1 PROTOCOLLO D’INTESA tra i Comuni di: Campogalliano-Carpi-Novi-Soliera e Azienda USL di Modena - Distretto di Carpi per l'integrazione ed il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel Servizio Sociale- Area Minori e Famiglie PdZ 2009 – 2011 1 2 PROTOCOLLO D’INTESA per l'integrazione ed il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel Servizio Sociale- Area Minori e Famiglie ART. 1 OBIETTIVI DEL PROTOCOLLO L’attuale quadro legislativo nazionale e regionale prefigura nell’area sociale “Minori e Famiglie”, l'integrazione di interventi socio assistenziali, azioni di tutela del minore, interventi sociali a valenza sanitaria e interventi sanitari a rilevanza sociale in un sistema articolato e coerente finalizzato all'affermazione dei diritti delle persone e alla promozione della salute. I Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera, facenti parte del Distretto n. 1, e l’Azienda USL di Modena- Distretto 1, sottoscrivono il presente Protocollo d’Intesa al fine di sviluppare una rete integrata di servizi e interventi di natura sanitaria, sociale e assistenziale, in risposta alla globalità dei bisogni dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. Obiettivo della presente Intesa è rideterminare l’impianto istituzionale in cui si attuano le attività psico-sociali rivolte all’infanzia , all’adolescenza e alla genitorialità, nell’area della tutela dei minori , confermando il modello organizzativo già consolidato nella precedente Intesa e definendo ulteriori metodologie per conseguire il pieno sviluppo dell’integrazione e per garantire la dovuta tutela dei minori e delle rispettive famiglie. ART. 2 OGGETTO DEL PROTOCOLLO Oggetto della presente intesa riguarda: - la definizione delle attività sociali di competenza dei Comuni - la definizione delle attività sanitarie di competenza dell'Azienda USL - Distretto n. 1 - la attivazione nell'ambito territoriale di modalità organizzative e tecnico-gestionali che garantiscano la integrazione e coordinamento delle funzioni sanitarie e sociali nel settore "minori e famiglie" - la definizione di eventuali progetti integrati - la definizione degli oneri economici a carico dei Comuni e dell'Azienda USL ART . 3 ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI I Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera esercitano direttamente , attraverso il Servizio Sociale Area Minori e Famiglie, le funzioni socio - assistenziali relative alla tutela della maternità, infanzia, età evolutiva e famiglie in applicazione della normativa in materia: DPR 616/77; Legge 184/93; legge 216/96; legge 66/96; legge 269/98; legge 476/98 L'Azienda USL - Distretto n. 1 - assicura, per le attività psico-sociali che necessitano dell'apporto di competenze psicologiche specifiche, l’intervento di psicologi con oneri a proprio carico, di cui garantisce il coordinamento tecnico – scientifico all’interno dell’Unità di Psicologia Dell'Area Nord. 2 3 ART. 4 DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI I Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera svolgono le funzioni socio-assistenziali rivolte alla tutela della maternità, dell'infanzia, dell'età evolutiva e della famiglia sia su accesso diretto del cittadino, sia a seguito di segnalazioni provenienti da altri Enti, sia su richiesta della Magistratura minorile o ordinaria. I Comuni, nell'area minori e famiglie, assicurano i seguenti interventi : - Assistenza economica alle famiglie con figli minori ; - Assistenza sociale alla gravidanza e maternità (L. n. 405/75 e L.R. n. 27/89); - Consulenza e sostegno per problematiche familiari in situazioni ove sia presente una condizione di rischio e disagio sociale del minore; - Interventi connessi all’Affidamento familiare (L. n. 184/83 cosi’ come modifica dalla L. n. 149/01) - Interventi connessi all’Adozione (L. n. 184/83 cosi’ come modificata dalla L. n. 149/01; L. n. 476/98); - Interventi connessi all’affidamento dei figli in caso di separazione conflittuale; - Vigilanza, protezione e tutela dei minori di fronte a difficoltà o carenze della gestione del ruolo genitoriale ( T.U. ONMI- Art.9 L. 184/83) - Inserimento di minori in Strutture educative residenziali o diurne; - Gestione dei Provvedimenti emessi dai competenti Organi della Magistratura Minorile o Ordinaria; - Svolgimento delle funzioni di tutela giuridica dei minori deferita dal Tribunale per i Minorenni ai Comuni; - Interventi a favore di minorenni soggetti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria minorile nell’ambito della competenza amministrativa e civile (DPR n.616/77 art.23); - Interventi socio-educativi a favore di minori in difficoltà o in situazione di devianza; - Attività di vigilanza sulle Strutture educativo-assistenziali che ospitano minori ; - Interventi di emergenza assistenziale per minori, donne con figli, genitori in grave difficoltà relazionale, sociale e materiale; - Assistenza domiciliare a prevalente aiuto domestico di sostegno alle famiglie - Interventi relativi al matrimonio di minori (Legge n.151 del 19.05.1975). L'Azienda USL - Distretto n. 1 - fornisce le prestazioni sanitarie, riferite agli interventi di protezione e tutela dei minori, ai Servizi Sociali di ciascun Comune tramite la figura dello psicologo garantendo la integrazione psico-sociale a livello delle equipes territoriali. Nello specifico lo psicologo opera nelle seguenti aree di intervento: - Interventi connessi all'Adozione (Indagine psico – sociale per l’idoneità all’adozione; vigilanza e sostegno nel post-adozione) - Interventi connessi all'Affido Familiare (Istruttoria, vigilanza e sostegno) - Matrimonio di minorenni - Interventi connessi all'affidamento dei figli in separazioni conflittuali su segnalazione e/o richiesta della magistratura minorile o ordinaria - Valutazione e sostegno della genitorialità - Interventi su famiglie multiproblematiche - Valutazione della condizione psicologica del minore e del suo rischio evolutivo - Consulenza e intervento per situazioni di abuso e maltrattamento su minori 3 4 - Consulenza per adolescenti in difficoltà o in situazioni di devianza soggetti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria minorile ("minori denunciati") ART. 5 - INTEGRAZIONE PSICO-SOCIALE In ogni Comune opera una équipe psico-sociale composta da Assistenti sociali, Educatori, Psicologi e può aprirsi al contributo di altre figure professionali in relazione ai problemi affrontati. L'équipe psico-sociale è lo strumento di lettura della situazione; di valutazione dei bisogni, rischi, potenzialità; di definizione del progetto di intervento; di attuazione degli interventi diretti e indiretti secondo modalità e tempi adeguati alla natura del problema e alle risorse disponibili; di raccordo con altri servizi socio-sanitari ed Enti ( es. scuola..) ; di collaborazione con la Magistratura minorile ed ordinaria. L’Assistente sociale assume all’interno dell’equipe funzioni di referente rispetto ai progetti e agli interventi di cui l’intero gruppo operativo è corresponsabile. In modo particolare si ritiene di dover assicurare l'intervento dello psicologo per svolgere le seguenti funzioni/attività: - Analisi delle dinamiche del nucleo familiare - Osservazione psicologica del minore per eventuali invii mirati al servizio di NPIA per gli interventi di competenza (cura, valutazione psicodiagnostica) - Valutazione psicologica delle funzioni genitoriali - Analisi delle dinamiche di funzionamento dell'adulto all'interno della coppia e del sistema familiare connesse alla funzione genitoriale - Consulenza clinica e sostegno psicologico agli adulti - Valutazione diagnostica e prognostica sull'evoluzione del caso. Lo psicologo oltre agli interventi consulenziali e di valutazione a livello individuale e familiare, svolge anche attività di conduzione di gruppi, redazione di relazioni e certificazioni cliniche, consulenza agli operatori e ad altre Istituzioni. Per l’ organizzazione e attuazione di eventuali iniziative informative e formative ( conferenze, corsi di formazione, ricerche….) , l’apporto professionale dello psicologo verrà definito sulla base di specifici progetti concordati tra Comuni e Ausl –Servizio di psicologia. L’equipe psico-sociale comunale provvede ad inviare ai Servizi sanitari dell’Ausl situazioni di minori e/o adulti (genitori) per i quali si rende necessaria una valutazione psicodiagnostica e/o una presa in carico terapeutica. In particolare : a- Il Servizio di Neuropsichiatria Infantile attiva interventi specialistici nei confronti di minori per i quali nel corso del percorso di valutazione, vigilanza e sostegno dell’équipe psico-sociale emergano bisogni e problematiche che richiedono una valutazione psico-diagnostica ( spesso richiesta dalla stessa Magistratura) e/o una presa in carico ; b- Il Servizio di Psicologia Clinica attiva interventi specialistici nei confronti di adulti (genitori o altri familiari) per i quali la Magistratura richiede una valutazione psicodiagnostica secondo le modalità previste dal protocollo/procedura aziendale “ Richieste valutazioni di psicodiagnosi e profili di personalità da parte dell’Autorità giudiziaria ( Tribunale per i Minorenni e/o Tribunale ordinario) “ c- Altri servizi sanitari (Sert, CSM, Consultorio familiare…..) attivano interventi specialistici nei confronti di adulti inviati dall’equipe psico-sociale a fronte di disposizioni della Magistratura e/o a fronte di percorsi concordati e condivisi . 4 5 ART. 6 - INTEGRAZIONE E GESTIONE COORDINATA DEGLI INTERVENTI SOCIALI E SANITARI Gli operatori sociali dei Comuni svolgono interventi di prima accoglienza, di informazione, di consulenza sociale in ordine alle problematiche familiari, interventi di aiuto alla persona e attività socio- educativa , attivazione delle risorse del territorio (volontariato, associazionismo), interventi di emergenza assistenziale. In particolare gli operatori sociali svolgono una prima lettura e valutazione della situazione familiare e attivano l'intervento dello psicologo per quelle situazioni in cui si renda necessario un intervento congiunto o una valutazione psicologica. Nei casi previsti dalla normativa vigente e/o su richiesta della Magistratura l'apporto della competenza specifica dello psicologo è attivato fin dall'inizio del lavoro psico-sociale . In presenza di situazioni di grave difficoltà sociale in cui i genitori presentano patologie rilevanti di carattere sanitario , psichiatrico, di tossicodipendenza e in cui si evidenziano gravi disagi psicologici dei minori, il Servizio Sociale collabora e si avvale dei Servizi Sanitari di competenza ( SERT- CSM- NPIA- Consultorio familiare- Servizio OspedalieroServizio di psicologia). Qualora i piani di intervento sulle situazioni multiproblematiche suddette necessitano di pluralità di competenze, il Servizio sociale Minori e Famiglie svolge un ruolo di case manager e si rapporta con i servizi sanitari secondo le modalità previste dal Protocollo aziendale “ La gestione integrata dei trattamenti diretti alle famiglie multiproblematiche” ( settembre 2006). ART. 7 PROGETTI SOCIO-SANITARI INTEGRATI A VALENZA DISTRETTUALE In relazione alle politiche per la tutela dei minori di cui al “Programma Provinciale per la promozione di politiche di accoglienza e tutela dei minori” , i Comuni e l’Azienda Ausl – Distretto n. 1 si impegnano a sviluppare progetti integrati a valenza Distrettuale allo scopo di favorire: La qualificazione degli interventi a sostegno delle adozioni nazionali e internazionali: La promozione dell’affidamento familiare e della accoglienza in comunità La promozione di iniziative in materia di tutela dei minori e per le strategie di contrasto e presa in carico delle situazioni di abuso , maltrattamento e violenza in danno ai minori, compresa la “Violenza assistita”. Tali progetti riguardano nello specifico: 1) Servizio Distrettuale per l’ Adozione di minori italiani e stranieri Il servizio assicura gli interventi connessi alle 4 fasi del percorso adozione: - Sportello Adozione di informazione sull’adozione - Preparazione delle coppie aspiranti l’adozione attraverso l’organizzazione dei Corsi di preparazione all’adozione - Indagini psico-sociali delle coppie candidate all’adozione attraverso l’équipe specializzata e centralizzata formata da assistente sociale e psicologo - Accompagnamento dei nuclei adottivi della fase del post-adozione ( vigilanza e sostegno ; gruppi di sostegno post-adozione) 5 6 2) Promozione e qualificazione dell’Affido familiare, Accoglienza, Affiancamento familiare - - - - Gli interventi si articolano in : a- Attività di promozione: Progetto, coordinato dal Centro per le Famiglie di Carpi, denominato “Famiglie-risorsa” di promozione dell’affido e delle altre forme di sostegno a minori e famiglie in difficoltà in collaborazione con Associazioni, Enti del terzo settore, associazioni di famiglie affidatarie, gruppi di volontariato sportello informativo “Informaffido” presso il Centro per le Famiglie Organizzazione di percorsi di informazione/formazione per le famiglie disponibili b-Servizio AFFIDO Equipe psico-sociale centralizzata formata da assistente sociale e psicologo con compiti di indagine psico-sociale e formazione per le famiglie disponibili all’affido con equipe formata da assistente sociale e psicologo Organizzazione con coordinamento provinciale di corsi di preparazione per famiglie disponibili all’affido e per gli adulti accoglienti Attivazione di Gruppo di sostegno per famiglie affidatarie Creazione banca dati distrettuale Progetto “La promozione di iniziative in materia di tutela dei minori e per le strategie di contrasto e presa in carico delle situazioni di abuso , maltrattamento e violenza in danno ai minori, “ Il programma di intervento prevede: Qualificazione della “ Équipe dedicata” multiprofessionale formata da assistente sociale, psicologo, educatore e psicologo del Servizio di NPIE con compiti di consulenza in tutte le fasi del percorso di intervento, di presa in carico in accordo e in collaborazione con le équipe psico-sociali territoriali, di promozione di iniziative formative e informative (seminari, corsi di formazione…) Progettazione di iniziative di informazione e formazione rivolte al mondo della scuola , agli operatori sanitari e alle forze dell’ordine Formazione e aggiornamento delle équipe territoriali psico-sociali di base. Applicazione Protocollo provinciale sugli interventi di emergenza per minori Creazione di reti di accoglienza in situazione di emergenza e in particolare reti familiari per bambini 0-6 anni. ART. 8 PROGETTI INTEGRATI DI PREVENZIONE I Comuni e l’Azienda Ausl concordano sulla opportunità di sviluppare progetti integrati di sostegno alla genitorialità, di prevenzione del disagio adolescenziale-giovanile, di tutela e sostegno alla maternità utilizzando le risorse e le esperienze che nei diversi ambiti sono già presenti sul territorio In particolare, per i sottoindicati progetti di prevenzione già in atto nel territorio distrettuale, i Comuni e l'Azienda Usl attivano specifiche forme di collaborazione e di coordinamento per attuare efficaci interventi sociali, educativi e sanitari 1) Area della Tutela della Maternità: Progetto “Mamme Oltre il Blu” 6 7 E’ un progetto , promosso da Consultorio Familiare, Commissione Pari opportunità del Comune di Carpi, Unità Operativa Ostetricia e ginecologia, che fornisce assistenza, sostegno e aiuto alle donne (e alle coppie/famiglie) nel periodo post partum, attraverso la rilevazione e la risoluzione del disagio che può intervenire dopo la nascita di un bambino. L’intervento psicologico e ostetrico è finalizzato a fornire informazioni, ascolto/counselling sia dirette che telefoniche, favorendo un percorso e accessi facilitati a servizi specifici (CSM, PdLS, MMG Servizi Sociali,), in un’ottica di integrazione con il Reparto ospedaliero di Ostetricia e Ginecologia. Sostegno alle Gravidanze multiproblematiche Il progetto ha l’obiettivo di coordinare l’intervento e l’assistenza alla gestante che presenta fattori di rischio psicosociale, mettendo in rete l’intervento dei tre servizi (Consultorio familiare, Servizio di psicologia e Servizio Sociale Minori) interessati, operanti sul territorio comunale di Carpi. L’intervento si rivolge a gravide in precarie condizioni socio-economiche o con anamnesi positiva per patologie psichiatriche attualmente in trattamento o che mostrino difficoltà a seguire i controlli clinici, a gravide che subiscono violenze familiari o nell’ambiente sociale, a donne gravide di recente immigrazione, a giovani gravide adolescenti, o che presentino forme di dipendenza (alcool o sostanze). Progetto “Scegliere di scegliere” Un progetto che nasce da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da operatori sanitari dell’Ausl (ospedale, consultorio familiare e medici di medicina generale), da rappresentanti delle associazioni di volontariato, dal Consultorio diocesano e dal Comune di Carpi (Servizi Sociali, Centro per le Famiglie, Commissione Pari Opportunità), si propone di riflettere sul tema delle “Norme sulla tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza” (legge 194/78). Scopo diviene l’assistenza e la tutela della donna gravida in difficoltà, supportata nello scegliere la strada per sé più opportuna, attraverso un percorso che la metta in grado di conoscere e di poter fruire dei servizi, pubblici e privati, presenti sul territorio, relativamente alla propria gravidanza (sia in caso di interruzione che di proseguimento). 