SISTEMI TRASMISSIVI Il Trasmettitore Un trasmettitore è un dispositivo elettronico in grado di trasmettere segnali a distanza, mediante l'emissione di onde elettromagnetiche ad alta frequenza modulate (radio e televisione), o anche tramite ultrasuoni, o luce infrarossa, sia in aria libera che via cavo (fibra ottica). Stadi del trasmettitore radio Oscillatore L'oscillatore è indispensabile per generare l'onda portante, ovvero l'onda sulla quale viaggerà il segnale vero e proprio, modulando l'onda portante. Nei radiotrasmettitori l'onda generata è sinusoidale e possiede una frequenza generalmente all'interno di un range da 100 KHz a 10 GHz. Un oscillatore è un circuito elettronico che genera forme d'onda di frequenza, forma e ampiezza di molteplici tipi. Alcuni sono progettati per poterne variare frequenza, forma e ampiezza, nei circuiti più semplici vengono utilizzati dei potenziometri, nelle apparecchiature più complesse la variazione di questi parametri viene effettuata da circuiti logici o a microprocessore, i più moderni sono gestibili tramite computer. Gli oscillatori possono dividersi in due principali categorie: Armonici o sinusoidali (o più propriamente quasi sinusoidali); A rilassamento o bloccati; Gli oscillatori nella loro vastità sono impiegati in innumerevoli applicazioni che spaziano dalla temporizzazione di circuiti digitali e non, alla generazione di portanti per le telecomunicazioni, agli strumento di misura, elettromedicali, ecc. Radiazione elettromagnetica La radiazione elettromagnetica è, dal punto di vista dell'elettromagnetismo classico, un fenomeno ondulatorio dovuto alla contemporanea propagazione di perturbazioni periodiche di un campo elettrico e di un campo magnetico, oscillanti in piani tra di loro ortogonali. Caratteristiche generali Propagazione nel vuoto Nel vuoto, la direzione di propagazione dell'onda elettromagnetica è perpendicolare al piano identificato dalle direzioni delle due oscillazioni dei campi elettrico e magnetico. La velocità di propagazione è costante ed indipendente dalla velocità della sorgente, dalla direzione di propagazione, e dalla velocità dell'osservatore. Tale velocità, nel vuoto, è la velocità della luce, la quale è l'esempio più noto di onda elettromagnetica. La velocità della luce nel vuoto si indica in genere con la lettera c ed il suo valore numerico in unità del sistema internazionale risulta di circa 300.000 km al secondo (c = 299792,458 km/s). È importante notare che tale valore è stato assunto come esatto: ciò vuol dire che la velocità della luce è posta per definizione uguale a c, e per questo motivo essa non è affetta da alcuna incertezza, al contrario di ciò che avviene per i valori che derivano da un processo di misura. Quest'assunzione ha comportato anche la modifica della definizione del metro. Propagazione nei mezzi materiali [modifica] Nei mezzi materiali e nelle guide d'onda la propagazione della radiazione elettromagnetica diviene un fenomeno più complesso. Innanzitutto la sua velocità è diversa rispetto a quella nel vuoto secondo un fattore che dipende dalle proprietà del mezzo o della guida d'onda. Può dipendere inoltre dalla frequenza della radiazione, secondo una relazione di dispersione. Restano definite due velocità, dette velocità di gruppo e velocità di fase. Modulazione Modulatore Il modulatore serve a modulare l'onda in base al segnale da trasmettere, sia esso un segnale voce analogico, sia esso un segnale digitale. In alcuni ricetrasmettitori come quelli che usano il modo di trasmissione CW questo stadio non è necessario. Il modulatore definisce anche il modo di trasmissione, i più comuni sono: Per modulazione si intende la tecnica di trasmissione di un segnale elettromagnetico detto Modulante (eventualmente rappresentante un'informazione), per mezzo di un altro segnale elettromagnetico detto portante che ha lo scopo di trasmettere le informazioni in alta frequenza ( freq.portante >> freq Modulante ). La modulazione di frequenza, in sigla FM (dall'analogo termine inglese Frequency Modulation), è uno dei sistemi utilizzati per trasmettere informazioni utilizzando un segnale a radiofrequenza. Appartiene alle modulazioni ad onda continua, ovvero quelle che modulano una portante sinusoidale, e tra queste in particolare appartiene a quelle che effettuano modulazione angolare (non lineare) dato che insiste sulla fase della portante. Nella FM vi è un legame lineare tra deviazione di frequenza e messaggio. La FM consiste nel modulare la frequenza del segnale radio che si intende utilizzare per la trasmissione (detto portante) in maniera proporzionale all'ampiezza del segnale che si intende trasmettere. Rispetto alla modulazione di ampiezza ha il vantaggio di essere molto meno sensibile ai disturbi e di permettere una trasmissione di miglior qualità. Ha inoltre una efficienza molto maggiore dato che la potenza del segnale modulato FM è esclusivamente quella della portante, il segnale di informazione cioè non richiede potenza aggiuntiva per essere trasmesso. Il difetto principale è la necessità di circuiti molto più complessi sia per la generazione del segnale da trasmettere che per la sua ricezione. L'attuale tecnologia ha chandail facilmente superabili tali problematiche con il risultato che le trasmissioni in modulazione di ampiezza sono sempre meno usate soprattutto in ambito broadcasting. In Italia la modulazione di frequenza è usata per le trasmissioni radiofoniche nella banda di frequenze che va dagli 87,5 ai 108 MHz. La modulazione di ampiezza, in sigla AM (dall'analogo termine inglese Amplitude Modulation), è uno dei sistemi utilizzati per trasmettere informazioni utilizzando un segnale a radiofrequenza. Consiste nel modulare l'ampiezza del segnale radio che si intende utilizzare per la trasmissione (detto portante) in maniera proporzionale all'ampiezza del segnale che si intende trasmettere (modulante). Il segnale modulato ha la stessa frequenza della portante. È piuttosto semplice da realizzare ed è perciò stata utilizzata agli albori delle trasmissioni radio. Nel caso della trasmissione binaria, così come in telegrafia, ad una potenza bassa corrisponde lo zero mentre ad una potenza alta corrisponde l'uno. I principali inconvenienti sono l'estrema sensibilità ai disturbi ed alle condizioni di propagazione, in quanto qualsiasi disturbo si va di fatto a sommare