Servizio Ambiente Ufficio Sviluppo Sostenibile e Agenda 21 ANALISI DI CONTESTO PROGETTO REBIR RISPARMIO ENERGETICO, BIOEDILIZIA, RIUSO PROVINCIA DI LUCCA Rapporto finale Gennaio 2010 Consulenza ed assistenza REBIR – ANALISI DI CONTESTO INDICE PREMESSA ............................................................................................................................ 4 INTRODUZIONE.................................................................................................................... 5 PARTE I – EDILIZIA SOSTENIBILE: STATO DELL’ARTE........................................................ 7 1 2 COS’È L’“EDILIZIA SOSTENIBILE”? ................................................................................................ 7 IL QUADRO POLITICO E NORMATIVO E GLI STRUMENTI DI RIFERIMENTO .................................................. 8 2.1 2.2 2.3 3 LA VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA DELL’ATTIVITÀ EDILIZIA ..............................................................15 3.1 3.2 3.3 4 Orientamenti normativi internazionali e nazionali ...................................................................... 16 Le applicazioni dell’LCA in edilizia ................................................................................................. 18 I benefici ambientali conseguibili attraverso l’applicazione dell’LCA in edilizia ...................... 22 I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE ........................................................................22 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7 5 La gestione del territorio .................................................................................................................. 8 La progettazione degli edifici........................................................................................................... 9 I materiali e i prodotti per l’edilizia ............................................................................................... 12 La certificazione ambientale degli edifici ..................................................................................... 23 La certificazione energetica degli edifici ...................................................................................... 24 La progettazione sostenibile e le tecnologie costruttive............................................................ 25 I prodotti per la bioedilizia ............................................................................................................. 28 Le scelte impiantistiche .................................................................................................................. 29 La gestione sostenibile dei cantieri............................................................................................... 30 Il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali in edilizia ........................................................................ 30 BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN ITALIA .......................................................................30 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 5.6 Metadistretto della bioedilizia – Treviso ....................................................................................... 30 Distretto dell’edilizia sostenibile – Puglia ..................................................................................... 31 Distretto Tecnologico Energia Ambiente, Habitech – Trentino ................................................ 31 Environment Park, Osservatorio Bioedilizia – Torino ................................................................. 32 Capitolato speciale per la bioedilizia – Veneto ............................................................................ 32 Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell’edilizia sostenibile – Toscana ............................................................................................................................................ 33 5.7 Rapporto ON-RE 2009: l’innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali ............... 34 5.8 Capitolato speciale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione Toscana ............................................................................................................................................ 34 5.9 Banca dati MATREC ........................................................................................................................ 35 5.10 Progetto BUY SMART ...................................................................................................................... 35 5.11 Programma RECinert e filiera RI-inerte ....................................................................................... 36 5.12 Progetto VAMP – Emilia Romagna ................................................................................................ 36 PARTE II – LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA ...................................................... 37 1 IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IN PROVINCIA DI LUCCA ..................................................................37 2 I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA .........................................38 PAGINA: 2 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 3 LE BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA .................................................43 PARTE III – EDILIZIA SOSTENIBILE E RIFIUTI................................................................. 55 1 RIFIUTI E ATTIVITÀ EDILIZIA: INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA ..........................................................55 1.1 1.2 1.3 2 Le quantità in gioco e le potenzialità di recupero ...................................................................... 55 I benefici ambientali del recupero e riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione ...... 56 I riferimenti normativi .................................................................................................................... 57 GLI AMBITI DI INTERVENTO PER LA RIDUZIONE, IL RECUPERO E IL RICICLAGGIO DEI RIFIUTI NELL’ATTIVITÀ EDILIZIA ...............................................................................................................................58 2.1 2.2 3 Ciclo dell’edilizia e rifiuti ................................................................................................................. 58 Gli ambiti di intervento per la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione.............................................................................................................. 62 2.2.1 La prevenzione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione..................................62 2.2.2 Il riutilizzo dei rifiuti da costruzione e demolizione ...............................................................63 2.2.3 Il riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione .............................................................66 2.2.4 Il riciclaggio dei rifiuti nella produzione di materiali per l’edilizia ............................................67 LA GESTIONE DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA.........68 3.1 3.2 La produzione di rifiuti da costruzione e demolizione ................................................................ 68 Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione................................ 72 PAGINA: 3 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO PREMESSA Il progetto REBIR, al fine di analizzare le potenzialità applicative della bioarchitettura e della bioedilizia e di evidenziare i benefici ambientali conseguibili attraverso una loro ampia diffusione in provincia di Lucca, prevede lo sviluppo di una analisi del comparto dell’edilizia e delle condizioni di contesto per l’applicazione di queste tecniche sul territorio provinciale, anche attraverso l’applicazione delle tecniche di valutazione del ciclo di vita (LCA). In particolare, l’analisi dovrà consentire di: 1) valutare lo stato dell’arte dei prodotti e dei servizi identificati sostenibili in base a documentazione tecnico-scientifica da reperire in ambito nazionale ed internazionale; 2) comparare la sostenibilità di alcuni prodotti/servizi utilizzati nel cantiere scuola (azione 1) e nel contesto provinciale con quanto è applicabile in base all’analisi delle esperienza analoghe in ambito nazionale ed internazionale; 3) identificare i punti di forza e di debolezza per l’applicazione della bioarchitettura e della bioedilizia in provincia di Lucca, risultando così funzionale ad individuare gli ambiti di intervento per promuoverne la più ampia diffusione. PAGINA: 4 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO INTRODUZIONE Gli impatti ambientali generati dal settore edilizio sono i più incidenti rispetto a qualunque altra attività umana. Circa il 40% dei materiali utilizzati ogni anno dall’economia mondiale riguarda le costruzioni e si tratta di 3 miliardi di tonnellate di materie prime; un quarto del legno tagliato ogni anno viene utilizzato per le costruzioni; tra il 15 e il 40% del contenuto delle discariche negli Stati Uniti è costituito da scarti dell’attività edilizia1. In Europa, il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono la maggior parte del consumo di energia (42%, di cui il 70% per il riscaldamento) e producono il 35% delle emissioni complessive di gas serra; inoltre gli edifici e l’ambiente costruito utilizzano la metà dei materiali estratti dalla crosta terrestre e producono ogni anno 450 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e da demolizione, ossia più di un quarto di tutti i rifiuti prodotti2. Cresce inoltre progressivamente la complessità di questa tipologia di rifiuto3, per la crescente varietà dei materiali utilizzati negli edifici. Ciò limita le possibilità di riutilizzo e di riciclo (il cui tasso è attualmente pari appena al 28% circa) e rende necessaria la costruzione di discariche e l'ulteriore estrazione di minerali. Senza dimenticare i consumi di acqua e la produzione di acque reflue durante l’uso dell’edificio: in Europa il 21% dei consumi idrici sono da attribuire agli usi civili4. Il mercato della costruzione in Europa rappresenta il 10% del PIL e il 7% della manodopera. Anche in Italia il mercato dell’edilizia nel suo insieme rappresenta una percentuale significativa del PIL (negli ultimi anni, tra il 13,5 e il 14,5%). Le tecnologie e i materiali per migliorare l’efficienza delle costruzione sono già disponibili sul mercato a prezzi competitivi. Applicando le tecnologie costruttive ad oggi disponibili, è già possibile conseguire una riduzione dei consumi energetici del 50% rispetto all’edilizia convenzionale. Per conseguire un’ampia diffusione di queste tecnologie e materiali nelle ristrutturazioni e nelle nuove costruzioni, tuttavia, sono necessari investimenti formativi su larga scala per sviluppare le necessarie capacità e competenze. Per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni ambientali delle costruzioni, un ruolo importante può essere svolto dagli enti locali, nel loro ruolo di pianificazione e regolamentazione dell’attività edilizia. La Germania, per esempio, ha attivato un programma di ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente per migliorarne l’efficienza energetica. Ad oggi, grazie a questo programma sono stati ristrutturati oltre 200.000 appartamenti, sono stati creati 5.000 nuovi posti di lavoro e altri 116.000 posti di lavoro sono stati mantenuti5. Il mercato molto ampio dell’edilizia sostenibile copre sia gli aspetti ambientali (per es. apparecchi elettrici e impianti di riscaldamento efficienti), sia quelli riguardanti la salute degli utenti (per es. la qualità dell'aria all'interno degli edifici) o il loro benessere (per es. l'autonomia delle persone anziane). Esso comprende lo sviluppo di soluzioni sostenibili per l'edilizia residenziale e non residenziale e per le infrastrutture. Un coordinamento insufficiente della regolamentazione, non soltanto al livello dell'UE ma più specificamente a livello nazionale nel settore della costruzione, associato ad una struttura principalmente locale delle imprese, determina un onere amministrativo considerevole e un forte frazionamento del mercato della costruzione sostenibile. Non sono conosciute a sufficienza le 1 Hawken Paul, Lovins Amory, Lovins Junter L., Capitalismo naturale. La prossima rivoluzione industriale, Edizioni Ambiente, 2001 2 Commissione delle Comunità Europee, “Verso una strategia tematica sull’ambiente urbano”, COM(2004)60, 2004 3 COM(2003) 301 def. 4 EEA Report No 2/2009 5 UNEP, Global Green New Deal, Policy Brief, March 2009 PAGINA: 5 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO possibilità offerte dall'attuale quadro giuridico in materia di appalti pubblici, che potrebbero favorire la domanda di soluzioni innovative. Inoltre, un approccio anticipatore è indispensabile, per quanto riguarda sia la regolamentazione che le decisioni in materia di appalti pubblici6. 