R I V I STA D E L C I N E M ATO G R A FO GIUGNO 2005 N.6 € 3,50 DI CHE GENERE BOBULOVA IN AZIONE Dal David di Donatello al primo setdiKim Rossi Stuart SEI? GUIDA AI FILM DELLA PROSSIMA STAGIONE ROMERO NO GLOBAL Nonsolozombie in Land of the Dead Il nuovo Batman TORNA L'UOMO PIPISTRELLO. ANCORA PIÙ DARK TENDENZE D'AUTUNNO Stefano Accorsi casual, Sean Penn in divisa Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano Il cinema? Scoprilo prima degli altri! Cinematografo.it anche tu www.cinematografo.it il sito con la macchina da presa rC d FILM IN CITTÀ La programmazione cinematografica dei principali centri. Sempre aggiornata e precisa, con la ricerca a scelte multiple, le trame e le critiche più autorevoli. BANCA DATI L’archivio più ricco d’Europa. Sinossi, critiche, cast & credits, biografie, filmografie e anticipazioni. Oltre 40.000 opere e 170.000 protagonisti del cinema mondiale. CINEMEDIA In tempo reale le ultimissime notizie sul cinema italiano e internazionale. I personaggi, le recensioni, il box office, i trailer, le photogallery. FESTIVAL L’agenda online del cinefilo. Mese per mese gli appuntamenti da non perdere: eventi e rassegne nazionali ed estere. PUNTI DI VISTA A che punto è la critica? FOTO: LUCIANO CASACCIA F Sam Shepard in Don’t Come Knockin’ di Wim Wenders rC acciamo gli auguri a Ciak per il 20° compleanno ma notiamo, con stupore, la mancata inclusione della Rivista del Cinematografo nel novero dei periodici italiani del settore. In un articolo sullo status quo della pubblicistica nazionale apparso sul numero di maggio, il critico Paolo Mereghetti ha dimenticato di citare proprio la più antica rivista di cinema. Negli anni la RdC ha subito un’importante trasformazione: dal bianco e nero è passata al colore, è approdata in edicola e oltre a cambiare direttore ha mutato contenuti e veste grafica (ne approfittiamo per ringraziare Gabriele Salvatores che mostra in due sequenze di Quo Vadis, Baby? uno dei dossier più riusciti della nostra Rivista: quello sullo spettatore cinematografico). Da qualche tempo, nel tentativo di coniugare l’attualità con l’approfondimento, realizziamo inserti monografici dedicati di volta in volta ad argomenti diversi. Vorremmo segnalare lo speciale sui grandi produttori del passato, sul martirio laico e cattolico, sulle famiglie del nostro cinema e sull’interazione uomo e macchina. Ricordiamo, inoltre, a Mereghetti che nel 2008 compiremo 80 anni. I nostri complimenti più sinceri vanno invece a Thierry Fremaux, direttore artistico del festival di Cannes, che ha lavorato sodo per riportare la manifestazione alle glorie del passato. Una buona selezione di film (21 titoli interessanti in competizione, tra cui il bistrattato Don’t Come Knockin’ di Wim Wenders e due che svettavano su tutti: Three Times di Hou Hsiao-hsien e Caché di Michael Haneke) si è aggiunta a una perfetta organizzazione, nonostante le file, le perquisizioni e la folla oceanica. Impeccabile e brillante (imperdibile il duetto con Alexander Payne alla premiazione di Un certain regard), Fremaux è stato il motore di una macchina che non ha perso un solo colpo. Compreso il finale ad effetto con fuochi di artificio. Ora tocca a Venezia e a Marco Müller, incoronato a sorpresa qualche giorno fa dal quotidiano francese Libération. Dal suo festival ci separa ancora l’estate, ma come anticipiamo nell’inserto di questo numero, su qualche nome si può già scommettere. E’ il caso, tra gli altri, di Michele Placido con Romanzo criminale, La bestia nel cuore di Cristina Comencini e George Clooney con Syriana. Appena qualche titolo, da una stagione che abbiamo radiografato nel dettaglio, per raccontarvi cosa ci attende al cinema fino a Natale. Ce n’è per tutti i gusti, come sottolinea la copertina del nostro speciale: Keira Knightley reginetta romantica in Orgoglio e pregiudizio, Valeria Golino alla prova della maternità nella Guerra di Mario, l’attesissima poesia di Benigni ne La tigre e la neve. E poi ancora tanti altri, pronti per la sala o quasi, come i nuovi film di Gabriele Muccino, Gianni Amelio, Paolo Virzì. d CINEMA - TELEVISIONE - RADIO TEATRO - INFORMAZIONE Nuova Serie - Anno 75 Numero 6 Giugno 2005 In copertina Batman Begins Direttore Responsabile Dario Edoardo Viganò Caporedattore Marina Sanna Progetto grafico e Art Director Alessandro Palmieri Hanno collaborato a questo numero Andrea Agostini, Paolo Aleotti, Luciano Barisone Francesco Bolzoni, Andrea Borgia, Ermanno Comuzio, Rosa Esposito, Cesare Frioni, Diego Giuliani, Leonardo Jattarelli, Stefano Masi, Massimo Monteleone, Franco Montini, Roberto Nepoti, Peter Parker, Luca Pellegrini, Federico Pontiggia, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Lorenzo Raganelli, Valerio Sammarco, Alessandro Scotti, Marco Spagnoli, Chiara Tagliaferri Proprieta’ Ente dello Spettacolo Editore Ente dello Spettacolo Direzione e amministrazione Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma Tel.(06) 663.74.55 - 663.75.14 fax (06) 663.73.21 e-mail: [email protected] Registrazione al Tribunale di Roma N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al ROC N 2118 Del 26/9/01 Pubblicita’ e sviluppo Renato Geloso Tel. 335 8100850 e-mail: [email protected] Servizio cortesia abbonamenti Direct Channel S.r.l. – Milano Tel. 02-252007.200 fax 02252007.333 Lun-Ven 9/12,30 – 14/17,30 e-mail: [email protected] Stampa Società Tipografica Romana S.r.l. Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare il 30 maggio 2005 Distributore esclusivo A. & G. Marco S.p.A. Via Fortezza, 27 - 20126 Milano Associata A.D.N. Abbonamento per l'Italia (10 numeri) 35,00 euro Abbonamento per l'estero (10 numeri) euro 103,29 Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema – Ministero per i Beni e le Attività Culturali Giugno 2005 RdC 3 sommario Numero 6 Giugno 2005 Cover story 18 Batman Begins Atmosfere più dark per il nuovo capitolo della serie. Con Christian Bale dietro la maschera (Leonardo Jattarelli) 22 I mille volti del supereroe Tra cinema e televisione (Massimo Monteleone) Servizi 6 Sorpresa Cannes Un ottimo festival con una giuria eccentrica (Marina Sanna, Luciano Barisone) 24 Barbora Bobulova Ancora un ruolo tormentato per l’attrice di Cuore sacro (Leonardo Jattarelli) 28 Fenomeno Kung Fusion Dall’Oriente la formula vincente di Stephen Chow (Rosa Esposito) 30 Gli zombie di Romero Horror & politica in Land of the Dead (e gli altri) (Federico Pontiggia, Massimo Monteleone) Speciale 35 Di che genere sei? Romantico, avventuroso, drammatico: anticipazioni per tutti i gusti. Tra titoli, protagonisti e tendenze della prossima stagione (hanno collaborato: Rosa Esposito, Diego Giuliani, Federico Pontiggia. A cura di Marina Sanna) 4 RdC Maggio 2005 Keira Knightley eroina di Orgoglio e pregiudizio I film 56 Star Wars - Episodio III: La vendetta dei Sith 58 Quo Vadis, Baby? 59 Tu chiamami Peter 59 Il silenzio tra due pensieri 60 Le pagine della nostra vita 60 Steamboy 61 Kung Fusion 62 Sin City 63 I Heart Huckabees 63 I colori dell’anima - Modigliani 64 Mundo civilizado 64 Luci nella notte 65 La mia vita a Garden State 66 L’orizzonte degli eventi 67 Last Days 67 White Noise 68 My Summer of Love 68 Cielo e terra 69 I fatti della Banda della Magliana (Luciano Barisone, Diego Giuliani, Leonardo Jattarelli, Stefano Masi, Massimo Monteleone, Roberto Nepoti, Luca Pellegrini, Federico Pontiggia, Angela Prudenzi, Lorenzo Raganelli, Valerio Sammarco, Marco Spagnoli) Le rubriche 6 Emir Kusturica, l’enfant terrible 30 Il j’accuse di Romero 24 Barbora Bobulova attrice in carriera 12 Katie Holmes e Tom Cruise 12 Tutto di tutto News, tendenze, festival (Andrea Agostini, Andrea Borgia, Diego Giuliani, Massimo Monteleone, Peter Parker) 72 Dvd & Extra-Ordinari Novità, edizioni speciali (Alessandro Scotti, Marco Spagnoli) 76 Faccia a faccia Saverio Costanzo e Mario Monicelli (Paolo Aleotti) 78 Economia dei media Promozioni d’estate (Franco Montini) 80 Libri Cristo al cinema (Francesco Bolzoni, Giorgia Priolo) 82 Colonne sonore La febbre, Profondo blu, The Ring 2 (Ermanno Comuzio) Gennaio 2005 RdC 5 CANNES, L’ENFANT TERRIBLE Un festival di qualità all'insegna della responsabilità collettiva, il dialogo interrazziale e la ricerca della paternità. Con una giuria eccentrica e un verdetto a sorpresa Di Marina Sanna Il vero enfant terrible della 58a edizione non è stato quello premiato dei fratelli Dardenne ma il presidente di giuria Emir Kusturica che ha lasciato pubblico e stampa di stucco, annullando ogni sorta di previsione e scommessa. Un verdetto all’insegna della globalizzazione ha 6 RdC Giugno 2005 infatti chiuso una delle edizione più belle degli ultimi anni, per qualità, glamour e organizzazione. Da qualche tempo, la Croisette languiva e alberghi e cinefili ne risentivano. Le giurie al contrario erano più appassionate e determinate, vedi Patrice Chereau I fratelli Dardenne, vincitori della Palma d’Oro con L’enfant FOTO: PIETRO COCCIA I L D O P O F E S T I VA L Il presidente della Giuria Emir Kusturica Giugno 2005 RdC 7 I L D O P O F E S T I VA L Il premiato L’enfant. Sopra Michael Haneke che in barba alle regole ha premiato due volte l’americano Gus Van Sant o Quentin Tarantino che, a torto o ragione, ha dato la Palma d’Oro al documentario politico Fahrenheit 9/11. Quest’anno a cinque minuti dalla fine regnava l’incertezza, Robert Rodriguez in prima fila con cappello da texano, teneva le dita incrociate e fiato sospeso. La Palma a L’enfant dei Dardenne ha spiazzato chi prevedeva ori e allori per il significativo Caché dell’austriaco Michael Haneke o per il visionario messicano Carlos Reygadas (Batalla en el cielo) o ancora per uno dei migliori film in competizione: Three Times del taiwanese Hou Hsiao-hsien. La tradizione ha vinto sull’innovazione, lo conferma il premio della giuria a Shanghai Dreams, melo di buona fattura con implicazioni socio-politiche. E la scelta di dare la Palma a Tommy Lee Jones come miglior attore per il suo film d’esordio The Three Burials of Melquiades Estrada deve essere parsa vagamente bizzarra anche a lui, a giudicare dalla faccia. Il più accreditato sembrava Daniel Auteuil, per le splendide performance di Caché e di Peindre ou faire l’amour dei fratelli Larrieu. In seconda battuta, Jérémie Renier per L’enfant e Michael Pitt per Last Days di Gus Van Sant. La suspense che ha accompagnato l’assegnazione dei premi la dice lunga però sulla qualità dei film, nonostante il parere contrario di Kusturica (“il livello medio della competizione non era altissimo, c’erano cinque o sei titoli molto interessanti ma non c’era assolutamente quello che svetta e si impone da solo”). UOMINI E POPOLI Con più o meno ispirazione i più grandi autori del cinema contemporaneo hanno raccontato la responsabilità individuale e collettiva dell’uomo di fronte ad altri popoli: primo tra tutti Caché in cui una storia privata diventa quella pubblica di un’intera nazione; Kilomètre Zero di Hiner Saleem sulla tragedia dei curdi “gassati” dagli iracheni; Free Zone, variazione sul tema del conflitto arabo-israeliano di Amos Gitai; il giapponese Bashing di Kobayashi LA RIVINCITA DI HANEKE A Caché un doppio riconoscimento: dalla giuria ecumenica e dai critici internazionali Doppio riconoscimento per Caché di Michael Haneke. Il film vince il premio della giuria ecumenica e si aggiudica anche il Fipresci della critica internazionale. La prima, composta da sei membri di religione cristiana provenienti da Svizzera, Francia, Egitto e Italia, ha assegnato il riconoscimento con la seguente motivazione: 8 RdC Giugno 2005 “Con uno stile asciutto il regista Michael Haneke evoca la complessità delle responsabilità dell’uomo davanti al passato e alla Storia, attraverso la vicenda intima di un critico letterario e uomo di televisione filmato a sua insaputa”. In un momento di conflitti e tensioni internazionali, il messaggio lanciato dal film del regista autriaco acquista ancora maggiore forza, richiamando l’uomo ai propri doveri nei confronti dell’intera collettività. Una menzione speciale è, invece, andata al film africano Delwende (Lèvetoi et marche) di S. Pierre Yameogo. Ad Haneke va anche il Fipresci, assegnato dalla critica internazionale. PUNTO CRITICO Hong Sang-soo, Alain Cavalier, Tommy Lee Jones: quando lo sguardo sull’uomo diventa la forza del cinema Di Luciano Barisone Il cinematografo è uno strumento di conoscenza. Non qualcosa che pretende di insegnare, ma qualcosa che si muove alla scoperta del mondo. Le certezze non fanno parte del suo orizzonte. Ciò a cui giunge è piuttosto un’improvvisa illuminazione che nasce dal caso. Dal caso e dalla predisposizione. Stare in attesa della rivelazione, prepararla, creare un dispositivo perché essa si manifesti: tutto ciò ci ricorda che il cinema è un’arte fondamentalmente antropocentrica. Percorso di immanenza in cerca del trascendente, esso scruta il reale (o l’immaginario) a misura d’uomo. È proprio questa sua radice prima Il regista coreano Hong Sang-soo. Accanto Three Burials di Tommy Lee Jones ad emergere dal programma del Festival di Cannes 2005. Vale la pena di segnalarlo perché questa sua qualità rischia di essere messa da parte nel momento in cui il mercato lo intravede solo come merce e in quanto tale lo snatura, insistendo sull’artificioso, sul virtuale, sul meccanico. La scelta del festival è stata invece quella di mostrare i film come altrettanti momenti di resistenza dell’umano, contro tutte quelle forze che insistono a ritenere gli esseri solo dei numeri, buoni per il commercio e l’accumulazione di capitali. Da questo punto di vista, opere come Le filmeur di Alain Cavalier, Les artistes du théâtre brûlé di Rithy Panh, Avenge But One of My Two Eyes di Avi Mograbi, Keuk Jang Jeon (Racconto di cinema) di Hong Sang-soo, Three Times di Hou Hsiao-hsien e The Three Burials of Melquiades Estrada di Tommy Lee Jones si avvicinano decisamente al rispetto dell’essere umano e alla dignità dello sguardo. In quei momenti di intimità di corpi e pensieri rivelati dagli appunti filmati di Cavalier (momenti in cui la vita prende il sopravvento sulle intenzioni e l’uomo deve prenderne atto, seguirne il corso, registrarne gli eventi), in quegli sguardi degli attori cambogiani di Rithy Panh, chiusi fra un passato tragico e un presente incerto (sguardi in cui lo smarrimento fra verità e finzione fa scaturire forte la commozione), in quella vis polemica che accompagna la schiacciante testimonianza di Avi Mograbi (una forza dolorosa e visionaria che smaschera ogni ipocrisia sullo status mentale degli israeliani), in quel dialogare di verità e menzogna che accompagna tutto il lavoro di Hong Sang-soo (una corrispondenza che nega l’insorgere di ogni amoroso senso), in quel riflettere sui tempi della Storia e del cinema fatto da Hou Hsiao-hsien (una riflessione che la dice lunga sul pudore e l’impudicizia del mondo), in quel racconto iniziatico di Tommy Lee Jones (un racconto che non fa distinzione fra i corpi distribuiti al di qua e al di là delle frontiere), noi come spettatori viviamo qualcosa che ci appartiene, ci riconosciamo nei personaggi, nei gesti dei corpi, nei movimenti ineffabili dei volti. Le immagini, i tempi della loro durata, le traiettorie dei corpi ci dicono di più di quanto le parole non dicono. Il cinema assolve così alla sua prerogativa di arte dello sguardo mezzo che guarda, che lascia intravedere, che nega alla vista lasciando allo spettatore il compito “edificante” di proseguire il lavoro e il piacere di dialogare con la propria intelligenza. Giugno 2005 RdC 9 I L D O P O F E S T I VA L Jessica Lange e Bill Murray in Broken Flowers di Jim Jarmusch presente”, mentre la curda Belcim Bigin in Kilomètre Zero è più caustica: “Il passato lo conosciamo, il presente è tragico, per fortuna non abbiamo futuro”. Il flusso della memoria ispira anche Three Times, ambientato in tre epoche diverse: 1960, 1911 e 2005. UN PIZZICO DI VIOLENZA Come preannunciato non è mancata la violenza: il fumettone Sin City gronda sangue in bianco e nero (a volte anche in rosso), Batalla en el cielo contiene una scena a effetto come Caché, Manderlay è ancora più feroce se possibile di Dogville. Ma fatta eccezione per Sin City, la violenza non è mai fine a se stessa, come tentano di dirci Cronenberg (sottovalutato come il suo protagonista Viggo Mortensen) e più maldestramente Tommy Lee Jones. 10 RdC Giugno 2005 NEL NOME DEL PADRE La ricerca o il rifiuto della paternità ha attraversato in modo trasversale il festival: se in Broken Flowers di Jim Jarmusch (Gran premio) Bill Murray è il prototipo di un uomo fallimentare nel rapporto con l’altro sesso, in Don’t Come Knockin’ di Wim Wenders (altro sconfitto della 58a edizione) Sam Shepard, anche lui alle porte della vecchiaia, si ritrova a fare i conti con due figli di cui ignorava l’esistenza. Di paternità (negata) si parla nel rigoroso Enfant dei Dardenne, dove il giovane Bruno vende per poche migliaia di euro il bimbo appena nato e in The King (in concorso in Un certain regard) in cui il pastore protestante William Hurt rinnega il frutto di un peccato di gioventù (Gael Garcia Bernal), salvo riconoscerlo quando ormai è troppo tardi. La lista è lunga, di padri e figli si parla anche nel Three Burials di Tommy Lee Jones, in Quando sei nato non puoi più nasconderti, in History of Violence di David Cronenberg e di nuovo in Caché di Haneke. TEMPO E MEMORIA STORICA Il tempo ha una funzione storica o nostalgica. In Broken Flowers Bill Murray dice: “Del passato non posso fare più niente, del futuro non so nulla, mi resta solo il L’ENFANT PRODIGE Dietro le quinte il direttore artistico Thierry Fremaux ha lavorato per riportare il festival francese ai fasti del passato. Impeccabile, divertente (imperdibile il duetto con Alexander Payne alla premiazione di Un certain regard) e rigoroso è stato il motore di una macchina perfetta. Ora tocca a Venezia. I PREMI Palma d’Oro L’enfant di Jean-Pierre e Luc Dardenne Gran Premio Broken Flowers di Jim Jarmusch Attrice protagonista Hanna Laslo in Free Zone di Amos Gitai Attore protagonista Tommy Lee Jones in Three Burials of Melquiades Estrada di Tommy Lee Jones Miglior regia Caché di Michael Haneke Migliore sceneggiatura Guillermo Arriaga per Three Burials of Melquiades Estrada Premio della Giuria Shanghai Dreams di Wang Xiaoshuai FOTO: PIETRO COCCIA Frémaux è stato il motore di una organizzazione perfetta. Rigore e qualità hanno contraddistinto la sua direzione artistica dove una volontaria giapponese viene rifiutata in patria dopo essere stata liberata dagli iracheni; Manderlay di Lars von Trier, in cui la schiavitù dei neri è pretesto per parlare degli errori del presidente americano Bush. LA TUA FIRMA SUL MODELLO UNICO PUÒ FARTI SENTIRE DAVVERO UNICO. www.8xmille.it Se devi presentare il modello Unico ricordati di segnalare al commercialista la tua scelta per l '8xmille alla Chiesa Cattolica. In Italia e nel terzo mondo, il tuo aiuto arriverà dove c'è bisogno d'aiuto. DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF Chiesa cattolica FIRMA IL MODELLO UNICO PER DESTINARE L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA. C.E.I. Conferenza Episcopale Italiana TuttoDiTutto in carriera Piccola Katie Da Dawson’s Creek alle braccia di Cruise. Parabola della giovane Holmes: che al glamour e al successo preferisce le bambole Ve la ricordate Dawson’s Creek? La serie televisiva ambientata in una cittadina tipo Paperopoli, dove nessun guaio è talmente grosso da non poter essere risolto a fine puntata, e dove ci sono Joey e Dawson che si amano più di Giulietta e Romeo? Lei - calzoncini corti, occhi blu con pagliuzze dorate e aria incantevole – di notte fa una cosa bellissima: si arrampica per la scala e bussa alla finestra di lui. Joey, alias Katie Holmes, è cristallizzata in quest’ immagine. Dalla tv al cinema ha appeso i calzoncini al chiodo e cercato di scrollarsi di dosso l’aria da ragazza 12 RdC Giugno 2005 della porta accanto: in The Gift, per esempio, terrorizza Cate Blanchett fluttuando da defunta tra gli alberi. Ma con quelle guance alla Heidi, Katie non ce l’ha proprio l’aria di una che combina i guai. A supportare questa tesi, sue disarmanti dichiarazioni: ammette candida che il miglior regalo mai ricevuto è stato la casa dei sogni di Barbie, e cantare al karaoke è il suo passatempo preferito. Insomma, si diverte a definirsi noiosa, ma la sensazione è che la ragazza sia tutta furbizia e determinazione. E se fino ad ora, cinematograficamente parlando, per lei vale un po’ quella cosa che diceva Platini - “una punizione di seconda non è champagne” - Katie non si è fatta scoraggiare, e a 27 anni ancora da compiere ha piazzato un paio di goal in rovesciata. Tanto per cominciare, è riuscita a rubare il ruolo della bella da salvare a Natalie Portman e Sarah Michelle “l’ammazzavampiri” Gellar in Batman Begins: suo sarà l’onore di entrare nella bat-caverna, rigorosamente da svenuta, tra le braccia pipistrellate di Christian Bale. Ma il film su cui puntare è Schegge di April, in uscita a luglio. Primo lungometraggio di Peter Hedges, già sceneggiatore di un piccolo capolavoro come Buon compleanno Mr. Grape, il film è un raro e fortunato esempio di bassissimo costo e massima resa. Katie, per l’occasione piena di tatuaggi e di guai, dimostrerà di essere davvero brava, sopravvivendo a disastrose feste del ringraziamento, famiglie a pezzi, e una serie infinita di rimpianti e tragedie. In anticipo sulle copertine legate all’uscita dei due film, Katie si è portata avanti con il lavoro, aggiudicandosi il ruolo dell’attrice più fotografata, grazie al fidanzamento con Tom Cruise. Sedici anni di meno e parecchi centimetri in più non hanno fatto desistere Tom e la favola, al momento, prevede suite imperiali piene di rose rosse. Magari qualcuno doveva avvisarlo che per colpire Katie al cuore bastava il castello incantato di Barbie, ma forse questa storia durerà di meno della prima serie di Dawson’s Creek. E domani saremo pronti a fare il tifo per l’amore sbocciato tra Jude Law e Sally CHIARA TAGLIAFERRI Spectra. A luglio sarà al cinema con Schegge di April: opera prima a basso costo, dello sceneggiatore di Mr. Grape Giugno 2005 RdC 13 TuttoDiTutto Coming Soon The Wedding Crashers Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino. Ne sa qualcosa il rubacuori Owen Wilson, dongiovanni impenitente, con il vizio di intrufolarsi nei matrimoni per fare man bassa di belle invitate. Galeotti i banchetti e la dimestichezza coi bambini, il goliardico Casanova ci rimette però il cuore. Non basta la spalla Vince Vaughn a salvarlo dalla bella Rachel Adams: è lei la damigella d’onore assoldata dal regista David Dobkin, per fargli mettere la testa a posto. In sala dal 9 settembre. Ultimissime in pillole dal pianeta cinema: tendenze, news, curiosità e anticipazioni ■ A cura di Diego Giuliani eventi Pronti al decollo Titoli e protagonisti alle Giornate Professionali. A Roma, dal 21 al 24 giugno L’ultimo Woody Allen contro gli italiani sul set. Questo l’avvincente confronto che si