Osservo Sperimento Imparo N.2 - istituto comprensivo chioggia 5

FEBBRAIO
BOLLETTINO INTERNO DEL GRUPPO DIDATTICO GEOSCIENTIFICO
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Scuola Primaria “ Caccin” e Scuola sec.I grado “ Pascoli/ Galilei” di Sottomarina
Progetto “ Osservo, sperimento, imparo” a.s. 2005/06
Referenti del progetto : Elisabetta Boscolo, docente “Caccin”
Cesira Pecin, docente “ Pascoli/ Galilei”
SCUOLA E INNOVAZIONE
Corso di formazione del personale docente
Il laboratorio scientifico per un’educazione integrale
Specifico del Corso, il suo contributo innovativo, è la riflessione culturale che
accompagna l’impegno didattico- organizzativo di un laboratorio scientifico nella scuola
di base. Programmando attività scientifiche con le modalità di laboratorio qui presentate,
gli insegnanti aiutano gli alunni a costruirsi un abito culturale alla base dell’educazione
integrale dell’uomo e del cittadino che è tra gli
obiettivi generali del processo formativo.
Docente: prof. Bruno La Rocca. Autore di pubblicazioni scientifiche,
svolge attività nel campo dei Servizi Educativi a carattere scientifico
per conto di Istituzioni pubbliche.
Finalità: Istruire i docenti all’uso, alla manutenzione dei materiali,
alla applicazione didattica degli strumenti, alla manipolazione dei
materiali, alla preparazione delle esperienze da condurre con gli
allievi, alle rielaborazioni implicate.
Articolazione del corso: n. 5 incontri di 3 ore per incontro per un
totale di 15 ore
Argomenti:
1. Il microscopio e lo stereomicroscopio nella didattica delle
scienze: uso e applicazioni
2. Forme di vita microscopiche d’acqua dolce
3. Gli organismi microscopici delle acque lagunari
4. le alghe della laguna di Chioggia
5. La cristallizzazione di soluzioni saline osservata allo
stereomicroscopio e al microscopio
Contestualmente sono state prese in considerazione le condizioni strutturali funzionali ad un’educazione
scientifica nella scuola con valenze ampiamente culturali :
- L’aula laboratorio
- Modalità d’uso del laboratorio scientifico
- La competenza didattica scientifica e tecnica
- L’abito culturale del docente
- Educazione intergrale dell’alunno
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Materiali:
A scopo divulgativo si presentano raggruppati in tre sezioni materiali forniti dal formatore stesso o risultanti dalla pratica
con i docenti :
A. Suggerimenti agli insegnanti per un itinerario scientifico
Uso del microscopio
Indica la posizione e l’uso delle parti meccaniche ed ottiche. Utilizza un
vetrino portaoggetti con carta millimetrata per far comprendere il potere
di ingrandimento e il suo valore attraverso l’uso combinato dei diversi
obbiettivi con l’oculare dove ingrandimento = P.I. Oc. X P.I. Ob
Insegna il criterio di pulizia delle mani durante il lavoro e la necessità di
riordinare lo strumento alla fine.
Facciamo i primi vetrini
Fornisci vetrini porta e coprioggetti, insegna il modo corretto di
manipolarli. Procura materiale fresco con organismi minuti:
microinvertebrati e protozoi, alghe uni e pluricellulari. Spiega
sempre il contesto ambientale dove si può raccogliere il
materiale, la stagione, il luogo preciso. Utilizza pipette di Pasteur
e capsule di Petri in plastica. Insegna ad usare lo stereomicroscopio per le osservazioni a grande campo per avere
una prima indicazione generica sulla diversità biologica delle specie viventi raccolte. La buona qualità dei vetrini è
data dalla trasparenza del materiale osservato, ottenuta con l’opportuno diradamento fatto con aghi montati.
L’osservazione è sempre precondizionata e preconcetta dall’esperienza precedente.