6 Communication "A lead market initiative for Europe" - COM(2007)860 PAGINA: 6 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO PARTE I – EDILIZIA SOSTENIBILE: STATO DELL’ARTE 1 COS’È L’“EDILIZIA SOSTENIBILE”? Per definire cosa si intende per “edilizia sostenibile” possiamo fare riferimento alla definizione introdotta nello schema di legge regionale per l’edilizia sostenibile elaborato dal Gruppo di lavoro interregionale “edilizia sostenibile” nell’ambito delle attività che hanno portato alla definizione del “Protocollo ITACA”7, approvato dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome nel marzo 2007: “1. Ai fini della presente legge sono interventi di edilizia sostenibile gli interventi in edilizia pubblica o privata, denominati anche edilizia naturale, ecologica, bioetico-compatibile, bioecologica, bioedilizia e simili, che soddisfano i seguenti requisiti: a) sono progettati, realizzati e gestiti secondo un‘ elevata qualità e criteri avanzati di compatibilità ambientale e di sviluppo sostenibile, in modo tale da soddisfare le necessità del presente senza compromettere quelle delle future generazioni; b) hanno l’obiettivo di minimizzare i consumi dell’energia e delle risorse ambientali in generale, nonché di contenere gli impatti complessivi sull’ambiente e sul territorio; c) sono concepiti e realizzati in maniera tale da garantire il benessere e la salute degli occupanti; d) tutelano l’identità storica degli agglomerati urbani e favoriscono il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici; e) promuovono e sperimentano sistemi edilizi a costi contenuti in riferimento al ciclo di vita dell’edificio, anche attraverso l’utilizzo di metodologie innovative e/o sperimentali. 2. Ai fini della presente legge, sono definiti altresì: a) fattori climatici: le precipitazioni atmosferiche, la temperatura dell’aria, l’umidità, l’irradiazione solare, la ventosità, che agiscono sull’edificio e di cui occorre tener conto nella progettazione; b) fattori ambientali naturali: la topografia, il suolo, il sottosuolo, le risorse idriche, il verde, l’aria, che interagiscono con il progetto modificandosi; c) fattori di rischio ambientale artificiali: l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, nonché le alterazioni dell’ambiente prodotte da sorgenti sonore, campi elettromagnetici e dispersione notturna della luce verso la volta celeste; d) ciclo di vita di un edificio o di un prodotto: l’impatto prodotto sull’ambiente nel corso della sua storia, dalle fasi di estrazione e lavorazione delle materie prime alla fabbricazione del prodotto, trasporto, distribuzione, uso ed eventuale riuso, nonché raccolta, stoccaggio, recupero e smaltimento finale che ne deriva. Facendo riferimento a questa definizione, nei paragrafi seguenti si fornisce una panoramica dei principali riferimenti normativi e metodologici per il settore, nonché una rassegna di buone pratiche realizzate in ambito nazionale. 7 Per approfondimenti: http://www.itaca.org/edilizia+sostenibile.asp PAGINA: 7 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 2 2.1 IL QUADRO POLITICO E NORMATIVO E GLI STRUMENTI DI RIFERIMENTO La gestione del territorio Il primo importante ambito di intervento per promuovere l’applicazione dell’edilizia sostenibile è da individuare nelle strategie e negli strumenti per la gestione del territorio, con particolare riferimento all’ambiente urbano. Una pianificazione e una gestione integrata e sostenibile dell’ambiente urbano sono infatti un pre-requisito importante per favorire l’utilizzo delle tecniche di edilizia sostenibile. Nella Strategia europea Tematica sull’Ambiente Urbano, adottata nel Gennaio 2006 nella forma di Comunicazione8, troviamo un riferimento autorevole, attraverso il quale l'UE ha inteso rafforzare il contributo della politica ambientale allo sviluppo sostenibile delle aree urbane, in particolare orientando le misure da sviluppare lungo quattro assi: gestione urbana sostenibile, trasporto urbano sostenibile, urbanistica sostenibile, costruzione urbana sostenibile. In particolare, la Strategia individua nei Piani di gestione urbana sostenibile lo strumento che gli agglomerati superiori ai 100.000 abitanti dovrebbero definire per perseguire uno sviluppo urbanistico sostenibile del territorio, intesi come Piani, e sistemi per la loro gestione continua, che mettano al centro della loro elaborazione le politiche ambientali, che sappiano affrontarle in modo integrato (tra loro e con le atre politiche), dotando così la comunità locali di una strategia di sviluppo sostenibile, con “obiettivi chiaramente definiti, consultazione pubblica, accettazione delle responsabilità, procedure di monitoraggio dei progressi compiuti, revisione, audit e rendicontazione…”9. Altro strumento importante per promuovere una gestione sostenibile del territorio è inoltre rappresentato dalla Valutazione ambientale di piani e programmi, generalmente denominata Valutazione Ambientale Strategica (VAS), introdotta a livello europeo con la Direttiva 2001/42/CE, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente. La valutazione ambientale strategica costituisce un processo sistematico per valutare le conseguenze ambientali di politiche, piani e programmi, con il fine di assicurare che gli effetti ambientali siano completamente inclusi e affrontati in maniera appropriata fin dalle prime fasi del processo decisionale, alla pari con le considerazioni economiche e sociali. La procedura di valutazione ambientale strategica è stata sperimentata nel corso degli ultimi venti anni, sulla base di obblighi normativi nazionali o regionali o come atto volontario. Nel complesso, ambiti di applicazione, approcci, contenuti e metodologie sono stati molto diversificati, in funzione degli oggetti di valutazione, del livello del processo decisionale, degli indirizzi normativi e politici o delle singole scelte tecniche . Con l’approvazione della Direttiva 2001/42/CE, la procedura di VAS è stata codificata a livello europeo, definendone gli ambiti di applicazione e alcuni elementi comuni sotto il profilo metodologico e di gestione del processo. La VAS è stata quindi introdotta come procedura cogente per tutti gli stati membri a partire dal 2004. La direttiva prevede che nella valutazione ambientale strategica siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma. In Italia la VAS è stata introdotta con il Dlgs 152/2006 recante Norme in materia ambientale. Per quanto riguarda la Regione Toscana, essa aveva prodotto già a partire dal 1995, quindi in anticipo rispetto all’approvazione della Direttiva 2001/42/CE, una legge sul governo del territorio che, 8 9 COM(2005)718 definitivo, Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo relativa ad una Strategia tematica sull’ambiente urbano {SEC(2006) 16}. South-EU Urban ENVIPLANS, Linee Guida Enviplans, la pianificazione e la gestione integrata e sostenibile dell’ambiente urbano. Su: http://www.a21italy.it/enviplans/home.htm PAGINA: 8 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO innovando consistentemente la prassi di pianificazione territoriale dei vari livelli di governo, aveva, di fatto, introdotto la Valutazione Ambientale Strategica (denominata nella legge valutazione degli effetti ambientali) degli strumenti urbanistici. Nel 2005, con la LR n. 1/2005 è stata riformata la LR n. 5/1995, riaffermando i principi già contenuti nel testo precedente ma perseguendone al tempo stesso l’evoluzione, in particolare con riferimento al recepimento della Direttiva 2001/42/CE. La nuova legge regionale sul governo del territorio introduce così l’obbligo di sottoporre gli strumenti urbanistici ad una “valutazione integrata degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana”. Con DGR 9 febbraio 2007, n. 4/R la Regione ha quindi emanato il relativo Regolamento di attuazione, definendo la procedura e le modalità tecniche per l’applicazione della valutazione integrata. 2.2 La progettazione degli edifici La progettazione degli edifici è senza dubbio il tema centrale e l’ambito fondamentale di intervento per promuovere l’applicazione dell’edilizia sostenibile. La particolarità e difficoltà, quando si progetta e costruisce un edificio con l’obiettivo della sostenibilità ambientale, è di avere come oggetto un elemento centrale e nodale tra la scala territoriale e la scala del componente edilizio. Nella progettazione e costruzione di un edificio occorre infatti confrontarsi con il contesto, con le relazioni urbane, con il clima: quindi operare un controllo degli aspetti macroambientali. Nello stesso tempo, quando si progetta e costruisce un edificio occorre scegliere i materiali, le tecnologie costruttive e verificare la qualità indoor: quindi operare un controllo degli aspetti microambientali10. Data la complessità di questo approccio progettuale, il settore edilizio ha da tempo manifestato l’esigenza di avere a disposizione strumenti di supporto alla progettazione ambientale e di valutazione dell’edificio progettato. La risposta a queste esigenze è stata soddisfatta, in questi anni, tramite percorsi vicini a una impostazione “progettante”. Si sono andati definendo, in maniera prima spontanea, poi sempre più formalizzata, requisiti e criteri progettuali orientati alla sostenibilità (risparmio energetico, risparmio e recupero dell’acqua, riciclaggio dei materiali), che hanno poi portato alla costruzione di veri e propri framework di criteri progettuali11. A partire da questi “elenchi” di requisiti sono quindi nati strumenti di valutazione multicriteri, definiti “sistemi a punteggio” (BREEAM12, LEED13, HQE14, GBTool15, Protocollo di Itaca ecc.), che associano a tali criteri un punteggio di merito, in base al grado di soddisfazione del requisito verificato tramite indicatori. Gli strumenti di valutazione a punteggio hanno costituito una risposta “semplice”, accessibile e facilmente diffondibile, adatta alle esigenze del mercato e degli operatori di settore. A livello internazionale l’elaborazione dei sistemi a punteggio è nata per sollecitazione dei costruttori, che hanno manifestato l’esigenza di “certificare” la realizzazione di edifici ad alte prestazioni energetiche e a basso impatto ambientale, sulla base di riferimenti consolidati e con l’avallo di strutture di riferimento affidabili: il BREEAM e il LEED, che sono gli unici veri e propri sistemi di certificazione ambientale degli edifici, hanno riscontrato un notevole successo proprio dal mercato. Anche gli utenti finali, e soprattutto i grandi investitori immobiliari, hanno manifestato l’esigenza di strumenti di garanzia della qualità degli edifici acquistati. 