Introduzione e descrizione sommaria del fenomeno Il presente lavoro di tesi si propone di indagare il fenomeno delle social street, e in particolare le relazioni di questo progetto con il paradigma socio-economico del neoliberismo. Le social street sono organizzazioni costituite dai cittadini residenti in una strada che si pongono come obiettivo quello di socializzare, di conoscersi e di ricreare quel clima di fiducia e quei legami solidi e duraturi che erano tipici della prima modernità. Tale fenomeno si è originato nel settembre del 2013, a Bologna, a partire da un'idea di Federico Bastiani, un giornalista che vi si era appena traslocato. Bastiani creò un gruppo su Facebook e, tramite volantinaggio, riuscì a convincere gli altri residenti della propria via ad unirsi al gruppo. Adesso le social street sono quasi 300, e sono presenti in molte delle regioni italiane; questo modello è peraltro in via di esportazione all’estero, in particolare in Croazia, Brasile, Portogallo, Nuova Zelanda. Le social street promuovono iniziative di vario tipo: per esempio, occasioni conviviali di incontro, di volontariato, di scambio di servizi e professionalità, di riqualificazione bottom-up del quartiere; esse inoltre organizzano iniziative di economia collaborativa e redigono collettivamente reclami e proposte alle istituzioni competenti. E’ possibile identificare tre importanti elementi intorno a cui ruota il sistema di idee delle social street. In primo luogo, tale fenomeno è caratterizzato dalla gratuità e dall’assenza di qualunque aspettativa di reciprocità; in secondo luogo, il fenomeno in questione si dichiara apolitico, apartitico e teso a «escludere ciò che divide». Infine, le relazioni all’interno delle social street sono di tipo orizzontale e democratico. Quesiti di ricerca e letteratura L’obiettivo della tesi di laurea che presento è di rispondere in particolare a due quesiti. Il primo riguarda le cause principali che possono dar conto del proliferare del progetto social street, che viene concepito in questo lavoro come un fenomeno situato nell’alveo del processo di neoliberalizzazione che caratterizza la politica contemporanea. Il secondo quesito, invece, concerne l'eventualità della presenza in questo fenomeno di un carattere politico, nonostante le frequenti dichiarazioni in senso contrario da parte dei membri delle social street. Per rispondere a queste domande, ho innanzitutto fatto riferimento alla letteratura sociologica intorno a quattro argomenti in particolare: i movimenti sociali, il capitale sociale, il concetto di comunità, le teorie sul neoliberismo. Per quanto riguarda la letteratura sociologica sui movimenti sociali, ho considerato inizialmente i contributi di Gustave le Bon, i contributi funzionalisti e quelli inscrivibili all’interno della resource mobilization theory; per motivi differenti, ho reputato che nessuno di questi tre approcci sia adatto all’applicazione all’oggetto di studio. D’altra parte, invece la concezione di “movimento sociale” elaborata da Alain Touraine a partire da Critica della modernità del 1992 ha permesso di rintracciare nel fenomeno delle social street i tratti di un vero e proprio movimento sociale. Per ciò che concerne la letteratura sul capitale sociale, ho analizzato i contributi a riguardo di Pierre Bourdieu, Nan Lin e Elinor Ostrom, a livello agency, e di Robert Putnam e Francis Fukuyama, a livello structure. Questo mi ha permesso di giungere ad un'importante conclusione: il movimento social street non è in alcun modo analizzabile tramite framework teorici di stampo razionalista o utilitarista dal momento che il fenomeno oggetto della ricerca si basa su gratuità ed assenza di aspettative di reciprocità. Ho poi fatto riferimento alla letteratura riguardo al concetto di comunità. In primo luogo, ho fatto un breve accenno alla famosa coppia dicotomica toenniesiana di Gemeinschaft e Gesellschaft: il movimento social street sembrerebbe teso proprio verso la riappropriazione di una dimensione comunitaria, di Gemeinschaft. Poi, ho messo in risalto il concetto delineato dal sociologo polacco di Unsicherheit, che rappresenta una condizione di insicurezza esistenziale derivante dalla frammentazione dei legami sociali della prima modernità causata dalle politiche neoliberiste centrate sull’egoismo e sull’individualismo. Per quel che riguarda poi la letteratura sul neoliberismo, ho cercato di delineare sinteticamente l’ambito entro cui il movimento social street si colloca. Le dinamiche del governo locale subiscono in quest’ottica un condizionamento estremamente potente da parte delle esigenze dell’economia di mercato che è in grado di influire pesantemente sull’agenda politica e di provocare mutamenti a livello globale. Metodologia di ricerca Per rispondere ai due quesiti di ricerca – che concernono, ripeto, rispettivamente le cause e la politicità del movimento social street – mi sono dedicato da una parte, come detto, allo studio della letteratura a riguardo, ma dall'altra anche alla predisposizione e poi alla somministrazione di interviste semi-strutturate a 6 esponenti del movimento a Bologna, dove questo si è originato, e altri 6 a Roma. I dati empirici raccolti sono stati molto utili per focalizzare meglio le caratteristiche del movimento e per rispondere nel modo più appropriato, approfondito e circostanziato ai quesiti di ricerca. Ho poi proposto una comparazione tra le caratteristiche delle social street e quelle dell’ormai defunta Rete Lilliput, esponente dell’ala nonviolenta del movimento alter- global; è emersa la grande similitudine tra questi due fenomeni. Ipotesi di ricerca e conclusioni Sulla base delle analisi teoriche svolte e delle evidenze empiriche raccolte, è stato poi possibile procedere alle conclusioni della ricerca. Esporrò adesso brevemente i principali risultati ottenuti per ciascuno dei due quesiti di ricerca che ho menzionato poc’anzi, ma, dopo aver delineato nei loro tratti essenziali le conclusioni a cui sono giunto, vorrei concentrarmi in particolare sul primo dei