L`Italia e l`Europa nel Cinquecento

annuncio pubblicitario
carsi al consolidamento del proprio potere
e garantì un periodo di pace che fu determinante per lo sviluppo del Rinascimento.
Si trattava comunque di una intesa fondata su fragili presupposti; infatti non riuscì
a impedire verso la fine del secolo lo scoppio di nuove ostilità. Nel triennio 1482-1484
si combatté infatti la guerra di Ferrara, che
oppose Firenze, Milano, Napoli e Mantova da
una parte, e Venezia (che voleva appunto impadronirsi di Ferrara) e lo Stato della Chiesa
dall’altra, e si concluse con un ampliamento
territoriale della repubblica di Venezia.
L’Italia della seconda metà del Quattrocento viveva una situazione contraddittoria:
L’Italia e l’Europa
nel Cinquecento
Regno di
Norvegia
Bergen
REGNO
DI SCOZIA
Edimburgo
Irlanda
York
Dublino
REGNO D’INGHILTERRA
REGNO DI SVEZIA
Estonia
Stoccolma (1561-83 alla Svezia) Novgorod
M a r e REGNO DI
d e l DANIMARCA
Copenaghen
Nord
Konigsberg
Londra
Atlantico
Anversa
Spagnoli
Orleans
REGNO DI
Praga Slesia
Ratisbona
R U S S O
Varsavia
Wittemberg
Magonza
Parigi
I M P E R O
Granducato
di Minsk
Lituania
(dal 1525)
Berlino
Paesi Bassi
Mosca
Riga
Ducato di
Prussia
Amsterdam Amburgo
Oceano
Limiti dell’Impero Romano
Germanico
Impero di Carlo V
Kiev
POLONIA
(dal 1557 russo)
Canato
Boemia
Moravia
Canato
di
Astrahan
Astrahan
Vienna
R E G N O Franca
Princ. di
Contea
di Crimea
Austria Budapest Transilvania Princ. di
CONFED.
DI
(vassallo ottomano)
SVIZZERA Tirolo
(dal 1541 vass. ott.) Moldavia
Bordeaux F R A N C I A DUC. DI Milano
(dal 1538 vass. ott.)
Regno di
Circassia
Venezia
Avignone SAVOIA
Ungheria
Pavia
Balaklava
Stato della Chiesa
(dal
1541
vass.
ott.)
(1525)
Princ.
di
Valacchia
Genova
Georgia
REGNO DEL
REP. DI
Belgrado (vass. ott.) Bucarest
Mar Nero
PORTOGALLO R E G N O
STATO
Marsiglia GENOVA
I
aria
Trebisonda
DELLA
Madrid
M Bulg
Lisbona
CHIESA
Corsica
Toledo D I
P Sofia
Armenia
E
Costantinopoli
Roma
R
SPAG NA
O
Regno di
Ankara
Regno
di
Napoli
Siviglia
Baleari
O T
Sardegna
Napoli
T O
Cartagena
La Coruña
Alb
Algeria
(dal 1529
vassallo ottomano)
Tunisia
(dal 1574
vassallo ottomano)
Isole
Ionie
(Venezia)
MALTA
Lepanto
(1571)
Smirne
M A
N O
Duc. di
Nasso
r
(Ven. fino al 1566) Rodi
Cipro
(dal 1522
vassallo (Ven. fino al 1571)
Creta
ottomano)
(Venezia)
Mar Mediterraneo
i
a
Me
s
i
Tunisi Regno di
Sicilia
(Venezia)
S
SULTANATO
DI FEZ
E DEL
MAROCCO
a
Palermo
an i
Corfù
Cagliari
Algeri
Damasco
Gerusalemme
L’Europa all’inizio del Cinquecento
11.1 La fine
dell’indipendenza
politica dell’Italia
L’Italia del tardo Quattrocento:
incertezza politica e splendore
culturale
Mentre, verso la fine del Quattrocento, in
Europa si andavano rafforzando le monarchie nazionali e cresceva l’importanza economica e politica di grandi Stati, come la
Francia e la Spagna, l’Italia era frammentata
in piccoli Stati regionali autonomi.
Dal 1454 la Pace di Lodi aveva garantito la
convivenza pacifica degli Stati italiani principali (Venezia, Milano, Firenze, Stato della
Chiesa e il Regno delle due Sicilie), che fino
a quel momento avevano cercato di imporsi
l’uno sull’altro con la forza delle armi). Vero
garante della pace era la Repubblica di Firenze, guidata da Lorenzo il Magnifico, che
riuscì ad attuare con successo una politica
dell’equilibrio tesa a mantenere inalterato
l’assetto territoriale sancito a Lodi.
L’accordo, che fu rispettato sostanzialmente fin quasi alla fine del Quattrocento,
permise ai principi e alle oligarchie di dedi-
op
ota
mia
• Da una parte era una delle più ricche e
splendide regioni d’Europa, celebre per
le sue corti animate dalla straordinaria
attività artistica e intellettuale del Rinascimento. D10 Alla base di questa ricchezza c’erano ancora l’intensità degli
scambi commerciali di Venezia nel Mediterraneo, la potenza delle banche di
Firenze, la produzione agricola delle regioni meridionali e della pianura padana
e l’attività delle manifatture del Centro e
del Nord. D7, 14 La crescente concorrenza delle economie europee occidentali e
lo spostamento del sistema commerciale
verso l’Atlantico non avevano ancora ridotto la penisola ai margini del sistema
economico del continente (un’evoluzione che si verificò nel corso del Cinquecento e del Seicento).
