Alcuni testi di sant’Ambrogio sull’Eucaristia 1) All’origine dell’Eucaristia c’è la Parola efficace di Cristo Chi è dunque l’autore dei sacramenti, se non il Signore Gesù? Questi sacramenti provengono dal cielo. Ed è davvero un prodigio grande e divino che Dio abbia fatto piovere la manna dal cielo per il popolo. Tu dici: «È il mio solito pane» Ma questo pane è pane prima delle parole sacramentali; quando interviene la consacrazione, da pane diventa carne di Cristo. Spieghiamo dunque come può essere corpo di Cristo ciò che è pane. La consacrazione con quali parole si compie e con le espressioni di chi? Del Signore Gesù! Infatti tutte le altre formule che si dicono precedentemente, sono dette dal sacerdote: si loda Dio; gli si rivolgono preghiere; si intercede per il popolo, per i sovrani, per tutti gli altri. Ma quando si arriva al momento in cui si compie il venerabile sacramento, il sacerdote non usa più parole sue, ma usa le parole di Cristo. È dunque la parola di Cristo a compiere (conficere) questo sacramento. E qual è la parola di Cristo? Evidentemente quella per cui sono state fatte tutte le cose! ... Se la parola celeste ha esercitato la sua azione nelle realtà terrene, non la eserciterà a maggior ragione nei sacramenti celesti? Di qui dunque puoi capire che il pane diventa il corpo di Cristo. Che dire poi del vino e dell’acqua? Il vino si versa nel calice, ma per effetto della consacrazione celeste diventa sangue. Probabilmente obietterai: «Non vedo l’apparenza del sangue». Ma ne è l’equivalente. Tu bevi l’equivalente del sangue prezioso, perché si eviti l’orrore provocato dal sangue, e tuttavia il prezzo della redenzione è valido ed efficace (operatur). Hai dunque capito che quello che ricevi è il corpo e il sangue di Cristo. Infatti (per riassumere) il pane, prima di essere consacrato, è pane. Ma quando sono state pronunciate le parole di Cristo è il corpo di Cristo. Analogamente, prima delle parole di Cristo, è un calice pieno di vino e di acqua; quando hanno operato le parole di Cristo, nel calice si forma il sangue che ha redento il popolo. Vedete dunque in quanti modi la parola di Cristo ha il potere di trasformare tutte le cose. In fin dei conti è lo stesso Signore Gesù ad attestarci che noi riceviamo il suo corpo e il suo sangue. Dobbiamo forse dubitare della garanzia offertaci dalla sua attestazione? (De Sacramentis IV, 13-23 passim). 2) È Cristo stesso che “celebra” l’Eucaristia Abbiamo visto il principe dei sacerdoti venire a noi, l’abbiamo visto e udito offrire per noi il suo sangue. Noi sacerdoti lo seguiamo come ci è possibile, così da poter offrire il sacrificio per il popolo, noi scarsi di meriti, ma resi grandi da quel sacrificio. Infatti, anche se non sembra che ora sia Cristo a compiere l’offerta, tuttavia è lui che viene offerto sulla terra, dato che è il corpo di Cristo che viene offerto. Anzi è chiaro che è lui stesso a compiere l’offerta attraverso di noi, perché è la sua parola che santifica il sacrificio che viene offerto da noi (Commento al salmo 38, 25). 3) È Cristo stesso che dona oggi l’Eucaristia alla sua Chiesa La povertà di Cristo rende ricchi, l’orlo della sua veste risana, la sua fame sazia, la sua morte vivifica, la sua sepoltura risuscita. È un ricco tesoro quello che ci offre un pane 1 nutriente. Ed è davvero nutriente quel pane chi mangia del quale non avrà più fame. Gesù diede questo pane agli apostoli perché lo distribuissero al popolo dei credenti, e oggi dà a noi quel pane che il sacerdote stesso ogni giorno consacra con le parole di Cristo. Questo pane dunque è diventato il cibo dei santi. Possiamo ricevere addirittura lo stesso Signore che ci ha dato in cibo la sua carne. «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno ne mangerà vivrà in eterno. Anche se uno soggiace alla morte temporale, vivrà in eterno, purché abbia ricevuto il mio pane». Lo riceve infatti chi esamina se stesso; e chi lo riceve non morrà della morte del peccatore, perché questo pane è la remissione dei peccati (De Patriarchis, 38-39 passim). 