direttamente al segnale che si sta trasmettendo, e la poca efficienza che richiede l'uso di potenze maggiori per coprire le stesse distanze. I segnali da modulare possono rappresentare le informazioni più diverse: audio, video, dati. In generale, il motivo per cui si utilizza la modulazione risiede nel fatto che i segnali rappresentanti le informazioni da trasmettere sono in prevalenza di natura passa-basso (il loro contenuto spettrale è concentrato per lo più a basse frequenze), mentre i canali trasmissivi che più comunemente si utilizzano , per poter trasmettere più segnali modulati contemporaneamente , (come canali hertziani e fibre ottiche) sono di natura passa-banda. Occorre quindi convertire in frequenza, mediante tale operazione, lo spettro del segnale elettromagnetico rappresentante l'informazione; inoltre, l'impiego di questa tecnica permette di trasmettere segnali elettrici (e quindi le informazioni che essi rappresentano) a grande distanza e senza sovrapposizione di altre informazioni. L'onda portante è un'onda elettromagnetica a frequenza ben determinata (molto maggiore alla frequenza del segnale Modulante, che può essere trasmessa in aria, nel vuoto (radio) o tramite un mezzo materiale opportuno. In caso di trasmissioni laser in fibra ottica o in aria libera, invece della frequenza portante, viene tipicamente indicata la lunghezza d'onda della portante. Telecomando Il telecomando è un dispositivo elettronico che consente di inviare (ma non di ricevere) segnali ad un altro dispositivo situato a distanza. Il telecomando è in genere un oggetto di piccole dimensioni alimentato a batteria, fatto per poter essere tenuto agevolmente in una mano, o comunque trasportato facilmente da un luogo ad un altro senza necessità di spostare il dispositivo telecomandato. Attualmente le funzioni dei telecomandi sono molteplici e svariano nei campi più diversi: l'uso domestico più comune è legato alla gestione delle funzioni dei televisori o di apparati hi-fi ma anche all'apertura/chiusura di porte e cancelli, nonché al comando di impianti di illuminazione. Un campo in cui il telecomando è usualmente impiegato è il modellismo ed altre svariate applicazioni sono possibili in numerose attività. Storia I primi telecomandi furono costruiti negli Stati Uniti poco dopo la seconda guerra mondiale: si trattava di telecomandi per un modello di televisore, al quale erano collegati con un cavo atto a trasmettere il segnale. I primi modelli di telecomando senza filo seguirono alcuni anni dopo, sostituendo gradualmente i precedenti. Il primo telecomando senza fili funzionale fu sviluppato da Robert Adler; era basato sull'utilizzo degli ultrasuoni ed era senza batterie dato che gli ultrasuoni erano generati in modo meccanico. Era comunque relativamente pesante e nel giro di poco tempo fu sostituito da telecomandi a batteria più leggeri e maneggevoli. Tecnica Il telecomando è in grado di generare segnali elettromagnetici che possono essere captati dal dispositivo telecomandato attraverso un apposito ricevitore. La scelta della frequenza di lavoro per il segnale, dipende principalmente dalla distanza fra il telecomando e il ricevitore: nel caso più comune dei telecomandi a breve raggio (da cinque a venti metri circa), se non vi sono frapposti muri od ostacoli fra trasmettitore e ricevitore, si utilizzano segnali infrarossi. La maggior parte dei telecomandi di questo tipo lavora con un diodo luminoso (LED) che emette luce infrarossa ad una lunghezza d'onda di 950 nm. I vari segnali codificati di cui può disporre, sono costituiti da gruppi di impulsi digitali emessi in successione, i quali costituiscono un segnale modulato ad una frequenza compresa fra 20 e 70 kHz. La modulazione, oltre ad evitare i disturbi, riduce il consumo di energia dell'emettitore. Per distanze maggiori o nel caso vi siano ostacoli tra il punto di comando e il ricevitore, trovano impiego invece le onde radio (si parla in questo caso di radiocomando). Esistono telecomandi per uso casalingo definiti "universali", hanno la particolarità di poter essere impostati memorizzando i codici dei segnali di più telecomandi già in proprio possesso; per esempio, uno di questi può sostituire il telecomando del televisore, dello stereo e del ricevitore satellitare. Ricevitori Normalmente il ricevitore è integrato nel dispositivo (TV, VCR, DVD ecc) ma sono disponibili anche ricevitori stand-alone, che ricevono il segnale ad IR e restituiscono un codice su RS232 o altre interfacce seriali/parallele. Tra questo troviamo il RC5TO485, il RMT32 ecc ecc. Sensori Sono componenti elettronici in grado di "vedere" il segnale trasmesso dal telecomando, filtrarlo, amplificarlo e restituire in uscita il segnale modulante puro, pronto per essere decodificato. Antenna Le antenne sono dispositivi in grado di convertire (o, più precisamente, trasdurre) il campo elettromagnetico che captano in un segnale elettrico, oppure di irradiare, sotto forma di campo elettromagnetico, il segnale elettrico con il quale vengono alimentati. Un principio fondamentale dell'elettromagnetismo, detto principio di reciprocità, garantisce che qualsiasi antenna possa indifferentemente funzionare sia come antenna trasmittente che come antenna ricevente. Anche se in via teorica qualunque oggetto elettricamente conduttore si comporta da antenna, il fenomeno di trasduzione proprio dell'antenna è rilevante solo per forme e dimensioni dell'oggetto ben precise: le caratteristiche geometriche di un'antenna ne definiscono caratteristiche e prestazioni. Questo dà conto della varietà di dispositivi che la tecnologia realizza: così un'antenna omnidirezionale per onde medie sarà costruttivamente del tutto differente da un'antenna direttiva per microonde. Il tipo più semplice di antenna è detto dipolo: è una coppia di fili rettilinei, e la sua forma semplice rende semplice anche la relativa trattazione matematica. Inoltre, proprio perché semplice e facile da costruire viene usato spesso come termine di paragone per tutte le altre antenne. Antenna ad onde corte a Moosbrunn in Austria Esempio di antenna Yagi Caratteristiche delle antenne Guadagno e direttività Il guadagno (amplificazione), l'apertura e il diagramma di radiazione di una antenna sono strettamente connessi. Il guadagno di una antenna è misurato per confronto tra l'antenna considerata e (idealmente) un'antenna isotropa (cioè perfettamente omnidirezionale). Nella pratica come antenna di riferimento si usa spesso il dipolo, perché una antenna realmente isotropa è un'idealizzazione fisicamente impossibile, mentre si dimostra che il dipolo ha un guadagno di 2,15 dB rispetto ad una sorgente isotropa ideale. La maggior parte delle antenne reali irradiano più di un'antenna isotropa in alcune direzioni e meno in altre, permettendo quindi una maggiore intensità di irradiazione (o un segnale captato più intenso) in certe particolari direzioni. Il guadagno è quindi dato dalla capacità dell'antenna di concentrare il campo elettromagnetico in una data direzione, ed è solitamente misurato nella direzione in cui l'antenna ha la massima emissione o ricezione, come un numero adimensionale. L'apertura di un'antenna è l'angolo sotteso alla direzione del massimo guadagno a -3dB, cioè l'angolo in cui il guadagno si mantiene entro 3dB dal valore massimo; il diagramma di radiazione è la rappresentazione tridimensionale del guadagno, ma solitamente si preferisce più comodamente considerare i diagrammi di sezioni orizzontali e verticali. Antenne ad alto guadagno solitamente presentano dei lobi laterali. Essi rappresentano dei picchi minori del guadagno rispetto al lobo principale (il "fascio"). Questi lobi laterali limitano la qualità dell'antenna se questa è usata in sistemi in cui si deve determinare la direzione del segnale, come ad esempio nei sistemi radar. Nella figura è rappresentato un diagramma di radiazione a due dimensioni (che potrebbe rappresentare una sezione verticale o una sezione orizzontale dello spettro di emissione). In rosso è rappresentato il fascio (main lobe) e, in blu, i lobi laterali (side lobe). Antenne lineari Dipolo elettrico È costituita da due spezzoni di cavo elettrico, la cui lunghezza è ¼ d'onda ciascuna. La lunghezza totale del dipolo è quindi di ½ onda. Nel caso dei 10 m la lunghezza teorica del dipolo è di 5 m. Date le lunghezze di questi tipi di antenna, i dipoli sono normalmente disposti orizzontalmente al terreno o a formare una V invertita con un angolo di circa 60°, in quest'ultimo caso il dipolo presenta un'impedenza di circa 50 ohm (adatta ad un tipico cavo coassiale) e una maggiore omnidirezionalità rispetto al dipolo steso in orizzontale che irradia principalmente in sole 2 direzioni. L'antenna verticale è composta da un solo elemento, verticale, la cui lunghezza d'onda è ¼ d'onda. L'antenna verticale a differenza del dipolo ha bisogno di un piano di terra, cioè di un "piano" riflettente, in modo da risultare per il trasmettitore o per il ricevitore come un elemento doppio. La sua impedenza caratteristica varia da 37 ohm per i piani di terra a 90 gradi rispetto all'elemento radiante a 72 ohm se l'angolo fosse 180 gradi. Normalmente si inclinano i piani di terra di circa 120 gradi rispetto all'elemento radiante per avere un'impedenza caratteristica di 50 ohm, adatta per connettere l'antenna ai cavi coassiali normalmente in uso. Le antenne cosiddette LOOP MAGNETICO sono costituite da un cerchio con una apertura (in genere nella parte alta) nella quale è inserito un condensatore variabile il quale provvede a sintonizzare l'antenna alla frequenza di utilizzo. Per comodità di comprensione potremmo paragonare la loop magnetica ad un dipolo ripiegato in cerchio ove le due estremità anziché finire libere in aria finiscono ai capi del condensatore variabile. Queste antenne sono caratterizzate da un basso rumore e da una marcata direttività che si esprime nella direzione del cerchio e non perpendicolare ad esso, come invece avviene nel dipolo. In pratica si tratta di un circuito risonante a induttanza (il cerchio) e capacità (il condensatore) particolarmente curato per presentare il più elevato fattore di merito possibile. Questo fa si che il rendimento di tale antenna sia prossimo a quello del dipolo ma mantenendo dimensioni oltremodo ridotte. Si pensi ad un dipolo che risuoni sugli 80 metri di lunghezza d'onda il quale è lungo circa 40 metri (metà onda) ebbene ha circa lo stesso guadagno di una loop magnetica di soli 3 o 4 metri di diametro. Particolare da rilevare è che ai capi del condensatore variabile, a causa dell'elevato fattore di merito, si generano tensioni elevatissime sull'ordine di migliaia di volt. Per tale motivo in genere vengono usati condensatori sotto vuoto i quali meglio sopportano elevate tensioni senza generare scariche elettriche tra le lamine dovute appunto alla ionizzazione dell'aria interposta tra le stesse. Essendo sotto vuoto non avvengono quelle dannose scintille tra le lamine del condensatore. Ovviamente tale condensatore deve essere motorizzato con meccanismi a moto ridotto e comandabili a distanza per poter di volta in volta far risuonare l'antenna alla frequenza di utilizzo. Antenne ad Elica L'antenna ad elica, realizzata per la prima volta dal fisico americano Kraus nel 1946, presenta una struttura geometrica realizzata da un filo conduttore avvolto su una superficie cilindrica di materiale isolante o semplicemente avvolta in aria. L'Antenna a elica monofilare viene caratterizzata a seconda dei suoi parametri geometrici che ne determinano anche il suo funzionamento. La conoscenza dei parametri geometrici risulta quindi fondamentale per il progetto e la realizzazione dell'antenna desiderata. In sostanza le eliche monofilari si differenziano per il modo di radiazione, dove per modo di radiazione si intende la forma del pattern relativo al campo lontano irradiato. I principali modi di funzionamento sono quello normale e quello assiale. Il modo normale è caratterizzato dall'avere il massimo di radiazione in direzione normale all'asse dell'elica, mentre quello assiale lungo l'asse. I funzionamenti NMHA (normal mode helix antenna) e AMHA (axial mode helix antenna) sono strettamente legati alla struttura geometrica dell'elica e alla lunghezza complessiva del conduttore avvolto. L'elica è infatti in grado di irradiare in modo normale quando risulta rispettata la condizione D<<λ , che di solito implica anche L<<λ, ovvero quando la lunghezza di una spira è corta rispetto alla lunghezza d'onda. Il funzionamento in modo normale permette un pattern di radiazione sostanzialmente isotropico, in quello assiale invece si ha un'alta direttività in direzione assiale dell'antenna con alti valori di guadagno. Un importante vantaggio delle