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Nonsolozombie
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Dead
Il nuovo
Batman
TORNA L'UOMO
PIPISTRELLO.
ANCORA PIÙ DARK
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PUNTI DI VISTA
A che punto è la critica?
FOTO: LUCIANO CASACCIA
F
Sam Shepard in Don’t
Come Knockin’ di Wim
Wenders
rC
acciamo gli auguri a Ciak per il 20° compleanno ma notiamo,
con stupore, la mancata inclusione della Rivista del
Cinematografo nel novero dei periodici italiani del settore. In
un articolo sullo status quo della pubblicistica nazionale apparso
sul numero di maggio, il critico Paolo Mereghetti ha dimenticato di
citare proprio la più antica rivista di cinema. Negli anni la RdC ha
subito un’importante trasformazione: dal bianco e nero è passata al
colore, è approdata in edicola e oltre a cambiare direttore ha mutato
contenuti e veste grafica (ne approfittiamo per ringraziare Gabriele
Salvatores che mostra in due sequenze di Quo Vadis, Baby? uno dei
dossier più riusciti della nostra Rivista: quello sullo spettatore cinematografico). Da qualche tempo, nel tentativo
di coniugare l’attualità con l’approfondimento, realizziamo inserti monografici dedicati di volta in volta ad
argomenti diversi. Vorremmo segnalare lo speciale sui grandi produttori del passato, sul martirio laico e cattolico,
sulle famiglie del nostro cinema e sull’interazione uomo e macchina. Ricordiamo, inoltre, a Mereghetti che nel
2008 compiremo 80 anni.
I nostri complimenti più sinceri vanno invece a Thierry Fremaux, direttore artistico del festival di Cannes, che
ha lavorato sodo per riportare la manifestazione alle glorie del passato. Una buona selezione di film (21 titoli
interessanti in competizione, tra cui il bistrattato Don’t Come Knockin’ di Wim Wenders e due che svettavano su
tutti: Three Times di Hou Hsiao-hsien e Caché di Michael Haneke) si è aggiunta a una perfetta organizzazione,
nonostante le file, le perquisizioni e la folla oceanica. Impeccabile e brillante (imperdibile il duetto con Alexander
Payne alla premiazione di Un certain regard), Fremaux è stato il motore di una macchina che non ha perso un
solo colpo. Compreso il finale ad effetto con fuochi di artificio.
Ora tocca a Venezia e a Marco Müller, incoronato a sorpresa qualche giorno fa dal quotidiano francese Libération.
Dal suo festival ci separa ancora l’estate, ma come anticipiamo nell’inserto di questo numero, su qualche nome si può
già scommettere. E’ il caso, tra gli altri, di Michele Placido con Romanzo criminale, La bestia nel cuore di Cristina
Comencini e George Clooney con Syriana. Appena qualche titolo, da una stagione che abbiamo radiografato nel
dettaglio, per raccontarvi cosa ci attende al cinema fino a Natale. Ce n’è per tutti i gusti, come sottolinea la copertina del
nostro speciale: Keira Knightley reginetta romantica in Orgoglio e pregiudizio, Valeria Golino alla prova della maternità
nella Guerra di Mario, l’attesissima poesia di Benigni ne La tigre e la neve. E poi ancora tanti altri, pronti per la sala o
quasi, come i nuovi film di Gabriele Muccino, Gianni Amelio, Paolo Virzì.
d
CINEMA - TELEVISIONE - RADIO
TEATRO - INFORMAZIONE
Nuova Serie - Anno 75 Numero 6
Giugno 2005
In copertina Batman Begins
Direttore Responsabile
Dario Edoardo Viganò
Caporedattore
Marina Sanna
Progetto grafico e Art Director
Alessandro Palmieri
Hanno collaborato
a questo numero
Andrea Agostini, Paolo Aleotti,
Luciano Barisone Francesco
Bolzoni, Andrea Borgia,
Ermanno Comuzio, Rosa Esposito,
Cesare Frioni, Diego Giuliani,
Leonardo Jattarelli, Stefano Masi,
Massimo Monteleone, Franco
Montini, Roberto Nepoti, Peter
Parker, Luca Pellegrini, Federico
Pontiggia, Giorgia Priolo, Angela
Prudenzi, Lorenzo Raganelli,
Valerio Sammarco, Alessandro
Scotti, Marco Spagnoli, Chiara
Tagliaferri
Proprieta’
Ente dello Spettacolo
Editore
Ente dello Spettacolo
Direzione e amministrazione
Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma
Tel.(06) 663.74.55 - 663.75.14
fax (06) 663.73.21
e-mail: [email protected]
Registrazione al Tribunale di
Roma
N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al ROC N 2118
Del 26/9/01
Pubblicita’ e sviluppo
Renato Geloso
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Servizio cortesia abbonamenti
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Stampa
Società Tipografica Romana S.r.l.
Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM)
Finita di stampare il 30 maggio 2005
Distributore esclusivo
A. & G. Marco S.p.A.
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Associata A.D.N.
Abbonamento per l'Italia
(10 numeri) 35,00 euro
Abbonamento per l'estero
(10 numeri) euro 103,29
Associato all'USPI
Unione Stampa Periodica Italiana
Iniziativa realizzata
con il contributo
della Direzione
Generale Cinema –
Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
Giugno 2005 RdC 3
sommario
Numero 6 Giugno 2005
Cover story
18 Batman Begins
Atmosfere più dark per il
nuovo capitolo della serie.
Con Christian Bale dietro la
maschera
(Leonardo Jattarelli)
22 I mille volti del supereroe
Tra cinema e televisione
(Massimo Monteleone)
Servizi
6 Sorpresa Cannes
Un ottimo festival con una
giuria eccentrica
(Marina Sanna, Luciano
Barisone)
24 Barbora Bobulova
Ancora un ruolo tormentato
per l’attrice di Cuore sacro
(Leonardo Jattarelli)
28 Fenomeno Kung Fusion
Dall’Oriente la formula
vincente di Stephen Chow
(Rosa Esposito)
30 Gli zombie di Romero
Horror & politica in Land of
the Dead (e gli altri)
(Federico Pontiggia, Massimo
Monteleone)
Speciale
35 Di che genere sei?
Romantico, avventuroso,
drammatico: anticipazioni
per tutti i gusti. Tra titoli,
protagonisti e tendenze
della prossima stagione
(hanno collaborato: Rosa
Esposito, Diego Giuliani,
Federico Pontiggia. A cura
di Marina Sanna)
4 RdC Maggio 2005
Keira Knightley
eroina di
Orgoglio e
pregiudizio
I film
56 Star Wars - Episodio III: La
vendetta dei Sith
58 Quo Vadis, Baby?
59 Tu chiamami Peter
59 Il silenzio tra due pensieri
60 Le pagine della nostra vita
60 Steamboy
61 Kung Fusion
62 Sin City
63 I Heart Huckabees
63 I colori dell’anima - Modigliani
64 Mundo civilizado
64 Luci nella notte
65 La mia vita a Garden State
66 L’orizzonte degli eventi
67 Last Days
67 White Noise
68 My Summer of Love
68 Cielo e terra
69 I fatti della Banda della Magliana
(Luciano Barisone, Diego Giuliani,
Leonardo Jattarelli, Stefano Masi,
Massimo Monteleone, Roberto
Nepoti, Luca Pellegrini, Federico
Pontiggia, Angela Prudenzi,
Lorenzo Raganelli, Valerio
Sammarco, Marco Spagnoli)
Le rubriche
6 Emir Kusturica, l’enfant terrible
30 Il j’accuse di Romero
24 Barbora Bobulova attrice in carriera
12 Katie Holmes e Tom Cruise
12 Tutto di tutto
News, tendenze, festival
(Andrea Agostini, Andrea
Borgia, Diego Giuliani, Massimo
Monteleone, Peter Parker)
72 Dvd & Extra-Ordinari
Novità, edizioni speciali
(Alessandro Scotti, Marco
Spagnoli)
76 Faccia a faccia
Saverio Costanzo e Mario
Monicelli
(Paolo Aleotti)
78 Economia dei media
Promozioni d’estate
(Franco Montini)
80 Libri
Cristo al cinema
(Francesco Bolzoni, Giorgia
Priolo)
82 Colonne sonore
La febbre, Profondo blu, The
Ring 2
(Ermanno Comuzio)
Gennaio 2005 RdC 5
CANNES,
L’ENFANT
TERRIBLE
Un festival di qualità all'insegna della responsabilità collettiva, il
dialogo interrazziale e la ricerca della paternità.
Con una giuria eccentrica e un verdetto a sorpresa
Di Marina Sanna
Il vero enfant terrible della 58a
edizione non è stato quello
premiato dei fratelli Dardenne ma
il presidente di giuria Emir
Kusturica che ha lasciato pubblico
e stampa di stucco, annullando
ogni sorta di previsione e
scommessa. Un verdetto
all’insegna della globalizzazione ha
6 RdC Giugno 2005
infatti chiuso una delle
edizione più belle degli ultimi
anni, per qualità, glamour e
organizzazione. Da qualche
tempo, la Croisette languiva e
alberghi e cinefili ne
risentivano. Le giurie al contrario
erano più appassionate e
determinate, vedi Patrice Chereau
I fratelli Dardenne, vincitori della Palma
d’Oro con L’enfant
FOTO: PIETRO COCCIA
I L D O P O F E S T I VA L
Il presidente
della Giuria Emir
Kusturica
Giugno 2005 RdC 7
I L D O P O F E S T I VA L
Il premiato
L’enfant.
Sopra Michael
Haneke
che in barba alle regole ha
premiato due volte l’americano
Gus Van Sant o Quentin
Tarantino che, a torto o ragione,
ha dato la Palma d’Oro al
documentario politico Fahrenheit
9/11. Quest’anno a cinque minuti
dalla fine regnava l’incertezza,
Robert Rodriguez in prima fila con
cappello da texano, teneva le dita
incrociate e fiato sospeso. La Palma
a L’enfant dei Dardenne ha
spiazzato chi prevedeva ori e allori
per il significativo Caché
dell’austriaco Michael Haneke o
per il visionario messicano Carlos
Reygadas (Batalla en el cielo) o
ancora per uno dei migliori film in
competizione: Three Times del
taiwanese Hou Hsiao-hsien. La
tradizione ha vinto
sull’innovazione, lo conferma il
premio della giuria a Shanghai
Dreams, melo di buona fattura con
implicazioni socio-politiche. E la
scelta di dare la Palma a Tommy
Lee Jones come miglior attore per
il suo film d’esordio The Three
Burials of Melquiades Estrada deve
essere parsa vagamente bizzarra
anche a lui, a giudicare dalla faccia.
Il più accreditato sembrava Daniel
Auteuil, per le splendide
performance di Caché e di Peindre
ou faire l’amour dei fratelli Larrieu.
In seconda battuta, Jérémie Renier
per L’enfant e Michael Pitt per
Last Days di Gus Van Sant. La
suspense che ha accompagnato
l’assegnazione dei premi la dice
lunga però sulla qualità dei film,
nonostante il parere contrario di
Kusturica (“il livello medio della
competizione non era altissimo,
c’erano cinque o sei titoli molto
interessanti ma non c’era
assolutamente quello che svetta e si
impone da solo”).
UOMINI E POPOLI
Con più o meno ispirazione i più
grandi autori del cinema
contemporaneo hanno raccontato
la responsabilità individuale e
collettiva dell’uomo di fronte ad
altri popoli: primo tra tutti Caché
in cui una storia privata diventa
quella pubblica di un’intera
nazione; Kilomètre Zero di Hiner
Saleem sulla tragedia dei curdi
“gassati” dagli iracheni; Free Zone,
variazione sul tema del conflitto
arabo-israeliano di Amos Gitai; il
giapponese Bashing di Kobayashi
LA RIVINCITA DI HANEKE
A Caché un doppio riconoscimento: dalla giuria ecumenica e dai critici internazionali
Doppio riconoscimento per
Caché di Michael Haneke. Il
film vince il premio della
giuria ecumenica e si
aggiudica anche il Fipresci
della critica internazionale.
La prima, composta da sei
membri di religione
cristiana provenienti da
Svizzera, Francia, Egitto e
Italia, ha assegnato il
riconoscimento con la
seguente motivazione:
8 RdC Giugno 2005
“Con uno stile asciutto il
regista Michael Haneke
evoca la complessità delle
responsabilità dell’uomo
davanti al passato e alla
Storia, attraverso la
vicenda intima di un critico
letterario e uomo di
televisione filmato a sua
insaputa”. In un momento
di conflitti e tensioni
internazionali, il messaggio
lanciato dal film del regista
autriaco acquista ancora
maggiore forza,
richiamando l’uomo ai
propri doveri nei confronti
dell’intera collettività. Una
menzione speciale è,
invece, andata al film
africano Delwende (Lèvetoi et marche) di S. Pierre
Yameogo. Ad Haneke va
anche il Fipresci,
assegnato dalla critica
internazionale.
PUNTO CRITICO
Hong Sang-soo, Alain Cavalier, Tommy Lee Jones: quando lo sguardo
sull’uomo diventa la forza del cinema Di Luciano Barisone
Il cinematografo è uno strumento
di conoscenza. Non qualcosa che
pretende di insegnare, ma
qualcosa che si muove alla
scoperta del mondo. Le certezze
non fanno parte del suo orizzonte.
Ciò a cui giunge è piuttosto
un’improvvisa illuminazione che
nasce dal caso. Dal caso e dalla
predisposizione. Stare in attesa
della rivelazione, prepararla,
creare un dispositivo perché essa
si manifesti: tutto ciò ci ricorda
che il cinema è un’arte
fondamentalmente
antropocentrica. Percorso di
immanenza in cerca del
trascendente, esso scruta il reale
(o l’immaginario) a misura d’uomo.
È proprio questa sua radice prima
Il regista coreano
Hong Sang-soo.
Accanto Three Burials
di Tommy Lee Jones
ad emergere dal programma del
Festival di Cannes 2005. Vale la
pena di segnalarlo perché questa
sua qualità rischia di essere messa
da parte nel momento in cui il
mercato lo intravede solo come
merce e in quanto tale lo snatura,
insistendo sull’artificioso, sul
virtuale, sul meccanico. La scelta
del festival è stata invece quella di
mostrare i film come altrettanti
momenti di resistenza dell’umano,
contro tutte quelle forze che
insistono a ritenere gli esseri solo
dei numeri, buoni per il commercio
e l’accumulazione di capitali. Da
questo punto di vista, opere come
Le filmeur di Alain Cavalier, Les
artistes du théâtre brûlé di Rithy
Panh, Avenge But One of My Two
Eyes di Avi Mograbi, Keuk Jang
Jeon (Racconto di cinema) di Hong
Sang-soo, Three Times di Hou
Hsiao-hsien e The Three Burials of
Melquiades Estrada di Tommy Lee
Jones si avvicinano decisamente
al rispetto dell’essere umano e
alla dignità dello sguardo. In quei
momenti di intimità di corpi e
pensieri rivelati dagli appunti
filmati di Cavalier (momenti in cui
la vita prende il sopravvento sulle
intenzioni e l’uomo deve
prenderne atto, seguirne il corso,
registrarne gli eventi), in quegli
sguardi degli attori cambogiani di
Rithy Panh, chiusi fra un passato
tragico e un presente incerto
(sguardi in cui lo smarrimento fra
verità e finzione fa scaturire forte
la commozione), in quella vis
polemica che accompagna la
schiacciante testimonianza di Avi
Mograbi (una forza dolorosa e
visionaria che smaschera ogni
ipocrisia sullo status mentale
degli israeliani), in quel dialogare
di verità e menzogna che
accompagna tutto il lavoro di Hong
Sang-soo (una corrispondenza che
nega l’insorgere di ogni amoroso
senso), in quel riflettere sui tempi
della Storia e del cinema fatto da
Hou Hsiao-hsien (una riflessione
che la dice lunga sul pudore e
l’impudicizia del mondo), in quel
racconto iniziatico di Tommy Lee
Jones (un racconto che non fa
distinzione fra i corpi distribuiti al
di qua e al di là delle frontiere),
noi come spettatori viviamo
qualcosa che ci appartiene, ci
riconosciamo nei personaggi, nei
gesti dei corpi, nei movimenti
ineffabili dei volti. Le immagini, i
tempi della loro durata, le
traiettorie dei corpi ci dicono di
più di quanto le parole non dicono.
Il cinema assolve così alla sua
prerogativa di arte dello sguardo mezzo che guarda, che lascia
intravedere, che nega alla vista lasciando allo spettatore il
compito “edificante” di proseguire
il lavoro e il piacere di dialogare
con la propria intelligenza.
Giugno 2005 RdC 9
I L D O P O F E S T I VA L
Jessica Lange e
Bill Murray in
Broken Flowers di
Jim Jarmusch
presente”, mentre la curda Belcim
Bigin in Kilomètre Zero è più
caustica: “Il passato lo conosciamo,
il presente è tragico, per fortuna
non abbiamo futuro”. Il flusso
della memoria ispira anche Three
Times, ambientato in tre epoche
diverse: 1960, 1911 e 2005.
UN PIZZICO DI VIOLENZA
Come preannunciato non è
mancata la violenza: il fumettone
Sin City gronda sangue in bianco e
nero (a volte anche in rosso), Batalla
en el cielo contiene una scena a
effetto come Caché, Manderlay è
ancora più feroce se possibile di
Dogville. Ma fatta eccezione per Sin
City, la violenza non è mai fine a se
stessa, come tentano di dirci
Cronenberg (sottovalutato come il
suo protagonista Viggo Mortensen)
e più maldestramente Tommy Lee
Jones.
10 RdC Giugno 2005
NEL NOME DEL PADRE
La ricerca o il rifiuto della
paternità ha attraversato in modo
trasversale il festival: se in Broken
Flowers di Jim Jarmusch (Gran
premio) Bill Murray è il prototipo
di un uomo fallimentare nel
rapporto con l’altro sesso, in Don’t
Come Knockin’ di Wim Wenders
(altro sconfitto della 58a edizione)
Sam Shepard, anche lui alle porte
della vecchiaia, si ritrova a fare i
conti con due figli di cui ignorava
l’esistenza. Di paternità (negata) si
parla nel rigoroso Enfant dei
Dardenne, dove il giovane Bruno
vende per poche migliaia di euro il
bimbo appena nato e in The King
(in concorso in Un certain regard)
in cui il pastore protestante
William Hurt rinnega il frutto di
un peccato di gioventù (Gael
Garcia Bernal), salvo riconoscerlo
quando ormai è troppo tardi. La
lista è lunga, di padri e figli si parla
anche nel Three Burials di Tommy
Lee Jones, in Quando sei nato non
puoi più nasconderti, in History of
Violence di David Cronenberg e di
nuovo in Caché di Haneke.
TEMPO E MEMORIA
STORICA
Il tempo ha una funzione storica o
nostalgica. In Broken Flowers Bill
Murray dice: “Del passato non
posso fare più niente, del futuro
non so nulla, mi resta solo il
L’ENFANT PRODIGE
Dietro le quinte il direttore artistico
Thierry Fremaux ha lavorato per
riportare il festival francese ai fasti
del passato. Impeccabile, divertente
(imperdibile il duetto con Alexander
Payne alla premiazione di Un
certain regard) e rigoroso è stato il
motore di una macchina perfetta.
Ora tocca a Venezia.
I PREMI
Palma d’Oro
L’enfant di Jean-Pierre
e Luc Dardenne
Gran Premio
Broken Flowers di Jim
Jarmusch
Attrice protagonista
Hanna Laslo in Free
Zone di Amos Gitai
Attore protagonista
Tommy Lee Jones in
Three Burials of
Melquiades Estrada di
Tommy Lee Jones
Miglior regia
Caché di Michael
Haneke
Migliore sceneggiatura
Guillermo Arriaga per
Three Burials of
Melquiades Estrada
Premio della Giuria
Shanghai Dreams di
Wang Xiaoshuai
FOTO: PIETRO COCCIA
Frémaux è stato
il motore di una
organizzazione
perfetta. Rigore
e qualità hanno
contraddistinto
la sua direzione
artistica
dove una volontaria giapponese
viene rifiutata in patria dopo essere
stata liberata dagli iracheni;
Manderlay di Lars von Trier, in cui
la schiavitù dei neri è pretesto per
parlare degli errori del presidente
americano Bush.
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TuttoDiTutto
in carriera
Piccola Katie
Da Dawson’s Creek alle braccia di Cruise. Parabola della giovane Holmes: che
al glamour e al successo preferisce le bambole
Ve la ricordate Dawson’s Creek? La serie
televisiva ambientata in una cittadina tipo
Paperopoli, dove nessun guaio è talmente grosso
da non poter essere risolto a fine puntata, e
dove ci sono Joey e Dawson che si amano più di
Giulietta e Romeo? Lei - calzoncini corti, occhi
blu con pagliuzze dorate e aria incantevole – di
notte fa una cosa bellissima: si arrampica per la
scala e bussa alla finestra di lui. Joey, alias Katie
Holmes, è cristallizzata in quest’ immagine. Dalla
tv al cinema ha appeso i calzoncini al chiodo e
cercato di scrollarsi di dosso l’aria da ragazza
12 RdC Giugno 2005
della porta accanto: in The Gift, per esempio,
terrorizza Cate Blanchett fluttuando da defunta
tra gli alberi. Ma con quelle guance alla Heidi,
Katie non ce l’ha proprio l’aria di una che
combina i guai. A supportare questa tesi, sue
disarmanti dichiarazioni: ammette candida che il
miglior regalo mai ricevuto è stato la casa dei
sogni di Barbie, e cantare al karaoke è il suo
passatempo preferito. Insomma, si diverte a
definirsi noiosa, ma la sensazione è che la
ragazza sia tutta furbizia e determinazione.
E se fino ad ora, cinematograficamente
parlando, per lei vale un po’ quella cosa che
diceva Platini - “una punizione di seconda non è
champagne” - Katie non si è fatta scoraggiare, e
a 27 anni ancora da compiere ha piazzato un
paio di goal in rovesciata. Tanto per cominciare,
è riuscita a rubare il ruolo della bella da salvare
a Natalie Portman e Sarah Michelle
“l’ammazzavampiri” Gellar in Batman Begins:
suo sarà l’onore di entrare nella bat-caverna,
rigorosamente da svenuta, tra le braccia
pipistrellate di Christian Bale.
Ma il film su cui puntare è Schegge di April, in
uscita a luglio. Primo lungometraggio di Peter
Hedges, già sceneggiatore di un piccolo
capolavoro come Buon compleanno Mr. Grape, il
film è un raro e fortunato esempio di bassissimo
costo e massima resa. Katie, per l’occasione piena
di tatuaggi e di guai, dimostrerà di essere davvero
brava, sopravvivendo a disastrose feste del
ringraziamento, famiglie a pezzi, e una serie
infinita di rimpianti e tragedie. In anticipo sulle
copertine legate all’uscita dei due film, Katie si è
portata avanti con il lavoro, aggiudicandosi il ruolo
dell’attrice più fotografata, grazie al fidanzamento
con Tom Cruise. Sedici anni di meno e parecchi
centimetri in più non hanno fatto desistere Tom e
la favola, al momento, prevede suite imperiali
piene di rose rosse. Magari qualcuno doveva
avvisarlo che per colpire Katie al cuore bastava il
castello incantato di Barbie, ma forse questa
storia durerà di meno della prima serie di
Dawson’s Creek. E domani saremo pronti a fare il
tifo per l’amore sbocciato tra Jude Law e Sally
CHIARA TAGLIAFERRI
Spectra.
A luglio sarà al cinema con
Schegge di April: opera prima
a basso costo, dello
sceneggiatore di Mr. Grape
Giugno 2005 RdC 13
TuttoDiTutto
Coming Soon
The Wedding Crashers
Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo
zampino. Ne sa qualcosa il rubacuori
Owen Wilson, dongiovanni impenitente,
con il vizio di intrufolarsi nei matrimoni
per fare man bassa di belle invitate.
Galeotti i banchetti e la dimestichezza
coi bambini, il goliardico Casanova ci
rimette però il cuore. Non basta la spalla
Vince Vaughn a salvarlo dalla bella
Rachel Adams: è lei la damigella d’onore
assoldata dal regista David Dobkin, per
fargli mettere la testa a posto. In sala
dal 9 settembre.
Ultimissime in pillole dal pianeta cinema: tendenze, news, curiosità e anticipazioni
■ A cura di Diego Giuliani
eventi
Pronti al decollo
Titoli e protagonisti alle Giornate Professionali. A Roma, dal 21 al 24 giugno
L’ultimo Woody Allen contro gli italiani sul set.
Questo l’avvincente confronto che si
preannuncia per le prossime Giornate
Professionali, in programma all’Auditorium di
Roma dal 21 al 24 giugno. Protagonista
dell’appuntamento, organizzato come di
consueto dalle associazioni di esercenti e
distributori Anec, Anem e Unidim, sarà il
cinema dei prossimi mesi. Titoli e anticipazioni,
fra cui spicca l’anteprima italiana di Match
Point, il dramma con Scarlett Johansson e
Jonathan Rhys Myers, portato da Allen
all’ultimo Festival di Cannes. Il film, nelle sale
da ottobre per la Medusa, si inserisce in un
calendario ricco di appuntamenti. La parte del
14 RdC Giugno 2005
leone spetterà ai “Pronti, quasi pronti”, lo
spazio in cui Maurizio Di Rienzo presenterà
alla stampa anticipazioni e protagonisti della
prossima stagione cinematografica. Più snelle
delle precedenti edizioni, le Giornate
comprimono quest’anno lo spazio riservato ai
convegni, a beneficio di anteprime, trailer e
seminari. Due incontri, curati da Cinecittà,
saranno dedicati alla presentazione del “Libro
bianco dell’esercizio” e alle tecnologie digitali.