2) Area dell’Adolescenza: Centro ascolto adolescenti “Free – Entry” Il progetto Free Entry distrettuale nasce dalla convinzione che i centri di aggregazione giovanile presenti sul nostro territorio possano essere una risorsa importante per costruire relazioni significative con gli adolescenti, come momento di affiancamento al ragazzo nello sviluppo della propria personalità. Favorire momenti di ascolto di gruppo o individuale rappresenta un primo contatto col giovane e con la sua capacità di avere un ruolo attivo e consapevole nel suo progetto di vita. Centro di Psicologia Clinica per l’Adolescenza Si rivolge ad adolescenti e giovani adulti di età compresa tra i 14 ed i 24 anni per un intervento psicologico clinico in presenza di difficoltà e crisi evolutive nell’ambito del ciclo vitale, in particolare sui disturbi del comportamento alimentare , realizzando la parte preventiva e di diagnosi precoce del progetto aziendale sui DCA. Si propone di fornire interventi di consulenza e di psicoterapia breve o di media durata, differenziati ed adeguati alla fascia di età adolescenziale. E’ possibile coinvolgere gli stessi genitori come parte dell’intervento di cura, migliorando l’accesso diretto, facilitando il 7 8 percorso all’interno delle strutture del DSM e la fruibilità da parte di agenti esterni(Comuni, Scuola, MMG, PdLS). ART. 9- ONERI ECONOMICI Costituiscono oneri a carico dei Comuni di Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano: - il finanziamento della figura dell'assistente sociale e dell'educatore professionale e di tutto quanto necessario per l'attività del servizio sociale minori e famiglia - i contributi economici a sostegno della famiglia - ogni altro onere assistenziale ed educativo, di tipo domiciliare, semiresidenziale e residenziale Costituiscono oneri a carico dell'Azienda USL: - il finanziamento dell' intervento professionale dello psicologo per un monte ore di n. 80 settimanali - ogni altro onere di cura medico-sanitaria e riabilitativa diretta o indiretta ai sensi del D.L. 19 giugno 1999 n. 229 e della Direttiva Regionale per l'identificazione degli interventi sociali a rilievo sanitario a carico del Fondo Sanitario Nazionale. L'intervento psicologico nel servizio sociale minori dei Comuni di Campogalliano, Carpi , Novi e Soliera viene cosi’ suddiviso nei singoli Comuni: Comune N° ore settimanali Psicologo Campogalliano Carpi Novi di Modena Soliera 10 50 10 10 80 Totale Annualmente verranno definite e concordate tra Comuni e Ausl le modalità attraverso le quali l’Azienda usl assicura lo svolgimento delle funzioni psicologiche oggetto del presente protocollo. ART. 10 DURATA DEL PROTOCOLLO Il presente Protocollo d’intesa ha la durata prevista Dal Piano di zona ovvero anni 20092011. 8 9 Protocollo tra i Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi, Soliera e Distretto 1 Carpi dell'Azienda USL di Modena Area Disagio Adulto PdZ 2009 - 2011 9 10 1. OGGETTO DEL PROTOCOLLO I Comuni di Carpi, Soliera, Novi e Campogalliano e l'Azienda USL - Distretto di Carpi sottoscrivono un Protocollo per l'attivazione, il coordinamento e l'integrazione delle funzioni sociali di competenza dei Comuni e le funzioni sanitarie di competenza del Distretto n.1 dell'Azienda USL per l'area del disagio adulto. La finalità del presente Protocollo d’Intesa tra i Comuni del Distretto Carpi, Campogalliano, Novi, Soliera e l’Azienda USL Distretto di Carpi è quella di ottimizzare i rapporti di integrazione e coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel campo della tutela della salute mentale e della cura e riabilitazione dei disturbi psichici e delle dipendenze patologiche. Ritengono altresì di impegnarsi a promuovere un “patto per la salute mentale” che veda coinvolti tutti i molteplici attori (sanitari e sociali, pubblici e privati, enti locali, forme della cittadinanza attiva, risorse del territorio) presenti nel contesto della realtà Distrettuale. 2. PREMESSA I Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi, Soliera e l’Azienda USL di Modena – Distretto di Carpi condividono le attuali conoscenze che suggeriscono la messa in atto di politiche integrate di tutela della salute mentale, di prevenzione del disagio psichico, di cura delle malattie mentali e riabilitazione delle disabilità psico-sociali. L’esigenza di politiche integrate nel campo della Salute Mentale risiede sia in ragioni relative al campo dei diritti, della equità e della solidarietà sociale, che in quelle della scienza e dei saperi disciplinari. Esistono oggi evidenze diffuse e validate a livello internazionale che confermano tanto la natura multifattoriale del disturbo psichico quanto l’efficacia di trattamenti integrati che considerino sia la sfera personale nelle sue componenti bio-psico-sociali che il contesto familiare e sociale di vita. Nella scelta di dar vita al presente accordo confluiscono pertanto sia esigenze di solidarietà e sostegno verso persone deboli, sia di efficacia ed efficienza nella erogazione delle prestazioni sociali e sanitarie nel campo della salute mentale. In questo settore, forse come in pochi altri del campo sanitario, esiste il rischio di produrre trattamenti inefficaci e cronicizzanti. La scelta di integrazione degli interventi risponde dunque alla esigenza di fornire alla intera rete dei servizi un quadro unitario nella selezione delle prestazioni offerte, evitare i rischi di psichiatrizzazione di bisogni di altra natura, garantendo nel contempo l’effettiva fruizione di servizi che tutelino il diritto alla salute, in particolare per le persone portatrici di patologie mentali severe, di disabilità psicosociali o appartenenti a famiglie multiproblematiche. 10 11 In sintonia con i documenti di programmazione nazionali e regionali questo protocollo definisce come prioritario l’intervento integrato di prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi mentali gravi, da cui possono derivare disabilità tali da compromettere l’autonomia e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, con alto rischio di cronicizzazione ed emarginazione sociale. 3. STRUTTURA ORGANIZZATIVA PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI L’ Azienda USL di Modena in protocollo con le indicazioni di programmazione nazionali e regionali, ha istituito il Dipartimento di Salute Mentale, articolando in tre aree territoriali corrispondenti rispettivamente alle zone Nord, Sud e Centro della Provincia. Nell’ambito territoriale i Comuni di Carpi, Campogalliano, Novi e Soliera afferiscono al DSM area Nord Distretto di Carpi. In ciascun ambito territoriale il DSM si articola nelle differenti componenti organizzative: servizi territoriali, servizi ospedalieri, strutture residenziali e semi-residenziali. I Comuni del Distretto, attraverso il presente protocollo, partecipano, in particolare, alla definizione e realizzazione di programmi di prevenzione e di socializzazione ed assicurano la fruizione dei Servizi Sociali rivolti alla generalità dei cittadini. L’protocollo diviene parte importante dell’organizzazione dipartimentale per quanto riguarda l’area Nord – Distretto di Carpi. Il Dipartimento di Salute Mentale rappresenta il modello organizzativo atto a garantire l’unitarietà degli interventi e la continuità terapeutica. Il contesto di rete distrettuale si configura in maniera dinamica. Accanto ai servizi coinvolti prevede il contributo dell’associazionismo, del volontariato, delle imprese sociali, auspicando la nascita sul territorio distrettuale dell’ apporto di associazioni con interesse specifico. Si tratta di una scelta organizzativa strategica che definisce un nuovo rapporto tra pubblico e privato. Al pubblico si ritiene di riservare la funzione di indirizzo e controllo circa il funzionamento dell’intero sistema e la diretta erogazione di specifiche e speciali prestazioni di natura sociale o sanitaria. Al privato si riconosce un ruolo paritario sia nell’attuazione di servizi offerti sia nella possibilità di interventi integrati. PER I COMUNI DEL DISTRETTO Il Servizio Sociale è articolato per aree: minori e famiglie, adulti e disabili, anziani. L’assistente sociale d’area di competenza effettua, attraverso un procedimento metodologico, una prima analisi della situazione dell’individuo e del suo contesto socio-ambientale, al fine di elaborare un progetto d’aiuto con obiettivi da realizzare e risorse che possono essere attivate in collaborazione con altre figure professionali coinvolte ed altre agenzie o enti presenti sul territorio. 11 12 Per consentire all’assistente sociale di effettuare questo percorso molto complesso si rende necessaria la raccolta di informazioni anche dal punto di vista sanitario. Elaborato il progetto si rende indispensabile da parte dell’assistente sociale e del referente sanitario titolare del progetto, effettuare verifiche periodiche (almeno semestrali) al fine di rivalutare gli obiettivi concordati ed eventualmente ridefinire il progetto. Obiettivo del lavoro professionale del Servizio Sociale è quello di favorire, nella situazione della persona con disagio e della sua famiglia, una evoluzione condivisa in termini di miglioramento della qualità della vita. Nel percorso di aiuto l’attività dell’ assistente sociale si esplica prioritariamente nella consulenza e nel sostegno della persona in riferimento anche ai temi della casa, del lavoro, della socializzazione e del tempo libero. 4. ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI ED ORGANIGRAMMA PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI All’area Dipartimentale della Salute Mentale afferiscono il CSM e il Ser.T. Al fine di assicurare l’unitarietà della programmazione ed erogazione degli interventi, è assegnato un organico multiprofessionale a direzione unica. Fornisce attività domiciliari, ambulatoriali, semiresidenziali, residenziali secondo lo schema riportato nei documenti in allegato (n. 1 e 2) dove risultano le diverse competenze. PER I COMUNI DI CAMPOGALLIANO, CARPI, NOVI, SOLIERA I Servizi Sociali dei Comuni del Distretto sono organizzati in area di competenza: area adulti, area handicap, area minori e famiglie, area anziani, avvalendosi inoltre dei servizi Ufficio Casa e Centro Servizi Immigrazione. Mentre nel Comune di Carpi queste aree sono ben distinte, hanno risorse e operatori propri, nei comuni più piccoli agli stessi operatori afferiscono più servizi. L’area adulti prende in carico persone adulte spesso svantaggiate, con patologie psichiatriche o di abuso di sostanze, con difficoltà sul piano relazionale, con gravi problemi economici e una difficoltà ad amministrare le proprie risorse. Il servizio non si limita a dare una risposta univoca, ma si attiva per una presa in carico, ovvero per articolare progetti e percorsi di vita che aiutino le persone a maturare una maggiore autonomia ed una consapevolezza del proprio bisogno. L’area handicap prende in carico il disabile adulto e la sua famiglia. Offre servizi diurni e residenziali, percorsi di avviamento al lavoro, informazioni e consulenza rispetto a diverse problematiche. Accompagna la famiglia ad orientarsi nella scelta dei servizi. 12 13 L’area minori e famiglie si occupa di tutti i problemi relativi ai minori. Offre informazioni per la vita quotidiana, sostegno alle competenze genitoriali, accoglienza familiare e sviluppo di comunità. Attraverso progetti articolati intende creare una rete di risorse e di opportunità per aiutare le famiglie in difficoltà ed offrire consulenza ai genitori che hanno figli propri o si rendono disponibili all’adozione e all’affido. L’area anziani prende in carico gli adulti che hanno compiuto i 65 anni di età. Offre servizi diurni, residenziali e domiciliari per dare risposte ai differenti bisogni che presentano gli anziani e le loro famiglie, relativi all’accudimento, all’assistenza, alla provvidenza economica. L’ufficio casa si occupa dell’assegnazione di alloggi E.R.P. (edilizia residenziale pubblica), del fondo sociale per l’affitto, come opportunità per i nuclei in difficoltà, dell’affitto garantito. Il centro servizi immigrazione assolve a funzioni distrettuali e ad altre specifiche per il Comune di Carpi. Offre consulenza a operatori, cittadini e associazioni in relazione alle problematiche legate all’immigrazione, organizza progetti di mediazione culturale e iniziative interculturali. Le risorse, le strutture ed i servizi attivi sul territorio dell’unione, nonché l’organico che vi opera è riportato nello schema del documento qui allegato. (allegato n. 3) Per il Comune di Carpi, ai diversi servizi, si accede attraverso lo Sportello Sociale Nemo, che filtra le richieste e fissa gli appuntamenti con le diverse figure professionali delle aree del settore. 5. PERCORSO LAVORO PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI - CSM – Lo sviluppo di attività terapeutiche riabilitative connesse al mondo del lavoro sono da diversi anni una modalità ampliamente documentata che corrisponde alla correlazione tra mantenimento delle capacità di lavoro e disponibilità effettiva di lavoro e salute mentale. Principalmente il CSM opera su due ambiti: Ergoterapie, interventi funzionali al percorso di cura, terapeutici, propedeutici al processo di inserimento lavorativo, elaborati su progetti personalizzati, con percorsi a termine, della durata massima di 3 anni. Questa condizione non predispone alcuno sbocco lavorativo, ma viene elaborata in una fase di sperimentazione della tenuta del paziente relativamente a un approccio lavorativo. Inserimenti lavorativi, sono previsti diversi percorsi: 1. PERCORSI MEDIO-BREVE TERMINE: postazioni presso aziende o cooperative, destinati a pazienti con capacità residue medio-alte e hanno la 13 14 durata da minimo 3 mesi a massimo 6, con un tetto di ore pari a 30 settimanali. 