10 Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. Adattemento da testo a cura di Monica Lavagna. In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca 12 www.breeeam.org 13 www.usgbc.org/LEED 14 www.assohqe.org 15 http://greenbuilding.ca 11 PAGINA: 9 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO In Italia, nel 2001 si è costituito presso I.T.A.C.A. (Istituto per la trasparenza, l’aggiornamento e la certificazione degli appalti) un gruppo di lavoro interregionale, coordinato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che ha affrontato le tematiche della edilizia sostenibile confrontando le varie esperienze delle Regioni. Il gruppo ha predisposto un sistema per la valutazione della ecosostenibilità degli edifici, denominato “Protocollo ITACA”, basato sui principi del metodo internazionale Green Building Challenge (G.B.C) (vedi scheda di approfondimento). La Regione Toscana, partendo da questa esperienza, ha definito delle proprie “Linee guida per l’edilizia sostenibile in Toscana”, approvate con delibera regionale n. 322 del 28.02.2005, che definiscono un sistema di valutazione per descrivere il livello di eco-efficienza degli edifici, nonché i criteri relativi ai materiali e alle opere da privilegiare per un’edilizia sostenibile. Il metodo, così come il protocollo ITACA e gli altri riferimenti metodologici da cui deriva, si basa su criteri prestazionali: per ogni requisito di carattere energetico-ambientale si valuta, attraverso sistemi prevalentemente quantitativi, il grado di rispondenza delle prestazioni del fabbricato o del progetto al requisito. Successivamente si dà un peso a ciascun requisito al fine di giungere ad una valutazione finale “pesata”. Un elemento importante per l’effettiva applicazione di questo metodo di valutazione, così come, più in generale, di criteri di edilizia sostenibile nella progettazione e costruzione degli edifici, è dato dal recepimento di tali metodi e criteri nell’ambito dei Regolamenti Edilizi degli Enti locali. In Italia, le Pubbliche Amministrazioni hanno da tempo manifestato l’esigenza di inserire nei regolamenti edilizi criteri di sostenibilità per gli interventi sul territorio, di definire criteri di sostenibilità per l’assegnazione di “premi” di volumetria o incentivi alle costruzioni sostenibili e di avere strumenti di valutazione per la verifica del soddisfacimento di tali criteri e la stesura di graduatorie di merito. Numerose sono ormai le esperienze applicative. In Toscana, la Rete delle Agende 21 Locali, nell'ambito delle attività di uno specifico gruppo di lavoro “Edilizia Sostenibile”, insieme a Regione Toscana e ad alcuni Enti locali, ha anche elaborato un insieme di proposte di “Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell'edilizia sostenibile”16. Il protocollo ITACA Con la costituzione di uno specifico gruppo di lavoro, nel 2001, ITACA (Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale) ha avviato un confronto tra le regioni italiane per la formulazione di una serie di regole condivise con le quali poter definire le soglie ed i requisiti necessari per la predisposizione di progetti con caratteristiche di bioedilizia. Il gruppo di lavoro ha elaborato un protocollo condiviso (Protocollo ITACA), approvato nel 2004, che consente di attribuire un punteggio di eco-sostenibilità agli edifici. Lo strumento è costituito da un insieme di regole e di requisiti di tipo prestazionale, articolati in 70 schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Le aree di valutazione considerate sono 7: 1. Qualità ambientale esterna 2. Consumo di risorse 3. Carichi ambientali 4. Qualità ambiente interno 5. Qualità del servizio 6. Qualità della gestione 16 I quaderni della Rete - Collana della Rete delle Ag21l della Toscana, Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell’edilizia sostenibile, 2007. PAGINA: 10 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 7. Trasporti Per ogni area, sono definiti i requisiti di tipo prestazionale da rispettare e i relativi criteri di valutazione (vedi scheda esemplificativa seguente) Per approfondimenti: http://www.itaca.org/valutazione_sostenibilita.asp Una aspetto specifico nell’ambito della progettazione edilizia, di grande rilevanza per le possibili ricadute in termini di performance ambientale degli edifici, è poi rappresentato dalla certificazione energetica degli edifici. La certificazione energetica degli edifici è stata introdotta in Europa con la Direttiva 2002/91/CE, che ha definito una metodologia comune per calcolare l’efficienza energetica degli edifici e standard minimi di performance energetica per ogni stato membro. Con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza sulla necessità di migliorare le performance energetiche, viene richiesto agli Stati membri di emettere dei certificati di prestazioni energetiche degli edifici ogni qual volta un edificio viene costruito, venduto o affittato: per le strutture pubbliche che superano i 1000 metri quadrati è necessario esporre all’ingresso questo tipo di certificazione. La direttiva stessa e il piano d’azione pubblicato nel 2006 riassumono gli elementi principali del metodo integrato per il calcolo dell’efficienza energetica, che si basa su fattori quali la posizione dell’edificio, le sue fonti di riscaldamento, refrigeramento e illuminazione. La direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici è stata recepita in Italia con il decreto legislativo D.lgs 192/2005, successivamente modificato dal D.lgs 311/2006, che integra il testo europeo con una serie di disposizioni che spingono il mercato verso l’acquisto di edifici a basso consumo di energia. In attesa dell’emanazione di Linee Guida nazionali per l’applicazione della certificazione energetica, il processo di miglioramento delle prestazione energetiche degli edifici è stato avviato grazie anche alle disposizioni della Finanziaria 2007, che ha previsto una detrazione del 55% ripartita in 3 anni per PAGINA: 11 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti, interventi su pareti, finestre ed infissi, sostituzione di vecchie caldaie e installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda. Le misure sono state confermate dalla Finanziaria 2008 ed è stata inoltre assegnata ai Comuni la possibilità di fissare un’aliquota Ici agevolata, inferiore al 4 per mille, per le unità immobiliari in cui sono state installati impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili17. Nel 2009 sono stati quindi emanati due importanti provvedimenti normativi in materia di risparmio energetico in edilizia: il DPR 2 aprile 2009 n. 59 “Regolamento di attuazione dell’articolo 4, co 1, lett a) e b) del decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia” e il DM 26 giugno 2009 “Linee guida nazionale per la certificazione energetica degli edifici”. Il DPR 59/2009 stabilisce i requisiti energetici minimi, invernali ed estivi, per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni di quelli esistenti, siano essi pubblici o privati, e le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche, rifacendosi alle norme tecniche nazionali definite nel contesto delle norme EN a supporto della direttiva 2002/91/CE della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni. Il DM 26 giugno 2009 scende nel dettaglio disciplinando la prestazione energetica degli edifici, la metodologia di classificazione degli edifici, i metodi di calcolo, la rappresentazione grafica delle prestazioni, il modello di attestato energetico ed altro ancora. Le linee guida si applicano alle regioni e province autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri strumenti di certificazione energetica in attuazione della direttiva 2002/91/CE (tra queste rientra la Toscana), e rimangono valide sino all’entrata in vigore della normativa adottata da regioni e province. Per la Toscana, è prevista la prossima emanazione di un regolamento sulla certificazione energetica per le nuove case. La novità è contenuta in una proposta di modifica alla legge sull'energia approvata dalla Giunta regionale il 3 agosto 200918. 2.3 I materiali e i prodotti per l’edilizia Nella valutazione della sostenibilità ambientale delle costruzioni i due elementi che incidono maggiormente sul carico ambientale sono l’energia spesa per la gestione dell’edificio (climatizzazione e illuminazione) e i materiali edilizi impiegati per la costruzione dell’edificio. Tuttavia, mentre i requisiti relativi all’uso razionale delle risorse energetiche sono già arrivati a un buon grado di maturazione dal punto di vista dei contributi scientifici e normativi di riferimento, i requisiti relativi ai materiali e prodotti edilizi “ecologici” rimangono il punto scoperto e ambiguo. Come per l’edificio, così anche per i prodotti edilizi si è manifestata l’esigenza di definire come valutare l’eco-compatibilità, in maniera scientifica, condivisa e affidabile. A livello internazionale esistono diversi tipi di etichettatura, in particolare l’Ecolabel e le EPD (Environmental Product Declaration). Nel settore edilizio si è optato per questo secondo tipo di etichettatura, in grado di veicolare una informazione tecnica utile agli operatori, e in particolare ai progettisti. In edilizia, infatti, non è possibile definire l’ecologicità dei prodotti in maniera slegata dall’edificio; piuttosto sono necessarie informazioni tecniche sul profilo ambientale per operare scelte consapevoli. Nel settore delle costruzioni è stata dunque elaborata una norma specifica sulle EPD dei prodotti edilizi: la ISO 21930:2007, Sustainability in building constructions – Environmental declaration of building products. 17 18 http://www.ideali.be/it/basic1404.html La certificazione energetica degli edifici, in: ARPATnews n.182, giovedì 24 settembre 2009, Anno VII n. progressivo 1453. PAGINA: 12 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO EPD (Environmental Product Declaration)19 La dichiarazione ambientale di prodotto (DAP), o Environmental Product Declaration (EPD), è un documento tecnico che nasce per volontà del produttore e, in seguito a un processo di verifica dei contenuti da parte di un ente di certificazione, accompagna la commercializzazione del prodotto. Il metodo di valutazione è il Life Cycle Assessment, ma non si cade nelle criticità di una LCA generica, poiché il sistema EPD garantisce una procedura oggettiva, verificabile e comparabile. Allo scopo di rendere comparabili i dati contenuti nella dichiarazione ambientale, devono essere definiti dei parametri comuni per ciascuna categoria di prodotto: i “requisiti specifici di prodotto” (PSR, Product Specific Requirements), rinominati di recente “regole per categoria di prodotto” (PCR, Product Category Rules), descrivono in maniera armonizzata per categorie di prodotto o servizio quali sono i dati da raccogliere per la realizzazione della LCA, il metodo, i calcoli e i risultati da presentare. Alla dichiarazione ambientale di prodotto possono accedere tutti i prodotti: non esistono infatti soglie, come per le etichettature ecologiche di tipo I (ad esempio l’Ecolabel europeo), ma si tratta semplicemente della dichiarazione degli impatti che il prodotto genera lungo il ciclo di vita. Questo sistema ottiene il vantaggio di diventare un vero e proprio veicolo di concorrenza in tema ambientale tra produttori. Inoltre il fatto che non esistano soglie stimola a un miglioramento continuo dei prodotti, poiché non esiste una “soglia minima” a cui arrivare. Lo stimolo deriva dalla “comparabilità” dei dati, grazie all’uniformità delle procedure e dei parametri adottati, in modo che l’acquirente possa scegliere sulla base di definizioni precise. Per adesso sono pochissime le aziende italiane del settore edilizio che si sono dotate di una certificazione ambientale di prodotto. I pochi esempi disponibili sono comunque interessanti per comprendere il tipo di informazione che può essere veicolata e l’utilità di questo tipo di informazione. Di seguito si riporta, ad esempio, la dichiarazione EPD del cemento prodotto da Buzzi Unicum, Vernasca (Piacenza), conforme al Sistema EPD Internazionale gestito dallo Swedish Environmental Management Council (www.environdec.com). I dati riportati nelle tabelle si riferiscono a 1 t di prodotto. 19 Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. PAGINA: 13 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Tabelle tratte da: Dichiarazione ambientale cemento, Buzzi Unicem Parallelamente sono state sviluppate norme relative alle certificazioni delle prestazioni dei prodotti: in particolare, la direttiva 89/106/CE, che introduce la marcatura CE, prevede la assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto a sei requisiti essenziali (resistenza meccanica e stabilità; sicurezza in caso d’incendio; igiene, salute e ambiente; sicurezza d’impiego; protezione contro il rumore; risparmio energetico). La scala del prodotto è oggetto di attenzione anche a livello europeo nell’ambito della Politica Integrata di Prodotto, che spinge alla responsabilizzazione di tutti gli attori e sollecita il Green Public Procurement (GPP). Come afferma la Commissione Europea “Il GPP è l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”. Il GPP ha l’obiettivo di integrare considerazioni di carattere ambientale all’interno dei processi di acquisto delle Pubbliche Amministrazioni e di orientarne le scelte su beni, servizi e lavori che presentano i minori impatti ambientali. Il GPP è quindi uno strumento importante nella diffusione della consapevolezza in merito al consumo responsabile, che proprio a partire dalle Pubbliche Amministrazioni può diffondersi verso i cittadini consumatori e le imprese. Con riferimento ai materiali e prodotti per l’edilizia, le Regioni italiane hanno manifestato l’esigenza di avere un prezziario relativo a “prodotti edilizi ecologici” di riferimento per il Green Public Procurement. Questo ha portato in prima battuta a cercare di integrare il Protocollo di Itaca con un elenco di “materiali ecologici” di riferimento. In seguito, proprio per la criticità di definizione di soglie di ecologicità dei materiali (pericolose perché comportano una discriminazione tra ambiti materici, spesso operata in base alla “presunta” naturalità dei