quesiti che propongo. Per quanto attiene al quesito riguardo i motivi principali del sorgere del movimento social street, propongo una spiegazione tripartita che fa riferimento a cause di tipo sociale, economico e politico. In particolare, faccio riferimento alla diffusa condizione di insicurezza e precarietà derivanti dalla disgregazione, indotta dalle politiche neoliberiste, dei legami sociali solidi tipici della prima modernità; faccio riferimento poi, da un punto di vista economico, al sempre più evidente processo di ridimensionamento della qualità e della quantità del servizi pubblici nelle città. Mi riferisco infine, da un'ottica politica, alla postdemocratizzazione e la depoliticizzazione del discorso pubblico ingenerata dal paradigma neoliberista. Per quel che concerne il quesito di ricerca che riguarda la presenza o meno nel fenomeno in questione di caratteri politici, ritengo che le professioni di apoliticità del movimento social street non siano sostenibili: sostengo infatti che siano presenti in esso elementi profondamente politici, e anzi orientati in direzione critica e conflittuale rispetto al paradigma neoliberista dominante. Se infatti quest’ultimo affonda le sue radici in un sostrato teorico basato sull’individualismo, sull’egoismo e sul self interest, il movimento social street invece si basa sul solidarismo, sulla gratuità, sull’assenza di aspettative di reciprocità e sul collettivismo. Come premesso, vorrei ora tornare sul primo dei quesiti di ricerca, quello che riguarda le cause principali che possono dar conto dello sviluppo del movimento social street; vorrei infatti approfondire meglio le conclusioni a cui sono giunto. Dal momento che non è stato possibile individuare una sola causa scatenante, ho deciso, come già detto, di provare a dar conto dell’origine del fenomeno a partire da fattori di origine sociale, economica, politica. Per quanto riguarda la sfera sociale, sostengo che l'origine del movimento social street possa essere rintracciata in quel senso di insicurezza, sfiducia e precarietà così diffuso della società contemporanea. In La solitudine del cittadino globale Zygmunt Bauman introduce il concetto di Unsicherheit, che rappresenta l’insicurezza esistenziale che viene interpretata dal sociologo polacco come uno degli elementi che si trovano alla base della crisi della sfera pubblica nelle società contemporanee. Il cittadino globale si sente dunque ormai solo, sfiduciato, in una condizione di continua precarietà esistenziale e ontologica. Argomenta Bauman che sono state le politiche neoliberiste degli ultimi trent’anni, con i loro valori egoistici e individualisti, a causare lo scioglimento e la frantumazione dei legami sociali tipici della prima modernità, quella «solida», in cui, come ha scritto Toennies, «gli esseri umani restano essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano»; questo fatto avrebbe poi ingenerato quelle dinamiche che avrebbero portato a loro volta alla diffusione collettiva dell’Unsicherheit. Le interviste che ho somministrato ai dodici esponenti del movimento social street a Bologna e a Roma sono del resto perfettamente compatibili con le conclusioni di Bauman. Per la maggioranza quasi assoluta degli intervistati infatti lo scopo primario delle social street è quello, semplicemente, di conoscersi, socializzare, ricreare reti di legami sociali che credevano ormai andate perdute. Si può adesso fare riferimento alla sfera dell’economia. Da questo punto di vista, sostengo che una tra le principali cause che hanno portato al sorgere del movimento social street è la forte riduzione della quantità e della qualità dei servizi pubblici nei centri urbani; questo è assolutamente caratteristico del neoliberismo di roll-back. In questo senso, le social street andrebbero considerate come aggregazioni di individui che si organizzano autonomamente bottom-up per colmare con le proprie forze e i propri strumenti i vuoti lasciati da uno Stato che è sempre meno presente e sempre meno in grado di adempiere ai propri doveri verso i cittadini. Di questo “ritiro” dello Stato è in ultima analisi responsabile il sistema neoliberista, e in particolare il market fundamentalism di cui si fa promotore, che ha indotto le istituzioni a imporre forti tagli alla spesa e al debito pubblico. Poi, per quel che riguarda la sfera della politica, ritengo che il movimento social street affondi le proprie radici nelle sempre minori capacità e volontà delle forme tradizionali di organizzazione politica di rappresentare i cittadini, a causa della configurazione postdemocratica che il discorso politico va ad acquisire con sempre più evidenza a causa delle spinte depoliticizzanti indotte dal neoliberismo. Sebbene l’assetto democratico resti formalmente intatto, i processi di decision making a livello nazionale vengono intrapresi nell’ambito di una complessa governance multilivello, composta da attori nazionali, internazionali e transnazionali, e appartenenti non solo al mondo della politica ma anche a quello dell’economia, della finanza, della comunicazione. In questo contesto, il mercato spadroneggia incontrastato e i cittadini non si sentono più rappresentati, né dai governi delle élite e delle lobby, né dai partiti politici. A partire da quest'ottica, quindi, di fronte all'evidenza di una sua sempre più ridotta capacità di influire sul policy making a livello nazionale e internazionale, la società civile decide di organizzarsi autonomamente articolandosi in “cellule” basate sul disimpegno politico e sulla democrazia diretta. Naturalmente, le spiegazioni che ho proposto riguardo l'origine del movimento sono solamente alcune tra quelle possibili. Il fenomeno delle social street è complesso, multisfaccettato ed ancora estremamente recente, al punto che, almeno per quanto so io, non è ancora stato oggetto di alcuna analisi sociologica approfondita. E' perciò probabile, nonchè auspicabile, che nell'immediato futuro esso riesca ad attirare l'attenzione da parte di studiosi di scienze sociali anche di varia estrazione.