Altra novità in palinsesto, la consegna dei
Biglietti d’Oro ai migliori incassi del 2004. A
differenza del passato, la tradizionale
cerimonia di premiazione si svolgerà in
apertura della manifestazione.
strane storie
Accade domani
Il riscatto di
Maradona
Doppietta sul set per El Pibe
de Oro. Registi nel pallone:
Kusturica e Marco Risi
Maradona dà un calcio alla sfortuna. Fuori campo
da anni, El Pibe de Oro torna protagonista con
una doppietta pesante: ben due progetti che al
cinema ne ripercorreranno la parabola umana e
sportiva, dall’Olimpo dei Mondiali al disonore
delle cronache, tra miseria e nobiltà, il Napoli e
la sua Argentina. Allenatori nel pallone quasi per
caso, due registi di opposte latitudini ed
estrazioni. Il primo è il Marco Risi del Muro di
gomma e Mery per sempre, profano del futbol,
prestato a questa avventura dal cinema di
denuncia. Per il suo Maradona un budget di 18
milioni di dollari e il fischio d’inizio a Buenos
Aires il 27 giugno. Poi 16 settimane tra Argentina,
Cuba, Napoli e Barcellona e ben tre attori nei
panni del calciatore. Uno di loro, si mormora
negli spogliatoi, potrebbe essere l’italiano Marco
Leonardi di Come l’acqua per il cioccolato.
Mentre Risi si concentrerà sul lato umano della
vicenda, dai trionfi sportivi alla cocaina, opposto
è l’approccio di Emir Kusturica. In giuria a
Cannes, il regista di Underground ha ribadito
dalla Croisette: “Niente speculazioni sulla vita
privata, il mio documentario celebrerà il
Maradona artista del calcio”.
movie style
007 Missione
Game Over
L’agente Connery torna dalla Russia.
Con amore, ma in videogioco
Sean Connery torna al servizio della Corona.
Profetico il titolo della sua ultima apparizione
da James Bond: Mai dire mai, incitava
ammiccante il manifesto dell’83. Raccogliendo
forse quell’invito, eccolo di nuovo sbaragliare i
più giovani concorrenti. Piccolo particolare:
mentre i bookmakers hanno dichiarato
ufficialmente aperto il Toto-Bond per il prossimo
film, Sean Connery si chiama signorilmente
fuori: lui non reciterà in carne ossa, ma presterà
voce e sembianze a un videogame. Come già
Marlon Brando con Il Padrino, anche lui ha
puntato su un grande classico: il suo ritorno
digitale riporterà in auge storia e personaggi
del celebre Dalla Russia con amore. Il perché
dell’operazione? Connery parla di possibilità e
spazi creativi dei videogame. Una posizione
ampiamente condivisa, come conferma il
consolidarsi del binomio col cinema. In sala
arriverà presto Doom, thriller ispirato
all’omonimo cult-game e sospinto dal successo
della terza edizione del gioco. A Hong Kong, il
maestro John Woo è intanto al lavoro con la sua
Tiger Hill Games per ShadowClan, avventura per
Playstation 3, che accompagnerà il Fear &
Respect di John Singleton per Xbox. E mentre la
febbre da videogame non risparmia neanche
Bryan Singer e John McTiernan, George Romero
lancia la sfida con la riedizione de La notte dei
morti viventi.
Chi fa cosa
DI ANDREA AGOSTINI
Nation di Richard Linklater. Sulle
orme del documentario Super Size
Me, il film è stato annunciato come
un atto di accusa contro le
multinazionali del cibo e i problemi
che hanno causato alla società
americana.
■ VERHOEVEN PACIFISTA IN
TRINCEA
Paul Verhoeven denuncia i crimini di
guerra. Il regista di Basic Instinct
dirigerà Beast of Bataan, tratto dal
libro A Trial of Generals che
racconta le violenze perpetrate dal
generale giapponese Masaharu
Homma alla fine della seconda
guerra mondiale. Homma venne
■ CATALINA SFIDA IL BIGMAC
La Sandino Moreno dichiara guerra
agli hamburger. L’attrice colombiana,
candidata quest’anno all’Oscar per la
sua parte in Maria Full of Grace,
interpreterà il thriller Fast Food
giustiziato nel 1946 nelle Filippine
per le atrocità commesse nei
confronti dei prigionieri. Le riprese
inizieranno nel prossimo inverno.
■ SPIKE IN PANCHINA, STONE
SUL SET
Oliver Stone rimpiazza Spike Lee e
dirige Keanu Reeves. Questo lo
■ SINGER TORNA SULLA TERRA
Bryan Singer torna alla realtà.
Secondo quanto riporta Variety,
dopo la serie di X-Men e il prossimo
Superman Returns, il regista dirigerà
The Mayor of Castro Street. Scritto
da Randy Shilts, il film racconterà la
vera storia di Harvey Milk, il primo
consigliere dichiaratamente gay di
San Francisco, assassinato nel 1978
dall’avversario conservatore Dan
White, insieme al sindaco Gorge
Moscone.
scenario che l’Hollywood Reporter
prospetta per il thriller The Night
Watchman. Annunciato mesi fa e poi
bloccato in seguito al forfait del
regista della 25ª ora, il film sarà
sceneggiato dallo scrittore James
Ellroy. A Reeves toccherebbe il ruolo
del protagonista: un ufficiale che
trova il coraggio di denunciare la
corruzione nelle forze di polizia.
Giugno 2005 RdC 15
TuttoDiTutto
la stanza di Nicole
Appuntamento fisso con un
ammiratore mascherato.
Che si confessa alla Kidman,
per parlarle di sé, del
cinema e del mondo
Cara Nicole,
16 RdC Giugno 2005
appuntamenti
mi spiace dover tornare
sull’argomento. Il fatto, però, è che in
vista del nostro futuro insieme non
voglio equivoci, solo sincerità.
Altrimenti finiremmo come Tom che si
è portato a Roma una ragazzetta,
Katie Holmes, presentandola come la
sua nuova fidanzata. Dopo di te,
austera Nicole, ha perso
definitivamente la testa. Non saprei
come definire quella scena glicemica a
due passi da San Pietro con i fotografi
impazziti. Che tra Tom e la
ragazza/attrice di secondo/terzo piano
possa esserci del tenero è escluso. Ma
è prova/provata che dopo di te, lui
abbia perduto la cognizione della
sincerità e non voglia neppure
cercarla. Non è però di questo che
volevo parlarti, bensì ci tenevo a
tornare sull’argomento della lettera
precedente, i critici. Non vorrei che le
mie parole feroci possano essere
interpretate come impulso di rabbia
per i toni sprezzanti che spesso ti
riservano. È vero, è una cosa che mi fa
imbestialire: non sono algido come
Tom, diplomatica Nicole, e tu lo sai.
L’aspetto razionale, invece, è che non
credo davvero che i critici servano più
a qualcosa.
In Italia c’è un reality-show musicale
dove alcuni di loro sono stati
chiamati per dare i voti ai
partecipanti: tutti cantanti di
secondo piano che da anni non
hanno più successo e che, per
ritrovarlo, hanno colto al volo
l’occasione del programma
televisivo. Quello che è
desolante è che questi
critici si esprimevano come
se stessero disquisendo di
Bruce Springsteen o di
John Lennon. Per votare, li
ho visti persino alzare
delle palette di plastica,
come facevano i bambini
allo Zecchino d’Oro. Mi sono
allora chiesto cosa potesse
pensare un impiegato che
fatica per comprare un cd al
mese o andare a vedere un
film alla settimana. Ha bisogno
del critico che alza la paletta? Quel
signore è necessario perché
l’impiegato scelga e capisca
bene il film da vedere o il disco
da comprare? Francamente,
saggia Nicole, sarebbe più utile
risparmiare i soldi delle
palette e dei critici e
consegnarli
direttamente
all’impiegato.
Tuo Peter Parker
Animazioni dal mondo
Pixar, Bozzetto & Co: corti doc al festival Arcipelago
Digitali, animati, virtuali e sul web. Sono
i coloratissimi protagonisti della 13ª
edizione di Arcipelago, il Festival
Internazionale di Cortometraggi e
Nuove Immagini, in programma a Roma
dal 17 al 24 giugno. Una passerella di
alieni, mostriciattoli e meno frivoli
personaggi, con cui la manifestazione
ribadisce la sua tradizionale attenzione
per linguaggi e forme della creatività di
frontiera. All’appello dei corti animati
risponderà addirittura la Pixar di John
Lasseter: in cartellone, il suo Boundin’ a
un passo dall’Oscar lo scorso anno,
affiancherà tra gli altri anche i candidati
del 2005 e del 2002 Grapher Broke e
Copy Shop. Sempre dal pianeta cartoon
arriverà anche Loo, prima animazione in
3D del leggendario Bruno Bozzetto.
Mentre Europe in Shorts raccoglierà una
selezione dei migliori corti
internazionali di genere fantastico,
tutt’altro è lo spirito che guida
l’omaggio a Peter Watkins, cineasta
militante e ormai quasi settantenne,
costretto all’esilio artistico dall’azzardo
della sua denuncia. Filmato dello
scandalo, il documentario The War
Game, che sarà presentato in
cartellone: premiato con l’Oscar nel
1966 ma poi mai trasmesso dalla BBC,
venne censurato perché formulava
l’ipotesi di un attacco nucleare alla Gran
Bretagna. Sempre di Watkin, saranno
inoltre proposti il Diary of an Unknown
Soldier degli esordi e il successivo The
Forgotten Faces sulla rivolta ungherese
del ’56. Completano il cartellone una
personale su Gianfranco Pannone e una
retrospettiva sul cinema breve
irlandese: tra le sottocategorie della
sezione, una sarà integralmente
dedicata alla produzione in
gaelico.
Inizia la lavorazione del filmcapolavoro di Chaplin,
Monsieur Verdoux, che avrà
un’accoglienza molto
controversa negli Stati Uniti.
Da un’idea del tutto
ridimensionata del grande
Orson Welles (che pensava a
un film su Landru).
4.6.1937
La grande illusione
Esce a Parigi La grande
illusione di Jean Renoir,
memorabile pellicola
pacifista.
10.6.1997
Profundo Carmesì
15.6.1920
Alberto Sordi
Resp. Peter Hledik
tel. (00421-2) 48700042
fax. (00421-2) 48700043
E-mail [email protected]
XIII edizione della rassegna che
presenta recenti film e
documentari sull’arte. Fra le
sezioni competitive:
videobiografie di artisti, opere
studentesche.
INTERNATIONALES
FILM FESTIVAL
INNSBRUCK
Sito web www.iffi.at
Dove Innsbruck, Austria
Quando 1-5 giugno
Resp. Helmut Groschup
tel. (0043-512) 57850014
fax. (0043-512) 57850013
E-mail [email protected]
XIV edizione della rassegna
competitiva dedicata ai film
provenienti da Africa, Asia e
America Latina, o che
riguardano questi continenti. In
programma opere a soggetto,
documentari e produzioni
indipendenti.
NAPOLIFILMFESTIVAL
Sito webwww.napolifilmfestival.com
Dove Napoli, Italia
Quando 5-16 giugno
Resp. D. Azzolini, M. Violini
tel. (081) 19563340
fax. (081) 19563345
E-mail [email protected]
Nasce a Roma, nel cuore di
Trastevere, lo straordinario
interprete, doppiatore e
regista Alberto Sordi. Di lui
si ricorda la completa
dedizione al cinema italiano,
nelle sue forme più di
costume oltre che
spettacolari.
30.6.1951
Alfred Hitchcock
Esce negli Stati Uniti
L’altro uomo - Delitto per
delitto di Alfred Hitchcock.
Dal primo romanzo di
Patricia Highsmith e da una
sceneggiatura di Raymond
Chandler (che non piacque
al regista e fu
abbondantemente rivista
da Czenzi Ormone). Con
Farley Granger, Robert
Walker e Ruth Roman.
VII edizione della rassegna con
concorsi per i lungometraggi di
area mediterranea e per i
making of realizzati sul set.
Previste una retrospettiva su
Anghelopoulos, una rassegna su
Zhang Yimou e un omaggio a
Peppino De Filippo per i 25 anni
dalla scomparsa.
PALM SPRINGS FILM NOIR
FESTIVAL
Sito web
www.palmspringsfilm noir.com
Dove P. Springs (California), USA
Quando 2-5 giugno
Resp. Arthur Lyons
tel. e fax. (001-760) 8649760
E-mail [email protected]
V appuntamento col cinema di
genere “noir” e “neo-noir”. In
programma lungometraggi e
corti. Non prevede concorso.
FESTIVAL INTERNATIONAL
DU FILM D’ANIMATION
Sito web www.annecy.org
Dove Annecy, Francia
Quando 6-11 giugno
Resp. Tiziana Loschi
tel. (0033-4) 50100900
fax. (0033-4) 50100970
E-mail [email protected]
XXIX edizione dell’importante
manifestazione competitiva
europea, specializzata nel
cinema d’animazione. Diverse le
categorie: lungometraggi, corti,
serial TV, film delle scuole di
cinema.
GENOVA FILM FESTIVAL
Sito web
www.genovafilm festival.it
Dove Genova, Italia
Quando 27 giugno - 3 luglio
Resp. Cristiano Palozzi, Antonella
Sica (Ass.Cult. “Daunbailò”)
tel. (010) 2725915
fax. (010) 2725916
E-mail segreteria@genovafilm
festival.it
VIII edizione della più
importante manifestazione
ligure sul cinema e gli
audiovisivi. Due sezioni
competitive per corti e
documentari. Fra le altre
sezioni: l’omaggio a Gassman, la
formazione (Folco Quilici
incontra il pubblico) e una
rassegna sul russo Sverdlovsk
Film Studio.
SYDNEY FILM FESTIVAL
Sito web www.sydneyfilm
festival.org
Dove Sydney, Australia
Quando 10-25 giugno
Resp. Lynden Barber
tel. (0061-2) 92800511
fax. (0061-2) 92801520
E-mail
[email protected]
LII edizione dello storico
appuntamento con la
produzione mondiale di film a
soggetto, documentari,
cortometraggi, e new media. Un
concorso riguarda i
cortometraggi australiani.
MIDNIGHT SUN FILM
FESTIVAL
Sito web www.msfilmfestival.fi
Dove Sodankyla, Finlandia
Quando 15-19 giugno
Resp. Peter von Bagh
tel. (00358-16) 614525
fax. (00358-16) 614522
E-mail [email protected]
Ventennale del festival
scandinavo del “sole di
mezzanotte”, inventato dai
fratelli Kaurismaki. Non
competitivo, presenta novità
di cineasti indipendenti,
monografie di autori,
omaggi, film muti con musica
dal vivo.
MOSTRA INTERNAZIONALE
DEL NUOVO CINEMA
Sito web www.pesarofilmfest.it
Dove Pesaro, Italia
Quando 25 giugno - 3 luglio
Resp. Giovanni Spagnoletti
tel. (06) 4456643 (riferimento a
Roma)
fax. (06) 491163
E-mail [email protected]
XLI edizione del longevo
festival italiano, coerente nel
seguire percorsi originali,
tendenze sperimentali,
cinematografie e autori
emergenti. In programma titoli
inediti, più una rassegna sul
cinema coreano anni ‘90.
L’evento speciale è dedicato a
Marco Bellocchio. Incontri con
gli autori e tavole rotonde.
FILMFEST MÜNCHEN
Sito web
www.filmfest-muenchen.de
Dove Monaco, Germania
Quando 25 giugno - 2 luglio
Resp. Andreas Strohl
tel. (0049-89) 3819040
fax. (0049-89) 38190426
E-mail [email protected]
TAORMINA BNL
FILMFEST 2005
Sito web www.taorminafilmfest.it
Dove Taormina (Messina), Italia
Quando 11-18 giugno
Resp. Felice Laudadio
tel. (0942) 21142 - (06) 58333145
fax. (0942) 23348 - (06) 58333164
E-mail [email protected]
LI edizione della rassegna
siciliana, con anteprime di film
di tutto il mondo alla presenza
XXIII edizione del festival non
competitivo per nuovi film
tedeschi e internazionali.
Previste sezioni sui TV-movies e
i film per bambini, più
retrospettive.
di autori ospiti. Le due sezioni
competitive riguardano i
lungometraggi e i
cortometraggi internazionali,
con premi in denaro.
ART FILM FESTIVAL
Sito web www.artfilm.sk
Dove Trencianske Teplice e
Trencin, Repubblica Slovacca
Quando 17-25 giugno
NEW YORK ASIAN FILM
FESTIVAL
Sito web
www.subwaycinema.com
Dove New York (NY), USA
Quando 17-30 giugno
Resp. Paul Kazee
tel. e fax. (001-718) 3996359
E-mail [email protected]
IV edizione del festival
specializzato nel cinema
contemporaneo dei paesi
asiatici, in particolare le
produzioni popolari di “genere”.
Prevede un concorso.
Giugno 2005 RdC 17
festival del mese Di Massimo Monteleone
Prima proiezione in Italia del
messicano Profundo Carmesì
di Arturo Ripstein. La storia
si ispira a un fatto vero, già
alla base de I killers della
luna di miele di Leonard
Kastle con Shirley Stoler e
Tony Lo Bianco.
schegge di nostalgia Di Andrea Borgia
3.6.1946
Monsieur Verdoux
COVER STORY
18 RdC Giugno 2005
Quanto
pesa la
giustizia
Ha il duplice compito di combattere il crimine e di indossare la
maschera del nuovo Batman. Dopo George Clooney, e
soprattutto Michael Keaton, tocca allo spigoloso Christian Bale,
che confessa: “Non sono mai stato un suo fan”
Di Leonardo Jattarelli
PROBABILMENTE ENTRERÀ NELLA
Batman Begins di
Christopher Nolan.
Nelle pagine seguenti
alcune scene del film
leggenda di Hollywood. Anche se in
pochi, compreso lui stesso, avrebbero
scommesso che a quella faccia un po’
gelida e inquietante, sempre in
Equilibrium (per citare un suo film di tre
anni fa) tra Bene e Male, tra tormento ed
estasi, avrebbero potuto appiccicare
addosso la maschera dell’eroe più eroe
dell’avventura più avventura dal sapore
fumettistico: Batman. Non c’è dubbio, la
schizofrenia gli si addice, la doppia
personalità di Wayne sembra modellata
su di lui. Ma anche stavolta, davanti al
mito, il trentunenne Christian Bale riesce
a spiazzarci e confessa: “Conoscevo
Batman ma non sono mai stato un suo
grande fan. In tv era divertente e al
cinema, in verità, mi è sempre sembrato
che i veri protagonisti delle sue storie
fossero i “cattivi”. Batman - continua
Bale - in fondo non è un personaggio
così interessante, ma quando
Christopher Nolan decise di riportarlo
Giugno 2005 RdC 19
COVER STORY
nuovamente sul grande schermo, per me
è stata la garanzia che non avrebbe creato
uno dei tanti eroi della saga ma un
personaggio completamente nuovo. E così
mi sono messo al telefono e non l’ho
mollato più”. Inglese della contea di
Pembrokeshire, il bambino prodigio
dell’Impero del sole scovato da Spielberg è
cresciuto secondo i buoni principi di suo
padre David al cui fianco partecipa da
sempre a tutte le manifestazioni di Grean
Peace e del Wwf. E’ vegetariano convinto,
ambientalista, attivo promulgatore dei diritti
umani. Insomma, un bel partito, come si
dice. E ne sono convinte le sue fidanzate,
migliaia sparse in tutto il mondo, anche
quello del web, visto che Christian è uno dei
divi più “cliccati” del cyberspazio;
l’Entertainment Weekly nel suo decennale del
2000 lo ha decretato uno degli otto divi cult
degli anni ‘90 e Prèmiere lo ha eletto “attore
very hot” della sua generazione. Lui fa finta
di niente, arriccia il naso e dice: “Non
credete a quello che leggete, non dategli
retta. A me sembra tutto così strano”. In
realtà, nella vita e nella carriera di Christian
Bale, la collezione di stranezze è abbastanza
ricca. Forse mal consigliato, lui così lucido
nelle ultime scelte cinematografiche,
durante il suo cammino di attore ha
inciampato più volte: nell’edulcorato
Mandolino del Capitano Corelli, nell’action
movie Shaft, nella scelta datata 1994 di
partecipare al cast di Piccole donne. Lui, che
a soli tredici anni con il film di Spielberg
vinse il National Board of Reviews come
migliore interprete minorenne e che nell’86,
al fianco del futuro Mr. Bean Rowan
Atkinson, esordisce in un teatro londinese. Il
cinema sembra sorridergli nel ‘92 quando
Bale sceglie di partecipare al cast di Gli
strilloni, musical in cui interpreta un
rivoluzionario combattente di strada,
accanto agli “strilloni” di New York nella
guerra contro Joseph Pulitzer, magnate
dell’editoria. Non fa tremare i polsi L’agente
segreto del ‘96 ma Christian colpisce nel
segno con Ritratto di signora di Jane
Campion e da lì ha inizio un crescendo
senza precedenti, non solo in patria ma
soprattutto nei quasi sconosciuti territori del
sogno americano. Il Patrick Baterman di
American Psycho, elegante yuppie a passeggio
per Wall Street che in realtà nasconde
un’anima da spietato serial killer, fa schizzare
il già apprezzato interprete di Metroland e
Velvet Goldmine sulle vette più alte
dell’empireo hollywoodiano. Parallelamente
prende sempre più forma il ritratto, scolpito
quasi nella pietra come il suo viso
geometrico, spigoloso, di Bale signore
dell’“attimo sfuggente”, dell’uno, nessuno e
centomila pirandelliano che unisce alla
20 RdC Giugno 2005
doppiezza dell’essere e dell’apparire la
troppo spesso crudele, cinica e spietata
maschera dell’uomo moderno, corpo in
perenne lotta con la propria anima. Bale
diventa l’incarnazione del “posseduto”, il
diretto discendente delle creature da incubo
di Kafka, che non sfigurerebbe in un
romanzo di Dostoevskij, in un thriller di
Hitchcock, in un ritratto demoniaco alla
Polansky. Un frullato mandato giù tutto
d’un fiato dal Trevor del suo ultimo L’uomo
senza sonno di Brad Anderson, personaggio
malato, sperduto, allo stesso tempo vittima e
carnefice. Per lui, Bale dimagrisce trenta
chili (“sono stato a dieta strettissima, ma mi
consolava sapere che avrei potuto smettere
quando volevo”), le ossa visibili sotto un
sottilissimo strato di pelle: “Trevor? Una
vera ossessione - racconta l’attore - mi sono
sentito come posseduto appena letto il
geniale copione di Scott Kosar. Mi ha
colpito il senso di acuta paranoia che
pervade tutto il film perché vi si racconta la
storia di un uomo incapace di controllare la
realtà”. Ma allora, cosa ha da spartire
“Gli eroi moderni sono scrittori,
poeti e romanzieri: è da loro
che traggo il nutrimento vitale
per andare avanti”
Christian con l’uomo pipistrello del Batman
Begins di Christopher Nolan, che sarà
presentato in anteprima al Festival di
Taormina? “Detto così sembrerebbe nulla risponde lui - ma il ‘taglio’ dato alla storia da
Nolan, quello sì che mi appartiene. E’ una
sorta di prolungamento dei miei personaggi.
Un sequel - continua Bale - sarebbe stato
più difficile da raccontare e dunque credo
che la formula del ‘prequel’ stavolta sia
azzeccata. Siamo andati alle origini,
abbiamo fatto rinascere Batman. Il giovane
Wayne assiste all’omicidio dei genitori, poi
parte per l’Oriente dove apprende gli
insegnamenti di un maestro ninja. Tornato a
Gotham City, decide di portare avanti la sua
battaglia contro i criminali che infestano la
città”. Ma chi è l’eroe moderno secondo
Bale? Lui fa una pausa, riflette e risponde:
“Sono gli scrittori. E’ da loro, romanzieri,
sceneggiatori, poeti, che traggo ogni giorno
un nutrimento vitale”. Spiazzante, non vi
pare?
✪
Ritorno alle origini
Anche in Batman Begins, come nel fumetto di Bob Kane, dominano psicologia e atmosfere dark
Il suo personaggio nasce (non a
caso) nella New York del ’39,
quando nei cinema imperversano
Zorro e i vampiri, e il fumetto di
Superman va per la maggiore. Per
cavalcare l’ondata di successo, il
disegnatore Bob Kane ha
un’intuizione: creare una figura
complementare a quella di
Superman, notturna e misteriosa
quanto l’altra è solare. All’inizio le
avventure cartacee sono violente,
col crescere della popolarità
Batman si trasforma in paladino
del bene. Di matita in matita e di
decennio in decennio cambia look,
si scontra con robot, alieni, viaggia
nel futuro. Negli anni ottanta, dopo
un periodo di stasi, Frank Miller lo
riporta in auge con Il ritorno del
Cavaliere Oscuro, un romanzo
illustrato in quattro volumi.
Mentre il mondo se la vede con la
minaccia di una catastrofe
nucleare, Bruce Wayne si trova a
fronteggiare Joker e Due facce. E’
un trionfo: a Miller viene chiesto di
scrivere una miniserie, Batman:
Year One, in cui si raccontano le
origini di Wayne-Batman. E alla
Gotham City maledetta di Miller
sembra rifarsi l’episodio diretto da
Christopher Nolan, in cui tocca al
camaleontico Christian Bale
impersonare il nuovo eroe. Si torna
indietro nel tempo per spiegare le
motivazioni psicologiche che
inducono il giovane Wayne a
indossare la maschera: dopo
l’omicidio dei genitori, parte per
l’Asia e la sua missione diventa la
vendetta. Tornato in città, sfoga la
sua rabbia contro i criminali, con
l’aiuto del poliziotto Jim Gordon -
Gary Oldman (dalla parte dei buoni
ci sono anche Michael Caine, Liam
Neeson e Morgan Freeman).
