FEBBRAIO BOLLETTINO INTERNO DEL GRUPPO DIDATTICO GEOSCIENTIFICO 1 Scuola Primaria “ Caccin” e Scuola sec.I grado “ Pascoli/ Galilei” di Sottomarina Progetto “ Osservo, sperimento, imparo” a.s. 2005/06 Referenti del progetto : Elisabetta Boscolo, docente “Caccin” Cesira Pecin, docente “ Pascoli/ Galilei” SCUOLA E INNOVAZIONE Corso di formazione del personale docente Il laboratorio scientifico per un’educazione integrale Specifico del Corso, il suo contributo innovativo, è la riflessione culturale che accompagna l’impegno didattico- organizzativo di un laboratorio scientifico nella scuola di base. Programmando attività scientifiche con le modalità di laboratorio qui presentate, gli insegnanti aiutano gli alunni a costruirsi un abito culturale alla base dell’educazione integrale dell’uomo e del cittadino che è tra gli obiettivi generali del processo formativo. Docente: prof. Bruno La Rocca. Autore di pubblicazioni scientifiche, svolge attività nel campo dei Servizi Educativi a carattere scientifico per conto di Istituzioni pubbliche. Finalità: Istruire i docenti all’uso, alla manutenzione dei materiali, alla applicazione didattica degli strumenti, alla manipolazione dei materiali, alla preparazione delle esperienze da condurre con gli allievi, alle rielaborazioni implicate. Articolazione del corso: n. 5 incontri di 3 ore per incontro per un totale di 15 ore Argomenti: 1. Il microscopio e lo stereomicroscopio nella didattica delle scienze: uso e applicazioni 2. Forme di vita microscopiche d’acqua dolce 3. Gli organismi microscopici delle acque lagunari 4. le alghe della laguna di Chioggia 5. La cristallizzazione di soluzioni saline osservata allo stereomicroscopio e al microscopio Contestualmente sono state prese in considerazione le condizioni strutturali funzionali ad un’educazione scientifica nella scuola con valenze ampiamente culturali : - L’aula laboratorio - Modalità d’uso del laboratorio scientifico - La competenza didattica scientifica e tecnica - L’abito culturale del docente - Educazione intergrale dell’alunno 2 Materiali: A scopo divulgativo si presentano raggruppati in tre sezioni materiali forniti dal formatore stesso o risultanti dalla pratica con i docenti : A. Suggerimenti agli insegnanti per un itinerario scientifico Uso del microscopio Indica la posizione e l’uso delle parti meccaniche ed ottiche. Utilizza un vetrino portaoggetti con carta millimetrata per far comprendere il potere di ingrandimento e il suo valore attraverso l’uso combinato dei diversi obbiettivi con l’oculare dove ingrandimento = P.I. Oc. X P.I. Ob Insegna il criterio di pulizia delle mani durante il lavoro e la necessità di riordinare lo strumento alla fine. Facciamo i primi vetrini Fornisci vetrini porta e coprioggetti, insegna il modo corretto di manipolarli. Procura materiale fresco con organismi minuti: microinvertebrati e protozoi, alghe uni e pluricellulari. Spiega sempre il contesto ambientale dove si può raccogliere il materiale, la stagione, il luogo preciso. Utilizza pipette di Pasteur e capsule di Petri in plastica. Insegna ad usare lo stereomicroscopio per le osservazioni a grande campo per avere una prima indicazione generica sulla diversità biologica delle specie viventi raccolte. La buona qualità dei vetrini è data dalla trasparenza del materiale osservato, ottenuta con l’opportuno diradamento fatto con aghi montati. L’osservazione è sempre precondizionata e preconcetta dall’esperienza precedente. Riconosciamo le prime forme di vita Fornisci tavole che illustrano gli organismi più comuni presenti nelle acque dolci o salate. Commenta spesso con gli allievi l’osservazione fortuita di un compagno o quella osservata dal docente e proposta come esemplare. Trasforma l’osservazione in momenti di riflessione. Termini come autotrofo od eterotrofo, uni o pluricellulare ricorreranno in continuazione. In questo contesto di situazione nascerà con facilità il linguaggio scientifico corretto. Il mantenimento delle colture per le esperienze di laboratorio È sempre necessaria la presenza di specie vegetali nei campioni da mantenere illuminati altrimenti non ci sarà produzione di ossigeno utile ai consumatori. Brusche variazioni di temperatura , mettono in crisi gli organismi fino alla loro morte. Piccole aggiunte di latte, lievito potranno favorire gli organismi saprobi ma nel contempo abbatteranno l’ossigeno disponibile, aumenteranno la carica batterica dei decompositori. Il materiale fresco e vivo dà sempre grandi soddisfazioni, ma le colture possono privilegiare alcune specie in grande concentrazione altrimenti difficilmente osservabili. Relazioni ecologiche tra animali Partiamo con gli autotrofi che sono alla base dell’ecosistema. Con gli allievi sarà opportuno percorrere un’ideale di catena trofica che inizia dagli autotrofi fino agli eterotrofi ed ai decompositori. L’esperienza del Paramecio in divisione o 3 in coniugazione oppure la digestione del lievito è interessante. Un viaggio tra gli organismi vegetali Possiamo suddividere le esperienze in due gruppi. Le piante acquatiche, alghe e fanerogame acquatiche , e le piante terrestri, oppure in criptogame e fanerogame indifferentemente. Le alghe marine possono essere uni o pluricellulari, macroalghe e non. Questo materiale può essere mantenuto per una o due settimane in una bacinella. Si può facilmente osservare la struttura cellulare, soprattutto i plastidi diversamente pigmentati, le formazioni riproduttive dei loro cicli. Una esperienza interessante è quella che mostra l’osmosi immergendo in una soluzione ipertonica il piccolo tallo dell’alga. Una scorta di materiale può essere fatta in vasi contenenti acqua salata e formalina al 4,5%. Passiamo allo studio di piccole sezioni di radice, fusto, foglia che abbiamo colorato con Verde Jodio e Rosso Congo. Tali sezioni fatte a mano possono essere conservate in glicerina per lungo tempo. La parete cellulare, i vasi di legno e del libro, le fibre ecc. danno buoni risultati all’osservazione. Anche muschi e felci sono un buon materiale didattico. I licheni anche senza colorazione, per semplice schiacciamento permettono una facile distinzione tra le ife fungine e le cellule algali della simbiosi. Amidi di diversa origine possono essere distinti facilmente con il dispositivo a luce polarizzata. Con il liquido di Lugol l’amido cellulare si colora di bruno. Da aggiungere l’osservazione dei funghi anche se non sono piante, perché le loro ife fruttificate con spore si trovano facilmente sulla frutta o sul pane in decomposizione. Un viaggio tra gli organismi animali Per primo possiamo parlare dei macroinvertebrati degli ambienti salmastri e marini. Il raschiamento di una bricola permette di acquisire materiale interessante di tutti i grandi gruppi sistematici. La loro osservazione va condotta allo stereomicroscopio. Gli animali macroinvertebrati d’acqua dolce sono altrettanto interessanti, soprattutto se si osservano le forme larvali degli insetti, ma non solo, ottimi indicatori ecologici dello stato di salute dei corsi d’acqua. Molluschi, Crostacei, Pesci permettono di fare dissezioni del loro corpo e comparazioni interessanti. Cristalli, minerali, rocce L’esperienza deve avere un naturale collegamento con lo studio delle proprietà dell’acqua , il ciclo dell’acqua, il ciclo delle rocce ed il loro riconoscimento, le leggi della cristallografia, le omologie con l’insegnamento della geometria elementare. L’esperienza sui cristalli e la cristallizazione consiste nel far osservare la formazione di microcristalli su vetrino al microscopio da soluzioni saline diverse pressoché sature. L’esperienza va ripetuta su capsula per la produzione di macrocristalli come: Cloruro sodico, solfato di rame, solfato di ferro ammonio. Sempre allo stereomicroscopio, l’osservazione di rocce ha nel granito come roccia cristallina composta, un esempio didatticamente ideale. Le sabbie sono un materiale molto valido per la distinzione dei microgranuli minerali, dei microuinvertebrati o di microfossili. 