preannuncia per le prossime Giornate Professionali, in programma all’Auditorium di Roma dal 21 al 24 giugno. Protagonista dell’appuntamento, organizzato come di consueto dalle associazioni di esercenti e distributori Anec, Anem e Unidim, sarà il cinema dei prossimi mesi. Titoli e anticipazioni, fra cui spicca l’anteprima italiana di Match Point, il dramma con Scarlett Johansson e Jonathan Rhys Myers, portato da Allen all’ultimo Festival di Cannes. Il film, nelle sale da ottobre per la Medusa, si inserisce in un calendario ricco di appuntamenti. La parte del 14 RdC Giugno 2005 leone spetterà ai “Pronti, quasi pronti”, lo spazio in cui Maurizio Di Rienzo presenterà alla stampa anticipazioni e protagonisti della prossima stagione cinematografica. Più snelle delle precedenti edizioni, le Giornate comprimono quest’anno lo spazio riservato ai convegni, a beneficio di anteprime, trailer e seminari. Due incontri, curati da Cinecittà, saranno dedicati alla presentazione del “Libro bianco dell’esercizio” e alle tecnologie digitali. Altra novità in palinsesto, la consegna dei Biglietti d’Oro ai migliori incassi del 2004. A differenza del passato, la tradizionale cerimonia di premiazione si svolgerà in apertura della manifestazione. strane storie Accade domani Il riscatto di Maradona Doppietta sul set per El Pibe de Oro. Registi nel pallone: Kusturica e Marco Risi Maradona dà un calcio alla sfortuna. Fuori campo da anni, El Pibe de Oro torna protagonista con una doppietta pesante: ben due progetti che al cinema ne ripercorreranno la parabola umana e sportiva, dall’Olimpo dei Mondiali al disonore delle cronache, tra miseria e nobiltà, il Napoli e la sua Argentina. Allenatori nel pallone quasi per caso, due registi di opposte latitudini ed estrazioni. Il primo è il Marco Risi del Muro di gomma e Mery per sempre, profano del futbol, prestato a questa avventura dal cinema di denuncia. Per il suo Maradona un budget di 18 milioni di dollari e il fischio d’inizio a Buenos Aires il 27 giugno. Poi 16 settimane tra Argentina, Cuba, Napoli e Barcellona e ben tre attori nei panni del calciatore. Uno di loro, si mormora negli spogliatoi, potrebbe essere l’italiano Marco Leonardi di Come l’acqua per il cioccolato. Mentre Risi si concentrerà sul lato umano della vicenda, dai trionfi sportivi alla cocaina, opposto è l’approccio di Emir Kusturica. In giuria a Cannes, il regista di Underground ha ribadito dalla Croisette: “Niente speculazioni sulla vita privata, il mio documentario celebrerà il Maradona artista del calcio”. movie style 007 Missione Game Over L’agente Connery torna dalla Russia. Con amore, ma in videogioco Sean Connery torna al servizio della Corona. Profetico il titolo della sua ultima apparizione da James Bond: Mai dire mai, incitava ammiccante il manifesto dell’83. Raccogliendo forse quell’invito, eccolo di nuovo sbaragliare i più giovani concorrenti. Piccolo particolare: mentre i bookmakers hanno dichiarato ufficialmente aperto il Toto-Bond per il prossimo film, Sean Connery si chiama signorilmente fuori: lui non reciterà in carne ossa, ma presterà voce e sembianze a un videogame. Come già Marlon Brando con Il Padrino, anche lui ha puntato su un grande classico: il suo ritorno digitale riporterà in auge storia e personaggi del celebre Dalla Russia con amore. Il perché dell’operazione? Connery parla di possibilità e spazi creativi dei videogame. Una posizione ampiamente condivisa, come conferma il consolidarsi del binomio col cinema. In sala arriverà presto Doom, thriller ispirato all’omonimo cult-game e sospinto dal successo della terza edizione del gioco. A Hong Kong, il maestro John Woo è intanto al lavoro con la sua Tiger Hill Games per ShadowClan, avventura per Playstation 3, che accompagnerà il Fear & Respect di John Singleton per Xbox. E mentre la febbre da videogame non risparmia neanche Bryan Singer e John McTiernan, George Romero lancia la sfida con la riedizione de La notte dei morti viventi. Chi fa cosa DI ANDREA AGOSTINI Nation di Richard Linklater. Sulle orme del documentario Super Size Me, il film è stato annunciato come un atto di accusa contro le multinazionali del cibo e i problemi che hanno causato alla società americana. ■ VERHOEVEN PACIFISTA IN TRINCEA Paul Verhoeven denuncia i crimini di guerra. Il regista di Basic Instinct dirigerà Beast of Bataan, tratto dal libro A Trial of Generals che racconta le violenze perpetrate dal generale giapponese Masaharu Homma alla fine della seconda guerra mondiale. Homma venne ■ CATALINA SFIDA IL BIGMAC La Sandino Moreno dichiara guerra agli hamburger. L’attrice colombiana, candidata quest’anno all’Oscar per la sua parte in Maria Full of Grace, interpreterà il thriller Fast Food giustiziato nel 1946 nelle Filippine per le atrocità commesse nei confronti dei prigionieri. Le riprese inizieranno nel prossimo inverno. ■ SPIKE IN PANCHINA, STONE SUL SET Oliver Stone rimpiazza Spike Lee e dirige Keanu Reeves. Questo lo ■ SINGER TORNA SULLA TERRA Bryan Singer torna alla realtà. Secondo quanto riporta Variety, dopo la serie di X-Men e il prossimo Superman Returns, il regista dirigerà The Mayor of Castro Street. Scritto da Randy Shilts, il film racconterà la vera storia di Harvey Milk, il primo consigliere dichiaratamente gay di San Francisco, assassinato nel 1978 dall’avversario conservatore Dan White, insieme al sindaco Gorge Moscone. scenario che l’Hollywood Reporter prospetta per il thriller The Night Watchman. Annunciato mesi fa e poi bloccato in seguito al forfait del regista della 25ª ora, il film sarà sceneggiato dallo scrittore James Ellroy. A Reeves toccherebbe il ruolo del protagonista: un ufficiale che trova il coraggio di denunciare la corruzione nelle forze di polizia. Giugno 2005 RdC 15 TuttoDiTutto la stanza di Nicole Appuntamento fisso con un ammiratore mascherato. Che si confessa alla Kidman, per parlarle di sé, del cinema e del mondo Cara Nicole, 16 RdC Giugno 2005 appuntamenti mi spiace dover tornare sull’argomento. Il fatto, però, è che in vista del nostro futuro insieme non voglio equivoci, solo sincerità. Altrimenti finiremmo come Tom che si è portato a Roma una ragazzetta, Katie Holmes, presentandola come la sua nuova fidanzata. Dopo di te, austera Nicole, ha perso definitivamente la testa. Non saprei come definire quella scena glicemica a due passi da San Pietro con i fotografi impazziti. Che tra Tom e la ragazza/attrice di secondo/terzo piano possa esserci del tenero è escluso. Ma è prova/provata che dopo di te, lui abbia perduto la cognizione della sincerità e non voglia neppure cercarla. Non è però di questo che volevo parlarti, bensì ci tenevo a tornare sull’argomento della lettera precedente, i critici. Non vorrei che le mie parole feroci possano essere interpretate come impulso di rabbia per i toni sprezzanti che spesso ti riservano. È vero, è una cosa che mi fa imbestialire: non sono algido come Tom, diplomatica Nicole, e tu lo sai. L’aspetto razionale, invece, è che non credo davvero che i critici servano più a qualcosa. In Italia c’è un reality-show musicale dove alcuni di loro sono stati chiamati per dare i voti ai partecipanti: tutti cantanti di secondo piano che da anni non hanno più successo e che, per ritrovarlo, hanno colto al volo l’occasione del programma televisivo. Quello che è desolante è che questi critici si esprimevano come se stessero disquisendo di Bruce Springsteen o di John Lennon. Per votare, li ho visti persino alzare delle palette di plastica, come facevano i bambini allo Zecchino d’Oro. Mi sono allora chiesto cosa potesse pensare un impiegato che fatica per comprare un cd al mese o andare a vedere un film alla settimana. Ha bisogno del critico che alza la paletta? Quel signore è necessario perché l’impiegato scelga e capisca bene il film da vedere o il disco da comprare? Francamente, saggia Nicole, sarebbe più utile risparmiare i soldi delle palette e dei critici e consegnarli direttamente all’impiegato. Tuo Peter Parker Animazioni dal mondo Pixar, Bozzetto & Co: corti doc al festival Arcipelago Digitali, animati, virtuali e sul web. Sono i coloratissimi protagonisti della 13ª edizione di Arcipelago, il Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini, in programma a Roma dal 17 al 24 giugno. Una passerella di alieni, mostriciattoli e meno frivoli personaggi, con cui la manifestazione ribadisce la sua tradizionale attenzione per linguaggi e forme della creatività di frontiera. All’appello dei corti animati risponderà addirittura la Pixar di John Lasseter: in cartellone, il suo Boundin’ a un passo dall’Oscar lo scorso anno, affiancherà tra gli altri anche i candidati del 2005 e del 2002 Grapher Broke e Copy Shop. Sempre dal pianeta cartoon arriverà anche Loo, prima animazione in 3D del leggendario Bruno Bozzetto. Mentre Europe in Shorts raccoglierà una selezione dei migliori corti internazionali di genere fantastico, tutt’altro è lo spirito che guida l’omaggio a Peter Watkins, cineasta militante e ormai quasi settantenne, costretto all’esilio artistico dall’azzardo della sua denuncia. Filmato dello scandalo, il documentario The War Game, che sarà presentato in cartellone: premiato con l’Oscar nel 1966 ma poi mai trasmesso dalla BBC, venne censurato perché formulava l’ipotesi di un attacco nucleare alla Gran Bretagna. Sempre di Watkin, saranno inoltre proposti il Diary of an Unknown Soldier degli esordi e il successivo The Forgotten Faces sulla rivolta ungherese del ’56. Completano il cartellone una personale su Gianfranco Pannone e una retrospettiva sul cinema breve irlandese: tra le sottocategorie della sezione, una sarà integralmente dedicata alla produzione in gaelico. Inizia la lavorazione del filmcapolavoro di Chaplin, Monsieur Verdoux, che avrà un’accoglienza molto controversa negli Stati Uniti. Da un’idea del tutto ridimensionata del grande Orson Welles (che pensava a un film su Landru). 4.6.1937 La grande illusione Esce a Parigi La grande illusione di Jean Renoir, memorabile pellicola pacifista. 10.6.1997 Profundo Carmesì 15.6.1920 Alberto Sordi Resp. Peter Hledik tel. (00421-2) 48700042 fax. (00421-2) 48700043 E-mail [email protected] XIII edizione della rassegna che presenta recenti film e documentari sull’arte. Fra le sezioni competitive: videobiografie di artisti, opere studentesche. INTERNATIONALES FILM FESTIVAL INNSBRUCK Sito web www.iffi.at Dove Innsbruck, Austria Quando 1-5 giugno Resp. Helmut Groschup tel. (0043-512) 57850014 fax. (0043-512) 57850013 E-mail [email protected] XIV edizione della rassegna competitiva dedicata ai film provenienti da Africa, Asia e America Latina, o che riguardano questi continenti. In programma opere a soggetto, documentari e produzioni indipendenti. NAPOLIFILMFESTIVAL Sito webwww.napolifilmfestival.com Dove Napoli, Italia Quando 5-16 giugno Resp. D. Azzolini, M. Violini tel. (081) 19563340 fax. (081) 19563345 E-mail [email protected] Nasce a Roma, nel cuore di Trastevere, lo straordinario interprete, doppiatore e regista Alberto Sordi. Di lui si ricorda la completa dedizione al cinema italiano, nelle sue forme più di costume oltre che spettacolari. 30.6.1951 Alfred Hitchcock Esce negli Stati Uniti L’altro uomo - Delitto per delitto di Alfred Hitchcock. Dal primo romanzo di Patricia Highsmith e da una sceneggiatura di Raymond Chandler (che non piacque al regista e fu abbondantemente rivista da Czenzi Ormone). Con Farley Granger, Robert Walker e Ruth Roman. VII edizione della rassegna con concorsi per i lungometraggi di area mediterranea e per i making of realizzati sul set. Previste una retrospettiva su Anghelopoulos, una rassegna su Zhang Yimou e un omaggio a Peppino De Filippo per i 25 anni dalla scomparsa. PALM SPRINGS FILM NOIR FESTIVAL Sito web www.palmspringsfilm noir.com Dove P. Springs (California), USA Quando 2-5 giugno Resp. Arthur Lyons tel. e fax. (001-760) 8649760 E-mail [email protected] V appuntamento col cinema di genere “noir” e “neo-noir”. In programma lungometraggi e corti. Non prevede concorso. FESTIVAL INTERNATIONAL DU FILM D’ANIMATION Sito web www.annecy.org Dove Annecy, Francia Quando 6-11 giugno Resp. Tiziana Loschi tel. (0033-4) 50100900 fax. (0033-4) 50100970 E-mail [email protected] XXIX edizione dell’importante manifestazione competitiva europea, specializzata nel cinema d’animazione. Diverse le categorie: lungometraggi, corti, serial TV, film delle scuole di cinema. GENOVA FILM FESTIVAL Sito web www.genovafilm festival.it Dove Genova, Italia Quando 27 giugno - 3 luglio Resp. Cristiano Palozzi, Antonella Sica (Ass.Cult. “Daunbailò”) tel. (010) 2725915 fax. (010) 2725916 E-mail segreteria@genovafilm festival.it VIII edizione della più importante manifestazione ligure sul cinema e gli audiovisivi. Due sezioni competitive per corti e documentari. Fra le altre sezioni: l’omaggio a Gassman, la formazione (Folco Quilici incontra il pubblico) e una rassegna sul russo Sverdlovsk Film Studio. SYDNEY FILM FESTIVAL Sito web www.sydneyfilm festival.org Dove Sydney, Australia Quando 10-25 giugno Resp. Lynden Barber tel. (0061-2) 92800511 fax. (0061-2) 92801520 E-mail [email protected] LII edizione dello storico appuntamento con la produzione mondiale di film a soggetto, documentari, cortometraggi, e new media. Un concorso riguarda i cortometraggi australiani. MIDNIGHT SUN FILM FESTIVAL Sito web www.msfilmfestival.fi Dove Sodankyla, Finlandia Quando 15-19 giugno Resp. Peter von Bagh tel. (00358-16) 614525 fax. (00358-16) 614522 E-mail [email protected] Ventennale del festival scandinavo del “sole di mezzanotte”, inventato dai fratelli Kaurismaki. Non competitivo, presenta novità di cineasti indipendenti, monografie di autori, omaggi, film muti con musica dal vivo. MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA Sito web www.pesarofilmfest.it Dove Pesaro, Italia Quando 25 giugno - 3 luglio Resp. Giovanni Spagnoletti tel. (06) 4456643 (riferimento a Roma) fax. (06) 491163 E-mail [email protected] XLI edizione del longevo festival italiano, coerente nel seguire percorsi originali, tendenze sperimentali, cinematografie e autori emergenti. In programma titoli inediti, più una rassegna sul cinema coreano anni ‘90. L’evento speciale è dedicato a Marco Bellocchio. Incontri con gli autori e tavole rotonde. FILMFEST MÜNCHEN Sito web www.filmfest-muenchen.de Dove Monaco, Germania Quando 25 giugno - 2 luglio Resp. Andreas Strohl tel. (0049-89) 3819040 fax. (0049-89) 38190426 E-mail [email protected] TAORMINA BNL FILMFEST 2005 Sito web www.taorminafilmfest.it Dove Taormina (Messina), Italia Quando 11-18 giugno Resp. Felice Laudadio tel. (0942) 21142 - (06) 58333145 fax. (0942) 23348 - (06) 58333164 E-mail [email protected] LI edizione della rassegna siciliana, con anteprime di film di tutto il mondo alla presenza XXIII edizione del festival non competitivo per nuovi film tedeschi e internazionali. Previste sezioni sui TV-movies e i film per bambini, più retrospettive. di autori ospiti. Le due sezioni competitive riguardano i lungometraggi e i cortometraggi internazionali, con premi in denaro. ART FILM FESTIVAL Sito web www.artfilm.sk Dove Trencianske Teplice e Trencin, Repubblica Slovacca Quando 17-25 giugno NEW YORK ASIAN FILM FESTIVAL Sito web www.subwaycinema.com Dove New York (NY), USA Quando 17-30 giugno Resp. Paul Kazee tel. e fax. (001-718) 3996359 E-mail [email protected] IV edizione del festival specializzato nel cinema contemporaneo dei paesi asiatici, in particolare le produzioni popolari di “genere”. Prevede un concorso. Giugno 2005 RdC 17 festival del mese Di Massimo Monteleone Prima proiezione in Italia del messicano Profundo Carmesì di Arturo Ripstein. La storia si ispira a un fatto vero, già alla base de I killers della luna di miele di Leonard Kastle con Shirley Stoler e Tony Lo Bianco. schegge di nostalgia Di Andrea Borgia 3.6.1946 Monsieur Verdoux COVER STORY 18 RdC Giugno 2005 Quanto pesa la giustizia Ha il duplice compito di combattere il crimine e di indossare la maschera del nuovo Batman. Dopo George Clooney, e soprattutto Michael Keaton, tocca allo spigoloso Christian Bale, che confessa: “Non sono mai stato un suo fan” Di Leonardo Jattarelli PROBABILMENTE ENTRERÀ NELLA Batman Begins di Christopher Nolan. Nelle pagine seguenti alcune scene del film leggenda di Hollywood. Anche se in pochi, compreso lui stesso, avrebbero scommesso che a quella faccia un po’ gelida e inquietante, sempre in Equilibrium (per citare un suo film di tre anni fa) tra Bene e Male, tra tormento ed estasi, avrebbero potuto appiccicare addosso la maschera dell’eroe più eroe dell’avventura più avventura dal sapore fumettistico: Batman. Non c’è dubbio, la schizofrenia gli si addice, la doppia personalità di Wayne sembra modellata su di lui. Ma anche stavolta, davanti al mito, il trentunenne Christian Bale riesce a spiazzarci e confessa: “Conoscevo Batman ma non sono mai stato un suo grande fan. In tv era divertente e al cinema, in verità, mi è sempre sembrato che i veri protagonisti delle sue storie fossero i “cattivi”. Batman - continua Bale - in fondo non è un personaggio così interessante, ma quando Christopher Nolan decise di riportarlo Giugno 2005 RdC 19 COVER STORY nuovamente sul grande schermo, per me è stata la garanzia che non avrebbe creato uno dei tanti eroi della saga ma un personaggio completamente nuovo. E così mi sono messo al telefono e non l’ho mollato più”. Inglese della contea di Pembrokeshire, il bambino prodigio dell’Impero del sole scovato da Spielberg è cresciuto secondo i buoni principi di suo padre David al cui fianco partecipa da sempre a tutte le manifestazioni di Grean Peace e del Wwf. E’ vegetariano convinto, ambientalista, attivo promulgatore dei diritti umani. Insomma, un bel partito, come si dice. E ne sono convinte le sue fidanzate, migliaia sparse in tutto il mondo, anche quello del web, visto che Christian è uno dei divi più “cliccati” del cyberspazio; l’Entertainment Weekly nel suo decennale del 2000 lo ha decretato uno degli otto divi cult degli anni ‘90 e Prèmiere lo ha eletto “attore very hot” della sua generazione. Lui fa finta di niente, arriccia il naso e dice: “Non credete a quello che leggete, non dategli retta. A me sembra tutto così strano”. In realtà, nella vita e nella carriera di Christian Bale, la collezione di stranezze è abbastanza ricca. Forse mal consigliato, lui così lucido nelle ultime scelte cinematografiche, durante il suo cammino di attore ha inciampato più volte: nell’edulcorato Mandolino del Capitano Corelli, nell’action movie Shaft, nella scelta datata 1994 di partecipare al cast di Piccole donne. Lui, che a soli tredici anni con il film di Spielberg vinse il National Board of Reviews come migliore interprete minorenne e che nell’86, al fianco del futuro Mr. Bean Rowan Atkinson, esordisce in un teatro londinese. Il cinema sembra sorridergli nel ‘92 quando Bale sceglie di partecipare al cast di Gli strilloni, musical in cui interpreta un rivoluzionario combattente di strada, accanto agli “strilloni” di New York nella guerra contro Joseph Pulitzer, magnate dell’editoria. Non fa tremare i polsi L’agente segreto del ‘96 ma Christian colpisce nel segno con Ritratto di signora di Jane Campion e da lì ha inizio un crescendo senza precedenti, non solo in patria ma soprattutto nei quasi sconosciuti territori del sogno americano. Il Patrick Baterman di American Psycho, elegante yuppie a passeggio per Wall Street che in realtà nasconde un’anima da spietato serial killer, fa schizzare il già apprezzato interprete di Metroland e Velvet Goldmine sulle vette più alte dell’empireo hollywoodiano. Parallelamente prende sempre più forma il ritratto, scolpito quasi nella pietra come il suo viso geometrico, spigoloso, di Bale signore dell’“attimo sfuggente”, dell’uno, nessuno e centomila pirandelliano che unisce alla 20 RdC Giugno 2005 doppiezza dell’essere e dell’apparire la troppo spesso crudele, cinica e spietata maschera dell’uomo moderno, corpo in perenne lotta con la propria anima. Bale diventa l’incarnazione del “posseduto”, il diretto discendente delle creature da incubo di Kafka, che non sfigurerebbe in un romanzo di Dostoevskij, in un thriller di Hitchcock, in un ritratto demoniaco alla Polansky. Un frullato mandato giù tutto d’un fiato dal Trevor del suo ultimo L’uomo senza sonno di Brad Anderson, personaggio malato, sperduto, allo stesso tempo vittima e carnefice. Per lui, Bale dimagrisce trenta chili (“sono stato a dieta strettissima, ma mi consolava sapere che avrei potuto smettere quando volevo”), le ossa visibili sotto un sottilissimo strato di pelle: “Trevor? Una vera ossessione - racconta l’attore - mi sono sentito come posseduto appena letto il geniale copione di Scott Kosar. Mi ha colpito il senso di acuta paranoia che pervade tutto il film perché vi si racconta la storia di un uomo incapace di controllare la realtà”. Ma allora, cosa ha da spartire “Gli eroi moderni sono scrittori, poeti e romanzieri: è da loro che traggo il nutrimento vitale per andare avanti” Christian con l’uomo pipistrello del Batman Begins di Christopher Nolan, che sarà presentato in anteprima al Festival di Taormina? “Detto così sembrerebbe nulla risponde lui - ma il ‘taglio’ dato alla storia da Nolan, quello sì che mi appartiene. E’ una sorta di prolungamento dei miei personaggi. Un sequel - continua Bale - sarebbe stato più difficile da raccontare e dunque credo che la formula del ‘prequel’ stavolta sia azzeccata. Siamo andati alle origini, abbiamo fatto rinascere Batman. Il giovane Wayne assiste all’omicidio dei genitori, poi parte per l’Oriente dove apprende gli insegnamenti di un maestro ninja. Tornato a Gotham City, decide di portare avanti la sua battaglia contro i criminali che infestano la città”. Ma chi è l’eroe moderno secondo Bale? Lui fa una pausa, riflette e risponde: “Sono gli scrittori. E’ da loro, romanzieri, sceneggiatori, poeti, che traggo ogni giorno un nutrimento vitale”. Spiazzante, non vi pare? ✪ Ritorno alle origini Anche in Batman Begins, come nel fumetto di Bob Kane, dominano psicologia e atmosfere dark Il suo personaggio nasce (non a caso) nella New York del ’39, quando nei cinema imperversano Zorro e i vampiri, e il fumetto di Superman va per la maggiore. Per cavalcare l’ondata di successo, il disegnatore Bob Kane ha un’intuizione: creare una figura complementare a quella di Superman, notturna e misteriosa quanto l’altra è solare. All’inizio le avventure cartacee sono violente, col crescere della popolarità Batman si trasforma in paladino del bene. Di matita in matita e di decennio in decennio cambia look, si scontra con robot, alieni, viaggia nel futuro. Negli anni ottanta, dopo un periodo di stasi, Frank Miller lo riporta in auge con Il ritorno del Cavaliere Oscuro, un romanzo illustrato in quattro volumi. Mentre il mondo se la vede con la minaccia di una catastrofe nucleare, Bruce Wayne si trova a fronteggiare Joker e Due facce. E’ un trionfo: a Miller viene chiesto di scrivere una miniserie, Batman: Year One, in cui si raccontano le origini di Wayne-Batman. E