2. PERCORSI A LUNGO TERMINE: i destinatari sono utenti con competenze medio–basse e con scarsa storia lavorativa. Questi percorsi hanno finalità di creare un contesto di accoglienza e socializzazione con un alto livello di protezione che consenta in un congruo tempo di elaborare una valutazione personalizzata per una successiva progettazione. La durata di questi percorsi è al massimo di 3 anni, con un tetto di ore massimo di 25/30 settimanali. 3. PERCORSI DI ORIENTAMENTO, da applicarsi in casi particolari da meglio definire, come approfondimento della valutazione iniziale. I percorsi prevedono l’affiancamento costante di un tutor, durata 4 mesi massimo non rinnovabili, per massimo 15 ore settimanali. CRITERI PER L’ACCESSO: Presa in carico da almeno 6 mesi Affiancamento di personale infermieristico o educativo per il periodo necessario per la conoscenza e l’instaurarsi di una relazione di sostegno Situazione di stabile compenso L’organizzazione di queste strutture è articolata con procedura ed istruzione operativa. PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI ALCOLOGICO - SER.T / CENTRO Gli inserimenti lavorativi sono da anni uno degli interventi qualificanti i programmi terapeutico-riabilitativi rivolti ai soggetti in trattamento al Ser.T. Si attuano solitamente durante il programma terapeutico ambulatoriale, associati spesso a trattamenti farmacologici sostitutivi, e nella fase del reinserimento dei programmi di tipo residenziale: hanno la finalità di mantenere le capacità lavorative dell’utente e/o di acquisirne di nuove, partendo dal raggiungimento di una stabile astensione dall’uso di sostanze. Principalmente si individuano due tipi di percorso/intervento: BORSE LAVORO, interventi funzionali al percorso di cura, terapeutici, propedeutici al processo di inserimento lavorativo, elaborati su progetti personalizzati, con percorsi a termine. Questi percorsi non prevedono sbocchi lavorativi, ma hanno finalità di osservazione e sperimentazione della tenuta del paziente relativamente a un approccio lavorativo. Possono essere attivati presso ditte private, Enti pubblici e cooperative sociali. Hanno una durata media di 6 mesi e vengono periodicamente monitorati rispetto all’andamento clinico del programma terapeutico. 14 15 -TIROCINI FORMATIVI con possibilità di assunzione presso le Cooperative sociali del territorio, mediante Borse lavoro predisposte dal Ser.T e rivolte a utenti con capacità lavorative residue medio-alte, solitamente al termine di un percorso riabilitativo comunitario e in condizione clinica stabilizzata . Hanno la durata da minimo 6 mesi, massimo 9/12 mesi e un tetto orario pari a 30 settimanali . PERCORSI DI SOSTEGNO ALL’INSERIMENTO LAVORATIVO DI SOGGETTI IN TRATTAMENTO PER DIPENDENZA PATOLOGICA PORTATORI DI PROBLEMATICHE COMPLESSE Per utenti con particolari problematiche complesse (pazienti in doppia diagnosi, in carico anche ad altro servizio sanitario e portatori di significative patologie croniche) dal 2006 nel Distretto di Carpi è stato attivato il percorso di tutoraggio, parallelelamente all’intervento di borsa lavoro diretta al singolo utente. Alla Cooperativa sociale ospitante tale esperienza viene riconosciuto un compenso mensile . CRITERI PER L’ACCESSO: Stabilizzazione della situazione clinica del paziente, con raggiungimento di una condizione di astensione dalla sostanze da almeno 3 mesi Valutazione in equipe del progetto di inserimento lavorativo ed affiancamento con presa in carico da parte dell’operatore dell’area socioeducativa (assistente sociale ed educatore professionale) Regolare effettuazione del programma ambulatoriale e dei relativi controlli tossicologici PER I COMUNI DI CAMPOGALLIANO, CARPI, NOVI, SOLIERA Il Comune di Carpi ha affidato ad una cooperativa sociale il servizio di inserimento lavorativo attualmente denominato “Point Job”. Questo servizio svolge attività di formazione, addestramento e inserimento lavorativo per soggetti considerati socialmente “ fragili”. Gli altri Comuni dell’Unione, invece, al momento intervengono con educatori professionali ed assistenti sociali che cercano la postazione più idonea in cui sperimentare un percorso di inserimento lavorativo. In prospettiva si valuterà la possibilità di fruizione del Point Job da parte di tutti i comuni dell’Unione. Il Servizio Sociale, in collaborazione con il Point Job offre: ATTIVITA’ DI ORIENTAMENTO: consistente nell’osservazione delle abilità lavorative possedute dall’utente e verificate sia in postazioni individuali che di gruppo. L’osservazione è propedeutica a sbocchi differenti in funzione delle capacità emerse; ATTIVITA’ OCCUPAZIONALI PROTETTE: sono postazioni fisse di lavoro collettivo in cui si compiono azioni molto semplici di assemblaggio e 15 16 imbustaggio. E’ rivolto a persone con gravi disabilità, che si è valutato non possono accedere a percorsi di maggiore autonomia; TIROCINI FORMATIVI: sono progetti in collaborazione con Carpi Formazione e finanziati dal Fondo Sociale Europeo. Accedono persone svantaggiate con il riconoscimento della L.68/99; BORSE LAVORO: sono progetti finanziati con risorse dei comuni e della regione. Sono percorsi a termine con l’obiettivo di favorire l’assunzione di un ruolo attivo e garantire il miglioramento della qualità di vita ai cittadini in condizione di disagio sociale, riducendo gli interventi di natura esclusivamente assistenziale e promuovendo opportunità per lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse della persona, anche allo scopo di ridurre forme di dipendenza dai servizi territoriali; sono percorsi anche finalizzati all’assunzione. CRITERI PER L’ACCESSO: presa in carico e l’instaurarsi di una significativa relazione di sostegno e supporto valutazione positiva in equipe del progetto di inserimento lavorativo con relativo invio al Point Job per una definizione del progetto adesione e condivisione da parte dell’utente sul progetto proposto. L’organizzazione di queste strutture è articolata con procedura ed istruzione operativa. Possono verificarsi circostanze in cui l’ accesso al Point Job è successivo ad un percorso di ergoterapia o borsa lavoro dei servizi sanitari. Quando questa circostanza si manifesta, la titolarità del progetto di inserimento lavorativo passa al Servizio Sociale, pertanto, la a.s., assume il compito di responsabile del caso. Tramite i propri operatori, i servizi sanitari referenti collaborano e supportano il responsabile del caso nella definizione del progetto individualizzato. Gli operatori incaricati devono garantire la partecipazione ai momenti di verifica programmati. Il momento di verifica e di informazione sull’andamento del progetto del singolo utente favorisce una lettura critica sull’andamento dell’attività e un aiuto reciproco sulla lettura degli atteggiamenti, dei punti di forza e di debolezza del progetto stesso. Le azioni connesse alla realizzazione del progetto sperimentale saranno perseguite in un’ottica di integrazione e di contributo multiprofessionale, prevedendo l’apporto, per le specifiche competenze, dei servizi specialistici sanitari e delle figure professionali interessate. 6. INTERVENTI ASSISTENZIALI ED ECONOMICI PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI - SER.T / CENTRO ALCOLOGICO – RIVOLTI AD UTENTI IN REINSERIMENTO SOCIALE COMUNITA’ TERAPEUTICA E NELLA FASE DI 16 17 L’inserimento dei soggetti in carico nelle strutture semiresidenziali e residenziali (queste ultime distinte nelle due tipologie, comunità di tipo terapeutico/riabilitativo e comunità di tipo pedagogico/riabilitativo) è una fase cruciale del percorso di recupero predisposto dal Ser.T e che presuppone una stretta collaborazione tra il Servizio inviante e la Comunità che accoglie il paziente. Una apposita convenzione stabilisce gli aspetti economico-finanziari del rapporto di collaborazione tra i due Enti (Azienda USL ed Ente Ausiliario): standard qualitativi del programma, durata dello stesso nelle varie fasi, entità della retta, collaborazione tra Servizi e Comunità sul progetto personalizzato e relative modalità di verifica. Durante il percorso e relativamente ai soggetti in condizioni di indigenza e/o di scarse risorse economiche e familiari possono emergere esigenze di interventi di supporto da parte del Comune di residenza del soggetto: per il pagamento della quota mensile delle spese personali richiesta dalle Comunità e non compresa nella retta corrisposta dall’Azienda USL, per eventuali contributi economici in forma straordinaria che si rendano necessari Nella fase finale del percorso comunitario emergono invece bisogni legati alla realizzazione del progetto di reinserimento sociale (lavoro, casa) che richiedono solitamente una valutazione e la definizione del progetto congiunto da parte del Ser.T e del Servizio sociale dell’Area Adulti dell’Ente locale. PER I COMUNI DI CAMPOGALLIANO, CARPI, NOVI, SOLIERA I Comuni del Distretto erogano contributi economici agli utenti in carico, su progetto presentato dall’assistente sociale alla commissione di valutazione. L’aiuto economico è uno degli strumenti che l’operatore sociale utilizza nell’ambito di una presa in carico più articolata, volta a far uscire le persone dal circuito dell’assistenza improduttiva per valorizzare le abilità residue di ciascuno attraverso un accompagnamento ed un affiancamento che miri all’autonomia. Il contributo ha una valenza di straordinarietà e risponde ad una necessità documentata. 7. PERCORSO CASA PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI - CSM – Il CSM sviluppa gli interventi di riabilitazione psico-sociale in forma graduale, articolata ed integrata. In particolare è dimostrato che la efficacia riabilitativa in strutture residenziali protette, organizzate sul modello di casa-famiglia, dipende anche dalla possibilità di inserirle in una rete di strutture abitative che consentano di modulare il grado di protezione-dipendenza in relazione all’evoluzione del 17 18 trattamento riabilitativo. Si sono dimostrate utili piccole unità abitative perché nel tempo possono più facilmente strutturarsi come autonome comunità “familiari”. Risulta pertanto di particolare interesse l’utilizzo di normali appartamenti, reperibili sul mercato immobiliare, sia per il ridotto investimento richiesto che per la loro collocazione nel contesto sociale. Essi infatti nel tempo possono configurarsi come sede abitativa stabile ed autonoma per un piccolo numero di persone. Con le considerazioni sopra riportate si evidenzia lo sviluppo di una rete articolata di appartamenti protetti, semi protetti o in un futuro anche autogestiti rivolti, in particolare, ai seguenti gruppi di potenziali utilizzatori: persone con una lunga storia istituzionale (OP, OPG, Case di Cura) nuovi “lungodegenti” che trascorrono la totalità dell’anno in strutture di ricovero persone con ripetuti ricoveri psichiatrici che iniziano un percorso di cronicità (fenomeno porta girevole) persone ospiti di strutture aspecifiche di vario tipo (pensionati, alberghi…)con marcate e prevalenti disabilità psichiche. Le strutture a oggi attivate sono: Appartamento in via Sangallo, semiprotetto (11 ore al giorno, 7 giorni su 7) che ospita n. 6 persone, appartamento tutto compreso gestito con appalto; Appartamento in via Magazzino, protetto (24 ore al giorno, 7 giorni su 7) che ospita n.6 persone, appartamento tutto compreso gestito con appalto Appartamento in via Vanvitelli, con percorso riabilitativo diurno (8 ore al giorno, 7 giorni su 7) che ospita n.6 persone, appartamento dato in comodato d’uso gratuito dal Comune di Carpi, il quale ha in carico anche le utenze, mentre l’assistenza in appalto è a carico del CSM. CRITERI PER L’ACCESSO grave patologia psichiatrica, elemento dominante gravi difficoltà o impossibilità a rimanere nel contesto familiare mancanza di requisiti per vivere da solo, autonomamente percorsi di deistituzionalizzazione (OPG) età sotto la soglia indicata per inserimenti presso Case di Riposo situazione di relativo compenso predisposizione alla vita comunitaria L’organizzazione di queste strutture è articolata con istruzione operativa. PER I COMUNI DI CAMPOGALLIANO, CARPI, NOVI, SOLIERA 18 19 L’Assistente sociale non è competente per la ricerca e l’assegnazione della casa, ma le compete un lavoro di consulenza ed orientamento all’autonomia. Suo compito è quello di: Fornire informazioni su eventuali bandi di alloggio popolare (ERP), nominativi di affittacamere, bando per accedere al Fondo Regionale Sociale a sostegno delle spese d’affitto Erogare eventuali contributi economici straordinari o prestiti sociali, quali strumenti all’interno di un progetto di aiuto terapeutico Attivare, in casi eccezionali, a fronte di gravi problematiche alloggiative e sanitarie momentanee (con possibilità comunque di una evoluzione della situazione, per periodi brevi, permanenze presso alberghi cittadini sempre all’interno di un progetto di aiuto) Attivare il Servizio di Assistenza Domiciliare del territorio, in collaborazione con figure dei servizi sanitari ove necessario Attivare come strumento di aiuto il contributo economico anche sottoforma di buono spesa, buono mensa, teleassistenza/telesoccorso, esenzioni, ecc., o, nei casi più gravi, ricorrere al cosiddetto (minimo garantito). Tutto ciò per fronteggiare situazioni a carattere transitorio o di più lungo periodo di non autosufficienza economica, per mantenere la qualità di vita accettabile, prevenire la solitudine, l’isolamento ed il degrado sia della persona che dell’alloggio, a sostegno del progetto condiviso. Tale contributo deve essere comunque sempre orientato alla riappropriazione di capacità della persona, per quanto residue, a vivere una qualche autonomia Informare relativamente al progetto “Affitto agevolato” e valutare la presenza dei criteri d’accesso. 