Atmosfere anni trenta ed effetti
speciali completano il look del film
di Nolan, che dovrebbe tornare alle
meraviglie dei precedenti Burton.
MARINA SANNA
Giugno 2005 RdC 21
COVER STORY
A ciascuno il
In bianco e nero, disegnato, hip-hop o postmoderno. I mille volti del supereroe tra cinema e tv
Di Massimo Monteleone
Val Kilmer in maschera
per Batman Forever.
Sopra Clooney in Batman
& Robin la donna gatto
Michelle Pfeiffer di
Batman – Il ritorno
22 RdC Giugno 2005
“A DIRE IL VERO IL PERSONAGGIO MI PIACE,
ma credo che ci sarà sempre un problema nei
suoi confronti perché è represso. Vuole
rimanere nell’ombra, desidera restare nascosto
mentre tutti i “cattivi” (come Joker) sono
pieni di vita, vogliono mostrarsi, uscire allo
scoperto (…) ho vissuto molto personalmente
il personaggio di Batman a livello della sua
personalità scissa, della natura ambigua,
privata, tutte quelle sue zone schizoidi…”. Le
parole di Tim Burton rivelano il suo
approccio dark-psicanalitico all’UomoPipistrello, nato nel 1939 coi disegni di Bob
Kane. E confermano l’importanza rivestita dai
suoi multiformi nemici, capaci di rubargli la
scena. Il regista gli ha dedicato due film –
Batman (1989) e Batman - Il ritorno (1992) –
che hanno rilanciato il giustiziere mascherato
sul grande schermo hollywoodiano. Non era
infatti la prima volta che passasse dalla tavola
disegnata al cinema. Già nel 1943 e nel ’49
apparvero due “serial” cinematografici in
bianco e nero targati Columbia: Batman di
Lambert Hillyer e Batman and Robin di
Spencer G.Bennet. Il personaggio fu poi
adottato dalla TV per il “serial” a colori
Batman della ABC (dal 1966 al ’68), con
Adam West/Batman e Burt Ward/Robin in
veste scanzonata e “pop”, attraverso un look
variopinto contaminato con la grafica dei
fumetti. Ne derivò anche un lungometraggio
per le sale, Batman (’66) prodotto dalla Fox e
suo
diretto da Leslie H.Martinson. Nel 1979 i
produttori Jon Peters e Peter Guber
acquistano i diritti cinematografici per una
nuova versione del personaggio. Poi, negli
anni ’80, cercano uno sceneggiatore capace di
aggiornare il mito secondo la rilettura cupa e
post-moderna del fumettista Frank Miller
(The Dark Knight Returns, 1986). Saranno
Sam Hamm e Warren Skaaren a scrivere il
Batman dell’89, affidato a Burton dalla
Warner Bros dopo altre ipotesi (Ivan
Reitman, Joe Dante, Spielberg). Il film si
rivela un blockbuster d’incassi, nonostante il
“Joker” di Jack Nicholson sovrasti il
protagonista (Michael Keaton) e il ritmo non
sia entusiasmante. Schiavo del successo,
l’autore realizza un sequel ancora più
tenebroso del precedente, un “freak-show”
neo-espressionista, dominato dalla simbologia
del Doppio (uomo-pipistrello, donna-gatto,
uomo-pinguino). Il sequel non batte il boxoffice dell’altro. A dirigere quindi Batman
Forever (1995), la Warner chiama Joel
Schumacher. Burton fa solo da consulente
(non accreditato), anche se i credits lo
indicano co-produttore esecutivo. La terza
avventura prevede cambiamenti radicali di
stile, regia e interpreti. Val Kilmer sostituisce
Keaton e i cattivi sono Due-Facce (Tommy
Lee Jones) e l’Enigmista (Jim Carrey). Stavolta
c’è Robin, che Burton aveva sempre rifiutato,
e Gotham City acquista luminosità da
fumetto “hip-hop”, non più tetra e
opprimente. Scrive Entertainment Weekly: “La
regia di Schumacher manca della grandiosità
wagneriana del Batman di Tim Burton (…)
Le prime trasposizioni per il piccolo schermo risalgono agli
anni ’40. Per l’esordio in sala bisogna attendere il ‘66
Ma questo “Batman” è sicuramente più
soddisfacente del secondo. Il suo ritmo
frenetico ricorda Indiana Jones e, sul piano
delle immagini, Schumacher dirige come se
fosse un musical di Vincente Minnelli”. E
infatti tutti gli elementi – colore, movimento,
performance, carrelli e dolly vertiginosi –
rievocano i numeri musicali di Hollywood.
Batman & Robin (1997), quarto capitolo
ancora di Schumacher, riconferma l’occhio
coreografico con cui si mette in scena la
battaglia dei due eroi - Batman (George
Clooney) e Robin (Chris O’Donnell) – a cui
s’aggiunge Batgirl (Alicia Silverstone), contro il
cattivo Mr. Freeze (Arnold Schwarzenegger),
alleato con la velenosa Poison Ivy (Uma
Thurman). Dunque, Schumacher recupera
nel suo circo policromatico l’azione e il
divertissement degli anni ’30 e ’60, miscelati
come in un videoclip. Una risposta più ludica
e commerciale alle angosce neo-gotiche di
Burton.
✪
Giugno 2005 RdC 23
Bobu[love]
Mamma
PERSONAGGI
Bobu[lo
A vederla così, poco truccata, il nasino
all’insù, un piccolo neo vezzoso accanto
al labbro, gli occhi di una bambina
sognante, si direbbe che non ha età. Un
po’ fanciulla, un po’ ragazza scapestrata,
un po’ donna sensuale e decisa, non
troppo ammiccante, non poco intensa.
Insomma, non sfigurerebbe in uno Zio
Vanja di Cechov come nell’Hedda
Gabler di Ibsen . “Un avvenire dietro le
spalle”, avrebbe detto di lei Vittorio
Gassman. E in effetti la carriera di
Barbora Bobulova, l’attrice con più “o”
della storia del cinema italiano (anche se
lei italiana non è, nasce a Martin in
Slovacchia) è così ricca e diversificata da
poter parlare a ragione di una giovanenavigata interprete divenuta l’icona in
particolare dei registi che provano il
brivido della prima volta, musa di tanti
debutti nel lungometraggio. E lei
ricambia l’interesse: “Bisogna
incoraggiare i giovani - dice sorridente,
capelli biondi scarmigliati, jeans
“grunge” a vita bassa, trendy per caso -.
Amo lavorare con loro, hanno idee che
24 RdC Giugno 2005
FOTO: PIETRO COCCIA
L'attrice, premiata con il David per Cuore sacro, sarà una
madre tormentata in Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart
Di Leonardo Jattarelli
FOTO: PIETRO COCCIA
ve]
Giugno 2005 RdC 25
PERSONAGGI
arricchiscono. Per me il futuro è
nei vari Crialese, Garrone, Franchi,
Sorrentino, Pasetto”. E di
quest’ultimo regista è stata
interprete per il recente Tartarughe
sul dorso, dove è una Lei che si
muove in una Trieste intima e
straniante, alla ricerca di qualcosa
che non riesce o non vuole
afferrare: “E’ un personaggio che
mi somiglia - spiega - , insegue
un’ideale di vita ma è consapevole
che, trovandolo, potrebbe provare
dolore o rimorso. Alla fine,
accettando la sofferenza, arriva ad
una soluzione”. Barbora non ama
teorizzare sui personaggi. Lavora
sui loro movimenti, fisici e
spirituali. E’ un’istintiva “e spesso
me ne pento, perché non sono mai
convinta di aver azzeccato la scelta
giusta. Poi però mi dico che sono
stata brava“. Trent’anni, diversi
riconoscimenti importanti e un
David di Donatello per la sua
interpretazione in Cuore Sacro di
Ozpetek, la Bobulova riesce a
“mimetizzarsi” con la
contemporaneità, restituendoci
appieno le ansie, gli amori, gli
slanci delle sue donne dai mille
volti: quella di Ovunque sei di
Placido, de La spettatrice di
Franchi, de La regina degli scacchi
di Florio, di Ecco fatto diretta da
Muccino e del Principe di
Homburg di Bellocchio, oltre che
della Maria Josè televisiva. Volata
in Italia dopo aver studiato teatro
all’Accademia di Bratislava e aver
trascorso diversi anni a New York,
dove aveva vinto una borsa di
studio, Barbora un giorno, come
accade nei film, si è spogliata del
suo grembiule di cameriera (ha
fatto anche questo) in un
ristorante della Grande Mela e ha
preso il primo aereo destinazione
Cannes: “Era il mio grande
appuntamento, non potevo
mancare alla presentazione del
26 RdC Giugno 2005
Principe di Homburg accanto a
Marco Bellocchio”. La sua carriera
inizia per caso all’età di dodici
anni: “Quando accompagnai
un’amica di mia sorella per un
casting tv, il regista mi vide, mi
fece un provino e fui presa”. A 14
anni debuttava nel cinema con I
pendolari, che verrà conosciuto in
Italia grazie alla vetrina del Festival
di Giffoni. Ha poche paure (“una
di queste è camminare di notte per
le strade. Banale, ma vero”), molte
certezze (“cosa penso di me? Sono
determinata, razionale e troppo
sensibile”) un amore per tutto ciò
che non è tecnologia (“Vorrei
vivere in campagna con la tv
Donatello: cinquanta minuti ad
aspettare Cruise, ad ammirare tutti
i suoi trailer e poi a noi dicevano
‘parlate poco, altrimenti non
stiamo più nei tempi’. Ecco, ci
stiamo uccidendo da soli. E la
stampa non è esente da colpe”.
Oggi la Bobulova è sul set di Anche
libero va bene, il primo film da
regista di Kim Rossi Stuart:
“Interpreto una madre giovane,
una bulimica d’amore che ha un
rapporto un po’ complicato con
suo figlio. Prova un sentimento
eccessivo, deleterio per entrambi e
che mette in crisi lo stesso ruolo
materno. In agguato - continua c’è la tentazione di lasciare tutto,
La Bobulova in Tartarughe
sul dorso. In alto allo stand
veneziano della Rivista del
Cinematografo
“Amo lavorare coi giovani,
hanno idee che arricchiscono. Il
futuro ha il nome di Crialese,
Sorrentino, Franchi, Pasetto…”
spenta. Il bombardamento di
informazioni mi disorienta e
disturba”) e una voglia matta di
difendere il cinema italiano sempre
così bistrattato: “Colpa nostra - si
arrabbia -. Si arrotola attorno a un
ingranaggio autodistruttivo. Basti
guardare cosa è accaduto all’ultima
presentazione dei David di
di mollare la presa, di ricominciare
a vivere a modo suo”. E anche
Barbora va per la sua strada che, a
parte la parentesi mucciniana di
Ecco fatto, non prevede l’opzione
“commedia”: “Eppure mi
piacerebbe molto, ma la verità è
che è più difficile far ridere che
piangere. Ma è anche vero che in
un’epoca in cui scorrono tante
lacrime, forse bisognerebbe
scavare un po’ più in profondità,
cercare di analizzare”. Ma il
pubblico al cinema cosa chiede?
“Credo che oggi la gente abbia
voglia di leggerezza. Come dargli
torto?”.
✪
INTERVISTA
Arti marziane
Botte da orbi, ironia e filosofia zen: la ricetta di Kung Fusion
terrorizza l’Occidente. “Perché è soltanto l’inizio – dice il regista
Stephen Chow -. I cinesi colonizzeranno il pianeta Terra”
Di Rosa Esposito
28 RdC Giugno 2005
L
“L’ispirazione dei miei film è
Bruce Lee: un innovatore
che ha cambiato il corso e la
storia del cinema”
a precedente commedia è
stata un caso
cinematografico di
proporzioni mondiali.
Calcio e kung-fu la
formula vincente
di Shaolin Soccer.
A tre anni di distanza,
l’hongkongese Stephen Chow
torna nelle sale con un nuovo
cocktail di risate, arti marziali,
musica e filosofia zen, che
Quentin Tarantino non ha
esitato definire “il film che
avrebbe sempre desiderato
dirigere” e che è valso al regista
il titolo di novello Bruce Lee.
Campione d’incassi in Cina (è il
più visto di tutti i tempi) e in
Usa (nessuna pellicola straniera
è mai uscita con un numero
maggiore di copie), Kung
Fusion è anche il film che ha
aperto a Stephen Chow le porte
di Hollywood (vedi recensione a
pag. 61). A scommettere ancora
una volta sul suo successo è
stata la Sony Pictures che, in
vista dell’uscita italiana della
pellicola e approfittando della
ribalta della Croisette, ha
organizzato un “fuori
programma” al festival di
Cannes, con tanto di party a
base di star e champagne.
Un’occasione, per noi, di
chiedere al regista il segreto del
suo successo: “Alla gente
piacciono i bei film - ci dice -.
Che parlino di guerra o kung-fu
ha poca importanza, ciò che
conta per il pubblico è che sia
un buon film. Ambientato nella
Cina degli anni Quaranta, Kung
Fusion racconta la storia di
Stella, un ladruncolo da
strapazzo che sogna di entrare a
far parte della famigerata “Gang
delle Asce”. Per crearsi una fama
degna di un criminale, decide di
darsi all’estorsione e prende di
mira i residenti di un caseggiato
popolare denominato “Vicolo
dei Porci”. Quello che ignora è
che tra gli abitanti del posto vi
sono anche tre maestri di kungfu. Ma la storia non è che un
pretesto per dare il via a una
serie di caotici e coloratissimi
combattimenti, misti a balli e
canti cinesi, realizzati dagli
attori dell’Opera di Pechino e
coreografati dal maestro di
Hong Kong, Yuen Wo Ping, lo
stesso di Kill Bill, La tigre e il
dragone e Matrix. “Lavorare
con un major offre grandi
vantaggi: i soldi non mancano”
spiega Chow, mentre indica la
vista mozzafiato che si gode
dalla lussuosa suite che lo ospita
al settimo piano dell’Hotel
Martinez. Se a ciò si aggiunge il
vantaggio di aver potuto
lavorare “in assoluta libertà” il
gioco è fatto. Statura minuta,
ciuffo ribelle, aria enigmatica,
Chow ricorda anche nell’aspetto
Bruce Lee. “E’ stato il numero
uno, il migliore di tutti i tempi.
Impossibile imitarlo, è stato un
tale genio e ha portato
innovazioni talmente
importanti nel cinema, che
posso solo ispirarmi a lui, ma
non immaginare di prendere un
giorno il suo posto”. Stephen
Chow è una delle star più amate
in Asia, prima che regista è stato
attore in oltre 50 film. “Nel mio
Paese ci sono molti talenti e
l’industria cinematografica, così
come il resto dell’economia, e in
fermento già da un po’ di
tempo. Sono convinto che il
mercato cinese diventerà il più
importante del mondo, ma
siamo ancora molto lontani dal
parlare di un’invasione cinese,
soprattutto nel cinema”.
Giugno 2005 RdC 29
PERCORSI
N
FOTO: DIEGO GIULIANI
el mondo
contemporaneo, gli zombie
occupano un’enorme area deserta,
mentre gli umani cercano di
condurre un’esistenza “normale”
all’interno di una città fortificata. Si
apre così il nuovo film di George
A.Romero, che aggiunge un nuovo
capitolo alla trilogia dei morti
viventi inaugurata con La notte dei
morti viventi nel 1968 e proseguita
con Zombi (Dawn of the Dead,
1978) e Il giorno degli zombi (Day of
the Dead, 1985). Land of the Dead,
questo il titolo del film, segna il
ritorno di Romero al suo primo
amore: lo zombie-horror, di cui il
filmaker nato a New York nel 1940
è il demiurgo. Venti minuti della
nuova pellicola, interpretata da Asia
Argento, Simon Baker e Dennis
Hopper, sono stati presentati a
Cannes il 13 maggio, mentre l’uscita
italiana è prevista il 15 luglio. In
Land of the Dead – ipse dixit – i
morti viventi si sono impadroniti
del mondo, come già accadeva
vent’anni prima ne Il giorno degli
zombi. La residua società umana è
retta da un’oligarchia intraprendente
e opportunista confinata in un
grattacielo che sovrasta la miserabile
vita delle strade. Ma se dentro le
mura l’anarchia è in agguato,
all’esterno un esercito di morti
viventi si prepara ad attaccare.
Quando la sopravvivenza della stessa
Umpteen trailers laughed, then
five bourgeois Macintoshes
towed one angst-ridden trailer,
yet two lampstands
incinerated extremely purple
Klingons. Batman tickled two
30 RdC Giugno 2005
Romero no
Il regista punta il dito. E agli zombie di Land of the Dead affida un messaggio
si moltiplicano i morti viventi Di Federico Pontiggia
città è seriamente minacciata, un
manipolo di duri mercenari, tra cui
Slack / Asia Argento, è chiamato a
proteggere i vivi dalle orde dei
morti. Se il primo episodio
tratteggiava le potenzialità della
comunicazione di massa (la radio), il
secondo denunciava
metaforicamente l’antropofagia
consumistica (l’ipermercato) e il
terzo contrapponeva le ragioni della
ricerca scientifica all’autoritarismo
militare, in questo quarto capitolo
gli zombie costituiscono la cartina
tornasole per stigmatizzare il
crescente divario – nella società
statunitense e più in generale nel
mondo occidentale – tra i ricchi e i
nuovi poveri. Nel cinema di Romero
– si consideri anche il recente
Nei precedenti
film, la critica
era rivolta
al consumismo,
i mass-media
e la miopia dei
vertici militari
Incroci
pericolosi
Vampirismo, armi batteriologiche,
serial killer. Romero cambia volto, ma
conferma l’ossessione di sempre: la
mutazione genetica dell’uomo
Dal contagio degli zombie e delle armi
militari batteriologiche alla
“contaminazione” dei generi filmici e dei
miti del fanta-horror. George A.Romero
condivide col collega Cronenberg la tendenza
verso storie “epidemiche” in cui virus e
cause occulte stravolgono l’essere umano
generando mutazioni mostruose. E non si
limitano a trasmettere inquietanti anomalie
ai corpi dei loro personaggi, ma operano una
Asia Argento è
la mercenaria Slack.
Accanto il regista
sul set
Bruiser (2000) sulla folle ribellione
di un singolo soffocato dal sistema –
la macchina da presa ha sempre una
posizione morale: nei topoi del
genere horror il regista americano
inscrive le cifre di un j’accuse sulle
disforie del mondo globalizzato. Lo
zombie morto-vivente rivela, infatti,
lo status ontologico del cittadino
globale. E il fatto che dopo
vent’anni sia tornato famelico in
Land of the Dead è un presagio
inquietante.
✪
global
politico: all’ombra dell’Occidente ricco,
contaminazione tematica che rompe i confini
fra diversi archetipi e sottogeneri. In
Romero, da La notte dei morti viventi (1968)
a Il giorno degli zombi (’85), il fatto che i vivi
si mutino in “living dead” si deve al morso
delle creature decomposte. In La città verrà
distrutta all’alba (’73), invece, dei tranquilli
cittadini della Pennsylvania si trasformano in
folli assassini perché infettati dalla rete
idrica in cui è finita un’arma biologica del
Pentagono. Romero si è anche dedicato al
mito “virale” per eccellenza: il vampirismo.
Ma lo tratta come una patologia moderna in
Wampir (Martin, ’77), psicodramma di un
giovane serial-killer che si nutre di sangue
suo malgrado. La possibile spiegazione
soprannaturale è lasciata ad ambigui
flashback, ma al regista interessa il fatto
che il ragazzo verrà impalato come un
“vero” non-morto da parenti fanatici
religiosi. La mescolanza di antico e
contemporaneo, fra l’epica “fantasy” e le
comuni metropolitane, è l’idea di
Knightriders (’81, inedito in Italia), in cui i
cavalieri in motocicletta di un circo girano
l’America sfidandosi secondo i codici di Re
Artù. La riflessione sull’identità,
contaminando una lettura psicanalitica e una
surreale, è al centro di La metà oscura (’93,
da Stephen King) e del recente Bruiser
(2000), storia di vendetta di uno yuppie
dalla personalità anonima, che un giorno si
sveglia senza faccia, con un’inespressiva
maschera bianca. Qui le influenze del
fantastique si sprecano: Occhi senza volto di
Franju, L’uomo senza ombra di Verhoeven,
Darkman di Raimi e i vari Fantasma
dell’Opera. Infine, se i produttori di Resident
Evil avessero accettato lo script originario e
la regia di Romero, l’autore avrebbe riunito
in un solo film le tematiche degli zombie e
delle epidemie causate dalla scienza
governativa.
MASSIMO MONTELEONE
Giugno 2005 RdC 31
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DI CHE
GENERE
FOTO: DIEGO GIULIANI
SEI?
Romantico, avventuroso, drammatico:
nella prossima stagione ce n’è per tutti
Di Rosa Esposito, Diego Giuliani e Federico Pontiggia
Giugno 2005 RdC 33
DI CHE GENERE SEI?
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STORIE DI VITA
Il cinema italiano riflette sulla realtà. Tra affresco sociale e dimensione
privata, con Placido, la Comencini, Capuano e Campiotti
Venezia il
probabile
approdo di
Romanzo
criminale
e La bestia
nel cuore
34 RdC Giugno 2005
MICHELE PLACIDO E CRISTINA
Comencini. Romanzo criminale e
La bestia nel cuore. Due registi e
due film apparentemente agli
antipodi, che nascondono però
numerosi punti in comune. Non è
anzitutto un caso che entrambi
attingano alla letteratura: parente
sempre più prossima del cinema,
col quale divide confini di giorno
in giorno più labili, ha ispirato
anche molti altri registi italiani
adesso sul set (v. box pag. 51).
Ambiziosissimo, Placido ha deciso
di rifarsi allo straordinario
Romanzo criminale del magistrato
Giancarlo De Cataldo:
ricostruzione romanzesca,
appunto, che attraverso le vicende
della Banda della Magliana riporta
alla luce vent’anni di misteri
italiani e trame di palazzo. La
Comencini, invece, ha azzardato
addirittura l’autocitazione: suo La
bestia nel cuore che porterà sul
grande schermo a settembre,
grazie all’adattamento firmato con
>GLI ALTRI FILM
MATCH POINT
Di Woody Allen
Con Scarlett Johansson,
Jonathan Rhys Meyers
Ottobre
Non c’è niente da
ridere. Parola di
Woody Allen
Meditazione di Woody
Allen su fortuna e
casualità. Il titolo si deve
alla metafora di una
pallina da tennis che
colpisce la rete, il
risultato è un dramma
sentimentale
integralmente girato a
Londra. Scarlett
Johansson fa l’americana.
MEMORIE DI UNA
GEISHA
Di Rob Marshall
Con Zhang Ziyi, Ken
Watanabe
Dicembre
Sul regista di
Chicago piovono
stelle (d’Oriente)
Cast delle meraviglie per
il regista di Chicago. Per
adattare il romanzo di
Arthur Golden, Rob
Marshall rastrella il top
della scena asiatica: con
la protagonista Zhang Ziyi
anche Michelle Yeoh,
Gong Li e il candidato
all’Oscar Ken Watanabe.
FATELESS
Di Lajos Koltai
Con Marcell Nagy
Novembre
Viaggio nell’orrore dei
campi di concentramento.
L’ispirazione è l’omonimo
romanzo del premio Nobel
Imre Kertesz, la
prospettiva quella degli
ebrei ungheresi. Opera
prima di Koltai, che
strizza l’occhio all’amico
Denuncia da Szabo. In concorso alla
Nobel dai campi di
concentramento Berlinale.
FREE ZONE
Di Amos Gitai
Con Natalie Portman,
Hanna Laslo, Hiam Abbas
Francesca Marciano e Giulia
Calenda. Siamo qui tra il dramma
privato e l’affresco sociale: con
meno politica, più introspezione,
ma la stessa coralità del film di
Placido. Lei sceglie Giovanna
Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio,
Alessio Boni, Stefania Rocca,
Angela Finocchiaro, Francesca
Kim Rossi Stuart,
Claudio Santamaria e
Pierfrancesco Favino: i
ragazzi della Banda
della Magliana visti da
Michele Placido
Novembre
Il medioriente di
Amos Gitai: prove
di convivenza
La zona franca del titolo è
un fazzoletto di Giordania
dove la convivenza è
possibile. Il caso raduna a
bordo della stessa auto
un’americana,
un’israeliana e una
palestinese. Gitai le mette
sulla scia della Terra
promessa. Hanna Laslo
migliore attrice a Cannes.
Giugno 2005 RdC 35
DI CHE GENERE SEI?
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36 RdC Giugno 2005
La montagna è
per i giovani di
Campiotti la via
per la maturità
Inaudi. Lui punta ancora su
Stefano Accorsi, con Claudio
Santamaria, Kim Rossi Stuart e
un cast quasi tutto al maschile, in
cui tra le donne spiccano i nomi
di Jasmine Trinca e Anna
Mouglalis. Cavalli di razza che,
insieme a cabala, precedenti e voci
di corridoio, autorizzano inoltre a
supporre un comune approdo alla
Mostra del Cinema di Venezia.
Gli indizi sono anche nello
spessore delle premesse: molto più
di un noir, il Romanzo criminale
di De Cataldo è un vero e proprio
libro nero della Prima Repubblica.