alla Gotham City maledetta di Miller sembra rifarsi l’episodio diretto da Christopher Nolan, in cui tocca al camaleontico Christian Bale impersonare il nuovo eroe. Si torna indietro nel tempo per spiegare le motivazioni psicologiche che inducono il giovane Wayne a indossare la maschera: dopo l’omicidio dei genitori, parte per l’Asia e la sua missione diventa la vendetta. Tornato in città, sfoga la sua rabbia contro i criminali, con l’aiuto del poliziotto Jim Gordon - Gary Oldman (dalla parte dei buoni ci sono anche Michael Caine, Liam Neeson e Morgan Freeman). Atmosfere anni trenta ed effetti speciali completano il look del film di Nolan, che dovrebbe tornare alle meraviglie dei precedenti Burton. MARINA SANNA Giugno 2005 RdC 21 COVER STORY A ciascuno il In bianco e nero, disegnato, hip-hop o postmoderno. I mille volti del supereroe tra cinema e tv Di Massimo Monteleone Val Kilmer in maschera per Batman Forever. Sopra Clooney in Batman & Robin la donna gatto Michelle Pfeiffer di Batman – Il ritorno 22 RdC Giugno 2005 “A DIRE IL VERO IL PERSONAGGIO MI PIACE, ma credo che ci sarà sempre un problema nei suoi confronti perché è represso. Vuole rimanere nell’ombra, desidera restare nascosto mentre tutti i “cattivi” (come Joker) sono pieni di vita, vogliono mostrarsi, uscire allo scoperto (…) ho vissuto molto personalmente il personaggio di Batman a livello della sua personalità scissa, della natura ambigua, privata, tutte quelle sue zone schizoidi…”. Le parole di Tim Burton rivelano il suo approccio dark-psicanalitico all’UomoPipistrello, nato nel 1939 coi disegni di Bob Kane. E confermano l’importanza rivestita dai suoi multiformi nemici, capaci di rubargli la scena. Il regista gli ha dedicato due film – Batman (1989) e Batman - Il ritorno (1992) – che hanno rilanciato il giustiziere mascherato sul grande schermo hollywoodiano. Non era infatti la prima volta che passasse dalla tavola disegnata al cinema. Già nel 1943 e nel ’49 apparvero due “serial” cinematografici in bianco e nero targati Columbia: Batman di Lambert Hillyer e Batman and Robin di Spencer G.Bennet. Il personaggio fu poi adottato dalla TV per il “serial” a colori Batman della ABC (dal 1966 al ’68), con Adam West/Batman e Burt Ward/Robin in veste scanzonata e “pop”, attraverso un look variopinto contaminato con la grafica dei fumetti. Ne derivò anche un lungometraggio per le sale, Batman (’66) prodotto dalla Fox e suo diretto da Leslie H.Martinson. Nel 1979 i produttori Jon Peters e Peter Guber acquistano i diritti cinematografici per una nuova versione del personaggio. Poi, negli anni ’80, cercano uno sceneggiatore capace di aggiornare il mito secondo la rilettura cupa e post-moderna del fumettista Frank Miller (The Dark Knight Returns, 1986). Saranno Sam Hamm e Warren Skaaren a scrivere il Batman dell’89, affidato a Burton dalla Warner Bros dopo altre ipotesi (Ivan Reitman, Joe Dante, Spielberg). Il film si rivela un blockbuster d’incassi, nonostante il “Joker” di Jack Nicholson sovrasti il protagonista (Michael Keaton) e il ritmo non sia entusiasmante. Schiavo del successo, l’autore realizza un sequel ancora più tenebroso del precedente, un “freak-show” neo-espressionista, dominato dalla simbologia del Doppio (uomo-pipistrello, donna-gatto, uomo-pinguino). Il sequel non batte il boxoffice dell’altro. A dirigere quindi Batman Forever (1995), la Warner chiama Joel Schumacher. Burton fa solo da consulente (non accreditato), anche se i credits lo indicano co-produttore esecutivo. La terza avventura prevede cambiamenti radicali di stile, regia e interpreti. Val Kilmer sostituisce Keaton e i cattivi sono Due-Facce (Tommy Lee Jones) e l’Enigmista (Jim Carrey). Stavolta c’è Robin, che Burton aveva sempre rifiutato, e Gotham City acquista luminosità da fumetto “hip-hop”, non più tetra e opprimente. Scrive Entertainment Weekly: “La regia di Schumacher manca della grandiosità wagneriana del Batman di Tim Burton (…) Le prime trasposizioni per il piccolo schermo risalgono agli anni ’40. Per l’esordio in sala bisogna attendere il ‘66 Ma questo “Batman” è sicuramente più soddisfacente del secondo. Il suo ritmo frenetico ricorda Indiana Jones e, sul piano delle immagini, Schumacher dirige come se fosse un musical di Vincente Minnelli”. E infatti tutti gli elementi – colore, movimento, performance, carrelli e dolly vertiginosi – rievocano i numeri musicali di Hollywood. Batman & Robin (1997), quarto capitolo ancora di Schumacher, riconferma l’occhio coreografico con cui si mette in scena la battaglia dei due eroi - Batman (George Clooney) e Robin (Chris O’Donnell) – a cui s’aggiunge Batgirl (Alicia Silverstone), contro il cattivo Mr. Freeze (Arnold Schwarzenegger), alleato con la velenosa Poison Ivy (Uma Thurman). Dunque, Schumacher recupera nel suo circo policromatico l’azione e il divertissement degli anni ’30 e ’60, miscelati come in un videoclip. Una risposta più ludica e commerciale alle angosce neo-gotiche di Burton. ✪ Giugno 2005 RdC 23 Bobu[love] Mamma PERSONAGGI Bobu[lo A vederla così, poco truccata, il nasino all’insù, un piccolo neo vezzoso accanto al labbro, gli occhi di una bambina sognante, si direbbe che non ha età. Un po’ fanciulla, un po’ ragazza scapestrata, un po’ donna sensuale e decisa, non troppo ammiccante, non poco intensa. Insomma, non sfigurerebbe in uno Zio Vanja di Cechov come nell’Hedda Gabler di Ibsen . “Un avvenire dietro le spalle”, avrebbe detto di lei Vittorio Gassman. E in effetti la carriera di Barbora Bobulova, l’attrice con più “o” della storia del cinema italiano (anche se lei italiana non è, nasce a Martin in Slovacchia) è così ricca e diversificata da poter parlare a ragione di una giovanenavigata interprete divenuta l’icona in particolare dei registi che provano il brivido della prima volta, musa di tanti debutti nel lungometraggio. E lei ricambia l’interesse: “Bisogna incoraggiare i giovani - dice sorridente, capelli biondi scarmigliati, jeans “grunge” a vita bassa, trendy per caso -. Amo lavorare con loro, hanno idee che 24 RdC Giugno 2005 FOTO: PIETRO COCCIA L'attrice, premiata con il David per Cuore sacro, sarà una madre tormentata in Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart Di Leonardo Jattarelli FOTO: PIETRO COCCIA ve] Giugno 2005 RdC 25 PERSONAGGI arricchiscono. Per me il futuro è nei vari Crialese, Garrone, Franchi, Sorrentino, Pasetto”. E di quest’ultimo regista è stata interprete per il recente Tartarughe sul dorso, dove è una Lei che si muove in una Trieste intima e straniante, alla ricerca di qualcosa che non riesce o non vuole afferrare: “E’ un personaggio che mi somiglia - spiega - , insegue un’ideale di vita ma è consapevole che, trovandolo, potrebbe provare dolore o rimorso. Alla fine, accettando la sofferenza, arriva ad una soluzione”. Barbora non ama teorizzare sui personaggi. Lavora sui loro movimenti, fisici e spirituali. E’ un’istintiva “e spesso me ne pento, perché non sono mai convinta di aver azzeccato la scelta giusta. Poi però mi dico che sono stata brava“. Trent’anni, diversi riconoscimenti importanti e un David di Donatello per la sua interpretazione in Cuore Sacro di Ozpetek, la Bobulova riesce a “mimetizzarsi” con la contemporaneità, restituendoci appieno le ansie, gli amori, gli slanci delle sue donne dai mille volti: quella di Ovunque sei di Placido, de La spettatrice di Franchi, de La regina degli scacchi di Florio, di Ecco fatto diretta da Muccino e del Principe di Homburg di Bellocchio, oltre che della Maria Josè televisiva. Volata in Italia dopo aver studiato teatro all’Accademia di Bratislava e aver trascorso diversi anni a New York, dove aveva vinto una borsa di studio, Barbora un giorno, come accade nei film, si è spogliata del suo grembiule di cameriera (ha fatto anche questo) in un ristorante della Grande Mela e ha preso il primo aereo destinazione Cannes: “Era il mio grande appuntamento, non potevo mancare alla presentazione del 26 RdC Giugno 2005 Principe di Homburg accanto a Marco Bellocchio”. La sua carriera inizia per caso all’età di dodici anni: “Quando accompagnai un’amica di mia sorella per un casting tv, il regista mi vide, mi fece un provino e fui presa”. A 14 anni debuttava nel cinema con I pendolari, che verrà conosciuto in Italia grazie alla vetrina del Festival di Giffoni. Ha poche paure (“una di queste è camminare di notte per le strade. Banale, ma vero”), molte certezze (“cosa penso di me? Sono determinata, razionale e troppo sensibile”) un amore per tutto ciò che non è tecnologia (“Vorrei vivere in campagna con la tv Donatello: cinquanta minuti ad aspettare Cruise, ad ammirare tutti i suoi trailer e poi a noi dicevano ‘parlate poco, altrimenti non stiamo più nei tempi’. Ecco, ci stiamo uccidendo da soli. E la stampa non è esente da colpe”. Oggi la Bobulova è sul set di Anche libero va bene, il primo film da regista di Kim Rossi Stuart: “Interpreto una madre giovane, una bulimica d’amore che ha un rapporto un po’ complicato con suo figlio. Prova un sentimento eccessivo, deleterio per entrambi e che mette in crisi lo stesso ruolo materno. In agguato - continua c’è la tentazione di lasciare tutto, La Bobulova in Tartarughe sul dorso. In alto allo stand veneziano della Rivista del Cinematografo “Amo lavorare coi giovani, hanno idee che arricchiscono. Il futuro ha il nome di Crialese, Sorrentino, Franchi, Pasetto…” spenta. Il bombardamento di informazioni mi disorienta e disturba”) e una voglia matta di difendere il cinema italiano sempre così bistrattato: “Colpa nostra - si arrabbia -. Si arrotola attorno a un ingranaggio autodistruttivo. Basti guardare cosa è accaduto all’ultima presentazione dei David di di mollare la presa, di ricominciare a vivere a modo suo”. E anche Barbora va per la sua strada che, a parte la parentesi mucciniana di Ecco fatto, non prevede l’opzione “commedia”: “Eppure mi piacerebbe molto, ma la verità è che è più difficile far ridere che piangere. Ma è anche vero che in un’epoca in cui scorrono tante lacrime, forse bisognerebbe scavare un po’ più in profondità, cercare di analizzare”. Ma il pubblico al cinema cosa chiede? “Credo che oggi la gente abbia voglia di leggerezza. Come dargli torto?”. ✪ INTERVISTA Arti marziane Botte da orbi, ironia e filosofia zen: la ricetta di Kung Fusion terrorizza l’Occidente. “Perché è soltanto l’inizio – dice il regista Stephen Chow -. I cinesi colonizzeranno il pianeta Terra” Di Rosa Esposito 28 RdC Giugno 2005 L “L’ispirazione dei miei film è Bruce Lee: un innovatore che ha cambiato il corso e la storia del cinema” a precedente commedia è stata un caso cinematografico di proporzioni mondiali. Calcio e kung-fu la formula vincente di Shaolin Soccer. A tre anni di distanza, l’hongkongese Stephen Chow torna nelle sale con un nuovo cocktail di risate, arti marziali, musica e filosofia zen, che Quentin Tarantino non ha esitato definire “il film che avrebbe sempre desiderato dirigere” e che è valso al regista il titolo di novello Bruce Lee. Campione d’incassi in Cina (è il più visto di tutti i tempi) e in Usa (nessuna pellicola straniera è mai uscita con un numero maggiore di copie), Kung Fusion è anche il film che ha aperto a Stephen Chow le porte di Hollywood (vedi recensione a pag. 61). A scommettere ancora una volta sul suo successo è stata la Sony Pictures che, in vista dell’uscita italiana della pellicola e approfittando della ribalta della Croisette, ha organizzato un “fuori programma” al festival di Cannes, con tanto di party a base di star e champagne. Un’occasione, per noi, di chiedere al regista il segreto del suo successo: “Alla gente piacciono i bei film - ci dice -. Che parlino di guerra o kung-fu ha poca importanza, ciò che conta per il pubblico è che sia un buon film. Ambientato nella Cina degli anni Quaranta, Kung Fusion racconta la storia di Stella, un ladruncolo da strapazzo che sogna di entrare a far parte della famigerata “Gang delle Asce”. Per crearsi una fama degna di un criminale, decide di darsi all’estorsione e prende di mira i residenti di un caseggiato popolare denominato “Vicolo dei Porci”. Quello che ignora è che tra gli abitanti del posto vi sono anche tre maestri di kungfu. Ma la storia non è che un pretesto per dare il via a una serie di caotici e coloratissimi combattimenti, misti a balli e canti cinesi, realizzati dagli attori dell’Opera di Pechino e coreografati dal maestro di Hong Kong, Yuen Wo Ping, lo stesso di Kill Bill, La tigre e il dragone e Matrix. “Lavorare con un major offre grandi vantaggi: i soldi non mancano” spiega Chow, mentre indica la vista mozzafiato che si gode dalla lussuosa suite che lo ospita al settimo piano dell’Hotel Martinez. Se a ciò si aggiunge il vantaggio di aver potuto lavorare “in assoluta libertà” il gioco è fatto. Statura minuta, ciuffo ribelle, aria enigmatica, Chow ricorda anche nell’aspetto Bruce Lee. “E’ stato il numero uno, il migliore di tutti i tempi. Impossibile imitarlo, è stato un tale genio e ha portato innovazioni talmente importanti nel cinema, che posso solo ispirarmi a lui, ma non immaginare di prendere un giorno il suo posto”. Stephen Chow è una delle star più amate in Asia, prima che regista è stato attore in oltre 50 film. “Nel mio Paese ci sono molti talenti e l’industria cinematografica, così come il resto dell’economia, e in fermento già da un po’ di tempo. Sono convinto che il mercato cinese diventerà il più importante del mondo, ma siamo ancora molto lontani dal parlare di un’invasione cinese, soprattutto nel cinema”. Giugno 2005 RdC 29 PERCORSI N FOTO: DIEGO GIULIANI el mondo contemporaneo, gli zombie occupano un’enorme area deserta, mentre gli umani cercano di condurre un’esistenza “normale” all’interno di una città fortificata. Si apre così il nuovo film di George A.Romero, che aggiunge un nuovo capitolo alla trilogia dei morti viventi inaugurata con La notte dei morti viventi nel 1968 e proseguita con Zombi (Dawn of the Dead, 1978) e Il giorno degli zombi (Day of the Dead, 1985). Land of the Dead, questo il titolo del film, segna il ritorno di Romero al suo primo amore: lo zombie-horror, di cui il filmaker nato a New York nel 1940 è il demiurgo. Venti minuti della nuova pellicola, interpretata da Asia Argento, Simon Baker e Dennis Hopper, sono stati presentati a Cannes il 13 maggio, mentre l’uscita italiana è prevista il 15 luglio. In Land of the Dead – ipse dixit – i morti viventi si sono impadroniti del mondo, come già accadeva vent’anni prima ne Il giorno degli zombi. La residua società umana è retta da un’oligarchia intraprendente e opportunista confinata in un grattacielo che sovrasta la miserabile vita delle strade. Ma se dentro le mura l’anarchia è in agguato, all’esterno un esercito di morti viventi si prepara ad attaccare. Quando la sopravvivenza della stessa Umpteen trailers laughed, then five bourgeois Macintoshes towed one angst-ridden trailer, yet two lampstands incinerated extremely purple Klingons. Batman tickled two 30 RdC Giugno 2005 Romero no Il regista punta il dito. E agli zombie di Land of the Dead affida un messaggio si moltiplicano i morti viventi Di Federico Pontiggia città è seriamente minacciata, un manipolo di duri mercenari, tra cui Slack / Asia Argento, è chiamato a proteggere i vivi dalle orde dei morti. Se il primo episodio tratteggiava le potenzialità della comunicazione di massa (la radio), il secondo denunciava metaforicamente l’antropofagia consumistica (l’ipermercato) e il terzo contrapponeva le ragioni della ricerca scientifica all’autoritarismo militare, in questo quarto capitolo gli zombie costituiscono la cartina tornasole per stigmatizzare il crescente divario – nella società statunitense e più in generale nel mondo occidentale – tra i ricchi e i nuovi poveri. Nel cinema di Romero – si consideri anche il recente Nei precedenti film, la critica era rivolta al consumismo, i mass-media e la miopia dei vertici militari Incroci pericolosi Vampirismo, armi batteriologiche, serial killer. Romero cambia volto, ma conferma l’ossessione di sempre: la mutazione genetica dell’uomo Dal contagio degli zombie e delle armi militari batteriologiche alla “contaminazione” dei generi filmici e dei miti del fanta-horror. George A.Romero condivide col collega Cronenberg la tendenza verso storie “epidemiche” in cui virus e cause occulte stravolgono l’essere umano generando mutazioni mostruose. E non si limitano a trasmettere inquietanti anomalie ai corpi dei loro personaggi, ma operano una Asia Argento è la mercenaria Slack. Accanto il regista sul set Bruiser (2000) sulla folle ribellione di un singolo soffocato dal sistema – la macchina da presa ha sempre una posizione morale: nei topoi del genere horror il regista americano inscrive le cifre di un j’accuse sulle disforie del mondo globalizzato. Lo zombie morto-vivente rivela, infatti, lo status ontologico del cittadino globale. E il fatto che dopo vent’anni sia tornato famelico in Land of the Dead è un presagio inquietante. ✪ global politico: all’ombra dell’Occidente ricco, contaminazione tematica che rompe i confini fra diversi archetipi e sottogeneri. In Romero, da La notte dei morti viventi (1968) a Il giorno degli zombi (’85), il fatto che i vivi si mutino in “living dead” si deve al morso delle creature decomposte. In La città verrà distrutta all’alba (’73), invece, dei tranquilli cittadini della Pennsylvania si trasformano in folli assassini perché infettati dalla rete idrica in cui è finita un’arma biologica del Pentagono. Romero si è anche dedicato al mito “virale” per eccellenza: il vampirismo. Ma lo tratta come una patologia moderna in Wampir (Martin, ’77), psicodramma di un giovane serial-killer che si nutre di sangue suo malgrado. La possibile spiegazione soprannaturale è lasciata ad ambigui flashback, ma al regista interessa il fatto che il ragazzo verrà impalato come un “vero” non-morto da parenti fanatici religiosi. La mescolanza di antico e contemporaneo, fra l’epica “fantasy” e le comuni metropolitane, è l’idea di Knightriders (’81, inedito in Italia), in cui i cavalieri in motocicletta di un circo girano l’America sfidandosi secondo i codici di Re Artù. La riflessione sull’identità, contaminando una lettura psicanalitica e una surreale, è al centro di La metà oscura (’93, da Stephen King) e del recente Bruiser (2000), storia di vendetta di uno yuppie dalla personalità anonima, che un giorno si sveglia senza faccia, con un’inespressiva maschera bianca. Qui le influenze del fantastique si sprecano: Occhi senza volto di Franju, L’uomo senza ombra di Verhoeven, Darkman di Raimi e i vari Fantasma dell’Opera. Infine, se i produttori di Resident Evil avessero accettato lo script originario e la regia di Romero, l’autore avrebbe riunito in un solo film le tematiche degli zombie e delle epidemie causate dalla scienza governativa. MASSIMO MONTELEONE Giugno 2005 RdC 31 O V I S U L C ES SPECIALE COFANETTO 2000 biografie e filmografie anche su cd rom 2 volumi + cd rom € 50,00 più spese di spedizione. Per informazioni: Ente dello Spettacolo Via Giuseppe Palombini, 6 00165 Roma Tel. 06.6637514 Fax. 06.6637321 e.mail [email protected] Gli speciali rC d DI CHE GENERE FOTO: DIEGO GIULIANI SEI? Romantico, avventuroso, drammatico: nella prossima stagione ce n’è per tutti Di Rosa Esposito, Diego Giuliani e Federico Pontiggia Giugno 2005 RdC 33 DI CHE GENERE SEI? D R A M M A T I C O STORIE DI VITA Il cinema italiano riflette sulla realtà. Tra affresco sociale e dimensione privata, con Placido, la Comencini, Capuano e Campiotti Venezia il probabile approdo di Romanzo criminale e La bestia nel cuore 34 RdC Giugno 2005 MICHELE PLACIDO E CRISTINA Comencini. Romanzo criminale e La bestia nel cuore. Due registi e due film apparentemente agli antipodi, che nascondono però numerosi punti in comune. Non è anzitutto un caso che entrambi attingano alla letteratura: parente sempre più prossima del cinema, col quale divide confini di giorno in giorno più labili, ha ispirato anche molti altri registi italiani adesso sul set (v. box pag. 51). Ambiziosissimo, Placido ha deciso di rifarsi allo straordinario Romanzo criminale del magistrato Giancarlo De Cataldo: ricostruzione romanzesca, appunto, che attraverso le vicende della Banda della Magliana riporta alla luce vent’anni di misteri italiani e trame di palazzo. La Comencini, invece, ha azzardato addirittura l’autocitazione: suo La bestia nel cuore che porterà sul grande schermo a settembre, grazie all’adattamento firmato con >GLI ALTRI FILM MATCH POINT Di Woody Allen Con Scarlett Johansson, Jonathan Rhys Meyers Ottobre Non c’è niente da ridere. Parola di Woody Allen Meditazione di Woody Allen su fortuna e casualità. Il titolo si deve alla metafora di una pallina da tennis che colpisce la rete, il risultato è un dramma sentimentale integralmente girato a Londra. Scarlett Johansson fa l’americana. MEMORIE DI UNA GEISHA Di Rob Marshall Con Zhang Ziyi, Ken Watanabe Dicembre Sul regista di Chicago piovono stelle (d’Oriente) Cast delle meraviglie per il regista di Chicago. Per adattare il romanzo di Arthur Golden, Rob Marshall rastrella il top della scena asiatica: con la protagonista Zhang Ziyi anche Michelle Yeoh, Gong Li e il candidato all’Oscar Ken Watanabe. FATELESS Di Lajos Koltai Con Marcell Nagy Novembre Viaggio nell’orrore dei campi di concentramento. L’ispirazione è l’omonimo romanzo del premio Nobel Imre Kertesz, la prospettiva quella degli ebrei ungheresi. Opera prima di Koltai, che strizza l’occhio all’amico Denuncia da Szabo. In concorso alla Nobel dai campi di concentramento Berlinale. FREE ZONE Di Amos Gitai Con Natalie Portman, Hanna Laslo, Hiam Abbas Francesca Marciano e Giulia Calenda. Siamo qui tra il dramma privato e l’affresco sociale: con meno politica, più introspezione, ma la stessa coralità del film di Placido. Lei sceglie Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Stefania Rocca, Angela Finocchiaro, Francesca Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino: i ragazzi della Banda della Magliana visti da Michele Placido Novembre Il medioriente di Amos Gitai: prove di convivenza La zona franca del titolo è un fazzoletto di Giordania dove la convivenza è possibile. Il caso raduna a bordo della stessa auto un’americana, un’israeliana e una palestinese. Gitai le mette sulla scia della Terra promessa. Hanna Laslo migliore attrice a Cannes. Giugno 2005 RdC 35 DI CHE GENERE SEI? D R A M M A T I C O 36 RdC Giugno 2005 La montagna è per i giovani di Campiotti la via per la maturità Inaudi. Lui punta ancora su Stefano Accorsi, con Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart e un cast quasi tutto al maschile, in cui tra le donne spiccano i nomi di Jasmine Trinca e Anna Mouglalis. Cavalli di razza che, insieme a cabala, precedenti e voci di corridoio, autorizzano inoltre a supporre un comune approdo alla Mostra del Cinema di Venezia. Gli indizi sono anche nello spessore delle premesse: molto più di un noir, il Romanzo criminale di De Cataldo è un vero e proprio libro nero della Prima Repubblica. Dietro soprannomi di fantasia (il Libanese, il Secco, il Maestro), camuffa appena velatamente storie e volti fin troppo noti del nostro passato prossimo. Banchieri, politici, massoni e terroristi, che la Storia ha fatto a vario titolo incontrare con i ragazzi della Banda. Manipolo di delinquentelli, capaci di pensare in grande e compiere così, tra gli anni ’70 e ’80, il grande salto dalle bische di periferia alle stanze dei bottoni. Una parabola unica, maturata nella zona grigia tra istituzioni e criminalità, che gli ha fatto lambire il rapimento Moro, scendere a patti con i servizi deviati, intessere rapporti coi Nar di Giusva Fioravanti, concludere affari con la mafia siciliana, strizzare l’occhio alla P2 di Licio Gelli. Non basta una divisa a tracciare il confine, è l’insegnamento del poliziotto Stefano Accorsi e dello spietato Libanese: in questa palude di amoralità e segreti a noi storicamente ancora così vicina, non ci sono categorie o ruoli che tengano. Tutt’altri, ma ugualmente sfumati, i confini scandagliati dalla Comencini. Prima ancora della regista, lo scopo della scrittrice era spingersi al “limite”. “Capire cosa significa oltrepassarlo e - per usare le sue parole – mettere in comunicazione tutti gli orrori che ciascuno di noi nella sua vita ha incontrato o sfiorato”. La bestia del titolo è il punto del non ritorno. Il superamento della soglia che ci identifica come esseri umani. Nabokov l’ha incarnata nella porta della camera della sua Lolita, la Comencini nel dramma privato di Daniele e Sabina. Interpretati da Luigi Lo Cascio e Giovanna Mezzogiorno, sono due fratelli reduci da un trauma infantile a lungo taciuto: la violenza subita da parte del padre, al riparo della loro tranquilla esistenza borghese. L’ombra del non rimosso si staglia sulla loro vita adulta: mentre lui ha provato a rifarsi una vita in America, lei si è sposata senza fare i conti con la sua vera sessualità. Intorno a loro, una varia umanità che si impasta e confonde sulla tavolozza della regista: Alessio Boni è il marito di Sabina, Stefania Rocca e Angela Finocchiaro le sue amiche che scoprono di amarsi, Giuseppe Battiston un regista in cui si imbatte sul lavoro. Dolore e speranza, amarezza e sorriso convivono però in un’armonia agrodolce che rispecchia la complessità dell’esistenza. Per quanto tra luci e ombre, sembra dire la Comencini, la vita continua. Messaggio comune anche a La guerra di Mario con >GLI ALTRI FILM SOPHIE SCHOLL Di Marc Rothemund Con Julia Dentsch Novembre Dai lager a Berlino: cronache e applausi Monaco, 1943. Gli ultimi cinque giorni di Sophie Scholl: giovanissima militante della Rosa bianca, arrestata e condannata a morte per essersi opposta al regime nazista. Meticolosa opera di ricostruzione, premiata a Berlino per la regia e l’interpretazione di Julie Dentsch. UN UNFINISHED LIFE Di Lasse Hallström Con Robert Redford, Jennifer Lopez, Morgan Freeman Novembre Solitudine e ricostruzione dal profondo Wyoming. Alle spalle un matrimonio fallito, Einar sopravvive alla morte del figlio solo grazie all’amico Mitch. Tre cuori e una Penetreranno a sorpresa capanna: Redford, la sua scorza la nuora e la Freeman e J.Lo nipotina undicenne. WHITE COUNTESS Di James Ivory Con Ralph Fiennes, Natasha Richardson Valeria Golino e Andrea Renzi: dramma di Antonio Capuano, con cui l’autore di Luna rossa esplora emozioni e solitudini di due quarantenni. Spensierati fino al giorno prima, scoprono l’incomunicabilità grazie al Mario del titolo: un bambino di 9 anni, che viene dato loro in affido. Sarà lui a dividerne approcci e percezioni, costringendoli a un doloroso e inaspettato bilancio. Catartico, come quello del Sentiero dei guerrieri della luce: percorso di crescita e formazione, che a settembre traghetterà i giovani protagonisti del film di Giacomo Campiotti dall’adolescenza alla maturità. Una scena del Sentiero dei guerrieri della luce di Giacomo Campiotti Novembre Protagonista assoluta la Shanghai degli anni ‘30. Dai circoli delle elites occidentali ai bassifondi degli immigrati ebrei, fa da sfondo all’ambiguo rapporto tra un diplomatico americano e Miseria e nobiltà una vedova russa. Dal nella Shanghai anni ‘30 pluricandidato all’Oscar James Ivory. VA, VIS ET DEVIEN Di Radu Mihaileanu Con Moshe Abebe Ottobre La sconosciuta epopea degli ebrei etiopi: cronaca di un disperato esodo dall’Africa all’Israele, denominato in codice “Operazione Mosè”. Attraverso gli occhi di un bambino e grazie al regista esule di Train de Etiopia-Israele: storia di un esodo vie. dimenticato Giugno 2005 RdC 37 DI CHE GENERE SEI? F A N T A S T I C O IL PAESE DELLE MERAVI Dove Tim Burton dirige La fabbrica di cioccolato e Lava Girl incenerisce ogni cosa. Parola di streghe, maghetti (e produttori) miliardari E’ IL GENERE CHE MEGLIO SI SPOSA con la voglia di effetti speciali e quello che, negli ultimi anni, ha regalato maggiori soddisfazioni ai produttori di Hollywood: fantastico al cinema è ormai sinonimo di grandi guadagni. E se uniamo le infinite possibilità offerte oggi dal 3D alle avventurose storie tratte dalla letteratura per ragazzi e dai fumetti, il gioco è fatto: da Harry Potter al Signore degli Anelli, dagli X-Men a Spider-Man, sul grande schermo è tutto un pullulare di streghe e maghetti, creature 38 RdC Giugno 2005 misteriose, orchi, nani, giganti e supereroi. Nell’arco di due anni il numero dei film di genere fantastico arrivati nelle nostre sale è persino raddoppiato e una nuova ondata si appresta ad investire i cinema italiani anche nei prossimi mesi: dall’atteso quarto episodio di Harry Potter al remake cinematografico della serie tv Samantha la strega con Nicole Kidman. In attesa del nuovo episodio della serie su Superman (diretto da Bryan Singer e interpretato dall’esordiente Brandon Routh), del film su Wonder Woman e del live action Arthur del regista francese Luc Besson, ispirato a una serie di libri per ragazzi di cui è egli stesso autore e doppiato dalla cantante Madonna. Si confronta ancora con il genere fantasy Robert Rodriguez, che dopo la saga di Spy Kids e la più recente esperienza di Impennata del genere: più che raddoppiate le fiabe al cinema GLIE Le avventure di Shark Boy e Lava Girl. Sotto Charlie e la fabbrica di cioccolato di Tim Burton Sin City porta al cinema Le avventure di Shark Boy e Lava Girl. E’ la storia del piccolo Max, un bambino di 10 anni che, emarginato dai compagni di scuola, trascorre le sue giornate giocando con due amici immaginari: Shark Boy, che ha per metà sangue umano e per metà di squalo, e Lava Girl, una ragazza dai capelli di fuoco che squaglia ogni cosa che tocca. Un giorno i tre decidono di intraprendere una missione. Obiettivo: dimostrare che i sogni possono trasformarsi in realtà. Ma il pericolo è in agguato e ha le fattezze del malvagio Mr. Electric, un mago intenzionato a fare un incantesimo per impedire ai tutti bambini di sognare ancora. Innamorato da sempre del genere fantastico è anche Tim Burton che firma Charlie e la fabbrica di cioccolato. Remake del celebre classico del ’71 con Gene Wilder, il film prodotto dagli ex coniugi Brad Pitt e Jennifer Aniston si ispirerà alla fiaba per ragazzi del norvegese Roald Dahl. Il suo eroe si chiama Willie Wonka, ha il volto di Johnny Depp, due enormi occhiali neri ed è il proprietario della “fabbrica di cioccolato”. Un giorno decide di indire un concorso internazionale: le cinque persone che troveranno il talloncino d’oro nascosto in alcune confezioni di dolci potranno visitare l’industria e attingere gratuitamente ai suoi prodotti per tutta la vita. Tra i cinque fortunati c’è anche il piccolo Charlie Bucket. A lui il magico tour nella fabbrica riserverà non poche sorprese. >GLI ALTRI FILM BEWITCHED Di Nora Ephron Con Nicole Kidman, Will Ferrell, Shirley MacLaine, Michael Caine Settembre Dalla regista di C’è post@ per te, la versione cinematografica della sitcom omonima dell’americana ABC (19641972). Un produttore scrittura per il remake Per chi vuole della fortunata serie una farsi stregare vera strega: Nicole dalla bella Nicole Kidman. I FANTASTICI QUATTRO Di Tim Story Con Ioan Gruffudd, Michael Chiklis, Jessica Alba, Chris Evans Settembre Dal fumetto alla sala: supereroi e disegnatori L’ennesimo adattamento di un fumetto Marvel, ma per la prima volta il creatore Stan Lee dopo tanti cameo interpreta un personaggio delle strips: Willy Lumpkin, il vecchio postino dei quattro supereroi. NARNIA Di Andrew Adamson Con Georgie Henley, William Moseley, Skandar Keynes Dicembre Bambini, non aprite quell’armadio… Dal romanzo di C.S.Lewis: quattro bambini londinesi trovano accesso da un guardaroba a una terra mistica chiamata Narnia e governata da una strega malvagia. Per combatterla devono unirsi ad Aslan, il leone Dio di Narnia. HARRY POTTER E IL CALICE DI FUOCO Di Mike Newell Con Daniel Radcliffe, Emma Watson, Ralph Fiennes, Gary Oldman Novembre Con Il calice di fuoco Harry Potter si fa in quattro (film). Il maghetto ormai cresciuto si trova a dover competere in un pericolosissimo torneo internazionale tra Scuole di Magia. Chi avrà la Per brindare con il maghetto meglio? occhialuto Giugno 2005 RdC 39 DI CHE GENERE SEI? R O M A N T I C O VOGLIA DI TENEREZZA Keira Knightley e Kirsten Dunst: dame in cerca di compagnia AL CINEMA LA VOGLIA DI TENEREZZA non finisce mai. A tenere alta la bandiera dei romantici a oltranza saranno, tra l’autunno e l’inizio del 2006, Keira Knightley e Kirsten Dunst, rispettivamente interpreti di Orgoglio e pregiudizio, dall’omonimo romanzo di Jane Austen, ed Elisabethtown, diretto da Cameron Crowe. Da sempre i libri della celebre scrittrice inglese costituiscono terreno fertile per il cinema e la televisione. Ragione e sentimento, Emma, Persuasione, Mansfield Park e L’abbazia di 40 RdC Giugno 2005 Northanger sono stati trasposti, almeno una volta, sul piccolo o sul grande schermo. Il più amato, e saccheggiato, resta tuttavia Orgoglio e pregiudizio. Più di dieci gli adattamenti cinematografici e televisivi ispirati a questo classico della letteratura d’inizio Ottocento: dal 1938, anno in cui si gira il primo film per la tv, al recente Matrimoni e pregiudizi, rivisitazione in chiave bollywoodiana firmata dalla regista Gurinder Chadha. Sarà, invece, una versione rigorosamente fedele al libro quella diretta dall’esordiente Joe Wright e interpretata dalla Knightley. Siamo agli inizi del 1800 in una piccola cittadina della Gran Bretagna. La Wright fedele a Jane Austen. Con Orgoglio e pregiudizio Keira Knightley in Orgoglio e pregiudizio. A sinistra Elizabethtown signora Bennet vive animata da un unico desiderio: sistemare tutte le sue cinque figlie con un marito di estrazione sociale elevata. L’occasione si presenta quando in paese arrivano due facoltosi giovanotti. Tra pettegolezzi, maldicenze ed equivoci nascerà la storia d’amore tra Elizabeth (Keira Knightley) e Mr. Darcy (Matthew MacFadyen). Un piccolo paesino di campagna sarà anche teatro della love story tra l’ex crociato Orlando Bloom e Kirsten Dunst, protagonisti di Elizabethtown. Lui viene licenziato per aver causato centinaia di milioni di danni alla fabbrica di scarpe per la quale lavorava e viene mollato, per lo stesso motivo, dalla sua fidanzata. Il suo morale è a pezzi e sta seriamente meditando il suicidio, quando a salvarlo arriva una notizia drammatica e inaspettata: la morte di suo padre lo costringe a tornare alla sua cittadina natale per assistere ai funerali. Provvidenziale, durante il viaggio di ritorno, l’incontro con Kirsten Dunst: hostess sul volo che lo riporta a casa, gli ruberà il cuore e poi lo aiuterà a rimettere insieme i cocci della sua vita. Per questo film la giovane attrice attualmente impegnata in Francia nelle riprese di Maria Antonietta di Sofia Coppola ha rinunciato a lavorare con M. Night Shyamalan in The Village. Scritto dallo stesso Crowe e prodotto da Tom Cruise, Elizabethtown è interpretato anche da Susan Sarandon e Alec Baldwin. SETTEMBRE IN ROSA Scarlett Johansson guida la carica delle 101: reginette da ogni angolo del pianeta, che rispondono ai nomi di Cameron Diaz, Valeria Golino, Beyoncé Knowles… Si tinge di rosa l’inizio della prossima stagione cinematografica italiana. L’esercito delle donne, dive di Hollywood e non solo, sbarcherà in massa nelle nostre sale a settembre. Ad aprire le danze saranno Catherine Deneuve, protagonista con Gérard Depardieu de I tempi che cambiano di André Techiné, e Scarlett Johansson. In attesa dell’uscita in sala di Match Point di Woody Allen e del nuovo thriller di Brian De Palma The Black Dahlia, la vedremo insieme al “clone” Ewan McGregor nell’inquietante The Island di Michael Bay. Vita dura anche per Drew Barrymore che, nella commedia dei fratelli Farrelly Fever Pitch, scopre con orrore di essersi innamorata di uno scatenato fan dei Red Sox. Sono due ruoli drammatici quelli in cui vedremo, invece, le italiane Valeria Golino e Margherita Buy: la prima alle prese con il desiderio di maternità in La guerra di Mario di Antonio Capuano, la seconda costretta a far fronte al dolore e alla solitudine dopo essere stata lasciata dal marito (Luca Zingaretti) ne I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza. Un’esperienza da brivido anche per Kate Hudson che, nell’horror The Skeleton Key di Iain Softley, viene ingaggiata per assistere un anziano che vive in una vecchia villa di New Orleans e scopre che la casa è abitata da fantasmi in grado di manipolare la mente delle persone. Non passerà di certo inosservata la “donna invisibile” Jessica Alba, protagonista della nuova versione cinematografica del fumetto Marvel I fantastici quattro. E mentre Amanda Peet affida all’agente della Cia George Clooney le sue speranze di vendetta contro i terroristi islamici in Syriana, la pop-star Beyoncé Knowles sarà impegnata a scagionarsi dall’accusa di furto nel nuovo capitolo dedicato alle avventure della Pantera Rosa e interpretato da Steve Martin e Jean Reno. Quest’ultimo affiancherà anche Laura Morante in L’empire des loups di Chris Nahon, mentre apprendiamo adesso che il viaggio nel tempo di Keira Knightley con Orgoglio e pregiudizio dovrà probabilmente attendere fino all’inizio del prossimo anno. Giugno 2005 RdC 41 DI CHE GENERE SEI? C O M M E D I A >GLI ALTRI FILM IN HER SHOES Di Curtis Hanson Con Cameron Diaz, Toni Collette, Shirley Maclaine Dicembre Due sorelle distanti 8 Mile. Dirige Hanson Convivenza difficile tra due sorelle agli antipodi: una sbarazzina ed epicurea, l’altra rampante avvocatessa. In comune soltanto nonna e taglia delle scarpe, si ritroveranno grazie a opposte scelte di vita. Basato dal regista di 8 Mile sull’omonimo bestseller di Jennifer Weiner. L’UOMO DI CASA Di Stephen Herek Con Tommy Lee Jones Agosto Il ranger Lee Jones ostaggio delle donne Tommy Lee Jones beato fra le donne. Cappello a falde larghe e divisa da ranger, deve tenere a bada uno squadrone di scalmanate cheerleaders. Scopo: proteggerle da uno scomodo omicidio a cui hanno assistito. Gag e azione si tingono in corsa di romanticismo. THE PERFECT MAN Di Mark Rossman Con Hilary Duff, Chris Noth Novembre L’amore ai tempi dell’e-mail. Istruzioni per l’uso Titolo e storia ricordano l’ultimo film di Lucini. A procacciare l’Uomo perfetto è questa volta un’adolescente, stanca delle catastrofi sentimentali della madre. Dietro il piano, però, uno spasimante virtuale. Il problema sarà dargli un volto, quando il corteggiamento va a segno. HERBIE IL SUPERMAGGIOLINO Di Angela Robinson Con Lindsay Lohan Agosto 42 RdC Giugno 2005 Sosta ai box e cambio pilota.Al volante la Lohan La Disney tira a lucido il maggiolino degli anni ’70. Tutto matto come allora, Herbie è questa volta nelle mani di Lindsay Lohan. Sarà lei a guidarlo verso nuovi ed esilaranti successi. I “maggiolinisti” italiani già progettano un megaraduno per festeggiare l’uscita in sala del film. RISATE [ST]RUGGENTI Dalla Pantera Rosa con Steve Martin a La tigre e la neve di Benigni: felino è divertente (ma con un pizzico di malinconia) Giugno 2005 RdC 43 DI CHE GENERE SEI? C O M M E D I A E’ ITALIANA LA COMMEDIA PIÙ >GLI ALTRI FILM FEVER PITCH Di Bobby e Peter Farrelly Con Drew Barrymore, Jimmy Fallon Settembre Barrymore in panchina. Battuta dal baseball Rilettura yankee di Febbre a 90°. L’ispirazione resta il romanzo dell’inglese Nick Hornby, ma i fratelli Farrelly preferiscono il baseball: terzo incomodo in un rapporto di coppia, che deve fare i conti con la stagione dei Red Sox. L’ALTRA SPORCA ULTIMA META Di Peter Segal Con Burt Reynolds, Adam Sandler Luglio Reynolds di nuovo in campo. Con 31 anni di più Remake del (quasi) omonimo film diretto da Aldrich nel 1974, riporta in campo l’allenatore Burt Reynolds. A lui il compito di guidare Adam Sandler, Chris Rock e Gary Oldman nella partita della loro vita: quella che li contrapporrà ai secondini del penitenziario in cui sono rinchiusi. THE HONEYMOONERS Di John Schultz Con Cedric the Entertainer, Mike Epps Nicoletta Braschi in La tigre e la neve. Accanto i protagonisti de La Pantera Rosa Agosto America ieri. Da una serie cult degli anni ‘50 Prima era uno sketch, poi una serie tv che ha fatto impazzire l’America. Quasi 50 anni dopo si aggiorna in commedia con Cedric the Entertainer e Mike Epps. Loro sono sempre Ed e Ralph: amici e vicini squattrinati, che sognano la fortuna per far contente le loro mogli. BAD NEWS BEAR Di Richard Linklater Con Billy Bob Thornton Ottobre 44 RdC Giugno 2005 Thornton come Matthau: coach e psicologo Gli Orsi tornano in campo. Dopo due sequel e una serie tv, Linklater rispolvera i pulcini del baseball e li affida alla terapia Thornton. All’insolito allenatore, il compito di rimettere insieme i cocci della squadra e raccogliere il ruolo interpretato da Walter Matthau nel lontano 1976. attesa della prossima stagione, La tigre e la neve di Roberto Benigni. Il film uscirà in sala il 14 ottobre, ma sulle orme del felino si è già messo da tempo il direttore della Mostra del Cinema di Venezia Marco Müller per il quale avere Benigni in cartellone sarebbe “un sogno”. Il film racconta la storia di un poeta, Attilio De Giovanni (Benigni), che pur di conquistare l’amata Vittoria (Nicoletta Braschi), dalla quale non è corrisposto, non esita a cacciarsi nelle situazioni più assurde, fino a seguirla in Iraq all’inizio del conflitto con gli americani. Qui l’esuberante Attilio, accompagnato dal grande poeta arabo Fuad (Jean Reno), inizia la sua guerra personale armato solo di poesia nel paese delle Mille e una notte. Sceneggiato dal regista toscano insieme a Vincenzo Cerami e prodotto dalla Melampo della Braschi e Benigni, La tigre e la neve è stato girato a Roma, in Tunisia e negli studi di Papigno a Terni. I riferimenti all’attualità della guerra in Iraq sono espliciti: “È un film sul presente – spiega il regista toscano -. Abbiamo ricostruito l’Iraq in Tunisia nel modo più preciso possibile con gli americani, gli italiani e la Croce Rossa. Ma La tigre e la neve parla molto anche della cultura araba, un popolo cui appartiene il cielo stellato”. Non mancherà la vis comica che Benigni sa inserire con delicatezza anche nelle situazioni più drammatiche: “Sono sicuro che questo film sarà un regalo per tutti. Se La vita è bella era un inno alla vita questo è un salto fino a Sirio”. Con Jean Reno passiamo dalla tigre cavalcata da Benigni a La Pantera Rosa prodotto dalla MGM e diretto da Shawn Levy, in cui l’attore francese veste i panni di Ponton, l’inseparabile assistente dell’Ispettore Clouseau interpretato da Steve Martin. Clouseau sarà impegnato in una doppia inchiesta: la prima riguarda il furto del leggendario diamante chiamato Pantera Rosa di cui è sospettata la popstar Xenia (Beyoncé Knowles), la seconda – in cui David Beckham ha un cameo - lo porterà a indagare sulla morte dell’allenatore di una squadra nazionale di football. La Pantera Rosa – di cui l’anno scorso si è celebrato il 40° compleanno – era anche nella prima commedia diretta da Blake Edwards nel 1964, con Peter Sellers nei panni dell’Ispettore Closeau, il diamante rubato a un goielliere inglese. Fu proprio il regista a chiedere al cartoonist Friz Freleng di disegnare per i titoli di coda del suo film un felino sofisticato e vagamente malizioso ispirato alle movenze di James Dean, la Pantera Rosa, poi protagonista di una fortunata serie di cartoni animati. Questo firmato da Shawn Levy è il decimo film della serie. Un altro remake “infedele” promette di sbancare i botteghini europei dopo aver incassato nel primo weekend di programmazione statunitense quasi 22 milioni di dollari: si Ashton Kutcher e Zoe Saldana in Guess Who di Kevin Rodney Sullivan tratta di Guess Who del regista afro-americano Kevin Rodney Sullivan. Rispetto al celebre omonimo del 1967 con Sidney Poitier, il film presenta un cambiamento fondamentale: ora è un bianco (Ashton Kutcher) a dover essere accettato dalla famiglia nera della fidanzata (Zoe Saldana). Sullivan spiega: “Oggi i neri sono integrati e quelli del film rappresentano una solida classe media, ma hanno e rivelano, come i bianchi, i loro pregiudizi”. A sfidarli è chiamato il 27enne Kutcher, idolo delle teen-ager e fidanzato con Demi Moore, nei panni di uno yuppie licenziato, che convive con la ragazza nera a New York e che deve guadagnarsi il favore del padrepadrone di Indovina chi viene a cena oggi: neri e bianchi invertono i ruoli dell’originale lei, interpretato da Bernie Mac. Coniugando farsa e humour all’analisi sociologica, questo remake di Indovina chi viene a cena inquadra il confronto generazionale e razziale nel microcosmo familiare, sulle orme dell’originale ma anche della commedia Mi presenti i tuoi?. Dagli Stati Uniti torniamo in Europa con Spirito malvagio, coproduzione franco-spagnola diretta da Patrick Alessandrin. Il protagonista Simon Variot (Michel Muller) è un giovane e brillante studente di architettura, ma la sorte non gli arride: muore investito dall’imprenditore edile Vincent Porel (Thierry Lhermitte), odiato dal ragazzo per il furto di un suo importante progetto. Ma la vendetta non si fa attendere: Simon resuscita nel corpo di Junior, il figlio tanto atteso da Porel. Vagiti cattivi e grasse risate. Giugno 2005 RdC 45 DI CHE GENERE SEI? A V V E N T U R A COPPIE IN AZIONE Banderas & Zeta-Jones, Pitt & Jolie: eroi mascherati e amori pericolosi SONO DI COPPIA LE AVVENTURE più interessanti in arrivo. Il prossimo 28 ottobre esce The Legend of Zorro, il seguito de La maschera di Zorro con gli stessi protagonisti Antonio Banderas e Catherine Zeta-Jones. Il secondo episodio dedicato all’eroe mascherato è ancora diretto da Martin Campbell e arriva dopo ben sette anni dalla prima pellicola. Zorro sarà impegnato nella missione più pericolosa della sua vita, ma al suo fianco per la prima volta avrà un valido alleato: la moglie Elena in cappa & spada. Dopo aver aiutato la California a diventare il 31esimo stato dell’unione, il giustiziere gentile si è sforzato per prestare fede alla promessa fatta a Elena: tenere celata la propria identità segreta al figlio Joaquin di dieci anni e condurre una vita