Le finanze del Comune di Siena in tempo di pace e di guerra,
tavoletta della Biccherna, 1468, Siena, Archivio di Stato.
te dal re di Napoli, l’aragonese Ferrante, il
quale pretendeva di assumere la signoria di
Milano in forza di un matrimonio tra Gian
Galeazzo e una sua nipote. Per opporsi alla
minaccia del regno di Napoli, Ludovico il
Moro pensò allora di ricorrere all’aiuto della
Francia, dove regnava Carlo VIII (1483-98)
che, in nome della sua discendenza angioina, vantava delle pretese sul trono di Napoli.
Il Moro si illudeva – con un grave errore di
valutazione – di poter utilizzare a proprio
vantaggio le storiche rivendicazioni di Angioini e Aragonesi per il possesso di Napoli.
Nel 1494 il re di Francia Carlo VIII entrò
• Dall’altra parte l’Italia era molto debole
dal punto di vista politico. Era frammentata in piccoli Stati e non era quindi uno
Stato unitario; come tale mancava sia di
una forte guida politica, sia del senso di
appartenenza nazionale che caratterizzava gli Stati europei maggiori.
La discesa dei francesi in Italia
Nel 1492 Lorenzo il Magnifico morì e, privato della sua funzione di mediatore, l’equilibrio politico italiano si ruppe: la penisola
in breve divenne terreno di conquista delle
potenze europee.
Nel 1476, a Milano, era morto in una
congiura il duca Galeazzo Maria Sforza.
Formalmente il ducato era passato al figlio
del defunto, Gian Galeazzo II, ma il potere
era di fatto esercitato da suo zio, Ludovico
il Moro. Le mire del Moro furono contrasta-
Un ritratto di Carlo VIII, re di Francia, dipinto
della seconda metà del Quattrocento.
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Dossier 10 p. 346
Dossier 14 p. 354
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1490
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1501 Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini
1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti
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XVI-XVII sec. Spagna ripetutamente in bancarotta
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Le origini dell’Europa moderna
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Dossier 6 p. 338
dunque in Italia alla guida di un potente
esercito; scese verso il regno di Napoli attraversando la Lombardia, la Toscana e il
Lazio senza incontrare resistenza. Nessuno,
neppure lo Stato della Chiesa, fu in grado di
opporsi alla sua forza. Una volta raggiunta
Napoli e cacciato il re Ferdinando II d’Aragona, era ormai evidente che la Francia poteva
dominare su tutta l’Italia. D6
A questa situazione reagirono (un po’ in
ritardo) gli Stati italiani e le altre potenze europee: si formò un’alleanza tra l’impero, la
Spagna, lo Stato pontificio, Venezia e Milano
(la stessa Milano che aveva favorito la discesa dei francesi in Italia), e Carlo VIII dovette
ritirarsi in Francia dopo essere stato sconfitto, nel 1495, a Fornovo, nei pressi di Parma.
Le ambizioni della Francia sembravano
respinte, ma già nel 1499 il successore di
Carlo VIII, Luigi XII invase di nuovo l’Italia:
occupò subito Genova e Milano, e in seguito
cercò di impadronirsi del regno di Napoli.
Anche questa volta la crescente potenza
francese spaventò gli altri regni d’Europa e
fu la Spagna a reagire e a sconfiggere Luigi
XII. Nel 1505 Francia e Spagna trovarono
un accordo: la Francia avrebbe mantenuto
il controllo su Milano e Genova, la Spagna
avrebbe avuto Napoli. A
La debolezza degli Stati
italiani: il caso di Firenze
All’inizio del Cinquecento era ormai evidente che l’Italia aveva perso la propria indipendenza. Non mancavano, inoltre, contrasti interni ai singoli Stati. Esemplare fu il
caso di Firenze.
Nel 1494 il figlio di Lorenzo il Magnifico,
Piero, aprì le porte a Carlo VIII in marcia
verso Napoli e gli consegnò le piazzeforti e il
porto di Livorno. Questo atteggiamento arrendevole e servile suscitò l’ostilità della popolazione, che lo cacciò dalla città. Il potere
fu assunto da un eterogeneo movimento
popolare guidato da un frate domenicano,
Girolamo Savonarola. Questo ardente predicatore, legato alle istituzioni comunali, si
fece ispiratore di una repubblica (la «Repubblica fiorentina») con l’intento di moralizzare la vita politica e culturale della città contro
il lusso della corte dei Medici; obiettivo dei
suo fervore erano anche i costumi e le mire
politiche del papa Alessandro VI Borgia.
I seguaci del Savonarola furono detti «piagnoni», per il loro forte – e per molti eccessivo – impegno di rigenerazione morale. Abolirono le feste, ma l’introduzione di pesanti
imposte sui redditi più elevati e l’impegno a
favore dei più poveri attirarono sul Savonaro-
XVI
secolo
XVII
secolo
Milano
100
120
Venezia
115
150
Firenze
55
70
80
Napoli
80
100
250
Parigi
80
225
300
Londra
35
80
170
Vienna
20
60
Lisbona
50
120
Amsterdam
15
100
Lotte tra Stati italiani e
situazione politica della penisola
nel 1516
Dal 1505 al 1516 l’Italia non ebbe pace. Gli
Stati italiani si unirono prima in una lega
promossa dal papa contro Venezia, che
minacciava di diventare troppo potente.