antenne ad elica è dovuto al fatto che è possibile con essa raggiungere condizioni di risonanza, utili per un buon adattamento, con dimensioni d'antenna assai ridotte di λ/2, che costituisce la minima dimensione per un'antenna filiforme di tipo risonante. Infatti l'energia di tipo capacitivo che caratterizza le antenne filiformi corte può venire compensata dall'energia di tipo induttivo legata alla presenza delle spire. Questo vantaggio è mitigato dalla limitata larghezza di banda di frequenze a cui la risonanza si verifica. Antenne ad array Un array di antenne (anche chiamate antenna a schiera) è, per definizione, un insieme di antenne tutte identiche, disposte linearmente (su una linea) o planarmente (su un piano), equi-orientate, alimentate in generale con ampiezza e fase distinte per ogni elemento dell'array. Il vantaggio di usare una schiera (array, appunto) di antenne sta nella possibilità di ottenere un diagramma di radiazione configurabile quasi a piacere, variando le ampiezze e le fasi delle singole antenne componenti. Inoltre è possibile progettare array per ottenere lobi principali e loro nulli in posizioni desiderate. Esistono anche array programmabili, in grado cioè di modificare il loro diagramma di radiazione modificando l'alimentazione degli elementi che lo compongono. Il loro uso è particolarmente diffuso nelle applicazioni spaziali dove spostare fisicamente un'antenna o un array di antenne è un'azione spesso impraticabile. Antenne ad apertura Si tratta di antenne nelle quali l'irradiazione del campo elettromagnetico è realizzata mediante una apertura praticata in una struttura chiusa. Sono antenne ad apertura le antenne a tromba, ma anche una semplice guida d'onda metallica troncata può essere considerata tale (Cantenna), e le antenne a fessure. Osservando l'andamento dell'area efficace di un'antenna ad apertura, si nota come essa sia strettamente legata alla sua area geometrica, mentre il guadagno di queste antenne cresce con il quadrato della frequenza, a differenza di quanto accade per le antenne filiformi, rendendo questo tipo di antenne adatte per ottenere elevate direttività. Origine del termine "antenna" La parola "antenna" che oggi usiamo così comunemente proviene dai primi esperimenti di Guglielmo Marconi. Deriva infatti dalla stessa parola marinaresca che indica il lungo palo, trasverso rispetto all'albero, che sostiene in alto la vela quadra o latina. L'estensione dal significato originale è dovuta allo stesso Marconi (il cui padre desiderava per lui una carriera in Marina) quando osservò che, appendendo uno dei due terminali dell'oscillatore (all'epoca un cubo o una sfera di ferro stagnato) su un alto palo (appunto una "antenna"), i segnali trasmessi (e ricevuti) potevano coprire distanze molto maggiori. Iniziò così, in contrapposizione al "terminale a terra", a indicare quello in alto come "(terminale) antenna". Accordatore d'antenna Un accordatore d'antenna (in inglese antenna tuner o ATU - Antenna Tuner Unit) è un dispositivo che ha la funzione di adattare fra loro l'impedenza di un'antenna e quella di uscita di un trasmettitore o di ingresso di un ricevitore ad una determinata frequenza. Normalmente l'impedenza IN/OUT dei ricetrasmettitori commerciali è pari a 50 ohm. L'accordatore quindi sarebbe inutile se la frequenza di risonanza dell'antenna fosse quella esatta di lavoro della aparecchiatura rispettando l'impedenza di 50 ohm. Ma questa è una situazione puramente teorica poiché, oltre alla lunghezza elettrica e fisica dell'antenna, entrano in gioco altri fattori come la larghezza di banda dell'antenna. Quest'ultima a sua volta è influenzata dalle caratteristiche meccaniche e costruttive dell'antenna. Vanno anche considerate la situazione ambientale ed il tipo di installazione. Non esistono quindi modelli unici ma solo modelli di riferimento che di volta in volta vanno adattati al bisogno. Antenne radiotelevisive centralizzate Con il termine Antenne televisive centralizzate si possono intendere due distinti fenomeni: 1. La cablatura di un intero quartiere o di una città (città cablata) 2. La realizzazione spontanea o imposta da regolamenti comunali o dalla stessa legge di impianti condominiali che sostituiscono le antenne dei singoli appartamenti. La città cablata La realizzazione di impianti di cablatura di un intero quartiere è una pratica seguita da decenni, Milano due fu dotata in costruzione dalla Edilnord che l'aveva realizzata negli anni '70 di una rete, in cavo coassiale, al solo fine di evitare la pluralità di antenne giudicate esteticamente non gradite. Peraltro proprio perché era rimasta libera una connessione, nacque Telemilanocavo e dopo diverse vicessitudini l'impero televisivo di Mediaset. Telecom lanciò poi progetti molto ambiziosi, con una tecnologia mista di cavi coassiali uniti a un cavo a fibra ottica. Il progetto più avanzato ha riguardato la città di Siena. La vera realizzazione della città cablata in Italia fu compiuta dalla società Fastweb a Milano, che ha unificato i progetti intrapresi da un nutrito gruppo di imprese. Con la nuova tecnologia non si trattava, ormai della sola unificazione delle antenne, ma di una cablatura di tutte le telecomunicazioni, in primo luogo internet. I risultati economici sono stati, però parzialmente inferiori alle attese e per ora sembra che la situazione di Milano rimarrà un fenomeno isolato. Antenne televisive centralizzate condominiali Il problema delle Antenne radiotelevisive centralizzate condominiali è stato sollevato da una consultazione proposta dal Ministro delle Comunicazioni, in vista di una regolamentazione normativa della questione. Il Codice delle Comunicazioni Elettroniche (decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, articolo 209 comma 4). prevede infatti una regolamentazione tramite decreto ministeriale della materia. L'evoluzione della tecnologia relativa agli impianti di ricezione radiotelevisiva ha permesso ora di poter distribuire, con ottima qualità, da un unico punto la ricezione dei segnali televisivi. L'opinione pubblica, a partire dai centri storici delle città d'arte, sta cominciando a rendersi conto della necessità di contenere e gradualmente eliminare il fenomeno, antiestetico ed antieconomico, della “selva delle antenne”, fenomeno che oltretutto sarebbe destinato ad aggravarsi con la diffusione della televisione digitale. Il