Ufficio di Gabinetto
Il Portavoce del Sindaco
Sintesi dell’intervento del Sindaco Alessandro Cosimi al Consiglio Comunale del 3 marzo 2010 sul
Rapporto ambientale propedeutico all’adozione del Piano Strutturale.
Quando noi abbiamo identificato sui programmi complessi le questioni della riconversione urbana abbiamo
legato a questo questioni che sembravano complessivamente e completamente diverse. Se le volessimo
legare a un‘impostazione sistemica dell’intervento quel sistema si specificò e si caratterizzò per quattro
punti:
•
i percorsi tematici per la valorizzazione del patrimonio storico culturale
•
il sistema dell’area ferroviaria di San Marco
•
il sistema dei quartieri popolari
•
la rete dei fossi e dei percorsi d’acqua da bonificare
Va da sé che la riflessione che da oggi cominciamo troverà in altri strumenti gli elementi sui quali si
determinano le condizioni per le decisioni. Ma è inaccettabile il passaggio nel quale si dica: primo, che
non c’è una visione d’insieme, secondo, che non ci sono le condizioni per realizzarla, ma soprattutto
senza pensare quanto la Variante anticipatrice della Porta a Mare e la Variante anticipatrice della Porta
a Terra disegnarono allora del cambiamento della viabilità, con le inferenze con la Variante Aurelia. E’
ovvio che un’amministrazione sia richiamata a un termine come quello della programmazione e non
alla pianificazione assoluta, perché è ovvio che il percorso che facciamo è quello di rimettere insieme in
un’idea di città, strumenti che non siano in eccesso di competenza, ma capaci di far lavorare insieme le
istituzioni. Il ruolo della Autorità Portuale è essenziale: noi facciamo un’operazione rispetto a ciò che
già c’è, con una Variante in attesa di quelli che saranno tutti gli studi, compresi quelli ambientali, del
Piano Regolatore del Porto, che non potranno che essere messi in concomitanza con la revisione del
Piano Strutturale del Comune di Livorno. Facciamo una Variante anticipatrice perché questo determina
un vantaggio competitivo sulla infrastruttura, cioè sugli elementi per i quali andiamo a chiedere che vi
sia attenzione, dentro quell’accordo di programma firmato dalla Regione Toscana, dove tutte queste
infrastrutture sono presenti. Noi abbiamo l’abitudine di fare la programmazione e su quello inseriamo i
soggetti, non facciamo un’interlocuzione coi soggetti e poi dopo ci mettiamo i progetti. La logica è
questa: progetto, programmazione, intersecazione degli strumenti di programmazione con i soggetti
che sono in condizione di realizzare. E parlo della Darsena Europa perché è quello da considerare
primum movens. Potrei dire che c’è una complementarietà dell’opera su quello che si deve fare per la
viabilità del nuovo ospedale, il Lotto Zero e il percorso verso l’innovazione, ma questo dato non può
essere avulso dalla sedimentazione che è quella della competenza. Ci sono delle cose che non possono
essere sottaciute perché se si perde la dimensione storica di questi problemi si arriva e si fa “una
lezione di bella scrittura”. Io per esempio ho sentito dire due cose, e anche qui senza polemica, ma le
voglio dire perché sennò si perde il passaggio. Ho ascoltato l’intervento del Consigliere Taradash che
afferma: “se non vengono rotte le strutture di rendita che sono presenti nel porto di Livorno…”. Noi
siamo d’accordo e siamo convinti che il porto di Livorno debba fare un passo come ha fatto negli anni
settanta nel percorso di innovazione e poiché la Consigliera Bartimmo ci pone il problema di “come si
mette al centro dell’innovazione il problema del lavoro” il mio non può più essere un atteggiamento
lobbista e nemmeno del tipo “Adelante Pedro, si puedes” direbbe il Manzoni. Noi dobbiamo trovare
una maniera perché l’innovazione diventi un fatto per il quale il lavoro è al centro del problema, ma
l’infrastruttura è un passaggio necessario per invertire una tendenza che, oggi, consente al Consigliere
Taradash di porci il problema “che a Livorno ci sono rendite di posizione che impediscono lo sviluppo”.
