenna è detto dipolo: è una coppia di
fili rettilinei, e la sua forma semplice rende semplice anche la relativa trattazione matematica.
Inoltre, proprio perché semplice e facile da costruire viene usato spesso come termine di paragone
per tutte le altre antenne.
Antenna ad onde corte a Moosbrunn in Austria
Esempio di antenna Yagi
Caratteristiche delle antenne
Guadagno e direttività
Il guadagno (amplificazione), l'apertura e il diagramma di radiazione di una antenna sono
strettamente connessi.
Il guadagno di una antenna è misurato per confronto tra l'antenna
considerata e (idealmente) un'antenna isotropa (cioè perfettamente
omnidirezionale). Nella pratica come antenna di riferimento si usa
spesso il dipolo, perché una antenna realmente isotropa è
un'idealizzazione fisicamente impossibile, mentre si dimostra che il
dipolo ha un guadagno di 2,15 dB rispetto ad una sorgente isotropa
ideale. La maggior parte delle antenne reali irradiano più di
un'antenna isotropa in alcune direzioni e meno in altre, permettendo
quindi una maggiore intensità di irradiazione (o un segnale captato
più intenso) in certe particolari direzioni. Il guadagno è quindi dato dalla capacità dell'antenna di
concentrare il campo elettromagnetico in una data direzione, ed è solitamente misurato nella
direzione in cui l'antenna ha la massima emissione o ricezione, come un numero adimensionale.
L'apertura di un'antenna è l'angolo sotteso alla direzione del massimo guadagno a -3dB, cioè
l'angolo in cui il guadagno si mantiene entro 3dB dal valore massimo; il diagramma di radiazione
è la rappresentazione tridimensionale del guadagno, ma solitamente si preferisce più comodamente
considerare i diagrammi di sezioni orizzontali e verticali. Antenne ad alto guadagno solitamente
presentano dei lobi laterali. Essi rappresentano dei picchi minori del guadagno rispetto al lobo
principale (il "fascio"). Questi lobi laterali limitano la qualità dell'antenna se questa è usata in
sistemi in cui si deve determinare la direzione del segnale, come ad esempio nei sistemi radar. Nella
figura è rappresentato un diagramma di radiazione a due dimensioni (che potrebbe rappresentare
una sezione verticale o una sezione orizzontale dello spettro di emissione). In rosso è rappresentato
il fascio (main lobe) e, in blu, i lobi laterali (side lobe).
Antenne lineari
Dipolo elettrico È costituita da due spezzoni di cavo elettrico, la cui lunghezza è ¼
d'onda ciascuna. La lunghezza totale del dipolo è quindi di ½ onda. Nel caso dei 10
m la lunghezza teorica del dipolo è di 5 m. Date le lunghezze di questi tipi di
antenna, i dipoli sono normalmente disposti orizzontalmente al terreno o a formare
una V invertita con un angolo di circa 60°, in quest'ultimo caso il dipolo presenta
un'impedenza di circa 50 ohm (adatta ad un tipico cavo coassiale) e una maggiore
omnidirezionalità rispetto al dipolo steso in orizzontale che irradia principalmente
in sole 2 direzioni.
L'antenna verticale è composta da un solo elemento, verticale, la cui lunghezza d'onda è ¼ d'onda.
L'antenna verticale a differenza del dipolo ha bisogno di un piano di terra, cioè di un "piano"
riflettente, in modo da risultare per il trasmettitore o per il ricevitore come un elemento doppio. La
sua impedenza caratteristica varia da 37 ohm per i piani di terra a 90 gradi rispetto all'elemento
radiante a 72 ohm se l'angolo fosse 180 gradi. Normalmente si inclinano i piani di terra di circa 120
gradi rispetto all'elemento radiante per avere un'impedenza caratteristica di 50 ohm, adatta per
connettere l'antenna ai cavi coassiali normalmente in uso.
Le antenne cosiddette LOOP MAGNETICO sono costituite da un cerchio con una apertura (in
genere nella parte alta) nella quale è inserito un condensatore variabile il quale provvede a
sintonizzare l'antenna alla frequenza di utilizzo. Per comodità di comprensione potremmo
paragonare la loop magnetica ad un dipolo ripiegato in cerchio ove le due estremità anziché finire
libere in aria finiscono ai capi del condensatore variabile. Queste antenne sono caratterizzate da un
basso rumore e da una marcata direttività che si esprime nella direzione del cerchio e non
perpendicolare ad esso, come invece avviene nel dipolo. In pratica si tratta di un circuito risonante a
induttanza (il cerchio) e capacità (il condensatore) particolarmente curato per presentare il più
elevato fattore di merito possibile. Questo fa si che il rendimento di tale antenna sia prossimo a
quello del dipolo ma mantenendo dimensioni oltremodo ridotte. Si pensi ad un dipolo che risuoni
sugli 80 metri di lunghezza d'onda il quale è lungo circa 40 metri (metà onda) ebbene ha circa lo
stesso guadagno di una loop magnetica di soli 3 o 4 metri di diametro. Particolare da rilevare è che
ai capi del condensatore variabile, a causa dell'elevato fattore di merito, si generano tensioni
elevatissime sull'ordine di migliaia di volt. Per tale motivo in genere vengono usati condensatori
sotto vuoto i quali meglio sopportano elevate tensioni senza generare scariche elettriche tra le
lamine dovute appunto alla ionizzazione dell'aria interposta tra le stesse. Essendo sotto vuoto non
avvengono quelle dannose scintille tra le lamine del condensatore. Ovviamente tale condensatore
deve essere motorizzato con meccanismi a moto ridotto e comandabili a distanza per poter di volta
in volta far risuonare l'antenna alla frequenza di utilizzo.