nodo più difficile è quello di non ostacolare la ricezione di nessuna emittente; di consentire alla singola unità abitativa, collegata all'antenna condominiale, almeno le stesse prestazioni di una antenna singola; di consentire la massima flessibilità nella ricezione anche con tecnologie del futuro. Lo schema di decreto lascia immutata la libertà di installazione di antenne individuali per la ricezione di programmi televisivi, prevista da norme legislative tuttora in vigore, ma favorisce, a livello volontario, la diffusione delle previste antenne centralizzate. Il decreto è pensato immediatamente applicabile solo per le nuove installazione, e prevede altresì un periodo transitorio di tre anni per l'adeguamento delle installazioni già esistenti. Una volta attuato, lo stesso impianto condominiale, ovviamente con modalità diverse, renderà contemporaneamente disponibile l'attacco sia per la televisione analogica (almeno fino al 2012), sia per la televisione digitale terrestre, sia per la televisione satellitare. Antenna parabolica Un'antenna parabolica è un'antenna per la ricezione dei segnali inviati da satelliti radiotelevisivi geostazionari. È costituita da due parti principali: il low noise block converter (LNB) o illuminatore, e lo specchio parabolico. Tipi di antenne paraboliche Le antenne paraboliche oggi in commercio si distinguono in due principali categorie: le antenne offset; le antenne prime focus. Recentemente sono state introdotte le antenne multifuoco dette anche antenne toroidali. Componenti Low noise block converter L'antenna ricevente vera e propria non è il grosso disco parabolico, ma il piccolo apparecchio montato davanti ad esso tramite una staffa, l'LNB; è l'apparecchio che riceve il segnale riflesso dallo specchio, lo converte a frequenza più bassa e lo invia al decoder all'interno dell'abitazione. Disco parabolico Il disco parabolico risulta necessario per la ricezione del segnale radio dal satellite, in quanto quest'ultimo è estremamente lontano dalla superficie terrestre (oltre 36.000 km, trovandosi in orbita geostazionaria), per cui il segnale che arriva sulla Terra è estremamente debole. La quantità di potenza che la piccola superficie dell'LNB (pochi centimetri quadrati) può ricevere è alquanto ridotta; per questo esso non è rivolto direttamente verso il satellite, ma verso il disco parabolico; questo è invece puntato direttamente verso il satellite, dal quale riceve l'onda elettromagnetica che costituisce il segnale televisivo; poiché lo specchio parabolico ha una superficie molto più grande di quella dell'LNB, esso riceve una quantità di energia molto maggiore; grazie alla sua forma a paraboloide (un solido di rotazione ottenuto appunto dalla rotazione di una parabola intorno al suo asse), esso riflette in un unico punto tutti le radiazioni elettromagnetiche che riceve dal satellite: posizionando l'LNB in questo punto, detto fuoco, esso riceverà tutta la potenza di segnale raccolta dallo specchio parabolico; in questo modo, la potenza del segnale ricevuto dall'LNB sarà abbastanza alta da poter essere adeguatamente elaborata dal decoder, che riceve il segnale dall'LNB tramite il cavo coassiale che collega i due apparecchi. Se poniamo una fonte di luce (ad esempio) davanti ad uno specchio piano, questo rifletterà la luce in varie direzioni; se invece posizioniamo la fonte di luce in corrispondenza del fuoco di una parabola, i raggi verranno riflessi tutti in un'unica direzione, tutti paralleli l'uno all'altro. Qualcosa di analogo succede se i raggi vengono ricevuti dall'antenna, anziché emessi: tutti i raggi provenienti da una direzione parallela all'asse della parabola verranno riflessi verso il fuoco; è così che il riflettore parabolico raccoglie l'energia elettromagnetica ricevuta dal satellite e la convoglia sull'LNB. Antenne paraboliche di zixy Puntamento Il puntamento della parabola verso il satellite deve essere estremamente accurato, nell'ordine dei secondi di grado. Data l'enorme distanza del satellite infatti, uno spostamento di un solo secondo di grado equivale a mancare il satellite di circa 170 metri. Per questo motivo non è possibile puntare la parabola con metodi empirici e approssimativi, ma la parabola deve essere montata su un supporto con scale graduate che ne indichino azimut ed elevazione, ed all'antenna deve essere collegato un rivelatore di segnale che permetta di capire quando la parabola è effettivamente centrata sul satellite. Alcuni decoder sono dotati internamente di un visualizzatore che mostra sullo schermo del televisore, in ogni istante, qual è la potenza del segnale ricevuto dall'antenna, permettendo così il montaggio corretto della parabola, a patto ovviamente che la persona che installa la parabola abbia la possibilità di osservare il televisore o di comunicare in tempo reale con qualcuno che può vederlo. Per puntare correttamente la parabola occorre conoscere quali devono essere il suo azimut e la sua elevazione, che dipendono da dove la parabola è collocata. Essendo le coordinate delle località italiane variabili tra 6 e 18 gradi di longitudine est e 37 e 47 gradi di latitudine nord, non esistono valori universali per il puntamento della parabola verso Hotbird, ma si avranno valori differenti da località a località. Tali valori possono essere calcolati tramite complesse formule matematiche, oppure dedotti in maniera approssimativa da tabelle precompilate, reperibili su Internet o talvolta pubblicate su riviste specializzate sulla televisione satellitare. Antenna a tromba L'antenna a tromba o trombino è una tipologia di antenna "ad apertura", con una forma che richiama ad una tromba; è anche chiamata bocca radiante. Nell'ambiente delle telecomunicazioni è anche nota con il suo nome inglese: antenna Horn. Questo tipo di antenna, altro non è che una terminazione aperta di una guida d'onda, similmente ad un megafono aperto nella direzione di propagazione, da cui esce il campo elettromagnetico, con le sue diverse componenti, modi trasverso-elettrici (TE) o trasverso-magnetici (TM), a seconda della forma della terminazione. La geometria della sezione della bocca può essere di forma circolare (trombe coniche) o quadrata (trombe piramidali). Questo tipo di antenne vengono solitamente utilizzate con onde elettromagnetiche nello spettro delle microonde (lunghezze d'onda nell'ordine dei