4 B. Note metodologiche, tecnico-scientifiche Organizzazione del laboratorio Vi dovrà essere un luogo organizzato dove gli strumenti vari, microscopi, stereomicroscopi, telecamere per riprese esterne, videocamera , computer collegato al videoproiettore, raccolte naturalistiche, devono essere stabilmente collocati. Uno o più armadi blindati, banchi con presa elettrica, scaffali, armadi contenenti una videoteca ed una biblioteca scientifica legata alla didattica. L’aula sarà polifunzionale in quanto potrà ospitare video proiezioni, incontri dibattito, lezioni di altro genere, sempre nel rispetto della sua prevalente identità e funzione. Uso del laboratorio Tra colleghi fare esperienze di preparazione assieme. Identificare un numero definito di esperienze ( es. 10 nel ciclo di un anno) che per contenuto e metodo risultano adeguate alle varie classi elivelli. Preparare le esperienze con una scansione ricorrente, per cui l’esperienza allestita può servire nel breve tempo ai colleghi. Fissare immagini, metodologie, procurare materiali, procurare testi da utilizzare nell’ambito didattico. Custodire in modo ordinato le esperienze. Economizzare materiali, reagenti, utilizzando diligentemente ogni strumento disponibile. Recuperare reagenti, vetrini, ecc. da persone che possono essere d’aiuto. La competenza didattica scientifica e tecnica È un processo lento di apposizione e sovrapposizione di conoscenze, informazioni, documentazioni, esperienze varie alimentate dal ricorrente contatto con gli esperti, con le associazioni dei naturalisti del luogo operanti nei vari settori, nonché le rielaborazioni ideate tra gli stessi insegnanti. Sono richieste capacità e competenze concrete come: - produrre raccolte ad uso didattico di materiali di varia natura. Mantenere piccoli organismi in acquario ecc. acquisire la capacità dell’uso del computer e degli altri mezzi multimediali allo scopo di fissare immagini, filmati, di videomontare al computer filmati ad uso didattico avere un rapporto adeguato con persone esterne capaci di trasmettere informazioni e metodologie tecnico-scientifiche da poter utilizzare all’interno della scuola mantenere un rapporto di studio, interesse, verso testi, riviste che possono fornire un continuo risveglio delle attività e delle metodologie da proporre all’interno della stessa scuola C. Scienza , educazione, cultura L’abito culturale del docente 5 Leggere testi e saggi incentrati su argomenti di attualità su cui fare interagire i colleghi di altre discipline come lettere, geografia, storia. Ciò serve a creare una piattaforma di argomentazioni culturali attualizzate che tende a superare l’eterogeneità dei curricoli individuali. Argomenti relativi alle scienze in generale, all’antropologia culturale, alla storia delle civiltà antiche, agli animali e le piante domesticate dall’uomo, alla diversità umana, alle crisi ambientali, al problema energetico ecc., sono ricchi di spunti scientifici e tecnologici e dotati di trasversalità , sono determinanti nel portare i docenti ad una progettualità convergente di ampio respiro culturale. Educazione integrale dell’alunno Significa portare gli studenti ad una scoperta emozionale dei fenomeni naturali, in quanto scoperte da loro prodotte per ricavare regole tra i segni della natura. Il modo operativo laboratoriale dovrà conseguire l’esercizio del linguaggio scientifico dove parole cosa, parole azione, parole modo, parole qualità diverranno significanti nel loro naturale contesto d’uso. Le diverse sinestesie dei sensi rafforzeranno il naturale processo cognitivo. Fare percepire la necessità dell’azione del tempo e dello spazio per la scoperta delle dinamiche naturali, mediante esperienze che prevedono durata e localizzazione adeguati, dove azione e reazione abbiano un loro iato naturale e percezione fisiologica. Fare scoprire le possibili interazioni tra elementi naturali quali acqua, terra, aria e vita, allo scopo di fare ipotesi, formulare interventi, trarre conclusioni, sommare utilmente l’interazione delle esperienze, elaborando simbolismi, esprimendosi in forme diverse di comunicazione. Ricavare idee intorno alla natura ed al posto dell’uomo in questa anche in chiave storica. ) 6 Di seguito la descrizione di alcune esperienze degli alunni della scuola elementare “B. Caccin”. Modulo classi quarte corsi A e B, coordinate dall’insegnante Boscolo Fiordirosa. Inoltre, materiali prodotti dagli alunni della scuola media “Pascoli-Galilei”, all’interno del progetto “OSSERVO, SPERIMENTO, IMPARO”. L’intento di questo bollettino interno è proprio quello di raccogliere e rendere