Riconosciamo le prime forme di vita
Fornisci tavole che illustrano gli organismi più comuni presenti nelle acque dolci o salate. Commenta spesso con gli
allievi l’osservazione fortuita di un compagno o quella osservata dal docente e proposta come esemplare. Trasforma
l’osservazione in momenti di riflessione. Termini come autotrofo od eterotrofo, uni o pluricellulare ricorreranno in
continuazione. In questo contesto di situazione nascerà con facilità il linguaggio scientifico corretto.
Il mantenimento delle colture per le esperienze di laboratorio
È sempre necessaria la presenza di specie vegetali nei campioni da
mantenere illuminati altrimenti non ci sarà produzione di ossigeno utile
ai consumatori. Brusche variazioni di temperatura , mettono in crisi gli
organismi fino alla loro morte. Piccole aggiunte di latte, lievito potranno
favorire gli organismi saprobi ma nel contempo abbatteranno l’ossigeno
disponibile, aumenteranno la carica batterica dei decompositori. Il
materiale fresco e vivo dà sempre grandi soddisfazioni, ma le colture
possono privilegiare alcune specie in grande concentrazione altrimenti
difficilmente osservabili.
Relazioni ecologiche tra animali
Partiamo con gli autotrofi che sono alla base dell’ecosistema. Con gli allievi sarà opportuno percorrere un’ideale di
catena trofica che inizia dagli autotrofi fino agli eterotrofi ed ai decompositori. L’esperienza del Paramecio in divisione o
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in coniugazione oppure la digestione del lievito è interessante.
Un viaggio tra gli organismi vegetali
Possiamo suddividere le esperienze in due gruppi.
Le piante acquatiche, alghe e fanerogame
acquatiche , e le piante terrestri, oppure in
criptogame e fanerogame indifferentemente. Le
alghe marine possono essere uni o pluricellulari,
macroalghe e non. Questo materiale può essere
mantenuto per una o due settimane in una bacinella.
Si può facilmente osservare la struttura cellulare,
soprattutto i plastidi diversamente pigmentati, le
formazioni riproduttive dei loro cicli. Una esperienza interessante è quella che mostra
l’osmosi immergendo in una soluzione ipertonica il piccolo tallo dell’alga. Una scorta di
materiale può essere fatta in vasi contenenti acqua salata e formalina al 4,5%. Passiamo
allo studio di piccole sezioni di radice, fusto, foglia che abbiamo colorato con Verde
Jodio e Rosso Congo. Tali sezioni fatte a mano possono essere conservate in glicerina
per lungo tempo. La parete cellulare, i vasi di legno e del libro, le fibre ecc. danno buoni
risultati all’osservazione. Anche muschi e felci sono un buon materiale didattico. I
licheni anche senza colorazione, per semplice schiacciamento permettono una facile distinzione tra le ife fungine e le
cellule algali della simbiosi. Amidi di diversa origine possono essere distinti facilmente con il dispositivo a luce
polarizzata. Con il liquido di Lugol l’amido cellulare si colora di bruno. Da aggiungere l’osservazione dei funghi
anche se non sono piante, perché le loro ife fruttificate con spore si trovano facilmente sulla frutta o sul pane in
decomposizione.
Un viaggio tra gli organismi animali
Per primo possiamo parlare dei macroinvertebrati degli ambienti salmastri e
marini. Il raschiamento di una bricola permette di acquisire materiale
interessante di tutti i grandi gruppi sistematici. La loro osservazione va
condotta allo stereomicroscopio. Gli animali macroinvertebrati d’acqua
dolce sono altrettanto interessanti, soprattutto se si osservano le forme larvali
degli insetti, ma non solo, ottimi indicatori ecologici dello stato di salute dei
corsi d’acqua. Molluschi, Crostacei, Pesci permettono di fare dissezioni del
loro corpo e comparazioni interessanti.