Dietro soprannomi di fantasia (il
Libanese, il Secco, il Maestro),
camuffa appena velatamente storie
e volti fin troppo noti del nostro
passato prossimo. Banchieri,
politici, massoni e terroristi, che la
Storia ha fatto a vario titolo
incontrare con i ragazzi della
Banda. Manipolo di
delinquentelli, capaci di pensare
in grande e compiere così, tra gli
anni ’70 e ’80, il grande salto dalle
bische di periferia alle stanze dei
bottoni. Una parabola unica,
maturata nella zona grigia tra
istituzioni e criminalità, che gli ha
fatto lambire il rapimento Moro,
scendere a patti con i servizi
deviati, intessere rapporti coi Nar
di Giusva Fioravanti, concludere
affari con la mafia siciliana,
strizzare l’occhio alla P2 di Licio
Gelli. Non basta una divisa a
tracciare il confine, è
l’insegnamento del poliziotto
Stefano Accorsi e dello spietato
Libanese: in questa palude di
amoralità e segreti a noi
storicamente ancora così vicina,
non ci sono categorie o ruoli che
tengano. Tutt’altri, ma
ugualmente sfumati, i confini
scandagliati dalla Comencini.
Prima ancora della regista, lo
scopo della scrittrice era spingersi
al “limite”. “Capire cosa significa
oltrepassarlo e - per usare le sue
parole – mettere in
comunicazione tutti gli orrori che
ciascuno di noi nella sua vita ha
incontrato o sfiorato”. La bestia
del titolo è il punto del non
ritorno. Il superamento della
soglia che ci identifica come esseri
umani. Nabokov l’ha incarnata
nella porta della camera della sua
Lolita, la Comencini nel dramma
privato di Daniele e Sabina.
Interpretati da Luigi Lo Cascio e
Giovanna Mezzogiorno, sono due
fratelli reduci da un trauma
infantile a lungo taciuto: la
violenza subita da parte del padre,
al riparo della loro tranquilla
esistenza borghese. L’ombra del
non rimosso si staglia sulla loro
vita adulta: mentre lui ha provato
a rifarsi una vita in America, lei si
è sposata senza fare i conti con la
sua vera sessualità. Intorno a loro,
una varia umanità che si impasta e
confonde sulla tavolozza della
regista: Alessio Boni è il marito di
Sabina, Stefania Rocca e Angela
Finocchiaro le sue amiche che
scoprono di amarsi, Giuseppe
Battiston un regista in cui si
imbatte sul lavoro. Dolore e
speranza, amarezza e sorriso
convivono però in un’armonia
agrodolce che rispecchia la
complessità dell’esistenza. Per
quanto tra luci e ombre, sembra
dire la Comencini, la vita
continua. Messaggio comune
anche a La guerra di Mario con
>GLI ALTRI FILM
SOPHIE SCHOLL
Di Marc Rothemund
Con Julia Dentsch
Novembre
Dai lager a
Berlino: cronache
e applausi
Monaco, 1943. Gli ultimi
cinque giorni di Sophie
Scholl: giovanissima
militante della Rosa
bianca, arrestata e
condannata a morte per
essersi opposta al regime
nazista. Meticolosa opera
di ricostruzione, premiata
a Berlino per la regia e
l’interpretazione di Julie
Dentsch.
UN UNFINISHED LIFE
Di Lasse Hallström
Con Robert Redford,
Jennifer Lopez, Morgan
Freeman
Novembre
Solitudine e
ricostruzione dal
profondo Wyoming. Alle
spalle un matrimonio
fallito, Einar sopravvive
alla morte del figlio solo
grazie all’amico Mitch.
Tre cuori e una Penetreranno a sorpresa
capanna: Redford, la sua scorza la nuora e la
Freeman e J.Lo
nipotina undicenne.
WHITE COUNTESS
Di James Ivory
Con Ralph Fiennes,
Natasha Richardson
Valeria Golino e Andrea Renzi:
dramma di Antonio Capuano,
con cui l’autore di Luna rossa
esplora emozioni e solitudini di
due quarantenni. Spensierati fino
al giorno prima, scoprono
l’incomunicabilità grazie al Mario
del titolo: un bambino di 9 anni,
che viene dato loro in affido. Sarà
lui a dividerne approcci e
percezioni, costringendoli a un
doloroso e inaspettato bilancio.
Catartico, come quello del
Sentiero dei guerrieri della luce:
percorso di crescita e formazione,
che a settembre traghetterà i
giovani protagonisti del film di
Giacomo Campiotti
dall’adolescenza alla maturità.
Una scena del Sentiero
dei guerrieri della luce
di Giacomo Campiotti
Novembre
Protagonista assoluta la
Shanghai degli anni ‘30.
Dai circoli delle elites
occidentali ai bassifondi
degli immigrati ebrei, fa
da sfondo all’ambiguo
rapporto tra un
diplomatico americano e
Miseria e nobiltà una vedova russa. Dal
nella Shanghai
anni ‘30 pluricandidato all’Oscar
James Ivory.
VA, VIS ET DEVIEN
Di Radu Mihaileanu
Con Moshe Abebe
Ottobre
La sconosciuta epopea
degli ebrei etiopi: cronaca
di un disperato esodo
dall’Africa all’Israele,
denominato in codice
“Operazione Mosè”.
Attraverso gli occhi di un
bambino e grazie al
regista esule di Train de
Etiopia-Israele:
storia di un esodo vie.
dimenticato
Giugno 2005 RdC 37
DI CHE GENERE SEI?
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IL PAESE DELLE MERAVI
Dove Tim Burton dirige La fabbrica di cioccolato e Lava Girl incenerisce
ogni cosa. Parola di streghe, maghetti (e produttori) miliardari
E’ IL GENERE CHE MEGLIO SI SPOSA
con la voglia di effetti speciali e
quello che, negli ultimi anni, ha
regalato maggiori soddisfazioni ai
produttori di Hollywood:
fantastico al cinema è ormai
sinonimo di grandi guadagni. E se
uniamo le infinite possibilità
offerte oggi dal 3D alle
avventurose storie tratte dalla
letteratura per ragazzi e dai
fumetti, il gioco è fatto: da Harry
Potter al Signore degli Anelli, dagli
X-Men a Spider-Man, sul grande
schermo è tutto un pullulare di
streghe e maghetti, creature
38 RdC Giugno 2005
misteriose, orchi, nani, giganti e
supereroi. Nell’arco di due anni il
numero dei film di genere
fantastico arrivati nelle nostre sale
è persino raddoppiato e una nuova
ondata si appresta ad investire i
cinema italiani anche nei prossimi
mesi: dall’atteso quarto episodio
di Harry Potter al remake
cinematografico della serie tv
Samantha la strega con Nicole
Kidman. In attesa del nuovo
episodio della serie su Superman
(diretto da Bryan Singer e
interpretato dall’esordiente
Brandon Routh), del film su
Wonder Woman e del live action
Arthur del regista francese Luc
Besson, ispirato a una serie di libri
per ragazzi di cui è egli stesso
autore e doppiato dalla cantante
Madonna. Si confronta ancora
con il genere fantasy Robert
Rodriguez, che dopo la saga di Spy
Kids e la più recente esperienza di
Impennata del
genere: più che
raddoppiate le
fiabe al cinema
GLIE
Le avventure di
Shark Boy e Lava Girl.
Sotto Charlie e la fabbrica
di cioccolato di
Tim Burton
Sin City porta al cinema Le
avventure di Shark Boy e Lava Girl.
E’ la storia del piccolo Max, un
bambino di 10 anni che,
emarginato dai compagni di
scuola, trascorre le sue giornate
giocando con due amici
immaginari: Shark Boy, che ha per
metà sangue umano e per metà di
squalo, e Lava Girl, una ragazza
dai capelli di fuoco che squaglia
ogni cosa che tocca. Un giorno i
tre decidono di intraprendere una
missione. Obiettivo: dimostrare
che i sogni possono trasformarsi in
realtà. Ma il pericolo è in agguato
e ha le fattezze del malvagio Mr.
Electric, un mago intenzionato a
fare un incantesimo per impedire
ai tutti bambini di sognare ancora.
Innamorato da sempre del genere
fantastico è anche Tim Burton che
firma Charlie e la fabbrica di
cioccolato. Remake del celebre
classico del ’71 con Gene Wilder,
il film prodotto dagli ex coniugi
Brad Pitt e Jennifer Aniston si
ispirerà alla fiaba per ragazzi del
norvegese Roald Dahl. Il suo eroe
si chiama Willie Wonka, ha il
volto di Johnny Depp, due
enormi occhiali neri ed è il
proprietario della “fabbrica di
cioccolato”. Un giorno decide di
indire un concorso internazionale:
le cinque persone che troveranno
il talloncino d’oro nascosto in
alcune confezioni di dolci
potranno visitare l’industria e
attingere gratuitamente ai suoi
prodotti per tutta la vita. Tra i
cinque fortunati c’è anche il
piccolo Charlie Bucket. A lui il
magico tour nella fabbrica
riserverà non poche sorprese.
>GLI ALTRI FILM
BEWITCHED
Di Nora Ephron
Con Nicole Kidman, Will
Ferrell, Shirley MacLaine,
Michael Caine
Settembre
Dalla regista di C’è post@
per te, la versione
cinematografica della sitcom omonima
dell’americana ABC (19641972). Un produttore
scrittura per il remake
Per chi vuole della fortunata serie una
farsi stregare vera strega: Nicole
dalla bella Nicole Kidman.
I FANTASTICI QUATTRO
Di Tim Story
Con Ioan Gruffudd,
Michael Chiklis, Jessica
Alba, Chris Evans
Settembre
Dal fumetto alla
sala: supereroi e
disegnatori
L’ennesimo adattamento
di un fumetto Marvel, ma
per la prima volta il
creatore Stan Lee dopo
tanti cameo interpreta un
personaggio delle strips:
Willy Lumpkin, il vecchio
postino dei quattro
supereroi.
NARNIA
Di Andrew Adamson
Con Georgie Henley,
William Moseley, Skandar
Keynes
Dicembre
Bambini, non
aprite
quell’armadio…
Dal romanzo di C.S.Lewis:
quattro bambini londinesi
trovano accesso da un
guardaroba a una terra
mistica chiamata Narnia e
governata da una strega
malvagia. Per combatterla
devono unirsi ad Aslan, il
leone Dio di Narnia.
HARRY POTTER E IL
CALICE DI FUOCO
Di Mike Newell
Con Daniel Radcliffe,
Emma Watson, Ralph
Fiennes, Gary Oldman
Novembre
Con Il calice di fuoco
Harry Potter si fa in
quattro (film). Il maghetto
ormai cresciuto si trova a
dover competere in un
pericolosissimo torneo
internazionale tra Scuole
di Magia. Chi avrà la
Per brindare con
il maghetto meglio?
occhialuto
Giugno 2005 RdC 39
DI CHE GENERE SEI?
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VOGLIA DI TENEREZZA
Keira Knightley e Kirsten Dunst: dame in cerca di compagnia
AL CINEMA LA VOGLIA DI TENEREZZA
non finisce mai. A tenere alta la
bandiera dei romantici a oltranza
saranno, tra l’autunno e l’inizio del
2006, Keira Knightley e Kirsten
Dunst, rispettivamente interpreti
di Orgoglio e pregiudizio,
dall’omonimo romanzo di Jane
Austen, ed Elisabethtown, diretto
da Cameron Crowe. Da sempre i
libri della celebre scrittrice inglese
costituiscono terreno fertile per il
cinema e la televisione. Ragione e
sentimento, Emma, Persuasione,
Mansfield Park e L’abbazia di
40 RdC Giugno 2005
Northanger sono stati trasposti,
almeno una volta, sul piccolo o sul
grande schermo. Il più amato, e
saccheggiato, resta tuttavia
Orgoglio e pregiudizio. Più di dieci
gli adattamenti cinematografici e
televisivi ispirati a questo classico
della letteratura d’inizio
Ottocento: dal 1938, anno in cui
si gira il primo film per la tv, al
recente Matrimoni e pregiudizi,
rivisitazione in chiave
bollywoodiana firmata dalla regista
Gurinder Chadha. Sarà, invece,
una versione rigorosamente fedele
al libro quella diretta
dall’esordiente Joe Wright e
interpretata dalla Knightley. Siamo
agli inizi del 1800 in una piccola
cittadina della Gran Bretagna. La
Wright fedele a
Jane Austen.
Con Orgoglio e
pregiudizio
Keira Knightley
in Orgoglio e
pregiudizio. A sinistra
Elizabethtown
signora Bennet vive animata da un
unico desiderio: sistemare tutte le
sue cinque figlie con un marito di
estrazione sociale elevata.
L’occasione si presenta quando in
paese arrivano due facoltosi
giovanotti. Tra pettegolezzi,
maldicenze ed equivoci nascerà la
storia d’amore tra Elizabeth (Keira
Knightley) e Mr. Darcy (Matthew
MacFadyen). Un piccolo paesino
di campagna sarà anche teatro
della love story tra l’ex crociato
Orlando Bloom e Kirsten Dunst,
protagonisti di Elizabethtown. Lui
viene licenziato per aver causato
centinaia di milioni di danni alla
fabbrica di scarpe per la quale
lavorava e viene mollato, per lo
stesso motivo, dalla sua fidanzata.
Il suo morale è a pezzi e sta
seriamente meditando il suicidio,
quando a salvarlo arriva una
notizia drammatica e inaspettata:
la morte di suo padre lo costringe a
tornare alla sua cittadina natale per
assistere ai funerali. Provvidenziale,
durante il viaggio di ritorno,
l’incontro con Kirsten Dunst:
hostess sul volo che lo
riporta a casa, gli ruberà il
cuore e poi lo aiuterà a
rimettere insieme i cocci
della sua vita. Per questo
film la giovane attrice attualmente impegnata in
Francia nelle riprese
di Maria Antonietta
di Sofia Coppola ha rinunciato a
lavorare con M.
Night Shyamalan
in The Village.
Scritto dallo
stesso Crowe e
prodotto da Tom
Cruise,
Elizabethtown è
interpretato
anche da Susan
Sarandon e
Alec
Baldwin.
SETTEMBRE IN ROSA
Scarlett Johansson guida la carica delle 101: reginette da ogni angolo del pianeta,
che rispondono ai nomi di Cameron Diaz, Valeria Golino, Beyoncé Knowles…
Si tinge di rosa l’inizio
della prossima stagione
cinematografica italiana.
L’esercito delle donne, dive di
Hollywood e non solo,
sbarcherà in massa nelle
nostre sale a settembre. Ad
aprire le danze saranno
Catherine Deneuve,
protagonista con Gérard
Depardieu de I tempi che
cambiano di André Techiné, e
Scarlett Johansson. In attesa
dell’uscita in sala di Match
Point di Woody Allen e del
nuovo thriller di Brian De
Palma The Black Dahlia, la
vedremo insieme al “clone”
Ewan McGregor
nell’inquietante The Island di
Michael Bay. Vita dura anche
per Drew Barrymore che, nella
commedia dei fratelli Farrelly
Fever Pitch, scopre con orrore
di essersi innamorata di uno
scatenato fan dei Red Sox.
Sono due ruoli drammatici
quelli in cui vedremo, invece, le
italiane Valeria Golino
e Margherita Buy: la prima alle
prese con il desiderio di
maternità in La guerra di
Mario di Antonio Capuano, la
seconda costretta a far fronte
al dolore e alla solitudine dopo
essere stata lasciata dal
marito (Luca Zingaretti) ne I
giorni dell’abbandono di
Roberto Faenza. Un’esperienza
da brivido anche per Kate
Hudson che, nell’horror The
Skeleton Key di Iain Softley,
viene ingaggiata per assistere
un anziano che vive in una
vecchia villa di New Orleans e
scopre che la casa è abitata da
fantasmi in grado di
manipolare la mente delle
persone. Non passerà di certo
inosservata la “donna
invisibile” Jessica Alba,
protagonista della nuova
versione cinematografica del
fumetto Marvel I fantastici
quattro. E mentre Amanda
Peet affida all’agente della Cia
George Clooney le sue
speranze di vendetta contro i
terroristi islamici in Syriana, la
pop-star Beyoncé Knowles
sarà impegnata a scagionarsi
dall’accusa di furto nel nuovo
capitolo dedicato alle
avventure della Pantera Rosa e
interpretato da Steve Martin e
Jean Reno. Quest’ultimo
affiancherà anche Laura
Morante in L’empire des loups
di Chris Nahon, mentre
apprendiamo adesso che il
viaggio nel tempo di Keira
Knightley con Orgoglio e
pregiudizio dovrà
probabilmente attendere fino
all’inizio del prossimo
anno.
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>GLI ALTRI FILM
IN HER SHOES
Di Curtis Hanson
Con Cameron Diaz, Toni
Collette, Shirley Maclaine
Dicembre
Due sorelle
distanti 8 Mile.
Dirige Hanson
Convivenza difficile tra due
sorelle agli antipodi: una
sbarazzina ed epicurea,
l’altra rampante
avvocatessa. In comune
soltanto nonna e taglia
delle scarpe, si ritroveranno
grazie a opposte scelte di
vita. Basato dal regista di 8
Mile sull’omonimo bestseller di Jennifer Weiner.
L’UOMO DI CASA
Di Stephen Herek
Con Tommy Lee Jones
Agosto
Il ranger Lee
Jones ostaggio
delle donne
Tommy Lee Jones beato fra
le donne. Cappello a falde
larghe e divisa da ranger,
deve tenere a bada uno
squadrone di scalmanate
cheerleaders. Scopo:
proteggerle da uno
scomodo omicidio a cui
hanno assistito. Gag e
azione si tingono in corsa
di romanticismo.
THE PERFECT MAN
Di Mark Rossman
Con Hilary Duff, Chris Noth
Novembre
L’amore ai tempi
dell’e-mail.
Istruzioni per l’uso
Titolo e storia ricordano
l’ultimo film di Lucini. A
procacciare l’Uomo
perfetto è questa volta
un’adolescente, stanca
delle catastrofi
sentimentali della madre.
Dietro il piano, però, uno
spasimante virtuale. Il
problema sarà dargli un
volto, quando il
corteggiamento va a segno.
HERBIE IL
SUPERMAGGIOLINO
Di Angela Robinson
Con Lindsay Lohan
Agosto
42 RdC Giugno 2005
Sosta ai box e
cambio pilota.Al
volante la Lohan
La Disney tira a lucido il
maggiolino degli anni ’70.
Tutto matto come allora,
Herbie è questa volta nelle
mani di Lindsay Lohan. Sarà
lei a guidarlo verso nuovi
ed esilaranti successi. I
“maggiolinisti” italiani già
progettano un megaraduno
per festeggiare l’uscita in
sala del film.
RISATE
[ST]RUGGENTI
Dalla Pantera Rosa con Steve Martin a
La tigre e la neve di Benigni: felino è divertente
(ma con un pizzico di malinconia)
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E’ ITALIANA LA COMMEDIA PIÙ
>GLI ALTRI FILM
FEVER PITCH
Di Bobby e Peter Farrelly
Con Drew Barrymore,
Jimmy Fallon
Settembre
Barrymore in
panchina. Battuta
dal baseball
Rilettura yankee di
Febbre a 90°.
L’ispirazione resta il
romanzo dell’inglese Nick
Hornby, ma i fratelli
Farrelly preferiscono il
baseball: terzo incomodo
in un rapporto di coppia,
che deve fare i conti con
la stagione dei Red Sox.
L’ALTRA SPORCA
ULTIMA META
Di Peter Segal
Con Burt Reynolds, Adam
Sandler
Luglio
Reynolds di nuovo
in campo. Con 31
anni di più
Remake del (quasi)
omonimo film diretto da
Aldrich nel 1974, riporta in
campo l’allenatore Burt
Reynolds. A lui il compito di
guidare Adam Sandler, Chris
Rock e Gary Oldman nella
partita della loro vita:
quella che li contrapporrà ai
secondini del penitenziario
in cui sono rinchiusi.
THE HONEYMOONERS
Di John Schultz
Con Cedric the Entertainer,
Mike Epps
Nicoletta Braschi in La
tigre e la neve.
Accanto i protagonisti
de La Pantera Rosa
Agosto
America ieri. Da
una serie cult
degli anni ‘50
Prima era uno sketch, poi
una serie tv che ha fatto
impazzire l’America. Quasi
50 anni dopo si aggiorna in
commedia con Cedric the
Entertainer e Mike Epps.
Loro sono sempre Ed e
Ralph: amici e vicini
squattrinati, che sognano
la fortuna per far contente
le loro mogli.
BAD NEWS BEAR
Di Richard Linklater
Con Billy Bob Thornton
Ottobre
44 RdC Giugno 2005
Thornton come
Matthau: coach e
psicologo
Gli Orsi tornano in campo.
Dopo due sequel e una
serie tv, Linklater rispolvera
i pulcini del baseball e li
affida alla terapia Thornton.
All’insolito allenatore, il
compito di rimettere
insieme i cocci della
squadra e raccogliere il
ruolo interpretato da Walter
Matthau nel lontano 1976.
attesa della prossima stagione, La
tigre e la neve di Roberto Benigni.
Il film uscirà in sala il 14 ottobre,
ma sulle orme del felino si è già
messo da tempo il direttore della
Mostra del Cinema di Venezia
Marco Müller per il quale avere
Benigni in cartellone sarebbe “un
sogno”. Il film racconta la storia
di un poeta, Attilio De Giovanni
(Benigni), che pur di conquistare
l’amata Vittoria (Nicoletta
Braschi), dalla quale non è
corrisposto, non esita a cacciarsi
nelle situazioni più assurde, fino a
seguirla in Iraq all’inizio del
conflitto con gli americani. Qui
l’esuberante Attilio,
accompagnato dal grande poeta
arabo Fuad (Jean Reno), inizia la
sua guerra personale armato solo
di poesia nel paese delle Mille e
una notte. Sceneggiato dal regista
toscano insieme a Vincenzo
Cerami e prodotto dalla Melampo
della Braschi e Benigni, La tigre e
la neve è stato girato a Roma, in
Tunisia e negli studi di Papigno a
Terni. I riferimenti all’attualità
della guerra in Iraq sono espliciti:
“È un film sul presente – spiega il
regista toscano -. Abbiamo
ricostruito l’Iraq in Tunisia nel
modo più preciso possibile con gli
americani, gli italiani e la Croce
Rossa. Ma La tigre e la neve parla
molto anche della cultura araba,
un popolo cui appartiene il cielo
stellato”. Non mancherà la vis
comica che Benigni sa inserire con
delicatezza anche nelle situazioni
più drammatiche: “Sono sicuro
che questo film sarà un regalo per
tutti. Se La vita è bella era un inno
alla vita questo è un salto fino a
Sirio”. Con Jean Reno passiamo
dalla tigre cavalcata da Benigni a
La Pantera Rosa prodotto dalla
MGM e diretto da Shawn Levy,
in cui l’attore francese veste i
panni di Ponton, l’inseparabile
assistente dell’Ispettore Clouseau
interpretato da Steve Martin.
Clouseau sarà impegnato in una
doppia inchiesta: la prima
riguarda il furto del leggendario
diamante chiamato Pantera Rosa
di cui è sospettata la popstar
Xenia (Beyoncé Knowles), la
seconda – in cui David Beckham
ha un cameo - lo porterà a
indagare sulla morte
dell’allenatore di una squadra
nazionale di football. La Pantera
Rosa – di cui l’anno scorso si è
celebrato il 40° compleanno – era
anche nella prima commedia
diretta da Blake Edwards nel
1964, con Peter Sellers nei panni
dell’Ispettore Closeau, il diamante
rubato a un goielliere inglese. Fu
proprio il regista a chiedere al
cartoonist Friz Freleng di
disegnare per i titoli di coda del
suo film un felino sofisticato e
vagamente malizioso ispirato alle
movenze di James Dean, la
Pantera Rosa, poi protagonista di
una fortunata serie di cartoni
animati. Questo firmato da
Shawn Levy è il decimo film della
serie. Un altro remake “infedele”
promette di sbancare i botteghini
europei dopo aver incassato nel
primo weekend di
programmazione statunitense
quasi 22 milioni di dollari: si
Ashton Kutcher e Zoe
Saldana in Guess Who
di Kevin Rodney
Sullivan
tratta di Guess Who del regista
afro-americano Kevin Rodney
Sullivan. Rispetto al celebre
omonimo del 1967 con Sidney
Poitier, il film presenta un
cambiamento fondamentale: ora è
un bianco (Ashton Kutcher) a
dover essere accettato dalla
famiglia nera della fidanzata (Zoe
Saldana). Sullivan spiega: “Oggi i
neri sono integrati e quelli del
film rappresentano una solida
classe media, ma hanno e
rivelano, come i bianchi, i loro
pregiudizi”. A sfidarli è chiamato
il 27enne Kutcher, idolo delle
teen-ager e fidanzato con Demi
Moore, nei panni di uno yuppie
licenziato, che convive con la
ragazza nera
a New York
e che deve
guadagnarsi
il favore del
padrepadrone di
Indovina chi viene
a cena oggi: neri
e bianchi invertono
i ruoli dell’originale
lei, interpretato da Bernie Mac.
Coniugando farsa e humour
all’analisi sociologica, questo
remake di Indovina chi viene a
cena inquadra il confronto
generazionale e razziale nel
microcosmo familiare, sulle orme
dell’originale ma anche della
commedia Mi presenti i tuoi?.
Dagli Stati Uniti torniamo in
Europa con Spirito malvagio,
coproduzione franco-spagnola
diretta da Patrick Alessandrin. Il
protagonista Simon Variot
(Michel Muller) è un giovane e
brillante studente di architettura,
ma la sorte non gli arride: muore
investito dall’imprenditore edile
Vincent Porel (Thierry
Lhermitte), odiato dal ragazzo per
il furto di un suo importante
progetto. Ma la vendetta non si fa
attendere: Simon resuscita nel
corpo di Junior, il figlio tanto
atteso da Porel. Vagiti cattivi e
grasse risate.
