SONATORI DE LA GIOIOSA MARCA TEMENUSCHKA VESSELINOVA lunedì 4 novembre 2013 PROGRAMMA I PROTAGONISTI SONATORI DE LA GIOIOSA MARCA WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756 – 1791) Divertimento in si bemolle maggiore K 137 per archi Andante Allegro di molto Allegro assai Concerto in mi bemolle maggiore K 449 per fortepiano & quintetto d’archi Allegro vivace Andantino Allegro ma non troppo *** Quartetto in fa maggiore K 168 Allegro Andante Menuetto/Trio/Menuetto Allegro Concerto in do maggiore K 415 per fortepiano & quintetto d’archi Allegro Andante Allegro Sonatori de la Gioiosa Marca Giorgio Fava, Giovanni Dalla Vecchia violino Judit Földes viola Walter Vestidello violoncello Giancarlo Pavan contrabbasso Temenuschka Vesselinova fortepiano viennese Anton Walter 1799 (copia Kelekom, Bruxelles) “Marca gioiosa et amorosa”: così furono definite la città di Treviso ed il suo territorio nel secolo XIII, meta di poeti e trovatori e culla della cultura cortese. Sul solco di questa antica tradizione culturale, i Sonatori de la Gioiosa Marca sono, da oltre un quarto di secolo, uno dei più affermati complessi italiani specializzati nell’esecuzione di musiche antiche su strumenti d’epoca. Ensemble d’archi a parti reali allargabile fino ad una piccola compagine orchestrale, i Sonatori hanno un repertorio che spazia dal tardo ‘500 al Classicismo, con un interesse particolare per la tradizione musicale veneta. Ospite dei principali festival internazionali in Italia, in Europa e nelle Americhe, il complesso ha al suo attivo anche una vasta produzione discografica segnalata dai critici riconoscimenti come il Diapason d’or de l‘annèe (1996) per “Le Humane Passioni” con Giuliano Carmignola, il Premio Vivaldi (1998) della Fondazione Cini per “Balli, Capricci & Stravaganze” ed il recentissimo Premio Echo della critica tedesca per “Flauto veneziano”, con Dorothee Oberlingen. Accanto alla rilettura dei capolavori vivaldiani, i Sonatori si dedicano da sempre alla riscoperta della grande tradizione musicale del Seicento italiano: in questo ambito si inseriscono le diverse incisioni per la collana “Musiche per archi della Repubblica di Venezia” realizzata in collaborazione con Westdeutscher Rundfunk di Colonia. Fra le prestigiose etichette che hanno pubblicato le loro registrazioni vi sono Erato, Warner Classics, Decca, Divox, Opus 111, Sony BMG, Naxos, Arts, Stradivarius e Nuova Era. TEMENUSCHKA VESSELINOVA Nata a Šumen (Bulgaria), dimostra il suo precoce talento musicale dando il suo primo concerto pubblico all’età di 8 anni. Nel 1968, dopo il periodo di formazione a Sofia, si stabilisce in Italia, dove studia con Maria Tipo e consegue il diploma “cum laude” in pianoforte presso il Conservatorio di Firenze. L’interesse per lo studio della prassi esecutiva con strumenti storici la porta successivamente in Belgio, dove – al Conservatorio di Mons – si diploma in clavicembalo con “Premier Prix”, sotto la guida di Robert Kohnen. Alle numerose tournées in molti paesi europei, come solista ed in varie formazioni da camera, Temenuschka Vesselinova ha sempre affiancato l’impegno per la ricerca storica e la passione per l’insegnamento. In quest’ambito è stata incaricata dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (Alta Formazione Artistica e Musicale) di tenere il primo Corso quinquennale di “Pianoforte Storico”, presso il Conservatorio di Vicenza. Di Mozart, utilizzando strumenti d’epoca (originali o copie), ha inciso le integrali delle Sonate per fortepiano (Accent) e quella delle Sonate per fortepiano e violino, con la violinista Chiara Bianchini (Harmonia Mundi). Per la casa editrice Carisch di Milano ha curato l’edizione Urtext delle Sonate per fortepiano di W. A. Mozart. Ha fondato ad Ala (Trento) il “Museo del Pianoforte Antico” e l’“Accademia Internazionale di