Cristalli, minerali, rocce
L’esperienza deve avere un naturale collegamento con lo studio delle proprietà
dell’acqua , il ciclo dell’acqua, il ciclo delle rocce ed il loro riconoscimento, le
leggi della cristallografia, le omologie con l’insegnamento della geometria
elementare. L’esperienza sui cristalli e la cristallizazione consiste nel far
osservare la formazione di microcristalli su vetrino al microscopio da soluzioni
saline diverse pressoché sature. L’esperienza va ripetuta su capsula per la
produzione di macrocristalli come: Cloruro sodico, solfato di rame, solfato di
ferro ammonio. Sempre allo stereomicroscopio, l’osservazione di rocce ha nel
granito come roccia cristallina composta, un esempio didatticamente ideale. Le
sabbie sono un materiale molto valido per la distinzione dei microgranuli
minerali, dei microuinvertebrati o di microfossili.
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B. Note metodologiche, tecnico-scientifiche
Organizzazione del laboratorio
Vi dovrà essere un luogo organizzato dove gli
strumenti vari, microscopi, stereomicroscopi,
telecamere per riprese esterne, videocamera , computer
collegato al videoproiettore, raccolte naturalistiche,
devono essere stabilmente collocati. Uno o più armadi
blindati, banchi con presa elettrica, scaffali, armadi
contenenti una videoteca ed una biblioteca scientifica
legata alla didattica.
L’aula sarà polifunzionale in quanto potrà ospitare
video proiezioni, incontri dibattito, lezioni di altro
genere, sempre nel rispetto della sua prevalente identità
e funzione.
Uso del laboratorio
Tra colleghi fare esperienze di preparazione assieme.
Identificare un numero definito di esperienze ( es. 10
nel ciclo di un anno) che per contenuto e metodo risultano adeguate alle varie classi elivelli. Preparare le esperienze
con una scansione ricorrente, per cui l’esperienza allestita può servire nel breve tempo ai colleghi. Fissare immagini,
metodologie, procurare materiali, procurare testi da utilizzare nell’ambito didattico. Custodire in modo ordinato le
esperienze. Economizzare materiali, reagenti, utilizzando diligentemente ogni strumento disponibile. Recuperare
reagenti, vetrini, ecc. da persone che possono essere d’aiuto.
La competenza didattica scientifica e tecnica
È un processo lento di apposizione e sovrapposizione di conoscenze, informazioni, documentazioni, esperienze varie
alimentate dal ricorrente contatto con gli esperti, con le associazioni dei naturalisti del luogo operanti nei vari settori,
nonché le rielaborazioni ideate tra gli stessi insegnanti. Sono richieste capacità e competenze concrete come:
- produrre raccolte ad uso didattico di materiali di varia natura. Mantenere piccoli organismi in
acquario ecc.
acquisire la capacità dell’uso del computer e degli altri mezzi
multimediali allo scopo di fissare immagini, filmati, di videomontare al
computer filmati ad uso didattico
avere un rapporto adeguato con persone esterne capaci di
trasmettere informazioni e metodologie tecnico-scientifiche da poter
utilizzare all’interno della scuola
mantenere un rapporto di studio, interesse, verso testi, riviste che
possono fornire un continuo risveglio delle attività e delle metodologie da
proporre all’interno della stessa scuola
C. Scienza , educazione, cultura
L’abito culturale del docente
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Leggere testi e saggi incentrati su argomenti di attualità su cui fare interagire i colleghi di altre discipline come
lettere, geografia, storia. Ciò serve a creare una piattaforma di argomentazioni culturali attualizzate che tende a
superare l’eterogeneità dei curricoli individuali. Argomenti relativi alle scienze in generale, all’antropologia
culturale, alla storia delle civiltà antiche, agli animali e le piante domesticate dall’uomo, alla diversità umana, alle
crisi ambientali, al problema energetico ecc., sono ricchi di spunti scientifici e tecnologici e dotati di trasversalità ,
sono determinanti nel portare i docenti ad una progettualità convergente di ampio respiro culturale.