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COPPIE IN AZIONE
Banderas & Zeta-Jones, Pitt & Jolie: eroi mascherati e amori pericolosi
SONO DI COPPIA LE AVVENTURE
più interessanti in arrivo. Il
prossimo 28 ottobre esce The
Legend of Zorro, il seguito de La
maschera di Zorro con gli stessi
protagonisti Antonio Banderas e
Catherine Zeta-Jones. Il secondo
episodio dedicato all’eroe
mascherato è ancora diretto da
Martin Campbell e arriva dopo
ben sette anni dalla prima
pellicola. Zorro sarà impegnato
nella missione più pericolosa della
sua vita, ma al suo fianco per la
prima volta avrà un valido
alleato: la moglie Elena in cappa
& spada. Dopo aver aiutato la
California a diventare il
31esimo stato dell’unione, il
giustiziere gentile si è sforzato
per prestare fede alla
promessa fatta a Elena:
tenere celata la propria
identità segreta al figlio
Joaquin di dieci anni e
condurre una vita normale
come Diego de La Vega.
Ma la forzata inattività
dura poco: le stesse forze
46 RdC Giugno 2005
che hanno cospirato per impedire
l’ingresso della California
nell’Unione, ora stanno per
realizzare un piano covato per
cinquecento anni e che rischia di
sconvolgere il corso della storia. Il
mondo ha bisogno di aiuto: la
famosa Z questa volta sarà vergata
a quattro mani. Un’altra coppia di
star hollywoodiane ha incrociato
armi e sguardi infuocati: Brad Pitt
e Angelina Jolie sono Mr. & Mrs.
Smith nell’omonimo thriller
sentimentale diretto da Doug
Liman. John e Jane Smith vivono
un’esistenza matrimoniale
ordinaria in periferia. Ma ognuno
dei due nasconde un segreto
all’altro: entrambi sono killer che
lavorano per due organizzazioni
concorrenti. Le loro due carriere
separate stanno per scontrarsi
quando ciascuno dei due scopre
che il prossimo bersaglio è il
proprio coniuge. Prodotto dalla
20th Century Fox, Mr. & Mrs.
Smith è costato ben 140 milioni di
dollari, di cui 40 destinati alla
promozione. Comunque, fatal fu il
copione e chi lo interpretò: Pitt e
la Jolie si sono innamorati sul set e
il divo sta cercando casa
nell’esclusiva zona ovest di Londra,
a circa mezz’ora di auto
dall’appartamento di
Buckinghamshire dove vive
l’eroina di Tomb Raider. La Jolie si
è trasferita a Londra lo scorso anno
assieme al figlio adottivo Maddox;
Pitt riuscirebbe a conciliare cuore e
lavoro: tra i suoi prossimi impegni
lavorativi ci sarebbe un gangster
movie inglese sullo sventato furto
al Millennium Dome nel 2000.
Sorprese
e suspense
in Mr. &
Mrs. Smith:
storia di
spie sotto
lo stesso
tetto
>GLI ALTRI FILM
INTO THE BLUE
Di John Stockwell
Con Paul Walzer, Jessica
Alba, Scott Caan, Ashley
Scott
Ottobre
Un gruppo di nuotatori
scopre il carico illecito di
un aereo affondato e si
mette nei guai con un
signore della droga.
Action made in USA con
bulli in muta, pupe in
Bulli e mute in bikini e adrenalina
azione. Contro subacquea. Spettatori in
la droga apnea?
FOUR BROTHERS
Di John Singleton
Con Mark Wahlberg, Andre
Benjamin, Tyrese Gibson,
Garrett Hedlund
Settembre
Remake too fast, too
furious del western I
quattro figli di Katie Elder
attualizzato a Detroit. I
quattro fratelli tornano
per seppellire la madre: e
se fosse stata uccisa?
Quattro coltelli Che la vendetta abbia
per quattro inizio.
fratelli
WITHOUT A PADDLE
Di Steven Brill
Con Seth Green, Dax
Shepard, Burt Reynolds
Pitt e Jolie sono
Mr. & Mrs. Smith.
Accanto Banderas
Zorro con Catherine
Zeta-Jones
Luglio
Tre amici di Philadelphia
scendono in canoa lungo il
Columbia sulle tracce di
un tesoro che
ossessionava un
compagno deceduto. Ma
la discesa sulle rapide è
più pericolosa del
previsto. Per gli spettatori
Caccia al tesoro risate assicurate.
con imprevisto
(e canoa)
LORDS OF DOGTOWN
Di Catherine Hardwicke
Con Emile Hirsch, Johnny
Knoxville, Heath Ledger,
Victor Rasuk
Luglio
La vera storia - già
raccontata nel
documentario Dogtown
and Z-Boys - dei giovani
surfisti californiani che
nei primi anni ’70
adattarono il loro stile
ribelle allo skateboard,
originando una nuova
Per un mercoledì
da leoni forma espressiva.
metropolitani
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DI CHE GENERE SEI?
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PAURE
ALLO
SPECCHIO
Syriana, L’empire des loups
e gli altri: quando la realtà mette i brividi
NELL’ERA DEL TERRORE GLOBALIZZATO
il thriller si declina in politica e
imperialismo economico. Visione
parziale ma indicativa di quanto e
come certi ambienti di Hollywood
riflettano su incertezze e atmosfere
del terzo millennio. Dopo il
recente The Manchurian
Candidate di Jonathan Demme,
non è ora un caso che a raccogliere
il testimone sia un quasi dissidente
come George Clooney. In attesa
del suo prossimo Goodnight. And
Good Luck sul maccartismo, si
presta a Stephen Gaghan per
portare sullo schermo la vera
48 RdC Giugno 2005
storia di un ex agente Cia di stanza
in Medioriente. Il titolo, Syriana,
parla di uno “stato canaglia”,
inviso alla Casa Bianca. Il risultato
è una storia di terrorismo, petrolio
e intrighi internazionali, con Matt
Damon, Amanda Peet e probabile
tappa a Venezia. Inquietudini
contemporanee dominano anche
The Island di Michaeal Bay:
contaminazione orwelliana fra il
Truman Show di Peter Weir e il
The Wall dei Pink Floyd, in cui
Ewan Mc Gregor e Scarlett
Johansson si ritrovano in
prigionieri di un’idilliaca oasi
artificiale. Come nella serie tv
anni ’60 con Patrick Mc Goohan,
l’isola si rivela però una colonia
forzata. Unico scopo: allevarne gli
abitanti per poi cannibalizzarli,
utilizzandone gli organi come
pezzi di ricambio. Più fantastico
ma non meno cupo è L’empire des
loups di Chris Nahon. Il marchio
di fabbrica è la penna di Grangé
che, dopo i Fiumi di porpora, è
tornato a scrivere e adattare un suo
libro. Sul set come allora, Jean
Reno è questa volta un ispettore
torbido e violento, alle prese con
malaffare e immigrazione dei
>GLI ALTRI FILM
STEALTH - ARMA
SUPREMA
Di Rob Cohen
Con Jamie Foxx, Richard
Roxburgh, Megan Gale
Agosto
Aerei sull’orlo
di una crisi di
nervi
Echi di War Games e di
2001 Odissea nello spazio.
L’aviazione Usa sta
brevettando un jet
“intelligente”. Mentre
sorvola l’Oceano Pacifico,
il cervellone si ribella
però all’equipaggio e
decide di scatenare una
guerra.
BOOGEYMAN - L’UOMO
NERO
Di Stephen T.Ray
Con Barry Watson, Emily
Deschnael
Luglio
La paura si nasconde nel
buio. L’uomo nero del
titolo tormenta i sogni del
protagonista da quando,
giovanissimo, gli ha rapito
il padre da sotto gli occhi.
Le ossessioni si
Non scostate risvegliano alla morte
quella tenda della madre.
Applauditissimo negli Usa.
THE INTERPRETER
Di Sydney Pollack
Con Sean Penn, Nicole
Kidman
George Clooney in
incognito per Syriana:
è l’agente Cia Robert
Baer
bassifondi parigini. Nel
vastissimo catalogo dei thriller
della prossima stagione, anche il
nuovo Red Eye di Wes Craven,
prodotto dalla DreamWorks,
l’adattamento del videogame
Doom e il ritorno al cinema del
rapper Dmx con Never Die Alone.
Ancora da segnalare L’esorcismo
di Emily Rose, che la leggenda
vuole ispirato a una vicenda
realmente accaduta in Baviera, e
Nella mente del serial killer con
Val Kilmer e Christian Slater:
anche loro prigionieri su un’isola,
saranno
vittime di un
fallito
esperimento
psicologico su
un campione
di pericolosi
assassini.
Attuali anche
le inquietudini che
ispirano L’isola
di Michael Bay
Ottobre
Intrighi all’Onu. Un
complotto ai danni di un
capo di stato africano
mette a repentaglio
l’interprete Kidman. Per
proteggere la testimone, le
viene sguinzagliato alle
costole l’agente Sean Penn.
Terroristi e Incontro di opposti e di
trame di Palazzo
(di Vetro) solitudini, per cui Annan ha
aperto il Palazzo di Vetro.
SERENITY
Di Joss Whedon
Con Nathan Fillion
Novembre
Veterani galattici e rifugiati
dello spazio. L’odissea del
capitano Reynolds inizia
con l’incontro di due
sconosciuti. In fuga dalle
forze dell’Alleanza
Universale, i tre scoprono
però che il vero nemico è
assai più vicino: a bordo
Odissea dallo
spazio: a bordo della Serenity su cui stanno
con il nemico viaggiando.
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MASCHILE PLURALE
Collezione autunno 2005: Accorsi casual, Depp scamiciato, Penn in divisa
DEPOSTA LA SPADA DA CROCIATO
brandita nel kolossal epico di
Ridley Scott, Orlando Bloom torna
diretto da Cameron Crowe in
Elisabethtown. Licenziato per le
ingenti perdite finanziarie causate a
un calzaturificio e lasciato dalla
fidanzata, torna nel paese natio del
Kentucky, rispetta le ultime
volontà del padre e sulla via del
ritorno s’innamora dell’hostess
Kirsten Dunst. Da un one-man
show sentimentale all’affresco corale
a tinte scure di Romanzo criminale
di Michele Placido, che in molti
prevedono in concorso a Venezia.
Per trasporre sul grande schermo il
romanzo omonimo di Giancarlo
De Cataldo, la meglio gioventù
cinematografica italiana: Stefano
Accorsi è il commissario Scialoja
sulle tracce di una banda implicata
in stragi e terrorismo guidata dal
50 RdC Giugno 2005
Freddo (Kim Rossi Stuart) e dal
Libanese (Pierfrancesco Favino)
con il Dandi (Claudio Santamaria)
e il Nero (Riccardo Scamarcio).
Dalla strategia della tensione ai
piaceri del palato con Johnny
Depp, che ritrova il suo regista
prediletto Tim Burton nel remake
di Willie Wonka e la fabbrica di
cioccolato, che promette di fondere
fantasy e avventura in una pralina
per famiglie. Da un assolo
alimentare al sodalizio sportivo tra
Billy Bob Thornton e Greg
Kinnear in Bad News Bears di
Richard Linklater, ambientato nel
mondo del baseball dilettantistico
tra bottiglie accantonate a fatica e
mazze impugnate con poca
convinzione. Una commedia
maschia che rifà Che botte se
incontri gli orsi, con Walter
Matthau nel ruolo del coach
LAVORI IN
CORSO
Appello estivo dai set in
cantiere. Dalla A di Amelio
alla V di Virzì
Stefano Dionisi
in Vivaldi
Buttermaker ora di Thornton. Dal
baseball al tennis con Match Point
di Woody Allen: l’istruttore
Jonathan Rhys-Meyers fa una
scalata nell’upper society inglese e si
trova a dover scegliere tra diritto e
rovescio, non sul campo, ma tra la
moglie Emily Mortimer e la new
entry Scarlett Johansson. Dalla
Londra contemporanea a quella
ottocentesca ricostruita a Praga da
Roman Polansky per il suo Oliver
Twist con Ben Kingsley nel ruolo
di Fagin. Traduzione fedele del
celebre romanzo di Charles
Dickens, il film ha un cast allbritish con Kingsley unica star
chiamato ad addestrare
perfidamente la banda di ladri di
cui entra a far parte Oliver. Da un
infido cattivo a un rude buono:
l’agente federale Sean Penn è
incaricato di proteggere la
traduttrice delle Nazioni Unite
Nicole Kidman minacciata dai
terroristi nel thriller The
Interpreter. Mentre la Kidman
confida nel potere della parola,
l’agente segreto Penn crede solo
alle azioni delle persone: gender
theory nel Palazzo di Vetro. C’è
spazio anche per il ritorno dell’eroe
mascherato Antonio Banderas in
The Legend of Zorro, il seguito de
La maschera di Zorro. Zorro per la
missione più pericolosa della sua
vita avrà al suo fianco una
spadaccina d’eccezione: la moglie
Elena (Catherine Zeta-Jones).
Kingsley star
di spicco in
Oliver Twist di
Polanski
Oliver Twist & gli altri:
Sean Penn, Orlando
Bloom e la Banda della
Magliana
Grande fermento in casa Italia.
Amelio, Moretti, Muccino, Roberta
Torre: mostri sacri e nuove
promesse sono tutti sul set (o
pronti ad uscire). La storia ha
sedotto Virzì, Winspeare e Stefano
Dionisi, ora sul set di Vivaldi – Un
prince a Venise. In attesa di Vita,
rinviato al 2006, il regista
livornese ad agosto girerà N.
(come Napoleone) con Auteuil e la
Bellucci. Slittato in autunno La
guerra privata del tenente Guillet,
per cui Winspeare si rifà alla vera
storia di un Lawrence d’Arabia
italiano, sono da poco sul set Olmi
(Cento chiodi) e Moretti
(l’antiberlusconiano Il caimano con
Silvio Orlando), mentre Muccino
Sr. inizierà ad agosto The Pursuit
of Happiness con Will Smith.
Società e politica finiscono nel
mirino di Calopresti (un film
sull’Olocausto e, come Giuseppe
Ferrara, uno sul sindacalista Guido
Rossa) e, se tutto va bene, di
Francesco Patierno con Pericle il
Nero. Di confine l’ispirazione di
Amelio: come Soavi con
Arrivederci, amore ciao (da
Carlotto), si rifà a un libro (La
dismissione) per La stella che non
c’è: Castellitto sul set, le riprese in
estate tra Genova e la Cina. Stessi
tempi per Luchetti con Una vita
scriteriata (dal Fasciocomunista),
Alessio Boni per i libri si fa in tre:
con Soavi (a giugno), in
Ricostruzioni di Andò (da
Josephine Heart) e poi Belle du
seignuer con Ludivine Sagnier (da
Albert Cohen). Sentori veneziani
per Il regista di matrimoni di
Bellocchio e Mare buio della Torre,
incrocia le dita anche Avati per La
seconda notte di nozze con
Marcoré e Katia Ricciarelli.
Giugno 2005 RdC 51
DI CHE GENERE SEI?
A
N
I
M
A
Z
I
O
N
E
L’ARCA DI NOE’
Bestiario fantastico dal pianeta sala: tra zebre, gorilla e pulcini pasticcioni
L’irriverente
SpongeBob e Gino il
pulcino Disney.
Accanto
Madagascar
52 RdC Giugno 2005
NE È PASSATA DI ACQUA SOTTO I
ponti da quando l’orfanello
Bambi faceva commuovere le
platee di tutto il mondo, un
gruppo di topolini canterini
cuciva un abito da sera a
Cenerentola e Lilli e il Vagabondo
s’innamoravano di fronte a un bel
piatto di spaghetti al pomodoro.
Eppure, oggi come allora, è
ancora l’universo degli animali a
stimolare la fantasia di disegnatori
e animatori. Via via, nello zoo di
Cartoonia hanno trovato casa
l’elefantino Dumbo e il Re Leone,
101 piccoli dalmata e gli
Aristogatti, Ciuchino e Winnie
the Pooh. E ancora formiche,
scoiattoli preistorici e un branco
di galline in fuga. La capitale
dell’animazione si prepara ora ad
accogliere Gino Pulcino e i suoi
amici per le penne. Chicken Little
è il titolo del film che narra le loro
avventure. Tutto ha inizio quando
Gino, un polletto scarmigliato,
dall’aria spaurita e un po’ miope,
viene colpito in testa da una
ghianda e, scambiatala per un
pezzo di cielo caduto sulla terra,
scatena un attacco di panico
collettivo nella fattoria in cui vive.
Proprio quando, tra mille
difficoltà, sta per riconquistare la
fiducia dei propri amici, un pezzo
di cielo finisce realmente nell’aia.
Affiancato da un tacchino
sindaco, un pesce fuor d’acqua,
un’anatra che sogna di diventare
cigno e un maialino di 500 chili,
Gino tenterà di far luce sul
misterioso avvenimento.
In rotta per Cartoonia anche i
protagonisti di Madagascar: il
vanitoso leone Alex, l’ippopotamo
Gloria, la zebra Martin e
l’ipocondriaca giraffa Melman,
accompagnati da due curiose
lemuri e da una comitiva di
pinguini psicotici. Imbarcato su
MOSTRI DI
PLASTILINA
Wallace & Gromit alla prova del
lungometraggio. Da febbraio, alle
prese con un coniglio mannaro
Wallace & Gromit prendono le
misure. Dopo i tre Oscar in
“corto”, i pupazzi di plastilina
degli Aardman Studios osano
finalmente il loro primo
lungometraggio. Già il titolo del
film, in Italia da febbraio, è tutto
un programma: Wallace & Gromit
e la maledizione del coniglio
mannaro. Figlia dell’accordo
coproduttivo con la DreamWorks,
la megaproduzione diretta da
Nick Park e Steve Box affonda le
radici nel lontano 1999. I due
erano ancora al lavoro su Galline
in fuga, quando in un fumoso pub
inglese, cominciarono a
fantasticare di una grande
impresa. Sketch, bozze e disegni
schizzati sui tovaglioli di carta
sono oggi un’esilarante realtà. Un
una nave diretta in Africa, dopo
essere evaso dallo zoo di New York
e aver cercato di “parlare” agli
abitanti della Grande Mela, il
gruppo naufraga, a causa di una
tempesta, sull’isola di
Madagascar. I quattro amici si
godono felici la riconquistata
libertà, ma proprio quando tutto
sembra andare per il meglio, il
contatto con l’ambiente
circostante li mette di fronte alla
loro reale natura e, con grande
sconcerto, Alex scopre che i leoni
mangiano le zebre. Anche le
scimmie sono in fermento: a
Natale arriverà direttamente dalla
Nuova Zelanda il gorilla King
Kong, che per l’occasione si è
Madagascar, King Kong
e, sotto, Wallace &
Gromit
rifatto il look e ha trovato una
nuova fidanzata, la diva Naomi
Watts. Ad accompagnarli nel loro
avventuroso viaggio sarà il regista
Peter Jackson.
Finirà, invece, nello stesso
acquario, con il pesciolino Nemo,
la Sirenetta e gli squali mafiosi di
Shark Tale, la spugna di Spongebob
Squarepants. Star televisiva di
fama mondiale, Spongebob
approda al cinema con un thriller
sottomarino, nel quale si
improvvisa investigatore per
ritrovare la corona di Nettuno e
salvare la vita al suo capo accusato
del furto. E ha trovato alloggio in
città anche la sfortunata Sposa
cadavere di Tim Burton.
ridente paesino della campagna
inglese: i bobby pattugliano le
strade, i giorni scorrono uguali.
Tutto da copione, fino
all’attesissima sagra dell’ortaggio
gigante: evento degli eventi,
minacciato però dalle razzie di
famelici coniglietti. Contro di loro
scende in campo la “S.W.A.T.
Antipesto”, la squadra di Wallace
& Gromit per la difesa di
zucchine, carote e patate.
L’imprevisto li attende già al
secondo intervento: di fronte a
una vera e propria distesa di
infestanti coniglietti da debellare,
la soluzione dei due assomiglia a
un’aspirapolvere. Uno dopo l’altro
i roditori vengono risucchiati nel
marchingegno, ma poi che farne?
Gromit suggerisce un corso di
riabilitazione: un lavaggio del
cervello, per convincerli della
nocività di carote e verdure. Nel
corso dell’esperimento qualcosa
va storto. E da una
contaminazione alla
Frankenstein, nasce il primo
coniglio mannaro della storia del
cinema.
Giugno 2005 RdC 53
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Il colore, i ricordi, la genialità
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iFilmDelMese
58
62
Quo Vadis, Baby?
Sin City
59 Tu chiamami Peter
59 Il silenzio tra due pensieri
60 Le pagine della nostra
vita
60 Steamboy
61 Kung Fusion
63 I Heart Huckabees
63 I colori dell’anima Modigliani
64 Mundo civilizado
64 Luci nella notte
65 La mia vita a Garden
State
66 L’orizzonte degli eventi
67 Last Days
67 White Noise
68 My Summer of Love
68 Cielo e terra
69 I fatti della Banda della
Magliana
> IN SALA
STAR WARS - EPISODIO III:
LA VENDETTA DEI SITH
Conclusione epica della saga. Nel segno della tragedia morale e del rapporto padre-figlio
Il cerchio stellare si chiude. La
fine dell’ultimo episodio della
saga di Star Wars, La vendetta dei Sith,
si ricollega definitivamente alla trilogia
iniziata nel 1977. Ma l’anello non si è
saldato nel segno del sangue e della
violenza, come annunciato dal regista.
E non più cupamente di Episodio II:
L’attacco dei cloni, già allora definito
da Lucas come il più “dark” della serie.
E infatti l’atmosfera minacciosa,
maligna, e la tragicità morale di La
vendetta dei Sith non sono che il
proseguimento degli eventi negativi e
destabilizzanti dell’altro film. A
cominciare dalla tentazione del
giovane Anakin verso l’istinto
passionale. Il Time ha scritto che la La
vendetta dei Sith è “più dark, più
spaventoso e migliore”. E’ forse vero
per l’ultimo terzo del film, da quando
Anakin sceglie di passare al “lato
oscuro della Forza”, cioè al nemico. La
causa è il mefistofelico e astuto plagio
operato si di lui dal senatore Palpatine,
che si rivela un Signore dei Sith. Qui
avviene il perverso passaggio del
testimone da un Sith vampiresco (il
Conte Dooku, ucciso da Anakin) al
prescelto discepolo Jedi che sarà un
Sith “cyborg”: Darth Vader (o Lord
Fener). Anakin si trasforma in un Sith
non perché desidera il male o la
violenza. Ma perché Palpatine gli
promette la conoscenza degli aspetti
proibiti della Forza, soprattutto la
facoltà di ridare la vita. Dalla Genesi
biblica alla spiritualità gnostica e
sincretista di Star Wars il Male ha
sempre stuzzicato l’ambizione di
onnipotenza dell’uomo, la sete
egocentrica di potere. Non importa se il
fine sembra buono: Anakin ha la
premonizione che Padmè morirà di
parto e vuole poterla salvare. Con l’arte
della persuasione occulta, Palpatine
insinua nel nuovo discepolo anche il
sospetto che siano i Jedi i veri traditori
della pace e della repubblica. Mentire e
ribaltare la verità è tipicamente
diabolico anche nella mitologia di
Lucas, che pesca sia dentro l’universo
tolkeniano (l’anello del potere
corruttore) sia nelle filosofie orientali (i
saggi Jedi come Yoda simili ai monaciguerrieri taoisti). Anakin è il baricentro
ABBONDANO I RIFERIMENTI ALL’UNIVERSO DI
TOLKIEN E ALLE FILOSOFIE ORIENTALI
del film, ma anche dell’intera saga. E’
lui l’angelo decaduto miltoniano, che
per superbia sprofonda negli abissi
della rabbia e del dolore. Il fatidico
duello fra Obi-Wan e il suo rinnegato e
corrotto allievo ha luogo su un pianeta
vulcanico, sopra un infernale oceano di
lava incandescente. Lì la tragedia si
compie, con sottofondo di cori
apocalittici orchestrati da John
Williams. E’ l’unica scena in cui Lucas
passa davvero dall’estetica “sciencefiction” a quella dell’horror. Anakin,
mutilato alle gambe dal maestro e poi
sfigurato dalle fiamme, ricorda un
dannato dantesco e non un Lucifero
orgoglioso, benché punito. Alla fine
Lucas lo rimodella come icona del
cinema fantastico. In un laboratorio i
Sith fanno “risorgere” quel corpo
bruciato e incompleto come Lord
Fener, l’ibrido bio-meccanico con la
celebre armatura nera, il mantello e il
casco simil-nazista. Beffardo destino
per l’ex-Jedi: come il dr. Frankenstein
egli pretendeva di ridare la vita, ma è
solo diventato un “terminator”
frankensteiniano al soldo del neoImperatore delle galassie. E non ha
potuto evitare la morte dell’amata, che
partorisce infine i gemelli Luke e Leila,
protagonisti poi di Episodio IV: Una
nuova speranza. Eppure il loro padre
non finisce per sempre nel buco nero
del Male. Il regista ne previde già il
riscatto in Il ritorno dello Jedi - sesto e
ultimo episodio - quando si sacrifica
per salvare il figlio dai colpi
dell’Imperatore, e gli rivela il volto
sfigurato. Parola di Lucas: “E’ sempre
stata l’epopea di un padre che viene
redento dai suoi figli”.