Il Consigliere Tamburini, cito letteralmente, afferma “il momento in cui il porto di Livorno ha declinato
lo sviluppo è stato il momento in cui c’erano le giunte monocolore del PCI”. Quindi se il Consigliere
Tamburini richiede che venga rimesso l’art. 110 del Codice della Navigazione, momento in cui vi era la
riserva lavoro per le Compagnie portuali, che lo proponga, e io prenderò atto di questo momento di
dicotomia profonda che non riusciamo a comporre. Vi sono competenze che sono competenze
specifiche dentro un contesto di quadro e competenze di quadro che debbono collimare. Dal 4 luglio
2003 al 7 gennaio 2007 questo porto è stato commissariato. Ne prendiamo atto. Un punto che il
Consigliere Taradash potrebbe farsi suggerire dal Consigliere Lamberti è il passaggio della difficoltà
della costruzione di un atto. Il Consigliere Tamburini, senza voler polemizzare, ha detto una cosa che mi
ha molto colpito “ho lavorato quarant’anni all’interno di questo spazio nel quale si sono determinate
complicità”. La comunità portuale è difficilissimo da essere intrecciata da una parte esterna perché vi è
un’abitudine in tutta Italia che la parte che sta all’interno della cinta doganale ha una visione extraurbana. Noi facciamo un lavoro che è per rompere determinate situazioni, costruendo futuro,
rimettendo al centro il problema del lavoro e questo passaggio non è banale. Noi abbiamo fatto anche
un altro sforzo che non è banale: quello di comprendere che dobbiamo conquistare più finanziamenti
pubblici, ma anche aprire agli elementi della maggiore competitività del porto, altrimenti il rischio è
quello di arrivare in ritardo rispetto a scenari che non tengono conto di noi. Io non ho citato Barcellona
per snobismo, ma per preoccupazione, non ho citato Marsiglia per snobismo o per far vedere che uno
sa quello che succede dalle altre parti. È che sulla piana del Rodano il governo francese ha deciso che
quel porto è un porto di massimo sviluppo e ha investito 500 milioni di euro per infrastrutturazione
interportuale alle spalle del porto di Marsiglia. Noi siamo di fronte a una situazione nella quale questo
tema è assolutamente negato dalla politica nazionale di questo governo. Su questo non c’è tema di
smentita perché il Decreto Mille-proroghe dice una cosa chiarissima, ma anche qui sono le carte, le
leggi, non si può parlare sempre per polemica fra di noi, non c’è polemica nelle mie parole, c’è un
decreto che dice “l’autonomia finanziaria dell’Autorità Portuale è spostata dal 2010 al 2013”. Ci sarà un
principio sul quale queste infrastrutture non possono essere finanziate dalla ricchezza locale? È su
questo che ci dobbiamo muovere, sulla capacità di essere locali, ma anche globali, per dare risposta a
questo tipo di problemi. Il porto di Trieste fa un contratto con una Banca e apre una privatizzazione
surrettizia, è un’operazione che di fatto privatizza la parte demaniale, ed è una strada, è una scelta
politica. Quindi quello di stamani è un passaggio nel quale la politica si assume la responsabilità di
questi due punti: la competitività, la coesione sociale col valore del lavoro. Ma non può non pensare di
aprire in questa fase un elemento che consenta all’Autorità Portuale di Livorno di competere con
Genova, con Marsiglia, con Barcellona, non con Piombino, con tutto il rispetto, non come elemento di
arroganza capitalistica. La scelta dell’Armatore di venire a Livorno si basa su servizi di qualità, di fondali
e ha bisogno soprattutto di condizioni nelle quali questo elemento sia capace di dare una risposta che
sia su un livello standard medio alto del Mediterraneo. Su questo passaggio oggi noi proponiamo
questo percorso e lo dico perché mi sembrava oramai una cosa compresa da tutti. Quando qualcuno
parla di rendite di posizione rispetto al Porto di Livorno io sono convinto che l’unica maniera per aprire
una discussione, che non sia anche questa una rendita di posizione, sia quella di fare entrare dentro
questo porto soggetti che abbiano la capacità di comprendere il valore di ciò che è stato creato, è di
proiettarlo in un’area di competizione internazionale. È così, non c’è altra possibilità.