Poi papa Giulio II (1503-1513) cercò di rafforzare lo Stato pontificio tramite guerre
e congiure. Infine, un’alleanza guidata dal
pontefice, e per questo detta «Lega santa»
(1511), riuscì a cacciare i francesi dal ducato
di Milano.
Ma sia la Francia sia la Spagna continuarono a combattersi per ottenere la supremazia in Italia.
Nel 1516, grazie alla volontà del papa Leone X, le guerre per il possesso della penisola giunsero finalmente una tregua: venne
infatti firmata la pace di Noyon. L’Italia risultava, secondo gli accordi, divisa tra quattro potenze, due straniere e due italiane:
Le guerre d’Italia tra la fine del Quattrocento e la prima metà
del Cinquecento
IMPERO ROMANO GERMANICO
CANTONI SVIZZERI
Milano
DUCATO La Bicocca
DI MILANO (1522)
Novara (1500)
Agnadello (1509)
Pavia (1525)
Marignano (1515)
Genova
Fornovo
(1495)
1490
REGNO DI
UNGHERIA
Venezia
Ravenna
(1512)
Firenze
Siena
STATO
DELLA
CHIESA
Corsica
Roma
REGNO DI
SARDEGNA
REGNO
Garigliano
(1503)
Napoli
DI
NAPOLI
Spedizione di Carlo VIII
Battaglie di Carlo VIII
Regno di Napoli, occupato
da Carlo VIII e Luigi XII
Battaglie di Luigi XII
Ducato di Milano, occupato
da Luigi XII e Francesco I
Palermo
Seminara
(1495-1503)
REGNO DI
SICILIA
Spedizione di Francesco I
Battaglie di Francesco I
• la Spagna governava sul regno di Napoli,
sulla Sicilia e sulla Sardegna.
• Venezia rimaneva indipendente: tuttavia
veniva compromessa la sua possibilità di
espandersi sulla terraferma proprio mentre l’espansione dei Turchi e la recente
scoperta del Nuovo Mondo stavano indebolendo i suoi ricchi commerci nel Mediterraneo orientale;
Francesco Granacci, L’entrata di Carlo VIII in Firenze, 1518 circa, Firenze, Uffizi.
• lo Stato della Chiesa, infine, anch’esso
indipendente, si rafforzava in Emilia.
Da questo momento in poi il destino dell’Italia rimase legato alla lotta per la supremazia
tra Francia e Spagna, quest’ultima unita
per un lungo periodo all’Impero germanico
nella persona del re Carlo I, dal 1519 anche
imperatore con il nome di Carlo V. [ I NODI
DELLA STORIA p. 250]
Un ritratto di Carlo V adolescente, con al collo la
massima onorificenza spagnola, il Toson d’oro,
dipinto da un pittore anonimo di scuola tedesca.
© Loescher Editore – Torino
244
L’Italia e l’Europa nel Cinquecento
• la Francia si assicurava il possesso di Milano e il dominio di fatto sul ducato di Savoia, Genova, Ferrara e Firenze;
La crescita demografica in alcune
città italiane ed europee tra il XV
e il XVII secolo (valori in migliaia)
XV
secolo
la e sui suoi seguaci l’ostilità dei nobili e delle
classi agiate in genere (i cosiddetti «arrabbiati»). Costoro, facendo leva anche sul fatto che
era stato scomunicato da papa Alessandro
VI, riuscirono a porre fine a questa Repubblica e nel 1497 il Savonarola venne arso in
piazza della Signoria come eretico.
REGNO DI FRANCIA
3
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1501 Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini
1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti
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XVI-XVII sec. Spagna ripetutamente in bancarotta
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Le origini dell’Europa moderna
11.2 L’impero di Carlo V
I domini ereditati da Carlo V
Eredità asburgica
Carlo I di Spagna diventa
Carlo V
Carlo I, divenuto re di Spagna nel 1516, governava anche sui possedimenti spagnoli
in America. La sua famiglia inoltre aveva
legami anche con gli Asburgo d’Austria. Per
questo motivo, nel 1519 egli ereditò anche
l’arciducato d’Austria, la Boemia e i domini
degli Asburgo nei Paesi Bassi e nella Franca Contea, territorio tra Francia a Svizzera
(parte dell’ex ducato di Borgogna).
Ora poteva candidarsi a diventare imperatore di Germania. Per raggiungere questo scopo doveva vincere la concorrenza di
un altro candidato: Francesco I di Francia,
anch’egli non tedesco, sostenuto da papa
Leone X (che con l’eventuale vittoria di
Carlo I si sarebbe trovato accerchiato da un
impero esteso da Napoli all’Europa centrale
e meridionale) e in un momento di grande prestigio personale per le sue vittorie in
Lombardia.
In base alla «Bolla d’oro» del 1356, l’elezione dell’imperatore di Germania era affidata a sette «principi elettori» (che rappresentavano tutte le più importanti casate di
Germania), quattro laici (il re di Boemia, il
marchese di Brandeburgo, il duca di Sassonia, il conte del Palatinato) e tre ecclesiastici
(gli arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia). Non avendo alcun reale motivo per
preferire un contendente all’altro, di fatto
gli elettori misero in vendita il loro voto al
Eredità borgognona
Città del Messico
Cuba
NUOVA SPAGNA
Il nonno materno di
Carlo V: Ferdinando
d’Aragona.
