TEORIA CINETICA DEI GAS 1. CENNI DI TEORIA CINETICA DEI GAS .............................................................. 89 2. LA PRESSIONE .......................................................................................................... 89 3. LA TEMPERATURA .................................................................................................. 90 4. L’EQUAZIONE DI JOULE-CLAUSIUS .................................................................. 91 5. IL MOTO BROWNIANO ........................................................................................... 96 6. PRINCIPIO DI EQUIPARTIZIONE DELL’ENERGIA......................................... 97 7. LAPRESSIONE IN FUNZIONE DELLE VARIABILI MICROSCOPICHE ....... 98 8. LA LIQUEFAZIONE DEI GAS, LE ESPERIENZE DI ANDREWS .................. 100 9. L’EQUAZIONE DI STATO (DI VAN DER WAALS) PER I GAS REALI ........ 101 10. LA LEGGE DI DISTRIBUZIONE DELLE VELOCITA´ DI MAXWELLBOLTZMANN ................................................................................................................ 102 11. LA DISTRIBUZIONE DI MAXWELL NELLO SPAZIO DELLE FASI .......... 108 12. VERIFICA SPERIMENTALE DELLA DISTRIBUZIONE DI MAXWELL ... 110 13. LA TEORIA CINETICA NEI CORPI SOLIDI ................................................... 111 88 1. CENNI DI TEORIA CINETICA DEI GAS Se consideriamo un gas come l’insieme di numerosissimi punti materiali (composto da piu’ di 1023 atomi o molecole che e’ il numero contenuto in pochi grammi di sostanza) in linea di principio sembrerebbe possibile studiarne il comportamento macroscopico applicando la legge di Newton per descrivere il moto di tutti i suoi componenti microscopici (atomi o molecole). Cio’ non e’ possibile fondamentalmente per due motivi: si dovrebbe risolvere un sistema di un numero enorme di equazioni differenziali (una per ogni atomo) ed inoltre si dovrebbero poter definire le condizioni iniziali, cioe’ misurare in uno stesso istante tutte le posizioni e le velocita’ di ogni singolo atomo. Come sfruttare dunque la meccanica del punto materiale per descrivere i comportamenti macroscopici di un gas? La teoria cinetica dei gas risponde a questa esigenza. La teoria cinetica dei gas e’ lo studio del comportamento microscopico delle molecole o degli atomi, che costituiscono la materia, e delle loro interazioni che conducono alle equazioni tra quantità macroscopiche (quali la pressione, il volume, la temperatura ecc.) come ad esempio la legge dei gas perfetti. 2. LA PRESSIONE Se una forza F agisce su una superficie S si può definire una grandezza detta pressione nel modo seguente: P F n F cos Fn S S S Figure 1 dove n e’ il versore normale alla superficie S. 89 E’ interessante notare che la pressione ha le dimensioni di una densità d’energia. Infatti, moltiplicando e dividendo l’ultimo membro dell’equazione precedente per uno spostamento d si ottiene P = L / V, dove L rappresenta il lavoro compiuto dal materiale per cambiare il suo volume di una quantità V: L = P V E’ interessante notare che la causa microscopica della pressione su di una superficie e’ dovuta agli urti che le innumerevoli molecole (ad esempio le molecole di un gas), che costituiscono un corpo realizzano, nel loro movimento, sulla superficie stessa. Infatti ad ogni urto le molecole cambiano direzione di volo e dunque cambiano la loro quantita’ di moto. Per il teorema dell’impulso ad ogni cambiamento della quantita’ di moto corrisponde l’azione di una forza. E’ proprio questa forza che genera la pressione. E’ altrettanto evidente che minore e’ il numero delle molecole che costituiscono il corpo e minore e’ il significato di pressione. In altri termini la pressione e’ una grandezza macroscopica che si riferisce ad un corpo formato da un numero rilevante di molecole. 