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OSPEDALI/ CLINICA OCULISTICA
CHIRURGIE AL MILLIMETRO PER L’OCCHIO CHE S’AMMALA
Tra gli interventi di punta spiccano quelli vitreoretinici eseguiti
attraverso microincisioni
Trent’anni fa è stata fra i pionieri della cataratta con impianto di cristallino artificiale.
Poi è stata la volta della chirurgia del trapianto di cornea e di quella vitreo retinica,
mentre crescevano il Centro per il glaucoma, il Pronto soccorso oculistico e la
struttura garantiva migliaia e migliaia di accertamenti diagnostici e strumentali. La
Clinica Oculistica ha conquistato ormai da tempo un ruolo di specialità d’eccellenza.
Il bilancio dell’attività evidenzia infatti una crescita costante dei pazienti che vi fanno
riferimento mentre i risultati parlano di un’elevata qualità delle cure. Ma cosa
contraddistingue oggi l’attività della struttura? E quali sono le possibili direttrici dello
sviluppo futuro? Ne parliamo con Giuseppe Ravalico, direttore della Clinica
oculistica dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Trieste.
Professor Ravalico, una delle attività che contraddistinguono oggi la Clinica
oculistica riguarda la chirurgia della retina. In cosa consistono questi interventi?
E quanto sono frequenti?
La chirurgia vitreoretinica è la chirurgia del vitreo, cioè del gel che riempie l’occhio,
e della retina che è il tessuto nobile dell’occhio, la membrana neurosensoriale che ci
permette di vedere. E’ quindi una chirurgia applicata frequentemente in molte e
importanti patologie. Ad esempio il distacco di retina, le membrane epiretiniche,
quelle membrane trasparenti che si formano sopra la retina e la accartocciano, i fori
maculari che si formano nel centro della retina e riducono di molto la capacità visiva
e altre situazioni. Ogni anno la nostra struttura, che quest’anno ha ottenuto
l’importante riconoscimento di Centro di riferimento regionale per la chirurgia vitreo
retinica esegue oltre 350 interventi di questo tipo e più di mille consulenze
specialistiche ambulatoriali.
Sembra una chirurgia molto delicata.
Senz’altro. Richiede infatti personale medico e infermieristico preparato e aggiornato
e l’impiego di tecnologia all’avanguardia e di attrezzature sofisticate. A questo scopo
disponiamo di un microscopio operatorio di ultima generazione integrato dal più
innovativo sistema d’osservazione grandangolare. Vi sono poi due macchine per la
vitrectomia, integrate dalle più recenti fonti luminose allo Xenon per l’illuminazione
endooculare, dai più nuovi software per la gestione delle sonde intraoculari e da due
endofotocoagulatori laser. Infine il set di microstrumenti è costantemente aggiornato,
e da circa tre anni è possibile eseguire interventi attraverso incisioni di appena 0.5
millimetri grazie alla disponibilità di microstrumentazione per la chirurgia 25 e 23
gauge, due standard che cominciano ora ad essere utilizzati in molti centri. Grazie a
ciò la maggior parte degli interventi viene condotta in anestesia locale con un tempo
medio di degenza molto breve.
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Molto più comune invece l’intervento alla cataratta
E’ l’intervento chirurgico in assoluto più eseguito al mondo. La cataratta è
l’opacizzazione del cristallino, quella lente che abbiamo all’interno dell’occhio e che
ci consente di mettere a fuoco gli oggetti sulla retina. Con l’età, ma anche per altre
cause come i traumi, le infiammazioni, il diabete, certe malattie dermatologiche, l’uso
prolungato di cortisonici per via generale o come colliri, per ricordare le più
frequenti, il cristallino da trasparente diventa opaco e quindi impedisce una visione
distinta e normale. L’unica terapia è la sua asportazione.
Come si elimina una parte così delicata?
Introducendo nell’occhio, attraverso un’apertura di 2-3 mm una sonda che genera
ultrasuoni in grado di frammentare il cristallino stesso e asportare le masse
catarattose. È la tecnica di facoemulsificazione. Nella nostra Clinica abbiamo tre
facoemulsificatori di cui due dell’ultima generazione, che danno un’altissima
sicurezza al chirurgo per operare all’interno dell’occhio del malato.
E una volta tolta la cataratta?
Si inserisce un cristallino artificiale (Iol - Intra ocular lens) per consentire la messa a
fuoco degli oggetti come prima dell’insorgenza della cataratta. In taluni casi
selezionati si possono usare anche le Iol multifocali, del cui uso siamo stati dei veri
precursori, che consentono la messa a fuoco sia da vicino sia da lontano senza l’uso
di occhiali. Un altro tipo di Iol che impiantiamo, tra i pochi in Italia, è quello per
soggetti ipovedenti, in genere maculopatici che hanno perduto la visione centrale. Al
di là del tipo prescelto, va detto comunque che la nostra Azienda ha sempre
acquistato solamente cristallini di prima qualità e ciò deve rendere i pazienti sicuri di
avere quanto di meglio si può trovare sul mercato.
Qual è il volume d’attività della Clinica oculistica?
Nel 2008 sono state effettuate oltre 4 mila visite specialistiche e più di 7 mila visite di
Pronto Soccorso cui vanno aggiunte le 3 mila 500 del Centro per il glaucoma, le oltre
4 mila dell’ambulatorio di via Pietà e le oltre 2 mila dell’ambulatorio di ortottica che
si rivolge a tutte le patologie della motilità oculare (strabismo) sia dell’infanzia sia,
più rari, degli adulti. Oltre a ciò vi sono migliaia di accertamenti diagnostici: dalla
fluorangiografia all’elettroretinogramma.
Quali sono le prospettive di sviluppo ulteriore della struttura in relazione ai
bisogni di salute della cittadinanza?
Il futuro è legato alle nuove realtà intervenute recentemente quale l’acquisizione di
un microcheratomo corneale e la terapia del cheratocono con il metodo Cross-linking.
Il primo è uno strumento in grado di preparare sezioni di cornea sia del paziente sia
del donatore per sostituire solamente le parti di cornea malata evitando così la
sostituzione della cornea a tutto spessore come di faceva finora. Quanto al
trattamento del cheratocono, la nuova metodica permette di aumentare la resistenza e
la rigidità della cornea malata attraverso una reazione chimica ottenuta facendo
assorbire alla cornea la riboflavina in collirio e irradiandola poi con luce ultravioletta
generata da un illuminatore dedicato.