interpretazione musicale su strumenti d’epoca”. NOTE AL PROGRAMMA Il Divertimento K 137 per soli archi, così come gli altri due che lo precedono e lo seguono nel catalogo Köchel, fu scritto nei primi mesi del 1772 a Salisburgo e appartiene quindi alla produzione strumentale di un Mozart sedicenne, che assorbe e assimila stili altrui. Musica composta per essere eseguita negli eleganti cortili dei palazzi principeschi, ma anche in una sala da concerto, i Divertimenti sono legati al gusto settecentesco di far musica insieme e presentano una struttura formale in cui si alternano movimenti di danza e passaggi solistici e virtuosistici destinati ad esecutori di talento, ma non necessariamente eccezionali. Ne scaturisce un ascolto piacevole, grazie anche alla scrittura lineare caratterizzata da giochi armonici improntati ad un classicismo equilibrato. Certo, non ci troviamo qui di fronte al grande Mozart; tuttavia sono da apprezzare lo stile cameristico di solida fattura, l’equilibrio, la limpidezza quartettistica del suono e l’omogeneità del gruppo strumentale di una partitura che, in fin dei conti, doveva essere accessibile e godibile da tutti. Wolfgang Amadeus Mozart ed il padre Leopold trascorsero buona parte dell’estate del 1773 (dal 14 luglio al 26 settembre) in quel di Vienna; nel marzo di quello stesso anno erano rientrati a Salisburgo dal terzo e ultimo viaggio in Italia. Durante quell’estate viennese il giovane Mozart compone quasi febbrilmente una serie dei 6 Quartetti (K 168-173) nei quali è evidente la volontà di impadronirsi della sublime arte haydniana ascoltata e scoperta a Vienna. I 6 Quartetti “viennesi” - posti fra la serie degli “italiani” e quelli successivi dedicati a Haydn – costituiscono una tappa importante nell’evoluzione stilistica di Mozart che dimostra di mettere in secondo piano gli spunti melodici per concentrarsi maggiormente sugli schemi formali e sull’architettura stilistica. Concerti K 449 e K 415 Il vertice della produzione pianistica di questi primi anni viennesi è costituito dai 12 Concerti per pianoforte e orchestra composti fra il febbraio 1784 e il dicembre 1786: dopo i primi tre (K 413, K 414, K 415) Mozart riprende nel 1784 e sfodera con disinvolta scioltezza ben sei Concerti per pianoforte (K 449, K 450, K451, K 453, K 456, K 459), ripetutamente presentati all’entusiasta pubblico viennese. È proprio in queste opere che si raggiunge un ulteriore traguardo nella rivoluzione del concerto: lo strumento solista può finalmente sfoggiare tutta la magnificenza del suo racconto sonoro ma attraverso un rapporto sempre più equilibrato, disteso e limpido con l’orchestra. Questa a sua volta – limitata come organico e resa discreta come potenza espressiva – riesce a sostenere e dialogare con il solista senza problemi di rivalità. Primo della serie dei “grandi Concerti viennesi”, il K 449 fu commissionato a Mozart dall’allieva Barbara Ployer. Come ebbe a scrivere Mozart stesso nella lettera al padre del 20 febbraio 1884, si tratta “di un concerto di genere assai speciale, che meglio si adatta a una piccola piuttosto che una grande orchestra”. La possibilità di eseguire il Concerto nei salotti, con un piccolo complesso da camera, concorre a creare quella fisionomia del tutto speciale. I Concerti del 1784 furono eseguiti in cinque Accademie pubbliche per sottoscrizione e in una ventina di Accademie nei palazzi della nobiltà viennese. Tra queste rimasero famose le serate da Golicyn e dagli Esterhàzy. A proposito del Concerto K 449, ecco un altro accenno nella lettera del 20 febbraio 1784: “Si ricordi di non mostrarlo a nessuno – chiede Mozart al padre – perché l’ho composto per la signorina Ployer che me l’ha pagato profumatamente (...). Come posso proteggermi dall’incisore che può certamente stampare quante copie vuole e può fregarmi? L’unico modo