3. LA TEMPERATURA Se si pongono due corpi, di differente stato termico, a contatto tra loro, essi raggiungeranno dopo un certo intervallo di tempo, l'equilibrio termico; avranno, cioe', la stessa temperatura. La temperatura, dei due corpi rimarrebbe immutata se questi fossero inseriti in un sistema isolato (cioe' se fosse possibile evitare scambi di calore con l'ambiente esterno). Per lo stesso principio, due corpi in equilibrio termico con un terzo, lo sono tutti tra loro (Principio zero della termodinamica). Fatte queste premesse, possiamo definire temperatura quella grandezza fisica che serve a misurare lo stato termico di un corpo. Bisogna dunque definire un sistema di misura che si basi su criteri oggettivi di valutazione, le misure di temperatura dovranno essere basate su fenomeni fisici rilevati con uno strumento atto allo scopo. Lo strumento atto a misurare la temperatura di un corpo e' detto termometro. Esistono due differenti tipi di termometro: a liquido e a gas. Il termometro a liquido (figura) e' costituito da un corpo di vetro di piccola massa (bulbo) contenente un liquido (sostanza termometrica): in genere si utilizza il mercurio, essendo questo metallo un buon conduttore di calore e mantenendosi allo stato liquido sia alle basse che alle alte temperature. Il bulbo e' attaccato ad un tubo capillare chiuso alla sua estremita'. All'interno del termometro viene riprodotta la condizione di vuoto. Quando il bulbo viene riscaldato, il liquido, aumentando di volume, sale all'interno del tubo capillare. Dalla figura si deduce che l'altezza L della sostanza termometrica varia con il variare della temperatura. Interpretando matematicamente il suddetto fenomeno, 90 possiamo affermare che c'e' una proporzionalita' diretta tra la lunghezza L della colonna del liquido e la temperatura T. Per misurare la proporzionalita' e' necessario tarare il termometro, bisogna cioe' costruire una scala termometrica. La scala termometrica e' la graduazione del termometro per consentire la misurazione della temperatura. La graduazione di un termometro richiede di: 1. segnare sulla scala termometrica dei punti di riferimento, detti punti fissi, a temperature ben determinate e riproducibili. 2. fissare un'unita' di misura per la lettura delle temperature dei corpi. Per convenzione si scelgono come punti fissi la temperatura a cui fonde il ghiaccio e la temperatura a cui bolle l'acqua alla pressione di un'atmosfera. Esistono diverse scale termometriche macroscopiche: la scala Celsius, la Kelvin e la Fahrenheit. TK = TC + 273.15 TC = 5/9 (TF –32) TF = 9/5 TC + 32 Mediante la legge di Joule Clausius troveremo un’interessante interpretazione microscopica della temperatura. 4. L’EQUAZIONE DI JOULE-CLAUSIUS Consideriamo un gas composto di N molecole, tutte con massa m, confinate in un contenitore con volume finito. Il teorema del Viriale applicato ad un tale sistema diventa N i 1 1 1 mvi 2 2 2 N F ix x i F iy yi Fiz zi i1 Facciamo alcune ipotesi restrittive sulle forze in gioco: a) siano trascurabili le forze a distanza tra le molecole, b) le forze in gioco durante le collisioni siano di tipo elastico , cioè´ durante l'urto tra la molecola i esima e quella jesima sia Fi Fj c) le molecole siano monoatomiche, cioè composte di singoli atomi cosi´ da poter essere assimilate a punti materiali, perciò nell'istante dell'urto tra la molecola i esima e la molecola jesima dovra’ essere x i x j , yi yj , zi zj , 91 d) le uniche altre forze in gioco siano quelle che agiscono durante gli urti tra le molecole e le pareti del contenitore in cui il gas e´ confinato, e) il gas sia uniforme in modo che lo sia anche la pressione sulle pareti. Un gas di molecole che verifica queste condizioni si chiama gas perfetto. In queste ipotesi di gas perfetto calcoliamo il contributo al Viriale dovuto alle sole forze interne che agiscono durante l'urto tra la molecola i esima e la molecola jesima : F ix x i F iy