normale come Diego de La Vega. Ma la forzata inattività dura poco: le stesse forze 46 RdC Giugno 2005 che hanno cospirato per impedire l’ingresso della California nell’Unione, ora stanno per realizzare un piano covato per cinquecento anni e che rischia di sconvolgere il corso della storia. Il mondo ha bisogno di aiuto: la famosa Z questa volta sarà vergata a quattro mani. Un’altra coppia di star hollywoodiane ha incrociato armi e sguardi infuocati: Brad Pitt e Angelina Jolie sono Mr. & Mrs. Smith nell’omonimo thriller sentimentale diretto da Doug Liman. John e Jane Smith vivono un’esistenza matrimoniale ordinaria in periferia. Ma ognuno dei due nasconde un segreto all’altro: entrambi sono killer che lavorano per due organizzazioni concorrenti. Le loro due carriere separate stanno per scontrarsi quando ciascuno dei due scopre che il prossimo bersaglio è il proprio coniuge. Prodotto dalla 20th Century Fox, Mr. & Mrs. Smith è costato ben 140 milioni di dollari, di cui 40 destinati alla promozione. Comunque, fatal fu il copione e chi lo interpretò: Pitt e la Jolie si sono innamorati sul set e il divo sta cercando casa nell’esclusiva zona ovest di Londra, a circa mezz’ora di auto dall’appartamento di Buckinghamshire dove vive l’eroina di Tomb Raider. La Jolie si è trasferita a Londra lo scorso anno assieme al figlio adottivo Maddox; Pitt riuscirebbe a conciliare cuore e lavoro: tra i suoi prossimi impegni lavorativi ci sarebbe un gangster movie inglese sullo sventato furto al Millennium Dome nel 2000. Sorprese e suspense in Mr. & Mrs. Smith: storia di spie sotto lo stesso tetto >GLI ALTRI FILM INTO THE BLUE Di John Stockwell Con Paul Walzer, Jessica Alba, Scott Caan, Ashley Scott Ottobre Un gruppo di nuotatori scopre il carico illecito di un aereo affondato e si mette nei guai con un signore della droga. Action made in USA con bulli in muta, pupe in Bulli e mute in bikini e adrenalina azione. Contro subacquea. Spettatori in la droga apnea? FOUR BROTHERS Di John Singleton Con Mark Wahlberg, Andre Benjamin, Tyrese Gibson, Garrett Hedlund Settembre Remake too fast, too furious del western I quattro figli di Katie Elder attualizzato a Detroit. I quattro fratelli tornano per seppellire la madre: e se fosse stata uccisa? Quattro coltelli Che la vendetta abbia per quattro inizio. fratelli WITHOUT A PADDLE Di Steven Brill Con Seth Green, Dax Shepard, Burt Reynolds Pitt e Jolie sono Mr. & Mrs. Smith. Accanto Banderas Zorro con Catherine Zeta-Jones Luglio Tre amici di Philadelphia scendono in canoa lungo il Columbia sulle tracce di un tesoro che ossessionava un compagno deceduto. Ma la discesa sulle rapide è più pericolosa del previsto. Per gli spettatori Caccia al tesoro risate assicurate. con imprevisto (e canoa) LORDS OF DOGTOWN Di Catherine Hardwicke Con Emile Hirsch, Johnny Knoxville, Heath Ledger, Victor Rasuk Luglio La vera storia - già raccontata nel documentario Dogtown and Z-Boys - dei giovani surfisti californiani che nei primi anni ’70 adattarono il loro stile ribelle allo skateboard, originando una nuova Per un mercoledì da leoni forma espressiva. metropolitani Giugno 2005 RdC 47 DI CHE GENERE SEI? T H R I L L E R PAURE ALLO SPECCHIO Syriana, L’empire des loups e gli altri: quando la realtà mette i brividi NELL’ERA DEL TERRORE GLOBALIZZATO il thriller si declina in politica e imperialismo economico. Visione parziale ma indicativa di quanto e come certi ambienti di Hollywood riflettano su incertezze e atmosfere del terzo millennio. Dopo il recente The Manchurian Candidate di Jonathan Demme, non è ora un caso che a raccogliere il testimone sia un quasi dissidente come George Clooney. In attesa del suo prossimo Goodnight. And Good Luck sul maccartismo, si presta a Stephen Gaghan per portare sullo schermo la vera 48 RdC Giugno 2005 storia di un ex agente Cia di stanza in Medioriente. Il titolo, Syriana, parla di uno “stato canaglia”, inviso alla Casa Bianca. Il risultato è una storia di terrorismo, petrolio e intrighi internazionali, con Matt Damon, Amanda Peet e probabile tappa a Venezia. Inquietudini contemporanee dominano anche The Island di Michaeal Bay: contaminazione orwelliana fra il Truman Show di Peter Weir e il The Wall dei Pink Floyd, in cui Ewan Mc Gregor e Scarlett Johansson si ritrovano in prigionieri di un’idilliaca oasi artificiale. Come nella serie tv anni ’60 con Patrick Mc Goohan, l’isola si rivela però una colonia forzata. Unico scopo: allevarne gli abitanti per poi cannibalizzarli, utilizzandone gli organi come pezzi di ricambio. Più fantastico ma non meno cupo è L’empire des loups di Chris Nahon. Il marchio di fabbrica è la penna di Grangé che, dopo i Fiumi di porpora, è tornato a scrivere e adattare un suo libro. Sul set come allora, Jean Reno è questa volta un ispettore torbido e violento, alle prese con malaffare e immigrazione dei >GLI ALTRI FILM STEALTH - ARMA SUPREMA Di Rob Cohen Con Jamie Foxx, Richard Roxburgh, Megan Gale Agosto Aerei sull’orlo di una crisi di nervi Echi di War Games e di 2001 Odissea nello spazio. L’aviazione Usa sta brevettando un jet “intelligente”. Mentre sorvola l’Oceano Pacifico, il cervellone si ribella però all’equipaggio e decide di scatenare una guerra. BOOGEYMAN - L’UOMO NERO Di Stephen T.Ray Con Barry Watson, Emily Deschnael Luglio La paura si nasconde nel buio. L’uomo nero del titolo tormenta i sogni del protagonista da quando, giovanissimo, gli ha rapito il padre da sotto gli occhi. Le ossessioni si Non scostate risvegliano alla morte quella tenda della madre. Applauditissimo negli Usa. THE INTERPRETER Di Sydney Pollack Con Sean Penn, Nicole Kidman George Clooney in incognito per Syriana: è l’agente Cia Robert Baer bassifondi parigini. Nel vastissimo catalogo dei thriller della prossima stagione, anche il nuovo Red Eye di Wes Craven, prodotto dalla DreamWorks, l’adattamento del videogame Doom e il ritorno al cinema del rapper Dmx con Never Die Alone. Ancora da segnalare L’esorcismo di Emily Rose, che la leggenda vuole ispirato a una vicenda realmente accaduta in Baviera, e Nella mente del serial killer con Val Kilmer e Christian Slater: anche loro prigionieri su un’isola, saranno vittime di un fallito esperimento psicologico su un campione di pericolosi assassini. Attuali anche le inquietudini che ispirano L’isola di Michael Bay Ottobre Intrighi all’Onu. Un complotto ai danni di un capo di stato africano mette a repentaglio l’interprete Kidman. Per proteggere la testimone, le viene sguinzagliato alle costole l’agente Sean Penn. Terroristi e Incontro di opposti e di trame di Palazzo (di Vetro) solitudini, per cui Annan ha aperto il Palazzo di Vetro. SERENITY Di Joss Whedon Con Nathan Fillion Novembre Veterani galattici e rifugiati dello spazio. L’odissea del capitano Reynolds inizia con l’incontro di due sconosciuti. In fuga dalle forze dell’Alleanza Universale, i tre scoprono però che il vero nemico è assai più vicino: a bordo Odissea dallo spazio: a bordo della Serenity su cui stanno con il nemico viaggiando. Giugno 2005 RdC 49 DI CHE GENERE SEI? G L I U O M I N I MASCHILE PLURALE Collezione autunno 2005: Accorsi casual, Depp scamiciato, Penn in divisa DEPOSTA LA SPADA DA CROCIATO brandita nel kolossal epico di Ridley Scott, Orlando Bloom torna diretto da Cameron Crowe in Elisabethtown. Licenziato per le ingenti perdite finanziarie causate a un calzaturificio e lasciato dalla fidanzata, torna nel paese natio del Kentucky, rispetta le ultime volontà del padre e sulla via del ritorno s’innamora dell’hostess Kirsten Dunst. Da un one-man show sentimentale all’affresco corale a tinte scure di Romanzo criminale di Michele Placido, che in molti prevedono in concorso a Venezia. Per trasporre sul grande schermo il romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo, la meglio gioventù cinematografica italiana: Stefano Accorsi è il commissario Scialoja sulle tracce di una banda implicata in stragi e terrorismo guidata dal 50 RdC Giugno 2005 Freddo (Kim Rossi Stuart) e dal Libanese (Pierfrancesco Favino) con il Dandi (Claudio Santamaria) e il Nero (Riccardo Scamarcio). Dalla strategia della tensione ai piaceri del palato con Johnny Depp, che ritrova il suo regista prediletto Tim Burton nel remake di Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato, che promette di fondere fantasy e avventura in una pralina per famiglie. Da un assolo alimentare al sodalizio sportivo tra Billy Bob Thornton e Greg Kinnear in Bad News Bears di Richard Linklater, ambientato nel mondo del baseball dilettantistico tra bottiglie accantonate a fatica e mazze impugnate con poca convinzione. Una commedia maschia che rifà Che botte se incontri gli orsi, con Walter Matthau nel ruolo del coach LAVORI IN CORSO Appello estivo dai set in cantiere. Dalla A di Amelio alla V di Virzì Stefano Dionisi in Vivaldi Buttermaker ora di Thornton. Dal baseball al tennis con Match Point di Woody Allen: l’istruttore Jonathan Rhys-Meyers fa una scalata nell’upper society inglese e si trova a dover scegliere tra diritto e rovescio, non sul campo, ma tra la moglie Emily Mortimer e la new entry Scarlett Johansson. Dalla Londra contemporanea a quella ottocentesca ricostruita a Praga da Roman Polansky per il suo Oliver Twist con Ben Kingsley nel ruolo di Fagin. Traduzione fedele del celebre romanzo di Charles Dickens, il film ha un cast allbritish con Kingsley unica star chiamato ad addestrare perfidamente la banda di ladri di cui entra a far parte Oliver. Da un infido cattivo a un rude buono: l’agente federale Sean Penn è incaricato di proteggere la traduttrice delle Nazioni Unite Nicole Kidman minacciata dai terroristi nel thriller The Interpreter. Mentre la Kidman confida nel potere della parola, l’agente segreto Penn crede solo alle azioni delle persone: gender theory nel Palazzo di Vetro. C’è spazio anche per il ritorno dell’eroe mascherato Antonio Banderas in The Legend of Zorro, il seguito de La maschera di Zorro. Zorro per la missione più pericolosa della sua vita avrà al suo fianco una spadaccina d’eccezione: la moglie Elena (Catherine Zeta-Jones). Kingsley star di spicco in Oliver Twist di Polanski Oliver Twist & gli altri: Sean Penn, Orlando Bloom e la Banda della Magliana Grande fermento in casa Italia. Amelio, Moretti, Muccino, Roberta Torre: mostri sacri e nuove promesse sono tutti sul set (o pronti ad uscire). La storia ha sedotto Virzì, Winspeare e Stefano Dionisi, ora sul set di Vivaldi – Un prince a Venise. In attesa di Vita, rinviato al 2006, il regista livornese ad agosto girerà N. (come Napoleone) con Auteuil e la Bellucci. Slittato in autunno La guerra privata del tenente Guillet, per cui Winspeare si rifà alla vera storia di un Lawrence d’Arabia italiano, sono da poco sul set Olmi (Cento chiodi) e Moretti (l’antiberlusconiano Il caimano con Silvio Orlando), mentre Muccino Sr. inizierà ad agosto The Pursuit of Happiness con Will Smith. Società e politica finiscono nel mirino di Calopresti (un film sull’Olocausto e, come Giuseppe Ferrara, uno sul sindacalista Guido Rossa) e, se tutto va bene, di Francesco Patierno con Pericle il Nero. Di confine l’ispirazione di Amelio: come Soavi con Arrivederci, amore ciao (da Carlotto), si rifà a un libro (La dismissione) per La stella che non c’è: Castellitto sul set, le riprese in estate tra Genova e la Cina. Stessi tempi per Luchetti con Una vita scriteriata (dal Fasciocomunista), Alessio Boni per i libri si fa in tre: con Soavi (a giugno), in Ricostruzioni di Andò (da Josephine Heart) e poi Belle du seignuer con Ludivine Sagnier (da Albert Cohen). Sentori veneziani per Il regista di matrimoni di Bellocchio e Mare buio della Torre, incrocia le dita anche Avati per La seconda notte di nozze con Marcoré e Katia Ricciarelli. Giugno 2005 RdC 51 DI CHE GENERE SEI? A N I M A Z I O N E L’ARCA DI NOE’ Bestiario fantastico dal pianeta sala: tra zebre, gorilla e pulcini pasticcioni L’irriverente SpongeBob e Gino il pulcino Disney. Accanto Madagascar 52 RdC Giugno 2005 NE È PASSATA DI ACQUA SOTTO I ponti da quando l’orfanello Bambi faceva commuovere le platee di tutto il mondo, un gruppo di topolini canterini cuciva un abito da sera a Cenerentola e Lilli e il Vagabondo s’innamoravano di fronte a un bel piatto di spaghetti al pomodoro. Eppure, oggi come allora, è ancora l’universo degli animali a stimolare la fantasia di disegnatori e animatori. Via via, nello zoo di Cartoonia hanno trovato casa l’elefantino Dumbo e il Re Leone, 101 piccoli dalmata e gli Aristogatti, Ciuchino e Winnie the Pooh. E ancora formiche, scoiattoli preistorici e un branco di galline in fuga. La capitale dell’animazione si prepara ora ad accogliere Gino Pulcino e i suoi amici per le penne. Chicken Little è il titolo del film che narra le loro avventure. Tutto ha inizio quando Gino, un polletto scarmigliato, dall’aria spaurita e un po’ miope, viene colpito in testa da una ghianda e, scambiatala per un pezzo di cielo caduto sulla terra, scatena un attacco di panico collettivo nella fattoria in cui vive. Proprio quando, tra mille difficoltà, sta per riconquistare la fiducia dei propri amici, un pezzo di cielo finisce realmente nell’aia. Affiancato da un tacchino sindaco, un pesce fuor d’acqua, un’anatra che sogna di diventare cigno e un maialino di 500 chili, Gino tenterà di far luce sul misterioso avvenimento. In rotta per Cartoonia anche i protagonisti di Madagascar: il vanitoso leone Alex, l’ippopotamo Gloria, la zebra Martin e l’ipocondriaca giraffa Melman, accompagnati da due curiose lemuri e da una comitiva di pinguini psicotici. Imbarcato su MOSTRI DI PLASTILINA Wallace & Gromit alla prova del lungometraggio. Da febbraio, alle prese con un coniglio mannaro Wallace & Gromit prendono le misure. Dopo i tre Oscar in “corto”, i pupazzi di plastilina degli Aardman Studios osano finalmente il loro primo lungometraggio. Già il titolo del film, in Italia da febbraio, è tutto un programma: Wallace & Gromit e la maledizione del coniglio mannaro. Figlia dell’accordo coproduttivo con la DreamWorks, la megaproduzione diretta da Nick Park e Steve Box affonda le radici nel lontano 1999. I due erano ancora al lavoro su Galline in fuga, quando in un fumoso pub inglese, cominciarono a fantasticare di una grande impresa. Sketch, bozze e disegni schizzati sui tovaglioli di carta sono oggi un’esilarante realtà. Un una nave diretta in Africa, dopo essere evaso dallo zoo di New York e aver cercato di “parlare” agli abitanti della Grande Mela, il gruppo naufraga, a causa di una tempesta, sull’isola di Madagascar. I quattro amici si godono felici la riconquistata libertà, ma proprio quando tutto sembra andare per il meglio, il contatto con l’ambiente circostante li mette di fronte alla loro reale natura e, con grande sconcerto, Alex scopre che i leoni mangiano le zebre. Anche le scimmie sono in fermento: a Natale arriverà direttamente dalla Nuova Zelanda il gorilla King Kong, che per l’occasione si è Madagascar, King Kong e, sotto, Wallace & Gromit rifatto il look e ha trovato una nuova fidanzata, la diva Naomi Watts. Ad accompagnarli nel loro avventuroso viaggio sarà il regista Peter Jackson. Finirà, invece, nello stesso acquario, con il pesciolino Nemo, la Sirenetta e gli squali mafiosi di Shark Tale, la spugna di Spongebob Squarepants. Star televisiva di fama mondiale, Spongebob approda al cinema con un thriller sottomarino, nel quale si improvvisa investigatore per ritrovare la corona di Nettuno e salvare la vita al suo capo accusato del furto. E ha trovato alloggio in città anche la sfortunata Sposa cadavere di Tim Burton. ridente paesino della campagna inglese: i bobby pattugliano le strade, i giorni scorrono uguali. Tutto da copione, fino all’attesissima sagra dell’ortaggio gigante: evento degli eventi, minacciato però dalle razzie di famelici coniglietti. Contro di loro scende in campo la “S.W.A.T. Antipesto”, la squadra di Wallace & Gromit per la difesa di zucchine, carote e patate. L’imprevisto li attende già al secondo intervento: di fronte a una vera e propria distesa di infestanti coniglietti da debellare, la soluzione dei due assomiglia a un’aspirapolvere. Uno dopo l’altro i roditori vengono risucchiati nel marchingegno, ma poi che farne? Gromit suggerisce un corso di riabilitazione: un lavaggio del cervello, per convincerli della nocività di carote e verdure. Nel corso dell’esperimento qualcosa va storto. E da una contaminazione alla Frankenstein, nasce il primo coniglio mannaro della storia del cinema. Giugno 2005 RdC 53 FOTO: (C) INTERNATIONAL PHOTOS S.R.L. Federico Fellini. Il colore, i ricordi, la genialità Gli scritti, le immagini, i suoni, i segni, i sogni del grande regista FELLINI, un’esclusiva monografia multimediale su CD-Rom Versioni in italiano, inglese e francese Per averla al costo di 35 €, scrivi all’Ente dello Spettacolo: [email protected] Stanco delle solite riviste di cinema? rC d Volta pagina con RdC Abbonati su www.cinematografo.it iFilmDelMese 58 62 Quo Vadis, Baby? Sin City 59 Tu chiamami Peter 59 Il silenzio tra due pensieri 60 Le pagine della nostra vita 60 Steamboy 61 Kung Fusion 63 I Heart Huckabees 63 I colori dell’anima Modigliani 64 Mundo civilizado 64 Luci nella notte 65 La mia vita a Garden State 66 L’orizzonte degli eventi 67 Last Days 67 White Noise 68 My Summer of Love 68 Cielo e terra 69 I fatti della Banda della Magliana > IN SALA STAR WARS - EPISODIO III: LA VENDETTA DEI SITH Conclusione epica della saga. Nel segno della tragedia morale e del rapporto padre-figlio Il cerchio stellare si chiude. La fine dell’ultimo episodio della saga di Star Wars, La vendetta dei Sith, si ricollega definitivamente alla trilogia iniziata nel 1977. Ma l’anello non si è saldato nel segno del sangue e della violenza, come annunciato dal regista. E non più cupamente di Episodio II: L’attacco dei cloni, già allora definito da Lucas come il più “dark” della serie. E infatti l’atmosfera minacciosa, maligna, e la tragicità morale di La vendetta dei Sith non sono che il proseguimento degli eventi negativi e destabilizzanti dell’altro film. A cominciare dalla tentazione del giovane Anakin verso l’istinto passionale. Il Time ha scritto che la La vendetta dei Sith è “più dark, più spaventoso e migliore”. E’ forse vero per l’ultimo terzo del film, da quando Anakin sceglie di passare al “lato oscuro della Forza”, cioè al nemico. La causa è il mefistofelico e astuto plagio operato si di lui dal senatore Palpatine, che si rivela un Signore dei Sith. Qui avviene il perverso passaggio del testimone da un Sith vampiresco (il Conte Dooku, ucciso da Anakin) al prescelto discepolo Jedi che sarà un Sith “cyborg”: Darth Vader (o Lord Fener). Anakin si trasforma in un Sith non perché desidera il male o la violenza. Ma perché Palpatine gli promette la conoscenza degli aspetti proibiti della Forza, soprattutto la facoltà di ridare la vita. Dalla Genesi biblica alla spiritualità gnostica e sincretista di Star Wars il Male ha sempre stuzzicato l’ambizione di onnipotenza dell’uomo, la sete egocentrica di potere. Non importa se il fine sembra buono: Anakin ha la premonizione che Padmè morirà di parto e vuole poterla salvare. Con l’arte della persuasione occulta, Palpatine insinua nel nuovo discepolo anche il sospetto che siano i Jedi i veri traditori della pace e della repubblica. Mentire e ribaltare la verità è tipicamente diabolico anche nella mitologia di Lucas, che pesca sia dentro l’universo tolkeniano (l’anello del potere corruttore) sia nelle filosofie orientali (i saggi Jedi come Yoda simili ai monaciguerrieri taoisti). Anakin è il baricentro ABBONDANO I RIFERIMENTI ALL’UNIVERSO DI TOLKIEN E ALLE FILOSOFIE ORIENTALI del film, ma anche dell’intera saga. E’ lui l’angelo decaduto miltoniano, che per superbia sprofonda negli abissi della rabbia e del dolore. Il fatidico duello fra Obi-Wan e il suo rinnegato e corrotto allievo ha luogo su un pianeta vulcanico, sopra un infernale oceano di lava incandescente. Lì la tragedia si compie, con sottofondo di cori apocalittici orchestrati da John Williams. E’ l’unica scena in cui Lucas passa davvero dall’estetica “sciencefiction” a quella dell’horror. Anakin, mutilato alle gambe dal maestro e poi sfigurato dalle fiamme, ricorda un dannato dantesco e non un Lucifero orgoglioso, benché punito. Alla fine Lucas lo rimodella come icona del cinema fantastico. In un laboratorio i Sith fanno “risorgere” quel corpo bruciato e incompleto come Lord Fener, l’ibrido bio-meccanico con la celebre armatura nera, il mantello e il casco simil-nazista. Beffardo destino per l’ex-Jedi: come il dr. Frankenstein egli pretendeva di ridare la vita, ma è solo diventato un “terminator” frankensteiniano al soldo del neoImperatore delle galassie. E non ha potuto evitare la morte dell’amata, che partorisce infine i gemelli Luke e Leila, protagonisti poi di Episodio IV: Una nuova speranza. Eppure il loro padre non finisce per sempre nel buco nero del Male. Il regista ne previde già il riscatto in Il ritorno dello Jedi - sesto e ultimo episodio - quando si sacrifica per salvare il figlio dai colpi dell’Imperatore, e gli rivela il volto sfigurato. Parola di Lucas: “E’ sempre stata l’epopea di un padre che viene redento dai suoi figli”. MASSIMO MONTELEONE REGIA Con Genere Distr. Durata 56 RdC Giugno 2005 GEORGE LUCAS Ewan McGregor, Natalie Portman Fantascienza, Colore 20th Century Fox 140’ Giugno 2005 RdC 57 iFilmDelMese A > IN SAL QUO VADIS, BABY? Salvatores dirige un thriller al femminile. Fotografia e montaggio con lode L’investigatrice privata Giorgia Cantini (Angela Baraldi) è bolognese, quarantenne, single, con un passato da musicista. Le vhs nelle quali la sorella Ada (Claudia Zanella), morta suicida sedici anni prima, si confidava a un amico divengono l’incipit per iniziare a viaggiare tra i ricordi e i segreti della sua famiglia, dominata dal padre-padrone, il capitano Contini (Luigi Maria Burruano). Per Giorgia questa indagine auto-referenziale, in cui il presente conserva l’eco dolorosa del passato, si rivela oscura, piovosa e sorda come la Bologna che accoglie le sue bevute notturne, i fugaci incontri BRAVO IL REGISTA A MANTENERSI IN EQUILIBRIO TRA FORMA E CONTENUTI 58 RdC Giugno 2005 con il commissario Bruni (Andrea Renzi) e i rendez-vous passionali con il professore del DAMS Andrea Berti (Gigio Alberti). Dall’omonimo romanzo di Grazia Verasani, Gabriele Salvatores porta sullo schermo un thriller declinato al femminile, quello della protagonista Angela Baraldi che con il suo volto intenso, sofferto e trasparente dialettizza la fotografia calibrata fino al calligrafismo di Italo Petriccione. Salvatores è bravo, ma soprattutto sa di esserlo: non arriva all’ostentazione, ma si specchia nelle immagini di una Bologna ricostruita ad arte, nelle sequenze di altri film che Quo Vadis, Baby? introietta con gusto cinefago, nella scrittura che è l’estremo privilegio dell’homo videns. Ma il procedimento non è sterile e non è REGIA Con Genere Distr. Durata GABRIELE SALVATORES Angela Baraldi, Claudia Zanella Thriller, Colore Medusa 102’ freddo: non