Educazione integrale dell’alunno
Significa portare gli studenti ad una scoperta emozionale dei fenomeni naturali, in quanto scoperte da loro prodotte
per ricavare regole tra i segni della natura. Il modo operativo laboratoriale dovrà conseguire l’esercizio del
linguaggio scientifico dove parole cosa, parole azione, parole modo, parole qualità diverranno significanti nel loro
naturale contesto d’uso. Le diverse sinestesie dei sensi rafforzeranno il naturale processo cognitivo. Fare percepire la
necessità dell’azione del tempo e dello spazio per la scoperta delle dinamiche naturali, mediante esperienze che
prevedono durata e localizzazione adeguati, dove azione e reazione abbiano un loro iato naturale e percezione
fisiologica. Fare scoprire le possibili interazioni tra elementi naturali quali acqua, terra, aria e vita, allo scopo di fare
ipotesi, formulare interventi, trarre conclusioni, sommare utilmente l’interazione delle esperienze, elaborando
simbolismi, esprimendosi in forme diverse di comunicazione. Ricavare idee intorno alla natura ed al posto
dell’uomo in questa anche in chiave storica.
)
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Di seguito la descrizione di alcune esperienze degli alunni
della scuola elementare “B. Caccin”. Modulo classi quarte
corsi A e B, coordinate dall’insegnante Boscolo Fiordirosa.
Inoltre, materiali prodotti dagli alunni della scuola media
“Pascoli-Galilei”, all’interno del progetto
“OSSERVO, SPERIMENTO, IMPARO”.
L’intento di questo bollettino interno è proprio quello di
raccogliere e rendere visibili, comuni, le iniziative e i
risultati dei lavori degli insegnanti e degli alunni che si
riferiscono al settore geo-scientifico.
Per contributi indirizzare a:
[email protected]
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IL MICROSCOPIO
Impariamo ad usare il microscopio ottico osservandone le parti principali:
• la base, che serve da appoggio al microscopio;
• lo specchietto mobile, che riflette la luce proveniente dall’apparato di illuminazione e
la converge sul preparato da osservare;
• il diaframma, che regola la quantità di luce e la concentra sul preparato;
• il tavolino porta oggetti, che serve per sostenere il vetrino con il preparato;
• il portaobiettivi, che permette di scegliere l’opportuno obiettivo con un semplice movimento di rotazione;
• gli obiettivi, in numero variabile e fissati al portaobiettivi, che sono un sistema di lenti
a diversi ingrandimenti;
• il tubo, che determina la distanza fra obiettivo e oculare;
• l’oculare, un secondo sistema di lenti che ingrandisce l’immagine fornita dagli obiettivi;
• la vite macrometrica e la vite micrometrica, che servono a regolare la messa a fuoco
del preparato;
• il braccio, che serve per afferrare e spostare il microscopio.
(Matteo Chieregato)
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Giovedì 16 febbraio le proff. Pecin e
Balboni ci hanno insegnato a maneggiare
i microscopi e gli stereomicroscopi,
nonché alcune regole per un corretto uso
senza recare danni agli apparecchi.
In gruppo siamo andati in una stanza in
cui è stato allestito un laboratorio di
Biologia completo
di microscopi e
r e l a t i v i
materiali pronti
all’uso.
Questa attività è
gemellata con il
laboratorio
di
giardinaggio
p e r c h é
c i
permette di poter
eseguire esperimenti e studi sulla
terra, rocce, sabbie e piccoli esseri
viventi che creano il biotopo del nostro
giardino scolastico.
È una vera soddisfazione poter usare
materiale che la scuola ha grazie al
finanziamento
ottenuto
col
lavoro
svolto
dalle classi che
partecipano
al
progetto “Osservo,
s p e r i m e n t o ,
imparo”.
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Io
sono
molto
contento
di
questa
nuova
opportunità.
La prima lezione ci ha insegnato che per poter
ottenere il meglio da queste apparecchiature
bisogna
conoscere
nozioni
basilari
che
serviranno in seguito come paradigma per
utilizzare i microscopi.
-Innanzitutto abbiamo imparato a distinguere il
microscopio
dallo
stereo
microscopio.