Antenne ad Elica
L'antenna ad elica, realizzata per la prima volta dal fisico americano Kraus nel 1946, presenta una
struttura geometrica realizzata da un filo conduttore avvolto su una superficie cilindrica di materiale
isolante o semplicemente avvolta in aria. L'Antenna a elica monofilare viene caratterizzata a
seconda dei suoi parametri geometrici che ne determinano anche il suo funzionamento. La
conoscenza dei parametri geometrici risulta quindi fondamentale per il progetto e la realizzazione
dell'antenna desiderata. In sostanza le eliche monofilari si differenziano per il modo di radiazione,
dove per modo di radiazione si intende la forma del pattern relativo al campo lontano irradiato. I
principali modi di funzionamento sono quello normale e quello assiale. Il modo normale è
caratterizzato dall'avere il massimo di radiazione in direzione normale all'asse dell'elica, mentre
quello assiale lungo l'asse. I funzionamenti NMHA (normal mode helix antenna) e AMHA (axial
mode helix antenna) sono strettamente legati alla struttura geometrica dell'elica e alla lunghezza
complessiva del conduttore avvolto. L'elica è infatti in grado di irradiare in modo normale quando
risulta rispettata la condizione D<<λ , che di solito implica anche L<<λ, ovvero quando la
lunghezza di una spira è corta rispetto alla lunghezza d'onda. Il funzionamento in modo normale
permette un pattern di radiazione sostanzialmente isotropico, in quello assiale invece si ha un'alta
direttività in direzione assiale dell'antenna con alti valori di guadagno. Un importante vantaggio
delle antenne ad elica è dovuto al fatto che è possibile con essa raggiungere condizioni di risonanza,
utili per un buon adattamento, con dimensioni d'antenna assai ridotte di λ/2, che costituisce la
minima dimensione per un'antenna filiforme di tipo risonante. Infatti l'energia di tipo capacitivo che
caratterizza le antenne filiformi corte può venire compensata dall'energia di tipo induttivo legata
alla presenza delle spire. Questo vantaggio è mitigato dalla limitata larghezza di banda di frequenze
a cui la risonanza si verifica.
Antenne ad array
Un array di antenne (anche chiamate antenna a schiera) è, per definizione, un insieme di antenne
tutte identiche, disposte linearmente (su una linea) o planarmente (su un piano), equi-orientate,
alimentate in generale con ampiezza e fase distinte per ogni elemento dell'array. Il vantaggio di
usare una schiera (array, appunto) di antenne sta nella possibilità di ottenere un diagramma di
radiazione configurabile quasi a piacere, variando le ampiezze e le fasi delle singole antenne
componenti. Inoltre è possibile progettare array per ottenere lobi principali e loro nulli in posizioni
desiderate. Esistono anche array programmabili, in grado cioè di modificare il loro diagramma di
radiazione modificando l'alimentazione degli elementi che lo compongono. Il loro uso è
particolarmente diffuso nelle applicazioni spaziali dove spostare fisicamente un'antenna o un array
di antenne è un'azione spesso impraticabile.
Antenne ad apertura
Si tratta di antenne nelle quali l'irradiazione del campo elettromagnetico è realizzata mediante una
apertura praticata in una struttura chiusa. Sono antenne ad apertura le antenne a tromba, ma anche
una semplice guida d'onda metallica troncata può essere considerata tale (Cantenna), e le antenne a
fessure.
Osservando l'andamento dell'area efficace di un'antenna ad apertura, si nota come essa sia
strettamente legata alla sua area geometrica, mentre il guadagno di queste antenne cresce con il
quadrato della frequenza, a differenza di quanto accade per le antenne filiformi, rendendo questo
tipo di antenne adatte per ottenere elevate direttività.
Origine del termine "antenna"
La parola "antenna" che oggi usiamo così comunemente proviene dai primi esperimenti di
Guglielmo Marconi. Deriva infatti dalla stessa parola marinaresca che indica il lungo palo, trasverso
rispetto all'albero, che sostiene in alto la vela quadra o latina.
L'estensione dal significato originale è dovuta allo stesso Marconi (il cui padre desiderava per lui
una carriera in Marina) quando osservò che, appendendo uno dei due terminali dell'oscillatore
(all'epoca un cubo o una sfera di ferro stagnato) su un alto palo (appunto una "antenna"), i segnali
trasmessi (e ricevuti) potevano coprire distanze molto maggiori. Iniziò così, in contrapposizione al
"terminale a terra", a indicare quello in alto come "(terminale) antenna".
Accordatore d'antenna
Un accordatore d'antenna (in inglese antenna tuner o ATU - Antenna Tuner Unit) è un
dispositivo che ha la funzione di adattare fra loro l'impedenza di un'antenna e quella di uscita di un
trasmettitore o di ingresso di un ricevitore ad una
determinata frequenza.
Normalmente l'impedenza IN/OUT dei ricetrasmettitori commerciali è pari a 50 ohm.