materiali), anche ITACA si è orientata verso l’uso dell’LCA, tramite l’emissione di un bando per la realizzazione di una “banca dati dei materiali di riferimento per costruzioni ad elevata prestazione ambientale”. Attualmente la strategia europea Sustainable Production and Consumption ha rinnovato la sollecitazione a definire l’ecologicità dei prodotti, soprattutto per incoraggiare gli acquisti verdi. Sotto questa sollecitazione, il Ministero dell’Ambiente italiano, nell’ambito delle attività per l’attuazione del Piano di Azione Nazionale per il GPP, ha attivato un gruppo di lavoro ministeriale per la definizione di “Criteri ambientali minimi” relativi ai prodotti edilizi, per il Green Public Procurement. PAGINA: 14 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 3 LA VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA DELL’ATTIVITÀ EDILIZIA20 La valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assesment – LCA) è un procedimento oggettivo di valutazione di carichi energetici ed ambientali relativi ad un processo o un'attività, codificato a livello tecnico dalle norme EN ISO 14040:2006 (LCA – Principi e quadro di riferimento) e EN ISO 14044:2006 (LCA – Requisiti e linee guida). L’esatta definizione di LCA, introdotta dalle citate norme tecniche, è la seguente: “Compilazione e valutazione attraverso tutto il ciclo di vita degli elementi in ingresso e in uscita, nonché i potenziali impatti ambientali, di un sistema di prodotto” laddove per ciclo di vita si intende: “Fasi consecutive e interconnesse di un sistema di prodotto, dall'acquisizione delle materie prime o dalla generazione delle risorse naturali, fino allo smaltimento finale.” L'LCA è un procedimento che può dare supporto a: l’identificazione delle opportunità di migliorare la prestazione ambientale dei prodotti nei diversi stadi del loro ciclo di vita; l’informazione a coloro che prendono decisioni nell'industria e nelle organizzazioni governative o non governative (per esempio pianificazione strategica, scelta di priorità, progettazione o riprogettazione di prodotti o di processi); le scelte di indicatori pertinenti di prestazione ambientale con le relative tecniche di misurazione; il marketing (per esempio l'attuazione di un sistema di etichetta ecologica, un'asserzione ambientale o la produzione di una dichiarazione ambientale di prodotto). L'LCA tratta gli aspetti ambientali e i potenziali impatti ambientali (per esempio l'uso delle risorse e le conseguenze ambientali dei rilasci) lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dall'acquisizione delle materie prime attraverso la fabbricazione e l'utilizzo, fino al trattamento di fine vita, riciclaggio e allo smaltimento finale (cioè dalla culla alla tomba). Lo studio dell'LCA prevede quattro fasi: a) la fase di definizione dell'obiettivo e del campo di applicazione; b) la fase di analisi dell'inventario; c) la fase di valutazione degli impatti; d) la fase di interpretazione. Il campo di applicazione, inclusi i limiti del sistema e il livello di dettaglio, dell'LCA dipende dal soggetto e dall'utilizzo previsto dallo studio. La profondità e l'ampiezza dell'LCA possono differire in modo considerevole in funzione dell'obiettivo di una particolare LCA. La fase di analisi dell'inventario del ciclo di vita (fase LCI - Life cycle inventory) è la seconda fase dell'LCA. Si tratta dell'inventario dei dati in ingresso e in uscita relativi al sistema da studiare. L'LCI implica la raccolta dei dati necessari per raggiungere gli obiettivi dello studio definito. La fase di valutazione dell'impatto del ciclo di vita (fase LCIA) è la terza fase dell'LCA. Lo scopo dell'LCIA è di fornire informazioni aggiuntive per contribuire a valutare i risultati LCI del sistema di prodotti in modo da giungere a una migliore comprensione del loro significato ambientale. 20 Adattamento da testi tratti dal 2° Workshop della R ete Italiana LCA gli atti sugli "Sviluppi dell'LCA in Italia: percorsi a confronto" a cura di Enea e l'Università degli studi "G.D'Annunzio" di Chieti e Pescara, 2008. Testo a cura di Monica Lavagna e Umberto Desideri - con il contributo di: Livia Arcioni, Antonio Basti, Andrea Campioli, Chiara Consalvi, Daniela Leonardi, Gianfranco Rizzo, Marzia Traverso, Università di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi "G. d’Annunzio" di Chieti-Pescara, DiTAC - Dipartimento di Tecnologie per l’Ambiente Costruito, 5Politecnico di Milano, Dipartimento BEST – Building Environment Science & Technology, Università di Palermo, DREAM - Dipartimento di Ricerche Energetiche ed Ambientale, ORSA, Palermo. In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca PAGINA: 15 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO L'interpretazione del ciclo di vita è la fase finale della procedura LCA, nella quale i risultati di una LCI o di una LCIA, o di entrambe, sono riepilogati e discussi, in conformità con la definizione dell'obiettivo e del campo di applicazione, come base per conclusioni, raccomandazioni e decisioni. Esistono casi in cui l'obiettivo dell'LCA può essere soddisfatto mediante l'esecuzione di una sola analisi dell'inventario e un’interpretazione. Ciò è noto in genere come studio di LCI. Un esempio di applicazione LCA21 L'applicazione della metodologia LCA può essere chiarita attraverso un semplice esempio. Per studiare l'impatto di una piastrella di gres, lo specialista prende in considerazione i materiali con i quali è prodotta, argilla, feldspato e sabbia, e i relativi processi di macinazione, pressatura, applicazione superficiale, cottura, levigatura e distribuzione. Identifica diversi tipi di impatto associati ai processi: il danno alla salute da parte di polveri generate durante la produzione di sabbia e feldspati, la riduzione dello stock di risorse non rinnovabili (in particolare combustibili fossili) utilizzate per la cottura, per la levigatura e per la distribuzione, l'emissione di ossidi di azoto durante la distribuzione, e l'emissione di gas a effetto serra nel corso della macinazione e della cottura. Ogni effetto sull'ambiente viene riferito a una unità di misura omogenea per la categoria di impatto corrispondente. Ad esempio, il danno alla salute viene quantificato in anni in meno nella aspettativa di vita, la riduzione dello stock nel surplus di Megajoule richiesti per estrarre una stessa quantità di risorse divenute più rare. I criteri di quantificazione si basano su studi scientifici pregressi consolidati. Al termine del lavoro, lo specialista calcola uno o più indici sintetici di impatto, che consentono di confrontare l'effetto sull'ambiente di un metro quadrato di piastrelle di gres con quello, ad esempio, di un metro quadrato di linoleum. 3.1 Orientamenti normativi internazionali e nazionali22 Il metodo LCA nasce in ambito industriale e solo recentemente è stato “trasferito” e applicato al settore delle costruzioni. Con non pochi ostacoli e difficoltà, legate alla peculiarità del settore. Molte sono oggi le sollecitazioni normative che indirizzano verso un approccio al ciclo di vita (Life Cycle Thinking). Il quadro di riferimento dei percorsi normativi, delle politiche di incentivo e dell’evoluzione degli strumenti segue sostanzialmente due percorsi autonomi, che oggi stanno difficoltosamente ricongiungendosi in alcuni contesti: la valutazione ambientale dell’edificio e la valutazione ambientale dei prodotti edilizi. Per la valutazione ambientale dell’edificio, nel precedente paragrafo 2.2 abbiamo evidenziato che, sia in ambito internazionale sia in ambito nazionale, si sono affermati sistemi di valutazione a punteggio, che hanno però diverse criticità. Innanzitutto hanno un approccio apparentemente prestazionale, ma articolato in una tale molteplicità di indicatori che finisce per essere prescrittivo: per esempio, si definiscono soglie di trasmittanza termica da rispettare, quando lo scopo prestazionale effettivo è il risparmio di energia, e quindi basterebbe la verifica di questo indicatore. Inoltre, l’impostazione è volta a “ottimizzare” singoli elementi del progetto senza un approccio sistemico e una verifica complessiva dei risultati: viene dato per scontato che la somma di prestazioni corrisponda alla prestazione finale complessiva dell’edificio, ma questo non sempre accade, anche perché spesso la soluzione progettuale ottimale per soddisfare un certo requisito va a detrimento di altri requisiti (il progetto è sempre un compromesso di esigenze spesso conflittuali). Infine, manca totalmente un approccio al ciclo di vita, soprattutto nei criteri legati alla scelta di materiali e 21 22 http://lcarifiuti.net/wiki/Metodologia_LCA#Un_esempio Adattemento da testo a cura di Monica Lavagna. In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca PAGINA: 16 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO componenti edilizi: anche gli indicatori legati alla verifica dei consumi di energia computano separatamente l’energia incorporata nei materiali e l’energia in uso, senza un bilancio unitario dell’intero ciclo di vita. La necessità di integrare l’approccio al ciclo di vita in tali strumenti è stato affermato all’interno della norma ISO/TS 21931-1:2006 Sustainability in building construction – Framework for methods for assessment of environmental performance of construction works, e all’interno di diverse normative, tra cui, peraltro anche la Direttiva EPBD Energy Performance of Buildings, che ha portato alla direttiva EuP 2005/32/CE, sull’Ecodesign dei prodotti che consumano energia. Il gruppo CEN TC/350 Sustainability of construction works. Framework for assessment of buildings è stato incaricato di armonizzare i diversi strumenti di valutazione ambientale degli edifici, in modo da definire regole comuni sovranazionali nel caso di comparazioni tra Stati differenti, e di introdurre l’approccio al ciclo di vita, integrando nella valutazione ambientale dell’edificio la certificazione ambientale di prodotto EPD. L’obiettivo è di definire uno strumento di valutazione della sostenibilità ambientale che integri istanze ambientali, sociali (di salute e benessere) ed economiche (Life Cycle Cost). I metodi di valutazione e le norme che confluiranno in questo strumento sono: il Life Cycle Assessment (ISO 14040), i metodi di valutazione delle prestazioni energetiche (CEN/TC89, TC156, TC169, TC228, TC247), il metodo di stima della vita utile degli edifici (Service Life Estimation of Buildings, ISO TC/59/SC14), le dichiarazioni di vita utile dei prodotti (Service Life Declarations, ISO TC59/SC14) e le norme relative al rilascio di sostanze pericolose (TC351). Il Ministero dello Sviluppo Economico, che si sta occupando di definire le linee guida per la certificazione energetica degli edifici, si è reso conto della necessità espressa dal mercato di avere a disposizione, oltre alla certificazione energetica, anche una certificazione ambientale degli edifici, volta a premiare la qualità di edifici a elevate prestazioni e ha avviato una richiesta alla Comunità Europea per avviare le procedure di definizione di un marchio di qualità ecologica (Ecolabel) degli edifici. La richiesta è stata accolta e la Comunità Europea ha dato mandato all’Italia di definire i criteri. Esistono già esperienze all’estero di Ecolabel nazionali degli edifici: in particolare, la Danimarca ha realizzato un Ecolabel per le “small house”. La certificazione è stata utilizzata come forma di incentivo da parte degli enti pubblici: per esempio, la costruibilità di un terreno veniva concessa solo in relazione al rispetto dei criteri e all’accesso alla certificazione. La perplessità che emerge è la conflittualità che esiste tra l’impostazione dell’Ecolabel, che è una derivazione dei sistemi multicriterio con la fissazione di soglie prestazionali sui singoli indicatori, e l’impostazione valutativa proposta dal CEN, basata sul ciclo di vita, indicatori sintetici e l’attivazione delle etichettature EPD di prodotto. In questo quadro, emerge la necessità di orientare la valutazione ambientale degli edifici verso un approccio al ciclo di vita e di integrare la valutazione ambientale dei prodotti edilizi “dentro” tale valutazione sistemica. Le possibili conseguenze normative sono molteplici. Da un approccio prescrittivo, articolato come elenco di requisiti da soddisfare, si passerebbe a un approccio prestazionale, basato sull’effettivo carico ambientale dell’edificio nel suo insieme. Come la certificazione energetica degli edifici, a livello internazionale, chiede di esprimere l’indicatore sintetico del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale, espresso in kWh/m2a, così si auspica che la certificazione ambientale di un edificio sia