19 20 8. LA SOCIALIZZAZIONE ED IL TEMPO LIBERO PER L’AZIENDA USL DISTRETTO DI CARPI - CSM – Le attività di socializzazione sono parte integrante di un percorso di cura, dove la malattia mentale spesso è invalidante nei confronti dei rapporti sociali. Pertanto all’interno di un percorso terapeutico l’aspetto di ripristino dei rapporti sociali determina il miglioramento del quadro sintomatologico. Con queste finalità si individuano di volta in volta con modalità estemporanee i contesti territoriali disponibili a sperimentare percorsi per pazienti ritenuti idonei. CRITERI PER L’ACCESSO ° Persona affetta da patologia psichiatrica, ° difficoltà o impossibilità ad inserirsi autonomamente in contesti sociali quali il lavoro ° scarsi rapporti esterni, vita sola ed impoverimento della rete sociale ° età giovane o relativamente giovane, con possibilità di migliorare la qualità della vita ° situazione di relativo compenso ° predisposizione alla relazione con “l’altro” ° attivazione dei diversi prodotti del CSM come il CD o la presa in carico domiciliare, con esito positivo per la relazione, ma senza possibilità di ulteriore sbocco. ° prospettiva involutiva di grave ritiro sociale con aggravamento della psicopatologia PER I COMUNI DI CAMPOGALLIANO, CARPI, NOVI, SOLIERA Le attività per il tempo libero sono organizzate allo scopo di arricchire la relazione delle persone con storia di disagio nel loro contesto socioambientale, per superare forme di isolamento e solitudine che possono portare al peggioramento delle condizioni di qualità della vita. Compito dell’assistente sociale è quello di: -Collaborare con i servizi sanitari e le agenzie private (associazioni o singoli cittadini) del territorio a promuovere la progettazione di forme di socializzazione, gruppi di mutuo aiuto, vacanze estive, uscite -Favorire l’invio di persone con storia di disagio a tali attività con eventuali oneri parziali o totali a carico del Comune a seguito di richiesta dell’interessato e dei familiari e di valutazione socio-economica sempre all’interno di un progetto di aiuto condiviso con il referente sanitario del caso 20 21 -Promuovere l’inserimento della persona socializzazione presenti sul territorio. all’interno dei gruppi di CRITERI PER L’ACCESSO Persona in condizione di disagio psicosociale con situazione di buon compenso difficoltà o impossibilità ad inserirsi autonomamente in contesti sociali di tempo libero scarsi rapporti esterni, isolamento, problemi nei rapporti della rete familiare impoverimento della rete sociale, richiesta più o meno esplicitata da parte dell’utente di frequentare contesti di socializzazione disponibilità a collaborare con gli operatori sociali per predisporre un progetto calendarizzato con attività, proposte, uscite, accompagnamenti. Valutato quanto sopra si stipula il seguente PROTOCOLLO D’INTESA 1.EQUIPE MULTIPROFESSIONALE Viene istituita l’equipe multiprofessionale, così definita e composta L’equipe multiprofessionale è formata, con composizione variabile in funzione ai diversi Servizi e/o figure coinvolte o coinvolgibili, tenuto conto inoltre del progetto d’intervento per la gestione integrata dell’utenza multiproblematica (settembre ’06), da: Psichiatra, responsabile del progetto e della presa in carico terapeutica Operatore referente del CSM Medico referente del progetto del SERT responsabile del progetto e della presa in carico Operatore referente del SERT Responsabile Funzione Handicap Adulto o suo delegato Dall’Assistente Sociale del territorio di residenza della persona, responsabile per la parte sociale Da tutti gli operatori di servizi diversi che concorrono alla gestione del caso( MMG, NPI, PSICOLOGIA CLINICA, SERT, HANDICAP ADULTO,ecc) 21 22 L’equipe operativa si occupa della progettualità integrata del caso, in riferimento al Protocollo gestione dei Casi Multiproblematici in uso all’AUSL. 2. UFFICIO DI COORDINAMENTO TECNICO SUL DISAGIO ADULTO I contraenti del Protocollo costituiscono l’Ufficio di Coordinamento Tecnico sul Disagio Adulto nelle persone di: Responsabile CSM o suo delegato Responsabile SERT o suo delegato Responsabile Funzione Handicap Adulto o suo delegato Responsabile dell’Area Disagio Adulto dei Comuni del Distretto Tale Ufficio di Coordinamento assicura la gestione integrata delle funzioni sanitarie e sociali nelle aree operative prese in considerazione dal presente protocollo. 3. FUNZIONI DELL’UFFICIO DI COORDINAMENTO TECNICO DELL’AREA DISAGIO ADULTO L’ufficio di Coordinamento Tecnico sul Disagio Adulto ha il compito generale della gestione dei contenuti del presente protocollo ed in particolare: −assicura la intervenendo organizzativi, problematiche corretta attuazione dei contenuti del presente protocollo, ogni volta si presentino esigenze di approfondimenti formulando indirizzi condivisi sanitari e sociali sulle di comune interesse; −valuta l’attività dei servizi coinvolti, in special modo per quanto si riferisce agli aspetti dell’integrazione; −provvede ad analizzare i bisogni socio-sanitari espressi dalle comunità territoriali, utilizzando al riguardo le informazioni provenienti dai sistemi informativi dei diversi servizi, da sottoporre al Comitato dei Sindaci; −concorre alla programmazione dei servizi sanitari e sociali rivolti all’utenza presa in esame dal presente protocollo per adeguare e qualificare le risposte assicurate dai servizi competenti; −promuove programmi di collaborazione tra la rete dei servizi pubblici e l’attività degli altri soggetti del “terzo” settore, associazioni di familiari, interessati alle attività del presente protocollo; −verifica i risultati ottenuti dalle attività integrate realizzate nell’ambito del presente protocollo; 22 23 4. FASE TRANSITORIA Nella fase di avvio del Protocollo, l’Ufficio di Coordinamento assume altresì il compito di riesaminare le situazioni complesse pregresse al fine di verificare le corrispondenze degli interventi in corso con le necessità assistenziali, sociali e sanitarie attuali, proponendo conseguentemente progetti adeguati. 5. RIPARTIZIONE ECONOMICA TRA GLI ENTI Le risorse e gli oneri finanziari, che ricadono sul bilancio sociale e sanitario saranno disciplinati da apposita convenzione tra i comuni e l’Azienda AUSL del Distretto n.1 in conformità alla legislazione vigente come parte integrante al seguente documento. 6. DURATA DEL PROTOCOLLO Il presente Protocollo ha validità, a partire dall’approvazione del Piano di Zona per la salute e il benessere sociale 2009-2011 e per tutta la sua durata fatte salve nuove direttive Regionali. 7. DOCUMENTI DI RIFERIMENTO E ALLEGATI Schema competenze CSM (allegato n.1) Schema competenze Ser.T. (allegato n. 2) Schema competenze Servizi Sociali dei Comuni (allegato n. 3) I documenti citati sono negli atti dei singoli servizi e consultabili. 8. GLOSSARIO CSM = Centro Salute Mentale FSM = Fondo Sociale Europeo DSM = Dipartimento Salute Mentale IO = Istruzione Operative SERT = Servizio Tossicodipendenze MMG = Medico Medicina Generale NPI = Neuropsichiatria Infantile ERP = Edilizia Residenziale Pubblica 23 24 Schema competenze CSM 24 25 Schema competenze Ser.T Azienda USL di Modena Dipartimento Salute Mentale Settore Dipendenze Patologiche Modello di Accreditamento della Regione Emilia Romagna Sez.2.3 Pag. 17 di 1 PIANIFICAZIONE Codice 4DO02CSDP Catalogo dei prodotti e delle prestazioni Standard di Prodotto Rev 01 del 06/07/2007 INDICE MODIFICHE SCOPO CAMPO DI APPLICAZIONE CONTENUTO PRINCIPALI SERVIZI E PRESTAZIONI EROGATE SEDI DI EROGAZIONE (TERRITORIO DISTRETTUALE DI EROGAZIONE) FIGURE PROFESSIONALI COINVOLTE STANDARD DI PRODOTTO Verifica Approvazione Referente Qualità Settore Direttore Settore Dipendenze Dipendenze Patologiche Patologiche Dr.ssa C. Gabrielli Dr. C. Ferretti Emissione Referente Qualità Settore Dipendenze Patologiche Dr.ssa C. Gabrielli Data di emissione 06/07/07 25 26 Modifiche Rev. 0 1 Approvazione Data Visto 04/06/07 06/07/07 Pagine Modificate 8-9 Tipo – natura della modifica Prima emissione Aggiornamento indicatori Scopo Scopo del presente documento è la pianificazione delle caratteristiche dei principali prodotti erogati, l'individuazione degli standard, la definizione di indicatori che permettano di verificare il livello qualitativo. Campo di applicazione Il presente documento si applica alle U.O. afferenti al Settore Dipendenze Patologiche del Dipartimento Salute Mentale – Azienda USL di Modena. Contenuto Il presente documento contiene la descrizione dei prodotti erogati e le prestazioni ad essi associate. Per ciascun prodotto sono elencate inoltre le sedi di erogazione ed il personale coinvolto. Il Dipartimento definisce caratteristiche e indicatori da monitorare, seguendo prioritariamente una logica di trasversalità, in quanto è obiettivo primario la garanzia di livelli qualitativi il più possibile uniformi a livello provinciale. Indirizzi per la selezione degli indicatori possono derivare inoltre da indicazioni regionali, aziendali o dipartimentali. Principali servizi e prestazioni erogate Definizione di progetti di prevenzione anche in collaborazione con altri Servizi ed Enti Progettazione e produzione di materiali informativi e gestione di stand Interventi professionali in ambito associazionistico su gruppi o/e singoli casi Prevenzione Interventi professionali in ambito scolastico su gruppi di studenti, genitori o insegnanti o/e singoli casi Counselling a potenziali utenti o familiari Attività di Strada (Primi contatti, Informazioni, Distribuzione siringhe-profilattici-alimentivestiario) Comprende attività di prevenzione primaria, secondaria, terziaria sulla popolazione generale, sui consumatori, su consumatori problematici ed utenti (servizi di prossimità, riduzione del danno). Parte importante è da attribuirsi alla progettazione, coordinamento, attività formative e di addestramento all'interno di percorsi di prevenzione sul territorio, in collaborazione con gli Enti Locali (Piani di Zona), gli altri Servizi Sanitari, le Forze dell'Ordine, il Privato Sociale, i gruppi di auto-mutuo aiuto, la Società Civile (esercenti, sindacati, gruppi di volontariato, associazioni). Contatti telefonici con nuovo utente Accoglienza Colloquio di accettazione (contiene Accoglimento della richiesta, informazione sul Servizio e sulla rete dei Servizi, informativa privacy) Discussione ed attribuzione del caso in equipe Consulenza 26 27 Il colloquio di accettazione sancisce il primo contatto personale con l'utente ed è il primo momento in cui il Servizio viene descritto all'utente nelle sue potenzialità, limiti e risorse. Viene sottolineata soprattutto la sua caratteristica di multidimensionalità dell'approccio e la capacità di mettere in rete le risorse socio-sanitarie per la cura: questo anche ai fini della informativa sulla privacy che contestualmente viene proposta all'utente insieme al modulo di firma del consenso alle cure ed al follow-up. La attribuzione di operatori di riferimento (nuovi se caso nuovo, gli stessi, ove possibile, se utente in rientro) consente il passaggio alla fase di osservazione e diagnosi. L'accoglienza può essere attuata anche durante (a motivo di) una consulenza richiesta da una struttura ospedaliera o da un altro Servizio Socio-Sanitario. Visita medica Esami chimico-clinici e strumentali Colloqui psicologici/Counselling Colloqui socio-educativi Osservazione – Diagnosi Somministrazione ed analisi test Formulazione della diagnosi multidimensionale Discussione del caso e predisposizione/revisione del progetto terapeutico individuale e della contrattualità terapeutica da parte dell’equipe multiprofessionale, con presa in carico del paziente Consulenza ai Servizi invianti Il processo di accettazione ed osservazione e diagnosi (OD) non può essere isolato come fase “preterapeutica”, ma è coscienza degli operatori che ogni intervento rivolto all'utente ed ai suoi familiari ha di per sé una valenza di intervento terapeutico. Fatta questa doverosa sottolineatura, è comunque opportuno mantenere questa fase separata concettualmente perchè all'interno dei primi mesi di visite e colloqui conoscitivi con il paziente, si producono confronti tra gli operatori, riflessioni e progettualità irripetibili nel processo di cura, che spesso segnano la relazione tra utente e Servizio e la progettualità su quell'utente. In questa fase la valutazione si concentra sugli aspetti relativi alle sostanze ed alle aree funzionali (psicosocio-relazionali, della cura di sè, della salute) dell'utente e può essere registrata e misurata come Tempo zero attraverso le schede di Valutazione dei Risultati (in fase sperimentale nell'AzUSL di Modena su mandato regionale). L'esito di questo processo è registrato su SISTER sia come produzione della data di fine OD e della codifica della diagnosi, sia come definizione degli obiettivi di programma (uso sostanze, condizione di salute, condizione psico-patologica, lavoro, comportamenti compulsivi, comportamenti a rischio per la salute, capacità di gestione dei rapporti relazionali, integrazione sociale, compliance ai trattamenti) e dei tempi di verifica. Parte finale del processo che accompagna al “cosiddetto” trattamento, è la definizione in equipe (SDP o allargata) dei trattamenti e delle rispettive responsabilità. La restituzione all'utente della diagnosi e la definizione di un contratto/protocollo terapeutico sui trattamenti, sanciscono schematicamente il passaggio alla fase trattamentale. Il percorso OD può essere svolto per rispondere alla richiesta di un altro Servizio relativamente alla presenza o meno di un disturbo da uso incongruo, abuso o dipendenza di sostanze (consulenza a cui può o no seguire una presa in carico trattamentale). Orientamento, consultazione e/o sostegno psicologico Trattamenti terapeutici Psicoterapia (individuale, familiare, gruppale) 27 28 Gruppi info-educativi rivolti ad utenti e/o familiari Colloqui ed attività di sostegno sociale/educativo Prestazioni socio-economiche Formazione professionale e scolastica Inserimento lavorativo Inserimento in strutture residenziali riabilitative/terapeutiche Progetti integrati con altri Servizi Sanitari per il trattamento della multiproblematicità Trattamento in struttura semiresidenziale Controlli stato salute, analisi ematochimiche e tossicologiche Terapie farmacologiche Eventuali attivazioni di interventi medico-specialistici complementari Attivazione di DH / ricovero ospedaliero Trattamenti ed interventi sui detenuti Invio o/e gestione di gruppi di auto-mutuo aiuto Progetti integrati con EELL ed altri Servizi Consulenza ai Servizi invianti I trattamenti terapeutici prodotti dalle aree mediche, psicologiche e socio-educative dei Servizi sono descritte nei protocolli specifici . I trattamenti sono sempre integrati, e discussi in equipe multiprofessionale nei momenti di verifica (SISTER). Somministrazione test o questionario per verifica/valutazione dei risultati (Valutazione dei Risultati) Verifica del trattamento terapeutico Elaborazione/analisi di test, interviste e questionari di verifica/valutazione dei risultati (obiettivi del progetto individualizzato) Discussione in equipe multiprofessionale dei risultati verificati sul paziente/caso e conferma/revisione del progetto terapeutico individuale e della contrattualità terapeutica La costante attenzione alla valutazione ed alla verifica dei risultati ha sempre connotato il lavoro degli operatori SDP dell'AzUSL di Modena. Infatti la sperimentazione del test di Valutazione dei Risultati e la sperimentazione di SISTER furono proposti alla nostra azienda. SISTER attualmente è in uso in tutta la regione ed il test Valutazione dei Risultati sarà inserito come test quantitativo di risultato nel SISTER seconda versione. Per tale ragione abbiamo voluto sottolineare il tema della verifica dei trattamenti rispetto agli obiettivi di programma individualizzato, che rispetto ai trattamenti assume l'importanza di prodotto a favore dell'utenza. Sedi di erogazione (territorio distrettuale di erogazione) 28 29 Vignola Pavullo Sassuolo Castelfranco Modena Mirandola x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x ೦ ೦ xx x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x −Secondaria x x x x x x x −Terziaria x x xx x x x x Carpi x x x x x x x x x x x x Accoglienza Osservazione e diagnosi Trattamento Farmacologico Psicologico Socio-educativo -Residenziale -Semiresidenziale -Integrato con EELL ed altri Servizi* Verifica del trattamento terapeutico (obiettivi del progetto