L'accordatore quindi sarebbe inutile se la frequenza
di risonanza dell'antenna fosse quella esatta di
lavoro della aparecchiatura rispettando l'impedenza
di 50 ohm. Ma questa è una situazione puramente
teorica poiché, oltre alla lunghezza elettrica e fisica
dell'antenna, entrano in gioco altri fattori come la
larghezza di banda dell'antenna. Quest'ultima a sua volta è influenzata dalle caratteristiche
meccaniche e costruttive dell'antenna. Vanno anche considerate la situazione ambientale ed il tipo
di installazione. Non esistono quindi modelli unici ma solo modelli di riferimento che di volta in
volta vanno adattati al bisogno.
Antenne radiotelevisive centralizzate
Con il termine Antenne televisive centralizzate si possono intendere due distinti fenomeni:
1. La cablatura di un intero quartiere o di una città (città cablata)
2. La realizzazione spontanea o imposta da regolamenti comunali o dalla stessa legge di impianti
condominiali che sostituiscono le antenne dei singoli appartamenti.
La città cablata
La realizzazione di impianti di cablatura di un intero quartiere è una pratica seguita da decenni,
Milano due fu dotata in costruzione dalla Edilnord che l'aveva realizzata negli anni '70 di una rete,
in cavo coassiale, al solo fine di evitare la pluralità di antenne giudicate esteticamente non gradite.
Peraltro proprio perché era rimasta libera una connessione, nacque Telemilanocavo e dopo diverse
vicessitudini l'impero televisivo di Mediaset.
Telecom lanciò poi progetti molto ambiziosi, con una tecnologia mista di cavi coassiali uniti a un
cavo a fibra ottica. Il progetto più avanzato ha riguardato la città di Siena.
La vera realizzazione della città cablata in Italia fu compiuta dalla società Fastweb a Milano, che ha
unificato i progetti intrapresi da un nutrito gruppo di imprese. Con la nuova tecnologia non si
trattava, ormai della sola unificazione delle antenne, ma di una cablatura di tutte le
telecomunicazioni, in primo luogo internet. I risultati economici sono stati, però parzialmente
inferiori alle attese e per ora sembra che la situazione di Milano rimarrà un fenomeno isolato.
Antenne televisive centralizzate condominiali
Il problema delle Antenne radiotelevisive centralizzate condominiali è stato sollevato da una
consultazione proposta dal Ministro delle Comunicazioni, in vista di una regolamentazione
normativa della questione.
Il Codice delle Comunicazioni Elettroniche (decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, articolo 209
comma 4). prevede infatti una regolamentazione tramite decreto ministeriale della materia.
L'evoluzione della tecnologia relativa agli impianti di ricezione radiotelevisiva ha permesso ora di
poter distribuire, con ottima qualità, da un unico punto la ricezione dei segnali televisivi.
L'opinione pubblica, a partire dai centri storici delle città d'arte, sta cominciando a rendersi conto
della necessità di contenere e gradualmente eliminare il fenomeno, antiestetico ed antieconomico,
della “selva delle antenne”, fenomeno che oltretutto sarebbe destinato ad aggravarsi con la
diffusione della televisione digitale.
Il nodo più difficile è quello di non ostacolare la ricezione di nessuna emittente; di consentire alla
singola unità abitativa, collegata all'antenna condominiale, almeno le stesse prestazioni di una
antenna singola; di consentire la massima flessibilità nella ricezione anche con tecnologie del
futuro.
Lo schema di decreto lascia immutata la libertà di installazione di antenne individuali per la
ricezione di programmi televisivi, prevista da norme legislative tuttora in vigore, ma favorisce, a
livello volontario, la diffusione delle previste antenne centralizzate.
Il decreto è pensato immediatamente applicabile solo per le nuove installazione, e prevede altresì un
periodo transitorio di tre anni per l'adeguamento delle installazioni già esistenti.
Una volta attuato, lo stesso impianto condominiale, ovviamente con modalità diverse, renderà
contemporaneamente disponibile l'attacco sia per la televisione analogica (almeno fino al 2012), sia
per la televisione digitale terrestre, sia per la televisione satellitare.
Antenna parabolica
Un'antenna parabolica è un'antenna per la ricezione dei segnali inviati
da satelliti radiotelevisivi geostazionari. È costituita da due parti
principali: il low noise block converter (LNB) o illuminatore, e lo
specchio parabolico.
Tipi di antenne paraboliche
Le antenne paraboliche oggi in commercio si distinguono in due
principali categorie:


le antenne offset;
le antenne prime focus.
Recentemente sono state introdotte le antenne multifuoco dette anche antenne toroidali.
Componenti
Low noise block converter
L'antenna ricevente vera e propria non è il grosso disco parabolico, ma il piccolo apparecchio
montato davanti ad esso tramite una staffa, l'LNB; è l'apparecchio che riceve il segnale riflesso
dallo specchio, lo converte a frequenza più bassa e lo invia al decoder all'interno dell'abitazione.
Disco parabolico
Il disco parabolico risulta necessario per la ricezione del segnale radio dal satellite, in quanto
quest'ultimo è estremamente lontano dalla superficie terrestre (oltre 36.000 km, trovandosi in orbita
geostazionaria), per cui il segnale che arriva sulla Terra è estremamente debole.