Quest’ultimo permette solo la messa a fuoco
sull’asse verticale, ma è provvisto di luce sia
trasmessa (dal basso) che riflessa (dall’alto),
mentre il microscopio permette la messa a fuoco
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s u l l ’ a s s e
verticale e lo
spostamento dei
vetrini
nel
p
i
a
n
o
orizzontale, ma
possiede solo la
luce trasmessa;
-quando
si
accende
lo
strumento
è
buona
norma
tenere il minimo
ingrandimento, e che bisogna ripristinare
quando lo si deve spegnere;
-è importante ricordarsi che nei tempi morti
bisogna abbassare al minimo la luce per non
fulminare la lampadina;
_è importantissimo non toccare le viti o altre
cose
senza
saperne
l’impiego,
per
non
danneggiarlo
e
mantenerlo
ben
conservato
nel
tempo.
Mentre la prof.
Ci
s p ieg a v a
queste cose, e
ci
faceva
maneggiare
con
c a u t el a
gli
strumenti,
eravamo
seduti
21
ai banchi del laboratorio, per la prima volta
davanti ai microscopi nuovi.
Anche se un’ora è volata, abbiamo potuto
osservare vetrini di sezioni di piante. Si
vedevano benissimo le cellule che compongono i
tessuti e i condotti linfatici.
E siamo solo all’inizio.
Manuel Chieregato 3^B
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Ebbene lo stagno è uno specchio d’acqua che
nasce, o dal lento prosciugamento di un lago o
dal riempimento di una piccola depressione del
terreno.
E uno degli ambienti acquatici meno stabili:
la sua profondità è influenzata fortemente
dalla piovosità e la temperatura dell’acqua è
condizionata da quella esterna.
La disponibilità di ossigeno prodotta dal
fitco plancton può diminuire fortemente se la
superficie è ricoperta da piante a foglie
larghe.
L’ambiente diventa adatto a organismi poco
attivi, che consumano poco ossigeno; inoltre
la concentrazione di ossigeno è molto maggiore
nelle
ore
del
giorno
rispetto alla notte.
La
luce,
in
genere,
penetra fino al fondo,
permettendo lo sviluppo di
piante che affiorano sulla
superficie; le acque sono
anche ricche di sostanze
alimentari
provenienti
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dalla decomposizione di resti organici.
TIPI DI VEGETAZIONE
Lo stagno è un ambiente
ricco di vegetazione.
Tipica
è
quella
verticale,
dotata
di
foglie lunghe e strette
con margini taglienti per difendersi dagli
animali erbivori; ad
esempio, le canne di
palude, i ginchi e le
tife che tendono a
invadere
tutto
lo
spazio
disponibile,
interrando,
poco
a
poco la stagno.
Queste piante hanno
radici fitte e superficiali, perciò capaci
di ancorare la pianta sia al fango sia alla
terra asciutta.
Nello
stagno
possiamo
anche osservare un tipo di
vegetazione
orizzontale,
fatta
di:
piante
galleggianti
come
la
lenticchia
d’acqua,
che
p u ò
i n v a d e r e
completamente
la
superficie dello stagno,
24
mettendo in
pericolo
a l t r e
s p e c i e
vegetali.
La fauna è
in grado di
sopportare
grandi
variazioni ambientali, da grande
umidità a grande siccità.
Ad esempio, i microrganismi dello zooplancton
in mancanza d’acqua si chiudono in
speciali
involucri detti cisti, come se andassero in
letargo.
Lo stagno è l’ambiente ideale anche per specie
animali,
molti
insetti
come
zanzare
e
libellule che depositano le uova nelle acque
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ferme; altri pur respirando
aria vivono nell’acqua per
procurarsi il cibo.
Tra i pesci predominano la
carpa e la tinca che di
notte compiono balzi fuori
dall’acqua
per
catturare
insetti.
Fra
gli
altri
animali
ricordiamo
sanguisughe,
chiocciole d’acqua dolce,
salamandre; rettili, quali
bisce
d’acqua
che
si
nutrono
di
anfibi
e
tartaruga palustre che caccia piccoli pesci.