individualizzato) Prevenzione −Primaria x * Si intende l'applicazione dei protocolli territoriali dei PdZ ed aziendali sui casi multiproblematici ೦ Erogato da strutture in convenzione su quei territori x Erogato da strutture USL xx Erogato da strutture USL con personale in convenzione Erogato in progetti integrati con altri Enti (Ente Locale soprattutto) Figure professionali coinvolte Educatore Ass Sociale Psicologo x x x x x x x x x Amministr. Infermiere -Residenziale** -Semiresidenziale** -Integrato con EELL ed altri Servizi* Verifica del trattamento terapeutico (obiettivi del progetto individualizzato) Prevenzione -Primaria -Secondaria -Terziaria Medico Accoglienza Osservazione e diagnosi Trattamento Farmacologico sostitutivo Psicologico Socio-educativo x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x 29 30 * Si intende l'applicazione dei protocolli territoriali dei PdZ ed aziendali sui casi multiproblematici ** Si intendono i compiti degli operatori SDP nell'interfaccia con le CT 30 31 Standard di prodotto Prodotto ccoglienza Fattore di qualità tempestività completezza/eticità appropriatezza Osservazione e iagnosi tempestività/efficienza appropriatezza appropriatezza rattamento efficacia/ritenzione in trattamento partecipazione del cliente erifica del attamento erapeutico Prodotto equità/miglioramento Fattore di qualità efficienza revenzione erziaria efficacia revenzione rimaria e econdaria efficienza Indicatore Tempo medio tra la data del primo contatto e la data dell'accettazione N° moduli privacy compilati/N° nuovi e reingressi N° nuovi utenti e reingressi che hanno ricevuto una valutazione di almeno due professionisti di discipline differenti (di cui un medico) entro due mesi/N° totale utenti in accoglienza nel SerT nello stesso arco di tempo*100 Tempo medio tra la data dell'accettazione e la data della prima visita medica Tempo medio tra la data dell'accettazione e la data della formulazione della diagnosi N° utenti in carico con progetto terapeutico /N° utenti entrati in programma N° utenti ammessi al trattamento sui quali viene effettuato monitoraggio dell'andamento del programma terapeutico secondo le procedure definite/totale pazienti ammessi al trattamento*100 N° pazienti alcolisti che avendo iniziato il trattamento sono ancora in cura dopo 6 mesi/totale pazienti presi in carico*100 N° pazienti eroinomani che avendo iniziato il trattamento sono ancora in cura dopo 6 mesi/totale pazienti presi in carico*100 N° pazienti poliassuntori che avendo iniziato il trattamento sono ancora in cura dopo 6 mesi/totale pazienti presi in carico*100 N° pazienti alcolisti in trattamento da 6 mesi astinenti da sostanze/N° pazienti in trattamento da 6 mesi*100 N° pazienti tabagisti che terminano il trattamento/N° pazienti che hanno iniziato il trattamento*100 N° pazienti tossicodipendenti in trattamento da 6 mesi astinenti da sostanze/N° pazienti in trattamento da 6 mesi*100 N° pazienti che hanno migliorato il rapporto con le sostanze a 6 mesi e 1 anno dalla presa in carico/totale utenti in carico*100 N° decessi per overdose in consumatori di eroina elettiva o associata/totale pazienti in carico come consumatori di eroina elettiva o associata N° utenti che hanno concluso il programma positivamente/N° totale utenti accolti*100 in Centro Diurno Applicazione tecniche e/o strumenti per la rilevazione della soddisfazione degli utenti a cadenza periodica Uso test di Valutazione dei risultati N° abbandoni/programmi terminati N° programmi completati/programmi terminati Adozione audit per valutare cause abbandoni in Centro Diurno Adozione di sistema di monitoraggio e valutazione dei risultati ottenuti con gli interventi in Centro Diurno Giornate di presenza/(N° posti x 365)*100 in Centro Diurno Indicatore N° uscite pulmino di strada/anno precedente N° siringhe distribuite dal pulmino/anno precedente N° profilattici distribuiti dal pulmino/anno precedente N° contatti pulmino di strada/anno precedente N° decessi per overdose in consumatori di eroina elettiva o associata/totale pazienti in carico come consumatori di eroina elettiva o associata N° pazienti sieroconvertiti da quando sono stati presi in carico al SerT/totale pazienti in carico*100 N° classi coinvolte nell’anno/anno precedente N° eventi prevenzione alcool e fumo nella popolazione generale/anno precedente 31 32 Comune di Carpi Assessorato alle Politiche Sociali SCHEMA COMPETENZE COMUNI allegato n.3 SERVIZIO AREA ADULTI - AREA HANDICAP SERVIZIO CARATTERISTICHE INVIO CENTRO DIURNO centro socio-riabilitativo diurno per adulti disabili U.V.A.R CENTRO RESIDENZIALE struttura finalizzata all'ospitalità permanente e/o temporanea di adulti disabili e adulti con disagio psichiatrico formula e realizza progetti educativi individualizzati a favore di adulti disagiati e adulti diversabili servizio volontario per l'integrazione dei ragazzi diversabili (solo su Carpi) Serizio domiciliare di aiuto e sostegno nelle attività domestiche U.V.A.R e U.V.P. laboratori di integrazione del tempo libero per ragazzi diversabili Servizio Sociale Scuole, AUSL Servizio Sociale S.E.T. (Servizio Educativo Territoriale) S.A.P. (Servizio di Aiuto alla Persona) S.A.D. (Servizio di Ass. Domiciliare) ATELIER MATEMAGICA CONTRIBUTI ECONOMICI BUONI MENSA BUONI TAXI BORSE LAVORO GRUPPI AUTO MUTUO AIUTO Interventi di tipo economico a sostegno di situazioni di disagio individuale o familiare Buoni spendibili presso la mensa convenzionata a sostegno di percorsi formativi-educativi-lavorativi (solo su Carpi e Campogalliano) Buoni rilasciati a favore di cittadini disabili che non possono usufruire dei normali mezzi pubblici (solo su Carpi) Percorsi atti a favorire il mantenimeto o l'acquisizione di capacità lavorative e personali (su tutti i comuni) Gruppi a sostegno di famiglie con disabili (solo su Carpi) Servizio Sociale Servizio Sociale Servizio Sociale Servizio Sociale Servizio Sociale Servizio Sociale Servizio Sociale 32 33 PROTOCOLLO D’INTESA TRA I COMUNI DI CARPI, SOLIERA, NOVI DI MODENA E CAMPOGALLIANO E AZIENDA USL – DISTRETTO N.1 PER L’INTEGRAZIONE ED IL COORDINAMENTO DELLE FUNZIONI SOCIALI E SANITARIE NEL SETTORE DELL’HANDICAP PdZ 2009 – 2011 ART. 1 33 34 OGGETTO DEL PROTOCOLLO…………………………………….……………………..……….pag. 3 ART.2 FINALITA'……………………………………………………….…………………..………………….pag. 3 ART. 3 INTERVENTI SANITARI………………………………………………………..…………….………pag. 5 ART 4 INTERVENTI SOCIO - ASSISTENZIALI ……………………………………………….………....pag. 6 ART 5 PERCORSI DI ACCESSO AI SERVIZI………………………………………….………………….pag. 8 ART 6 PERCORSI MISTI……………………………….………………………..……………..………......pag. 12 ART 7 GRAVISSIMA DISABILITA’ ACQUISITA IN ETA’ ADULTA DGR n. 2068/2004…………..pag. 12 ART. 8 CENTRO PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE DOMESTICO (CAAD) ……….….….pag. 13 ART. 9 UFFICIO DI COORDINAMENTO HANDICAP………………………………....……….……….pag. 14 ART. 10 UNITA’ DI VALUTAZIONE DELLE ABILITA’ RESIDUE (U.V.A.R.) …………………….…....pag. 16 ART. 11 RISORSE ED ONERI FINANZIARI………………………………………………………………..pag. 17 ART. 12 RISORSE ED ONERI FINANZIARI……………………………………………..…………...…….pag. 18 ART. 13 DURATA DEL PROTOCOLLO …………………………………...…………………….…...…….pag. 19 ART. 1 34 35 OGGETTO DEL PROTOCOLLO I Comuni di Carpi, Soliera, Novi e Campogalliano e l'Azienda USL - Distretto di Carpi sottoscrivono un Accordo per l'attivazione, il coordinamento e l'integrazione delle funzioni sociali di competenza dei Comuni e le funzioni sanitarie di competenza del Distretto n.1 dell'Azienda USL per l'area minori e adulti con handicap. Per soddisfare le esigenze dell'utenza, si individua: Il funzionamento in ogni Comune facente parte del Distretto del Servizio sociale Handicap Il funzionamento della Neuropsichiatria Infantile del DSM Azienda USL Il funzionamento nel Distretto n.1 - Azienda USL del Settore Handicap Adulto delle Cure Primarie Per quanto attiene alla programmazione, coordinamento, integrazione dei Servizi socio - sanitari e sviluppo progetti, si prevede: Il funzionamento del Comitato dei Sindaci Il Funzionamento dell’ Ufficio di coordinamento dell’Accordo di programma Il funzionamento della UVAR -Unita’ Valutazione delle abilita’ residue ART. 2 FINALITA' "Ogni persona disabile, di qualsiasi età sia, ha diritto ad un sistema di aiuto che garantisca l’assistenza, lo sviluppo massimo della sua personalità ed un inserimento sociale il più attivo e partecipato possibile" I Comuni e l'Azienda USL - Distretto n.1 - condividendo tale principio - intendono: elevandone la loro qualità ed efficacia, migliorando o modificando le risposte assistenziali e sanitarie rispetto ai bisogni emergenti e rilevanti espressi dal territorio; educativa; zione coordinamento tecnogestionale unitaria e sovracomunale attraverso un che renda più efficaci, più flessibili e meno frammentati gli 35 36 interventi di ordine sociale e sanitario, con un miglior utilizzo delle risorse messe a disposizione, con economie di scala non realizzabili nel solo ambito comunale; sociale del territorio. L'impegno congiunto dei Comuni e dell’AUSL e' quello di indirizzare altresì il proprio operato nella costruzione e applicazione di strumenti e percorsi, atti ad elaborare una cultura dell'accoglienza, dell'ascolto, dell'osservazione e della condivisione con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei disabili e dare serenità alle famiglie, tenendo conto dei seguenti aspetti : la riduzione delle risorse da un lato, il bisogno tendenzialmente illimitato di salute dall'altro, rendono particolarmente complessa l'individuazione di procedure e percorsi che trovino un giusto equilibrio tra l'impropria sanitarizzazione di problematiche esistenziali e la salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini disabili; a tutt'oggi le frontiere della ricerca inducono a ritenere che i disabili di livello medio e grave presentino possibilità di cambiamento psicofisico non solo nell'età evolutiva, convenzionalmente definita intorno ai 18 anni. In seguito è necessario predisporre interventi sanitari di mantenimento e abilitativi integrati in un contesto che curi la qualità della vita, orientativamente definibili in termini di sviluppo di opportunità psicosociali, con ricadute evolutive per la persona; Pertanto in relazione agli aspetti precedentemente citati, la gestione dei servizi, strutture, interventi per l'handicap adulto si configura in un contesto unitario nell'ambito dei Comuni di Carpi, Campogalliano, Novi, Soliera, restando al Distretto n.1 dell'Azienda USL le competenze sanitarie, con l'impegno per gli enti di predisporre le diverse risposte in termini unitari, globali, integrati e flessibili, non centrati tanto sulla domanda espressa, quanto piuttosto sulla complessità dei bisogni rilevanti. Nell'impiego delle risorse territoriali, va data priorità alle persone in situazione di gravita' cosi' come dispone la Legge 162 del 21 maggio 1998. 36 37 ART. 3 INTERVENTI SANITARI Gli interventi di natura sanitaria attinenti la tutela della salute della persona disabile attivati dall’Azienda Usl - Distretto n.1, sono i seguenti: AREA MINORI DISABILI Gli interventi di seguito elencati sono attivabili attraverso il servizio di NPIA - attività pediatria di base e di comunità con possibilità di cure al domicilio attivando l’ADI (assistenza domiciliare integrata) - attività clinica di neuropsichiatria e psicologia volta alla definizione diagnostica e alla progettazione dell'intervento - attività riabilitativa per i disturbi neuromotori, sensoriali, neuropsicologici (del linguaggio e dell'apprendimento), psicologici e psichiatrici - Interventi riabilitativi individuali e di gruppo in ambito psicomotorio e psicoeducativo - attività di counseling, psicoterapia e consulenza alla scuola secondo quanto stabilito dalla L.104/92, ( Vedi Accordo di programma provinciale per l’integrazione scolastica di allievi in situazione di handicap nelle scuole di ogni ordine e grado) - partecipazione a UVAR/UVM e commissioni L. 104/92, quando convocati - dimissioni protette in base alle procedure in vigore - ausilii e presidii - assistenza infermieristica - ricoveri presso presidi ospedalieri - percorsi specialistici facilitati (dentista, oculista, pediatria, chirurgia ortopedica) AREA ADULTI DISABILI - assistenza sanitaria di base - ausilii e presidii - assistenza infermieristica - ricoveri presso presidi ospedalieri - assistenza specialistica e riabilitativa fisiatrica - percorsi specialistici facilitati (oculista, urologo, dentista chirurgia ortopedica, ginecologia, neurologia, accoglienza in emergenza al P.S., per gli utenti dei Centri Diurni e Centri Residenziali) - consulenza psicologica - dimissioni protette in base alle procedure in vigore. 37 38 - assistenza sanitaria di base con possibilità di cura al domicilio, attivando l’ADI Nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base si segnala l’importanza della Saub per la fornitura di ausilii e presidii, secondo quanto previsto dal tariffario nazionale, dalla L.R.n.29 e dalle Direttive Regionali n. 1161 del 21.06.2004 e n. 2304 del 22.11.2004 e successive modifiche. Altre situazioni specifiche saranno attentamente valutate dal Distretto e dai Comuni referenti del caso. Per quanto riguarda l’handicap mentale e psichico, il Centro di Salute Mentale fornisce consulenza collaborando in maniera integrata con il Servizio Sociale e la Funzione handicap mediante la stesura di un progetto congiunto nell'ambito della Commissione UVAR/UVM basato su percorsi condivisi tra i servizi. E' attivo presso il Distretto n.1 Il SETTORE HANDICAP ADULTO che fa parte dell’ U.O. Cure Primarie al fine di garantire : una gestione coordinata e integrata degli interventi sanitari e sociali; le consulenze e le collaborazioni dei medici di famiglia quali primi referenti sanitari il consolidamento di percorsi specialistici agevolati Il responsabile del Settore interviene inoltre negli organismi preposti - Ufficio di coordinamento e UVAR - sia alla programmazione ed integrazione degli interventi sia allo studio ed alla elaborazione dei progetti individuali nonché alla loro verifica. Il Responsabile del settore (o suo delegato) è presente inoltre nelle Commissioni L.104/92 e L.68/99, quando convocato. Il Settore Handicap Adulto garantisce l’impegno di fornire e di aggiornare l’anagrafe handicap in collaborazione con la NPIA, i Comuni di Carpi, Soliera, Campogalliano e Novi e lo Sportello Informahandicap. ART. 4 INTERVENTI SOCIO - ASSISTENZIALI Gli interventi di natura sociale attivati dai Comuni del Distretto n. 1 sono i seguenti: 38 39 AREA MINORI DISABILI - segretariato sociale al singolo e alla sua famiglia - contributi economici a sostegno del lavoro di cura familiare - trasporti con modalità diverse da comune a comune, compatibilmente con le risorse disponibili - gruppi di auto mutuo aiuto per famigliari - incontri di informazione-formazione per genitori sulla rete dei servizi territoriali nella scuola secondaria di secondo grado - attività per la socializzazione, la qualità del tempo libero e l’integrazione sociale con modalità diverse da comune a comune, compatibilmente con le risorse disponibili - progetti personalizzati condivisi in commissione integrata socio-sanitaria (SET) - SAD ( Servizio Assistenza Domiciliare) - Attività motoria in acqua con modalità diverse da comune a comune, compatibilmente con le risorse disponibili AREA ADULTI DISABILI Assistenza e consulenza psicosociale : - segretariato sociale e sostegno al singolo e alla sua famiglia - contributi economici a sostegno del lavoro di cura familiare - attività per la socializzazione, la qualità del tempo libero e l’integrazione sociale, con modalità diverse da comune a comune, compatibilmente con le risorse disponibili - attivazione delle risorse del territorio per quanto riguarda l’associazionismo e il volontariato - trasporti con modalità diverse da comune a comune, compatibilmente con le risorse disponibili - assegni di sostegno in riferimento alla DGR n.1122/02 - attività motoria in acqua con modalità diverse da comune a comune, compatibilmente con le risorse disponibili Integrazione nel mondo produttivo: - attivazione di percorsi di alternanza scuola lavoro (vedi accordo di programma distrettuale Scuola, Provincia, Comuni e Ausl) e formazione in situazione - attività lavorative con percorsi individualizzati - attività occupazionali protette - inserimento lavorativo protetto e laboratori protetti 39 40 - mediazione al collocamento obbligatorio Legge N. n.68/99 - partecipazione nella Commissione Distrettuale di accertamento legge 68/99 e L.104/92, quando convocati - coordinamento del tavolo sul “Protocollo d’intesa per l’inserimento, il reinserimento e l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità ed in condizione di svantaggio personale o sociale” Interventi integrativi e/o a sostegno della famiglia: - interventi di aiuto alla persona ed assistenza domiciliare (SAP, SAD) - centri socioriabilitativi diurni - accoglienza programmata temporanea e a tempo indeterminato c/o strutture residenziali. - gruppi di auto mutuo aiuto per famigliari - attività di formazione-informazione rivolta alle famiglie - Servizio di informahandicap - progetti personalizzati condivisi in commissione integrata socio-sanitaria (SET) Dal 1.01.2001 i Comuni hanno la titolarità dell' istruttoria per la concessione delle provvidenze economiche a favore degli invalidi civili: tale funzione è stata delegata al Comune di Modena. Art. 5 PERCORSI DI ACCESSO AI SERVIZI La persona con disabilita', a seconda dell'età minore o adulta, e la sua famiglia fanno riferimento per il progetto personalizzato di vita alle seguenti figure professionali e Servizi: Il Pediatra di libera scelta La Neuropsichiatria infantile ll Medico di medicina generale Il Servizio sociale area handicap del Comune la Pubblica Istruzione delle Terre d’Argine Il Settore Handicap Adulto delle Cure Primarie. 40 41 Disabile minore ovvero dalla nascita al compimento del 18° anno di età In questo arco di tempo la maggior parte degli interventi sono di natura sanitaria, poiché riconducibili ad un progetto terapeutico che deve trovare la massima precocità e intensità nell’età evolutiva. Il Pediatra di libera scelta è la figura professionale che, coerentemente con il suo ruolo, deve poter rafforzare e sostenere i fattori protettivi della salute del bambino nei diversi momenti evolutivi e sostenere la famiglia. La necessita' di collegamento funzionale tra le singole unita' operative emerge dalla valutazione dei bisogni dei bambini con patologia neuromotoria, cognitiva, psicologica e psichiatrica. La Neuropsichiatria infantile, per il ruolo consolidato nella realtà regionale, per i risultati finora conseguiti e per la peculiarità delle competenze centrate su bisogni specifici, si inserisce quale erogatore di interventi specialistici ad alta complessità, in una organizzazione articolata su livelli tecnici. Il Pediatra di libera scelta (PDLS) rappresenta, elettivamente, il riferimento per tutti i problemi di salute del bambino. L’integrazione con i pediatri e la neuropsichiatria avviene nell’unità pediatrica di distretto ove si condividono percorsi assistenziali integrati con i servizi della rete, in particolar modo per i portatori di grave e gravissimo handicap. In situazioni di particolare complessità ove sia necessario condividere un percorso socioassistenziale il servizio NPIA attiverà una commissione UVAR convocando il pediatra di libera scelta e gli altri operatori coinvolti. Il verbale verrà redatto utilizzando apposita modulistica condivisa con l’unità pediatrica di distretto. Disabile adulto ovvero dal compimento del 18° anno di età fino all’età anziana (60-65 anni) In questa fascia d’età gli interventi di natura sanitaria sono prevalentemente di mantenimento e fortemente integrati al contesto socio - assistenziale che deve promuovere la qualità della vita, lo sviluppo di opportunità sociali per la persona ed il sostegno alla persona disabile ed alla sua famiglia Il Servizio referente e titolare del progetto è pertanto il Servizio Sociale Handicap, in raccordo con la Funzione Handicap Adulto, e il Medico di Medicina Generale quale primo referente sanitario della persona disabile. 41 42 Modalità di passaggio dalla Neuropsichiatria al Settore Handicap Adulti e Servizio Sociale Il passaggio dalla NPIA al Servizio Sociale non deve avvenire in modo rigido ed automatico ma in maniera graduale essendo questo un momento molto delicato per le famiglie e per i ragazzi. E’ fondamentale pertanto che la neuropsichiatria segnali al Settore H A le situazioni in carico dopo la conclusione del biennio della scuola secondaria di secondo grado o al compimento dei 16 anni di età. E' stata definita a livello di coordinamento aziendale handicap una scheda quale strumento che deve accompagnare il disabile nel percorso attraverso i servizi. Trattandosi di un momento delicato è opportuno che venga presidiato perché si possa pervenire a precisione e chiarezza di scelte. Il presidio sarà compito del referente della Funzione Handicap del Distretto, che svolgerà tale funzione in collaborazione con l'Assistenza Sociale dei Comuni - attraverso l'attivazione dell'UVAR - Unita' di valutazione delle abilita' residue, almeno 6 mesi prima delle dimissioni concordate. La procedura di passaggio concordata è la seguente: Ad inizio di ogni anno solare (gennaio) il coordinatore del Settore H A chiede all’operatore referente l’elenco dei dimettendi (17enni), che verrà trasmesso anche al Servizio Sociale del Comune. Successivo incontro (febbraio) in equipe NPIA per una prima scrematura dei casi che possono rientrare nel percorso Handicap Adulto. Formalizzazione dell’elenco degli utenti per l’Handicap Adulto, controfirmato dal Dirigente NPIA. Tale verbale sarà distribuito ai referenti dei singoli casi. Incontri individuali con referenti NPI per presentazione dei singoli casi. UVAR di passaggio 6 mesi prima del compimento del 18° anno. Il referente NPIA del caso informa i suoi colleghi che devono essere presenti e si confronta con operatori HA per individuare quali altri soggetti devono essere invitati a partecipare all’UVAR, oltre al responsabile del caso (assistente sociale e/o educatore) del Comune di competenza. Presentazione alla famiglia del settore HA. In sede di UVAR di passaggio verrà definita la data di incontro con la famiglia. La Neuropsichiatria insieme ai servizi sociali e la scuola si incontreranno anche per valutare i ragazzi di 14 anni per il passaggio dalla scuola dell’obbligo alla secondaria di secondo grado partecipando in modo congiunto alla riunione per l’orientamento convocata dal CTH. Le modalità e i tempi di dimissione devono tener conto delle peculiarità di ogni singolo caso, a partire dai bisogni in ambito di riabilitazione e dalle necessita' del percorso scolastico. 42 43 La Neuropsichiatria tuttavia e' tenuta a richiedere tempestivamente l'attivazione della Commissione UVAR qualora vi siano: utenti minori che necessitano di un inserimento anche come percorso misto in una struttura semiresidenziale diurna, residenziale (anche in via transitoria per ricoveri di sollievo) e/o in laboratorio protetto utenti per i quali è indispensabile progettare interventi socio-sanitari per i tempi extra-scolastici Modalità di accesso ai servizi per disabili adulti Per le famiglie e i disabili l'Assistente adulti che accedono per la prima volta ai Servizi, il referente è Sociale e/o l'Educatore del Comune. Come indicato successivamente l'operatore, dopo avere effettuato una adeguata osservazione, convoca la commissione UVAR per la definizione del progetto personalizzato. Pertanto lo snodo centrale per l'organizzazione e la gestione coordinata degli interventi sociali e socio-sanitari a favore dei disabili adulti è il Servizio Sociale Area Handicap. Il ruolo dell'Assistente sociale e/o Educatore si esplica attraverso l'analisi dei bisogni di ogni individuo e del suo contesto socio - ambientale, abbracciando una molteplicità di aspetti che interagiscono tra loro. Il processo di aiuto al disabile adulto, vista la sua complessità, dovrà prevedere: la raccolta delle informazioni relative al percorso già effettuato da altri servizi, l 'avvio di un percorso di conoscenza della persona e della famiglia, al fine di elaborare un nuovo progetto sulla base delle valutazioni effettuate insieme ai servizi precedentemente coinvolti; Per l'elaborazione del progetto , cosi' come per le necessarie verifiche periodiche, l'Assistente Sociale e/o l'Educatore proporrà l'attivazione della Commissione UVAR, per le valutazioni congiunte, la valutazione degli obiettivi, nonché le risorse da attivare. L'Assistente Sociale e/o l'Educatore accompagna la persona e la sua famiglia in un percorso che prevede: avvio degli interventi previsti per la realizzazione del progetto verifiche periodiche rivalutazione degli obiettivi concordati ridefinizione del progetto a fronte di cambiamenti significativi 43 44 L'Assistente sociale e/o l'Educatore condivide il progetto con la persona e la sua famiglia, interagendo con tutti i servizi coinvolti. Al Responsabile dei Servizi Sociali di ciascun Comune compete l’autorizzazione amministrativa dell’accesso ai Servizi, al fine di garantire il coordinato utilizzo della rete complessiva e la verifica delle disponibilità delle risorse economiche esistenti. ART. 6 PERCORSI MISTI Per percorso misto si intende un percorso di alternanza scuola ed extra-scuola, rivolto a soggetti portatori di handicap, per favorire in modo integrato e graduale la fuoriuscita del ragazzo dall’istituto scolastico. Come declinato all’ art 9 dell’”Accordo Distrettuale di Programma per l’integrazione scolastica degli alunni in situazione di Handicap nelle scuole di ogni ordine e grado” i percorsi misti si attivano attraverso una procedura condivisa dai Servizi coinvolti. Si precisa che il personale scolastico, sia che si tratti di insegnanti di sostegno (a carico dell’istiututo scolastico) e/o del personale educativo assistenziale (a carico del Settore Istruzione dell’Unione delle Terre d’Argine), sono disponibili a collaborare per favorire il graduale inserimento dell’alunno nei Servizi socio-riabilitativi territoriali (Centri diurni e/o Laboratori Protetti), purchè si specifichi con i diretti responsabili dei Servizi, la durata del percorso e circa il numero di ore necessarie. Si prevedono circa due incontri all’anno ( ottobre e febbraio) di verifica e monitoraggio dei percorsi misti attivati, con la referente della Pubblica Istruzione dell’Unione delle Terre d’Argine per valutare l’impiego di risorse umane a carico dei diversi servizi. ART. 7 GRAVISSIMA DISABILITA’ ACQUISITA IN ETA’ ADULTA DGR n. 2068/2004 Le indicazioni riportate nella delibera n. 2068/2004 riguardano l’organizzazione e la qualificazione degli interventi territoriali sanitari e socio-assistenziali a favore di persone in situazione di disabilità gravissime, con particolare riferimento ai bisogni delle persone con disabilità acquisite in età adulta e con gravissimi problemi di non autosufficienza nella fase di lungo assistenza. Si possono individuare le seguenti condizioni: gravissime cerebrolesioni acquisite gravissime mielolesioni gravissimi esiti debilitanti di patologie neurologiche involutive in fase avanzata. 44 45 I criteri per l’ accesso al percorso delineato dalla presente delibera sono: età di insorgenza della patologia: età uguale o superiore ai diciotto anni senza ulteriori limiti di età; limitazione completa delle attività funzionali: per la valutazione si utilizza come requisito comune il punteggio massimo della scala di Barthel, che deve indicare una situazione di totale non autosufficienza e dipendenza assistenziale. Terminata la fase post-acuta o riabilitativa l’obiettivo principale è quello di favorire il ritorno della persona nel proprio contesto di vita, attraverso la formulazione di uno specifico progetto personalizzato con finalità riabilitative e socio-assistenziali. Per assicurare la continuità del percorso assistenziale dalla fase riabilitativa alla fase degli esiti, nonché per garantire la presa in carico della persona in situazione di gravissima disabilità da parte dei servizi socio-sanitari territoriali, si sono definite, in ambito aziendale, modalità di coordinamento tra le Unità di riabilitazione ospedaliere e/o territoriali, il Dipartimento di Cure Primarie ed i Servizi sociali dei comuni del distretto. A tal fine è stata individuata una equipe multiprofessionale con il compito di: individuare il responsabile del caso effettuare la valutazione multidimensionale della persona predisporre il piano personalizzato di assistenza, che nella fase degli esiti potrà essere articolato in interventi domiciliari o residenziali valutare la congruenza dei progetti assistenziali e dei sostegni economici attribuiti compiere valutazioni periodiche sui progetti. Tra gli interventi per il sostegno al ritorno ed al mantenimento a domicilio si evidenzia l’assegno di cura e di sostegno. L’assegno di cura e di sostegno integra e non sostituisce gli altri interventi e prestazioni socio-sanitarie ed è alternativo soltanto al ricovero in struttura residenziale. Il livello di contribuzione è pari a 23 euro pro/die. I criteri di eleggibilità sono la condizione d’accesso e la situazione economica del nucleo famigliare del soggetto beneficiario con ISEE non superiore a 34.000 euro annui. ART. 8 CENTRO PER L’ADATTAMENTO DELL’AMBIENTE DOMESTICO (CAAD) La Regione Emilia Romagna ha avviato un progetto finalizzato a favorire la domiciliarità di anziani e disabili, non solo con contributi, ma anche attraverso servizi di informazione e consulenza. Il progetto è svolto dal Centro per l’ Adattamento dell’Ambiente Domestico (CAAD) dei Comuni dell’Unione Terre d’Argine con sede a Carpi in via Trento, Trieste, 2 istituito dalla DGR 1026/07, il cui regolamento è stato approvato nel PDZ 2008. 