La quantità di potenza che la piccola superficie dell'LNB (pochi centimetri quadrati) può ricevere è
alquanto ridotta; per questo esso non è rivolto direttamente verso il satellite, ma verso il disco
parabolico; questo è invece puntato direttamente verso il satellite, dal quale riceve l'onda
elettromagnetica che costituisce il segnale televisivo; poiché lo specchio parabolico ha una
superficie molto più grande di quella dell'LNB, esso riceve una quantità di energia molto maggiore;
grazie alla sua forma a paraboloide (un solido di rotazione ottenuto appunto dalla rotazione di una
parabola intorno al suo asse), esso riflette in un unico punto tutti le radiazioni elettromagnetiche che
riceve dal satellite: posizionando l'LNB in questo punto, detto fuoco, esso riceverà tutta la potenza
di segnale raccolta dallo specchio parabolico; in questo modo, la potenza del segnale ricevuto
dall'LNB sarà abbastanza alta da poter essere adeguatamente elaborata dal decoder, che riceve il
segnale dall'LNB tramite il cavo coassiale che collega i due apparecchi.
Se poniamo una fonte di luce (ad esempio) davanti ad uno specchio piano, questo rifletterà la luce
in varie direzioni; se invece posizioniamo la fonte di luce in corrispondenza del fuoco di una
parabola, i raggi verranno riflessi tutti in un'unica direzione, tutti paralleli l'uno all'altro. Qualcosa di
analogo succede se i raggi vengono ricevuti dall'antenna, anziché emessi: tutti i raggi provenienti da
una direzione parallela all'asse della parabola verranno riflessi verso il fuoco; è così che il riflettore
parabolico raccoglie l'energia elettromagnetica ricevuta dal satellite e la convoglia sull'LNB.
Antenne paraboliche di zixy
Puntamento
Il puntamento della parabola verso il satellite deve essere estremamente accurato, nell'ordine dei
secondi di grado. Data l'enorme distanza del satellite infatti, uno spostamento di un solo secondo di
grado equivale a mancare il satellite di circa 170 metri. Per questo motivo non è possibile puntare la
parabola con metodi empirici e approssimativi, ma la parabola deve essere montata su un supporto
con scale graduate che ne indichino azimut ed elevazione, ed all'antenna deve essere collegato un
rivelatore di segnale che permetta di capire quando la parabola è effettivamente centrata sul
satellite.
Alcuni decoder sono dotati internamente di un visualizzatore che mostra sullo schermo del
televisore, in ogni istante, qual è la potenza del segnale ricevuto dall'antenna, permettendo così il
montaggio corretto della parabola, a patto ovviamente che la persona che installa la parabola abbia
la possibilità di osservare il televisore o di comunicare in tempo reale con qualcuno che può
vederlo.
Per puntare correttamente la parabola occorre conoscere quali devono essere il suo azimut e la sua
elevazione, che dipendono da dove la parabola è collocata. Essendo le coordinate delle località
italiane variabili tra 6 e 18 gradi di longitudine est e 37 e 47 gradi di latitudine nord, non esistono
valori universali per il puntamento della parabola verso Hotbird, ma si avranno valori differenti da
località a località.
Tali valori possono essere calcolati tramite complesse formule matematiche, oppure dedotti in
maniera approssimativa da tabelle precompilate, reperibili su Internet o talvolta pubblicate su riviste
specializzate sulla televisione satellitare.
Antenna a tromba
L'antenna a tromba o trombino è una tipologia di
antenna "ad apertura", con una forma che richiama ad
una tromba; è anche chiamata bocca radiante.
Nell'ambiente delle telecomunicazioni è anche nota con
il suo nome inglese: antenna Horn.
Questo tipo di antenna, altro non è che una terminazione
aperta di una guida d'onda, similmente ad un megafono
aperto nella direzione di propagazione, da cui esce il campo elettromagnetico, con le sue diverse
componenti, modi trasverso-elettrici (TE) o trasverso-magnetici (TM), a seconda della forma della
terminazione. La geometria della sezione della bocca può essere di forma circolare (trombe
coniche) o quadrata (trombe piramidali).
Questo tipo di antenne vengono solitamente utilizzate con onde elettromagnetiche nello spettro
delle microonde (lunghezze d'onda nell'ordine dei centimetri).
Sono anche usate come riferimento o come illuminatori (feeders) per le antenne a riflettore
(parabole).
Gabbia di Faraday
Con gabbia di Faraday si intende qualunque sistema costituito da un contenitore in materiale
elettricamente conduttore (o conduttore cavo) in grado di isolare l'ambiente interno da un qualunque
campo elettrostatico presente al suo esterno, per quanto intenso questo possa essere.
È utilizzato il termine gabbia per sottolineare che il sistema può essere costituito, oltre che da un
foglio metallico continuo, anche da una rete o una serie di barre opportunamente distanziate.
Questo effetto schermante è utilizzato per proteggere ambienti e apparati da campi esterni, come per
esempio quelli generati dai fulmini.
Un'altra applicazione si ha in elettronica per eliminare le interferenze di campi elettromagnetici
esterni in apparecchi radio e per telecomunicazioni, oppure per evitare la fuoriuscita di campi
elettromagnetici da un ambiente, come nel caso del forno a microonde. In quest'ultimo è presente
una rete metallica sullo sportello: in questo modo durante il suo utilizzo si è schermati dalle
microonde mantenendo la possibilità di vedere le pietanze.