lo è per l’interpretazione materica e corporale di un cast superbo e non lo è soprattutto perché questa opera dallo status promiscuo non finisce con l’Ende di M di Fritz Lang inserito nel finale, ma ha un sussulto di vita dopo la coda, un sussulto di verità in video sugli ultimi attimi di Ada. Quo Vadis, Baby? – battuta di Ultimo tango a Parigi – non vuole essere bigger than life: il demiurgo Salvatores si arresta prima di cedere al formalismo, prima di consegnare la storia all’asettica sintassi del montaggio di suoni e immaginisimulacro. Insomma, non rinuncia a vivere, non antepone il cinema alla vita. Ed è in questa direzione che si muove la sua camera, la sua Baby. FEDERICO PONTIGGIA ITA > IN USC TU CHIAMAMI PETER Coraggioso biopic, che riesce a metà. Sulla vita privata dell’attore Sellers RIMA > ANTEP IL SILENZIO TRA DUE PENSIERI Payami fugge dall’Iran e denuncia in metafora il regime degli ayatollah Genio britannico del cinema comico, clown torturato da un implacabile nemico interno, Peter Sellers offriva al genere “biopic”, di nuovo in gran voga sullo schermo, un materiale di suggestione incomparabile quanto delicato da trattare. Più o meno consapevolmente, la maggioranza delle biografie cinematografiche si riducono, in realtà, ad agiografie: calvari, a volte, di personalità tormentate, e tuttavia , a conti fatti, monumenti alla loro memoria. Tu chiamami Peter si distingue da questo modello, esplorando le zone d’ombra dell’attore, la sua personalità camaleontica e perturbata. Però non ha il coraggio di farlo fino in fondo; o, piuttosto, alterna le sequenze della vita privata di Sellers, dove si rivela la sua instabilità e si liberano i suoi demoni interiori, con brani di biografia ufficiali e ricostruzioni di momenti di lavorazione dei film cui partecipò (imbarazzante la presenza di Stanley Tucci nella parte del suo omonimo Kubrick). Dunque, lo spettatore segue l’itinerario di Sellers dalla radio alla consacrazione definitiva nel cinema, soprattutto sotto la direzione di Kubrick (Il dottor Stranamore) e Blake Edwards (La pantera rosa, Hollywood Party), fino all’interpretazione di Oltre il giardino e alle ultime ore del protagonista. Il film si sforza di mostrare la schizofrenia al lavoro, l’immedesimazione nei personaggi che finiva per imprigionarlo in un’immagine multiforme di se stesso, con gravi conseguenze sulla sua vita privata. Così vanno in scena i capricci di un uomo egotista, la dipendenza dalla cocaina, le collere odiose verso le donne che furono sue, ma che non seppe mai amare. Si coglie il tentativo, da parte del regista Stephen Hopkins, di spezzare l’icona del comico per meglio mostrare l’umano, la personalità contraddittoria e infelice che le sta sotto. Per ottenere questo, tuttavia, sarebbero state necessarie scelte linguistiche meno convenzionali, all’altezza delle potenzialità del soggetto e più vicine allo stile eccentrico, genialmente schizoide dell’attore. Non si può che dir bene, invece, dell’interpretazione di Geoffrey Rush. Già rodato nelle biografie (è stato David Helfgott in Shine, Trotzkij in Frida), anche Rush è, a suo modo, un trasformista come Sellers. Però (vedi, a contrario, il Jamie Foxx di Ray), pur riproducendone gestualità e tic con una precisione assoluta, lo “interpreta”, anziché accontentarsi di imitarlo. ROBERTO NEPOTI REGIA Con Genere Distr. Durata STEPHEN HOPKINS Geoffrey Rush, Charlize Theron Biografico, Colore Lucky Red 125’ Ottimo Rush nel ruolo del protagonista. Va ben oltre l’agiografia, incarnando vizi privati e e debolezze dell’uomo Babak Payami, premiato a Venezia nel 2001 per Il voto è segreto, è tornato dietro la macchina da presa per denunciare la difficile condizione di chi anela alla libertà di pensiero in un paese oscurantista quale l’Iran. Ma Silenzio tra due pensieri non solo narra di una presa di coscienza, è esso stesso la prova dei condannabili atteggiamenti del regime avendo subito ogni sorta di boicottaggio. Girato ormai più di due anni fa, il lungometraggio è stato dapprima censurato per poi subire il definitivo sequestro del negativo. A seguito di queste vicende Payami è fuggito dal proprio paese, riuscendo tuttavia a salvare e portare con sé una copia-lavoro in digitale. Tanta violenza censoria è presto spiegata: il protagonista, un capo spirituale che in passato aveva contribuito alla caduta dello Scià, si ritrova a fare i conti con se stesso perché non riesce ad accettare regole e leggi che giudica ingiuste. E ad acuire il tormento, il fatto di essere chiamato a formulare la iniqua condanna a morte di una giovane donna. Facile immaginare perché la vicenda sia stata letta come una critica verso il governo di Teheran, e di conseguenza messa all’indice. Ora finalmente il film vede la luce, e pur nella sua forma approssimativa resta un atto d’accusa duro e senza appello. Spesso, e per fortuna, la censura ottiene l’effetto contrario a quello cercato e concentra ancora di più l’attenzione su ciò che avrebbe voluto cancellato per sempre. ANGELA PRUDENZI REGIA Con Genere Distr. Durata BABAK PAYAMI Kamal Naroui, Maryam Moghaddam Drammatico, Colore Istituto Luce 95’ Giugno 2005 RdC 59 iFilmDelMese LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA Poetico ma un po’ lezioso il racconto d’amore di Cassavetes Jr. In una casa di riposo, un anziano legge un racconto a una donna dall’aria smarrita. E’ una storia d’amore, con protagonisti un ragazzo e una ragazza che si sono conosciuti in un’indimenticabile estate alla fine degli anni Trenta. Lei sta per andare al college, lui fa il falegname. Così diversi e distanti, i due sono attratti al punto di promettersi amore eterno. In mezzo, però, ci si metteranno i genitori di lei e la guerra. Ostacoli apparentemente insormontabili, che verranno però superati non appena la giovane vedrà la foto del suo primo grande amore su un giornale, pochi giorni prima di sposarsi. Il racconto sembra suscitare qualcosa nell’anziana signora, annebbiata dalla malattia. Non è una storia che ha già sentito, ma qualcosa che le sembra di avere vissuto. Tratto dal romanzo di Nicholas Sparks, autore de L’uomo che REGIA Con Genere Distr. Durata RIMA > ANTEP NICK CASSAVETES James Garner, Gena Rowlands Drammatico, Colore 01 Distribution 121’ sussurrava ai cavalli, Le pagine della nostra vita è un film sull’amore e sulla memoria. Interpretata da James Garner e Gena Rowlands con – come alter ego giovani – Ryan Gosling e Rachel MacAdams , la pellicola è diretta dal figlio di John Cassavetes, Nick che, sin da subito, punta a costruire un legame profondo e misterioso tra i protagonisti. Talora lezioso e un po’ lento, è un film non privo di poesia e impreziosito da attori credibili e intensi che rappresentano al meglio il mistero dell’amore e della potente influenza che può avere sulla nostra vita. giapponesi, grazie alle affascinanti ambientazioni, alle bizzarre creature meccaniche, ai colpi di scena spettacolari che molto ricordano alcuni classici della narrativa di Jules Verne o di H. G.Wells. Ininterrotte invenzioni visive (e sonore) si affastellano nella spericolata corsa di Ray tra cielo, terra e acque del Tamigi, tra vampate di fuoco e distese glaciali, in rocamboleschi inseguimenti e meravigliose fantaarcheologie. Disegno animato estremamente fluido a servizio di una storia che vuole anche essere un sincero apologo pacifista, un’appassionata denuncia del poco ipotetico e molto pericoloso conflitto uomo-macchina, un manifesto contro ogni tipo di corruzione. MARCO SPAGNOLI STEAMBOY Il conflitto uomo-macchina denunciato in cartoon Macchine da guerra e guerra alle macchine: nel cuore della Rivoluzione Industriale, si scatena la lotta per il dominio dei popoli. Ne sa qualche cosa il giovane Ray-Steamboy, che riceve dal nonno una misteriosa sfera il cui utilizzo può sconvolgere, nel bene (il progresso) o nel male (la schiavitù) l’intera umanità. Tra meraviglie scientifiche e movimenti di capitale, locomotive impazzite e armi avveniristiche, Katsuhiro Otomo, venerato creatore d’immagini (Akira) e fantasie morali, si scatena anche questa volta con avvincente barocchismo animato nell’immaginare la collisione tra scienza e potere sullo sfondo, perfettamente plausibile, della grandiosa Esposizione Universale di Londra del 1851. Steamboy porta ad eccessi quasi parossistici la creatività dei disegnatori REGIA Genere Distr. Durata KATSUHIRO OTOMO Animazione, Colore Metacinema 110’ 60 RdC Giugno 2005 A > IN SAL LUCA PELLEGRINI A > IN SAL KUNG FUSION Dal regista culto di Shaolin Soccer, un omaggio esilarante e picaresco a Bruce Lee Parlano tutti con la famosa “elle” cinese. Sono tutti brutti, quasi tutti sporchi. Molti sono davvero cattivi. Non risparmiano a nessuno botte da orbi: con le mani, i piedi, la testa. Qualche volta affettano anche, con un’ascia. Mangiano, ridono, litigano, minacciano, urlano. Talvolta ballano e corrono come dei matti. Trasandati, con i lombi al vento; affettati, con litri di brillantina in testa; volgari, con camicione lurido. Cinque location: una strada, un cortile con casa popolare anni ’40 (che, guarda caso, sta proprio al “Vicolo dei Porci”), un casinò sfavillante, un giardino, le nuvole. Sono INTELLIGENTE ASSEMBLAGGIO DI TUTTO IL “CIARPAME” FILMICO CINESE il loro palcoscenico privilegiato. Loro chi sono? I colorati, irriverenti cinesi di Stephen Chow, autore culto di Shaolin Soccer, protagonista lui stesso di questo film sino-picaresco. Spericolato, il suo Kung Fusion, omaggio personale all’arte di Bruce Lee e assemblaggio molto libero di citazioni e ricordi cinematografici. Spericolato ed eccentrico. Siamo oltre il pittoresco, il genere, l’etnico. Le arti marziali e i numerosi combattimenti diventano, infatti, soltanto un pretesto per le coreografie alla “matrix” (molti attori bravissimi, dai nomi impronunciabili, arrivano proprio dall’Opera di Pechino e sono guidati dal famoso maestro e coreografo di Hong Kong, Yuen Wo Ping). Il film è, dunque, una “fusione” caotica ma intelligente di tutto il ciarpame filmico cinese con la REGIA Con Genere Distr. Durata STEPHEN CHOW Stephen Chow, Feng Xiao-gang Commedia, Colore Sony Pictures 102’ spudoratezza tecnologica americana e l’estro incontenibile di un regista. Passati i primi momenti d’imbarazzo, diventa anche un divertente, roboante spettacolo. Contenitore di riferimento è la Cina nel periodo pre-rivoluzionario, adatto per accogliere ladri, gangster, delinquentelli urbani, maestri di kung fu, filosofi zen, celati dietro maschere imprevedibili, che si muovono tra botteghe strambe di riso e serpenti, una barbieria sudicia, un commissariato di polizia ammuffito, banchi per la mescita di tè e di vino, una sartoria gay, dottori e chiromanti. Tra un volo e l’altro, c’è chi cerca denaro e potere. Chi soltanto la felicità. Con i colori sgargianti della lacca cinese, è sempre l’eterna lotta tra il male e il bene. LUCA PELLEGRINI Giugno 2005 RdC 61 iFilmDelMese A > IN SAL SIN CITY Fumettone pulp al servizio dell’estetica. Grande spettacolo, ma il senso sfugge Solitamente il fumetto, nel momento in cui è adattato allo schermo, viene tradito da una rappresentazione che resta fedele allo spirito ma trasforma le forme in direzione del verosimile naturalistico. Non è questo il caso di Sin City, che tramite l’ausilio della grafica digitale trasforma irresistibilmente i corpi degli attori e gli spazi delle scenografie nei personaggi e negli ambienti delle tavole disegnate. Tratto da uno dei più famosi fumetti degli anni 90, il film condensa in due ore la saga di alcuni eroi pulp, oscuri, marginali, sconfitti dalla vita. Lo fa con la consueta abilità RODRIGUEZ, TARANTINO E MILLER: CIASCUNO DA’ IL SUO CONTRIBUTO 62 RdC Giugno 2005 di Robert Rodriguez per le scene d’azione, la consulenza cinéphile di Quentin Tarantino e soprattutto la partecipazione alla regia dell’autore Frank Miller, l’unica vera, possibile guida alla conoscenza dei personaggi che popolano la città del vizio. Dotato di uno sguardo glamour che fa di ogni immagine la sintesi di un procedimento estetico controllato, il film racconta tre storie: nella prima un poliziotto salva una bambina dalle grinfie di un assassino seriale e pedofilo; nella seconda un bruto dal cuore gentile vendica l’omicidio dell’unica donna che lo abbia amato; nel terzo si assiste a una guerra fra prostitute guerriere, poliziotti corrotti e criminali mafiosi. Il tutto è incorniciato dalla presenza inquietante di un killer dalla faccia REGIA Con Genere Distr. Durata FRANK MILLER, ROBERT RODRIGUEZ Bruce Willis, Mickey Rourke, Clive Owen Fantasy, Colore Buenavista 124’ d’angelo che fa sparire donne belle e infide. Sin City è già un oggetto di culto sulla carta e si avvia diventarlo nelle forme del cinema. Tecnicamente non si discute: sullo schermo tutto fila liscio, fra corpi plasticamente attraenti, colpi di scena e effetti splatter. Semmai ci si domanda qual è il senso dell’operazione, se non quello della devozione a un segno grafico, ad una poetica noir e al desiderio mercantile del business. A noi viene in mente che il cinematografo è l’arte delle immagini in movimento, ma anche il momento di un progetto ideale di congiunzione fra esigenze estetiche e valori etici. Qui l’estetica sembra invece talmente invasiva da cancellare ogni spazio al ripensamento. LUCIANO BARISONE A > IN SAL I HEART HUCKABEES Film opaco nonostante le star. Law e Hoffman allo sbando senza sceneggiatura A > IN SAL I COLORI DELL’ANIMA MODIGLIANI Passo falso di Mick Davis. Imperfezioni e ingenuità nel suo ritratto del pittore Dopo Three Kings il regista David O.Russell racconta una storia surreale con un cast che va da Dustin Hoffman a Jude Law, da Naomi Watts a Isabelle Huppert, da Lily Tomlin a Mark Wahlberg. Protagonista principale del film è, però, Jason Schwartzman, giovane attore diventato quasi “di culto” per avere interpretato il primo grande successo di Wes Anderson: Rushmore. Figlio dell’attrice Talia Shire (la famosa “Adrianaaaaaa!” della serie Rocky, nonché sorella di Francis Ford Coppola), Schwartzman porta sullo schermo Albert, un attivista nel campo del sociale, che assolda una coppia di detective esistenzialisti per indagare su una serie di coincidenze che non gli danno pace. I due (Hoffman e Tomlin) seguono il ragazzo dappertutto per condividere la sua visione dell’universo, sconvolgendone il quotidiano e mettendone a repentaglio vita, carriera e rapporto con tutte le persone che conosce e non sempre apprezza. Del tutto irrisolto, parzialmente divertente e con gli attori lasciati allo sbando senza una sceneggiatura all’altezza delle proprie ambizioni, I Heart Huckabees è una sorpresa in negativo. Leggendo i nomi dei protagonisti e conoscendo il talento del regista era impensabile che il film si trasformasse in un demenziale tentativo di fare del cinema alternativo, però, del tutto fine a se stesso. E c’è anche qualcosa di vagamente doloroso nel vedere un interprete come Dustin Hoffman, lasciato ad agitarsi sullo schermo senza un testo (e soprattutto un’idea…) in grado di rendere questo film e l’interpretazione dei protagonisti, qualcosa di più di un mero esercizio di stile, intellettualoide e un po’ sterile. Ingentilito dall’ottima colonna sonora composta da Jon Brion (Ubriaco d’amore, Se mi lasci ti cancello) I Heart Huckabees rappresenta un’occasione sprecata in cui il regista e sceneggiatore non sembra essere all’altezza delle proprie scelte, eccessivamente fiduciose nelle proprie capacità di rendere al meglio una storia così complessa. Non si tratta di mancanza di equilibrio o di scarso talento: anzi. Il problema è di natura “strutturale”, con un testo non sufficientemente interessante o almeno divertente al punto da catturare l’attenzione dello spettatore, evocando in esso un sentimento di indulgenza nei confronti di chi ha voluto fare il passo più lungo della proverbiale gamba. MARCO SPAGNOLI REGIA Con Genere Distr. Durata DAVID O.RUSSELL Jason Schwartzman, Dustin Hoffman Commedia, Colore 20th Century Fox 106’ Il problema è “strutturale”: il testo non è all’altezza di ambizioni e complessità dell’intreccio Non sono molti i pittori che possono vantare una fama universale, il livornese Amedeo Modigliani è sicuramente tra questi. I ritratti di donne dai colli lunghi e sensuali sono caratteristici del suo stile, riconoscibile anche da chi non è avvezzo ai musei. Inevitabile che prima o poi il cinema si interessasse di lui, anche perché ha avuto una vita che sembra pronta per essere portata sullo schermo. Era uomo pieno di furori interiori e creativi, cresciuto a Parigi accanto a talenti come Cocteau, Picasso, Utrillo, con i quali spesso condivideva eccessivi abbandoni all’alcol e alle droghe. A completare il quadro bohémien si aggiunge la tragica storia con Jeanne: il pittore muore di tubercolosi a 35 anni, lei lo segue volontariamente incapace di sopravvivergli. Amore e morte, genio e sregolatezza, vino e povertà, amicizie pericolose e legami sinceri sono gli ingredienti miscelati da Mick Davis per ricostruire il viaggio verso il nulla di Modì, impersonato da un Andy Garcia che si muove sempre come dentro un film di De Palma. Le biografie di artisti sono operazioni difficili, il rischio cartolina è costantemente in agguato e purtroppo I colori dell’anima Modigliani non evita trabocchetti e passi falsi. Un condensato di forti sentimenti in salsa rock, il film sembra pronto per un passaggio televisivo, laddove un pubblico meno esigente saprà apprezzare la storia d’amore dimenticando le incongruenze della ricostruzione. ANGELA PRUDENZI REGIA Con Genere Distr. Durata MICK DAVIS Andy Garcia, Elsa Zylberstein, Omid Djalili Drammatico, Colore Istituto Luce 127’ Giugno 2005 RdC 63 iFilmDelMese MUNDO CIVILIZADO “Docu-musical” on the road. Protagonisti: sogni e insicurezze dei ventenni d’oggi Mundo civilizado, girato in 16mm e videocamera, è nelle parole del regista Luca Guadagnino un “documusical”, con una colonna sonora (e visiva) composta da Arto Lindsay, Planet Funk, Dj Llorca, Vladislav Delay, Perfuse 73, Massimo Sapienza, Soda Stream, Unkle, Luigi Barone. Un ritratto musicale ambientato a Catania: qui quattro ragazzi durante un breve soggiorno hanno la possibilità di sperimentare una terra di confine, ovvero di assistere a concerti, registrare in una delle numerose sale del capoluogo, partecipare alla manifestazione del 25 aprile, fare una gita al mare e salire sull’Etna. Il racconto lascia spazio alla suggestione dei ritmi e delle sequenze splendidamente fotografate da Fabio Olmi e intarsiate da Walter Fasano: l’importanza della musica, palese già dalla scritta iniziale che invita a proiettare a volume alto, REGIA Con Genere Distr. Durata ITA > IN USC LUCA GUADAGNINO Libero De Rienzo, Valentina Cervi Documentario, Colore Revolver 98’ viene corroborata dalle performance di artisti quali Arto Lindsay, da cui proviene il titolo del film. Liberando la materia filmica da vincoli finzionali, il regista siciliano accoglie il fluire della vita dei ventenni senza gli stereotipi che grondano dalle consuete rappresentazioni cinematografiche dei giovani. Uno sguardo, il suo, che è delegato a priori ai protagonisti del film, affiancati da Libero De Rienzo e Valentina Cervi: insicurezze, banalità, anti-conformismi - in realtà, conformismi sinistrorsi – che emergono dai discorsi dei quattro sono tollerabili in quanto esternalità neutre di un macro-discorso, quello di Mundo civilizado, trasparente. road spesso ripetitivo; l’America delle Highway e del jazz soffuso nell’auto del disperato protagonista si trasforma in una qualsiasi superstrada che conduce sulla costa francese con accompagnamento di uno “spiazzante” Debussy. Ma soprattutto, nel film di Kahn esiste una sola corsia, quello sulla quale viaggia l’amore di coppia perduto e ritrovato. E si smarrisce per strada ciò che è il fulcro del libro di Simenon: il buco nero nel quale siamo risucchiati quando non troviamo più l’altro da noi. Quello che necessariamente ci pone limiti per farci gustare, paradossalmente, la libertà. FEDERICO PONTIGGIA LUCI NELLA NOTTE Kahn “diluisce” il romanzo di Simenon A chi ha letto il romanzo di George Simenon, scritto nel ‘53 durante il suo “periodo americano”, risulterà difficile “entrare” nella storia di Antoine ed Helene, Jean-Pierre Daroussin e Carole Bouquet, così come ce la illustra Cédric Kahn nel suo Luci nella notte, adattato dal libro del maestro francese. Vale a dire una semplice, anche se sofferta, riconciliazione d’amore tra un marito e una moglie. Lui affoga nell’alcol il suo vuoto esistenziale, lei si rifugia in una presunta aridità sentimentale per affondare il coltello nell’amore già sanguinante di lui. Improvvisamente, il ritrovarsi. Come accade spesso, dopo una svolta traumatica, un accadimento lacerante. Quello che in Simenon è noir, qui diventa un on the REGIA Con Genere Distr. Durata CÉDRIC KAHN Jean-Pierre Darroussin, Carole Bouquet Drammatico, Colore Bim 106’ 64 RdC Giugno 2005 A > IN SAL LEONARDO JATTARELLI RIMA > ANTEP LA MIA VITA A GARDEN STATE Delicata commedia tra sogno e realtà. Con ironia, esistenzialismo e Natalie Portman Andrew Largeman (Zach Braff) non torna a casa da nove anni. Vive a Los Angeles in una casa che sembra l’interno di una busta di latte, perso tra gli incubi generati dagli psicofarmaci che prende da quando era bambino, dopo che in un incidente causato in parte da lui stesso, la madre era rimasta paralizzata. Attore in una serie televisiva, si mantiene facendo il cameriere in un ristorante vietnamita. Quando il padre lo avverte che la madre è morta nella vasca da bagno di casa, lui sta sognando di precipitare in un disastro aereo. Una tragedia? Tutt’altro. Imbottito di medicine, il ragazzo LE TEMATICHE AFFRONTATE RICORDANO SE MI LASCI TI CANCELLO affronta la vita insensibile a tutto. Incapace di ridere, ma anche di piangere, osserva gli altri senza riuscire a relazionarsi con loro. Tornato nel New Jersey, lo “Stato giardino” del titolo, Andrew incontra il padre psichiatra (Ian Holm), i vecchi amici e conosce una buffa ragazza (Natalie Portman) che non lo molla nemmeno un attimo. La cosa che lo sorprende di più è che il suo mondo non è cambiato, così come lui stesso non ha trovato un’evoluzione. Garden State è la storia di un risveglio alla vita: all’amore, al dolore, alle risate e alle lacrime. Una commedia dal tono talora surreale, scritta e diretta dall’attore esordiente Zach Braff, abilissimo nel coniugare ironia ed esistenzialismo. Simile, nelle tematiche, a Se mi lasci ti cancello (non si deve REGIA Con Genere Distr. Durata ZACH BRAFF Zach Braff, Natalie Portman Commedia, Colore Buenavista 105’ rinunciare all’amore in nome di una presunta e asettica felicità, anche se porta delle sofferenze) anche La mia vita a Garden State ha una colonna sonora straordinaria interpretata da Thievery Corporation, Coldplay, Zero 7, Frou Frou, Paul Simon e Nick Drake. In certi momenti un po’ lento, è però un film toccante e divertente, in cui razionalità e fragilità psicologica sono messe a dura prova da una realtà