45 46 Il CAAD è formato da un’équipe di tecnici e operatori socio – sanitari dei Comuni dell’Unione Terre d’Argine, che si occupano degli aspetti legati al “Buon Abitare”. L’équipe è il risultato della collaborazione tra sociale e sanitario, che lavora in modo integrato per garantire alla persona una presa in carico globale e la stesura di un progetto assistenziale individualizzato con la finalità del mantenimento al domicilio. Gli interventi di adattamento domestico previsti dal FRNA non vengono erogati a domanda, ma sono un ‘oportunità all’interno di un programma personalizzato attivato dai servizi sociali. A chi si rivolge: Si rivolge a persone non autosufficienti, residenti nel Distretto n. 1 di Carpi, in particolare disabili con certificazione di handicap grave come da L.104/’92 art. 3 c.3 e anziani con valutazione di non autosufficienza da parte dell’UVG, che necessitano di adeguare la propria abitazione. Tipologia di interventi finanziabili: ogni intervento di tipo strutturale o con utilizzo di attrezzature/ausili, che migliora l’accessibilità e la mobilità e/o l’attività di cura praticata all’interno dell’ambiente domestico, nell’ambito del PAI; interventi per l’accessibilità esterna di tipo non strutturale e/o di ridotta entità. L’equipe ha il compito di migliorare la qualità della vita delle persone permettendo di adattare l’abitazione alle loro esigenze e ai loro bisogni. Inoltre: fornisce informazioni e istruire le pratiche, in merito ai contributi previsti dalla normativa nazionale L.13/89 e regionale L.R. 29/97 art. 10 , FRNA e le agevolazioni fiscali affianca durante tutto il percorso di progettazione ed esecuzione degli interventi migliora la qualità della vita delle persone permettendo di adattare l’abitazione alle loro esigenze e ai loro bisogni. ART. 9 UFFICIO DI COORDINAMENTO HANDICAP E’ istituito l’Ufficio di Coordinamento quale sede tecnica che assicura la gestione integrata delle funzioni sanitarie e sociali nelle aree operative prese in considerazione dal presente accordo. 46 47 Composizione: Per i Comuni il Responsabile dei Servizi Sociali o suo delegato. Per il Distretto n.1 dell’Azienda USL il Responsabile del Settore Handicap Adulto delle Cure primarie. Quando le problematiche trattate lo richiedano, per rilevanza e/o complessità, parteciperanno ai lavori, Referenti di altre Unità Operative dell'Azienda Usl, dei Comuni e del Privato Sociale e/o Associazionismo. Compiti: L’Ufficio di coordinamento ha il compito generale della gestione dei contenuti del presente accordo. In particolare: assicura la corretta attuazione dei contenuti del presente accordo e ne verifica i risultati conseguiti, interviene ogni qualvolta si presentino problemi o necessita’ di approfondimenti, formulando indirizzi condivisi ai servizi sanitari e sociali sulle problematiche di comune interesse; provvede ad analizzare i bisogni sociosanitari espressi dalla comunità territoriale e definisce i criteri di ammissione ai diversi Servizi, con particolare riferimento ai Centri diurni socio riabilitativi. Qualora si rendesse necessario attivare una graduatoria di ingresso, si utilizzerà una scheda di valutazione che esprime un punteggio relativo alla gravità della situazione; promuove l’attività di gruppi di lavoro mirati all’approfondimento di specifiche aree tematiche; concorre alla programmazione dei servizi sanitari e sociali rivolti all’ utenza presa in esame dal presente Protocollo per adeguare e qualificare il quadro di risposte assicurate dai servizi pubblici competenti; definisce protocolli operativi per la presa in carico degli utenti da un servizio all’altro; e’ punto di riferimento tecnico per associazioni di volontariato, associazioni di familiari, consulte, privato sociale con cui sviluppa programmi di collaborazione; valuta e decide in base alle risorse disponibili le proposte formulate in U.V.A.R. 47 48 Coordinamento e sede: L’Ufficio di coordinamento ha sede presso i Servizi Sociali del Comune di Carpi ed è convocato dalla responsabile dell’Area Handicap all’incirca ogni 2 mesi. ART. 10 UNITA’ DI VALUTAZIONE DELLE ABILITA’ RESIDUE (U.V.A.R.) L’UVAR è lo strumento che assicura la gestione integrata dei progetti individuali valorizzando le risorse dei singoli per la elaborazione dei percorsi più idonei. Ha sede presso il Settore Handicap Adulto delle Cure primarie e vede la contemporanea presenza di responsabili di parte sociale e sanitaria, nonché delle figure territoriali referenti. L’UVAR è coordinata dal Responsabile del Settore Handicap Adulto dell’USL. Puo’ essere convocata tramite una richiesta scritta da: Assistente Sociale e/o Educatore dei Comuni dai referenti sanitari della Neuropsichiatria e della Salute Mentale dal Coordinatore dell’UVAR dal Medico di Medicina Generale Essa è composta da: per i Comuni di Carpi, Campogalliano, Soliera, Novi: Assistente Sociale e/o dall’Educatore professionale referenti per la persona handicappata e la sua famiglia; per l’Azienda US L- Distretto n.1: Responsabile Settore Handicap Adulto delle Cure primarie Medico di Medicina generale, I Responsabili dei due Enti, valuteranno, caso per caso, quali sono i consulenti sanitari e gli operatori dei Servizi, del privato sociale o soggetti terzi da coinvolgere al fine di concorrere alla valutazione delle abilita’/disabilita’ e di formulare un progetto individuale integrato sotto l’aspetto sociale, sanitario ed educativo, indicando contemporaneamente i relativi oneri di spesa nella presa in carico del disabile stesso, anche mediante l'utilizzo di un apposita scheda. Sarà cura del coordinatore dell'UVAR invitare gli operatori dei Servizi interessati. 48 49 In tutti i casi in cui e' presente un disagio psichico, un disturbo comportamentale o relazionale, l'UVAR e' integrata dalla presenza del medico psichiatra referente. Saranno chiamate a concorrere alla formulazione del progetto individuale: Per i Comuni: referente dei centri diurni e residenziali in convenzione e in appalto educatori dell’area della riabilitazione professionale, dell’inserimento lavorativo e del Servizio Educativo Territoriale referenti dei laboratori protetti in convenzione referente Servizio di Aiuto alla Persona (Comune di Carpi) referente P.I. dell’Unione delle Terre d’Argine, qualora il progetto individuale presenti necessità per il diritto allo studio e per il coinvolgimento di Personale Educativo Assistenziale e/o di Tutors. Per il Distretto n.1: .Neuropsichiatra infantile ed operatori della riabilitazione, educatori psicologo fisiatra psichiatra ed altri specialisti che si rendesse necessario coinvolgere in risposta alle peculiarità dei singoli soggetti, anche in collaborazione con il Presidio Ospedaliero. Le funzioni dell’UVAR sono le seguenti: coordinamento della presa in carico dell’utente nel passaggio dalla Neuropsichiatria al Servizio Sociale Handicap Adulto, predisposizione dei progetti d’intervento ,definizione dei tempi e delle risorse necessarie per la loro realizzazione con relativa suddivisione della spesa sanitaria e sociale L'Assistente sociale e/o l’educatore professionale referente del caso presenterà il progetto alle famiglie per la necessaria condivisione e rilascerà, in caso di richiesta, il modulo di restituzione scritta di quanto emerso in U.V.A.R. Per le verifiche e gli aggiornamenti, le stesse figure professionali che hanno concorso alla definizione del progetto saranno convocati con tempi e modalità a cura del Coordinatore o dell'Assistente sociale e/o Educatore. 49 50 ART. 11 RISORSE ED ONERI FINANZIARI Le risorse e gli oneri finanziari sono ripartiti come da apposita convenzione Prog. N. 97/2008 esecutivo dal 09/06/2006 “ Approvazione della convenzione tra l’azienda usl di Modena – Distretto di Carpi e l’Associazione dei Comuni di Carpi, Soliera, Novi di Modena e Campogalliano per la gestione degli interventi previsti dal protocollo d’intesa e dal piano sociale di zona 2005-2007 nel settore dell’handicap”: Oneri a carico dei Comuni settore dell'handicap minore: “diritto allo studio: trasporti casa- scuola, ausili e arredi speciali e tutti gli altri servizi rivolti ad alunni in situazione di Handicap così come disciplinato dall’art.1 dell’Accordo Distrettuale per l’integrazione scolastica di allievi in situazioni di handicap nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Unione delle Terre d’Argine (Settore Istruzione) appoggio educativo – assistenziale (PEA) nell’ambito della scuola (Settore Istruzione) i contributi economici a sostegno della famiglia (Servizi Sociali) attività sportive, ricreative, di vacanza e tempo libero (Servizi Sociali) supporto alla frequenza presso i centri estivi per alunni disabili (Settore Istruzione) assistenza domiciliare a prevalente aiuto domestico di sostegno alla famiglia (Servizio Sociale) Oneri a carico dell'Azienda USL (Neuropsichiatria Infantile) settore dell'handicap minore: “le attività di diagnosi, cura e riabilitazione; piani di intervento socio – educativo rivolti a portatori di handicap fisico o psichico nel contesto del più complessivo progetto terapeutico-riabilitativo o ergoterapico; piani di intervento socio-educativo nell’ambito dell’assistenza domiciliare integrata alternativa al ricovero e a sostegno della permanenza in famiglia di minori portatori di handicap; inserimento in strutture terapeutico/riabilitative ex Art.26 – L. 833 o accreditate secondo la nuova legislazione sanitaria L.34: il 100% della spesa; inserimento in strutture socioriabilitative diurne o residenziali il 75% della spesa; 50 51 attività riabilitativa in piscina, palestra, purché sia prescritta dal neuropsichiatrainfantile o da un riabilitatore o rientri nel progetto specifico di riabilitazione.” ART. 12 RISORSE ED ONERI FINANZIARI Le risorse e gli oneri finanziari, che ricadono sul bilancio sociale e sanitario sono disciplinati da apposita convenzione tra i comuni e l'azienda USL del Distretto n.1, che stabilisce i costii di tutti i servizi per l'handicap adulto presenti sul territorio del Distretto, in conformità alla Direttiva Regionale n.1637 del 17.7.1996 “Direttiva Regionale per l'identificazione degli interventi socioassistenziali a carico del bilancio sociale e degli interventi sociali a rilievo sanitario a carico del Fondo sanitario nazionale”. ART. 13 DURATA DEL PROTOCOLLO Il presente Protocollo ha validità triennale e scade il 31 dicembre 2011, in accordo con il PdZ 2009-2011. 51 52 Protocollo d’intesa distrettuale per l’area anziani 2009-2011 52 53 ART.1 OGGETTO DEL PROTOCOLLO D’INTESA I Comuni del Distretto di Carpi, l’Azienda USL sottoscrivono un protocollo per consolidare la rete dei servizi e degli interventi di natura sanitaria, sociale ed educativa, coordinati tra loro in risposta alla globalità dei bisogni della popolazione anziana Con il Protocollo attuale: 1. viene rinsaldato il ruolo di organismo politico amministrativo del Comitato di Distretto, quale strumento dei soggetti sottoscrittori, per la partecipazione alla definizione e alla gestione del Protocollo; 2. vengono ribadite le attività, il ruolo, l’identità e l’operatività del Servizio Assistenza Anziani (SAA) quale servizio operativo unitario per l’accesso, il coordinamento e l’integrazione delle funzioni sociali e sanitarie rivolte alla popolazione anziana; 3. viene ribadito il ruolo e l’operatività dell’UVG (Unità di Valutazione Geriatrica) come strumento tecnico del SAA con funzioni di valutazione dei bisogni socio-sanitari dell’anziano non autosufficiente o a rischio di non autosufficienza. ART.2 OBIETTIVI DEL PROTOCOLLO D’INTESA 1. Conoscere e monitorare la domanda attuale e potenziale Mantenere in efficienza il sistema per lo scambio di informazioni di tipo informatico tra i singoli servizi della rete e il SAA, al fine di consentire l’aggiornamento dell’archivio dell’utenza, dei dati corrispondenti e la loro elaborazione statistica. Raccordare il sistema di informazione alla popolazione anziana, utilizzando la rete informale, diffusa sul territorio, dei punti di ritrovo degli anziani, delle Associazioni, delle Organizzazioni e delle Strutture Informative dei Comuni e dell’AUSL (URP, Centro Famiglie, Quicittà, …). Organizzare le modalità di raccolta dei dati sulla domanda potenziale al fine di prevenire gravi situazioni di non autosufficienza (attraverso il coinvolgimento del Responsabile del Caso e il Medico di Medicina Generale). Monitorare i casi di non autosufficienza correlati all’isolamento sociale, includendoli in un’apposita mappatura dei soggetti anziani individuati, al fine di prevedere le azioni di intervento nelle situazioni ordinarie e straordinarie (per es.: disagio climatico stagionale). 2. Adeguare i servizi ai nuovi bisogni Consolidare la pratica della progettazione individualizzata dell’intervento assistenziale. Aumentare il grado di flessibilità della rete, sperimentando nuove tipologie di servizi, riorganizzando quelle esistenti anche con il contributo di Associazioni di Volontariato e di attività del Privato Sociale ed Economico, nel confronto con le Organizzazioni dei Lavoratori. Stimolare l’attivazione di nuove risorse da investire nel settore dell’assistenza agli anziani, con attenzione alle Fondazioni Bancarie, al Terzo Settore e al mondo dell’impresa. Qualificare l’intervento di tutti servizi in direzione dei bisogni espressi dagli anziani affetti da demenza e dalle loro famiglie. Progettare percorsi formativi, coerenti con gli obiettivi del presente Protocollo d’intesa, per tutti i ruoli professionali sociali e sanitari in accordo con le Organizzazioni di riferimento e gli Enti di Formazione. 53 54 Attivare percorsi di sostegno e di formazione per famigliari e volontari, anche diffondendo esperienze di auto-mutuo-aiuto. Promuovere il mantenimento e la costruzione di Reti Sociali di contrasto all’isolamento, anche in vista delle possibili emergenze cliamtiche. Adottare parametri di riferimento comuni per la definizione della qualità di ciascun servizio e sperimentare strumenti in grado di valutare questo aspetto. Progettare misure info-formative rivolte anche al personale privato di assistenza all’anziano. 3. Fondo per la Non Autosufficienza Dare piena attuazione alla realizzazione del Programma FRNA anziani e disabili nel rispetto delle normative e direttive specifiche di settore , D.G.R. 509/2007,1206/2007 , 1230/2008 . 