visibili, comuni, le iniziative e i risultati dei lavori degli insegnanti e degli alunni che si riferiscono al settore geo-scientifico. Per contributi indirizzare a: [email protected] 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 IL MICROSCOPIO Impariamo ad usare il microscopio ottico osservandone le parti principali: • la base, che serve da appoggio al microscopio; • lo specchietto mobile, che riflette la luce proveniente dall’apparato di illuminazione e la converge sul preparato da osservare; • il diaframma, che regola la quantità di luce e la concentra sul preparato; • il tavolino porta oggetti, che serve per sostenere il vetrino con il preparato; • il portaobiettivi, che permette di scegliere l’opportuno obiettivo con un semplice movimento di rotazione; • gli obiettivi, in numero variabile e fissati al portaobiettivi, che sono un sistema di lenti a diversi ingrandimenti; • il tubo, che determina la distanza fra obiettivo e oculare; • l’oculare, un secondo sistema di lenti che ingrandisce l’immagine fornita dagli obiettivi; • la vite macrometrica e la vite micrometrica, che servono a regolare la messa a fuoco del preparato; • il braccio, che serve per afferrare e spostare il microscopio. (Matteo Chieregato) 18 Giovedì 16 febbraio le proff. Pecin e Balboni ci hanno insegnato a maneggiare i microscopi e gli stereomicroscopi, nonché alcune regole per un corretto uso senza recare danni agli apparecchi. In gruppo siamo andati in una stanza in cui è stato allestito un laboratorio di Biologia completo di microscopi e r e l a t i v i materiali pronti all’uso. Questa attività è gemellata con il laboratorio di giardinaggio p e r c h é c i permette di poter eseguire esperimenti e studi sulla terra, rocce, sabbie e piccoli esseri viventi che creano il biotopo del nostro giardino scolastico. È una vera soddisfazione poter usare materiale che la scuola ha grazie al finanziamento ottenuto col lavoro svolto dalle classi che partecipano al progetto “Osservo, s p e r i m e n t o , imparo”. 19 Io sono molto contento di questa nuova opportunità. La prima lezione ci ha insegnato che per poter ottenere il meglio da queste apparecchiature bisogna conoscere nozioni basilari che serviranno in seguito come paradigma per utilizzare i microscopi. -Innanzitutto abbiamo imparato a distinguere il microscopio dallo stereo microscopio. Quest’ultimo permette solo la messa a fuoco sull’asse verticale, ma è provvisto di luce sia trasmessa (dal basso) che riflessa (dall’alto), mentre il microscopio permette la messa a fuoco 20 s u l l ’ a s s e verticale e lo spostamento dei vetrini nel p i a n o orizzontale, ma possiede solo la luce trasmessa; -quando si accende lo strumento è buona norma tenere il minimo ingrandimento, e che bisogna ripristinare quando lo si deve spegnere; -è importante ricordarsi che nei tempi morti bisogna abbassare al minimo la luce per non fulminare la lampadina; _è importantissimo non toccare le viti o altre cose senza saperne l’impiego, per non danneggiarlo e mantenerlo ben conservato nel tempo. Mentre la prof. Ci s p ieg a v a queste cose, e ci faceva maneggiare con c a u t el a gli strumenti, eravamo seduti 21 ai banchi del laboratorio, per la prima volta davanti ai microscopi nuovi. Anche se un’ora è volata, abbiamo potuto osservare vetrini di sezioni di piante. Si vedevano benissimo le cellule che compongono i tessuti e i condotti linfatici. E siamo solo all’inizio. Manuel Chieregato 3^B 22 Ebbene lo stagno è uno specchio d’acqua che nasce, o dal lento prosciugamento di un lago o dal riempimento di una piccola depressione del terreno. E uno degli ambienti acquatici meno stabili: la sua profondità è influenzata fortemente dalla piovosità e la temperatura dell’acqua è condizionata da quella esterna. La disponibilità di ossigeno prodotta dal fitco plancton può diminuire fortemente se la superficie è ricoperta da piante a foglie larghe. L’ambiente diventa adatto a organismi poco attivi, che consumano poco ossigeno; inoltre la concentrazione di ossigeno è molto maggiore nelle ore del giorno rispetto alla notte. La luce, in genere, penetra fino al fondo, permettendo lo sviluppo di piante che affiorano sulla superficie; le