che talora sembra più allucinante di un incubo. Vivere significa – in questo film – varcare il confine tra sogno e quotidianità in un crescendo che esplode in un finale aperto, senza risposte e con la sola speranza di stare facendo la cosa giusta. Esattamente come nella vita di tutti noi. MARCO SPAGNOLI Giugno 2005 RdC 65 iFilmDelMese A > IN SAL L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI Mastandrea a tutto tondo. In una prova di maturità, per l’ambizioso Vicari Lungometraggio d’esordio a Venezia, opera seconda a Cannes: Daniele Vicari segue il percorso che l’anno passato aveva portato Paolo Sorrentino sulla Croisette. Ma le analogie finiscono qui, perché se Sorrentino appare interessato ai singoli individui e alle loro originali vite, Vicari si concentra sulla vicenda di un giovane come specchio del cambiamento di un’intera fascia sociale. Fisico nucleare di successo, racchiude in sé i tormenti di una generazione che, convinta di aver superato indenne la corruzione della Prima Repubblica, si ritrova a fare i TROPPI I TEMI AFFRONTATI, PER CONSENTIRNE UN ADEGUATO SVILUPPO 66 RdC Giugno 2005 conti con ambizioni frustrate, insoddisfazioni affettive, incapacità di comprendere gli altri. Poi, quasi per inerzia, viene improvvisamente meno all’etica professionale, senonché smascherato decide di sparire. Il destino lo fa imbattere in un pastore macedone, segregato sui monti e ricattato da un gruppo di connazionali. L’incontro genera risentimenti, gesti di generosità, scontri, fino all’amaro finale. Girato in gran parte sul Gran Sasso ma anche nelle viscere della montagna, nel laboratorio dove veri fisici si dibattono ogni giorno tra quanti e protoni, L’orizzonte degli eventi è un film pieno di qualità che tuttavia soffre nel trovare il giusto sbocco ai tanti temi affrontati. Alla chiarezza delle scelte di regia, non corrisponde altrettanta REGIA Con Genere Distr. Durata DANIELE VICARI Valerio Mastandrea, Lulzim Zeqja Drammatico, Colore Medusa 115’ limpidezza di scrittura. Però Vicari esprime un notevole talento visivo, le sue inquadrature non sono mai casuali, i movimenti di macchina sempre giustificati. Gli va comunque inoltre riconosciuto il merito di assumersi dei rischi, non ultimo la scelta di far fare un salto di qualità a Valerio Mastrandrea. Guidato con sensibilità, si toglie di dosso l’aria da bullo e, dimenticato l’accento romanesco, entra nei panni di un personaggio al quale sulla carta non somiglia per nulla. L’essere in tutte le inquadrature è stata forse una sfida eccessiva, ma per la prima volta Mastrandrea esprime emozioni e tensioni di un personaggio a tutto tondo, laureandosi tra gli attori più dotati della sua età. ANGELA PRUDENZI A > IN SAL LAST DAYS Van Sant visionario. Inquadra Cobain e torna a riflettere sulla gioventù dannata A > IN SAL WHITE NOISE Thriller soprannaturale che si perde per strada. Confuso e prevedibile Gus Van Sant, cineasta atipico nel panorama americano maggiore, alterna opere dal taglio narrativo tradizionale, condotte con la linearità di un classico, quali Will Hunting – Genio ribelle, a film che rimescolano le carte del narrare cinematografico in forma di esercizi di stile, quali Elephant. Il suo nuovo Last Days appartiene sicuramente a questa seconda tipologia, quella delle opere estreme e provocatorie. Qui Van Sant mette in scena gli ultimi giorni della breve vita di un giovane artista “maudit”, un musicista rock nel quale è facile individuare Kurt Cobain, mitico leader dei Nirvana, morto suicida nel 1994, al quale il lungometraggio è esplicitamente dedicato. Anche la caratterizzazione fisica del personaggio, interpretato dal talentuoso Michael Pitt già apprezzato in The Dreamers di Bertolucci, ci riporta al trasandato look dell’ultimo Cobain. La somiglianza è notevole e, quando Pitt imbraccia la chitarra, per i fans di Cobain l’emozione è davvero tanta. Van Sant adatta la narrazione alla percezione allucinata del mondo che può avere un uomo distrutto dall’alcool e dall’abuso di stupefacenti. Last Days si può definire un film visionario, pur senza mostrarci immagini di particolare impatto, nel senso che la forma scelta è quella della visione: la narrazione rinuncia per scelta al sostegno di una vera e propria drammaturgia e procede per via orizzontale. Ben pochi sono gli snodi narrativi che fanno crescere il plot. Il racconto si limita a pedinare il protagonista nel corso di deambulazioni senza meta, che lo vedono avanzare barcollando e balbettando impercettibili frasi smozzicate. Van Sant è sempre stato affascinato dalla mitologia della giovinezza che si lascia pericolosamente accarezzare dall’ala della morte. Quindi questo musicista perso nel suo delirio allucinatorio, ormai indifferente al richiamo del successo e pronto al grande salto autodistruttivo verso l’ignoto, può stare benissimo sullo stesso scaffale degli altri eroi negativi del suo bestiario, i River Phoenix e Keanu Reeves di Belli e dannati, il Matt Dillon di Drugstore Cowboy, gli sterminatori in armi del liceo di Elephant. La chiave stilistica della fotografia, firmata dall’eccentrico Harris Savides, è paradossalmente raffinata e, per contrasto, fa risaltare in maniera ancor più eclatante l’inferno nel quale questo genio ribelle del rock si accinge a sprofondare. STEFANO MASI REGIA Con Genere Distr. Durata GUS VAN SANT Michael Pitt, Lukas Haas, Asia Argento Drammatico, Colore Bim 85’ Il racconto è calibrato sul protagonista e sul suo modo alterato di percepire la realtà In seguito alla misteriosa scomparsa della seconda moglie (Chandra West), l’architetto Jonathan Rivers (Michael Keaton) viene contattato da un uomo (Ian McNeice) che sostiene di ascoltarne la voce dall’aldilà. Passeranno dei mesi, ma quando alcuni strani segnali si manifesteranno nella sua abitazione, Jonathan prenderà in considerazione l’idea di avvicinarsi alle strumentazioni EVP (Electronic Voice Phenomenon) per provare a mettersi in contatto con lei. Da quel momento, il dolore per la perdita si trasformerà in progressiva ossessione: la moglie, invocando il suo nome, cercherà di avvertirlo affinché possa evitare si compiano efferati omicidi. Partendo dal presupposto che negli ultimi vent’anni è stata raccolta una grande quantità di materiale sul metodo di incisione delle voci dei defunti – comunicazioni che prendono appunto il nome di White Noise, “rumore bianco” – lo sceneggiatore Niall Johnson e il regista inglese Geoffrey Sax (formatosi tra le fila della BBC) confezionano questo thriller sovrannaturale dal respiro cortissimo: la partenza è buona, lo sviluppo e l’epilogo tremendamente confusi e disordinati. Dopo la prima mezz’ora di visione, d’altronde, già è possibile intuire che non potrà esserci adeguata evoluzione narrativa: una volta che Jonathan riuscirà ad ascoltare la voce dell’amata defunta, l’ovvia domanda che si porrà lo spettatore – “d’accordo, ed ora cosa accadrà?” – troverà pessima risposta in uno dei finali più ridicolmente forzati che memoria ricordi. VALERIO SAMMARCO REGIA Con Genere Distr. Durata GEOFFREY SAX Michael Keaton, Chandra West, Ian McNeice Thriller, Colore Uip 101’ Giugno 2005 RdC 67 iFilmDelMese A > IN SAL MY SUMMER OF LOVE Diario poetico di un’amicizia al femminile. Bravissime le protagoniste esordienti ITA > IN USC CIELO E TERRA Spaccato buonista della Resistenza. Con troppe licenze e in veste televisiva Amore, solitudine, fiaba, realismo: c’è un po’ di tutto in My Summer of Love del polacco Pawlikowski. Sfondo del suo poetico affresco è la campagna dello Yorkshire: un tranquillo angolo di Gran Bretagna, che sa un po’ di Ken Loach, ricorda Mike Leigh, ma strizza anche l’occhio alle Creature del cielo di Peter Jackson. Qui la vita scorre ogni giorno uguale a se stessa. Monotona come quella di Mona e Tamsin, due ragazze apparentemente agli antipodi, unite dal tedio di un’estate sospesa nel nulla. La prima è una figlia del popolo orfana e squattrinata, che vive in un pub con quel che resta del fratello (Paddy Considine): ex criminale di mezza tacca, tornato dal carcere con l’ossessione religiosa e l’intento di redimere l’intera vallata. Tamsin è invece un’infelice rampolla d’alta società, che riempie i suoi giorni suonando il violoncello nella sua turris eburnea che sovrasta il paese. Ricchezza e povertà, semplicità e sofisticazione, unite dal sottile filo rosso dello straniamento e della malinconia. A incarnare gli opposti sono (anche fisicamente) due volti e due giovani promesse, che regalano al film gran parte della sua poesia. Entrambe esordienti, rispondono ai nomi di Natalie Press, rossa dal volto asimmetrico che tanto ricorda la Roxanne di Segreti e bugie, ed Emily Blunt, mora misteriosa dal fascino maledetto. Brave loro e bravo 68 RdC Giugno 2005 Pawlikowski non soltanto in regia. Al lavoro anche come sceneggiatore, ha scremato il romanzo di Helen Cross, riducendolo a poetico spaccato sull’universalità di sogni, speranze e illusioni. Così vicine, così lontane, le due giovani protagoniste si riconoscono infatti nel comune desiderio di vivere e di fuggire. La risposta è a portata di mano: un’amicizia e un amore che giorno dopo giorno si arricchiscono di nuove forme e crescente profondità. Il padre di Tamsin (così almeno lei dice) continua a tradire la madre con la segretaria, il fratello di Mona si imbarca nella costruzione di un crocifisso gigante, da erigere a custode della vallata. Ma la vita reale sbiadisce, sempre più lontana dalla roccaforte fantastica in cui le due si sono estraniate. Come ogni sogno, anche l’estate d’amore del titolo è però destinata a finire. La bolla di sapone scoppia, la fortezza si sgretola, la realtà irrompe nuovamente nella vita delle protagoniste. Con un pizzico di amarezza, ma ampio spazio alla speranza. DIEGO GIULIANI REGIA Con Genere Distr. Durata PAWEL PAWLIKOWSKI Natalie Press, Emily Blunt Drammatico, Colore Fandango 86’ Il risultato è una fiabesca commistione fra elementi sociali alla Mike Leigh e Le creature del cielo di Jackson La guerra e la Resistenza come nessuno ce li ha mai raccontati. Con i tedeschi buoni che sparano a malapena un colpo, i partigiani che indulgono in solidarietà nei loro confronti e un fuggiasco ebreo che cede il lasciapassare a un comandante nazista per farlo fuggire. E’ Cielo e terra di Luca Mazzieri: rilettura storica in confezione televisiva, con opportune limature da prima serata. Siamo in un angolo qualunque della Pianura Padana. La guerra è agli sgoccioli, il paesino ormai quasi abbandonato. La convinzione è poca da una parte e dall’altra: i tedeschi fanno i cattivi per copione, ma non ci credono troppo. Gli abitanti superstiti, dal canto loro, sembrano temerli altrettanto poco o almeno non lo danno a vedere. Uniche intemperanze: quelle di un soldatino semplice che viene subito rimesso in riga dai superiori perché troppo cattivo. In quest’atmosfera rarefatta e bucolica, la tragedia più grande è la separazione di Gianmarco Tognazzi e Anita Caprioli. Lei è una florida contadinotta. Lui un musicista dal sangue giudeo e l’animo eroico. Prova a immolarsi per i compagni, ma verrà salvato dal suo violino. Come un pifferaio magico, redime l’esecutore nazista, fino a fargli riconoscere la sua follia e abbandonare truppa e divisa. Conversione contagiosa (ma non troppo) che indurrà al suicidio anche un repubblichino. Perché, come dirà sul punto di morte, “non degno” quanto i partigiani. LORENZO RAGANELLI REGIA Con Genere Distr. Durata LUCA MAZZIERI Gianmarco Tognazzi, Anita Caprioli Storico, Colore Ab Film 90’ A > IN SAL I FATTI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA Veri detenuti e tanto coraggio in una ricostruzione molto sperimentale Finalmente liberi dietro le sbarre. Sono gli attori per caso dei Fatti della Banda della Magliana: veri galeotti, prestati al cinema per un giorno dallo sperimentatore Daniele Costantini. Bravo e coraggioso, ha deciso di scommettere sui loro volti e le loro storie di vita, per raccontare la parabola della gang criminale, divenuta celebre tra gli anni ‘70 e ‘80. Forte della consulenza del magistrato De Cataldo, autore del Romanzo criminale a cui Placido ha ispirato l’omonimo film, Costantini si è rifatto a un suo precedente lavoro ALLE SPALLE UNO SPETTACOLO TEATRALE BASATO SUGLI ATTI PROCESSUALI teatrale, ne ha mantenuto impostazione e unità di luogo e lo ha arricchito con qualche esterno e tanta improvvisazione. Bravi, anche se alla lunga un po’ monocordi, anche i detenuti che hanno incarnato i ragazzi della Magliana. Er Negro, Operaietto, Marcellone. Uno dopo l’altro, il nucleo storico della Banda si presenta a un invisibile magistrato, snocciolando il proprio curriculum di omicidi, rapine, ergastoli. Volti truci e romanesco di rigore, ricostruiscono così la strana commistione di piccola malavita, animo borgataro e trame di palazzo, che ha reso unica la Banda della Magliana: cellula di ladruncoli e taglieggiatori di periferia, divenuta crocevia di interessi mafiosi, politica istituzionale, terrorismo nero, REGIA Con Genere Distr. Durata DANIELE COSTANTINI Francesco Pannofino, Roberto Brunetti Drammatico, Colore Istituto Luce 95’ massoneria e servizi deviati. Una pagina di storia, in cui si intrecciano tanti altri nomi e tante altre storie italiane: quelli del banchiere mafioso Pippo Calò, del fondatore della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, ma anche della P2 di Licio Gelli, della strage di Bologna e dei NAR di Giusva Fioravanti. Realtà estremamente complessa, di cui sullo schermo resta un mosaico esaltato dalla sua evidente imperfezione. Un dichiarato limite di mezzi tecnici, qualità e recitazione, che il film non nega, ma riconosce ed esalta. Immagini sgranate e modulazioni interpretative limitate, divengono così pennellate di un quadro un po’ sbilenco, che di per sé già sembra un miracolo. LORENZO RAGANELLI Giugno 2005 RdC 69 informati divertiti comunica Yahoo! Cellulari Yahoo! Cinema Yahoo! Cucina Yahoo! Lotto Yahoo! Musica Yahoo! Oroscopo La vita è un film. Vivi al massimo la tua passione per il grande schermo. Scopri news, curiosità, trailer, gossip, orari delle sale e molto altro ancora. Tutto in prima visione su cinema.yahoo.it OK Telecomando Homevideo, musica, industria e letteratura: novità e bilanci dal cinema DVD Faccia a faccia Economia dei Media Libri Colonne sonore Estate calda E’ la previsione di esercenti e distributori. Che per strappare il pubblico al mare, puntano su iniziative, sconti e offerte speciali Giugno 2005 RdC 71 telecomando DVD Faccia a faccia Di Alessandro Scotti 72 RdC Giugno 2005 Economia dei Media Libri Colonne sonore STEVEN SPIELBERG Il regista di E.T. dagli esordi ai giorni nostri: riedizione speciale in cinque titoli ALWAYS – PER SEMPRE Con Audrey Hepburn, John Goodman, Richard Dreyfuss Genere Drammatico AMISTAD Con Djimon Hounsou, Morgan Freeman, Nigel Hawthorne, Anthony Hopkins, Matthew McConaughey, Genere Drammatico PROVA A PRENDERMI Con Christopher Walken, Tom Hanks, Leonardo Di Caprio Genere Commedia DUEL – SPECIAL EDITION Con Dennis Weaver, Tim Herbert, Charles Peel, Eddie Firestone Genere Drammatico SUGARLAND EXPRESS Con Goldie Hawn, William Atherton, Ben Johnson, Michael Sacks, Steve Kanaly, Genere Drammatico Distr. Universal UN’ATTENZIONE PARTICOLARE VA AL DUEL DEGLI ESORDI. EXTRA DA COLLEZIONE Clamorosi successi di pubblico e di incassi, storie fantastiche interpretate da attori monumentali: nel gotha della cinematografia contemporanea Steven Spielberg è questo. Il regista di origini ebree, nasce a Cincinnati e, dopo numerose peregrinazioni in lungo e in largo per gli States, si stabilisce in California. Dopo essersi diplomato alla Arcadia High School di Phoenix, lavora a lungo per la televisione prima di approdare al grande schermo, coronando così il suo vero sogno. In attesa dell’imminente Guerra dei mondi, la Universal lo omaggia ora con la riedizione di alcuni dei suoi titoli più o meno celebri. Tra gli scaffali ritroviamo così Always (Per sempre) del 1989, con Audrey Hepburn e Richard Dreyfuss (il suo attore di elezione): storia dolce e drammatica, in cui si confondono morte, amore e speranza. In Dvd anche Amistad (1997), sui limiti dei principi democratici americani, che si rifà a un episodio realmente avvenuto nel 1839 per parlare del dramma degli schiavi africani deportati negli Stati Uniti e il più recente Prova a prendermi, con Leonardo Di Caprio e Tom Hanks, ispirato alla biografia di Frank Abagnale jr., truffatore precoce e trasformista, che già all’età di vent’anni aveva messo a punto una serie di riuscitissimi colpi, spacciandosi per pilota, medico e avvocato. Risale invece al 1974 Sugarland Express con William Atherton e Goldie Hawn, odissea con epilogo tragico, di una donna che fa evadere il marito dalla prigione in cui è detenuto per andare a trovare il figlio affidato a genitori adottivi. Fra i titoli riproposti nella collezione, un’attenzione particolare va a Duel, opera prima di un giovanissimo Spielberg, che allora aveva appena 24 anni. Inquietante metafora sulla minaccia che incombe sull’uomo moderno, il film è segnato da una crescente suspense, che accompagna l’inseguimento di una macchina da parte di un camion che cerca inspiegabilmente di uccidere l’autista. Magistrale esempio di grande talento, nasce da un soggetto suggestivo, ma povero di elementi, che segnala subito l’abilità del regista a raccontare per immagini. I successi si susseguiranno da allora a ritmo serrato. Pubblico e critica rimarranno immediatamente affascinati dal suo stile narrativo avvincente e dal ricorso a effetti speciali straordinari (sempre in funzione della storia) in pellicole che ormai sono diventate veri e propri classici della cinematografia. Restano stampati nella memoria collettiva film come Lo squalo (1975) e Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977). Verso la metà degli anni Ottanta, ormai incontrastato re dei botteghini, Spielberg dà una svolta significativa alla sua carriera dedicandosi a lavori più impegnati e complessi con un’attenzione nuova ai temi sociali; nascono così Il colore viola (1985) e due anni dopo L’impero del sole. Continua, nel frattempo, la creazione di pellicole di intrattenimento: nel giro di un lustro escono tre film memorabili: I predatori dell’arca perduta (1981) E.T. L’extra-terrestre (1982), Indiana Jones e il tempio maledetto. Il decennio successivo sancisce la piena maturità della vita artistica di Spielberg con Schindler’s List (1993), vincitore di 7 Oscar. telecomando DVD Faccia a faccia Economia dei Media Libri Colonne sonore RAY Con il suo Ray Taylor Hackford (Ufficiale e gentiluomo) guadagna due premi Oscar e il plauso del pubblico, rapito dal fascino delle note del grande jazz di Ray Charles. Il film ripercorre la vita del musicista nero da due tragici episodi di infanzia (la morte del fratellino e il sopravvenire della cecità), fino all’enorme successo, gli amori delle donne e del pubblico. L’edizione DeLuxe del dvd (in doppio disco) include 28 minuti inediti, performance musicali e scene eliminate, un documentario sul lavoro di interpretazione di Jamie Foxx e un approfondimento sulla figura di Ray Charles. Storie vere Dal Pianista dell’Oscar al matematico di A Beautiful Mind: quando l’ispirazione è la realtà La biografia è il genere letterario che riscuote maggiore successo nelle librerie americane. E Hollywood si adegua. Così la Universal propone in Dvd una raccolta di successi legati dal comun denominatore di ispirarsi tutti a storie vere, a fatti realmente accaduti, a vite veramente vissute. Classici il cui ricordo è legato a interpretazioni e regie magistrali, ma anche pellicole meno conosciute, il cui valore aggiunto sta nel fatto di essere veramente accadute, dove la finzione cinematografica si fa più sottile per il legame con il “vero storico”. Fra le opere note spiccano titoli come A Beautiful Mind, storia vera del premio Nobel nel 1994 John Forbes Nash Jr., matematico affetto da schizofrenia. Il pianista (Roman Polanski, 2002) che ripropone le vicende del pianista ebreo Wladyslaw Szpilman dallo scoppio della seconda guerra mondiale fino alla deportazione nei campi di concentramento. La mia Africa (in edizione speciale) si ispira al lungo soggiorno africano di Karen Blixen (qui Meryl Streep). La raccolta include, fra gli altri, edizioni speciali di Nato il 4 Luglio e Schindler’s List (il capolavoro di Spielberg sulla tragedia dell’Olocausto). Ma anche inediti del mercato home video come: La foresta di smeraldo di John Boorman, American Me diretto da Edward James Olmos e Jasper Texas, ispirato ad un episodio di efferato odio razziale che macchiò di sangue la cittadina americana di Jasper nel 1998. PROVINCIA MECCANICA Unico italiano in concorso al Festival di Berlino, Stefano Mordini getta uno sguardo su due stili di vita a confronto in un’anonima provincia italiana: da una parte quello tradizionale, dall’altra quello di una coppia sopra le righe. Marco lavora di notte, Silvia sta a casa con la figlia Sonia. Non la mandano neanche regolarmente a scuola, eppure il loro ménage sta più o meno in piedi. Almeno fin quando la bambina non verrà loro sottratta dai servizi sociali. Dove sta il giusto fra scelte di vita troppo convenzionali e stereotipate e la totale mancanza di riferimenti? La domanda di Mordini rimane aperta. Extra-Ordinari a cura di Marco Spagnoli MELINDA & MELINDA Il Dvd è lo strumento perfetto per rivedere questo film di Woody Allen. L’audio originale consente di epurarlo dall’inadeguatezza del doppiaggio italiano e apprezzarlo al meglio nella sua coralità. 74 RdC Giugno 2005 GIOVENTU’ BRUCIATA Imperdibile Special Edition in due dischi. La marcia in più sono provini, backstage e costumi: insieme agli altri extra offrono un’ulteriore rilettura del cult che ha lanciato James Dean. CIN CIN - STAGIONE 4 Una delle serie tv più amate degli anni ’80. Preziosa occasione per rivedere un giovanissimo Woody Harrelson ancora con i capelli, all’esordio in un ruolo importante. In inglese è tutt’altra cosa. NEVERLAND Kensington Park, Inghilterra vittoriana. Qui James M.Barrie, autore della fiaba di Peter Pan, fa l’incontro che lo consacrerà alla posterità. Una famiglia, malvista dai moralisti del tempo, di quattro ragazzi e la mamma vedova. E’ dalla loro frequentazione che crea Peter Pan, ispiratogli dal più piccolo dei fratellini. La ricostruzione di Forster è in assoluta sintonia con la magia di Peter. Notevoli le interpretazioni di Hoffman e Depp e gli extra con dietro le quinte, making of, interviste e fuoriscena. Commedia d’autore COSI’ FAN TUTTI Il gusto degli altri in chiave agrodolce. Dalla coppia Jaoui-Bacri, un’invettiva contro il potere e la superficialità dei rapporti umani UN TOCCO DI ZENZERO Lo sfondo è il dramma dei greci espulsi dalla Turchia in seguito alla crisi cipriota negli anni ’60. Fanis è costretto a tornare ad Atene, lasciando a Istanbul un amore bambino e un nonno amatissimo che lo ha educato alla cultura del cibo e delle spezie, come mezzo per regalare quel tocco di zenzero che migliora la vita. Diventa un grande chef nella Grecia dei colonnelli e, ormai adulto, fa ritorno in Turchia. E’ cos che Boulmetis invita con leggerezza greci e turchi per un banchetto d’armonia. THE ASSASSINATION Storia vera, e poco nota, quella a cui si ispira il giovane e bravo regista Niels Mueller per il suo The Assassination. Si tratta del tentativo di assassinio del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, da parte di un americano qualunque. 