Gli uccelli che vivono intorno a questo
ambiente sono vivacemente colorati: anatre
con zampe palmate adatte al nuoto, aironi e
fenicotteri
con
dita
allungate
per
non
affondare
nel fango, il cannareccione che
costruisce il suo nido mimetizzato fra le
canne.
I mammiferi sono solo
roditori come ratti e
topi d’acqua.
Chiara Penzo
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INTRODUZIONE ALLA DUNA
1)Che cos’è la duna?
2)Come si è formata?
3)Quanti tipi di duna esistono?
4)Di quante parti è formata la duna?
5)Dove si trovano le dune?
6)Che piante ci sono sulle dune?
7)Ci sono animali sulle dune?
8)Di che cosa si nutrono le piante?
9)Di che cosa si nutrono gli animali ?
1)La duna è un “monticello” di sabbia che si sposta con il vento.
2)Si è formata con il soffiare del vento, il vento porta la sabbia che si accumula sul terreno formando la
duna.
3)Esistono due tipi di dune: le dune mobili, perché non ci sono piante che le sostengono, le dune stabili
che hanno le piante che le sostengono.
4)La duna è divisa in otto parti: il basso fondale che è il fondo del mare, la battigia che è la parte dove le
onde vanno a finire, la spiaggia, la zona delle piante pioniere che sono le prime piante, la prima duna, la
depressione interdunale, cioè la parte bassa che c’è fra una duna e l’altra, le dune stabilizzate dove crescono gli alberi, la laguna (dove esiste).
5)Le dune si formano dopo la spiaggia, nella nostra zona non le vediamo, perché l’uomo le toglie.
6)Le piante che si trovano nella duna sono: l’Ammofila, una pianta che sopporta l’umidità, la Rucchetta
(?) di mare, l’Agropiro, la Soldanella Vilucchio, che ha la foglia a forma di soldo, la Nappola o Lappola,
il Lencrus Incertus che è simile alla Calcatreppola, l’Enagra Onoptera, l’Eringio marittimo, la Rapunzia,
il Medicago Marittimo, il Finocchio di mare, l’Erba Medica Marina e la Calislegia.
7)Gli animali sono: il formicaleone che fa una buca a forma di cono e aspetta sul fondo che una preda
passi di li per mangiarla, lo scarabeo stercorario che arrotola lo sterco degli animali fino a formare una
palla per poi deporre dentro le uova, che poi quando si schiuderanno le larve si nutriranno della sostanza
circostante.
Ma vivono sulla duna anche animali come: cani, gatti, uccelli,…
8)le piante si nutrono di sali minerali che si trovano sotto la duna.
9)Gli animali si nutrono di bacche e frutti delle piante commestibili.
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E… ALTRE ATTIVITA’
Mi alzo, mi vesto faccio colazione, prendo la bici e vado a scuola, perché oggi tutti noi andiamo al C.E.A. di Chioggia a Palazzo Grassi, per fare una lezione sull’ambiente locale.
Arrivata a scuola, trovo tutti i miei compagni con le loro bici, pronti a partire.
Ci mettiamo in fila, usciamo dal cancello della scuola e …
Scopriamo che Silvia ha una ruota a terra.
Cominciamo proprio bene!
I professori cercano una bici per Silvia e subito
pronti partiamo.
Dopo soli 50 metri di pedalate la fila rallenta sempre più e io mi chiedo:
<Ma che cosa sta succedendo?>
O no, Xinle ha forato!
Questa mattinata è proprio segnata dalla sfortuna!
Ora dobbiamo trovare una bici per Xinle.
Fin che aspettiamo la bici, ci mettiamo a chiacchierare e Ylenia dice a Davide:
<Tu fori, tu fori !>
Ma Davide non gli dava retta.
Fu un po’ impegnativo trovare la bici per Xinle, perché non gliene andava bene neanche una.
Finchè Nicola, non abbassò la sella della sua bici, che diede a Xinle.
Siamo pronti ? Si siamo pronti!
Partiamo e tranquillamente arriviamo a
Chioggia a Palazzo Grassi.