yi F iz zi F jx x j Fyj y j Fjz z j F ix x i x j F iy y i y j Fiz z i z j 0 Estendendo il calcolo agli urti tra tutte le molecole si ottiene l'importante risultato che il contributo al Viriale dovuto alle sole forze che agiscono durante gli urti tra le molecole e´ nullo. Quindi nell'equazione (4.1) contribuiscono soltanto le forze che agiscono durante gli urti delle molecole con le pareti del contenitore. Consideriamo il gas contenuto in un contenitore cubico di lato a come mostrato in figura, dove dF P dS n e´ la forza esercitata dalle pareti sulle molecole che urtano l'elemento di superficie infinitesima dS. Figure 2 Assumendo che gli urti sulle pareti siano elastici, tale forza risulta sempre perpendicolare alla parete e dunque P e´ la pressione che agisce sulle pareti del contenitore. Il contributo al Viriale sulle facce del cubo e´ dato da: 92 1. 1 2 r dF S 1 2 r n P dS S 1 P x cos dS 2 S y cos dS S S zcos dS avendo introdotto gli angoli di Eulero del versore normale alla superficie n cos ,cos ,cos , ed essendo l'integrale esteso a tutta la superficie esterna S del contenitore. Si noti che in figura sono stati disegnati come esempio gli angoli d’Eulero del vettore r, infatti e’ l’angolo tra il vettore e l’asse x, e’ l’angolo tra il vettore e l’asse y e e’ l’angolo tra il vettore e l’asse z. Si noti ancora che i tre angoli di Eulero non sono tra loro indipendenti, ma vale la seguente relazione: cos2 + cos2 + cos2 = 1 La superficie esterna del contenitore e´ data dalla somma delle sei facce del cubo S Sxy S' xy Sxz S' xz Syz S' yz Riferendosi i simboli non accentati alle facce sui piani coordinati e quelli accentati alle facce opposte. Calcoliamo i contributi ai tre integrali dell'equazionene (1) delle sei facce del contenitore cubico. cos 0 cos 0 sulla faccia S xy cos 1 0 z il contributo sulla faccia S xy e´ quindi nullo, cos 0 cos 0 sulla faccia S' xy cos 1 a z il contributo sulla faccia S' xy e´ quindi z i dS a S' xy dS a3 V S' xy dove V e´ il volume del cubo. sulla faccia S xz cos 0 cos 1 cos 0 0 y il contributo sulla faccia S xz e´ quindi nullo, 93 cos 0 cos 1 cos 0 a y sulla faccia S' xz il contributo sulla faccia S' xz e´ quindi yi dS a 3 dS a V S' xz S' xz cos 1 cos 0 sulla faccia S yz cos 0 0 x il contributo sulla faccia S yz e´ quindi nullo, cos 1 cos 0 sulla faccia S' yz cos 0 a x il contributo sulla faccia S' yz e´ quindi x i dS a S' yz dS a3 V S' yz In conclusione il teorema del Viriale applicato ad un gas perfetto confinato in un contenitore chiuso diventa N 2. i 1 1 3 mvi 2 PV 2 2 Si noti che questa formula (Kroenig-Clausius) stabilisce una relazione analitica tra tipiche grandezze microscopiche, quali l'energia cinetica, e grandezze macroscopiche quali la pressione ed il volume ( misurate globalmente su un grande insieme di molecole). Per un gas perfetto vale l' equazione di stato dei gas perfetti 3. PV RT (4.4) essendo il numero di moli di cui e´ composto il sistema, R la costante universale dei gas e T la temperatura assoluta. Ricordiamo ancora che il numero di Avogadro N vale: N 6.022 10 23 e rappresenta il numero di molecole contenute in una mole di materiale. La costante universale dei gas R vale: 94 R = 8.315 Joule / (mole oK) Ricordiamo che la massa atomica è un numero relativo che indica il rapporto tra la massa di un atomo di tal elemento e la dodicesima parte dell’atomo di carbonio 12C, mentre la massa molecolare è anch’essa un numero relativo, perché espresso dalla somma delle masse atomiche degli elementi contenuti nella molecola di una sostanza. Una mole (o grammo-molecola) e’ una quantità di materia pari al suo peso molecolare espresso in grammi. Ad esempio una mole d’ossigeno 16O2 e’ 32 grammi. Dunque il numero di moli si può esprimere come: N N allora l'equazione (2) diventa N 1 3 3 NR T m vi2 R T 2 2N i1 2 che divisa per il numero totale di molecole del sistema