centimetri). Sono anche usate come riferimento o come illuminatori (feeders) per le antenne a riflettore (parabole). Gabbia di Faraday Con gabbia di Faraday si intende qualunque sistema costituito da un contenitore in materiale elettricamente conduttore (o conduttore cavo) in grado di isolare l'ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico presente al suo esterno, per quanto intenso questo possa essere. È utilizzato il termine gabbia per sottolineare che il sistema può essere costituito, oltre che da un foglio metallico continuo, anche da una rete o una serie di barre opportunamente distanziate. Questo effetto schermante è utilizzato per proteggere ambienti e apparati da campi esterni, come per esempio quelli generati dai fulmini. Un'altra applicazione si ha in elettronica per eliminare le interferenze di campi elettromagnetici esterni in apparecchi radio e per telecomunicazioni, oppure per evitare la fuoriuscita di campi elettromagnetici da un ambiente, come nel caso del forno a microonde. In quest'ultimo è presente una rete metallica sullo sportello: in questo modo durante il suo utilizzo si è schermati dalle microonde mantenendo la possibilità di vedere le pietanze. La scoperta di Faraday Michael Faraday osservò nel 1836 che in un conduttore cavo elettricamente carico le cariche si concentrano sulla superficie esterna e non hanno alcuna influenza su ciò che si trova all'interno. Per dimostrarlo costruì una stanza rivestita da un foglio metallico e applicò dall'esterno l'alta tensione prodotta da un generatore elettrostatico. Utilizzando un elettroscopio mostrò che all'interno della stanza non era presente carica elettrica. Principio di funzionamento Il funzionamento della gabbia di Faraday è spiegabile in funzione del teorema di Gauss che permette di descrivere la distribuzione di carica elettrica in un conduttore. Intuitivamente, poiché le cariche di segno uguale si respingono, esse tendono a portarsi alla massima distanza reciproca, che corrisponde alla situazione in cui esse sono concentrate alla periferia del conduttore. Se la superficie è approssimabile ad un conduttore ideale, su di essa si determina una superficie equipotenziale, ovvero una superficie in cui il potenziale elettrico è identico in ogni punto. Ne consegue che, in conseguenza del teorema di Gauss e della divergenza, non essendo presenti cariche all'interno, il campo elettrostatico interno alla gabbia deve essere nullo. Il modello precedentemente descritto si applica a campi statici. Qualora si considerino campi elettromagnetici l'effetto è spiegabile in modo differente. Un campo elettromagnetico che incide sulla superficie conduttrice vi induce un movimento di cariche (corrente elettrica) tale da opporsi al campo inducente (vedi Legge di Faraday-Neumann-Lenz). Ciò di fatto impedisce al campo di attraversarla, sia verso l'interno che verso l'esterno. Nelle realizzazioni pratiche l'effetto schermante è limitato dalla resistenza elettrica del materiale che per effetto Joule riduce l'entità delle correnti indotte. Molti materiali conduttori presentano, inoltre, il fenomeno del ferromagnetismo, che limita l'effetto schermante alle basse frequenze. La profondità a cui il campo elettromagnetico riesce a penetrare è descritta dall'effetto pelle. Impianto parafulmine La gabbia di Faraday è il sistema di protezione più adottato per la protezione degli edifici contro le scariche atmosferiche. La gabbia di Faraday è formata da: organi di raccolta costituiti da una rete di conduttori elettrici a maglie saldate fra loro disposti sulla copertura da proteggere; organi di discesa o calate che collegano gli organi di raccolta ai dispersori di terra dell'edificio. Campo elettrico E' così chiamata ogni regione dello spazio ove si esercitano forze elettriche su cariche elettriche. Il campo elettrico è determinato in ogni punto dalla grandezza vettoriale E , quindi è definito in ogni punto da una intensità, una direzione ed un verso. L'intensità, la direzione ed il verso sono pari a quelli della forza elettrica che agisce su un'unità di carica positiva posta in quel punto. Se ne ha una rappresentazione visibile mediante le linee di forza e le superfici equipotenziali. Le linee di forza sono linee orientate secondo il verso di E le cui tangenti coincidono in ogni punto del campo con la direzione del vettore E . Con potenziale di un punto del campo elettrico si intende il valore di energia potenziale che l'unità di carica positiva possiede in quel punto. Si sceglie a piacere un punto come punto zero dell'energia potenziale. I punti di eguale potenziale sono posti su superfici equipotenziali, tali superfici sono perpendicolari alle linee di forza. Una carica elettrica positiva può essere mossa su di una superficie equipotenziale senza perdita ne guadagno di energia, mentre per essere mossa da una superficie a minor potenziale verso una a maggior potenziale richiede un lavoro che, infine, si ritrova sotto forma di maggior energia potenziale posseduta dalla carica. Qualunque carica positiva collocata in un punto del campo elettrico tende a muoversi nel verso della linea di forza passante per quel punto, così facendo vede diminuire il proprio potenziale. Si definisce differenza di potenziale tra due punti M, N del campo elettrico la differenza tra il potenziale nel primo punto ed il potenziale nel secondo punto : VMN = VM - VN . Nota Bene.: quello di campo è un concetto fondamentale per la descrizione di stati ed effetti nello spazio, risalente a Faraday. I campi di forza (campi vettoriali), quali quelli di forza elettrica, di forza magnetica, di forza gravitazionale, sono definiti dalla intensità, dalla direzione e dal verso di una forza per ogni punto dello spazio. I campi scalari indicano invece la distribuzione nello spazio di valori numerici, ad esempio di temperatura o densità. Se in un punto dello spazio caratterizzato da una intensità di campo elettrico pari ad E vi è una carica pari a Q, si avrà agente sulla carica una forza elettrica pari a F = E·Q , da cui si ricava che l'unità di misura del campo elettrico è il [N / C] . La direzione di questa forza è la stessa del campo, il verso è quello del campo se la carica è positiva, altrimenti è ad esso opposto. Il potenziale elettrico, essendo un'energia per unità di carica, si misura in [J/C]. Così è pure per la differenza di potenziale. Se in un