Cartagena
Quito
Hispaniola
Santo Domingo
Caracas Oceano
Anversa
Spagnoli
R E G N O Franca
Contea
DI
La Coruña
FRANCIA
La nonna materna
di Carlo V:
Isabella di
Castiglia.
Il nonno paterno di Carlo V: Massimiliano I d’Asburgo.
La nonna paterna di Carlo V: Maria di Borgogna.
Praga Slesia
Boemia
Moravia
Tirolo
Austria
Vienna
I M P E RO
REGNO DEL
PORTOGALLO R E G N O D I
Madrid
Toledo
Oceano
Pacifico
miglior offerente. Per battere il re di Francia,
Carlo fece dunque ricorso ai prestiti di alcune famiglie di potenti banchieri tedeschi,
promettendo in cambio i proventi delle miniere d’argento delle colonie americane e
altri esclusivi vantaggi commerciali in Europa: i Welser, ma soprattutto i Fugger, già
finanziatori di conquiste nel Nuovo Mondo,
lo sostennero con cifre enormi. Il 27 giugno
1519, i principi elettori tedeschi, corrotti da
Carlo, lo elessero imperatore, con il nome di
Carlo V.
L’estensione dei domini del nuovo sovrano era enorme, ed egli era in grado di imporre la sua autorità su gran parte dell’Europa: ai domini legati alla corona di Spagna
(anche in Italia meridionale) e a quelli legati
agli Asburgo d’Austria, si sommava ora la
suprema autorità sulla Germania e sui suoi
principati.
Paesi Bassi
Oceano Atlantico
Atlantico
PERÚ
Lima
Cuzco
Santiago
REGNO D’INGHILTERRA
Amsterdam
Eredità spagnola
FLORIDA
STATO
DELLA
CHIESA
S PA G N A
Buenos Aires
Siviglia
Le difficoltà in Germania
e Spagna
A Carlo V, educato secondo gli ideali medievali di una monarchia cristiana, si ripresentava ora, dopo secoli, un’opportunità straordinaria: rifondare un impero universale
cristiano in grado di dominare su tutta l’Europa. Dopo Carlo Magno, infatti, nessuno
aveva avuto la possibilità di regnare su territori tanto vasti. Per realizzare questo disegno, tuttavia, egli avrebbe dovuto raggiungere contemporaneamente tre obiettivi:
• imporre la propria piena autorità in Germania, rivitalizzando la dignità imperiale
e sottraendo ai principi tedeschi un’autonomia guadagnata in secoli di contese
con gli imperatori;
• mantenere saldamente il controllo sul regno di Spagna e sui suoi domini;
• imporsi sulla Francia, relegandola al ruolo
di potenza minore e obbligandola a rinunciare a ogni pretesa di espansione in Italia,
nella Franca Contea e nei Paesi Bassi.
Carlo V si impegnò su tutti e tre i fronti per
quasi quarant’anni, con risultati nel complesso deludenti. In Germania egli non riuscì a contrastare la diffusione della Riforma
luterana e a riconciliare cattolici e protestanti. In queste questioni religiose, anzi,
egli subì la fiera ostilità di una parte della
nobiltà, che fece dell’adesione alla Riforma
una giustificazione per affermare la propria
autonomia. Nel 1555, dopo aver combattuto
contro i nobili e le città protestanti (in quella
che fu la prima «guerra di religione »), do-
Baleari
Cartagena
1490
OT TO MANO
Roma
Regno di
Regno di
Sardegna Napoli
Napoli
Cagliari
Palermo
Regno di
Sicilia
vette concedere la pace di Augusta e rassegnarsi al rafforzamento dell’autonomia dei
principi tedeschi.
Anche in Spagna Carlo V incontrò gravi
difficoltà. Nato ed educato a Gand, nei Paesi
Bassi, era divenuto re di Spagna a soli sedici
anni senza conoscere la lingua e la cultura dello Stato a lui affidato. La nobiltà e la
ricca borghesia spagnola – rappresentate
nei parlamenti locali, le cortes di Castiglia
e di Aragona –, ma anche gli strati popolari
della società, lo consideravano di fatto uno
straniero. In particolare, gli spagnoli disapprovavano Carlo V per aver affidato l’amministrazione dello Stato a uomini di fiducia provenienti dai Paesi Bassi; inoltre mal
sopportavano l’utilizzo di risorse appartenenti alla Spagna e alle sue colonie (e l’alta
pressione fiscale) per finanziare le frequenti
campagne militari nel continente.
Dal malcontento ebbe origine in Castiglia una violenta rivolta (detta dei «comuneros»), che durò dal 1520 al 1522 e che fu
repressa a fatica.
I successi contro la Francia
Maggior successo Carlo V ebbe nelle guerre
che lo opposero alla Francia.
Guidata da Francesco I, la Francia si sentiva accerchiata dai domini dell’imperatore
e voleva difendere la propria supremazia in
Italia settentrionale. Al contrario l’imperatore, mirava a impadronirsi di Milano e Genova, da dove avrebbe potuto meglio collegare
le parti del proprio impero in Europa: Germania, regno di Napoli e Spagna. Nel 1521 le
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246
L’Italia e l’Europa nel Cinquecento
p. 314
guerra di religione:
conflitto che contrappone
tra loro Stati e città che
affermano di combattere
per le loro opposte
confessioni religiose.
Ci furono anche guerre
di religione civili, cioè tra
parti avverse nello stesso
Stato. Le motivazioni
dei conflitti erano per
lo più economiche,
ma nel Cinquecento
e nel Seicento la causa
religiosa servì spesso
a giustificare la violenza.