espressa per indicatori sintetici, legati a un bilancio del ciclo di vita: energia primaria (kWh/m2a), effetto serra (kg di CO2 eq.), acidificazione (g di SO2 eq.), eutrofizzazione (g di PO4 eq.), formazione di ossidanti fotochimici (g di C2H4 eq.); PAGINA: 17 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO indipendentemente dalle scelte di progetto. Con la possibilità di integrare verifiche sul comfort e salubrità. Questa è la strada scelta per esempio dalla Germania e che ha già portato a una diffusione delle EPD. Le difficoltà da superare per arrivare a questo traguardo sono tante: la preparazione degli operatori, la diffusione e disponibilità di informazioni ambientali, la definizione degli scenari di durata dei materiali, di manutenzione dell’edificio e di dismissione e riciclaggio dell’edificio e dei suoi componenti, l’integrazione di indicatori relativi alla sostenibilità economica (LCC) e sociale ecc. Però è importante definire il traguardo e il percorso, al fine di orientare gli studi, la ricerca e le normative verso l’uso e l’applicazione di strumenti adeguati per la definizione di edifici “sostenibili”. Le applicazioni dell’LCA in edilizia23 3.2 Per fare una valutazione LCA di un edificio di nuova costruzione occorre anzitutto definire la durata della vita utile dell’edificio stesso (in relazione alla funzione a cui è destinato) e del sistema impiantistico. Da tali durabilità dipendono infatti i cicli manutentivi e la quantità di energia complessiva derivante dall’uso dell’edificio. Successivamente si definiscono i flussi ambientali in entrata e in uscita delle seguenti fasi di vita dell’edificio: Fase di costruzione dell’edificio (analisi LCA dei materiali e dei componenti di tutti i sistemi costruttivi). Le quantità di materiali e componenti edili impiegati vengono definite sulla base del computo metrico estimativo. Questo passaggio rappresenta la fase di inventario da cui partire per effettuare l’analisi degli impatti ambientali della fase di costruzione dell’edificio. Per ogni materiale e componente occorre associare alle quantità computate i flussi in entrata ed in uscita relativi a: - estrazione delle materie prime; - produzione dei materiali edili; - produzione vera e propria; - trasporto in cantiere; - messa in opera. A questi vanno sommati i flussi relativi ai processi di produzione dei macchinari da cantiere (scavatori, montacarichi, gru). Inoltre vanno quantificati anche i costi interni di costruzione. Fase di costruzione del sistema impiantistico (analisi LCA dei materiali e dei componenti relativi al sistema impiantistico). Occorre computare le quantità di materiali e componenti costituenti l’impianto termico (per la climatizzazione sia estiva che invernale), l’impianto elettrico e quello idrico. Successivamente alle quantità computate vanno associati i flussi in entrata e in uscita relativi a: - estrazione delle materie prime; - produzione dei materiali edili; - produzione vera e propria; - trasporto in cantiere; - messa in opera. Vanno computati inoltre i costi interni del sistema impiantistico. Fase di fine vita dei materiali edili e Fase di fine vita dell’impianto: per ogni tipo di materiale e componente impiegati, in relazione a come questi sono stati messi in opera e connessi con gli 23 Adattamento da testo a cura di Umberto Desideri, Daniela Leonardi, Livia Arcioni, Chiara Consalvi (In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshop-della-rete-lca) e da Wikipedia, voce “Valutazione LCA degli edifici” PAGINA: 18 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO altri materiali, si deve definire lo scenario di fine vita a minor impatto ambientale. Si definiscono i costi interni relativi al trattamento di fine vita dell’edificio e del sistema impiantistico; Fase di gestione (analisi LCA degli impatti relativi alle opere di manutenzione): i cicli manutentivi di materiali e componenti dell’edificio e del sistema impiantistico, necessari per il perdurare nel tempo delle prestazioni loro richieste in fase progettuale, sono definiti in relazione alla durata di vita utile ipotizzata dell’edificio. Si definiscono i materiali e componenti da sostituire perché obsoleti o usurati e i relativi flussi ambientali per: - nuova produzione; - trasporto al sito; - messa in opera; con i relativi costi di manutenzione e lo scenario di fine vita a cui viene destinato il materiale sostituito alla fine della vita utile dell’edificio. Fase d'uso (analisi LCA dei consumi idrici ed energetici) occorre quantificare i fabbisogni annuali richiesti in termini di: - consumi idrici; - consumi elettrici per illuminazione; - energia primaria per la climatizzazione invernale; - energia primaria per la climatizzazione estiva; - energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria ACS; Vanno stimati anche i costi monetari. Il passo conclusivo di tale procedura è la somma delle fasi di valutazione sopra enunciate: LCA tot = LCA materiali e componenti di tutti i sistemi costruttivi + LCA materiali e componenti del sistema impiantistico + LCA fase di fine vita dei materiali edili e dell’impianto + LCA impatti relativi alle opere di manutenzione + LCA consumi idrici ed energetici. I metodi di valutazione della compatibilità ambientale degli edifici sviluppati con approccio LCA consistono dunque nell’aggregare i risultati di analisi LCA sviluppate su materiali e componenti edilizi includendo anche la valutazione delle energie necessarie al funzionamento degli edifici. Tra i metodi di valutazione a livello internazionale applicabili al settore edilizio ci sono: il metodo olandese Eco-indicator 99. Le categorie di impatto confluiscono in tre categorie di danno ambientale: salute umana, qualità dell’ecosistema, risorse; il metodo svedese EPS 2000 (Environmental Priorità Strategies in product development). Le categorie di impatto confluiscono in tre categorie di danno ambientale: salute umana, capacità produttiva degli ecosistemi, stock di risorse abiotiche, biodiversità; il metodo danese EDIP (Environmental Design of Industrial Products). Le categorie di impatto confluiscono in tre categorie di danno ambientale: impatto ambientale, consumo delle risorse, impatto nell’ambiente di lavoro; il metodo svizzero IMPACT 2002+. Le categorie di impatto confluiscono in tre categorie di danno ambientale: salute umana, qualità dell’ecosistema, cambiamento climatico, risorse. Per effettuare l’analisi dell’impatto ambientale associato al ciclo di vita di un prodotto è necessario l’utilizzo di strumenti software: attualmente sono disponibili sul mercato mondiale numerosissimi software di supporto per la LCA. Nonostante ognuno di essi abbia delle proprie caratteristiche, quasi tutti sono basati sulla stessa metodologia ed hanno, quindi, molte caratteristiche comuni. Non tutti, ovviamente, sono adatti a realizzare uno studio di LCA nel settore edilizio; i principali software utilizzabili per tale settore sono: PAGINA: 19 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Athena Impact Estimator for Buildings, Canada: in Nord America, è il solo strumento software di LCA che valuta l’intero edificio. Usando l’Estimator, architetti ed ingegneri possono facilmente valutare e confrontare le implicazioni ambientali degli edifici industriali, istituzionali, commerciali e residenziali sia di nuova realizzazione sia esistenti. L’Estimator prende in considerazione gli impatti ambientali di: produzione e trasporto di materiali, costruzione in-situ, variazione regionale nell’uso di energia e nei trasporti, tipo di edificio, effetti della conservazione e del restauro, demolizione. BEES (Building for Environmental and Economic Sustainability), Stati Uniti: è uno strumento pratico, flessibile e trasparente, rivolto ai progettisti, ai costruttori e agli industriali, e include dati di funzionamento ambientali ed economici per 230 prodotti edilizi. In tale software sono analizzate tutte le fasi della vita di un prodotto: acquisizione di materie prime, produzione, trasporto, istallazione, uso e riciclo. Eco-Quantum, Olanda: è uno strumento che quantifica l’impatto ambientale a livello di interi edifici. Gli utenti di Eco-Quantum sono gli architetti e le pubbliche amministrazioni. Gli architetti usano tale software come strumento di eco-progettazione. Invece le pubbliche amministrazioni, soprattutto comuni e province, hanno con Eco-Quantum uno strumento per chiedere e verificare una certa prestazione minima riguardo l’impatto ambientale di un edificio. I dati tipici da inserire nel programma sono la dimensione dell’edificio, la durata della vita dell’edificio, l’uso dei materiali, l’uso di acqua e l’uso di energia. Il database contiene più di 100 componenti edili con cui è possibile scegliere tra più di mille alternative. L’aspetto nuovo di Eco-Quantum è che i calcoli ambientali ed i calcoli energetici sono integrati. Quindi, per esempio, se si sceglie un materiale che aumenta l’uso di energia per il riscaldamento in casa, automaticamente viene rifatto il calcolo energetico ed anche il calcolo ambientale. Envest 2, Regno Unito: semplifica il processo di progettazione di edifici a basso impatto ambientale e bassi costi. I progettisti immettono i dati relativi al disegno del loro edificio e i materiali scelti: Envest 2 identifica gli elementi con più influenza sull’impatto ambientale dell’edificio e i costi della sua intera vita e mostra gli effetti della scelta di materiali diversi. LEGEP, Germania: è uno strumento di supporto nella progettazione, costruzione e valutazione di edifici nuovi o esistenti. Il database contiene la descrizione di tutti gli elementi di un edificio ed i costi del loro ciclo di vita; LEGEP stabilisce i bisogni energetici per riscaldamento, acqua calda, elettricità ed i loro costi. LEGEP è formato da quattro strumenti software, ognuno con il proprio database organizzato gerarchicamente: inizia con dati di LCI, di materiali da costruzione, descrizione del processo lavorativo, elementi semplici, elementi composti e termina con macroelementi come oggetti edilizi. Tali software prendono in considerazione l’intero ciclo di vita di un edificio, in quanto ogni azione associata ad una fase può avere riflessi su fasi precedenti o successive: viene, pertanto, considerata l’estrazione delle materie prime, la produzione ed il trasporto dei materiali, la costruzione in-situ, l’occupazione, la demolizione ed il successivo riuso, riciclaggio e smaltimento dei materiali. All’interno dei software sono contenuti o possono essere importati i database, i cui dati sono utilizzati per eseguire l’analisi dell’inventario (LCI). A livello mondiale sono disponibili numerosi database: negli ultimi anni, infatti, sta crescendo l’attenzione nei confronti della realizzazione di strumenti software e database a supporto della LCA. L’Italia risulta essere ancora indietro rispetto ad altri Paesi: l’unica banca dati italiana attualmente disponibile è la DIM, contenuta all’interno del software eVerdEE prodotto dall’ENEA ed accessibile alle PAGINA: 20 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO PMI. I dati contenuti all’interno della DIM risultano, però, insufficienti per realizzare uno studio di LCA nel settore edilizio. Nei prossimi mesi dovrebbero tuttavia essere disponibili dati relativi all’edilizia italiana: la Regione Marche ed ITACA (Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale) stanno, infatti, collaborando con l’ITC-CNR (Istituto per le tecnologie delle costruzioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche) per la realizzazione della prima banca dati in Italia dei materiali di riferimento per costruzioni ad elevata prestazione ambientale. Esempio di LCA di una soluzione tecnica di involucro24 Nella figura seguente è riportata una tabella riassuntiva delle caratteristiche prestazionali (resistenza termica, trasmittanza termica, massa volumica, attenuazione e sfasamento) e dell’ecoprofilo di una soluzione tecnica di involucro (energia incorporata o energia primaria non rinnovabile, energia incorporata o energia primaria rinnovabile, effetto serra, acidificazione, eutrofizzazione, ossidanti fotochimica, assottigliamento dello strato di ozono). La procedura per definire gli impatti ambientali consiste nel definire lo spessore dei diversi strati e la relativa densità in base al materiale costituente, al fine di ottenere la massa frontale di ciascuno strato (quantità di materiale presente in 1 mq di quello strato), che costituisce il flusso di riferimento da moltiplicare per i valori di impatto ambientale (espressi a mc e a kg). Si ricava così per ogni strato il valore di impatto ambientale relativo a 1 mq di sviluppo di involucro. Dalla somma dei valori di tutti gli strati si ottiene il valore complessivo della soluzione tecnica, riferito a 1 mq di involucro. I dati unitari di impatto ambientale (espressi a mc e a dg) sono stati elaborati con il software SimaPro7, avvalendosi della banca dati Ecoinvert v.1.3.). 