MASSIMO MONTELEONE
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
56 RdC Giugno 2005
GEORGE LUCAS
Ewan McGregor, Natalie Portman
Fantascienza, Colore
20th Century Fox
140’
Giugno 2005 RdC 57
iFilmDelMese
A
> IN SAL
QUO VADIS, BABY?
Salvatores dirige un thriller al femminile. Fotografia e montaggio con lode
L’investigatrice privata Giorgia
Cantini (Angela Baraldi) è
bolognese, quarantenne, single, con un
passato da musicista. Le vhs nelle quali
la sorella Ada (Claudia Zanella), morta
suicida sedici anni prima, si confidava a
un amico divengono l’incipit per
iniziare a viaggiare tra i ricordi e i
segreti della sua famiglia, dominata dal
padre-padrone, il capitano Contini
(Luigi Maria Burruano). Per Giorgia
questa indagine auto-referenziale, in
cui il presente conserva l’eco dolorosa
del passato, si rivela oscura, piovosa e
sorda come la Bologna che accoglie le
sue bevute notturne, i fugaci incontri
BRAVO IL REGISTA A MANTENERSI IN
EQUILIBRIO TRA FORMA E CONTENUTI
58 RdC Giugno 2005
con il commissario Bruni (Andrea
Renzi) e i rendez-vous passionali con il
professore del DAMS Andrea Berti
(Gigio Alberti). Dall’omonimo romanzo
di Grazia Verasani, Gabriele Salvatores
porta sullo schermo un thriller
declinato al femminile, quello della
protagonista Angela Baraldi che con il
suo volto intenso, sofferto e
trasparente dialettizza la fotografia
calibrata fino al calligrafismo di Italo
Petriccione. Salvatores è bravo, ma
soprattutto sa di esserlo: non arriva
all’ostentazione, ma si specchia nelle
immagini di una Bologna ricostruita ad
arte, nelle sequenze di altri film che
Quo Vadis, Baby? introietta con gusto
cinefago, nella scrittura che è l’estremo
privilegio dell’homo videns. Ma il
procedimento non è sterile e non è
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
GABRIELE SALVATORES
Angela Baraldi, Claudia Zanella
Thriller, Colore
Medusa
102’
freddo: non lo è per l’interpretazione
materica e corporale di un cast
superbo e non lo è soprattutto perché
questa opera dallo status promiscuo
non finisce con l’Ende di M di Fritz
Lang inserito nel finale, ma ha un
sussulto di vita dopo la coda, un
sussulto di verità in video sugli ultimi
attimi di Ada. Quo Vadis, Baby? –
battuta di Ultimo tango a Parigi – non
vuole essere bigger than life: il
demiurgo Salvatores si arresta prima di
cedere al formalismo, prima di
consegnare la storia all’asettica sintassi
del montaggio di suoni e immaginisimulacro. Insomma, non rinuncia a
vivere, non antepone il cinema alla vita.
Ed è in questa direzione che si muove
la sua camera, la sua Baby.
FEDERICO PONTIGGIA
ITA
> IN USC
TU CHIAMAMI PETER
Coraggioso biopic, che riesce a metà. Sulla vita privata dell’attore Sellers
RIMA
> ANTEP
IL SILENZIO TRA
DUE PENSIERI
Payami fugge dall’Iran e denuncia in
metafora il regime degli ayatollah
Genio britannico del cinema
comico, clown torturato da un
implacabile nemico interno, Peter
Sellers offriva al genere “biopic”, di
nuovo in gran voga sullo schermo, un
materiale di suggestione incomparabile
quanto delicato da trattare. Più o meno
consapevolmente, la maggioranza delle
biografie cinematografiche si riducono,
in realtà, ad agiografie: calvari, a volte,
di personalità tormentate, e tuttavia , a
conti fatti, monumenti alla loro
memoria. Tu chiamami Peter si
distingue da questo modello,
esplorando le zone d’ombra dell’attore,
la sua personalità camaleontica e
perturbata. Però non ha il coraggio di
farlo fino in fondo; o, piuttosto, alterna
le sequenze della vita privata di Sellers,
dove si rivela la sua instabilità e si
liberano i suoi demoni interiori, con
brani di biografia ufficiali e ricostruzioni
di momenti di lavorazione dei film cui
partecipò (imbarazzante la presenza di
Stanley Tucci nella parte del suo
omonimo Kubrick). Dunque, lo
spettatore segue l’itinerario di Sellers
dalla radio alla consacrazione definitiva
nel cinema, soprattutto sotto la
direzione di Kubrick (Il dottor
Stranamore) e Blake Edwards (La
pantera rosa, Hollywood Party), fino
all’interpretazione di Oltre il giardino e
alle ultime ore del protagonista. Il film si
sforza di mostrare la schizofrenia al
lavoro, l’immedesimazione nei
personaggi che finiva per imprigionarlo
in un’immagine multiforme di se stesso,
con gravi conseguenze sulla sua vita
privata. Così vanno in scena i capricci di
un uomo egotista, la dipendenza dalla
cocaina, le collere odiose verso le
donne che furono sue, ma che non
seppe mai amare. Si coglie il tentativo,
da parte del regista Stephen Hopkins, di
spezzare l’icona del comico per meglio
mostrare l’umano, la personalità
contraddittoria e infelice che le sta
sotto. Per ottenere questo, tuttavia,
sarebbero state necessarie scelte
linguistiche meno convenzionali,
all’altezza delle potenzialità del
soggetto e più vicine allo stile
eccentrico, genialmente schizoide
dell’attore. Non si può che dir bene,
invece, dell’interpretazione di Geoffrey
Rush. Già rodato nelle biografie (è stato
David Helfgott in Shine, Trotzkij in
Frida), anche Rush è, a suo modo, un
trasformista come Sellers. Però (vedi, a
contrario, il Jamie Foxx di Ray), pur
riproducendone gestualità e tic con una
precisione assoluta, lo “interpreta”,
anziché accontentarsi di imitarlo.
ROBERTO NEPOTI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
STEPHEN HOPKINS
Geoffrey Rush, Charlize Theron
Biografico, Colore
Lucky Red
125’
Ottimo Rush
nel ruolo del
protagonista.
Va ben oltre
l’agiografia,
incarnando
vizi privati e
e debolezze
dell’uomo
Babak Payami, premiato a
Venezia nel 2001 per Il voto è
segreto, è tornato dietro la macchina
da presa per denunciare la difficile
condizione di chi anela alla libertà di
pensiero in un paese oscurantista
quale l’Iran. Ma Silenzio tra due
pensieri non solo narra di una presa di
coscienza, è esso stesso la prova dei
condannabili atteggiamenti del regime
avendo subito ogni sorta di
boicottaggio. Girato ormai più di due
anni fa, il lungometraggio è stato
dapprima censurato per poi subire il
definitivo sequestro del negativo. A
seguito di queste vicende Payami è
fuggito dal proprio paese, riuscendo
tuttavia a salvare e portare con sé una
copia-lavoro in digitale. Tanta violenza
censoria è presto spiegata: il
protagonista, un capo spirituale che in
passato aveva contribuito alla caduta
dello Scià, si ritrova a fare i conti con se
stesso perché non riesce ad accettare
regole e leggi che giudica ingiuste. E ad
acuire il tormento, il fatto di essere
chiamato a formulare la iniqua
condanna a morte di una giovane
donna. Facile immaginare perché la
vicenda sia stata letta come una critica
verso il governo di Teheran, e di
conseguenza messa all’indice. Ora
finalmente il film vede la luce, e pur
nella sua forma approssimativa resta
un atto d’accusa duro e senza appello.
Spesso, e per fortuna, la censura
ottiene l’effetto contrario a quello
cercato e concentra ancora di più
l’attenzione su ciò che avrebbe voluto
cancellato per sempre.
ANGELA PRUDENZI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
BABAK PAYAMI
Kamal Naroui, Maryam Moghaddam
Drammatico, Colore
Istituto Luce
95’
Giugno 2005 RdC 59
iFilmDelMese
LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA
Poetico ma un po’ lezioso il racconto d’amore di Cassavetes Jr.
In una casa di riposo, un anziano
legge un racconto a una donna
dall’aria smarrita. E’ una storia d’amore,
con protagonisti un ragazzo e una
ragazza che si sono conosciuti in
un’indimenticabile estate alla fine degli
anni Trenta. Lei sta per andare al
college, lui fa il falegname. Così diversi e
distanti, i due sono attratti al punto di
promettersi amore eterno. In mezzo,
però, ci si metteranno i genitori di lei e
la guerra. Ostacoli apparentemente
insormontabili, che verranno però
superati non appena la giovane vedrà la
foto del suo primo grande amore su un
giornale, pochi giorni prima di sposarsi.
Il racconto sembra suscitare qualcosa
nell’anziana signora, annebbiata dalla
malattia. Non è una storia che ha già
sentito, ma qualcosa che le sembra di
avere vissuto. Tratto dal romanzo di
Nicholas Sparks, autore de L’uomo che
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
RIMA
> ANTEP
NICK CASSAVETES
James Garner, Gena Rowlands
Drammatico, Colore
01 Distribution
121’
sussurrava ai cavalli, Le pagine della
nostra vita è un film sull’amore e sulla
memoria. Interpretata da James
Garner e Gena Rowlands con – come
alter ego giovani – Ryan Gosling e
Rachel MacAdams , la pellicola è diretta
dal figlio di John Cassavetes, Nick che,
sin da subito, punta a costruire un
legame profondo e misterioso tra i
protagonisti. Talora lezioso e un po’
lento, è un film non privo di poesia e
impreziosito da attori credibili e intensi
che rappresentano al meglio il mistero
dell’amore e della potente influenza che
può avere sulla nostra vita.
giapponesi, grazie alle affascinanti
ambientazioni, alle bizzarre creature
meccaniche, ai colpi di scena
spettacolari che molto ricordano alcuni
classici della narrativa di Jules Verne o
di H. G.Wells. Ininterrotte invenzioni
visive (e sonore) si affastellano nella
spericolata corsa di Ray tra cielo, terra e
acque del Tamigi, tra vampate di fuoco e
distese glaciali, in rocamboleschi
inseguimenti e meravigliose fantaarcheologie. Disegno animato
estremamente fluido a servizio di una
storia che vuole anche essere un
sincero apologo pacifista,
un’appassionata denuncia del poco
ipotetico e molto pericoloso conflitto
uomo-macchina, un manifesto contro
ogni tipo di corruzione.
MARCO SPAGNOLI
STEAMBOY
Il conflitto uomo-macchina denunciato in cartoon
Macchine da guerra e guerra alle
macchine: nel cuore della
Rivoluzione Industriale, si scatena la
lotta per il dominio dei popoli. Ne sa
qualche cosa il giovane Ray-Steamboy,
che riceve dal nonno una misteriosa
sfera il cui utilizzo può sconvolgere, nel
bene (il progresso) o nel male (la
schiavitù) l’intera umanità. Tra
meraviglie scientifiche e movimenti di
capitale, locomotive impazzite e armi
avveniristiche, Katsuhiro Otomo,
venerato creatore d’immagini (Akira) e
fantasie morali, si scatena anche questa
volta con avvincente barocchismo
animato nell’immaginare la collisione tra
scienza e potere sullo sfondo,
perfettamente plausibile, della grandiosa
Esposizione Universale di Londra del
1851. Steamboy porta ad eccessi quasi
parossistici la creatività dei disegnatori
REGIA
Genere
Distr.
Durata
KATSUHIRO OTOMO
Animazione, Colore
Metacinema
110’
60 RdC Giugno 2005
A
> IN SAL
LUCA PELLEGRINI
A
> IN SAL
KUNG FUSION
Dal regista culto di Shaolin Soccer, un omaggio esilarante e picaresco a Bruce Lee
Parlano tutti con la famosa “elle”
cinese. Sono tutti brutti, quasi
tutti sporchi. Molti sono davvero cattivi.
Non risparmiano a nessuno botte da
orbi: con le mani, i piedi, la testa.
Qualche volta affettano anche, con
un’ascia. Mangiano, ridono, litigano,
minacciano, urlano. Talvolta ballano e
corrono come dei matti. Trasandati, con
i lombi al vento; affettati, con litri di
brillantina in testa; volgari, con
camicione lurido. Cinque location: una
strada, un cortile con casa popolare
anni ’40 (che, guarda caso, sta proprio
al “Vicolo dei Porci”), un casinò
sfavillante, un giardino, le nuvole. Sono
INTELLIGENTE ASSEMBLAGGIO DI TUTTO IL
“CIARPAME” FILMICO CINESE
il loro palcoscenico privilegiato. Loro chi
sono? I colorati, irriverenti cinesi di
Stephen Chow, autore culto di Shaolin
Soccer, protagonista lui stesso di questo
film sino-picaresco. Spericolato, il suo
Kung Fusion, omaggio personale all’arte
di Bruce Lee e assemblaggio molto libero
di citazioni e ricordi cinematografici.
Spericolato ed eccentrico. Siamo oltre il
pittoresco, il genere, l’etnico. Le arti
marziali e i numerosi combattimenti
diventano, infatti, soltanto un pretesto
per le coreografie alla “matrix” (molti
attori bravissimi, dai nomi
impronunciabili, arrivano proprio
dall’Opera di Pechino e sono guidati dal
famoso maestro e coreografo di Hong
Kong, Yuen Wo Ping). Il film è, dunque,
una “fusione” caotica ma intelligente di
tutto il ciarpame filmico cinese con la
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
STEPHEN CHOW
Stephen Chow, Feng Xiao-gang
Commedia, Colore
Sony Pictures
102’
spudoratezza tecnologica americana e
l’estro incontenibile di un regista.
Passati i primi momenti d’imbarazzo,
diventa anche un divertente, roboante
spettacolo. Contenitore di riferimento è
la Cina nel periodo pre-rivoluzionario,
adatto per accogliere ladri, gangster,
delinquentelli urbani, maestri di kung
fu, filosofi zen, celati dietro maschere
imprevedibili, che si muovono tra
botteghe strambe di riso e serpenti, una
barbieria sudicia, un commissariato di
polizia ammuffito, banchi per la mescita
di tè e di vino, una sartoria gay, dottori
e chiromanti. Tra un volo e l’altro, c’è chi
cerca denaro e potere. Chi soltanto la
felicità. Con i colori sgargianti della
lacca cinese, è sempre l’eterna lotta tra
il male e il bene.
LUCA PELLEGRINI
Giugno 2005 RdC 61
iFilmDelMese
A
> IN SAL
SIN CITY
Fumettone pulp al servizio dell’estetica. Grande spettacolo, ma il senso sfugge
Solitamente il fumetto, nel
momento in cui è adattato allo
schermo, viene tradito da una
rappresentazione che resta fedele allo
spirito ma trasforma le forme in
direzione del verosimile naturalistico.
Non è questo il caso di Sin City, che
tramite l’ausilio della grafica digitale
trasforma irresistibilmente i corpi degli
attori e gli spazi delle scenografie nei
personaggi e negli ambienti delle
tavole disegnate. Tratto da uno dei più
famosi fumetti degli anni 90, il film
condensa in due ore la saga di alcuni
eroi pulp, oscuri, marginali, sconfitti
dalla vita. Lo fa con la consueta abilità
RODRIGUEZ, TARANTINO E MILLER:
CIASCUNO DA’ IL SUO CONTRIBUTO
62 RdC Giugno 2005
di Robert Rodriguez per le scene
d’azione, la consulenza cinéphile di
Quentin Tarantino e soprattutto la
partecipazione alla regia dell’autore
Frank Miller, l’unica vera, possibile
guida alla conoscenza dei personaggi
che popolano la città del vizio. Dotato
di uno sguardo glamour che fa di ogni
immagine la sintesi di un procedimento
estetico controllato, il film racconta tre
storie: nella prima un poliziotto salva
una bambina dalle grinfie di un
assassino seriale e pedofilo; nella
seconda un bruto dal cuore gentile
vendica l’omicidio dell’unica donna che
lo abbia amato; nel terzo si assiste a
una guerra fra prostitute guerriere,
poliziotti corrotti e criminali mafiosi. Il
tutto è incorniciato dalla presenza
inquietante di un killer dalla faccia
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
FRANK MILLER, ROBERT RODRIGUEZ
Bruce Willis, Mickey Rourke, Clive Owen
Fantasy, Colore
Buenavista
124’
d’angelo che fa sparire donne belle e
infide. Sin City è già un oggetto di culto
sulla carta e si avvia diventarlo nelle
forme del cinema. Tecnicamente non si
discute: sullo schermo tutto fila liscio,
fra corpi plasticamente attraenti, colpi
di scena e effetti splatter. Semmai ci si
domanda qual è il senso
dell’operazione, se non quello della
devozione a un segno grafico, ad una
poetica noir e al desiderio mercantile
del business. A noi viene in mente che il
cinematografo è l’arte delle immagini in
movimento, ma anche il momento di un
progetto ideale di congiunzione fra
esigenze estetiche e valori etici. Qui
l’estetica sembra invece talmente
invasiva da cancellare ogni spazio al
ripensamento.
LUCIANO BARISONE
A
> IN SAL
I HEART HUCKABEES
Film opaco nonostante le star. Law e Hoffman allo sbando senza sceneggiatura
A
> IN SAL
I COLORI DELL’ANIMA
MODIGLIANI
Passo falso di Mick Davis. Imperfezioni e
ingenuità nel suo ritratto del pittore
Dopo Three Kings il regista David
O.Russell racconta una storia
surreale con un cast che va da Dustin
Hoffman a Jude Law, da Naomi Watts a
Isabelle Huppert, da Lily Tomlin a Mark
Wahlberg. Protagonista principale del
film è, però, Jason Schwartzman,
giovane attore diventato quasi “di
culto” per avere interpretato il primo
grande successo di Wes Anderson:
Rushmore. Figlio dell’attrice Talia Shire
(la famosa “Adrianaaaaaa!” della serie
Rocky, nonché sorella di Francis Ford
Coppola), Schwartzman porta sullo
schermo Albert, un attivista nel campo
del sociale, che assolda una coppia di
detective esistenzialisti per indagare su
una serie di coincidenze che non gli
danno pace. I due (Hoffman e Tomlin)
seguono il ragazzo dappertutto per
condividere la sua visione dell’universo,
sconvolgendone il quotidiano e
mettendone a repentaglio vita, carriera
e rapporto con tutte le persone che
conosce e non sempre apprezza. Del
tutto irrisolto, parzialmente divertente
e con gli attori lasciati allo sbando
senza una sceneggiatura all’altezza
delle proprie ambizioni, I Heart
Huckabees è una sorpresa in negativo.
Leggendo i nomi dei protagonisti e
conoscendo il talento del regista era
impensabile che il film si trasformasse
in un demenziale tentativo di fare del
cinema alternativo, però, del tutto fine
a se stesso. E c’è anche qualcosa di
vagamente doloroso nel vedere un
interprete come Dustin Hoffman,
lasciato ad agitarsi sullo schermo
senza un testo (e soprattutto un’idea…)
in grado di rendere questo film e
l’interpretazione dei protagonisti,
qualcosa di più di un mero esercizio di
stile, intellettualoide e un po’ sterile.
Ingentilito dall’ottima colonna sonora
composta da Jon Brion (Ubriaco
d’amore, Se mi lasci ti cancello) I Heart
Huckabees rappresenta un’occasione
sprecata in cui il regista e
sceneggiatore non sembra essere
all’altezza delle proprie scelte,
eccessivamente fiduciose nelle proprie
capacità di rendere al meglio una
storia così complessa. Non si tratta di
mancanza di equilibrio o di scarso
talento: anzi. Il problema è di natura
“strutturale”, con un testo non
sufficientemente interessante o
almeno divertente al punto da
catturare l’attenzione dello spettatore,
evocando in esso un sentimento di
indulgenza nei confronti di chi ha
voluto fare il passo più lungo della
proverbiale gamba.
MARCO SPAGNOLI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
DAVID O.RUSSELL
Jason Schwartzman, Dustin Hoffman
Commedia, Colore
20th Century Fox
106’
Il problema è
“strutturale”:
il testo non
è all’altezza
di ambizioni
e complessità
dell’intreccio
Non sono molti i pittori che
possono vantare una fama
universale, il livornese Amedeo
Modigliani è sicuramente tra questi. I
ritratti di donne dai colli lunghi e
sensuali sono caratteristici del suo stile,
riconoscibile anche da chi non è
avvezzo ai musei. Inevitabile che prima
o poi il cinema si interessasse di lui,
anche perché ha avuto una vita che
sembra pronta per essere portata sullo
schermo. Era uomo pieno di furori
interiori e creativi, cresciuto a Parigi
accanto a talenti come Cocteau,
Picasso, Utrillo, con i quali spesso
condivideva eccessivi abbandoni
all’alcol e alle droghe. A completare il
quadro bohémien si aggiunge la tragica
storia con Jeanne: il pittore muore di
tubercolosi a 35 anni, lei lo segue
volontariamente incapace di
sopravvivergli. Amore e morte, genio e
sregolatezza, vino e povertà, amicizie
pericolose e legami sinceri sono gli
ingredienti miscelati da Mick Davis per
ricostruire il viaggio verso il nulla di
Modì, impersonato da un Andy Garcia
che si muove sempre come dentro un
film di De Palma. Le biografie di artisti
sono operazioni difficili, il rischio
cartolina è costantemente in agguato e
purtroppo I colori dell’anima Modigliani non evita trabocchetti e
passi falsi. Un condensato di forti
sentimenti in salsa rock, il film sembra
pronto per un passaggio televisivo,
laddove un pubblico meno esigente
saprà apprezzare la storia d’amore
dimenticando le incongruenze della
ricostruzione.
ANGELA PRUDENZI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
MICK DAVIS
Andy Garcia, Elsa Zylberstein, Omid Djalili
Drammatico, Colore
Istituto Luce
127’
Giugno 2005 RdC 63
iFilmDelMese
MUNDO CIVILIZADO
“Docu-musical” on the road. Protagonisti: sogni e insicurezze dei ventenni d’oggi
Mundo civilizado, girato in 16mm e
videocamera, è nelle parole del
regista Luca Guadagnino un “documusical”, con una colonna sonora (e
visiva) composta da Arto Lindsay,
Planet Funk, Dj Llorca, Vladislav Delay,
Perfuse 73, Massimo Sapienza, Soda
Stream, Unkle, Luigi Barone. Un ritratto
musicale ambientato a Catania: qui
quattro ragazzi durante un breve
soggiorno hanno la possibilità di
sperimentare una terra di confine,
ovvero di assistere a concerti, registrare
in una delle numerose sale del
capoluogo, partecipare alla
manifestazione del 25 aprile, fare una
gita al mare e salire sull’Etna. Il racconto
lascia spazio alla suggestione dei ritmi e
delle sequenze splendidamente
fotografate da Fabio Olmi e intarsiate da
Walter Fasano: l’importanza della
musica, palese già dalla scritta iniziale
che invita a proiettare a volume alto,
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
ITA
> IN USC
LUCA GUADAGNINO
Libero De Rienzo, Valentina Cervi
Documentario, Colore
Revolver
98’
viene corroborata dalle performance di
artisti quali Arto Lindsay, da cui
proviene il titolo del film. Liberando la
materia filmica da vincoli finzionali, il
regista siciliano accoglie il fluire della
vita dei ventenni senza gli stereotipi che
grondano dalle consuete
rappresentazioni cinematografiche dei
giovani. Uno sguardo, il suo, che è
delegato a priori ai protagonisti del film,
affiancati da Libero De Rienzo e
Valentina Cervi: insicurezze, banalità,
anti-conformismi - in realtà, conformismi
sinistrorsi – che emergono dai discorsi
dei quattro sono tollerabili in quanto
esternalità neutre di un macro-discorso,
quello di Mundo civilizado, trasparente.
road spesso ripetitivo; l’America delle
Highway e del jazz soffuso nell’auto
del disperato protagonista si
trasforma in una qualsiasi superstrada
che conduce sulla costa francese con
accompagnamento di uno
“spiazzante” Debussy. Ma soprattutto,
nel film di Kahn esiste una sola corsia,
quello sulla quale viaggia l’amore di
coppia perduto e ritrovato. E si
smarrisce per strada ciò che è il
fulcro del libro di Simenon: il buco
nero nel quale siamo risucchiati
quando non troviamo più l’altro da
noi. Quello che necessariamente ci
pone limiti per farci gustare,
paradossalmente, la libertà.
FEDERICO PONTIGGIA
LUCI NELLA NOTTE
Kahn “diluisce” il romanzo di Simenon
A chi ha letto il romanzo di
George Simenon, scritto nel ‘53
durante il suo “periodo americano”,
risulterà difficile “entrare” nella storia
di Antoine ed Helene, Jean-Pierre
Daroussin e Carole Bouquet, così
come ce la illustra Cédric Kahn nel suo
Luci nella notte, adattato dal libro del
maestro francese. Vale a dire una
semplice, anche se sofferta,
riconciliazione d’amore tra un marito
e una moglie. Lui affoga nell’alcol il
suo vuoto esistenziale, lei si rifugia in
una presunta aridità sentimentale per
affondare il coltello nell’amore già
sanguinante di lui. Improvvisamente, il
ritrovarsi. Come accade spesso, dopo
una svolta traumatica, un
accadimento lacerante. Quello che in
Simenon è noir, qui diventa un on the
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
CÉDRIC KAHN
Jean-Pierre Darroussin, Carole Bouquet
Drammatico, Colore
Bim
106’
64 RdC Giugno 2005
A
> IN SAL
LEONARDO JATTARELLI
RIMA
> ANTEP
LA MIA VITA A GARDEN STATE
Delicata commedia tra sogno e realtà. Con ironia, esistenzialismo e Natalie Portman
Andrew Largeman (Zach Braff)
non torna a casa da nove anni.