da´ 1 N1 3 R 3 T kT m vi2 N i1 2 2N 2 Il primo membro e´ l'energia cinetica media Ec delle molecole che compongono il sistema gassoso in esame ed abbiamo introdotto la costante k di Boltzmann: R k N si ottiene in conclusione l’equazione 4: 4. Ec 3 kT 2 che rappresenta l'equazione di Joule-Clausius e che stabilisce che l'energia cinetica media delle molecole di un gas e´ proporzionale alla temperatura assoluta. Alcune osservazioni importanti: a) l'equazione di Joule-Clausius e´ valida, per come e´ stata dedotta, in un riferimento solidale col contenitore in cui e´ confinato il gas, altrimenti si arriverebbe all'assurdo che la temperatura assoluta di un gas dipenderebbe dal moto del contenitore in cui il gas e´ confinato; b) la temperatura assoluta ammette lo zero come valore minimo che corrisponde allo stato fisico in cui tutte le molecole sono ferme. Si puo’ parlare anche di temperature assolute negative, ma questi stati particolarissimi non sono descrivibili mediante la dinamica classica, bensi’ attraverso la meccanica quantistica che descrive gli stati possibili per gli atomi reali. Il concetto di temperatura negativa e’ collegato ad una proprieta’ quantistica degli atomi che si chiama spin e che rappresenta un nuovo grado di liberta’ dell’atomo (momento angolare intrinseco). Si chiama anche “temperatura degli spin” per 95 contraddistinguerla dalla temperatura cinetica. Per raggiungere tali temperature negative si usano adeguate apparecchiature a radio frequenza. c) se il sistema e´ isolato esiste un valore massimo per l'energia cinetica delle molecole, in tal caso esiste un valore massimo per la temperatura; d) l'equazione (4) consente un’interpretazione microscopica della temperatura assoluta, che e’ un indice dell’energia cinetica media degli atomi che compongono il sistema. e) l'equazione (4) fornisce l'energia cinetica media per un sistema di molecole puntuali per le quali e’ possibile parlare soltanto d’energia traslazionale. Le molecole reali sono più complesse. In tal caso non sono più trascurabili ne’ le rotazioni ne’ le vibrazioni. f) Per le molecole reali poi non sono più trascurabili le forze d’interazione a distanza (ad esempio le forze elettriche e magnetiche). g) Si chiama energia interna U di un corpo l’energia totale in esso contenuta che in generale sarà data dalla somma delle energie cinetiche delle molecole più l’energia potenziale. Per le molecole puntuali (gas perfetto) l’energia potenziale e’ nulla e l’energia interna assume la forma: 3 3 U k NT RT. 2 2 Per le molecole reali l’energia potenziale non e’ più trascurabile ed e’ associata al campo di forze a distanza che agiscono tra le molecole. h) L’equazione di Joule-Clausius e’ valida anche per liquidi e solidi. Figure 3 5. IL MOTO BROWNIANO 96 Delle particelle molto piccole sospese in un fluido si muovono casualmente in tutte le direzioni anche se il fluido e’ in perfetto equilibrio macroscopico. Questo moto e’ continuo e non si interrompe ne’ si attenua mai. La scoperta e’ stata fatta da Brown nel 1828. Figure 4 E’ questa la prima evidenza sperimentale che le molecole di un liquido si muovono in continuazione. A causa di tale moto le molecole, urtando le particelle in sospensione, ne causano il moto Browniano. 6. PRINCIPIO DI EQUIPARTIZIONE DELL’ENERGIA L'osservazione (e) del paragrafo precedente ci consente di estendere la formula di Joule-Clausius anche ai gas poliatomici mediante a) l'osservazione che la molecola monoatomica ha tre gradi di liberta´ e b) l'assunzione che l'energia cinetica di una molecola si ripartisca in media equamente tra i suoi gradi di liberta´ ndof 5. Ec 1 kT ndof 2 e´ questo il Principio d’Equipartizione dell'Energia di Boltzmann. Per i gas monoatomici si ritrova l'equazione (4), mentre per i gas biatomici, per i quali la molecola ha 5 gradi di liberta´, si ottiene la formula 5 Ec kT 2 97 