24 Tabelle elaborate da Katia Gardino, durante l’attività di tirocinio svolta presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano. Tratte da: Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. PAGINA: 21 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 3.3 I benefici ambientali conseguibili attraverso l’applicazione dell’LCA in edilizia25 Con riferimento alle differenti fasi del processo edilizio emerge come le modalità di scelta dei materiali e di configurazione degli elementi tecnici (tecniche costruttive) tendano ad influenzare le prestazioni ambientali dell’edificio nel corso della sua vita utile. I soli consumi energetici connessi all’estrazione, produzione, trasporto, movimentazione ed assemblaggio dei materiali e prodotti edilizi manifestano un’incidenza stimabile fra il 10 ed il 15%. Per l’Italia tale valore si attesta intorno al 13,6% del totale di settore. A questi si aggiungono i consumi energetici legati alle attività di manutenzione, smontaggio/sostituzione e dismissione che si attestano intorno al 3-8%. L’incidenza complessiva dell’energia inglobata nell’edificio sul ciclo di vita oscilla pertanto fra il 13 ed il 23%. Volendo estendere l’indagine agli impatti ambientali correlati (consumo di risorse, emissioni e relativi danni causati alla salute umana ed all’ecosistema), emerge come tale incidenza si attesti, in funzione dei differenti contesti territoriali, mix energetici e tecnologie impiegate, fra il 24 ed il 28% degli impatti complessivi generati dall’edificio. Studi scientifici sull’argomento evidenziano la possibilità di ridurre gli impatti correlati agli usi energetici in fase di esercizio (pari a circa l’85% del totale) agendo sulla scelta delle tecnologie edilizie ed impiantistiche. L’uso di materiali con ridotta energia inglobata, di soluzioni costruttive per il risparmio (isolamento termico, schermature solari), l’accumulo (sistemi solari passivi e attivi) e l’efficienza energetica (impianti ed apparecchiature), consentirebbe una riduzione degli impatti compresa fra il 25 ed il 50%. Evidenziano altresì alcuni ambiti d’incertezza, e di potenziale intervento, legati alla durata degli elementi tecnici ed alla gestione del loro fine vita. Un maggiore controllo di detti fattori attraverso criteri di life cycle service (ISO 15686-2, 2001) e di eco-design (ISO/TR 14062, 2002), con particolare riferimento al design for disassembly and recycling, porterebbe ad un miglioramento delle prestazioni ambientali di circa il 20%. 4 I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE Nei precedenti paragrafi di questa prima parte dell’analisi di contesto si è fornita una panoramica generale dei principali riferimenti, normativi e metodologici, che concorrono a delineare il settore dell’edilizia sostenibile. Il quadro di riferimento che ne risulta è molto articolato, ancora piuttosto frammentario e in corso di progressiva evoluzione. Nell’ambito di questa indubbia complessità, negli ultimi anni si sono tuttavia consolidati alcuni riferimenti concettuali, metodologici e normativi relativi a prodotti e strumenti per l’edilizia sostenibile, seppure parziali e sicuramente ancora inadeguati a garantire un approccio esaustivo a questo tema, che pure rappresentano una importante base di partenza per promuovere, presso gli operatori del settore, l’effettiva applicazione di buone pratiche di edilizia orientate alla riduzione delle pressioni ambientali del settore. Nel seguito si presenta dunque una sintetica descrizione di questi prodotti e servizi, riprendendo in parte anche concetti e definizioni già illustrate nei precedenti paragrafi, ma fornendone una definizione di sintesi, orientata prevalentemente a chiarirne gli aspetti e le potenzialità di applicazione concreta. 25 Adattamento da testo a cura di Antonio Basti. In: In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca PAGINA: 22 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 4.1 La certificazione ambientale degli edifici La certificazione ambientale degli edifici è un strumento, di carattere volontario, che prevede l’applicazione di un sistema di valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici per arrivare a conferire una certificazione del livello di qualità all’edificio, rispetto a diversi parametri di prestazione ambientale. Fa eccezione alla volontarietà - almeno in Europa - la valutazione delle prestazioni energetiche dell'edificio, che è sottoposta a standard previsti dalla legge (vedi Certificazione Energetica degli edifici). Attualmente gli strumenti di certificazione ambientale degli edifici sono basati sui sistemi a punteggio. Tra gli strumenti a punteggio analizzati precedentemente, gli unici che in questo momento consentono di accedere a una certificazione ambientale dell’edificio sono26: BREEAM27: sviluppato da un ente di ricerca inglese, il Building Research Establishment (BRE), a partire dal 1988. Il sistema valuta il livello di sostenibilità raggiunto dall’intervento in ragione delle scelte compiute durante la sua pianificazione e progettazione. Per ottenere un giudizio circa il grado di sostenibilità raggiunto dal bene oggetto di indagine, sono state determinate sette macroaree di approfondimento (energia, trasporto, inquinamento, materiali, acqua, utilizzo di territorio ed ecologia, salute e benessere), a loro volta suddivise in una serie di argomenti specifici. La valutazione viene applicata su base volontaria e viene effettuata da certificatori autorizzati dal BRE. Viene quindi rilasciato un certificato con riportato il livello di performance ambientale dell’edificio. Il riconoscimento prevede vari livelli di punteggio, a cui corrisponde il riconoscimento delle categorie eccellente, monto buono, buono, sufficiente. LEED28: è uno standard per la valutazione degli edifici sotto il profilo dell’efficienza nell’uso delle risorse e degli impatti ambientali generati, sviluppato negli Stati Uniti dal U.S. Green Building Council (USGBC), una organizzazione non governativa che comprende molti esponenti dell’industria, dell’accademia e del governo. A partire dal 1998 questo sistema per la valutazione energetico-ambientale degli edifici, il Leadership in Energy and Environmental Design (LEED), prevede sette prerequisiti obbligatori e l’attribuzione di un massimo di 69 punti divisi in sei categorie. Non ha un sistema di pesatura: tutti i requisiti hanno medesimo peso. Il sistema si articola in diverse procedure a seconda della destinazione d’uso dell’edificio e prevede vari livelli di punteggio, a cui corrisponde il riconoscimento delle categorie “Certificato”, “Argento”, “Oro”, “Platino”. Applicato su base volontaria, il processo di certificazione prevede che la procedura valutativa sia svolta dal gruppo di progetto (dal richiedente) sotto forma di autocertificazione (non è prevista la figura del valutatore) e che sia fornita una documentazione esplicativa che attesti la risposta ai vari requisiti. Il USGBC provvede poi a verificare la rispondenza della documentazione e a rilasciare la certificazione. Eco-bau29: è un sistema di certificazione, sviluppato in Svizzera, che integra il sistema di certificazione energetica (che verifica solamente il comfort termico e il risparmio di energia) con la verifica del comfort luminoso, acustico e della qualità dell’aria interna. Vengono inoltre richieste verifiche sulla “ecologicità” della costruzione, in relazione alla scelte delle materia prime, dei processi di produzione e degli scenari di smontabilità e riciclabilità dei componenti edilizi (con un approccio al ciclo di vita). 26 Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. www.breeam.org 28 www.usgbc.org/LEED 29 www.eco-bay.ch 27 PAGINA: 23 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Total Quality30: introdotto in Austria, questo metodo definisce degli obiettivi soglia da raggiungere durante la progettazione, che devono essere verificati una volta realizzato l’edificio, per poter ottenere la certificazione ambientale (Building Qualità Certificate). I risultati della valutazione vengono usati per attribuire il livello di qualità raggiunto dall’edificio. Il Protocollo di Itaca, così come il metodo, da questo derivato, definito dalla Regione Toscana nelle “Linee guida per l’edilizia sostenibile in Toscana”, non consentono ancora di accedere a una certificazione. 4.2 La certificazione energetica degli edifici La certificazione energetica è una attestazione di qualità energetica degli edifici, codificata da una specifica normativa sia a livello europeo che nazionale (vedi precedente paragrafo 2.2). Ai sensi della normativa nazionale, a partire dal 1 luglio 2009 tutti gli immobili devono essere dotati dell’attestato di certificazione energetica, ad eccezione degli immobili ricadenti nel codice dei beni culturali e del paesaggio, dei fabbricati industriali, artigianali ed agricoli non residenziali quando gli ambienti sono riscaldati da esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili, e dei fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 mq. Le Linee guida nazionali (DM 26 giugno 2009) disciplinano la prestazione energetica degli edifici, la metodologia di classificazione degli edifici, i metodi di calcolo, la rappresentazione grafica delle prestazioni e il modello di attestato energetico. La prestazione energetica complessiva dell’edificio, espressa attraverso l’indice di prestazione energetica globale EPgl, tiene conto: del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale ed estiva, per la produzione di acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale; dell’energia erogata e dell’energia ausiliaria dei sistemi impiantistici, incluso i sistemi per l’autoproduzione o l’utilizzo di energia. Fulcro del sistema di certificazione energetica è il certificato energetico dell’edificio, che valuta l’efficienza energetica di un edificio ed è in grado di prevedere i costi di gestione dello stesso in termini di consumo di energia. La certificazione energetica ha una validità massima di 10 anni, viene aggiornata ad ogni intervento di ristrutturazione sia edilizio che impiantistico in grado di modificare la prestazione energetica dell’edificio, e non viene inficiata dall’emanazione di provvedimenti di aggiornamento del decreto del 26 giugno 2009. Il certificato deve essere prodotto da un professionista indipendente rispetto alla progettazione o alla direzione lavori. Il decreto fissa sette classi (classificazione energetica degli edifici), dalla A alla G, più l’eccellenza della A+, per indicare i consumi di appartamenti, villette ed edifici commerciali in termini di kWh/annui al metro quadrato per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda, con un accenno al raffrescamento estivo31. Per la valutazione della prestazione energetica dell’edificio il decreto stabilisce due diversi metodi: 1. “Metodo calcolato di progetto”, che prevede la valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso del progetto energetico dell’edificio come costruito e dei sistemi impiantistici a servizio dell’edificio come realizzati. Questo metodo è di riferimento per gli edifici di nuova costruzione e per quelli completamente ristrutturati; 30 31 www.iswb.at La certificazione energetica degli edifici, in: ARPATnews n.182, giovedì 24 settembre 2009, Anno VII n. progressivo 1453. PAGINA: 24 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 2. “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio o standard”, che prevede la valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso ricavati da indagini svolte direttamente sull’edificio esistente. In questo caso le modalità di approccio possono essere: - mediante procedure di rilievo, anche strumentali, sull’edificio e/o sui dispositivi impiantistici effettuate secondo le normative tecniche di riferimento, previste dagli organismi normativi nazionali, europei e internazionali, o, in mancanza di tali norme dalla letteratura tecnicoscientifica; - per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali, regionali o locali; - sulla base dei principali dati climatici, tipologici, geometrici ed impiantistici. Per quanto riguarda le procedure di rilievo, un’utile verifica strumentale è rappresentata dalle indagini termografiche, che aiutano a identificare preventivamente zone energicamente critiche (con importanti scambi termici), ed in quei punti misurare il valore di trasmittanza termica. La termografia di un edificio indica con precisione, basandosi su differenze di temperatura superficiali, il punto preciso dove intervenire per eliminare eventuali perdite di energia e consente di emettere attestati di certificazione energetica sulla base di misure affidabili e precise. 