acque sono anche ricche di sostanze alimentari provenienti 23 dalla decomposizione di resti organici. TIPI DI VEGETAZIONE Lo stagno è un ambiente ricco di vegetazione. Tipica è quella verticale, dotata di foglie lunghe e strette con margini taglienti per difendersi dagli animali erbivori; ad esempio, le canne di palude, i ginchi e le tife che tendono a invadere tutto lo spazio disponibile, interrando, poco a poco la stagno. Queste piante hanno radici fitte e superficiali, perciò capaci di ancorare la pianta sia al fango sia alla terra asciutta. Nello stagno possiamo anche osservare un tipo di vegetazione orizzontale, fatta di: piante galleggianti come la lenticchia d’acqua, che p u ò i n v a d e r e completamente la superficie dello stagno, 24 mettendo in pericolo a l t r e s p e c i e vegetali. La fauna è in grado di sopportare grandi variazioni ambientali, da grande umidità a grande siccità. Ad esempio, i microrganismi dello zooplancton in mancanza d’acqua si chiudono in speciali involucri detti cisti, come se andassero in letargo. Lo stagno è l’ambiente ideale anche per specie animali, molti insetti come zanzare e libellule che depositano le uova nelle acque 25 ferme; altri pur respirando aria vivono nell’acqua per procurarsi il cibo. Tra i pesci predominano la carpa e la tinca che di notte compiono balzi fuori dall’acqua per catturare insetti. Fra gli altri animali ricordiamo sanguisughe, chiocciole d’acqua dolce, salamandre; rettili, quali bisce d’acqua che si nutrono di anfibi e tartaruga palustre che caccia piccoli pesci. Gli uccelli che vivono intorno a questo ambiente sono vivacemente colorati: anatre con zampe palmate adatte al nuoto, aironi e fenicotteri con dita allungate per non affondare nel fango, il cannareccione che costruisce il suo nido mimetizzato fra le canne. I mammiferi sono solo roditori come ratti e topi d’acqua. Chiara Penzo 26 INTRODUZIONE ALLA DUNA 1)Che cos’è la duna? 2)Come si è formata? 3)Quanti tipi di duna esistono? 4)Di quante parti è formata la duna? 5)Dove si trovano le dune? 6)Che piante ci sono sulle dune? 7)Ci sono animali sulle dune? 8)Di che cosa si nutrono le piante? 9)Di che cosa si nutrono gli animali ? 1)La duna è un “monticello” di sabbia che si sposta con il vento. 2)Si è formata con il soffiare del vento, il vento porta la sabbia che si accumula sul terreno formando la duna. 3)Esistono due tipi di dune: le dune mobili, perché non ci sono piante che le sostengono, le dune stabili che hanno le piante che le sostengono. 4)La duna è divisa in otto parti: il basso fondale che è il fondo del mare, la battigia che è la parte dove le onde vanno a finire, la spiaggia, la zona delle piante pioniere che sono le prime piante, la prima duna, la depressione interdunale, cioè la parte bassa che c’è fra una duna e l’altra, le dune stabilizzate dove crescono gli alberi, la laguna (dove esiste). 5)Le dune si formano dopo la spiaggia, nella nostra zona non le vediamo, perché l’uomo le toglie. 6)Le piante che si trovano nella duna sono: l’Ammofila, una pianta che sopporta l’umidità, la Rucchetta (?) di mare, l’Agropiro, la Soldanella Vilucchio, che ha la foglia a forma di soldo, la Nappola o Lappola, il Lencrus Incertus che è simile alla Calcatreppola, l’Enagra Onoptera, l’Eringio marittimo, la Rapunzia, il Medicago Marittimo, il Finocchio di mare, l’Erba Medica Marina e la Calislegia. 7)Gli animali sono: il formicaleone che fa una buca a forma di cono e aspetta sul fondo che una preda passi di li per mangiarla, lo scarabeo stercorario che arrotola lo sterco degli animali fino a formare una palla per poi deporre dentro le uova, che poi quando si schiuderanno le larve si nutriranno della sostanza circostante. Ma vivono sulla duna anche animali come: cani, gatti, uccelli,… 8)le piante si nutrono di sali minerali che si trovano sotto la duna. 9)Gli animali si nutrono di bacche e frutti delle piante commestibili. 