7. LAPRESSIONE IN FUNZIONE DELLE VARIABILI MICROSCOPICHE Consideriamo un gas ideale contenuto in un recipiente cubico di lato . La pressione esercitata dal gas sulle pareti del contenitore e´ dovuta agli urti delle molecole sulle pareti stesse. Infatti, ad ogni urto una molecola cambia la sua quantità´ di moto e ciò´ significa, in base al teorema Figure 5 dell'impulso, che una forza non nulla agisce durante l'urto; di fatto e´ questa forza che induce la pressione sulle pareti della scatola. Consideriamo la molecola i-esima con quantità´ di moto q i mvi e trascuriamo per semplicità´ gli urti tra le molecole ( ad esempio considerando un gas molto rarefatto) avendo gia´ visto in precedenza che il contributo degli urti delle molecole tra loro e´ trascurabile. Siano A 1 e A 2 le due pareti della scatola normali all'asse x, allora la molecola varia la sua quantità di moto ad ogni urto e poiché l'urto si suppone elastico, la molecola inverte esclusivamente la componente della velocità lungo l'asse x (inverte in pratica la direzione del moto) senza modificare la componente della velocità lungo y e z, come e´ richiesto dal teorema di conservazione della quantità di moto. Dopo l'urto su A 1 la molecola percorre la distanza con velocità´ ( lungo x) v xi prima di urtare la parete A 2 , impiegando quindi un tempo . Dopo l'urto su A 2 la molecola v xi ripercorrera´ la distanza ancora nello stesso tempo prima di urtare di nuovo la parete A 1 . Riassumendo la molecola i-esima varia la sua quantità´ di moto di una quantità´ qxi 2mi vxi in ogni intervallo di tempo 2 ti vxi 98 Scrivendo l'equazione fondamentale della dinamica nella forma q F t si ha che la forza esercitata dalla parete A 1 sulla molecola i-esima durante l'urto e´ m v2 F i i xi e quindi la forza f i esercitata dalla molecola sulla parete e´ m v2 f i i xi Il contributo alla pressione dovuto alla molecola i-esima e´ dunque f i m i v2xi Pi 2 V 3 avendo introdotto il volume V della scatola. Il contributo alla pressione del gas di tutte le molecole e´ dunque m P V N v 2xi i 1 avendo assunto che tutte le molecole abbiano la stessa massa m e che N sia il numero totale delle molecole contenute nella scatola. Introducendo la velocità´ quadratica media 1 v2x N si ottiene N v2xi i1 mN v 2x V Per l'isotropia delle direzioni lungo cui si muovono disordinatamente le molecole ( se per assurdo esistesse una direzione di moto privilegiata allora tutto il sistema tenderebbe a traslare in tale direzione, confinando tutte le molecole in un canto della scatola, cosa mai verificata sperimentalmente) si ha: 2 2 2 vx vy v z P e poiché´ 2 2 2 2 v v x v y vz si conclude P in altre parole´ 1 Nm v2 3 V 1 P v2 3 Nm avendo introdotto la densità´ del gas. Questa formula connette la V pressione esercitata da un gas perfetto sulle pareti del recipiente con la velocità´ quadratica media delle molecole che compongono il gas stesso. Si 99 ricordi che tale formula e´ stata derivata nell'ipotesi di gas perfetto. Si potrebbe dimostrare che l'ipotesi della forma cubica del recipiente non e´ limitativa della validità´ della formula. Esercizio: Calcoliamo la radice quadrata v rms della velocità´ quadratica media, che e´ una buona approssimazione della velocità´ media, nell'ipotesi 0 che nella scatola sia contenuta dell'aria rarefatta a 0 C . 