4.3 La progettazione sostenibile e le tecnologie costruttive Nell’attuale scenario progettuale sono individuati diversi approcci alla progettazione sostenibile, espressione di diversi orientamenti culturali, accomunati dal perseguimento dell’obiettivo della sostenibilità ambientale: Architettura ecologica32. Si tratta dell'espressione più diffusa riferita all'architettura “ambientalmente responsabile” (dove intendiamo per architettura = arte del costruire; eco = oikos = ambiente). Dicitura di origine anglosassone, accoglie molte delle problematiche poste dall'architettura bioclimatica, ma imposta l'asse della qualità architettonica e urbana essenzialmente intorno a problemi di salubrità, occupandosi delle cause dell'inquinamento interno degli edifici, studi ai quali in Italia hanno contribuito ambiti connessi con la medicina del lavoro. Vi è quindi una confluenza con principi relativi alla sostenibilità ambientale delle scelte e con temi economici e di programmazione generali, mentre si mantengono in ombra le componenti più psicologiche, filosofiche ed umanistiche. Più recentemente, sulla scia delle direttive indicate nel 1992 dalla Conferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile, l'espressione «architettura ecologica» tende ad essere sostituita dall'espressione «attività costruttiva sostenibile», con più evidenti i riferimenti agli aspetti socio-economici posti dalle emergenze ambientali globali. Volendo indicare le tematiche più specifiche dell'architettura ecologica, queste sono riferibili a: inquinamento indoor; ciclo di vita dei materiali e dei componenti; comportamento energetico degli edifici e delle soluzioni tecnologiche; valutazione eco-economica delle varie fasi del processo edilizio e del suo impatto sull'ambiente; riuso e riciclaggio dei materiali; ricerca di materiali e soluzioni alternative rispetto a sostanze rivelatesi dannose per la salute o per l'ambiente (amianto, Cfc, ecc.) Architettura bioclimatica33. Si occupa dello studio delle soluzioni tipologiche e delle prestazioni dei sistemi tecnologici che rispondono maggiormente alle caratteristiche ambientali e climatiche del sito, e che consentono di raggiungere condizioni di benessere all'interno degli edifici. 32 ITACA, Gruppo di Lavoro Interregionale in materia di bioedilizia, “Protocollo Itala” per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un edificio, Relazioni e documenti, Roma, 15 gennaio 2004 33 ITACA, Gruppo di Lavoro Interregionale in materia di bioedilizia, “Protocollo Itala” per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un edificio, Relazioni e documenti, Roma, 15 gennaio 2004 PAGINA: 25 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso un'attività progettualmente consapevole nell'uso delle risorse disponibili. Da un simile approccio si possono massimizzare i benefici ottenibili mediante l'impiego delle energie rinnovabili e, in particolare, dall'uso dell'energia solare, riducendo al minimo l'apporto degli impianti alimentati con fonti energetiche non rinnovabili. Infatti, ottimizzando l'irraggiamento solare e l'energia contenuta nell'aria degli ambienti interni si possono raggiungere notevoli guadagni termici; inoltre, l'attenta progettazione secondo le condizioni climatiche e lo sfruttamento delle fonti naturali, comporta notevoli vantaggi anche per quanto riguarda l'illuminazione, la ventilazione e il raffrescamento degli ambienti interni. Gli edifici «bioclimatici» sono opere architettoniche in genere caratterizzate dall'utilizzazione di componenti e/o sistemi edilizi che, oltre ad esplicare la loro funzione specifica, sono anche in grado di assolvere funzioni energetiche, ossia di captare, accumulare, conservare e restituire l'energia termica trasportata dai raggi solari. Altro obiettivo dell'architettura bioclimatica è quello di raffrescare naturalmente gli edifici, a mezzo di tecniche di espulsione del calore indesiderato verso dissipatori di calore «ambientali» (aria, cielo, terra e acqua), con l'ausilio di metodi naturali di trasferimento del calore. Infine, un edificio con caratteristiche di progettazione bioclimatica prevede l'ottimizzazione nell'uso della componente luminosa dell'energia solare. Il fine è quello di sfruttare il più possibile l'illuminazione naturale negli ambienti, sostituendola a quella di tipo artificiale mantenendo al tempo stesso un buon livello di comfort visivo. Bioarchitettura34. Il termine Bioarchitettura si riferisce alla disciplina detta Baubiologie, (studio degli esseri viventi in relazione alle costruzioni, "biologia del costruire"), nata in Germania grazie agli studi condotti dal dott. Palm e introdotta nel 1976 dal dott. Schneider, fondatore dell'Istituto di biologia edile di Neubern (Germania). Si definisce Bioarchitettura® l'insieme delle discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell'ecosistema ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà e da un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, la Bioarchitettura® tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e futura. La novità programmatica della Bioarchitettura non risiede nella specificità delle singole discipline, quanto nelle connessioni capaci di determinare una visione olistica del territorio e della qualità architettonica. Nella bioarchitettura35, il recupero di alcuni metodi di rapportarsi alla natura, per costruire ambienti sani e per garantire il benessere degli abitanti, risparmiando energia, porta all’utilizzo di tecnologie tradizionali e di materiali “naturali”. Questo approccio si caratterizza anche per l’adozione e riscoperta di antiche tradizioni costruttive locali (come la terra cruda, la paglia, il bambù). La distinzione tra questi diversi approcci, nella pratica applicativa, non è molto netta. Gli stessi progettisti che operano e si riconoscono in uno dei tre orientamenti, spesso sconfinano negli altri, perché le strategie tendono a fondersi e confondersi. Al di là dell’approccio metodologico, una progettazione sostenibile richiede necessariamente l’adozione di tecnologie costruttive che consentano di realizzare un edificio ad elevate prestazioni, rispetto a diversi parametri ambientali. Facendo riferimento, ad esempio, ai parametri di prestazione ambientale 34 35 Istituto Nazionale di Bioarchitettura, in: http://www.bioarchitettura.it/ Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. PAGINA: 26 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO individuati nelle “Linee guida per l’edilizia sostenibile in Toscana”, gli aspetti di cui tenere conto in fase progettuale, per una progettazione sostenibile, possono essere così individuati: 1 – Qualità ambientale esterna: Comfort visivo-percettivo; Integrazione con il contesto; Inquinamento atmosferico locale; Inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza; Inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza; Inquinamento acustico; Inquinamento del suolo; Inquinamento delle acque. 2 – Risparmio di risorse: Isolamento termico; Sistemi solari passivi; Produzione acqua calda; Fonti non rinnovabili e rinnovabili; Riduzione consumi idrici; Riutilizzo dei materiali edili; Riciclabilità dei materiali edili; Riutilizzo di strutture esistenti; 3 – Carichi ambientali: Gestione delle acque meteoriche; Recupero acque grigie; Permeabilità delle superfici; 4 – Qualità ambiente interno: Illuminazione naturale Isolamento acustico di facciata Isolamento acustico delle partizioni interne Isolamento acustico da calpestio e da agenti atmosferici; Isolamento acustico dei sistemi tecnici; Inerzia termica; Temperatura dell’aria e delle pareti interne; Controllo dell’umidità su pareti; Controllo agenti inquinanti: fibre minerali; Controllo agenti inquinanti: VOC; Controllo agenti inquinanti: Radon; Ricambi d’aria; Campi a bassa frequenza 5 – Qualità del servizio: Manutenzione edilizia ed impiantistica, protezione dell’involucro esterno; 6 – Qualità della gestione: Disponibilità di documentazione tecnica dell’edificio; Manuale d’uso per gli utenti; Programma delle manutenzioni; 7 – Trasporti: PAGINA: 27 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Integrazione con il trasporto pubblico; Misure per favorire il trasporto alternativo. Le soluzioni progettuali e le tecnologie costruttive per affrontare in modo efficace i diversi aspetti sono ormai mature ed è disponibile un’ampia manualistica di settore, a cui si rimanda per gli approfondimenti. Oltre agli aspetti progettuali, le strategie di riferimento per il perseguimento di elevate performance ambientali degli edifici richiedono un’attenzione alla scelta dei materiali (vedi successivo paragrafo 4.4) e alla scelta delle soluzioni impiantistiche (vedi successivo paragrafo 4.5), come illustrato nei successivi paragrafi. 4.4 I prodotti per la bioedilizia Come abbiamo evidenziato in altre parti del presente Documento, la selezione di materiali e prodotti edilizi è uno dei passaggi più delicati della progettazione ambientale di un edificio, ed è anche uno dei passaggi più difficili, per la carenza di informazioni e indicazioni. Promuovere la produzione e la commercializzazione di prodotti aventi un minor impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita del prodotto significa valutare36: - l’estrazione e l’origine delle materie prime; - la produzione del materiale; - la lavorazione e la messa in opera; - la permanenza nell’edificio, la manutenzione, la sostituzione, - la rimozione, la demolizione, lo smaltimento e il riciclaggio. I requisiti essenziali che i prodotti da costruzione dovranno avere seguendo un approccio orientato alla sostenibilità sono37: - risparmio energetico e ritenzione di calore; - igiene, salute, ambiente; - pulizia e manutenzione; - assenza di sostanze pericolose nella composizione che possono comportare il rilascio di natura chimica (gas, composti organici volatili VOC) o di natura microbioologica (putrescibilità, formazione di muffe, funghi, virus, batteri) ed il rilascio di polveri, fibre o particelle radioattive; - bassa emissività ed inquinamento ambientale nelle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto; - uso di materie prime abbondantemente disponibili; - riciclabilità e la smaltibilità delle materie prime impiegate limitando i rischi ambientali; - sicurezza per i lavoratori nella fase di produzione e per gli utenti nella fase di esercizio; - sicurezza in caso di incendio; - resistenza meccanica; - protezione contro il rumore. Attualmente non esistono normative o leggi che obblighino i produttori a dichiarare tutti i componenti dei prodotti da loro commercializzati. Inoltre non vengono mai date indicazioni sulle modalità di produzione dei prodotti stessi, diviene pertanto difficile, allo stato attuale, identificare un prodotto realmente naturale da uno ottenuto semplicemente da sostanze naturali. Un riferimento utile per la selezione di materiali per la bioedilizia, come evidenziato nel precedente paragrafo 2.3, è rappresentato dalle EPD (Environmental Product Declaration) applicate ai prodotti 36 37 Regione Piemonte – Sportello Bioedilizia, Environment Park, i materiali per l’edilizia ecologica, in: “Manuale tecnico sulla bioedilizia”. In: http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/bioedilizia.htm Direttiva CEE 89/106 in materia di prodotti da costruzione PAGINA: 28 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO edilizi (ai sensi della ISO 21930:2007). Informazioni e riferimenti sono inoltre disponibili nella manualistica di settore (si veda ad esempio il “Manuale tecnico sulla bio-edilizia” predisposto dalla Regione Piemonte38). Altro riferimento atteso è il progetto di banca dati sul ciclo di vita dei materiali e prodotti per l’edilizia, che ITACA, Regione Marche e l’Istituto per le Tecnologie delle Costruzioni del CNR (ITC-CNR) stanno sviluppando sia per i materiali tradizionali che per i materiali innovativi. Nonostante le grandi difficoltà di reperimento dei dati, l’obiettivo del progetto è di realizzare entro il 2009 una banca dati con riferimenti utilizzabili per almeno 150 materiali, dei quali il 20% ad alte prestazioni ambientali. 