La scoperta di Faraday
Michael Faraday osservò nel 1836 che in un conduttore cavo elettricamente carico le cariche si
concentrano sulla superficie esterna e non hanno alcuna influenza su ciò che si trova all'interno. Per
dimostrarlo costruì una stanza rivestita da un foglio metallico e applicò dall'esterno l'alta tensione
prodotta da un generatore elettrostatico. Utilizzando un elettroscopio mostrò che all'interno della
stanza non era presente carica elettrica.
Principio di funzionamento
Il funzionamento della gabbia di Faraday è spiegabile in funzione del
teorema di Gauss che permette di descrivere la distribuzione di carica
elettrica in un conduttore.
Intuitivamente, poiché le cariche di segno uguale si respingono, esse
tendono a portarsi alla massima distanza reciproca, che corrisponde alla
situazione in cui esse sono concentrate alla periferia del conduttore. Se la
superficie è approssimabile ad un conduttore ideale, su di essa si
determina una superficie equipotenziale, ovvero una superficie in cui il
potenziale elettrico è identico in ogni punto. Ne consegue che, in conseguenza del teorema di Gauss
e della divergenza, non essendo presenti cariche all'interno, il campo elettrostatico interno alla
gabbia deve essere nullo.
Il modello precedentemente descritto si applica a campi statici. Qualora si considerino campi
elettromagnetici l'effetto è spiegabile in modo differente. Un campo elettromagnetico che incide
sulla superficie conduttrice vi induce un movimento di cariche (corrente elettrica) tale da opporsi al
campo inducente (vedi Legge di Faraday-Neumann-Lenz). Ciò di fatto impedisce al campo di
attraversarla, sia verso l'interno che verso l'esterno.
Nelle realizzazioni pratiche l'effetto schermante è limitato dalla resistenza elettrica del materiale che
per effetto Joule riduce l'entità delle correnti indotte. Molti materiali conduttori presentano, inoltre,
il fenomeno del ferromagnetismo, che limita l'effetto schermante alle basse frequenze. La
profondità a cui il campo elettromagnetico riesce a penetrare è descritta dall'effetto pelle.
Impianto parafulmine
La gabbia di Faraday è il sistema di protezione più adottato per la protezione degli edifici contro le
scariche atmosferiche.
La gabbia di Faraday è formata da:


organi di raccolta costituiti da una rete di conduttori elettrici a maglie saldate fra loro disposti sulla
copertura da proteggere;
organi di discesa o calate che collegano gli organi di raccolta ai dispersori di terra
dell'edificio.
Campo elettrico
E' così chiamata ogni regione dello spazio ove si esercitano forze elettriche su cariche elettriche. Il
campo elettrico è determinato in ogni punto dalla grandezza vettoriale E , quindi è definito in ogni
punto da una intensità, una direzione ed un verso. L'intensità, la direzione ed il verso sono pari a
quelli della forza elettrica che agisce su un'unità di carica positiva posta in quel punto. Se ne ha una
rappresentazione visibile mediante le
linee di forza e le superfici
equipotenziali. Le linee di forza sono
linee orientate secondo il verso di E
le cui tangenti coincidono in ogni
punto del campo con la direzione del
vettore E .
Con potenziale di un punto del
campo elettrico si intende il valore di
energia potenziale che l'unità di
carica positiva possiede in quel
punto. Si sceglie a piacere un punto
come punto zero dell'energia
potenziale. I punti di eguale potenziale sono posti su superfici equipotenziali, tali superfici sono
perpendicolari alle linee di forza. Una carica elettrica positiva può essere mossa su di una superficie
equipotenziale senza perdita ne guadagno di energia, mentre per essere mossa da una superficie a
minor potenziale verso una a maggior potenziale richiede un lavoro che, infine, si ritrova sotto
forma di maggior energia potenziale posseduta dalla carica. Qualunque carica positiva collocata in
un punto del campo elettrico tende a muoversi nel verso della linea di forza passante per quel punto,
così facendo vede diminuire il proprio potenziale.
Si definisce differenza di potenziale tra due punti M, N del campo elettrico la differenza tra il
potenziale nel primo punto ed il potenziale nel secondo punto : VMN = VM - VN .
Nota Bene.: quello di campo è un concetto fondamentale per la descrizione di stati ed effetti nello
spazio, risalente a Faraday. I campi di forza (campi vettoriali), quali quelli di forza elettrica, di forza
magnetica, di forza gravitazionale, sono definiti dalla intensità, dalla direzione e dal verso di una
forza per ogni punto dello spazio. I campi scalari indicano invece la distribuzione nello spazio di
valori numerici, ad esempio di temperatura o densità.
Se in un punto dello spazio caratterizzato da una intensità
di campo elettrico pari ad E vi è una carica pari a Q, si avrà
agente sulla carica una forza elettrica pari a F = E·Q , da
cui si ricava che l'unità di misura del campo elettrico è il
[N / C] . La direzione di questa forza è la stessa del campo,
il verso è quello del campo se la carica è positiva,
altrimenti è ad esso opposto.
Il potenziale elettrico, essendo un'energia per unità di
carica, si misura in [J/C]. Così è pure per la differenza di potenziale. Se in un punto di un campo
elettrico ove il potenziale vale V è presente una carica Q , tale carica possederà una energia
potenziale elettrica pari a W = Q·V [Joule]. Il [J/C] è chiamato volt [V].