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1501 Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini
1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti
1561 Prima fiera del libro a Francoforte
XVI-XVII sec. Spagna ripetutamente in bancarotta
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Le origini dell’Europa moderna
La difficile guerra contro
l’Impero ottomano
an
Moldavia Jedisan
Ungheria
Venezia
Belgrado
Valacchia
Bosnia Serbia
Erzegovina
Ragusa
Sofia
Albania
1490
Mar
Bucarest
N ero
Sinope
Istanbul
(Costantinopoli)
Salonicco
Trebisonda
Ankara
Gallipoli
A n a t o l i a
Grecia
Smirne
Atene
Kermian
Rodi
L’Impero ottomano
nel 1451
Conquiste
di Maometto II (1451-1481)
Conquiste di Bajazid II
e Selim I (1500-1520)
Conquiste di Solimano
il Magnifico (1520-1566)
Konya Cilicia
Tarso
Aleppo
Antiochia
Caraman
Siria
Cipro
Creta
Mar Mediterraneo
Gerusalemme
Alessandria
Egitto
Stati vassalli
al suo anacronistico disegno di impero universalistico. Decise perciò di abdicare e
divise l’impero in due parti: al figlio Filippo
– che divenne re Filippo II (1556-1598) – lasciò la Spagna e i suoi domini in America, in
Italia, nella Franca Contea e nei Paesi Bassi;
al fratello Ferdinando I (1556-1564) lasciò i
domini austriaci degli Asburgo e il titolo di
imperatore di Germania.
abdicazione: l’atto
con cui un sovrano
rinuncia volontariamente
alla corona e lascia
il trono al suo legittimo
successore.
La fine del regno di Carlo V
Bernardino Lanzani, Veduta di Pavia nel 1522.
Anche se aveva sconfitto la Francia e si era
imposto in Italia, dopo il fallimento del tentativo di conquistare la Lorena Carlo V si rese
conto che l’unificazione dell’Europa sotto
un unico dominio imperiale era un sogno
irrealizzabile. L’eccessivo potere di un solo
sovrano avrebbe inoltre provocato nuove e
ripetute guerre contro la Francia, pronta a
riprendere le armi in qualsiasi momento, e
reso più difficile il contrasto ai protestanti e
la lotta contro i Turchi.
Nel 1556, per dare una svolta alla politica europea, all’indomani della Pace di Augusta, che sanciva anche la fine dell’unità
religiosa dell’impero, l’imperatore rinunciò
Tiziano, Ritratto di Filippo II,
1551, Madrid, Museo del Prado.
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Canato di Crimea
ia
Armatura da
battaglia di
fabbricazione
lombarda,
XV sec.
Vienna
IMPE RO RUSSO
R E G NO D I POLO N I A
Tr
an
 Tweet Storia p. 358
Nel 1530, a Bologna, il papa incoronò
Carlo V imperatore e re d’Italia: la supremazia della Spagna sull’Italia (compresa Milano) era ormai completa: o esercitava direttamente il suo potere o dominava su piccoli
Stati in cui si era frammentato il territorio
dell’Italia centro-settentrionale. Tuttavia,
era comunque evidente che, a livello europeo, l’equilibrio faticosamente raggiunto a
vantaggio della Spagna e dell’impero non
poteva essere mantenuto se non a prezzo di
ulteriori estenuanti conflitti.
IMPERO ROMANO GERMANICO
lv
Album p. 252
truppe imperiali occuparono la Lombardia.
La guerra che seguì terminò nel 1525 con la
sconfitta e la cattura di Francesco I a Pavia.
Il re di Francia, portato in Spagna, dovette
rinunciare ai suoi domini in Italia.
Nel 1526, appena gli fu possibile, Francesco I  riprese la guerra contro Carlo V.
Questa volta poté avvalersi dell’appoggio
del papa Clemente VII (1523-1534), di diversi Stati italiani e dell’Inghilterra, accomunati
dal timore per l’eccessivo potere dell’imperatore e re di Spagna.
Carlo V – impegnato in Germania contro
i protestanti – considerò l’atteggiamento del
papa un tradimento. Di conseguenza, inviò
in Italia un esercito di 15.000 mercenari,
di cui oltre la metà «lanzichenecchi»,
soldati tedeschi di confessione luterana
e quindi molto ostili al papa. Nel maggio
del 1527 i soldati imperiali occuparono
Roma e saccheggiarono la città, mentre il
papa era rinchiuso a Castel Sant’Angelo. Il
«sacco» di Roma suscitò scandalo in tutta
Europa e fu da molti interpretato come una
punizione divina per i peccati della Chiesa.
[Testimonianze  documento 3, p. 317] A
Nel 1529, il papa accettò le condizioni di
Carlo V e così fecero gli altri nemici dell’impero: Milano e Genova furono sottomesse
al controllo della Spagna, mentre lo Stato
pontificio fu rispettato nei suoi confini. Anche Francesco I fu costretto ad arrendersi e
firmò nello stesso anno la pace di Cambrai,
rinunciando così alla supremazia
sull’Italia.
L’avanzata turca in Europa
si
Clemente VII e Carlo V cavalcano insieme verso Bologna, XVI sec., Anversa, Museo Plantin-Moretus.