punto di un campo elettrico ove il potenziale vale V è presente una carica Q , tale carica possederà una energia potenziale elettrica pari a W = Q·V [Joule]. Il [J/C] è chiamato volt [V]. Consideriamo ora un campo elettrico stazionario (cioè non variabile nel tempo) ed uniforme (cioè non variabile al variare del punto considerato). Prendiamo due punti M, N sulla stessa linea di forza, distanti tra di loro d , ed immaginiamo una carica positiva Q che passi dal punto M al punto N . Tale carica perderà energia potenziale e compirà un lavoro se VM > VN perché sarà la forza elettrica a determinarne lo spostamento, viceversa acquisterà energia potenziale e su di essa bisognerà compiere un lavoro se VM < VN perché si dovrà vincere la forza elettrica con una forza esterna. La situazione appena descritta è quella che si verifica nel dielettrico (isolante) posto tra le armature piane e parallele di un condensatore. Nel caso di campi elettrici non uniformi, quanto detto rimane ancora valido solo che si dovranno considerare punti M ed N a distanza tra di loro talmente piccola da potersi ritenere in tale tratto uniforme il campo. Per i campi elettrici si può inoltre dire che il lavoro connesso al movimento di una carica tra due punti M ed N (situati anche su diverse linee di forza) non dipende dal percorso seguito dalla carica per passare da M ad N , ma dipende solo dalla posizione dei punti M ed N ( i campi che godono di tale proprietà sono detti campi conservativi e tale è anche il campo gravitazionale). CARATTERISTICHE DEI SEGNALI ANALOGICI E DIGITALI Segnali analogici Un segnale elettrico viene definito analogico quando varia in modo continuo nel tempo e nelle ampiezze. Esso si ottiene per trasduzione a partire da un segnale fisico e la sua forma, subito dopo la trasduzione, è analoga a quella del segnale di partenza. Un segnale analogico può poi essere manipolato per effettuarne la trasmissione in modo efficiente. Ad esempio, la voce che si trasmette come variazioni di pressione, viene trasformata in segnale elettrico da un microfono, che modifica la forma di energia (acustica => elettrica) ma, idealmente, non modifica la forma del segnale. Nei sistemi analogici quindi si opera direttamente sul segnale analogico in ingresso, che può venire opportunamente manipolato prima di effettuarne la trasmissione e dopo la sua ricezione (ad esempio può subire una modulazione nel caso di trasmissione via radio, un’amplificazione ecc.). Come risultato dei processi di manipolazione di un segnale analogico, in trasmissione e in ricezione, un sistema analogico dovrebbe fornire in uscita un segnale avente forma il più possibile simile a quella del segnale in ingresso. Purtroppo durante la trasmissione di un segnale intervengono distorsioni e rumore, che tendono a modificare la forma del segnale degradandone il contenuto informativo. In ambito analogico il parametro fondamentale col quale si valuta la qualità del segnale ricevuto è il rapporto S / N (Signal-to-Noise ratio): Il rumore che cade nella banda del segnale si somma ad esso e ne degrada la qualità in modo irrimediabile. Inoltre, più lungo è il collegamento, più rumore si somma al segnale, minore è la potenza del segnale in ricezione e quindi peggiore è la qualità del segnale ricevuto. Per ottenere una buona qualità è perciò necessario partire con un rapporto S/N molto elevato e cercare di far sì che la potenza del segnale risulti sempre molto maggiore di quella del rumore (ad esempio amplificando molto spesso, o adottando forme di modulazione poco sensibili al rumore, come la FM). Ciò non è però sempre possibile, specialmente in ambienti molto disturbati come quello radiomobile. Segnale digitale Da un punto di vista trasmissivo, un segnale digitale è costituito da una sequenza di impulsi elettrici, opportunamente temporizzati, i quali possono assumere solo un numero limitato di ampiezze (ad esempio due nel caso di codice binario). La temporizzazione viene fornita da un "clock", il quale è essenzialmente un segnale ad onda quadra avente periodo pari alla durata di un bit. Viene così utilizzato un clock in trasmissione, il cui fronte di salita, ad esempio, determina l'inizio di ogni bit, ed un clock in ricezione, il quale fornisce gli istanti ottimali per "leggere" il segnale in arrivo e recuperare i bit che ne costituiscono il contenuto informativo. I clock di trasmissione e ricezione devono essere opportunamente sincronizzati, in modo tale che la lettura dei bit avvenga sempre negli istanti ottimali (tipicamente a metà del tempo di bit, dove sono minime le distorsioni). Una volta acquisita la sincronizzazione tra trasmettitore e ricevitore, l'interpretazione dei bit ricevuti può essere effettuata confrontando, nell'istante di decisione (o lettura), l'ampiezza del segnale ricevuto con una soglia di riferimento (posta tipicamente a metà ampiezza). Se il segnale supera la soglia si considera ricevuto un 1, se il segnale è sotto la soglia si considera ricevuto uno 0. Operando in questo modo non è tanto importante conservare la forma esatta del segnale in ingresso al sistema quanto evitare che rumore e distorsioni modifichino talmente la forma di un impulso da provocare un errato riconoscimento del bit trasmesso. Perciò in un sistema digitale il parametro con il quale si valuta la qualità del segnale ricevuto è il Bit Error Rate (BER), il quale viene definito nel seguente modo: Qualora il rumore e le distorsioni siano tali da non far commettere errori, essi (idealmente) non hanno nessun effetto. In questo caso, infatti, il segnale fornito in uscita dal ricevitore, ottenuto recuperando i bit dal segnale in arrivo nel modo sopra descritto, ha esattamente lo stesso contenuto informativo di quello emesso dal trasmettitore (fig. 3.1). In altri termini un segnale digitale può essere rigenerato e non solamente amplificato. Oltre che in ricezione, l'operazione di rigenerazione può essere effettuata in punti intermedi del collegamento e consente (idealmente) di eliminare il rumore e le distorsioni fino a lì accumulate (fig. 3.2). Essa permette quindi di migliorare il BER complessivo di un collegamento. Va sottolineato che in un segnale digitale l'effetto delle distorsioni è quello di provocare interferenza intersimbolica o ISI (InterSymboI Interference). Per contrastare l'interferenza intersimbolica si utilizza una tecnica di