Consideriamo ora un campo elettrico stazionario (cioè non variabile nel tempo) ed uniforme (cioè
non variabile al variare del punto considerato). Prendiamo due punti M, N sulla stessa linea di forza,
distanti tra di loro d , ed immaginiamo una carica positiva Q che passi dal punto M al punto N . Tale
carica perderà energia potenziale e compirà un lavoro se VM > VN perché sarà la forza elettrica a
determinarne lo spostamento, viceversa acquisterà energia potenziale e su di essa bisognerà
compiere un lavoro se VM < VN perché si dovrà vincere la forza elettrica con una forza esterna.
La situazione appena descritta è quella che si verifica nel dielettrico (isolante) posto tra le armature
piane e parallele di un condensatore.
Nel caso di campi elettrici non uniformi, quanto detto rimane ancora valido solo che si dovranno
considerare punti M ed N a distanza tra di loro talmente piccola da potersi ritenere in tale tratto
uniforme il campo.
Per i campi elettrici si può inoltre dire che il lavoro connesso al movimento di una carica tra due
punti M ed N (situati anche su diverse linee di forza) non dipende dal percorso seguito dalla carica
per passare da M ad N , ma dipende solo dalla posizione dei punti M ed N ( i campi che godono di
tale proprietà sono detti campi conservativi e tale è anche il campo gravitazionale).
CARATTERISTICHE DEI SEGNALI
ANALOGICI E DIGITALI
Segnali analogici
Un segnale elettrico viene definito analogico quando varia in modo continuo nel tempo e
nelle ampiezze. Esso si ottiene per trasduzione a partire da un segnale fisico e la sua forma,
subito dopo la trasduzione, è analoga a quella del segnale di partenza. Un segnale analogico
può poi essere manipolato per effettuarne la trasmissione in modo efficiente. Ad esempio, la
voce che si trasmette come variazioni di pressione, viene trasformata in segnale elettrico da
un microfono, che modifica la forma di energia (acustica => elettrica) ma, idealmente, non
modifica la forma del segnale.
Nei sistemi analogici quindi si opera direttamente sul segnale analogico in ingresso, che può
venire opportunamente manipolato prima di effettuarne la trasmissione e dopo la sua
ricezione (ad esempio può subire una modulazione nel caso di trasmissione via radio,
un’amplificazione ecc.).
Come risultato dei processi di manipolazione di un segnale analogico, in trasmissione e in
ricezione, un sistema analogico dovrebbe fornire in uscita un segnale avente forma il più
possibile simile a quella del segnale in ingresso. Purtroppo durante la trasmissione di un
segnale intervengono distorsioni e rumore, che tendono a modificare la forma del segnale
degradandone il contenuto informativo.
In ambito analogico il parametro fondamentale col quale si valuta la qualità del segnale
ricevuto è il rapporto S / N (Signal-to-Noise ratio):
Il rumore che cade nella banda del segnale si somma ad esso e ne degrada la qualità in modo
irrimediabile. Inoltre, più lungo è il collegamento, più rumore si somma al segnale, minore è
la potenza del segnale in ricezione e quindi peggiore è la qualità del segnale ricevuto.
Per ottenere una buona qualità è perciò necessario partire con un rapporto
S/N molto elevato e cercare di far sì che la potenza del segnale risulti sempre molto
maggiore di quella del rumore (ad esempio amplificando molto spesso, o adottando forme di
modulazione poco sensibili al rumore, come la FM). Ciò non è però sempre possibile, specialmente in ambienti molto disturbati come quello radiomobile.
Segnale digitale
Da un punto di vista trasmissivo, un segnale digitale è costituito da una sequenza di impulsi
elettrici, opportunamente temporizzati, i quali possono assumere solo un numero limitato di
ampiezze (ad esempio due nel caso di codice binario).
La temporizzazione viene fornita da un "clock", il quale è essenzialmente un segnale ad onda
quadra avente periodo pari alla durata di un bit. Viene così utilizzato un clock in
trasmissione, il cui fronte di salita, ad esempio, determina l'inizio di ogni bit, ed un clock in
ricezione, il quale fornisce gli istanti ottimali per "leggere" il segnale in arrivo e recuperare i
bit che ne costituiscono il contenuto informativo.
I clock di trasmissione e ricezione devono essere opportunamente sincronizzati, in modo tale
che la lettura dei bit avvenga sempre negli istanti ottimali (tipicamente a metà del tempo di
bit, dove sono minime le distorsioni). Una volta acquisita la sincronizzazione tra
trasmettitore e ricevitore, l'interpretazione dei bit ricevuti può essere effettuata confrontando,
nell'istante di decisione (o lettura), l'ampiezza del segnale ricevuto con una soglia di
riferimento (posta tipicamente a metà ampiezza). Se il segnale supera la soglia si considera
ricevuto un 1, se il segnale è sotto la soglia si considera ricevuto uno 0.
Operando in questo modo non è tanto importante conservare la forma esatta del segnale in
ingresso al sistema quanto evitare che rumore e distorsioni modifichino talmente la forma di
un impulso da provocare un errato riconoscimento del bit trasmesso.