2 v rms v con 4 3P 2 P 1ATM 10 Kgpeso / m 1.3 Kgmassa / m3 v rms 0.13 Kgpeso s 1.3 Kgpeso s 2 / m3 0.13 Kgpeso s2 / m4 9.8 /m 3 10 4 Kgpeso / m2 2 4 23 104 m2 / s 2 480 m / s 8. LA LIQUEFAZIONE DEI GAS, LE ESPERIENZE DI ANDREWS I gas reali si comportano solo approssimativamente come i gas perfetti soltanto a temperature elevate. A temperature inferiori ad un certo valore tipico di quel gas (detto temperatura critica TC) si verifica un fenomeno di transizione di fase (dallo stato aeriforme a quello liquido) per volumi decrescenti (compressione a temperatura costante) o per pressioni crescenti. Figure 6 100 In figura 6 sono mostrate le trasformazioni a varie temperature (T1<T2<TC) Figure 7 Possiamo interpretare queste transizioni di fase dal punto di vista microscopico. Infatti le molecole in un liquido sono piu’ legate tra di loro che non in un gas, pur essendo abbastanza libere di muoversi ancora in tutte le direzioni. In tal caso ancora l’energia interna e’ distribuita casualmente tra le molecole, parzialmente come energia cinetica traslazionale ed in parte come energia potenziale, che dipende dalle forze di interazione a distanza tra le molecole del liquido. Al crescere della temperatura cresce l’energia media totale delle molecole e quando tale energia supera una certa soglia (cioe’ l’energia di legame tra le molecole) le molecole possono cominciare ad uscire dal liquido producendo vapore. Inizia cosi’ la fase in cui il liquido vaporizza. Se la temperatura cresce ancora il liquido si trasforma completamente in gas. 9. L’EQUAZIONE DI STATO (DI VAN DER WAALS) PER I GAS REALI Se si considerano i gas reali, le forze attrattive a distanza tra le molecole non sono affatto trascurabili a temperature sufficientemente basse. Si manifestano sostanzialmente due tipi di attrazioni intermolecolari: le forze di dispersione di van der Waals e le interazioni dipolo-dipolo. Sono queste delle forze di tipo elettrico e dunque trascendono l’argomento di questo corso. 101 Per i gas reali si puo’ riscrivere il teorema del Viriale nel modo seguente, ricordando che per i gas reali le forze interne non sono piu’ trascurabili: 1 2 1 2 1 2 mi vi2 Fipressioneri Fiinterneri 0 3 3 1 N k T pV Fi Van der Vaalsri 0 2 2 2 1 N k T pV Fi Van der Vaalsri 3 introducendo la forza di Van der Vaals si ottiene a ab N k T pV bp 2 V V da cui RT p a V b V 2 Quest’ultima e’ l’equazione di van der Waals per i gas reali. 10. LA LEGGE DI DISTRIBUZIONE DELLE VELOCITA´ DI MAXWELL-BOLTZMANN Consideriamo un gas di molecole e supponiamo che la probabilità P di trovare una molecola con una velocità compresa tra v e v dv , cioè compresa nel volumetto dV dv x dvy dv z dello spazio delle velocità, sia esprimibile in forma fattorizzata come il prodotto di tre probabilità indipendenti. Si assume cioe’ che la probabilità di avere una certa componente della velocità lungo un asse sia indipendente dal valore che la velocità assume sugli altri assi. d3P v x, vy ,v z f vx g vy hv z 6. dv xdv ydv z Dove ,f,g,h sono densità´ di probabilità. Nell'assunzione che le molecole si muovano disordinatamente, che cioè non esistano direzioni privilegiate nel moto delle stesse, vale la proprietà seguente: f g h Differenziando allora logaritmicamente l'equazione (6), cioe’ facendo la derivata del logaritmo dell’equazione, si ottiene 102 f' vy f' vx f' vz ' v dv dv x dv y dv z v fvx f v z f vy poiche’ il moto delle molecole e’ caotico, cioe’ non ci sono direzioni preferite e dunque possiamo trascurare gli angoli, consideriamo soltanto quelle molecole che hanno modulo della velocità costante, allora dv = 0 e dunque f' v y f' v x f' vz dvx dv y dv z 0 7. fv x fvz f vy ma essendo anche: 8. 0 dv2 2v dv 2 vxdv x vy dvy v zdvz Le equazioni (7) e (8) sono entrambe verificate se f' vx avx f vx f' vy a vy f vy f' vz f v a vz z essendo a una costante arbitraria. Integrando si ottiene ln f v a v 2 B x x x 2 a ln f v y vy 2 B y 2 a ln f v z v z 2 B z 2 essendo B x ,B y ,B z costanti d'integrazione, cioè a vx2 2 f v A e x x a 2 vy 9. f v y A y e 2 a 2 v f v z A z e 2 z essendo A x,y,z e B x,y,z . Si noti che la costante a deve essere negativa altrimenti la probabilità sarebbe crescente con la velocità v, in altre parole nel sistema gassoso le molecole tenderebbero spontaneamente ad aumentare la propria velocità, con conseguente aumento della temperatura del gas, ciò che a e´ in contrasto con quanto avviene in natura. Poniamo quindi 