elaborazione dei segnali nota come equalizzazione. Oltre agli elaboratori, vi sono diversi altri tipi di dispositivi che generano segnali digitali. Infatti è possibile trasmettere in modo digitale un segnale analogico, effettuandone una codifica. Ad esempio il segnale analogico uscente da un microfono può essere convertito in segnale digitale, lato trasmissione, e riconvertito in analogico, lato ricezione, da un dispositivo denominato CODEC Puntamento con motore Poiché da ogni punto della terra è possibile puntare numerose posizioni di satelliti geostazionari per telecomunicazioni risulta comodo poter orientare la parabola ricevente in modo da allinearla di volta in volta al satellite di cui si desidera ricevere il segnale. Per fare ciò si applica alla parabola un rotore polare o un attuatore a pistone a pistone con montatura polare in grado di spostare l'orientamento della parabola lungo la fascia di Clarke. Originariamente era necessario pilotare ed alimentare il motore attraverso dispositivi appositi detti posizionatori, attualmente la maggior parte dei decoder in commercio riescono a pilotare ed alimentare direttamente un rotore, attraverso il cavo coassiale che trasporta il segnale audio-video, attraverso dei sistemi di controllo denominati DISEqC e USALS. Coordinate geografiche dell'Italia Le antenne paraboliche di normale uso domestico installate in Italia sono generalmente puntate sui satelliti della flotta Hotbird dell'operatore satellitare francese Eutelsat, posti in orbita geostazionaria, ad una longitudine di 13 gradi est. Essendo l'Italia situata geograficamente a una longitudine compresa tra 6 e 18 gradi est, risulta che i satelliti Hotbird si trovano quasi sulla verticale dell'Italia. Essendo l'orbita geostazionaria di tipo equatoriale (ovvero il satellite orbita esattamente al di sopra dell'equatore), ed essendo l'Italia a una distanza angolare dall'equatore (nota anche come latitudine) di circa 42 gradi nord, un'antenna parabolica, per puntare su Hotbird, dovrà essere puntata direzione sud (con rotazione di pochi gradi a seconda della longitudine della stazione ricevente) e inclinata in alto di un angolo all'incirca pari alla latitudine locale. EUT 7 ° EST EUT 10 ° EST EUT 16 ° EST AZ EL AZ EL AZ EL Agrigento 190,8 46,2 185,9 46,6 176 46,7 Alessandria 182,3 38,3 178 38,3 169,6 37,8 Ancona 189,4 39,3 185,1 39,6 176,4 39,7 Aosta 180,4 37,4 176,2 37,4 167,9 36,7 Arezzo 187,1 39,6 182,8 39,8 174,1 39,7 CITTA' Ascoli Piceno 189,7 40,2 185,3 40,5 176,5 40,6 Asti 181,7 38,3 177,5 38,3 169 37,7 Avellino 191,8 42,1 187,3 42,5 178,2 42,7 Bari 194,8 41,3 190,4 41,9 181,4 42,4 Belluno 187,2 36,6 183 36,8 174,7 36,7 Benevento 191,8 41,8 187,3 42,3 178,2 42,5 Bergamo 183,8 37,4 179,6 37,4 171,2 37 Biella 181,6 38,1 177,3 38 168,9 37,5 Bologna 186,1 38,6 181,9 38,7 173,3 38,5 Bolzano 185,9 36,4 181,8 36,5 173,5 36,3 Brescia 184,5 37,5 180,3 37,6 171,9 37,3 Brindisi 196,3 41,8 191,9 42,4 182,8 43 Cagliari 183,3 44,6 178,6 44,6 169,2 44,1 Caltanisetta 191,4 45,9 186,6 46,3 176,7 46,5 Campobasso 191,5 41,3 187,1 41,7 178 41,9 Caserta 191 41,9 186,5 42,3 177,4 42,5 Catania 193,2 45,7 188,3 46,2 178,5 46,5 Catanzaro 195,1 43,9 190,4 44,5 181 45 Chieti 190,6 40,5 186,2 40,9 177,3 41 Como 182,9 37,3 178,7 37,3 170,4 36,9 Cosenza 194,5 43,5 189,9 44,1 180,5 44,5 Cremona 184,2 38 180 38,1 171,6 37,7 Crotone 195,9 43,5 191,3 44,1 181,9 44,7 Cuneo 180,7 38,9 176,4 38,8 167,9 38,1 Enna 191,9 45,9 187 46,3 177,2 46,5 Ferrara 186,5 38,2 182,3 38,4 173,8 38,2 Firenze 186,2 39,3 181,9 39,5 173,2 39,3 Foggia 192,7 41,3 188,3 41,7 179,2 42,1 Forli' 187,2 38,8 182,9 39 174,3 38,9 Frosinone 189,6 41,4 185,1 41,7 176,1 41,8 Genova 182,7 38,8 178,4 38,8 169,9 38,4 Gorizia 189,2 36,8 185 37,1 176,7 37,1 186 40,5 181,6 40,6 172,8 40,4 Imperia 181,4 39,4 177,1 39,4 168,5 38,8 Isernia 190,9 41,4 186,5 41,8 177,4 41,9 L'Aquila 189,5 40,7 185 41,1 176,1 41,1 184 39,1 179,7 39,2 171,1 38,8 Latina 188,9 41,7 184,4 42 175,3 42 Lecce 197 41,9 192,5 42,5 183,4 43,2 Lecco 183,3 37,3 179,2 37,3 170,8 36,9 Livorno 184,8 39,6 180,4 39,7 171,8 39,4 Lodi 183,5 37,8 179,3 37,9 170,9 37,5 185 39,4 180,7 39,5 172,1 39,2 Macerata 189,3 39,7 185 40 176,2 40 Mantova 185,4 37,9 181,1 38,1 172,7 37,8 Massa Carrara 184,5 39,2 180,1 39,3 171,5 38,9 Matera 194,5 41,9 190,1 42,5 180,9 43 Messina 193,6 44,9 188,9 45,4 179,2 45,8 Milano 183,1 37,6 178,9 37,6 170,5 37,2 Modena 185,5 38,5 181,3 38,6 172,8 38,4 Napoli 190,9 42,2 186,4 42,5 177,3 42,7 Novara 182,2 37,6 178 37,6 169,7 37,1 Nuoro 183,6 43,3 178,9 43,4 169,7 42,9 Oristano 182,5 43,8 177,8 43,8 168,6 43,2 Padova 186,9 37,5 182,7 37,7 174,3 37,6 Palermo 190,3 45,4 185,5 45,7 175,8 45,8 Parma 184,7 38,3 180,4 38,4 171,9 38,1 Pavia 183,1 37,9 178,9 38 170,5 37,5 Grosseto La Spezia Lucca Perugia 187,9 40 183,5 40,2 174,7 40,2 Pesaro 188,5 39,1 184,2 39,3 175,5 39,3 Pescara 190,6 40,4 186,2 40,8 177,3 40,9 Piacenza 183,8 38,1 179,6 38,2 171,1 37,8 Pisa 184,9 39,5 180,6 39,6 171,9 39,3 Pistoia 185,6 39,3 181,3 39,4 172,7 39,1 Pordenone 187,8 36,8 183,6 37 175,3 37 Potenza 193,4 42,2 188,9 42,7 179,7 43,1 Prato 185,9 39,2 181,6 39,4 173 39,2 Reggio Calabria 193,9 44,9 189,2 45,5 179,5 45,9 Ragusa 192,9 46,4 188 46,9 178 47,2 Ravenna 187,4 38,6 183,1 38,8 174,6 38,7 Reggio Emilia 185,1 38,4 180,9 38,5 172,3 38,2 Rieti 188,7 40,7 184,3 41 175,4 41 Rimini 188 38,9 183,7 39,1 175,1 39,1 Roma 188,1 41,3 183,6 41,6 174,6 41,5 Rovigo 186,8 37,9 182,5 38 174,1 37,9 Salerno 191,9 42,3 187,3 42,7 178,2 42,9 Ssassari 182,5 42,9 177,9 42,9 168,7 42,3 Savona 182,1 38,9 177,9 38,9 169,3 38,4 Siena 186,3 39,9 181,9 40,1 173,2 39,8 Siracusa 193,6 46,1 188,7 46,6 178,8 47 Sondrio 184 36,8 179,9 36,9 171,6 36,5 Taranto 195,5 42 191 42,6 181,8 43,2 Teramo 189,8 40,3 185,4 40,6 176,6 40,7 Terni 188,4 40,5 184 40,8 175,1 40,7 Torino 181 38,1 176,8 38 168,4 37,4 Trapani 188,9 45,6 184,1 45,9 174,3 45,8 Trento 185,7 36,8 181,5 37 173,2 36,8 Treviso 187,2 37,2 183,1 37,4 174,7 37,3 Trieste 189,5 37,1 185,3 37,4 176,9 37,5 Udine 188,6 36,7 184,4 37 176,1 37 Varese 182,5 37,3 178,3 37,3 170 36,8 Venezia 187,4 37,5 183,2 37,7 174,8 37,6 Verbania 182,2 37,2 178,1 37,2 169,7 36,7 Vercelli 181,8 37,8 177,6 37,8 169,2 37,3 Verona 185,6 37,6 181,4 37,7 173 37,5 Vibo Valentia 194,4 44,2 189,7 44,7 180,2 45,2 Vicenza 186,3 37,4 182,1 37,6 173,7 37,4 Viterbo 187,5 40,8 183,1 41 174,2 40,9