Mentre Francia e Spagna si combattevano
per il predominio in Europa, i Turchi ottomani si facevano sempre più minacciosi a
oriente, dove, all’inizio del Cinquecento, erano riusciti a conquistare la Siria e l’Egitto.
Il sultano Solimano I, detto il Magnifico, espugnò Belgrado nel 1521. Nel 1526,
nella battaglia di Mohàcs, sconfisse e uccise l’esercito del re di Ungheria e di Boemia
Luigi II, e conquistò quasi tutta l’Ungheria.
Nel 1529 per la prima volta giunse a cingere
d’assedio la città di Vienna, che oppose una
fiera resistenza. Numerosi furono i successi
dei Turchi anche nel Mediterraneo, dove ormai nessuna nave cristiana poteva navigare
con sicurezza.
Per contrastare efficacemente i Turchi,
l’Europa avrebbe dovuto combattere unita; il
re Francesco I preferì invece stringere accordi
con i musulmani pur di ottenere il loro appoggio nella guerra contro Carlo V. Quest’ultimo,
che non poteva sottrarsi ai suoi obblighi di
più potente sovrano cristiano, investì ingenti risorse per conquistare, nel 1535, Tunisi e
così cercare di porre un limite alla pressione
turca nel Mediterraneo. Questo difficile successo fu però seguito da altre sconfitte: nel
1538 una flotta costituita da navi dell’impero
e di Venezia, sostenuta dal papa, fu sconfitta
dai Turchi a Prevesa, nel Mar Ionio. L’impero
universale di Carlo V mostrava la sua fragilità e non si dimostrava in grado di garantire
da solo la sicurezza dell’Europa contro il suo
principale nemico esterno.
L’Italia e l’Europa nel Cinquecento
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Le origini dell’Europa moderna
La divisione dei domini imperiali dopo l’abdicazione di Carlo V
Eredità di Ferdinando I
1494-1495
Carlo VIII invade l’Italia
Amsterdam
Eredità di Filippo II
Paesi Bassi
Spagnoli
FLORIDA
NUOVA SPAGNA
Franca
Contea
Praga Slesia
Boemia
Moravia
Vienna
Austria
Tirolo
Milano
Madrid
PERÚ
1516
Pace di Noyon: l’Italia è divisa
fra le potenze straniere
REGNO DI SPAGNA
Regno di Napoli Regno di
Sardegna
Napoli
Cagliari
Palermo
Regno di
Sicilia
Da quel momento non vi fu più, in Europa, un imperatore di Germania che potesse
ambire a un dominio su tutta l’Europa. Ferdinando I, impegnato a difendere i confini
del suo regno dalla minaccia turca, si considerò di fatto, nonostante il suo titolo, uno
dei principi tedeschi. A Filippo II, invece,
toccò in eredità la difesa della supremazia
spagnola in Italia dalle minacce della Francia, mai definitivamente scoraggiate dalle
sconfitte e dagli accordi raggiunti fino alla
sua salita al trono.
I NODI DELLA STORIA
Perché si verificò una crisi politica nella penisola italiana?
Le drammatiche vicende che investirono la penisola italiana tra
la morte di Lorenzo de’ Medici, l’ultimo custode dell’equilibrio
italiano quattrocentesco, e i primi sessant’anni del XVI secolo,
sono paradigmatiche di uno dei più incredibili paradossi della
storia nazionale. Proprio nel momento in cui si sviluppava la
pagina più magnifica del Rinascimento italiano e la penisola
sembrava confermare la propria centralità economica celebrando se stessa con un fastoso abbellimento delle sue città,
la sua debolezza politica emergeva in tutta la sua drammaticità. Gli storici si sono a lungo interrogati sul motivo di questa
contraddizione. Normalmente si è risposto facendo riferimento
alla mancanza di uno spirito nazionale e quell’estremo individualismo perfettamente espresso da uno degli intellettuali
più significativi del Cinquecento, Francesco Guicciardini, con
l’espressione interesse «particolare», in evidente contrapposizione a un supposto interesse generale. In realtà le cose sono
un po’ più complesse. Parlare di spirito nazionale nell’Europa
del XVI secolo è certamente azzardato persino per quei paesi
che avevano conosciuto la nascita delle monarchie unitarie già
da qualche secolo; inoltre l’idea che gli Stati dell’Italia quattrocentesca fossero immuni, grazie all’abile lavoro politico dei
Medici, da alleanze con potenze straniere anche a scapito delle
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altre realtà politiche peninsulari, è un’idea perlomeno riduttiva.
La discesa di Carlo VIII e il tradimento di Ludovico il Moro furono
solo, semmai, le classiche gocce che fecero traboccare il vaso.
Quanto alla ristrettezza di vedute dei principi italiani dell’epoca,
alla loro incapacità di andare oltre il loro interesse particolare
e contingente, è bene ricordare che lo stesso Guicciardini lo
constatava più che condannarlo. Per un realista estremo come
lui, così legato a una visione empirica della politica da ritenere lo
stesso Machiavelli quasi un utopista, l’interesse privato non era
necessariamente in contrasto con quello pubblico. I veri problemi, quindi, erano altri: l’inadeguatezza del sistema politico
italiano in confronto a quello degli ormai maturi Stati assoluti
europei; la pericolosa deriva del suo ceto mercantile sempre
più tentato di trasformare i profitti in rendita e non in nuovi
investimenti; la tentazione dell’operoso patriziato urbano di
riposizionarsi in nobiltà improduttiva; l’inevitabile decadenza del
Mediterraneo con l’atlantizzazione delle rotte e degli scambi
commerciali. E tuttavia la convinzione che alcune delle ragioni
più profonde della mancanza di un’identità nazionale italiana
anche nei secoli a venire siano da ricercare nell’epoca a cavallo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo è ancora molto
radicata.