2 . Si 2 noti inoltre che la somma di tutte le probabilità deve essere uguale ad 1. Questa ovvia proprietà´ si chiama anche unitarietà: 103 1 f u du A e 2u 2 du A da cui Ax Ay Az L'equazione (6) diventa allora 2 2 d 3P 3 v x, vy ,v z 3 e v dv xdv ydv z 2 da cui possiamo calcolare la probabilità che una molecola abbia velocità compresa nel volumetto dV : d 3 Pv 3 3 2 e 2v2 dv xdv ydv z Passiamo in coordinate sferiche, come mostrato nella fig. 8 Z O X Y fig.19a Figure 8 Calcolo dell’elemento di Volume in coordinate sferiche. Le legge di trasformazione da coordinate sferiche a coordinate cartesiane è v x v sen cos v y vsensen v z vcos Vale il teorema dello Jacobiano vx v y dv z dv x dv y dv z J dvdd v dove lo Jacobiano della trasformazione è: 104 v x vx vx v v y v y v y vx vy dv z J v v v z v z vz v calcoliamo il determinante: v x vx vx v sen cos v cos cos v sen sen v y v y v y sen sen v cos sen v sen cos v cos v sen 0 v z v z vz v v sen sencos v sen cos v sensensen sen cos v cos cos v sencos v sen senv cos sen v2 sen3 cos2 v2 sen3 sen2 v2 cos 2 sen cos2 v 2 cos2 sensen2 v2 sen3 v2 cos 2 sen v2 sen si ottiene quindi l'elemento di volume dv 2 dv x dv y dv z v sen dvdd con 0 0 2 Si ottiene dunque in coordinate sferiche d 3 Pv 3 3 2 e 2v2 dvsen d d Integrando sugli angoli , si ha dP v 3 3 2 2 2v 2 v e dv 0 2 sen d d 0 3 2 2v 2 dP v 4 v e dv 10. Se N e´ il numero totale delle molecole che compongono il sistema e n(v) e´ il nv numero delle molecole con velocità´ v, poiché´ P v si ha N 4 3 2 2v 2 v e 11. nv N 105 Determiniamo ora il parametro calcolando la velocità´ quadratica media v2 v Ricordando che si ottiene 0 2 2 n vv 2 dv 0 4 3 x2n e ax dx N v 4 e 2 v2 dv 0 1 3 5 2n 1 2 n1 a n a v2 3 2 2 ed utilizzando l'equazione di Joule-Clausius (4) si ottiene 3k 2 v T m in conclusione m 2 2kT La legge di distribuzione (10) si può´ allora scrivere 3 mv2 4 m 2 2 2kT 12. dP v v e dv 2kT che e´ nota come legge di distribuzione delle velocità´ di Maxwell. Si ricordi che k = R / N, con N numero d’Avogadro. Dunque R/M = k / m. Essendo M = m N la massa molare cioè la massa di una mole di gas. 106 Ricordando che l’energia cinetica di una molecola e’ E = 1/2 mv2, si può scrivere la densita’ di probabilità che una molecola abbia energia cinetica E f E A e E kT E’ questa la legge di distribuzione di Boltzmann, che ci dice che al crescere dell’energia cinetica il numero delle molecole decresce con legge esponenziale. Come applicazione calcoliamo l’energia cinetica media <E>. Prima però determiniamo il parametro A. A questo scopo basta imporre la condizione d’unitarietà della probabilità totale: Ae E kT dE 1 0 E E kT d kT AkT e 0 E AkT e kT AkT 0 da cui si ricava 1 kT adesso il valor medio dell’energia e’ per definizione: A E E f E dE 0 e dunque ricaviamo: E 1 kT E E e dE kT 0 ed essendo: 1 a x eaxdx in conclusione si ha: x a x eaxdx 2 eax 0 1 a2 1 2 k T k T kT Si noti che qui abbiamo usato l’approssimazione di un moto monodimensionale delle molecole, così l’espressione e’ in accordo con la E 107 formula di Joule-Clausius per tre gradi di libertà. Si noti però che manca il termine 1/2. 11. LA DISTRIBUZIONE DI MAXWELL NELLO SPAZIO DELLE FASI Consideriamo il moto di una singola molecola contenuta nella scatola cubica della fig. 9. z a a y x a fig.19 b Figure 9 Questa molecola ha una posizione confinata 0 x a 0 y a 0 z a ed una velocità v 0 costante in valore assoluto, ma che cambia segno ad ogni urto contro le pareti. Allora lo stato rappresentativo del moto della molecola si muove nello spazio delle fasi come mostrato in fig. 10. 