1974, Samuel Bicke è un venditore di mobili depresso e abbandonato dalla moglie, convinto che Nixon incarni il Male di cui il mondo è vittima, fino a pensare di ammazzarlo. Atmosfere e interpretazioni straordinarie. Sean Penn dà volto con intensità al protagonista. Ritorno agrodolce della premiata ditta Agnes Jaoui – Jean-Pierre Bacri. Il gusto degli altri è questa volta più amaro. Alla base della virata stilistica, lo spostamento del baricentro dal trascinante attore alla Lolita protagonista. Sarcasticamente agli antipodi rispetto alla ninfa di Nabokov, è una cicciottella e goffa ragazza alle prese con un padre troppo distratto e ingombrante. Per richiamare (e reclamare) la sua attenzione, lei alza la voce: strilla, litiga, canta. Ma lui, non a caso proprio Bacri, è troppo egoista ed ebbro della sua fama per ascoltarla. Scrittore di successo, le preferisce la giovanissima compagna, gli amici, la disperata caccia all’ispirazione. Attorno a questo triangolo, all’origine della pièce teatrale che ha dato vita al film, prende corpo la geografia umana e cui viene affidata una pungentesatira del potere. L’habitat di riferimento è quello della borghesia intellettuale francese: Regia Agnes Jaoui cantanti, scrittori e musicisti, che Con Con Marilou potrebbero però anche essere architetti, Berry, Agnes Jaoui, avvocati, commercialisti. Non uno zoom Jean-Pierre Bacri Genere Commedia, sullo spettacolo, ma un grandangolo sulle dinamiche e i risvolti del potere. Colore Come di consueto per la coppia Jaoui e Distr. Lucky Red Bacri, spunti e tematiche si frammentano nel caleidoscopio di reazioni offerte dalla coralità del cast: c’è chi fugge, chi apre gli occhi, chi si redime. Pur senza scivolare nell’happy-end hollywoodiano, ad avere la meglio sarà ovviamente chi ha meno da perdere. Chi, cioè, alle sirene del potere è più sordo e distante. Interessante, anche grazie allo spessore della coppia di cineasti, la sezione degli extra curata da Fabio Ferzetti. Agnes Jaoui e Jean-Pierre Bacri (lui sempre amabilmente scontroso e con la sigaretta in bocca) si prestano prima a interviste individuali e poi alla domande dei giornalisti, in occasione della conferenza stampa italiana del film. Non mancano poi i tradizionali trailer, anche in lingua originale, e le scene tagliate. Anche queste un prezioso strumento per comprendere economia e logiche del film, si aggiungono a filmografie, presentazione del cast e ricca galleria fotografica. DIEGO GIULIANI DA NON PERDERE LE INTERVISTE NEGLI EXTRA AI DUE CINEASTI Giugno 2005 RdC 75 telecomando DVD Faccia a faccia Economia dei Media Libri Colonne sonore Di Paolo Aleotti FOTO: PIETRO COCCIA Saverio Costanzo Mario Monicelli Pensieri in libertà su arte, televisione e vita La nostra rubrica è un’arena nella quale si confrontano, a volte scandalosamente, tipi di registi e autori davvero diversi. Anche stavolta l’accostamento può apparire azzardato. Da un lato uno tra i maggiori maestri del nostro cinema, il grande Mario Monicelli, novanta anni suonati, che ci ha regalato gioielli indimenticabili quali I soliti ignoti, La Grande Guerra, L’Armata Brancaleone, e che alla sua veneranda età non si ferma e anzi parte con una nuova produzione che finirà di girare quest’estate in Africa. Dall’altra un regista trentenne, Saverio Costanzo, che alla prima uscita ha già convinto 76 RdC Giugno 2005 tanti, per l’originalità, l’impegno, la scrittura del suo Private. Qualsiasi comparazione tra i due è assolutamente impossibile. Ma lo specchio del confronto riflette, assieme alla grande distanza anagrafica e culturale, anche armoniose assonanze. GLI ESORDI Costanzo Private nasce da un viaggio in Palestina durante il quale ho avuto la fortuna di incontrare la storia che dà vita al film: l‘occupazione forzata da parte di un gruppo di soldati israeliani della casa di una famiglia palestinese. Nella famiglia però non si respira l’odio. Allora mi sono chiesto: come fanno ad La vera sfida è oltrepassare la finzione: il documentario impone sforzi titanici per tenere viva l’attenzione del pubblico esorcizzare la guerra in questo modo? La risposta è un’idea metaforica: raccontando il “privato”, emerge il mondo che c’è al di fuori di quella casa. E avendo nella mia vita sempre tentato “percorsi” sui luoghi, era naturale arrivare anche al cinema con un racconto che rispettasse l’unicità di luogo e spazio. Monicelli Al cinema mi sono avvicinato attraverso il 16 mm. Stiamo parlando ormai di altri secoli, di altri millenni. All’inizio degli anni ’30, accanto alla Mostra del cinema di Venezia (quella regolare, 35 mm) esisteva una Mostra a passo ridotto. Il premio consisteva nell’essere ammessi a fare l’assistente ritrai. Quando lo stesso soggetto lo metti in scena rischi invece di venir meno al rigore, all’attenzione. Anche per questo, non sento Private come il mio primo film, ma come il proseguimento di un dialogo apertosi con i documentari. Monicelli Lavorare come aiuto di tanti bravi registi mi ha evitato i timori degli inizi. E invece oggi, alla mia età, ho il batticuore. Sto per andare in Africa, a girare Le rose del deserto, sulla campagna di Libia. Non è un seguito vero e proprio de La Grande Guerra, però la sostanza è la stessa. Simbolizzata da due eserciti, uno ben guidato e ben fornito e l’altro, invece, quello italiano, con gli stessi mezzi usati 25 anni prima. Nella seconda guerra mondiale c’ero anch’io. Ma neanche allora ebbi paura, convinto come gli altri che avremmo combattuto per qualche mese e avremmo vissuto un’avventura senza pericoli. Ora invece un po’ di paura ce l’ho. Per il set in Africa, so che sarà disagevole e faticoso, ma speriamo che me la cavo. IL MESSAGGIO DEL CINEMA Costanzo Non so cosa sia per me il cinema, mi sembra un mondo tanto grande. Ma so che la povertà di mezzi è una mia necessità per creare un’atmosfera molto forte e per poter lavorare nell’intimità. Intendo il cinema come muro bianco e attore senza troppi costi di produzione. Monicelli Per me il cinema è raccontare cose interessanti che possano far pensare qualcosa, magari anche divertendo. Ma non è solo divertimento puro, o straniamento. Penso che se uno ha qualcosa da dire debba dirlo. Certo non è obbligatorio. SENZA BANDIERE, SENZA ETA’ o qualsiasi altro lavoro a Cinecittà. Avevo 16 anni, e fu così che entrai nel cinema: dalla porta di servizio. Il primo filmetto a passo ridotto fu I ragazzi della via Pal, ancora ai tempi del muto. Ma l’esordio vero avvenne poi, assieme a Steno, nel ’46 o nel ’47. Quando iniziammo a lavorare con Totó, Fabrizi e tanti altri. Monicelli Nel modo di far cinema mi sono evoluto per conto mio. Se fai il falegname, il cinematografaro, il ballerino, qualsiasi mestiere insomma, devi imparare da quello che sei. Fai esperienza, errori, cerchi di trovare il tuo linguaggio. E inevitabilmente lo raggiungi. LA CRESCITA Monicelli Per me il documentario è la forma più importante e difficile di espressione, perché sei costretto all’interno di binari rigidi dall’attenzione che devi mantenere verso la realtà. Fondamentali sono il rispetto, la delicatezza per ciò che Costanzo Sono nato e cresciuto da solo, con una produzione all’arrembaggio. Ho cominciato chiedendo prestiti alle banche. Poi per fortuna Istituto Luce e Rai mi hanno dato una mano. ATTENZIONE E BATTICUORE La gavetta mi ha aiutato ad affrontare gli esordi senza timore. Oggi, a 90 anni, mi ritrovo con il batticuore di un giovane Costanzo Credo che Private abbia ottenuto un buon successo perché non ho pensato di fare un film “italiano”. Non ho seguito alcuna tradizione, ho fatto un film che non possiede una sua nazionalità, benché la troupe e la produzione fossero tutte italiane. Ma il modo di raccontare era osservare e non entrare nel cuore dei sentimenti. Un prodotto più simile alla tradizione nordeuropea, senza faziosità. Un film che tende a non vuole prendere posizione, benché parta da un assunto politico forte e chiaro. Inevitabile, quando c’è un popolo che occupa e uno che è occupato. Monicelli Il segreto della mia longevità è che mi tiene sveglio il cinema. Mentre il cinema non ha bisogno di me per stare sveglio. Ha già tutti questi registi giovani. Sono loro che tengono sveglio il cinema (che tiene sveglio me). Giugno 2005 RdC 77 telecomando DVD Faccia a faccia Economia dei Media Libri Colonne sonore Di Franco Montini Sconti d’estate Biglietti ridotti e offerte di fine stagione. Per contrastare l’esodo in sala, gli esercenti le provano tutte Il mercato cinematografico italiano è attestato da qualche anno sui 115 milioni di biglietti annui. Nonostante l’incremento di schermi delle ultime stagioni, l’auspicato decollo che ci riavvicini alle cifre di paesi europei come Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna, non si è ancora realizzato. Per raggiungere i 150 milioni di biglietti, una cifra ritenuta congrua e possibile, è necessario allargare la fascia dei consumatori, recuperando al grande schermo quel pubblico che oggi il cinema lo consuma esclusivamente in formato domestico. Per raggiungere questo obiettivo, l’aiuto di mirate campagne promozionali potrebbe essere determinante. Ne è consapevole il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali che, nonostante il complessivo taglio dei fondi pubblici destinati al cinema, sia lo scorso anno, sia quest’anno, ha stanziato ad hoc specifiche risorse. Nel 2004 sono stati impegnati 400mila euro per la campagna “cinema d’estate”, che avrebbe dovuto favorire l’allungamento della stagione. Quest’anno la cifra è stata raddoppiata. Si tratta ancora di risorse modeste, che tuttavia meriterebbero di essere spese meglio di quanto accaduto finora. Lo scorso anno lo stanziamento è arrivato con colpevole ritardo: pochi chi sono accorti dell’iniziativa e il risultato è stato assai modesto. Ma non è andata molto meglio quest’anno con la Festa del Cinema, per la quale le associazioni di categoria, gli esercenti di Anec e Anem e i distributori aderenti all’Unidim, hanno impegnato centomila euro. L’iniziativa prevedeva che nei quattro giorni della festa, chiunque acquistasse un biglietto intero ricevesse in omaggio un “bigliettone”, presentando il quale alla cassa di ogni cinema, dal 25 al 28 aprile, si aveva diritto, senza alcun limite, a un ingresso scontatissimo al prezzo di 1,50 euro. Quasi un milione di spettatori hanno approfittato della promozione. L’incremento di presenze in sala è stato assai sostanzioso rispetto agli stessi quattro giorni della settimana precedente, ma di poco superiore agli spettatori che avevano frequentato il grande schermo negli stessi giorni del 2004, durante i quali si erano I fondi per le promozioni sono quasi raddoppiati. Il numero dei titoli è però ancora molto limitato 78 RdC Giugno 2005 venduti 840.000 biglietti. A dispetto di alcune ottimistiche dichiarazioni delle associazioni interessate, il risultato è stato in definitiva modesto, ma non poteva essere altrimenti. Troppo breve la durata dell’iniziativa e complessivamente sbagliati i mezzi attraverso cui è stata promossa, perché gli spot sono passati quasi esclusivamente nelle sale cinematografiche e di conseguenza il pubblico che non frequenta il grande schermo non è stato informato. Errato poi il meccanismo, perché lo sconto scattava solo successivamente all’acquisto di un biglietto intero, col risultato che la festa ha incrementato solo una maggiore frequentazione da parte degli spettatori già abituali; ma soprattutto assai carente l’offerta. In Francia, dove la Festa del Cinema è un autentico evento che richiama milioni di spettatori e l’attenzione dei media, in questa occasione vengono lanciati film realmente competitivi. Da noi, invece, la festa è stata organizzata senza l’ingrediente principale: i film. La cosa non sorprende perché già in passato si erano registrati eventi del genere. Basti ricordare una campagna estiva di qualche anno fa, basata sullo slogan: “il cinema non va in vacanza” e clamorosamente contraddetta da un offerto modestissima, se non del tutto assente. Quest’anno con la Festa del Cinema la cosa si è ripetuta. Quale sarebbe stato il risultato se alla Festa fosse stata abbinata l’uscita di film come Le crociate o Star Wars III? L’auspicio è che qualcosa possa cambiare per ciò che riguarda la campagna dedicata alla promozione estiva 2005, per la quale saranno impegnati 700 degli 800.000 euro, messi a disposizione dal Ministero dei Beni Culturali. I risultati dipenderanno in gran parte dai film che saranno proposti nei mesi estivi. Molti sostengono che l’estate 2005 sarà l’anno della svolta e sbandierano gli ottanta titoli previsti in uscita fra maggio e luglio. Ma le previsioni appaiono ancora una volta eccessivamente ottimistiche; anzitutto non si deve considerare maggio un mese estivo e fra giugno e luglio, dopo varie cancellazioni e rimandi autunnali, ci sono solo due grandi film in uscita: Batman Begins il 17 giugno e La guerra dei mondi il 29 giugno. E allora, una volta di più, viene da pensare che nel cinema italiano ai grandi annunci non seguano quasi mai i fatti. Per la svolta ne riparliamo il prossimo anno. Giugno 2005 RdC 79 telecomando DVD Faccia a faccia Economia dei Media Libri Colonne sonore Di Francesco Bolzoni Teorie, film, interpretazioni Cristo al cinema Dizionario ragionato per neofiti e appassionati Gesù e la macchina da presa. Dizionario ragionato del cinema cristologico Dario Edoardo Viganò Lateran University Press Roma 2005 pp. 384, € 30,00 Questo Dizionario ragionato del cinema cristologico studia, secondo l’ottica socio-semiotica (scuola Bettetini), un tema trascurato o frettolosamente considerato dalla storiografia “classica”. Il titolo precisa: Gesù e la macchina da presa. Il secondo termine assume rilievo nelle pagine introduttive dell’ampia e direi necessaria trattazione di Dario Edoardo Viganò che si articola in tre parti (nella prima, a carattere teorico, non mancano giudizi condivisibili su alcuni film ispirati alla vita di Gesù, seguono una filmografia di ben 168 titoli e un’esauriente bibliografia). Personalmente non credo che “la narrazione cinematografica diventi filtro di pre-comprensione“ del Testo biblico; essa, tolte pochissime eccezioni, appartiene a “ un religioso che assomiglia […] a una nebulosa gassosa”, compresi quei kolossal hollywoodiani dove la figura del Figlio di Dio è “privata dei suoi aspetti più disturbanti e scomodi e relegata negli angusti steccati di una morale asettica”, il dono dell’Eucarestia è ridotto a momento patetico e i miracoli sono spesso descritti con enfasi da guitti. Al Vangelo si arriva per altre strade che non sono quelle del cinema. Ciò detto bisognerà lodare la chiarezza con cui Viganò riassume i termini di una questione fondamentale per un racconto cinematografico che, magari a fini divulgativi, si rifaccia alle pagine evangeliche. “Tradurre è sempre movimento di interpretazione”, avverte Viganò, e lo è in particolare allorché siamo davanti a una “trasmutazione per cui i segni linguistici vengono interpretati attraverso sistemi di segni non linguistici”. Così, troppo spesso, la traduzione che non può rinunciare alla fedeltà si trasforma in tradimento. Più feconda della via dell’interpretazione mi pare quella del “cinema delle parabole”, nel cui ambito rientrano opere aperte a “un senso non semplicemente religioso, ma specificatamente cristiano” (quasi una risposta alle sfide della storia alla luce del Vangelo). Ben scelte, nel libro, le fotografie, accurata la bibliografia, nella filmografia utili appaiono gli accenni alle vicende produttive di alcuni film, ben resa la “fabula”, assente un giudizio storico-critico sulle singole opere che avrebbe aiutato il lettore, soprattutto il giovane lettore, a districarsi nella selva dei titoli, a muoversi con maggiore agio “sul terreno del testo cinematografico e dipanare il non facile rapporto fra il cinema e la storia delle storie”. Da non perdere a cura di Giorgia Priolo IN VIAGGIO C. Bragaglia e D. Falcioni, Gedit Edizioni, € 14,00 Il viaggio, archetipo strutturale della letteratura prima e del cinema poi, è il tema attorno al quale ruotano i saggi contenuti un questo terzo volume di Film/Letterature. Curato dalla professoressa di Storia e critica del cinema Cristina Bragaglia, insieme con Davide Falcioni, il saggio spazia dal nostos di Ulisse a 2001 : Odissea nello spazio fino a Una storia vera di David Lynch, proponendo un’affascinante indagine sul rapporto tra letteratura e cinema, che è anche un invito al viaggio non solo come processo di conoscenza, ma anche come ricerca e scoperta di un nuovo sguardo sul mondo. 80 RdC Giugno 2005 MAURIZIO NICHETTI M. Causo e C. Chatrian, Effatà Editrice, € 15,00 Una lunga intervista, saggi critici e bellissime fotografie in bianco e nero per raccontare una delle personalità più eclettiche del cinema italiano: Maurizio Nichetti, comico, regista, creatore di spot pubblicitari, fido collaboratore di Bruno Bozzetto, direttore di opere liriche, precursore della sperimentazione digitale, autore e attore di film come Ratataplan, Volere volare, Ladri di saponette. In una lunga conversazione, Nichetti ripercorre qui le tappe del suo percorso artistico. Completano questo bel ritratto del Charlot di casa nostra le testimonianze dei collaboratori di sempre Guido Manuli e Angela Finocchiaro. HOLLYWOOD, IL PENTAGONO E WASHINGTON Jean-Michel Valantin, Fazi Editore, € 15,00 Lo sbarco in Normandia, il Vietnam, la recente tragedia dell’Iraq: di fronte ad eventi di questa portata, come si porrebbe oggi l’opinione pubblica del mondo intero, senza operazioni medianiche come il salvataggio della soldatessa Jessica Lynch, oppure film come Il giorno più lungo, Caccia a Ottobre Rosso e Rambo? Documenti alla mano, l’esperto di strategia Jean-Michel Valantin, azzarda una serie di ipotesi, introducendoci nelle pieghe della relazione pericolosa tra l’industria cinematografica e i centri del potere politico-militare americano. Un saggio di storia recente di attualità imprescindibile. CINEMA & GENERI 2005 A cura di Renato Venturelli, Editore Le Mani, € 12,00 Dal noir francese, alla commedia sociale inglese e il nuovo horror spagnolo: nel panorama europeo di un tendenziale risveglio del cinema di genere, soltanto il cinema italiano sembra ancora refrattario a ricercare in questa macchina narrativa forte la possibile riconciliazione tra industria e mito, tra autore e pubblico. Utile e stimolante, questo ricco volume curato da Renato Venturelli aiuta a riflettere sull’evoluzione dei generi sondando il presente con un occhio al futuro. Tra un intervista a Joe Dante e un saggio sul cinema di Hong Kong, c’è anche spazio per divertirsi. Giugno 2005 RdC 81 telecomando DVD Faccia a faccia Economia dei Media Libri Colonne sonore Di Ermanno Comuzio Visto da vicino LA FEBBRE Regia Alessandro D’Alatri Musica Fabio Barovero & C. Scrivo “Barovero & C.” perché al musicista in carica si aggiungono collaboratori che forniscono canzoni o pezzi vari: la parte del leone spetta comunque a Barovero, in quanto a lui si deve la caratteristica musicale di questo film, cioè l’ uso della banda. L’ex Mau Mau si avvale infatti quasi sistematicamente, ormai, di complessi bandistici (soprattutto della Banda Jonica), come ha dimostrato in Dopo mezzanotte e Se devo essere sincera. Un uso che in La febbre ha un significato particolare. Infatti il defunto padre del protagonista faceva parte, come clarinettista, della banda municipale, circostanza che il regista presenta tra il patetico e l’ironico, conforme all’atteggiamento nei confronti di tutta la vicenda. Svolta appunto con toni che ondeggiano dal compassionevole al risentito al comico nel delineare l’apprendimento alla vita di un giovanotto di provincia (Cremona, nella fattispecie). E allora dentro con la musica della banda, colorita anche quando suona marce funebri, affermandosi come spiritoso contrappunto in altre circostanze, come quando è eseguita in un night con tanto di “cubiste” in azione. E poi ci sono i cori operistici e l’Inno di Mameli, il tutto (la concezione musicale appartiene allo stesso regista) in salsa piccante. Inequivocabile il segno dell’ex Mau Mau: sua la banda che accompagna gioie e dolori Per tutti i gusti Senza senso THE RING 2 MANUALE D’AMORE Buonvino è uno dei migliori giovani compositori italiani. Qui non ha però molte occasioni di emergere, costretto alla panchina da musica d’ambiente o musica di sfondo. Qualche piccolo episodio (scalette onomatopeiche per una vigilessa arrabbiata, una canzone sarcastica per un abbandono) non portano la palla in porta. 82 RdC Giugno 2005 PROFONDO BLU Dovreste vedere questo film con le orecchie tappate. Constatereste che le immagini, per quanto ottime, da sole risulterebbero piatte e fredde. Chi dà vita, enfasi, colore, volume a tali immagini è proprio la musica. Si può dire che stavolta siano i suoni, sinfonicamente opulenti, a “fare” il film. CRIMEN PERFECTO Bravo Roque Banos, spagnolo dell’ultima generazione. Suona su diverse tastiere, ma sempre con un aguzzo senso dell’umorismo. La storia viene sbertucciata da note ribattute tipo Herrmann per Hitchcock, da citazioni di Piccioni e Morricone, dal ricorso a Pompes and Cicunstances di Elgar. Pompe funebri, ma da ridere. Regia Hideo Nakata Musica Hans Zimmer Insopportabile musica che fin dalla prima inquadratura fa bum-bum, continuando con effettacci elettronici. Si dia una calmata, Zimmer. Despota di una factory di discepoli a sua immagine e somiglianza. La sua è una musica fatta a macchina in tutti i sensi. Viaggio sulla luna Abbonamento RdC 400 milioni di € 35 € La differenza è solo nel prezzo Desidero ricevere i 10 numeri della Rivista a € 35,00. Allego la ricevuta del versamento effettuato sul C.C.P. 223016 intestato a: Ente dello Spettacolo, via Giuseppe Palombini 6, 00165 Roma. Resta inteso che avrò tutte le garanzie riservate a chi si abbona. Buono da compilare in stampatello e spedire in busta chiusa (oppure inviare via fax allo 06/6637321) a: Ente dello Spettacolo, via Giuseppe Palombini 6, 00165 Roma. COGNOME E NOME INDIRIZZO C.A.P. CITTA’ PROV. TELEFONO DATA COD. FISC. FIRMA Informativa ai sensi dell’art.13, D. lgs. 196/2003 I suoi dati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente da Ente dello Spettacolo - titolare del trattamento - al fine di gestire il Suo rapporto di abbonamento. Responsabile del trattamento è: Ente dello Spettacolo - Via G. Palombini 6 - 00165 Roma - la quale, appositamente autorizzata, si avvale di Direct Channel Srl - Via Pindaro, 17 - 20128 Milano. 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