4) Nell’Eucaristia ricevo Cristo, il mio vero bene Io, che prima ero quel popolo di peccatori, disprezzato, mi trovo ora in una condizione di vita venerabile che mi accomuna alla sacra realtà del cielo, e sono ora ammesso alla dignità di commensale del cielo. Per procurarmi il cibo non ci vogliono più piogge abbondanti né la laboriosa produzione della terra né frutti di piante. Per la mia sete non domando fiumi né sorgenti. Il mio cibo è Cristo, la mia bevanda è Cristo, il mio cibo è la carne di Cristo, la mia bevanda è il sangue di Dio. Ormai non aspetto rendite annuali per saziarmi: Cristo mi viene offerto ogni giorno. Non avrò paura che il mal tempo o l’improduttività della terra mi faccia patire la carestia, se la devozione mi conserverà questo “pane” con cura assidua. Non sento più il bisogno che piovano dal cielo le quaglie, che prima mi sembravano un miracolo, né la manna, che prima preferivo a tutti gli altri cibi: i nostri Padri, che hanno mangiato la manna, hanno continuato ad avere fame. Il mio cibo è tale che, se lo si mangia, non si ha più fame; il mio cibo è tale che non ingrassa il corpo, ma irrobustisce il cuore dell’uomo (Commento al salmo 118, 18,26). 5) L’Eucaristia “medicina” quotidiana del cristiano Che cosa ti ha detto l’Apostolo Paolo ogni volta che ricevi l’eucaristia? Ogni volta che riceviamo l’eucaristia, annunziamo la morte del Signore. Se annunziamo la morte del Signore, annunziamo la remissione dei peccati. Se, ogni volta che il sangue viene sparso, viene sparso per la remissione dei peccati, allora devo riceverlo sempre, perché sempre mi rimetta i peccati. Io che pecco sempre, devo sempre avere a disposizione la medicina (De Sacramentis 4,29). 7) L’Eucaristia vero “pane quotidiano” del cristiano «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Ricordo le mie parole quando vi spiegavo i sacramenti. Vi ho detto che prima delle parole di Cristo ciò che viene offerto è pane; ma quando sono stare pronunciate le parole di Cristo, non si chiama più pane, ma corpo di Cristo. Perché dunque nella preghiera del Signore, che segue subito dopo la preghiera di consacrazione, si parla di “pane nostro”? Il Signore ha detto sì «pane», ma «epiousion», cioè «sostanziale». Questo non è il pane che entra nel corpo, ma è quel pane di vita eterna che sostiene la sostanza della nostra anima. Perciò in greco dice «epiousios». I Latini invece hanno chiamato «quotidiano» questo pane. In ogni caso sembrano ugualmente utili sia il termine latino sia il termine greco. 2 Ora, se il pane è quotidiano, perché lo ricevi a distanza di un anno, come sono soliti fare i Greci in Oriente? Ricevi ogni giorno ciò che ogni giorno ti giova! E vivi in modo da essere degno di riceverlo ogni giorno! Tu senti ripetere che ogni volta che si offre il sacrificio, si annuncia la morte del Signore, si annuncia la sua risurrezione, la sua ascensione al cielo, si annuncia la remissione dei peccati. Sai tutto questo, e tuttavia non ricevi ogni giorno questo pane di vita? Chi ha una ferita, cerca la medicina. La nostra ferita è l’essere soggetti al peccato: la medicina è il celeste e venerabile sacramento. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Se lo ricevi ogni giorno, per te ogni giorno è quell’oggi! Se oggi Cristo è tuo, egli risorge per te ogni giorno (De Sacramentis 5,24-26 passim). 8) La comunione eucaristica come atto di fede Fu certamente un prodigio straordinario e degno di religioso ossequio che per l’antico popolo Ebraico sia piovuta dal cielo la manna. Ma provate a ragionare: che cosa è di maggior valore, la manna discesa dal cielo o il corpo di Cristo? Certamente il corpo di Cristo, che è il creatore del cielo. Inoltre, mentre chi ha mangiato la manna è morto, chi mangerà questo corpo otterrà la remissione dei peccati e non morirà in eterno. Dunque non senza ragione tu dici: «Amen», riconoscendo nel tuo intimo (in spiritu confitens) che ricevi il corpo di Cristo. Quando ti presenti per ricevere il pane eucaristico, il vescovo ti dice: «Il corpo di Cristo», e tu rispondi: «Amen», cioè: «E vero». Il tuo animo (adfectus) custodisca (teneat) ciò che la tua lingua riconosce. (De Sacramentis, IV,24-25). 9) La comunione eucaristica come “comunione sponsale” Sei venuto all’altare, il Signore Gesù chiama te (o la tua anima o la Chiesa) e dice: «Mi baci con i baci della sua bocca» (cfr. Ct 1,1). Vuoi applicare queste parole a Cristo? Nulla di più gradito. Vuoi applicarle alla tua anima? Nulla di più soave. Cristo vede che tu sei puro da ogni peccato, perché le tue colpe sono state lavate. Perciò ti giudica degno dei sacramenti celesti e quindi ti invita al banchetto celeste: «Mi baci con i baci della sua bocca». La tua anima dunque si vede purificata da tutti i peccati e perciò degna di accostarsi all’altare di Cristo, vede i mirabili sacramenti e dice: «Mi baci con i baci della sua bocca», cioè: Cristo mi imprima il suo bacio (De Sacramentis 5,5-7). 10) Invito ad accostarsi a Cristo nell’Eucaristia Sta a te prendere questo pane. Accostati a questo pane o lo prenderai. Se ti allontanerai da Cristo, morirai, se ti avvicinerai a Cristo, vivrai. Questo è il pane della vita: dunque, chi mangia la Vita, non può morire. Come potrà morire chi ha per cibo la Vita? Come potrà venir meno chi avrà la Vita per sostentamento? Accostatevi a Lui e saziatevi: Egli è pane. Accostatevi a Lui e bevete: Egli è la sorgente. Accostatevi a Lui e lasciatevi illuminare: Egli è la luce. Accostatevi a Lui e lasciatevi liberare: infatti dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è la libertà. Accostatevi a Lui e lasciatevi sciogliere dai legami: Egli è la remissione dei peccati. 3 Vi domandate chi Egli sia? Ascoltate quello che lui stesso dice: «Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame, chi viene a me non avrà più sete» (Commento al salmo 118, 18,28). 11) «Cristo è tutto per noi» Tutto abbiamo in Cristo. Ogni anima si accosti a Lui. O che sia malata per i peccati del corpo, o come inchiodata dai desideri mondani, oppure ancora imperfetta, ma sulla via della perfezione grazie all’assidua meditazione, o che qualcuna sia ormai perfetta per le sue numerose virtù, ogni cosa è in potere del Signore, e Cristo è tutto per noi. Se vuoi curare una ferita, egli è medico; se sei riarso dalla febbre, egli è la fonte; se sei oppresso dall’iniquità, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza; se temi la morte, egli è la vita; se desideri il cielo, egli è la via; se fuggi le tenebre, egli è la luce; se cerchi cibo, egli è l’alimento. Cristo è tutto per noi (De Virginitate 99). 4