108 vx vx 0 0 a -v x x 0 fig.19c Figure 10 E´ immediato rappresentare allora l'insieme di tutte le molecole che compongono il gas confinato nella scatola cubica come mostrato in fig. 11. dN dx 0 a x vx vx dN d vx 0 x -v x fig 1 9 d Figure 11 109 12. VERIFICA SPERIMENTALE DELLA DISTRIBUZIONE DI MAXWELL Consideriamo l'apparato di misura rappresentato nella fig. 12 (metodo di Zartmann). Esso e´ costituito da un tubo a vuoto in cui e´ posta una sorgente d’atomi prodotti per riscaldamento di un granulo metallico; un fascetto d’atomi e´ costretto a percorrere il tratto OP mediante un sistema di collimatori t1,...t4; un disco ruotante attorno ad un’asse parallela al fascetto raccoglie gli atomi che sono passati attraverso la finestrella f. disco rotante t1 t2 t3 t4 f + P d fig.20 Figure 12 Aprendo la finestrella f in un tempuscolo molto piccolo si seleziona un grappolo d’atomi di cui si vuole misurare la distribuzione delle velocità. Gli atomi del grappolo raggiungono il disco ruotante in tempi inversamente proporzionali alla loro velocità. Misurando la densità del deposito d’atomi sul disco a vari angoli si può risalire alla distribuzione delle velocità degli atomi prodotti per riscaldamento della sorgente. Sia v la velocità di un atomo del grappolo, allora il tempo impiegato da esso per raggiungere il disco e´ d t v dove d e´ la distanza tra la finestrella ed il disco stesso. Sia la velocità angolare costante con cui ruota il disco, allora l'angolo di cui e´ ruotato il disco prima che un atomo con velocità v lo raggiunga e´ t da cui si ricava la relazione tra la velocità di un atomo e l'angolo d’arrivo sul disco. Il risultato sperimentale e´ in perfetto accordo con la distribuzione di Maxwell. Si noti che poiché v cos tante allora si ha v v in pratica l'errore percentuale della velocità uguaglia l'errore percentuale dell'angolo. Questa relazione permette di determinare l'accuratezza con cui si può eseguire la misura della velocità. 110 13. LA TEORIA CINETICA NEI CORPI SOLIDI Nei corpi solidi, contrariamente a quanto accade nei gas, gli atomi sono legati in una struttura sostanzialmente rigida (struttura cristallina), cioè mantengono una posizione media fissa gli uni rispetto agli altri secondo una struttura di tipo cristallino o amorfo che dipende dagli atomi che compongono il corpo solido. Figure 13 In figura 13 e’ mostrato uno schema di corpo solido dove gli atomi sono liberi di oscillare attorno alle loro posizioni medie che sono fisse. Anche qui’ al crescere della temperatura aumentano le energie cinetiche degli atomi, e cio’ corrisponde a moti oscillanti sempre piu’ vigorosi. Supponiamo ad esempio che ogni atomo del reticolo solido si muova di moto armonico, in tal caso gli atomi interagiscono tra di loro e posseggono l’energia potenziale di un oscillatore armonico, oltre che l’energia cinetica. L’andamento delle energie di un singolo atomo sono mostrate nella figura 14, dove il moto dell’atomo e’ schematizzato come dovuto all’azione di una molla elastica. 111 Figure 14 In ogni istante l’energia potenziale elastica e l’energia cinetica variano, ma l’energia totale, che e’ la loro somma, resta costante. 1 Etot T U m 2 A2 2 cioe' Etot m 2 A2 Anche in questo caso si può definire la temperatura mediante l’energia totale approssimando il moto degli atomi al moto armonico oscillante. T 1 N mi i2 Ai2 N i1 Dunque la temperatura risulta proporzionale al quadrato delle frequenze ed al quadrato delle ampiezze Ai. In effetti se consideriamo che gli atomi non sono isolati, ma inseriti in una struttura cristallina, allora il potenziale si trasforma come mostrato in figura 15. 112 Figure 15 Allora al crescere della temperatura da T1 a T2 crescono anche le energie degli atomi oscillanti E(T1)<E(T2). Essendo P, P’ le posizioni medie degli atomi nel reticolo cristallino, allora l’atomo che si trova nella posizione media P sara’ libero di muoversi di moto armonico confinato tra x 1 e x2 alla temperatura T1. Alla temperatura T2 pero’ l’energia totale dell’atomo E(T2) supera la barriera di potenziale e l’atomo diventa dunque libero di allontanarsi da P. Inizia cosi’ il processo di liquefazione del solido. 113