Veniamo ai problemi che sono stati posti, ad esempio la questione della centrale a biomasse. Ciò che è
stato detto vorrei che fosse preso come parte della programmazione. Il Piano Regolatore del ’99 usava
una locuzione: la strumentazione che riguardava determinati impianti di chiusura di code dei prodotti,
di produzione di energia da rifiuto e quant’altro veniva identificato nelle aree portuali (1.39.53).
Già lì iniziava un conflitto con le norme di settore perché esse prevedevano che la termovalorizzazione
fosse fatta a bocca di discarica a Rosignano tant’è vero che il piano provinciale dei rifiuti sotto questo
aspetto, ed è marginale ma è per capire meglio il perché, diceva che le aree portuali per i rifiuti erano
Rosignano e Picchianti.
Questa vicenda rappresenta un elemento sul quale la programmazione regionale e la programmazione
locale di settore non sono nella potestà del Comune di Livorno. Vi è un punto che tutti citano a
sproposito “non vi è nessun atto della programmazione regionale che determini l’assunzione nel Piano
Regionale della filiera corta”. Vi è alla base della discussione che venne fatta in Consiglio Regionale,
come elemento succedaneo, un ordine del giorno, approvato all’unanimità, che impegnava la giunta a
verificare gli elementi. Ma su questo non vi sarebbe nessun elemento né di scusante né di altro,
bisogna dire con chiarezza che questi impianti trovano allocazione nella programmazione. Io credo che
bisogna approfondire fortemente questa discussione perché il proliferare di questi impianti sarebbe un
elemento assolutamente disgraziato. Voglio dire però che la Provincia di Livorno ne ha autorizzato uno
anche a Piombino.. Io credo, che con la Provincia si debbano approfondire i percorsi, anche per non
portare, come succede sempre, elementi del tipo “tirare sassi, nascondere mano” sennò tutto cade
sempre in questo Consiglio.
Per esempio, lo dico con chiarezza, sulla questione dei rifiuti con la Provincia non c’è una dicotomia,
però se facessero la legge come in Campania in cui tutta una serie di questioni vengono passate alla
Provincia, compresa l’imposizione, sarei in pieno disaccordo, come sostiene il sindaco di Salerno De
Luca.
Allora, il punto nodale è approfondire, sapendo che questo è l’inizio di una discussione seria che sta nel
contesto di strumenti che andranno a incrociarsi, ma dei quali, mi dovete perdonare, non tutto sarà in
quest’area. Il nostro compito è far si che il Consiglio Comunale abbia la capacità di farli stare insieme, in
funzione del fatto che poi è da qui che nasce la revisione al piano strutturale, dove andranno
contestualmente tutte quelle questioni che non potremmo normare al di là della cinta doganale, un
binario non si ferma alla cinta doganale. Ecco perché serve il lavoro degli accordi di programma. Tutte
le risposte nella fase della programmazione non ci possono essere, tant’è vero che la Legge definisce
anche in maniera chiara le varie fasi dei progetti, quando si arriva al definitivo ci sono tutte le risposte
perché altrimenti in quel caso mancano dati. E anche lì, bisogna stare attenti: una cosa sono le
autorizzazioni a costruire, una cosa sono le autorizzazioni a esercire, non perdiamo mai di vista il
percorso della Legge perché se la Legge ha questi scalini è perché questi scalini devono essere
“montati” con atti.
Enzo Chioini, Portavoce del Sindaco – Ufficio di Gabinetto – Comune di Livorno
Tel. 0586.820066 Fax. 0586.820269 Cell. 335.5906524 e.mail: [email protected]