Mettiamo giù le bici, e ci prepariamo.
Una guida c stava aspettando, per spiegare la
lezione all’aperto di questa mattina.
La prima tappa è la spiaggia con le dune.
Ci spiega che la duna sta in piedi grazie a delle radici o fusti vecchi di alberi o altre piante,
che cos’è la battigia, e anche che la duna con
le piante che ha sopra, cioè l’Agrophiro e l’Ammophila frenano il vento.
Dopo ci spiegò che qui le dune raggiungono i
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5-6 metri di altezza, le piante che si trovano nelle nostre
spiaggie e perché queste fastidiose piante buca copertoni, ovvero Nappola-Lappola, le famose calcatreppole si servono di
noi.
Si servono di noi per riprodursi in altri posti, attaccandosi ai
nostri pantaloni, quando si staccano, le calcatreppole cadono
a terra, e cosi si riproducono in altre parti.
Dalla spiaggia passiamo al bosco, dove Davide la nostra guida, ci spiega la vegetazione.
Nel bosco troviamo il Biancospino, la Rosa Canina, e il Ginepro che serve a fare delle bevande, come la grappa e il Gin.
Poi ci spiegò, che il Bosco Nordio è formato da dune di circa 2
mila anni, dove c’era il
mare.
Dal bosco agli orti dove più o meno sappiamo la vegetazione.
Però, certe cose c’è le
spiegò proprio questa
mattina, che per dare da bere alle piante, i contadini e
gli ortolani costruivano delle buche con dentro dell’acqua.
E la classica vegetazione è: la carota, il radicchio, la
cipolla e tanti altri ortaggi.
L’orto incolto, dove troviamo i soffioni, che quando noi
soffiamo volano via i petali che sembrano delle piume.
La palude, dove possiamo trovare l’acqua un po’ salmastra, e li, la vegetazione consiste in canne o cannucce, la tifa di acqua.
E per finire l’ultimo argomento è la barena o Laguna, che vengono sommerse dall’astro marino.
Però, la cosa che proprio non mi aspettavo, è il pungitopo, perché si chiama così.
Intanto il pungi topo non ha foglie, ma rami e
dopo si chiama così, perché, una volta i salami
venivano appesi ai travi, dove da lì spuntavano i topolini che naturalmente mangiavano i
salami, allora i contadini o gli ortolani, appendevano la pianta allo spago del salame, così il
topo non può andare a mangiarlo, perché per
mangiarlo si doveva pungere.
Povero topolino, però il salame è più buono!
E così la nostra lezione termina qui, ringraziamo la guida e siamo pronti a rientrare a scuola.
Ci prendiamo le bici, usciamo e…
Di nuovo, una ruota a terra, erano solo due
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ore che non succedeva. Ma Davide non si fece scoraggiare, e partì lo stesso verso la scuola
Però, arrivati quasi a metà del ponte ci fermiamo di colpo, a Davide gli si è spostata la catena.
Però, dopo un po’ di tempo la mise di nuovo a posto.
Ma cosa?
Anche a Lisa, e si d'altronde è il primo giorno che usciamo in bici tutti assieme.
Arriviamo a scuola sani e salvi con qualche copertone a terra, ma arriviamo
Andiamo in aula e parliamo un po’di questa esperienza, facciamo un po’ di grammatica e dopo
dieci minuti entra la prof. Di religione, ci spiega che lingua proviene la parola Religione e finiamo qui.
Alla quinta ora tocca al prof Mosca e Bennati, completiamo la scheda che ci hanno consegnato,
parliamo un po’ e suona la campanella, tutti ci riprendiamo le nostre bici ed andiamo a casa,
stanchi affamati, ma contenti.
(Boscolo Giulia)
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SCUOLA ELEMENTARE “BRUNO CACCIN” SCUOLA MEDIA “PASCOLI-GALILEI”
VIALE TIRRENO
30019 SOTTOMARINA (VENEZIA)
BOLLETTINO FOTOCOPIATO IN PROPRIO
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