1519
Carlo V diviene imperatore
1521
I Turchi conquistano Belgrado
1525
L’imperatore Carlo V sconfigge
a Pavia Francesco I re di Francia
L’Italia e l’Europa nel Cinquecento
1 Tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento l’Italia perde la sua autonomia per l’insanabile contraddizione tra ricchezza economica e divisione
politica. All’inizio del Cinquecento, le ricchezze dell’Italia e la sua divisione in Stati
regionali scatenarono le ambizioni della Francia: Carlo VIII e Luigi XII invasero la
penisola con i loro eserciti e tentarono di imporre la loro supremazia. Questa politica
di espansione provocò la reazione degli Stati italiani – compreso lo Stato della Chiesa – dell’impero, della Spagna e dell’Inghilterra. Si formarono così delle «leghe» per
contrapporsi al potere della Francia. Ma nell’alternanza tra la supremazia francese e
spagnola l’Italia perse di fatto la sua autonomia.
2 La lotta per la supremazia in Italia tra Spagna e Francia si trova inserita nel disegno imperiale universalistico di Carlo V. Nel 1519 Carlo I, re
di Spagna, divenne anche imperatore di Germania con il nome di Carlo V. A capo
di immensi territori, sia in Europa sia in America, tentò di ricostituire in Europa un
impero cristiano universale. La Francia di Francesco I, di fatto circondata, tentò di
contrapporsi appoggiata anche dal papa, ma venne sconfitta duramente. Carlo V non
esitò a punire anche il papa, scatenando i suoi soldati mercenari contro Roma («sacco di Roma»). Verso la metà del secolo, la Spagna ottenne la piena supremazia nella
penisola italiana, l’area in cui il progetto di Carlo V incontrò i maggiori successi.
3 Il sogno di Carlo V si rivela anacronistico. La resistenza strenua della
Francia e l’opposizione interna in Germania e Spagna costringono l’imperatore ad abdicare. Carlo V pagò i propri successi a caro prezzo: le guerre contro
la Francia furono praticamente ininterrotte. A Oriente si fece sempre più minacciosa
la potenza dei Turchi. Inoltre, molti principi tedeschi, che per affermare la propria
autonomia aderirono alla Riforma protestante e si difesero con le armi, riuscirono
a limitare l’autorità dell’imperatore. Anche in Spagna crebbe l’insofferenza nei confronti di un sovrano assente che svuotava le casse dello Stato per finanziare i propri
disegni imperiali in Germania e Italia. Nel 1556 Carlo V riconobbe il suo fallimento,
abdicò e divise il suo regno: Filippo II divenne re di Spagna, Ferdinando I d’Asburgo
fu eletto imperatore di Germania.
1527
Carlo V mette a sacco Roma
1529
Primo assedio turco di Vienna
1556
Carlo V divide l’impero fra figlio
e fratello
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3
11
Le origini dell’Europa moderna
I nuovi sistemi difensivi delle città europee
Le guerre che coinvolsero gran parte degli Stati europei tra XV e XVI secolo ebbero come principale terreno di scontro la penisola italiana. L’aspro confronto tra la Francia e Impero coinvolse gli Stati italiani in un
conflitto che oltrepassava le loro possibilità militari ed economiche, e li portò a perdere buona parte della
loro autonomia politica. Una delle caratteristiche più importanti e, nello stesso tempo, una delle novità più
rilevanti di queste guerre fu l’introduzione e la diffusione delle armi da fuoco.
L’Italia e l’Europa nel Cinquecento
Cittadelle fortificate
Molto spesso nelle grandi città le nuove cinte murarie a forma poligonale erano completate da una cittadella fortificata che, in caso di
assedio, rappresentava l’ultimo baluardo di difesa. Questo tipo di edifici era caratterizzato da una tipica forma a stella che doveva renderli
ancora più inaccessibili e inespugnabili anche per l’artiglieria e le armi da fuoco pesanti.
Il forte spagnolo dell’Aquila.
La armi da fuoco
Questi nuovi strumenti bellici sfruttavano la capacità detonante della polvere
pirica, detta anche polvere nera o polvere da sparo, la quale trovò applicazione a livello sia di armi portatili (archibugi, moschetti e pistole) che di armi
pesanti (artiglierie).
Tra la seconda metà del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento tanto
gli eserciti dei principali Stati europei quanto le compagnie di ventura presenti
nella penisola italiana si dotarono di entrambe le tipologie di armi da fuoco. Le
conseguenze furono dirompenti per quanto riguarda le tecniche di combattimento, i costi umani e materiali della guerra, la gestione delle truppe.
I centri minori
Questa nuova tipologia costruttiva
era presente non solo nelle città di
grandi o medie dimensioni, ma anche su scala minore, nelle piccole
realtà urbane che si trovavano in
posizioni strategiche per il controllo di vie di comunicazione o
zone di frontiera.
Le nuove fortificazioni dell’età
moderna
Uno degli effetti provocati dall’adozione delle armi da fuoco
pesanti fu senza dubbio l’evoluzione dei sistemi di difesa
delle città e la costruzione di mura completamente diverse
rispetto a quelle in uso fino alla fine del Medioevo. Nel Medioevo la difesa era affidata a una cinta muraria molto alta,
che per lo più aveva la forma di un quadrilatero rinforzato a
cadenza regolare da possenti torrioni.