4. Perseguimento degli obiettivi strategici indicati nel Piano di zona per la salute e il benessere sociale 2009-2011. ART. 3 SERVIZIO ASSISTENZA ANZIANI Il Servizio Assistenza Anziani del Distretto è l’organismo tecnico operativo per il Protocollo d’intesa che, in diretto riferimento al Comitato di Distretto, ha la responsabilità di garantire il coordinamento e l’integrazione delle funzioni sociali e sanitarie a favore delle persone anziane. Al SAA viene riconosciuto il compito di promuovere e stimolare la realizzazione dei programmi concordati e, in caso di inadempienze o ritardi, di sollecitare l’intervento dei responsabili degli Enti e/o del Comitato. Il funzionamento del SAA è assicurato dalle risorse economiche e dal personale messo a disposizione dagli Enti firmatari del Protocollo direttamente o attraverso il Comune Capo Distretto e come previsto dalla Convenzione per la costituzione del nuovo Ufficio di Piano e la gestione del fondo regionale per la non autosufficienza approvata con il PdZ 2009-2011. ART. 4 COMPITI E FINALITA’ DEL SERVIZIO ASSISTENZA ANZIANI Il Servizio Assistenza Anziani svolge le seguenti funzioni: 1. garantisce la conoscenza della domanda attuale e potenziale della popolazione anziana residente nel Distretto, al fine di favorire la messa a punto di linee coerenti con le esigenze locali e condivise dai servizi; 2. assicura a livello distrettuale l’omogeneizzazione dei criteri di accesso ai servizi del territorio per metterli in grado di poter rispondere in modo ancor più esauriente e razionale al mix di bisogni e alla costante evoluzione della domanda; 3. assicura lo sviluppo organico dei servizi della rete; 4. raccorda le funzioni sociali con quelle sanitarie dell’Azienda e del Presidio Ospedaliero; 5. coordina la fornitura di consulenza e di supporto gerontologico e geriatrico ai servizi, per sviluppare una cultura competente in tal senso, favorire la qualificazione del personale e delle prestazioni, e per omogeneizzare gli strumenti professionali ed operativi; 6. assicura la valutazione della richiesta e della situazione dell’anziano, tramite l’UOL, al fine di avviare il richiedente, secondo il tipo di bisogno, alla rete dei servizi sociali e sanitari e, tramite l’UVG, a quella dei servizi integrati socio-sanitari; 54 55 7. persegue la massima diffusione delle informazioni sui servizi esistenti nel territorio sulla loro attività e i loro progetti con l’aiuto di tutti i mezzi di comunicazione, che possono essere attivati direttamente o attraverso le opportunità fornite dagli Enti firmatari; 8. promuove raccordi e confronti periodici con le Associazioni di Volontariato impegnate nell’assistenza agli anziani, nonché con le OOSS rappresentative degli anziani; 9. svolge un monitoraggio sullo stato di attuazione e di utilizzo della rete dei servizi integrati, verificando anche la qualità delle prestazioni, dotandosi di un proprio sistema informativo e di monitoraggio costante dell’attività; 10. raccoglie ed elabora i dati informativi sui servizi per gli anziani esistenti sul territorio, al fine di monitorare la situazione ed avere elementi utili alla programmazione del lavoro; tali dati sono messi a disposizione, oltre che degli Enti firmatari, anche delle OO.SS. del Pensionati; 11. elabora modelli e parametri di riferimento per l’organizzazione e la gestione dei servizi, per assicurare agli anziani del Distretto uguali opportunità di trattamento assistenziale e sanitario nei diversi Comuni e tra Pubblico e Privato; 12. promuove ed organizza le campagne di prevenzione, informazione e di educazione sanitaria rivolte alla popolazione anziana; 13. promuove ed organizza, anche in collaborazione con gli enti istituzionali preposti, le attività di formazione e aggiornamento del personale operante nei settori interessati; 14. coordina la propria attività con quella degli altri SAA. ART. 5 ASSETTO ORGANIZZATIVO DEL SAA UFFICIO DI COORDINAMENTO Per assicurare la realizzazione delle finalità indicate nel precedente articolo, viene istituito il Coordinamento del SAA, così composto: il Responsabile del SAA; i Responsabili del Settore Anziani o dei Servizi Sociali dei Comuni del Distretto; i Coordinatori delle strutture residenziali e semi residenziali pubbliche e convenzionate; i Responsabili del Caso; il Responsabile della Funzione Salute Anziani del Distretto; il Responsabile delle Funzioni Infermieristiche del Distretto; i componenti dell’UVG; uno o più rappresentanti dei Medici di Base del territorio del Distretto; I Responsabili delle Cure Domiciliari sociali e sanitarie L’ufficio di Coordinamento è convocato dal Responsabile del SAA, si incontra in seduta plenaria tutte le volte che sia necessario, e almeno due volte l’anno: in corrispondenza della presentazione del Consuntivo dell’Attività Annuale e per la predisposizione del Piano di Lavoro Annuale. Per ragioni di funzionalità il Coordinamento si può articolare, secondo opportunità, in gruppi di lavoro tematici. ESECUTIVO Essendo la composizione del coordinamento numerosa, si individua al proprio interno un gruppo ristretto, denominato Esecutivo, composto da operatori in rappresentanza delle diverse 55 56 articolazioni dei servizi e competenze. Tale Esecutivo ha il compito di affiancare il Responsabile del SAA e proporre le priorità da sottoporre ai lavori del Comitato e del Coordinamento. IL RESPONSABILE DEL SAA Il Responsabile del SAA, come descritto nella direttiva 1379, è assegnato alle funzioni di programmazione, coordinamento e verifica delle attività del servizio, e assume la responsabilità delle risorse e delle relazioni del SAA con la rete del territorio. In particolare, qualificandosi come il tramite tra il livello politico-amministrativo e il livello tecnico-operativo dei servizi, ha il compito di: 1. riferire periodicamente (o a cadenza semestrale) al Comitato del Protocollo d’intesa sull’andamento dei servizi per gli anziani; 2. sottoporre alla valutazione ed approvazione del Comitato i piani di lavoro e di sviluppo elaborati dalla Struttura di Coordinamento del Servizio Assistenza Anziani; 3. tradurre operativamente le linee strategiche generali; 4. programmare, coordinare e verificare l’attività del gruppo degli operatori designati, nonché di sovrintendere alla corretta gestione del budget e delle risorse eventualmente assegnate, rispetto alle quali dovrà rispondere direttamente al Comitato. Il Responsabile del SAA risponde direttamente del suo operato all’organo di gestione del Protocollo d’intesa acquisendo autonomia dal soggetto istituzionale di provenienza. ART. 6 ACCESSO ALLA RETE DEI SERVIZI INTEGRATI L’accesso dell’utenza alla rete dei servizi integrati è governato unitariamente dal SAA attraverso una rete di punti decentrati nei seguenti Comuni e/o Circoscrizioni: 1. CARPI 2. CAMPOGALLIANO 3. SOLIERA 4. NOVI In questa sede l’anziano o la sua famiglia saranno ascoltati da un assistente sociale ( lett. A del 1° comma, art. 15 L.R.. 5/94) che compie una prima valutazione della situazione. Se l’intervento è di carattere socio-assistenziale (contributo economico, per la casa, ...), l’assistente sociale che riceve la richiesta prende in carico il problema dell’anziano e verifica nel tempo l’efficacia dell’eventuale risposta. Se la natura del bisogno dell’anziano richiede una risposta socio-sanitaria integrata, l’assistente sociale si rapporta con la famiglia, con il medico di famiglia (esponente della UOL) o con l’UVG per definire il Programma Assistenziale Individuale (PAI) personalizzato. (La UOL attiva l’UVG per i casi particolarmente complessi che richiedono una valutazione multidimensionale). Fatte salve le urgenze, il cittadino che si rivolge ad uno qualunque dei servizi della rete riceverà entro 60 giorni dalla rappresentazione del suo bisogno all’assistente sociale o al medico, riscontro in merito, tramite: l’attivazione di un servizio; la comunicazione di inserimento nella graduatoria del servizio; la comunicazione della mancanza dei requisiti per l’attivazione del servizio. A questo proposito ci si impegna infine a pervenire ad un regolamento unico di accesso ai servizi socio-sanitari della rete. 56 57 ART. 7 UNITA’ DI VALUTAZIONE GERIATRICA Composizione e funzionamento L’Unità di Valutazione Geriatrica (UVG) è parte integrante del SAA, in quanto momento tecnicoprofessionale geriatrico del servizio e si configura più come momento-supporto professionale per la valutazione, progettazione, verifica e consulenza del sistema di rete, che come mero strumento valutativo, che si attiva a richiesta dei servizi. L’UVG rappresenta, nel modello delineato dalla legge regionale n. 5/94, il punto di snodo principale nella gestione delle risposte assistenziali all’anziano non autosufficiente. Ad essa non vengono riconosciuti compiti di gestione dei servizi. L’UVG è composta da: un Medico Geriatra; un Infermiera Professionale l’Assistente sociale Responsabile del Caso (RdC); L’UVG si considera propriamente costituita ed operativa quando siano presenti tutti i suoi componenti. L’attività di valutazione dei casi che non presentano la necessità di valutazioni complesse è espletata dall’UOL. L’UVG si rapporta con il medico di fiducia dell’anziano e con l’AS del Comune per la predisposizione del programma personalizzato. L’UVG opera privilegiando il domicilio o il luogo dove si trova l’anziano e nelle strutture convenzionante per anziani. Al fine di garantire un sempre migliore funzionamento dell’UVG si valuterà a livello distrettuale la necessità di istituire forme di condivisione inter-settoriale e inter-comunale per le diverse figure professionali componenti l’UVG, soprattutto in vista del puntuale lavoro di organizzazione degli impegni congiunti sul territorio. ART. 8 FUNZIONE E COMPITI DELL’UNITA’ DI VALUTAZIONE GERIATRICA L’UVG assolve le seguenti funzioni: 1. fornisce supporto tecnico-funzionale al responsabile del SAA e al Comitato, al fine di favorire scelte e azioni politiche professionali razionali ed efficaci rispetto alle condizioni del singolo e della popolazione anziana del Distretto; 2. valuta i risultati prodotti dai servizi per gli anziani non autosufficienti e supporta con proprie indicazioni tecniche gli stessi, al fine di garantire soluzioni assistenziali coerenti con le dinamiche delle condizioni dell’utenza; 3. fornisce consulenza ai MMG, in materia di diagnosi e cura e di sistemi e strumenti di impostazione, regolazione, valutazione e verifica degli interventi, al fine di qualificare in senso gerontologico-geriatrico l’azione di assistenza sanitaria dei servizi; 4. valuta i casi complessi segnalati e ne definisce il programma assistenziale, rapportandosi anche con il MMG; 5. propone l’accesso dell’anziano nei servizi socio sanitari della rete; 6. dispone ricoveri temporanei in RSA; 7. propone la concessione dell'assegno di cura alle famiglie che mantengono l’anziano non autosufficiente nel proprio contesto; 57 58 8. si raccorda con le unità operative ospedaliere per le dimissioni protette degli anziani non autosufficienti secondo i protocolli concordati nel SAA; 9. supporta il SAA per l’attivazione e la gestione di programmi di controllo sul funzionamento della rete e di verifica della qualità delle prestazioni, al fine di garantire la produzione di un’offerta assistenziale efficace ed in linea con gli impegni assunti con i cittadini; 10. supporta il SAA nella promozione e gestione di campagne di educazione alla salute e di prevenzione rivolte alla popolazione anziana, al fine di mantenere e migliorare le condizioni di benessere dell’anziano; 11. supporta il SAA nella programmazione e nella realizzazione di programmi di aggiornamento degli operatori dei servizi della rete, al fine di qualificare la cultura e i comportamenti professionali in senso gerontologico-geriatrico; 12. l’UVG individua e propone indicatori e strumenti di valutazione delle condizioni di non autosufficienza degli anziani e ne segue il loro corretto utilizzo da parte degli operatori della rete; 13. indirizza l’attività di classificazione degli anziani nei servizi residenziali e semiresidenziali della rete, monitorandone i risultati e proponendo eventuali modifiche dei comportamenti valutativi. ART. 9 IL RESPONSABILE DEL CASO Il Responsabile del Caso (RdC) è la figura cardine del percorso assistenziale alla persona anziana, e individua un’efficace e completa tutela dell’assistito e della sua famiglia. Infatti è responsabilità di questo livello istituzionale assicurare ai Cittadini un sistema di Garanzie e di Diritti che il Responsabile del Caso, per la sua funzione di tutor è chiamato a perseguire. Ha la responsabilità di garantire il presidio dei processi di assistenza dei singoli anziani e delle loro famiglie, assicurando la massima coerenza possibile tra i bisogni espressi e gli interventi assistenziali effettuati relativamente al tempo (il percorso di vita dell’anziano) e in ordine alla globalità di questi bisogni. È il perno attorno al quale si muovono i ruoli e i servizi che si alternano e si raccordano per l’anziano, lungo il percorso di assistenza. È la figura professionale che ha come luogo fisico di azione la rete dei servizi, che percorre in tutte le direzioni, per seguire l’anziano e la sua famiglia nelle diverse fasi di assistenza e, soprattutto, negli spazi che le separano. Il Responsabile del Caso: è parte integrante dell’UVG e/o della UOL; dispone di canali formali e sistematici di comunicazione e di collaborazione con i MMG; è attiva in tutti i Comuni. Di norma il R.d.C non dovrebbe gestire alcun tipo di servizio, nemmeno di Assistenza Domiciliare, dato il carico di lavoro previsto, le specifiche competenze professionali necessarie a tutela, in via prioritaria, delle esigenze dell’anziano rispetto ai servizi fornitori dell’assistenza. La riorganizzazione e la separazione delle funzioni tra RdC e responsabile di servizio, risulta possibile se viene creata una forma di collaborazione tra più Comuni. Questo assetto potrebbe essere funzionale anche alla riorganizzazione del servizio di assistenza domiciliare, che se vuole articolarsi anche nei pomeriggi e nei festivi, necessità di agire su un bacino di utenti e di operatori più vasto dell’attuale. 58 59 ART. 10 COMPITI e FUNZIONE del Responsabile del Caso 1. Collabora alla individuazione della domanda attuale e potenziale della popolazione anziana nel territorio con gli organismi e i ruoli della rete distrettuale, al fine di favorire uno sviluppo dei servizi il più possibile coerente con il sistema delle condizioni, dei bisogni e delle richieste degli anziani. 2. Collabora con il responsabile del servizio all’elaborazione degli obiettivi, delle strategie e delle politiche di assistenza alla popolazione anziana, fornendo dati, valutazioni e suggerimenti in materia. 3. Assicura in collaborazione con il SAA, l’informazione alla popolazione anziana in merito ai servizi e alle prestazioni disponibili sul territorio. 4. Garantisce la massima coerenza tra domanda e offerta e il supporto all’anziano e alla sua famiglia lungo l’intero percorso di assistenza, dal primo contatto con l’utente, all’ingresso e utilizzo della rete dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. A tal fine: attiva la relazione con l’anziano e la sua famiglia; effettua la valutazione di primo livello del caso e del suo contesto, consultando se necessario il MMG; garantisce l’elaborazione del Programma di Assistenza Personalizzato; attiva, quando necessario, l’UVG; cura l’accesso dell’anziano nella rete dei servizi; partecipa alla verifica, valutazione della qualità complessiva e dell’efficacia dei programmi di assistenza individuali messi a punto dai servizi; promuove e cura, in collaborazione con l’UVG e il SAA, gli spostamenti dell’anziano lungo il percorso dei servizi socio-assistenziali, socio-sanitari integrati e sanitari. 5. Mantiene relazioni professionali ed operative con i MMG, responsabili della salute dell’anziano, soprattutto nelle fasi di valutazione delle condizioni e dei bisogni dell’utenza, di individuazione degli obiettivi di benessere perseguibili nel breve/medio periodo e di messa a punto del relativo piano di assistenza, al fine di prefigurare percorsi di aiuto organici e coerenti. 6. Mantiene relazioni professionali ed operative con il sistema dei servizi socio-assistenziali e sanitari, al fine di incrementare il grado di omogeneità e di continuità dell’azione di assistenza realizzata con gli anziani e le famiglie. ART. 11 DURATA DEL PROTOCOLLO D’INTESA Il presente Protocollo d’intesa ha validità pari a quella del Piano di Zona di cui è parte integrante e potrà essere rinnovato previa adozione di un apposito atto deliberativo da parte degli Enti aderenti. Nel caso che nel periodo di vigenza del Protocollo vi siano rinnovi di parte delle Amministrazioni che lo hanno sottoscritto, su specifica richiesta, il Protocollo sarà sottoposto a revisione. Letto, approvato e sottoscritto Carpi li ________________________ 59 60 per l’Azienda Sanitaria Locale Distretto n.1 di Carpi _______________________________________ per il Comune di Carpi _______________________________________ per il Comune di Campogalliano _______________________________________ per il Comune di Novi di Modena _______________________________________ per il Comune di Soliera _______________________________________ 60