Perciò in un sistema digitale il parametro con il quale si valuta la qualità del segnale ricevuto
è il Bit Error Rate (BER), il quale viene definito nel seguente modo:
Qualora il rumore e le distorsioni siano tali da non far commettere errori, essi (idealmente)
non hanno nessun effetto. In questo caso,
infatti, il segnale fornito in uscita dal
ricevitore, ottenuto recuperando i bit dal
segnale in arrivo nel modo sopra descritto, ha
esattamente lo stesso contenuto informativo di
quello emesso dal trasmettitore (fig. 3.1). In
altri termini un segnale digitale può essere
rigenerato e non solamente amplificato.
Oltre che in ricezione, l'operazione di rigenerazione può essere effettuata in punti intermedi
del collegamento e consente (idealmente) di eliminare il rumore e le distorsioni fino a lì
accumulate (fig. 3.2).
Essa permette quindi di migliorare il BER
complessivo di un collegamento. Va
sottolineato che in un segnale digitale
l'effetto delle distorsioni è quello di
provocare interferenza intersimbolica o ISI (InterSymboI Interference).
Per contrastare l'interferenza intersimbolica si utilizza una tecnica di elaborazione dei segnali
nota come equalizzazione.
Oltre agli elaboratori, vi sono diversi altri tipi di dispositivi che generano segnali digitali. Infatti è
possibile trasmettere in modo digitale un segnale analogico, effettuandone una codifica.
Ad esempio il segnale analogico uscente da un microfono può essere convertito in segnale digitale,
lato trasmissione, e riconvertito in analogico, lato ricezione, da un dispositivo denominato CODEC
Puntamento con motore
Poiché da ogni punto della terra è possibile puntare numerose posizioni di satelliti geostazionari per
telecomunicazioni risulta comodo poter orientare la parabola ricevente in modo da allinearla di
volta in volta al satellite di cui si desidera ricevere il segnale.
Per fare ciò si applica alla parabola un rotore polare o un attuatore a pistone a pistone con montatura
polare in grado di spostare l'orientamento della parabola lungo la fascia di Clarke.
Originariamente era necessario pilotare ed alimentare il motore
attraverso dispositivi appositi detti posizionatori, attualmente la
maggior parte dei decoder in commercio riescono a pilotare ed
alimentare direttamente un rotore, attraverso il cavo coassiale che
trasporta il segnale audio-video, attraverso dei sistemi di controllo
denominati DISEqC e USALS.
Coordinate geografiche dell'Italia
Le antenne paraboliche di normale uso domestico installate in Italia
sono generalmente puntate sui satelliti della flotta Hotbird
dell'operatore satellitare francese Eutelsat, posti in orbita
geostazionaria, ad una longitudine di 13 gradi est.
Essendo l'Italia situata geograficamente a una longitudine compresa tra
6 e 18 gradi est, risulta che i satelliti Hotbird si trovano quasi sulla verticale dell'Italia. Essendo
l'orbita geostazionaria di tipo equatoriale (ovvero il satellite orbita esattamente al di sopra
dell'equatore), ed essendo l'Italia a una distanza angolare dall'equatore (nota anche come latitudine)
di circa 42 gradi nord, un'antenna parabolica, per puntare su Hotbird, dovrà essere puntata direzione
sud (con rotazione di pochi gradi a seconda della longitudine della stazione ricevente) e inclinata in
alto di un angolo all'incirca pari alla latitudine locale.
EUT 7 ° EST
EUT 10 ° EST
EUT 16 ° EST
AZ
EL
AZ
EL
AZ
EL
Agrigento
190,8
46,2
185,9
46,6
176
46,7
Alessandria
182,3
38,3
178
38,3
169,6
37,8
Ancona
189,4
39,3
185,1
39,6
176,4
39,7
Aosta
180,4
37,4
176,2
37,4
167,9
36,7
Arezzo
187,1
39,6
182,8
39,8
174,1
39,7
CITTA'
Ascoli Piceno
189,7
40,2
185,3
40,5
176,5
40,6
Asti
181,7
38,3
177,5
38,3
169
37,7
Avellino
191,8
42,1
187,3
42,5
178,2
42,7
Bari
194,8
41,3
190,4
41,9
181,4
42,4
Belluno
187,2
36,6
183