27 E… ALTRE ATTIVITA’ Mi alzo, mi vesto faccio colazione, prendo la bici e vado a scuola, perché oggi tutti noi andiamo al C.E.A. di Chioggia a Palazzo Grassi, per fare una lezione sull’ambiente locale. Arrivata a scuola, trovo tutti i miei compagni con le loro bici, pronti a partire. Ci mettiamo in fila, usciamo dal cancello della scuola e … Scopriamo che Silvia ha una ruota a terra. Cominciamo proprio bene! I professori cercano una bici per Silvia e subito pronti partiamo. Dopo soli 50 metri di pedalate la fila rallenta sempre più e io mi chiedo: <Ma che cosa sta succedendo?> O no, Xinle ha forato! Questa mattinata è proprio segnata dalla sfortuna! Ora dobbiamo trovare una bici per Xinle. Fin che aspettiamo la bici, ci mettiamo a chiacchierare e Ylenia dice a Davide: <Tu fori, tu fori !> Ma Davide non gli dava retta. Fu un po’ impegnativo trovare la bici per Xinle, perché non gliene andava bene neanche una. Finchè Nicola, non abbassò la sella della sua bici, che diede a Xinle. Siamo pronti ? Si siamo pronti! Partiamo e tranquillamente arriviamo a Chioggia a Palazzo Grassi. Mettiamo giù le bici, e ci prepariamo. Una guida c stava aspettando, per spiegare la lezione all’aperto di questa mattina. La prima tappa è la spiaggia con le dune. Ci spiega che la duna sta in piedi grazie a delle radici o fusti vecchi di alberi o altre piante, che cos’è la battigia, e anche che la duna con le piante che ha sopra, cioè l’Agrophiro e l’Ammophila frenano il vento. Dopo ci spiegò che qui le dune raggiungono i 28 5-6 metri di altezza, le piante che si trovano nelle nostre spiaggie e perché queste fastidiose piante buca copertoni, ovvero Nappola-Lappola, le famose calcatreppole si servono di noi. Si servono di noi per riprodursi in altri posti, attaccandosi ai nostri pantaloni, quando si staccano, le calcatreppole cadono a terra, e cosi si riproducono in altre parti. Dalla spiaggia passiamo al bosco, dove Davide la nostra guida, ci spiega la vegetazione. Nel bosco troviamo il Biancospino, la Rosa Canina, e il Ginepro che serve a fare delle bevande, come la grappa e il Gin. Poi ci spiegò, che il Bosco Nordio è formato da dune di circa 2 mila anni, dove c’era il mare. Dal bosco agli orti dove più o meno sappiamo la vegetazione. Però, certe cose c’è le spiegò proprio questa mattina, che per dare da bere alle piante, i contadini e gli ortolani costruivano delle buche con dentro dell’acqua. E la classica vegetazione è: la carota, il radicchio, la cipolla e tanti altri ortaggi. L’orto incolto, dove troviamo i soffioni, che quando noi soffiamo volano via i petali che sembrano delle piume. La palude, dove possiamo trovare l’acqua un po’ salmastra, e li, la vegetazione consiste in canne o cannucce, la tifa di acqua. E per finire l’ultimo argomento è la barena o Laguna, che vengono sommerse dall’astro marino. Però, la cosa che proprio non mi aspettavo, è il pungitopo, perché si chiama così. Intanto il pungi topo non ha foglie, ma rami e dopo si chiama così, perché, una volta i salami venivano appesi ai travi, dove da lì spuntavano i topolini che naturalmente mangiavano i salami, allora i contadini o gli ortolani, appendevano la pianta allo spago del salame, così il topo non può andare a mangiarlo, perché per mangiarlo si doveva pungere. Povero topolino, però il salame è più buono! E così la nostra lezione termina qui, ringraziamo la guida e siamo pronti a rientrare a scuola. Ci prendiamo le bici, usciamo e… Di nuovo, una ruota a terra, erano solo due 29 ore che non succedeva. Ma Davide non si fece scoraggiare, e partì lo stesso verso la scuola Però, arrivati quasi a metà del ponte ci fermiamo di colpo, a Davide gli si è spostata la catena. Però, dopo un po’ di tempo la mise di nuovo a posto. Ma cosa? Anche a Lisa, e si d'altronde è il primo giorno che usciamo in bici tutti assieme. Arriviamo a scuola sani e salvi con qualche copertone a terra, ma arriviamo Andiamo in aula e parliamo un po’di questa esperienza, facciamo un po’ di grammatica e dopo dieci minuti entra la prof. Di religione, ci spiega che lingua proviene la parola Religione e finiamo qui. Alla quinta ora tocca al prof Mosca e Bennati, completiamo la scheda che ci hanno consegnato, parliamo un po’ e suona la campanella, tutti ci riprendiamo le nostre bici ed andiamo a casa, stanchi affamati, ma contenti. (Boscolo Giulia) 30 SCUOLA ELEMENTARE “BRUNO CACCIN” SCUOLA MEDIA “PASCOLI-GALILEI” VIALE TIRRENO 30019 SOTTOMARINA (VENEZIA) BOLLETTINO FOTOCOPIATO IN PROPRIO 31 32