Vive a Los Angeles in una casa che
sembra l’interno di una busta di latte,
perso tra gli incubi generati dagli
psicofarmaci che prende da quando era
bambino, dopo che in un incidente
causato in parte da lui stesso, la madre
era rimasta paralizzata. Attore in una
serie televisiva, si mantiene facendo il
cameriere in un ristorante vietnamita.
Quando il padre lo avverte che la madre
è morta nella vasca da bagno di casa,
lui sta sognando di precipitare in un
disastro aereo. Una tragedia? Tutt’altro.
Imbottito di medicine, il ragazzo
LE TEMATICHE AFFRONTATE RICORDANO
SE MI LASCI TI CANCELLO
affronta la vita insensibile a tutto.
Incapace di ridere, ma anche di
piangere, osserva gli altri senza riuscire
a relazionarsi con loro. Tornato nel New
Jersey, lo “Stato giardino” del titolo,
Andrew incontra il padre psichiatra (Ian
Holm), i vecchi amici e conosce una
buffa ragazza (Natalie Portman) che
non lo molla nemmeno un attimo. La
cosa che lo sorprende di più è che il suo
mondo non è cambiato, così come lui
stesso non ha trovato un’evoluzione.
Garden State è la storia di un risveglio
alla vita: all’amore, al dolore, alle risate
e alle lacrime. Una commedia dal tono
talora surreale, scritta e diretta
dall’attore esordiente Zach Braff,
abilissimo nel coniugare ironia ed
esistenzialismo. Simile, nelle tematiche,
a Se mi lasci ti cancello (non si deve
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
ZACH BRAFF
Zach Braff, Natalie Portman
Commedia, Colore
Buenavista
105’
rinunciare all’amore in nome di una
presunta e asettica felicità, anche se
porta delle sofferenze) anche La mia
vita a Garden State ha una colonna
sonora straordinaria interpretata da
Thievery Corporation, Coldplay, Zero 7,
Frou Frou, Paul Simon e Nick Drake. In
certi momenti un po’ lento, è però un
film toccante e divertente, in cui
razionalità e fragilità psicologica sono
messe a dura prova da una realtà che
talora sembra più allucinante di un
incubo. Vivere significa – in questo film –
varcare il confine tra sogno e
quotidianità in un crescendo che
esplode in un finale aperto, senza
risposte e con la sola speranza di stare
facendo la cosa giusta. Esattamente
come nella vita di tutti noi.
MARCO SPAGNOLI
Giugno 2005 RdC 65
iFilmDelMese
A
> IN SAL
L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI
Mastandrea a tutto tondo. In una prova di maturità, per l’ambizioso Vicari
Lungometraggio d’esordio a
Venezia, opera seconda a
Cannes: Daniele Vicari segue il
percorso che l’anno passato aveva
portato Paolo Sorrentino sulla
Croisette. Ma le analogie finiscono qui,
perché se Sorrentino appare
interessato ai singoli individui e alle
loro originali vite, Vicari si concentra
sulla vicenda di un giovane come
specchio del cambiamento di un’intera
fascia sociale. Fisico nucleare di
successo, racchiude in sé i tormenti di
una generazione che, convinta di aver
superato indenne la corruzione della
Prima Repubblica, si ritrova a fare i
TROPPI I TEMI AFFRONTATI, PER
CONSENTIRNE UN ADEGUATO SVILUPPO
66 RdC Giugno 2005
conti con ambizioni frustrate,
insoddisfazioni affettive, incapacità di
comprendere gli altri. Poi, quasi per
inerzia, viene improvvisamente meno
all’etica professionale, senonché
smascherato decide di sparire. Il
destino lo fa imbattere in un pastore
macedone, segregato sui monti e
ricattato da un gruppo di connazionali.
L’incontro genera risentimenti, gesti di
generosità, scontri, fino all’amaro
finale. Girato in gran parte sul Gran
Sasso ma anche nelle viscere della
montagna, nel laboratorio dove veri
fisici si dibattono ogni giorno tra quanti
e protoni, L’orizzonte degli eventi è un
film pieno di qualità che tuttavia soffre
nel trovare il giusto sbocco ai tanti temi
affrontati. Alla chiarezza delle scelte di
regia, non corrisponde altrettanta
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
DANIELE VICARI
Valerio Mastandrea, Lulzim Zeqja
Drammatico, Colore
Medusa
115’
limpidezza di scrittura. Però Vicari
esprime un notevole talento visivo, le
sue inquadrature non sono mai casuali,
i movimenti di macchina sempre
giustificati. Gli va comunque inoltre
riconosciuto il merito di assumersi dei
rischi, non ultimo la scelta di far fare un
salto di qualità a Valerio Mastrandrea.
Guidato con sensibilità, si toglie di
dosso l’aria da bullo e, dimenticato
l’accento romanesco, entra nei panni
di un personaggio al quale sulla carta
non somiglia per nulla. L’essere in tutte
le inquadrature è stata forse una sfida
eccessiva, ma per la prima volta
Mastrandrea esprime emozioni e
tensioni di un personaggio a tutto
tondo, laureandosi tra gli attori più
dotati della sua età.
ANGELA PRUDENZI
A
> IN SAL
LAST DAYS
Van Sant visionario. Inquadra Cobain e torna a riflettere sulla gioventù dannata
A
> IN SAL
WHITE
NOISE
Thriller soprannaturale che si perde
per strada. Confuso e prevedibile
Gus Van Sant, cineasta atipico nel
panorama americano maggiore,
alterna opere dal taglio narrativo
tradizionale, condotte con la linearità di
un classico, quali Will Hunting – Genio
ribelle, a film che rimescolano le carte
del narrare cinematografico in forma di
esercizi di stile, quali Elephant. Il suo
nuovo Last Days appartiene
sicuramente a questa seconda
tipologia, quella delle opere estreme e
provocatorie. Qui Van Sant mette in
scena gli ultimi giorni della breve vita di
un giovane artista “maudit”, un
musicista rock nel quale è facile
individuare Kurt Cobain, mitico leader
dei Nirvana, morto suicida nel 1994, al
quale il lungometraggio è
esplicitamente dedicato. Anche la
caratterizzazione fisica del
personaggio, interpretato dal
talentuoso Michael Pitt già apprezzato
in The Dreamers di Bertolucci, ci riporta
al trasandato look dell’ultimo Cobain.
La somiglianza è notevole e, quando
Pitt imbraccia la chitarra, per i fans di
Cobain l’emozione è davvero tanta. Van
Sant adatta la narrazione alla
percezione allucinata del mondo che
può avere un uomo distrutto dall’alcool
e dall’abuso di stupefacenti. Last Days
si può definire un film visionario, pur
senza mostrarci immagini di particolare
impatto, nel senso che la forma scelta è
quella della visione: la narrazione
rinuncia per scelta al sostegno di una
vera e propria drammaturgia e procede
per via orizzontale. Ben pochi sono gli
snodi narrativi che fanno crescere il
plot. Il racconto si limita a pedinare il
protagonista nel corso di deambulazioni
senza meta, che lo vedono avanzare
barcollando e balbettando impercettibili
frasi smozzicate. Van Sant è sempre
stato affascinato dalla mitologia della
giovinezza che si lascia
pericolosamente accarezzare dall’ala
della morte. Quindi questo musicista
perso nel suo delirio allucinatorio,
ormai indifferente al richiamo del
successo e pronto al grande salto
autodistruttivo verso l’ignoto, può stare
benissimo sullo stesso scaffale degli
altri eroi negativi del suo bestiario, i
River Phoenix e Keanu Reeves di Belli e
dannati, il Matt Dillon di Drugstore
Cowboy, gli sterminatori in armi del
liceo di Elephant. La chiave stilistica
della fotografia, firmata dall’eccentrico
Harris Savides, è paradossalmente
raffinata e, per contrasto, fa risaltare in
maniera ancor più eclatante l’inferno
nel quale questo genio ribelle del rock si
accinge a sprofondare.
STEFANO MASI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
GUS VAN SANT
Michael Pitt, Lukas Haas, Asia Argento
Drammatico, Colore
Bim
85’
Il racconto è
calibrato sul
protagonista
e sul suo
modo
alterato di
percepire la
realtà
In seguito alla misteriosa
scomparsa della seconda moglie
(Chandra West), l’architetto Jonathan
Rivers (Michael Keaton) viene
contattato da un uomo (Ian McNeice)
che sostiene di ascoltarne la voce
dall’aldilà. Passeranno dei mesi, ma
quando alcuni strani segnali si
manifesteranno nella sua abitazione,
Jonathan prenderà in considerazione
l’idea di avvicinarsi alle strumentazioni
EVP (Electronic Voice Phenomenon)
per provare a mettersi in contatto con
lei. Da quel momento, il dolore per la
perdita si trasformerà in progressiva
ossessione: la moglie, invocando il suo
nome, cercherà di avvertirlo affinché
possa evitare si compiano efferati
omicidi. Partendo dal presupposto che
negli ultimi vent’anni è stata raccolta
una grande quantità di materiale sul
metodo di incisione delle voci dei
defunti – comunicazioni che prendono
appunto il nome di White Noise,
“rumore bianco” – lo sceneggiatore
Niall Johnson e il regista inglese
Geoffrey Sax (formatosi tra le fila della
BBC) confezionano questo thriller
sovrannaturale dal respiro cortissimo:
la partenza è buona, lo sviluppo e
l’epilogo tremendamente confusi e
disordinati. Dopo la prima mezz’ora di
visione, d’altronde, già è possibile
intuire che non potrà esserci adeguata
evoluzione narrativa: una volta che
Jonathan riuscirà ad ascoltare la voce
dell’amata defunta, l’ovvia domanda
che si porrà lo spettatore – “d’accordo,
ed ora cosa accadrà?” – troverà
pessima risposta in uno dei finali più
ridicolmente forzati che memoria
ricordi.
VALERIO SAMMARCO
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
GEOFFREY SAX
Michael Keaton, Chandra West, Ian McNeice
Thriller, Colore
Uip
101’
Giugno 2005 RdC 67
iFilmDelMese
A
> IN SAL
MY SUMMER OF LOVE
Diario poetico di un’amicizia al femminile. Bravissime le protagoniste esordienti
ITA
> IN USC
CIELO
E TERRA
Spaccato buonista della Resistenza. Con
troppe licenze e in veste televisiva
Amore, solitudine, fiaba, realismo:
c’è un po’ di tutto in My Summer
of Love del polacco Pawlikowski. Sfondo
del suo poetico affresco è la campagna
dello Yorkshire: un tranquillo angolo di
Gran Bretagna, che sa un po’ di Ken
Loach, ricorda Mike Leigh, ma strizza
anche l’occhio alle Creature del cielo di
Peter Jackson. Qui la vita scorre ogni
giorno uguale a se stessa. Monotona
come quella di Mona e Tamsin, due
ragazze apparentemente agli antipodi,
unite dal tedio di un’estate sospesa nel
nulla. La prima è una figlia del popolo
orfana e squattrinata, che vive in un pub
con quel che resta del fratello (Paddy
Considine): ex criminale di mezza tacca,
tornato dal carcere con l’ossessione
religiosa e l’intento di redimere l’intera
vallata. Tamsin è invece un’infelice
rampolla d’alta società, che riempie i
suoi giorni suonando il violoncello nella
sua turris eburnea che sovrasta il paese.
Ricchezza e povertà, semplicità e
sofisticazione, unite dal sottile filo rosso
dello straniamento e della malinconia. A
incarnare gli opposti sono (anche
fisicamente) due volti e due giovani
promesse, che regalano al film gran
parte della sua poesia. Entrambe
esordienti, rispondono ai nomi di
Natalie Press, rossa dal volto
asimmetrico che tanto ricorda la
Roxanne di Segreti e bugie, ed Emily
Blunt, mora misteriosa dal fascino
maledetto. Brave loro e bravo
68 RdC Giugno 2005
Pawlikowski non soltanto in regia. Al
lavoro anche come sceneggiatore, ha
scremato il romanzo di Helen Cross,
riducendolo a poetico spaccato
sull’universalità di sogni, speranze e
illusioni. Così vicine, così lontane, le due
giovani protagoniste si riconoscono
infatti nel comune desiderio di vivere e
di fuggire. La risposta è a portata di
mano: un’amicizia e un amore che
giorno dopo giorno si arricchiscono di
nuove forme e crescente profondità. Il
padre di Tamsin (così almeno lei dice)
continua a tradire la madre con la
segretaria, il fratello di Mona si imbarca
nella costruzione di un crocifisso
gigante, da erigere a custode della
vallata. Ma la vita reale sbiadisce,
sempre più lontana dalla roccaforte
fantastica in cui le due si sono
estraniate. Come ogni sogno, anche
l’estate d’amore del titolo è però
destinata a finire. La bolla di sapone
scoppia, la fortezza si sgretola, la realtà
irrompe nuovamente nella vita delle
protagoniste. Con un pizzico di
amarezza, ma ampio spazio alla
speranza.
DIEGO GIULIANI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
PAWEL PAWLIKOWSKI
Natalie Press, Emily Blunt
Drammatico, Colore
Fandango
86’
Il risultato è
una fiabesca
commistione
fra elementi
sociali alla
Mike Leigh
e Le creature
del cielo di
Jackson
La guerra e la Resistenza come
nessuno ce li ha mai raccontati.
Con i tedeschi buoni che sparano a
malapena un colpo, i partigiani che
indulgono in solidarietà nei loro
confronti e un fuggiasco ebreo che
cede il lasciapassare a un comandante
nazista per farlo fuggire. E’ Cielo e
terra di Luca Mazzieri: rilettura storica
in confezione televisiva, con
opportune limature da prima serata.
Siamo in un angolo qualunque della
Pianura Padana. La guerra è agli
sgoccioli, il paesino ormai quasi
abbandonato. La convinzione è poca
da una parte e dall’altra: i tedeschi
fanno i cattivi per copione, ma non ci
credono troppo. Gli abitanti superstiti,
dal canto loro, sembrano temerli
altrettanto poco o almeno non lo
danno a vedere. Uniche intemperanze:
quelle di un soldatino semplice che
viene subito rimesso in riga dai
superiori perché troppo cattivo. In
quest’atmosfera rarefatta e bucolica,
la tragedia più grande è la separazione
di Gianmarco Tognazzi e Anita
Caprioli. Lei è una florida contadinotta.
Lui un musicista dal sangue giudeo e
l’animo eroico. Prova a immolarsi per i
compagni, ma verrà salvato dal suo
violino. Come un pifferaio magico,
redime l’esecutore nazista, fino a fargli
riconoscere la sua follia e
abbandonare truppa e divisa.
Conversione contagiosa (ma non
troppo) che indurrà al suicidio anche
un repubblichino. Perché, come dirà
sul punto di morte, “non degno”
quanto i partigiani.
LORENZO RAGANELLI
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
LUCA MAZZIERI
Gianmarco Tognazzi, Anita Caprioli
Storico, Colore
Ab Film
90’
A
> IN SAL
I FATTI DELLA BANDA
DELLA MAGLIANA
Veri detenuti e tanto coraggio in una ricostruzione molto sperimentale
Finalmente liberi dietro le
sbarre. Sono gli attori per caso
dei Fatti della Banda della Magliana:
veri galeotti, prestati al cinema per
un giorno dallo sperimentatore
Daniele Costantini. Bravo e
coraggioso, ha deciso di
scommettere sui loro volti e le loro
storie di vita, per raccontare la
parabola della gang criminale,
divenuta celebre tra gli anni ‘70 e
‘80. Forte della consulenza del
magistrato De Cataldo, autore del
Romanzo criminale a cui Placido ha
ispirato l’omonimo film, Costantini si
è rifatto a un suo precedente lavoro
ALLE SPALLE UNO SPETTACOLO TEATRALE
BASATO SUGLI ATTI PROCESSUALI
teatrale, ne ha mantenuto
impostazione e unità di luogo e lo ha
arricchito con qualche esterno e
tanta improvvisazione. Bravi, anche
se alla lunga un po’ monocordi,
anche i detenuti che hanno incarnato
i ragazzi della Magliana. Er Negro,
Operaietto, Marcellone. Uno dopo
l’altro, il nucleo storico della Banda si
presenta a un invisibile magistrato,
snocciolando il proprio curriculum di
omicidi, rapine, ergastoli. Volti truci e
romanesco di rigore, ricostruiscono
così la strana commistione di piccola
malavita, animo borgataro e trame di
palazzo, che ha reso unica la Banda
della Magliana: cellula di ladruncoli e
taglieggiatori di periferia, divenuta
crocevia di interessi mafiosi, politica
istituzionale, terrorismo nero,
REGIA
Con
Genere
Distr.
Durata
DANIELE COSTANTINI
Francesco Pannofino, Roberto Brunetti
Drammatico, Colore
Istituto Luce
95’
massoneria e servizi deviati. Una
pagina di storia, in cui si intrecciano
tanti altri nomi e tante altre storie
italiane: quelli del banchiere mafioso
Pippo Calò, del fondatore della Nuova
Camorra Organizzata Raffaele Cutolo,
ma anche della P2 di Licio Gelli, della
strage di Bologna e dei NAR di Giusva
Fioravanti. Realtà estremamente
complessa, di cui sullo schermo resta
un mosaico esaltato dalla sua
evidente imperfezione. Un dichiarato
limite di mezzi tecnici, qualità e
recitazione, che il film non nega, ma
riconosce ed esalta. Immagini
sgranate e modulazioni interpretative
limitate, divengono così pennellate di
un quadro un po’ sbilenco, che di per
sé già sembra un miracolo.
LORENZO RAGANELLI
Giugno 2005 RdC 69
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Economia dei Media
Libri Colonne sonore
STEVEN SPIELBERG
Il regista di E.T. dagli esordi ai giorni nostri: riedizione
speciale in cinque titoli
ALWAYS – PER
SEMPRE
Con Audrey
Hepburn, John
Goodman, Richard
Dreyfuss
Genere Drammatico
AMISTAD
Con Djimon
Hounsou, Morgan
Freeman, Nigel
Hawthorne,
Anthony Hopkins,
Matthew
McConaughey,
Genere Drammatico
PROVA A
PRENDERMI
Con Christopher
Walken, Tom Hanks,
Leonardo Di Caprio
Genere Commedia
DUEL – SPECIAL
EDITION
Con Dennis Weaver,
Tim Herbert,
Charles Peel, Eddie
Firestone
Genere Drammatico
SUGARLAND
EXPRESS
Con Goldie Hawn,
William Atherton,
Ben Johnson,
Michael Sacks,
Steve Kanaly,
Genere Drammatico
Distr. Universal
UN’ATTENZIONE
PARTICOLARE VA
AL DUEL DEGLI
ESORDI. EXTRA
DA COLLEZIONE
Clamorosi successi di pubblico e di
incassi, storie fantastiche
interpretate da attori monumentali:
nel gotha della cinematografia
contemporanea Steven Spielberg è
questo. Il regista di origini ebree,
nasce a Cincinnati e, dopo numerose
peregrinazioni in lungo e in largo per
gli States, si stabilisce in California.
Dopo essersi diplomato alla Arcadia
High School di Phoenix, lavora a
lungo per la televisione prima di
approdare al grande schermo,
coronando così il suo vero sogno. In
attesa dell’imminente Guerra dei
mondi, la Universal lo omaggia ora
con la riedizione di alcuni dei suoi
titoli più o meno celebri. Tra gli
scaffali ritroviamo così Always (Per
sempre) del 1989, con Audrey
Hepburn e Richard Dreyfuss (il suo
attore di elezione): storia dolce e
drammatica, in cui si confondono
morte, amore e speranza. In Dvd
anche Amistad (1997), sui limiti dei
principi democratici americani, che si
rifà a un episodio realmente
avvenuto nel 1839 per parlare del
dramma degli schiavi africani
deportati negli Stati Uniti e il più
recente Prova a prendermi, con
Leonardo Di Caprio e Tom Hanks,
ispirato alla biografia di Frank
Abagnale jr., truffatore precoce e
trasformista, che già all’età di
vent’anni aveva messo a punto una
serie di riuscitissimi colpi,
spacciandosi per pilota, medico e
avvocato. Risale invece al 1974
Sugarland Express con William
Atherton e Goldie Hawn, odissea con
epilogo tragico, di una donna che fa
evadere il marito dalla prigione in cui
è detenuto per andare a trovare il
figlio affidato a genitori adottivi. Fra i
titoli riproposti nella collezione,
un’attenzione particolare va a Duel,
opera prima di un giovanissimo
Spielberg, che allora aveva appena
24 anni. Inquietante metafora sulla
minaccia che incombe sull’uomo
moderno, il film è segnato da una
crescente suspense, che
accompagna
l’inseguimento di una
macchina da parte di un
camion che cerca
inspiegabilmente di
uccidere l’autista.
Magistrale esempio di
grande talento, nasce
da un soggetto
suggestivo, ma povero
di elementi, che
segnala subito l’abilità
del regista a raccontare
per immagini. I
successi si
susseguiranno da
allora a ritmo serrato.
Pubblico e critica
rimarranno
immediatamente
affascinati dal suo stile
narrativo avvincente e
dal ricorso a effetti
speciali straordinari
(sempre in funzione della
storia) in pellicole che ormai
sono diventate veri e propri
classici della cinematografia.
Restano stampati nella memoria
collettiva film come Lo squalo
(1975) e Incontri ravvicinati del
terzo tipo (1977). Verso la metà
degli anni Ottanta, ormai
incontrastato re dei botteghini,
Spielberg dà una svolta
significativa alla sua carriera
dedicandosi a lavori più impegnati
e complessi con un’attenzione
nuova ai temi sociali; nascono
così Il colore viola (1985) e due
anni dopo L’impero del sole.
Continua, nel frattempo, la
creazione di pellicole di
intrattenimento: nel giro di un
lustro escono tre film memorabili: I
predatori dell’arca perduta (1981)
E.T. L’extra-terrestre (1982),
Indiana Jones e il tempio
maledetto. Il decennio successivo
sancisce la piena maturità della vita
artistica di Spielberg con Schindler’s
List (1993), vincitore di 7 Oscar.
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DVD
Faccia a faccia
Economia dei Media
Libri Colonne sonore
RAY
Con il suo Ray Taylor Hackford
(Ufficiale e gentiluomo) guadagna
due premi Oscar e il plauso del
pubblico, rapito dal fascino delle note
del grande jazz di Ray Charles. Il film
ripercorre la vita del musicista nero
da due tragici episodi di infanzia (la
morte del fratellino e il sopravvenire
della cecità), fino all’enorme
successo, gli amori delle donne e del
pubblico. L’edizione DeLuxe del dvd
(in doppio disco) include 28 minuti
inediti, performance musicali e scene
eliminate, un documentario sul
lavoro di interpretazione di Jamie
Foxx e un approfondimento sulla
figura di Ray Charles.
Storie vere
Dal Pianista dell’Oscar al matematico di A Beautiful Mind: quando
l’ispirazione è la realtà
La biografia è il genere
letterario che riscuote
maggiore successo nelle librerie
americane. E Hollywood si adegua.
Così la Universal propone in Dvd
una raccolta di successi legati dal
comun denominatore di ispirarsi
tutti a storie vere, a fatti
realmente accaduti, a vite
veramente vissute. Classici il cui
ricordo è legato a interpretazioni e
regie magistrali, ma anche
pellicole meno conosciute, il cui
valore aggiunto sta nel fatto di
essere veramente accadute, dove
la finzione cinematografica si fa
più sottile per il legame con il
“vero storico”. Fra le opere note
spiccano titoli come A Beautiful
Mind, storia vera del premio Nobel
nel 1994 John Forbes Nash Jr.,
matematico affetto da
schizofrenia. Il pianista (Roman
Polanski, 2002) che ripropone le
vicende del pianista ebreo
Wladyslaw Szpilman dallo scoppio
della seconda guerra mondiale fino
alla deportazione nei campi di
concentramento. La mia Africa (in
edizione speciale) si ispira al lungo
soggiorno africano di Karen Blixen
(qui Meryl Streep). La raccolta
include, fra gli altri, edizioni speciali
di Nato il 4 Luglio e Schindler’s List
(il capolavoro di Spielberg sulla
tragedia dell’Olocausto). Ma anche
inediti del mercato home video
come: La foresta di smeraldo di
John Boorman, American Me
diretto da Edward James Olmos e
Jasper Texas, ispirato ad un
episodio di efferato odio razziale
che macchiò di sangue la cittadina
americana di Jasper nel 1998.
PROVINCIA MECCANICA
Unico italiano in concorso al Festival
di Berlino, Stefano Mordini getta uno
sguardo su due stili di vita a confronto
in un’anonima provincia italiana: da
una parte quello tradizionale,
dall’altra quello di una coppia sopra
le righe. Marco lavora di notte, Silvia
sta a casa con la figlia Sonia. Non la
mandano neanche regolarmente a
scuola, eppure il loro ménage sta più
o meno in piedi. Almeno fin quando
la bambina non verrà loro sottratta
dai servizi sociali. Dove sta il giusto
fra scelte di vita troppo
convenzionali e stereotipate e la
totale mancanza di riferimenti? La
domanda di Mordini rimane aperta.
Extra-Ordinari a cura di Marco Spagnoli
MELINDA & MELINDA
Il Dvd è lo strumento
perfetto per rivedere
questo film di Woody
Allen. L’audio originale
consente di epurarlo
dall’inadeguatezza del
doppiaggio italiano e
apprezzarlo al meglio
nella sua coralità.
74 RdC Giugno 2005
GIOVENTU’ BRUCIATA
Imperdibile Special
Edition in due dischi.
La marcia in più sono
provini, backstage e
costumi: insieme agli
altri extra offrono
un’ulteriore rilettura
del cult che ha lanciato
James Dean.