per evitare questo rischio è quello di tenerlo veramente d’occhio (...). Sono quasi propenso a non vendere più nulla agli incisori ma far stampare i concerti per sottoscrizione, come fanno tutti e trarre guadagno in questo modo”. Sempre all’inizio del 1784 Mozart, forse per dare parvenza di ordine e di equilibrio alla sua vita, acquistò due quaderni. Il primo, destinato a elencare tutte le sue composizioni, fu inaugurato proprio con il Concerto K 449 e rimase aggiornato fino al 15 novembre 1791, data della Cantata Massonica K 623. Il secondo fu utilizzato invece come libro contabile nel quale registrare le entrate (dovute principalmente alle lezioni) e le uscite. Commovente è l’annotazione sulla pagina di maggio: “Due mazzetti di mughetti, 7 Kreutzen; 34 Kreutzen per uno stornello”. Il Concerto K 415 è l’ultimo dei tre Concerti (in ordine: K 414, K 413, K 415) concepiti da Mozart nel 1782 per conquistare l’attenzione del difficile pubblico viennese come pianista oltre che come compositore. Sostenuto da un’orchestra “di gala” e dalla vincente tonalità di Do Maggiore, chiude la serie con un piglio ambiziosamente “audace” (Parouty). (tratto da: W. A. Mozart “Klaviersonaten”, Carisch Ed. Urtext, 1995. Prefazione e note critiche di Temenuschka Vesselinova) I FORTEPIANI DI MOZART Mozart visse in un’epoca di grande evoluzione per la meccanica del fortepiano e certamente di tali strumenti ne suonò vari. Già a 7 anni conosceva Johann Andreas Stein, nel 1763, quando suo padre gli portò in regalo un clavicordo di questo grande costruttore tedesco. Durante il suo peregrinare questo strumento gli fu spesso vicino, come un compagno di viaggio. Fino a 21 anni ritenne migliori i fortepiani che uscivano da un atelier di Ratisbona, quello di Franz Jacob Späth. Soltanto nel 1777 cambiò parere, tanto che, in varie lettere a Leopold descrive Stein ed i suoi strumenti con grande ammirazione. In seguito acquisterà uno strumento dal costruttore viennese Anton Walter, conservato ancor oggi al Museo Mozart di Salisburgo. I fortepiani di Stein rispondevano alle più raffinate esigenze per la loro precisione e prontezza, sì da facilitare lo sforzo e lasciare esprimere appieno l’agilità anche alle mani più delicate. Erano preparati per manifestare ogni gradazione di colore, ottenendo effetti tali di chiarezza e trasparenza che ogni suono si evidenziava come in un clavicembalo. Quelli di Walter emanavano poesia e dolcezza in una prospettiva più romantica. Certo questi strumenti vanno conosciuti ed usati, oggi come allora. Sarebbe inopportuno percuoterli con pesantezza di braccio, dovendo il suono-forte sortire solo dall’elasticità delle dita. La dinamica è grande e varia mentre la leggerezza dei martelletti assicura attacchi così tenui da poter essere comparati a quelli ottenibili con il clavicordo. Tutto è finalizzato a rendere lo strumento sensibile, sonoro, in una parola perfetto, non certo da considerare come una forma primitiva del pianoforte moderno. I SOSTENITORI La 104a Stagione Concertistica della Società del Quartetto è realizzata grazie a main sponsor sponsor PAOLO MARZOTTO partner supporter enti istituzionali Per le attività culturali socio media partner AIAM Associazione Italiana Attività Musicali il servizio TAXITEATRO70 è svolto in collaborazione con COMUNE DI VICENZA Assessorato alla Comunità e alle famiglie il messaggio audio della Società del Quartetto ad inizio concerto è stato registrato presso THE BASEMENT STUDIO di Vicenza Società del Quartetto di Vicenza Vicolo Cieco Retrone, 24 0444 543729 [email protected] www.quartettovicenza.org YouTube: QuartettoVicenza Facebook: Società del Quartetto di Vicenza Twitter: @QuartettoVI Teatro Comunale di Vicenza Viale Mazzini, 39 0444 324442 [email protected] www.tcvi.it Facebook: Teatro Comunale Città di Vicenza Twitter: @TCVIcenza