Queste strutture difensive si dimostrarono incapaci di resistere ai colpi delle nuove artiglierie pesanti proprio a causa
della loro altezza, che le rendeva inevitabilmente fragili, e
della superficie tendenzialmente piatta, che favoriva l’impatto dei proiettili. Dal XVI secolo, si diffuse, prima nella penisola italiana e poi in tutta Europa, un nuovo modello di
fortificazione caratterizzato da una forma poligonale con
molti lati e angoli, frequenti rientranze e superfici oblique,
terrapieni e fossati. Le mura di queste nuove fortificazioni
non erano più molto elevate, ma dovevano essere necessariamente molto spesse.
La cinta muraria cinquecentesca di Lucca.
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Assedio di un castello con artiglieria pesante (XV secolo).
La fortificazione medievale di Monteriggioni (Siena).
La città di Palmanova (Udine) fortificata dai veneziani.
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11
Le origini dell’Europa moderna
ATTIVITÀ
3
Ragiona sul tempo e sullo spazio
Impara il significato
1
4
2
Osserva la cartina e rifletti sulla situazione
dell’Italia nel 1516, all’indomani della pace
di Noyon: quali sono le quattro potenze che
si spartiscono la penisola? Colora
con quattro colori diversi i territori
da esse controllati.
Completa le frasi scrivendo l’anno esatto
in cui accade l’evento.
viene firmata la pace di
1 Nel
Noyon, che prevede la divisione del territorio
italiano tra quattro potenze: Francia, Spagna,
Venezia e Stato della Chiesa
2 Nel
Carlo V si vede costretto
a concedere la pace di Augusta, con il
conseguente rafforzamento dell’autonomia
dei principi tedeschi
3 Nel
Carlo VIII entra in Italia alla
guida di un potente esercito senza incontrare
alcuna resistenza; viene poi sconfitto nel
a Fornovo
4 Nel
scoppia la rivolta dei
comuneros in Castiglia, che viene repressa a fatica nel
5 Nel
il sultano Solimano sconfigge l’esercito del re di Ungheria e di Boemia e conquista quasi tutta l’Ungheria
6 Nel
Carlo I diventa re di Spagna
7 Nel
Savonarola viene scomunicato da Alessandro VI e l’anno successivo viene arrestato e bruciato al rogo
8 Nel
Carlo V conquista Tunisi
9 Nel
Carlo V viene incoronato dal Papa imperatore e re d’Italia
Scrivi quale significato assumono i seguenti concetti all’inizio del Cinquecento.
1
2
3
4
5
6
7
5
L’Italia e l’Europa nel Cinquecento
Repubblica fiorentina
Oligarchia
Piazzeforti
Cingere d’assedio
Monarchia cristiana
Sacco di Roma
Anacronistico
Il modo in cui Carlo I è stato eletto imperatore di Germania, ovvero comprando i voti dei principi elettori, oggi
sarebbe definibile come un atto di corruzione; alla luce di quello che hai letto, spiega perché la corruzione è un reato
penalmente perseguibile.
Osserva, rifletti e rispondi alle domande
6
Osserva la mappa concettuale relativa a Carlo V. Poi rispondi alle domande.
Il tentativo di Carlo V di ricostruire un impero cristiano universale in Europa
Esplora il macrotema
3
Completa il testo.
Quando Carlo I diventa re di Spagna, il suo vasto regno si estende dai possedimenti spagnoli in
(1)
a gran parte dell’Europa. Infatti, ai territori dell’Italia meridionale, già governati
dalla corona spagnola (regno di Napoli, Sicilia e (2)
), si aggiungono quelli ereditati dagli
(3)
: l’arciducato d’Austria, la Boemia e i domini nei Paesi Bassi e nella Franca Contea.
Inoltre, nel 1519, Carlo I riesce a comprare il voto della maggior parte dei principi (4)
,
diventando così imperatore di Germania e assumendo il titolo di (5)
. Dall’epoca di
Carlo Magno, quindi, si ripresenta l’occasione di fondare un impero universale cristiano in Europa.
Purtroppo, però, Carlo V deve affrontare rilevanti problemi che non gli permettono di realizzare
il suo progetto: in Germania non riesce né a fermare la diffusione della (6)
, né
a contrastare il desiderio di autonomia di una parte della nobiltà e deve anzi concedere la pace di
(7)
; in Spagna viene disapprovato per aver affidato gli incarichi amministrativi a
uomini di fiducia provenienti dai (8)
, la sua terra di origine, e per aver aumentato la
pressione fiscale per finanziare le campagne militari. Inoltre, anche se nel 1535 riesce a conquistare
Tunisi e ad allentare la pressione dei (9)
nel Mediterraneo, l’impero di Carlo V viene
sconfitto nelle battaglie successive e non si dimostra in grado di difendere da solo la sicurezza
dell’Europa contro un nemico esterno così potente.
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1 Chi si contrappone a questo tentativo
in Europa e soprattutto in Italia?
2 Da dove provengono principalmente
le ricchezze per sostenere le guerre
di Carlo V?
3 Come si conclude il suo tentativo
imperiale?
Mostra quello che sai
7
Osserva l’immagine a p. 248 e rifletti su vantaggi, limiti e costi della tecnologia militare; attualmente quali sono le
tecnologie impiegate?
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