CIN CIN - STAGIONE 4
Una delle serie tv più
amate degli anni ’80.
Preziosa occasione per
rivedere un giovanissimo Woody Harrelson
ancora con i capelli,
all’esordio in un ruolo
importante. In inglese
è tutt’altra cosa.
NEVERLAND
Kensington Park, Inghilterra
vittoriana. Qui James M.Barrie,
autore della fiaba di Peter Pan, fa
l’incontro che lo consacrerà alla
posterità. Una famiglia, malvista dai
moralisti del tempo, di quattro
ragazzi e la mamma vedova. E’ dalla
loro frequentazione che crea Peter
Pan, ispiratogli dal più piccolo dei
fratellini. La ricostruzione di Forster
è in assoluta sintonia con la magia di
Peter. Notevoli le interpretazioni di
Hoffman e Depp e gli extra con
dietro le quinte, making of, interviste
e fuoriscena.
Commedia d’autore
COSI’ FAN TUTTI
Il gusto degli altri in chiave agrodolce. Dalla coppia Jaoui-Bacri,
un’invettiva contro il potere e la superficialità dei rapporti umani
UN TOCCO DI ZENZERO
Lo sfondo è il dramma dei greci
espulsi dalla Turchia in seguito alla
crisi cipriota negli anni ’60. Fanis è
costretto a tornare ad Atene,
lasciando a Istanbul un amore
bambino e un nonno amatissimo
che lo ha educato alla cultura del
cibo e delle spezie, come mezzo per
regalare quel tocco di zenzero che
migliora la vita. Diventa un grande
chef nella Grecia dei colonnelli e,
ormai adulto, fa ritorno in Turchia. E’
cos che Boulmetis invita con
leggerezza greci e turchi per un
banchetto d’armonia.
THE ASSASSINATION
Storia vera, e poco nota, quella a cui
si ispira il giovane e bravo regista
Niels Mueller per il suo The
Assassination. Si tratta del tentativo
di assassinio del presidente degli
Stati Uniti Richard Nixon, da parte di
un americano qualunque. 1974,
Samuel Bicke è un venditore di
mobili depresso e abbandonato dalla
moglie, convinto che Nixon incarni il
Male di cui il mondo è vittima, fino a
pensare di ammazzarlo. Atmosfere e
interpretazioni straordinarie. Sean
Penn dà volto con intensità al
protagonista.
Ritorno agrodolce della premiata
ditta Agnes Jaoui – Jean-Pierre
Bacri. Il gusto degli altri è questa volta
più amaro. Alla base della virata stilistica,
lo spostamento del baricentro dal
trascinante attore alla Lolita
protagonista. Sarcasticamente agli
antipodi rispetto alla ninfa di Nabokov, è
una cicciottella e goffa ragazza alle prese
con un padre troppo distratto e
ingombrante. Per richiamare (e
reclamare) la sua attenzione, lei alza la
voce: strilla, litiga, canta. Ma lui, non a
caso proprio Bacri, è troppo egoista ed
ebbro della sua fama per ascoltarla.
Scrittore di successo, le preferisce la
giovanissima compagna, gli amici, la
disperata caccia all’ispirazione. Attorno a
questo triangolo, all’origine della pièce
teatrale che ha dato vita al film, prende
corpo la geografia umana e cui viene
affidata una pungentesatira del potere.
L’habitat di riferimento è quello della
borghesia intellettuale francese:
Regia Agnes Jaoui cantanti, scrittori e musicisti, che
Con Con Marilou
potrebbero però anche essere architetti,
Berry, Agnes Jaoui,
avvocati, commercialisti. Non uno zoom
Jean-Pierre Bacri
Genere Commedia, sullo spettacolo, ma un grandangolo
sulle dinamiche e i risvolti del potere.
Colore
Come di consueto per la coppia Jaoui e
Distr. Lucky Red
Bacri, spunti e tematiche si
frammentano nel caleidoscopio di
reazioni offerte dalla coralità del cast: c’è
chi fugge, chi apre gli occhi, chi si redime.
Pur senza scivolare nell’happy-end
hollywoodiano, ad avere la meglio sarà
ovviamente chi ha meno da perdere. Chi,
cioè, alle sirene del potere è più sordo e
distante. Interessante, anche grazie allo
spessore della coppia di cineasti, la
sezione degli extra curata da Fabio
Ferzetti. Agnes Jaoui e Jean-Pierre Bacri
(lui sempre amabilmente scontroso e
con la sigaretta in bocca) si prestano
prima a interviste individuali e poi alla
domande dei giornalisti, in occasione
della conferenza stampa italiana del film.
Non mancano poi i tradizionali trailer,
anche in lingua originale, e le scene
tagliate. Anche queste un prezioso
strumento per comprendere economia e
logiche del film, si aggiungono a
filmografie, presentazione del cast e
ricca galleria fotografica.
DIEGO GIULIANI
DA NON PERDERE LE
INTERVISTE NEGLI
EXTRA AI DUE CINEASTI
Giugno 2005 RdC 75
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DVD
Faccia a faccia
Economia dei Media
Libri Colonne sonore
Di Paolo Aleotti
FOTO: PIETRO COCCIA
Saverio Costanzo
Mario Monicelli
Pensieri in libertà su arte, televisione e vita
La nostra rubrica è un’arena
nella quale si confrontano, a
volte scandalosamente, tipi di registi e
autori davvero diversi. Anche stavolta
l’accostamento può apparire
azzardato. Da un lato uno tra i
maggiori maestri del nostro cinema, il
grande Mario Monicelli, novanta anni
suonati, che ci ha regalato gioielli
indimenticabili quali I soliti ignoti, La
Grande Guerra, L’Armata Brancaleone,
e che alla sua veneranda età non si
ferma e anzi parte con una nuova
produzione che finirà di girare
quest’estate in Africa. Dall’altra un
regista trentenne, Saverio Costanzo,
che alla prima uscita ha già convinto
76 RdC Giugno 2005
tanti, per l’originalità, l’impegno, la
scrittura del suo Private. Qualsiasi
comparazione tra i due è
assolutamente impossibile. Ma lo
specchio del confronto riflette, assieme
alla grande distanza anagrafica e
culturale, anche armoniose assonanze.
GLI ESORDI
Costanzo Private nasce da un viaggio
in Palestina durante il quale ho avuto
la fortuna di incontrare la storia che dà
vita al film: l‘occupazione forzata da
parte di un gruppo di soldati israeliani
della casa di una famiglia palestinese.
Nella famiglia però non si respira l’odio.
Allora mi sono chiesto: come fanno ad
La vera sfida
è oltrepassare
la finzione: il
documentario
impone sforzi
titanici per
tenere viva
l’attenzione
del pubblico
esorcizzare la guerra in questo modo?
La risposta è un’idea metaforica:
raccontando il “privato”, emerge il
mondo che c’è al di fuori di quella casa.
E avendo nella mia vita sempre tentato
“percorsi” sui luoghi, era naturale
arrivare anche al cinema con un
racconto che rispettasse l’unicità di
luogo e spazio.
Monicelli Al cinema mi sono avvicinato
attraverso il 16 mm. Stiamo parlando
ormai di altri secoli, di altri millenni.
All’inizio degli anni ’30, accanto alla
Mostra del cinema di Venezia (quella
regolare, 35 mm) esisteva una Mostra
a passo ridotto. Il premio consisteva
nell’essere ammessi a fare l’assistente
ritrai. Quando lo stesso soggetto lo
metti in scena rischi invece di venir
meno al rigore, all’attenzione. Anche
per questo, non sento Private come il
mio primo film, ma come il
proseguimento di un dialogo apertosi
con i documentari.
Monicelli Lavorare come aiuto di tanti
bravi registi mi ha evitato i timori
degli inizi. E invece oggi, alla mia età,
ho il batticuore. Sto per andare in
Africa, a girare Le rose del deserto,
sulla campagna di Libia. Non è un
seguito vero e proprio de La Grande
Guerra, però la sostanza è la stessa.
Simbolizzata da due eserciti, uno ben
guidato e ben fornito e l’altro, invece,
quello italiano, con gli stessi mezzi
usati 25 anni prima. Nella seconda
guerra mondiale c’ero anch’io. Ma
neanche allora ebbi paura, convinto
come gli altri che avremmo
combattuto per qualche mese e
avremmo vissuto un’avventura senza
pericoli. Ora invece un po’ di paura ce
l’ho. Per il set in Africa, so che sarà
disagevole e faticoso, ma speriamo
che me la cavo.
IL MESSAGGIO DEL CINEMA
Costanzo Non so cosa sia per me il
cinema, mi sembra un mondo tanto
grande. Ma so che la povertà di mezzi
è una mia necessità per creare
un’atmosfera molto forte e per poter
lavorare nell’intimità. Intendo il
cinema come muro bianco e attore
senza troppi costi di produzione.
Monicelli Per me il cinema è
raccontare cose interessanti che
possano far pensare qualcosa, magari
anche divertendo. Ma non è solo
divertimento puro, o straniamento.
Penso che se uno ha qualcosa da dire
debba dirlo. Certo non è obbligatorio.
SENZA BANDIERE, SENZA ETA’
o qualsiasi altro lavoro a Cinecittà.
Avevo 16 anni, e fu così che entrai nel
cinema: dalla porta di servizio. Il primo
filmetto a passo ridotto fu I ragazzi
della via Pal, ancora ai tempi del muto.
Ma l’esordio vero avvenne poi, assieme
a Steno, nel ’46 o nel ’47. Quando
iniziammo a lavorare con Totó, Fabrizi
e tanti altri.
Monicelli Nel modo di far cinema mi
sono evoluto per conto mio. Se fai il
falegname, il cinematografaro, il
ballerino, qualsiasi mestiere insomma,
devi imparare da quello che sei. Fai
esperienza, errori, cerchi di trovare il
tuo linguaggio. E inevitabilmente lo
raggiungi.
LA CRESCITA
Monicelli Per me il documentario è la
forma più importante e difficile di
espressione, perché sei costretto
all’interno di binari rigidi
dall’attenzione che devi mantenere
verso la realtà. Fondamentali sono il
rispetto, la delicatezza per ciò che
Costanzo Sono nato e cresciuto da
solo, con una produzione
all’arrembaggio. Ho cominciato
chiedendo prestiti alle banche. Poi per
fortuna Istituto Luce e Rai mi hanno
dato una mano.
ATTENZIONE E BATTICUORE
La gavetta mi
ha aiutato ad
affrontare gli
esordi senza
timore. Oggi,
a 90 anni,
mi ritrovo con
il batticuore
di un giovane
Costanzo Credo che Private abbia
ottenuto un buon successo perché
non ho pensato di fare un film
“italiano”. Non ho seguito alcuna
tradizione, ho fatto un film che non
possiede una sua nazionalità, benché
la troupe e la produzione fossero
tutte italiane. Ma il modo di
raccontare era osservare e non
entrare nel cuore dei sentimenti. Un
prodotto più simile alla tradizione
nordeuropea, senza faziosità. Un film
che tende a non vuole prendere
posizione, benché parta da un
assunto politico forte e chiaro.
Inevitabile, quando c’è un popolo che
occupa e uno che è occupato.
Monicelli Il segreto della mia
longevità è che mi tiene sveglio il
cinema. Mentre il cinema non ha
bisogno di me per stare sveglio. Ha
già tutti questi registi giovani. Sono
loro che tengono sveglio il cinema
(che tiene sveglio me).
Giugno 2005 RdC 77
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Di Franco Montini
Sconti d’estate
Biglietti ridotti e offerte di fine stagione. Per contrastare l’esodo in sala,
gli esercenti le provano tutte
Il mercato cinematografico italiano è
attestato da qualche anno sui 115
milioni di biglietti annui. Nonostante
l’incremento di schermi delle ultime
stagioni, l’auspicato decollo che ci
riavvicini alle cifre di paesi europei
come Germania, Gran Bretagna,
Francia e Spagna, non si è ancora
realizzato. Per raggiungere i 150
milioni di biglietti, una cifra ritenuta
congrua e possibile, è necessario
allargare la fascia dei consumatori,
recuperando al grande schermo quel
pubblico che oggi il cinema lo
consuma esclusivamente in formato
domestico. Per raggiungere questo
obiettivo, l’aiuto di mirate campagne
promozionali potrebbe essere
determinante. Ne è consapevole il
Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali che, nonostante il
complessivo taglio dei fondi pubblici
destinati al cinema, sia lo scorso
anno, sia quest’anno, ha stanziato ad
hoc specifiche risorse. Nel 2004 sono
stati impegnati 400mila euro per la
campagna “cinema d’estate”, che
avrebbe dovuto favorire
l’allungamento della stagione.
Quest’anno la cifra è stata
raddoppiata. Si tratta ancora di
risorse modeste, che tuttavia
meriterebbero di essere spese meglio
di quanto accaduto finora.
Lo scorso anno lo stanziamento è
arrivato con colpevole ritardo: pochi
chi sono accorti dell’iniziativa e il
risultato è stato assai modesto. Ma
non è andata molto meglio
quest’anno con la Festa del Cinema,
per la quale le associazioni di
categoria, gli esercenti di Anec e
Anem e i distributori aderenti
all’Unidim, hanno impegnato
centomila euro. L’iniziativa prevedeva
che nei quattro giorni della festa,
chiunque acquistasse un biglietto
intero ricevesse in omaggio un
“bigliettone”, presentando il quale
alla cassa di ogni cinema, dal 25 al 28
aprile, si aveva diritto, senza alcun
limite, a un ingresso scontatissimo al
prezzo di 1,50 euro. Quasi un milione
di spettatori hanno approfittato della
promozione. L’incremento di
presenze in sala è stato assai
sostanzioso rispetto agli stessi
quattro giorni della settimana
precedente, ma di poco superiore agli
spettatori che avevano frequentato il
grande schermo negli stessi giorni
del 2004, durante i quali si erano
I fondi per
le promozioni
sono quasi
raddoppiati.
Il numero
dei titoli è
però ancora
molto
limitato
78 RdC Giugno 2005
venduti 840.000 biglietti. A dispetto
di alcune ottimistiche dichiarazioni
delle associazioni interessate, il
risultato è stato in definitiva modesto,
ma non poteva essere altrimenti.
Troppo breve la durata dell’iniziativa
e complessivamente sbagliati i mezzi
attraverso cui è stata promossa,
perché gli spot sono passati quasi
esclusivamente nelle sale
cinematografiche e di conseguenza il
pubblico che non frequenta il grande
schermo non è stato informato.
Errato poi il meccanismo, perché lo
sconto scattava solo
successivamente all’acquisto di un
biglietto intero, col risultato che la
festa ha incrementato solo una
maggiore frequentazione da parte
degli spettatori già abituali; ma
soprattutto assai carente l’offerta. In
Francia, dove la Festa del Cinema è
un autentico evento che richiama
milioni di spettatori e l’attenzione dei
media, in questa occasione vengono
lanciati film realmente competitivi.
Da noi, invece, la festa è stata
organizzata senza l’ingrediente
principale: i film. La cosa non
sorprende perché già in passato si
erano registrati eventi del genere.
Basti ricordare una campagna estiva
di qualche anno fa, basata sullo
slogan: “il cinema non va in vacanza”
e clamorosamente contraddetta da
un offerto modestissima, se non del
tutto assente. Quest’anno con la
Festa del Cinema la cosa si è ripetuta.
Quale sarebbe stato il risultato se alla
Festa fosse stata abbinata l’uscita di
film come Le crociate o Star Wars III?
L’auspicio è che qualcosa possa
cambiare per ciò che riguarda la
campagna dedicata alla promozione
estiva 2005, per la quale saranno
impegnati 700 degli 800.000 euro,
messi a disposizione dal Ministero dei
Beni Culturali. I risultati dipenderanno
in gran parte dai film che saranno
proposti nei mesi estivi. Molti
sostengono che l’estate 2005 sarà
l’anno della svolta e sbandierano gli
ottanta titoli previsti in uscita fra
maggio e luglio. Ma le previsioni
appaiono ancora una volta
eccessivamente ottimistiche;
anzitutto non si deve considerare
maggio un mese estivo e fra giugno e
luglio, dopo varie cancellazioni e
rimandi autunnali, ci sono solo due
grandi film in uscita: Batman Begins il
17 giugno e La guerra dei mondi il 29
giugno. E allora, una volta di più,
viene da pensare che nel cinema
italiano ai grandi annunci non
seguano quasi mai i fatti. Per la svolta
ne riparliamo il prossimo anno.
Giugno 2005 RdC 79
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Faccia a faccia
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Libri Colonne sonore
Di Francesco Bolzoni
Teorie, film, interpretazioni
Cristo al cinema
Dizionario ragionato per neofiti e appassionati
Gesù e la
macchina da
presa.
Dizionario
ragionato del
cinema
cristologico
Dario Edoardo
Viganò
Lateran
University
Press
Roma 2005
pp. 384,
€ 30,00
Questo Dizionario ragionato
del cinema cristologico studia,
secondo l’ottica socio-semiotica
(scuola Bettetini), un tema
trascurato o frettolosamente
considerato dalla storiografia
“classica”. Il titolo precisa: Gesù e la
macchina da presa. Il secondo
termine assume rilievo nelle pagine
introduttive dell’ampia e direi
necessaria trattazione di Dario
Edoardo Viganò che si articola in
tre parti (nella prima, a carattere
teorico, non mancano giudizi
condivisibili su alcuni film ispirati
alla vita di Gesù, seguono una
filmografia di ben 168 titoli e
un’esauriente bibliografia).
Personalmente non credo che “la
narrazione cinematografica diventi
filtro di pre-comprensione“ del
Testo biblico; essa, tolte pochissime
eccezioni, appartiene a “ un
religioso che assomiglia […] a una
nebulosa gassosa”, compresi quei
kolossal hollywoodiani dove la
figura del Figlio di Dio è “privata dei
suoi aspetti più disturbanti e
scomodi e relegata negli angusti
steccati di una morale asettica”, il
dono dell’Eucarestia è ridotto a
momento patetico e i miracoli sono
spesso descritti con enfasi da guitti.
Al Vangelo si arriva per altre strade
che non sono quelle del cinema. Ciò
detto bisognerà lodare la chiarezza
con cui Viganò riassume i termini di
una questione fondamentale per un
racconto cinematografico che,
magari a fini divulgativi, si rifaccia
alle pagine evangeliche. “Tradurre è
sempre movimento di
interpretazione”, avverte Viganò, e
lo è in particolare allorché siamo
davanti a una “trasmutazione per
cui i segni linguistici vengono
interpretati attraverso sistemi di
segni non linguistici”. Così, troppo
spesso, la traduzione che non può
rinunciare alla fedeltà si trasforma
in tradimento. Più feconda della via
dell’interpretazione mi pare quella
del “cinema delle parabole”, nel cui
ambito rientrano opere aperte a
“un senso non semplicemente
religioso, ma specificatamente
cristiano” (quasi una risposta alle
sfide della storia alla luce del
Vangelo). Ben scelte, nel libro, le
fotografie, accurata la bibliografia,
nella filmografia utili appaiono gli
accenni alle vicende produttive di
alcuni film, ben resa la “fabula”,
assente un giudizio storico-critico
sulle singole opere che avrebbe
aiutato il lettore, soprattutto il
giovane lettore, a districarsi nella
selva dei titoli, a muoversi con
maggiore agio “sul terreno del testo
cinematografico e dipanare il non
facile rapporto fra il cinema e la
storia delle storie”.
Da non perdere a cura di Giorgia Priolo
IN VIAGGIO
C. Bragaglia e D. Falcioni, Gedit Edizioni, € 14,00
Il viaggio, archetipo strutturale della letteratura prima e
del cinema poi, è il tema attorno al quale ruotano i saggi
contenuti un questo terzo volume di Film/Letterature.
Curato dalla professoressa di Storia e critica del cinema
Cristina Bragaglia, insieme con Davide Falcioni, il saggio
spazia dal nostos di Ulisse a 2001 : Odissea nello spazio fino a Una storia
vera di David Lynch, proponendo un’affascinante indagine sul rapporto
tra letteratura e cinema, che è anche un invito al viaggio non solo come
processo di conoscenza, ma anche come ricerca e scoperta di un nuovo
sguardo sul mondo.
80 RdC Giugno 2005
MAURIZIO NICHETTI
M. Causo e C. Chatrian, Effatà Editrice, € 15,00
Una lunga intervista, saggi critici e bellissime fotografie
in bianco e nero per raccontare una delle personalità più
eclettiche del cinema italiano: Maurizio Nichetti, comico,
regista, creatore di spot pubblicitari, fido collaboratore di
Bruno Bozzetto, direttore di opere liriche, precursore
della sperimentazione digitale, autore e attore di film come Ratataplan,
Volere volare, Ladri di saponette. In una lunga conversazione, Nichetti
ripercorre qui le tappe del suo percorso artistico. Completano questo bel
ritratto del Charlot di casa nostra le testimonianze dei collaboratori di
sempre Guido Manuli e Angela Finocchiaro.
HOLLYWOOD, IL PENTAGONO E WASHINGTON
Jean-Michel Valantin, Fazi Editore, € 15,00
Lo sbarco in Normandia, il Vietnam, la recente tragedia
dell’Iraq: di fronte ad eventi di questa portata, come si
porrebbe oggi l’opinione pubblica del mondo intero,
senza operazioni medianiche come il salvataggio della
soldatessa Jessica Lynch, oppure film come Il giorno più
lungo, Caccia a Ottobre Rosso e Rambo? Documenti alla mano, l’esperto
di strategia Jean-Michel Valantin, azzarda una serie di ipotesi,
introducendoci nelle pieghe della relazione pericolosa tra l’industria
cinematografica e i centri del potere politico-militare americano. Un
saggio di storia recente di attualità imprescindibile.
CINEMA & GENERI 2005
A cura di Renato Venturelli, Editore Le Mani, € 12,00
Dal noir francese, alla commedia sociale inglese e il
nuovo horror spagnolo: nel panorama europeo di un
tendenziale risveglio del cinema di genere, soltanto il
cinema italiano sembra ancora refrattario a ricercare in
questa macchina narrativa forte la possibile
riconciliazione tra industria e mito, tra autore e pubblico. Utile e
stimolante, questo ricco volume curato da Renato Venturelli aiuta a
riflettere sull’evoluzione dei generi sondando il presente con un occhio al
futuro. Tra un intervista a Joe Dante e un saggio sul cinema di Hong
Kong, c’è anche spazio per divertirsi.
Giugno 2005 RdC 81
telecomando
DVD
Faccia a faccia
Economia dei Media
Libri Colonne sonore
Di Ermanno Comuzio
Visto da vicino
LA FEBBRE
Regia Alessandro D’Alatri
Musica Fabio Barovero & C.
Scrivo “Barovero & C.” perché al musicista
in carica si aggiungono collaboratori che
forniscono canzoni o pezzi vari: la parte del
leone spetta comunque a Barovero, in
quanto a lui si deve la caratteristica
musicale di questo film, cioè l’ uso della
banda. L’ex Mau Mau si avvale infatti quasi
sistematicamente, ormai,
di complessi bandistici
(soprattutto della Banda
Jonica), come ha
dimostrato in Dopo
mezzanotte e Se devo
essere sincera. Un uso
che in La febbre ha un
significato particolare.
Infatti il defunto padre
del protagonista faceva
parte, come clarinettista, della banda
municipale, circostanza che il regista
presenta tra il patetico e l’ironico, conforme
all’atteggiamento nei confronti di tutta la
vicenda. Svolta appunto con toni che
ondeggiano dal compassionevole al
risentito al comico nel delineare
l’apprendimento alla vita di un giovanotto
di provincia (Cremona, nella fattispecie). E
allora dentro con la musica della banda,
colorita anche quando suona marce
funebri, affermandosi come spiritoso
contrappunto in altre circostanze, come
quando è eseguita in un night con tanto di
“cubiste” in azione. E poi ci sono i cori
operistici e l’Inno di Mameli, il tutto (la
concezione musicale appartiene allo stesso
regista) in salsa piccante.
Inequivocabile il
segno dell’ex Mau
Mau: sua la banda
che accompagna
gioie e dolori
Per tutti i gusti
Senza senso
THE RING 2
MANUALE D’AMORE
Buonvino è uno dei migliori
giovani compositori italiani. Qui
non ha però molte occasioni di
emergere, costretto alla
panchina da musica d’ambiente
o musica di sfondo. Qualche
piccolo episodio (scalette
onomatopeiche per una
vigilessa arrabbiata, una
canzone sarcastica per un
abbandono) non portano la
palla in porta.
82 RdC Giugno 2005
PROFONDO BLU
Dovreste vedere questo film
con le orecchie tappate.
Constatereste che le
immagini, per quanto ottime,
da sole risulterebbero piatte e
fredde.
Chi dà vita, enfasi, colore,
volume a tali immagini è
proprio la musica. Si può dire
che stavolta siano i suoni,
sinfonicamente opulenti, a
“fare” il film.
CRIMEN PERFECTO
Bravo Roque Banos, spagnolo
dell’ultima generazione. Suona
su diverse tastiere, ma sempre
con un aguzzo senso
dell’umorismo. La storia viene
sbertucciata da note ribattute
tipo Herrmann per Hitchcock,
da citazioni di Piccioni e
Morricone, dal ricorso a
Pompes and Cicunstances di
Elgar. Pompe funebri, ma da
ridere.
Regia Hideo Nakata
Musica Hans Zimmer
Insopportabile musica che fin
dalla prima inquadratura fa
bum-bum, continuando con
effettacci elettronici. Si dia una
calmata, Zimmer. Despota di
una factory di discepoli a sua
immagine e somiglianza. La
sua è una musica fatta a
macchina in tutti i sensi.
Viaggio sulla luna
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