36,8
174,7
36,7
Benevento
191,8
41,8
187,3
42,3
178,2
42,5
Bergamo
183,8
37,4
179,6
37,4
171,2
37
Biella
181,6
38,1
177,3
38
168,9
37,5
Bologna
186,1
38,6
181,9
38,7
173,3
38,5
Bolzano
185,9
36,4
181,8
36,5
173,5
36,3
Brescia
184,5
37,5
180,3
37,6
171,9
37,3
Brindisi
196,3
41,8
191,9
42,4
182,8
43
Cagliari
183,3
44,6
178,6
44,6
169,2
44,1
Caltanisetta
191,4
45,9
186,6
46,3
176,7
46,5
Campobasso
191,5
41,3
187,1
41,7
178
41,9
Caserta
191
41,9
186,5
42,3
177,4
42,5
Catania
193,2
45,7
188,3
46,2
178,5
46,5
Catanzaro
195,1
43,9
190,4
44,5
181
45
Chieti
190,6
40,5
186,2
40,9
177,3
41
Como
182,9
37,3
178,7
37,3
170,4
36,9
Cosenza
194,5
43,5
189,9
44,1
180,5
44,5
Cremona
184,2
38
180
38,1
171,6
37,7
Crotone
195,9
43,5
191,3
44,1
181,9
44,7
Cuneo
180,7
38,9
176,4
38,8
167,9
38,1
Enna
191,9
45,9
187
46,3
177,2
46,5
Ferrara
186,5
38,2
182,3
38,4
173,8
38,2
Firenze
186,2
39,3
181,9
39,5
173,2
39,3
Foggia
192,7
41,3
188,3
41,7
179,2
42,1
Forli'
187,2
38,8
182,9
39
174,3
38,9
Frosinone
189,6
41,4
185,1
41,7
176,1
41,8
Genova
182,7
38,8
178,4
38,8
169,9
38,4
Gorizia
189,2
36,8
185
37,1
176,7
37,1
186
40,5
181,6
40,6
172,8
40,4
Imperia
181,4
39,4
177,1
39,4
168,5
38,8
Isernia
190,9
41,4
186,5
41,8
177,4
41,9
L'Aquila
189,5
40,7
185
41,1
176,1
41,1
184
39,1
179,7
39,2
171,1
38,8
Latina
188,9
41,7
184,4
42
175,3
42
Lecce
197
41,9
192,5
42,5
183,4
43,2
Lecco
183,3
37,3
179,2
37,3
170,8
36,9
Livorno
184,8
39,6
180,4
39,7
171,8
39,4
Lodi
183,5
37,8
179,3
37,9
170,9
37,5
185
39,4
180,7
39,5
172,1
39,2
Macerata
189,3
39,7
185
40
176,2
40
Mantova
185,4
37,9
181,1
38,1
172,7
37,8
Massa Carrara
184,5
39,2
180,1
39,3
171,5
38,9
Matera
194,5
41,9
190,1
42,5
180,9
43
Messina
193,6
44,9
188,9
45,4
179,2
45,8
Milano
183,1
37,6
178,9
37,6
170,5
37,2
Modena
185,5
38,5
181,3
38,6
172,8
38,4
Napoli
190,9
42,2
186,4
42,5
177,3
42,7
Novara
182,2
37,6
178
37,6
169,7
37,1
Nuoro
183,6
43,3
178,9
43,4
169,7
42,9
Oristano
182,5
43,8
177,8
43,8
168,6
43,2
Padova
186,9
37,5
182,7
37,7
174,3
37,6
Palermo
190,3
45,4
185,5
45,7
175,8
45,8
Parma
184,7
38,3
180,4
38,4
171,9
38,1
Pavia
183,1
37,9
178,9
38
170,5
37,5
Grosseto
La Spezia
Lucca
Perugia
187,9
40
183,5
40,2
174,7
40,2
Pesaro
188,5
39,1
184,2
39,3
175,5
39,3
Pescara
190,6
40,4
186,2
40,8
177,3
40,9
Piacenza
183,8
38,1
179,6
38,2
171,1
37,8
Pisa
184,9
39,5
180,6
39,6
171,9
39,3
Pistoia
185,6
39,3
181,3
39,4
172,7
39,1
Pordenone
187,8
36,8
183,6
37
175,3
37
Potenza
193,4
42,2
188,9
42,7
179,7
43,1
Prato
185,9
39,2
181,6
39,4
173
39,2
Reggio Calabria
193,9
44,9
189,2
45,5
179,5
45,9
Ragusa
192,9
46,4
188
46,9
178
47,2
Ravenna
187,4
38,6
183,1
38,8
174,6
38,7
Reggio Emilia
185,1
38,4
180,9
38,5
172,3
38,2
Rieti
188,7
40,7
184,3
41
175,4
41
Rimini
188
38,9
183,7
39,1
175,1
39,1
Roma
188,1
41,3
183,6
41,6
174,6
41,5
Rovigo
186,8
37,9
182,5
38
174,1
37,9
Salerno
191,9
42,3
187,3
42,7
178,2
42,9
Ssassari
182,5
42,9
177,9
42,9
168,7
42,3
Savona
182,1
38,9
177,9
38,9
169,3
38,4
Siena
186,3
39,9
181,9
40,1
173,2
39,8
Siracusa
193,6
46,1
188,7
46,6
178,8
47
Sondrio
184
36,8
179,9
36,9
171,6
36,5
Taranto
195,5
42
191
42,6
181,8
43,2
Teramo
189,8
40,3
185,4
40,6
176,6
40,7
Terni
188,4
40,5
184
40,8
175,1
40,7
Torino
181
38,1
176,8
38
168,4
37,4
Trapani
188,9
45,6
184,1
45,9
174,3
45,8
Trento
185,7
36,8
181,5
37
173,2
36,8
Treviso
187,2
37,2
183,1
37,4
174,7
37,3
Trieste
189,5
37,1
185,3
37,4
176,9
37,5
Udine
188,6
36,7
184,4
37
176,1
37
Varese
182,5
37,3
178,3
37,3
170
36,8
Venezia
187,4
37,5
183,2
37,7
174,8
37,6
Verbania
182,2
37,2
178,1
37,2
169,7
36,7
Vercelli
181,8
37,8
177,6
37,8
169,2
37,3
Verona
185,6
37,6
181,4
37,7
173
37,5
Vibo Valentia
194,4
44,2
189,7
44,7
180,2
45,2
Vicenza
186,3
37,4
182,1
37,6
173,7
37,4
Viterbo
187,5
40,8
183,1
41
174,2
40,9
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