4.5 Le scelte impiantistiche Oltre alla idonea scelta del sito e all’adozione di materiali e tecnologie costruttive che consentano il massimo contenimento degli impatti ambientali, l’altro elemento di fondamentale importanza per perseguire la sostenibilità ambientale in edilizia riguarda le scelte impiantistiche, ovvero: l’impianto idraulico, per il quale è necessario adottare soluzioni che consentano il massimo risparmio idrico, tra cui: dispositivi per ridurre i consumi dello scarico dei WC, raccolta delle acque meteoriche, raccolta differenziata degli scarichi e riuso delle acque di scarico, adozione di tecniche di depurazione naturale ecc.; l’impianto elettrico, per il quale è necessario adottare soluzioni che consentano il massimo risparmio di energia, tra cui: sistemi di illuminazione ad alta efficienza, impianti di microcogenerazione; l’impianto di riscaldamento/raffrescamento, per il quale è necessario adottare soluzioni che consentano il massimo risparmio di energia, tra cui: generatori di calore ad alta efficienza, corpi scaldanti per la diffusione del calore (pareti radianti, convettori a battiscopa). A questi si deve aggiungere la scelta dei combustibili per l’alimentazione degli impianti e la correlata scelta di impianti per l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, quali pannelli solari termici e fotovoltaici, impianti micro-hydro, pompe di calore geotermiche. Su questi aspetti, sono attualmente disponibili tecnologie consolidate che consentono di conseguire notevoli risparmi. Considerando il problema dei consumi idrici, ipotizzando un consumo medio pro capite di 200 litri al giorno, si stima che circa 70 litri al giorno sono utilizzati per l’igiene personale (doccia, lavaggio mani, denti ecc.), 54 litri per lo scarico del WC, 24 litri per la lavatrice, 30 litri per la cucina e la lavapiatti, 22 litri tra pulizia di casa, innaffiamento e usi esterni. La maggior parte di questi consumi idrici riguarda usi per cui non sarebbe necessaria acqua potabile, basterebbe un’0acqua chiarificata, inodore, m non necessariamente potabile. Gli usi che richiedono acqua veramente potabile, ad essere prudenti, potrebbero essere limitati a bagno e igiene personale (32%), cucina alimentare (12%), lavapiatti (3%): si tratta di meno della metà dei consumi domestici attuali39. Per quanto riguarda i consumi energetici, già in altre parti di questo documento abbiamo evidenziato come sia oggi possibile ridurre gli impatti correlati agli usi energetici in fase di esercizio di un edificio (pari a circa l’85% del totale) agendo sulla scelta delle tecnologie edilizie ed impiantistiche. L’uso di materiali con ridotta energia inglobata, di soluzioni costruttive per il risparmio (isolamento termico, schermature solari), l’accumulo (sistemi solari passivi e attivi) e l’efficienza energetica (impianti ed apparecchiature), consentirebbe una riduzione degli impatti compresa fra il 25 ed il 50%. 38 39 http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/bioedilizia.htm Conte G., Nuvole e sciacquoni, come usare meglio l’acqua, in casa e in città, Edizioni Ambiente, 2008. PAGINA: 29 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 4.6 La gestione sostenibile dei cantieri Nel settore dell’edilizia l'attività di cantiere riveste una notevole rilevanza rispetto agli impatti ambientali complessivi di un'opera, anche se essi sono generalmente legati al tempo di esecuzione dell'opera e rivestono pertanto un carattere di temporaneità. Un ambito di intervento importante in un’ottica di edilizia sostenibile è dunque anche quello della gestione sostenibile dei cantieri. Ad oggi la normativa ambientale vigente non fornisce specifici indirizzi in merito, demandando ai soggetti attuatori la responsabilità del rispetto dei limiti di legge, a differenza di quanto avviene, ad esempio, per la gestione della sicurezza, dove esistono specifiche norme che impongono strumenti di programmazione e gestione e individuano specifiche figure responsabili, sia da parte del soggetto committente che da parte dell'impresa appaltatrice. Va inoltre tenuto in considerazione che il nuovo Codice Appalti (Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, convertito in Legge 12 luglio 2006, n. 228), ha introdotto per la prima volta, fra i criteri di valutazione delle offerte relative a contratti pubblici per lavori, servizi, forniture, le “caratteristiche ambientali” (art. 83), recependo in tal modo l’orientamento della giurisprudenza comunitaria, in virtù del quale l’offerta può essere valutata anche sulla base di criteri ecologici purché siano collegati all’oggetto dell’appalto, identificati e menzionati negli atti di gara, rispettosi dei principi fondamentali del diritto comunitario (soprattutto quello di non discriminazione) e non conferiscano alla stazione appaltante una libertà incondizionata di scelta. Inoltre il Codice ha incluso le certificazioni ambientali fra i requisiti di capacità tecnica e professionale che le amministrazioni aggiudicatrici possono richiedere agli operatori economici per l’esecuzione di appalti pubblici di servizi (art. 44), recependo in tal modo le Direttive comunitarie 2004/17-18/CE. L’applicazione di Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) per la gestione delle attività di cantiere, certificati secondo le norme ISO 14001 o EMAS, rappresenta una soluzione importante per garantire la mitigazione degli impatti ambientali in questa fase dell’attività edilizia. Un SGA è infatti uno strumento che consente di garantire: il rispetto di tutte le leggi ambientali; la gestione dei cantieri in modo da rendere minima la generazione di rifiuti ed altri effetti nocivi la gestione corretta dei prodotti pericolosi; l’ottimizzazione, per quanto possibile, del consumo di materie prime, di risorse naturali e di per l’ambiente quali l’inquinamento del suolo, dell’acqua, dell’aria e il livello di rumore; energie non rinnovabili, privilegiando logiche di riutilizzo dei materiali; il coinvolgimento del personale per ridurre gli impatti sull’ambiente prodotti dalle loro attività professionali. 4.7 Il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali in edilizia Su questo aspetto si rimanda alla parte III del presente Documento. 5 5.1 BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN ITALIA Metadistretto della bioedilizia – Treviso Il Metadistretto veneto della Bioedilizia (http://www.distrettobioedilizia.it/) è una rete tra realtà imprenditoriali interessate all’edilizia sostenibile, finalizzato a promuovere sinergie e progettualità scambiando risorse, informazioni e tecnologie. Il Metadistretto della Bioedilizia è nato nel 2003, primo in Italia, in provincia di Treviso. Ad oggi è composta da oltre 450 aziende della filiera delle costruzioni PAGINA: 30 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO con più di 6.900 addetti, 40 partner tra associazioni datoriali e non a scopo di lucro, enti pubblici istituzionali, centri studi ed istituzioni scolastiche. L’obiettivo del Metadistretto è quello di promuovere il riposizionamento del comparto delle costruzioni verso un’edilizia sostenibile. La strategia del Metadistretto si fonda sui seguenti elementi: valorizzazione del prodotto “bioedilizia” – il risparmio energetico come motore di un costruire diverso; comunicazione come fattore strategico – la diffusione di esperienze collaudate come punto di riferimento per cittadini, imprese e istituzioni; ricerca e innovazione – i nuovi obblighi di legge come opportunità per promuovere la ricerca di nuovi materiali da costruzione; nuove aggregazioni per la commercializzazione. 5.2 Distretto dell’edilizia sostenibile – Puglia La Regione Puglia ha riconosciuto, nel 2009, il Distretto produttivo dell’edilizia sostenibile, un’aggregazione di attori pubblici e privati creata con l’obiettivo di diffondere sul territorio un nuovo modo di costruire finalizzato a realizzare un prodotto edilizio più evoluto che minimizzi l'utilizzo delle risorse ambientali. L’opportunità è stata offerta dalla legge regionale n. 36/2007 sulla “Promozione e riconoscimento dei distretti produttivi”, uno strumento che favorisce l’unione di imprese per comparti produttivi o filiere in cui si coniugano produzione, ricerca, innovazione e formazione degli operatori, finalizzate ad incrementare la competitività e a conquistare fette di mercato attraverso proposte innovative. Promosso e coordinato da ANCE Puglia, il Distretto dell’edilizia sostenibile coinvolge più di 150 attori, tra imprese edili, produttori di materiali, sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali, centri di ricerca come CETMA ed ENEA, l’Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale, istituti di credito, scuole di formazione professionale, Università e Politecnico di Bari. Il Distretto si propone di diffondere una nuova cultura costruttiva e favorire il mercato delle costruzioni eco-sostenibili in Puglia; attraverso la creazione di reti di imprese del settore il distretto intende sviluppare la qualità costruttiva e l’utilizzo di materiali eco-compatibili in linea con le esigenze dell’edilizia sostenibile, sostenere strategie di recupero del territorio e degli edifici per innalzare la qualità della vita dei suoi abitanti, formare nuove figure professionali specializzate nell’edilizia sostenibile, promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica finalizzata ad implementare l’edilizia sostenibile nella regione40. 5.3 Distretto Tecnologico Energia Ambiente, Habitech – Trentino Habitech, il Distretto Energia Ambiente41 - promosso dalla Provincia autonoma di Trento e riconosciuto dal Ministero dell'Università e della Ricerca - nasce dalla collaborazione tra Università, laboratori di ricerca, imprese private e istituzioni locali con l'obiettivo di realizzare in Trentino filiere produttive, specializzate in edilizia sostenibile, produzione di energia da fonti rinnovabili e tecnologie intelligenti per la gestione del territorio. Habitech promuove un nuovo modello produttivo fondato sulla sinergia tra soggetti diversi - imprese, centri di ricerca, istituzioni - uniti da un intento comune: promuovere lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie pulite e cogliere la questione della tutela ambientale come opportunità. Il Consorzio Distretto Tecnologico Trentino è il braccio operativo di Habitech, il Distretto Energia Ambiente: guidato da un consiglio di amministrazione eletto dalle aziende socie, il Consorzio ha 40 41 Tratto da: http://www.edilportale.com/news/ Tratto da: http://www.trentinosviluppo.it/WebPublic/ddw.aspx?n=5 PAGINA: 31 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO l'obiettivo di dare concretezza ai progetti di Habitech, promuovendo specifiche iniziative imprenditoriali. Circa 184 soci in rappresentanza di oltre 300 imprese, enti di ricerca e agenzie pubbliche, per un totale di più di 8.000, hanno aderito ad un progetto che mette a frutto la vocazione ambientale trentina, dando vita ad un polo di eccellenza per le tecnologie sostenibili, al quale soggetti pubblici e privati possono rivolgersi per reperire soluzioni tecnologiche e gestionali. 5.4 Environment Park, Osservatorio Bioedilizia – Torino Environment Park42 è nato nel 1996 per iniziativa della Regione Piemonte, della Provincia di Torino, del Comune di Torino e dell’Unione Europea e rappresenta un’esperienza originale nel panorama dei Parchi Scientifici e Tecnologici in Europa per aver saputo coniugare innovazione tecnologica ed ecoefficienza. Nel suo complesso, Environment Park dispone di circa 30.000 mq ripartiti tra laboratori, uffici, centri di servizio in un contesto edilizio caratterizzato da soluzioni a basso impatto ambientale. Tra le sue attività, Environment Park gestisce un osservatorio Bioedilizia, che svolge un’attività di consulenza e di progettazione nell’ambito dell’architettura eco-compatibile. Questa professionalità è maturata negli anni attraverso diverse esperienze, nazionali e internazionali. Il servizio proposto comprende il supporto a imprese, professionisti e istituzioni per la definizione delle soluzioni bioedili più aderenti alla specificità degli interventi previsti e compatibili con i vincoli economici fissati, l'analisi dei prezzi e la predisposizione dei capitolati prestazionali. L’offerta di “conoscenza” disponibile riguarda anche tutte quelle operazioni di aggiornamento sulle problematiche della certificazione ambientale degli edifici e dei prodotti, e, in particolare, i nuovi materiali eco-compatibili presenti sul mercato. L’Osservatorio Bioedilizia è una delle attività più sviluppate di Environment Park che ha adottato i principi dell’edilizia sostenibile progettando e realizzando tre interventi di completamento della sua sede: il Centro Servizi, il Totem fotovoltaico e la Centralina Idroelettrica. Gli interventi vogliono essere dimostrativi delle tecnologie oggi presenti sul mercato e, se aggiunti alle numerose partecipazioni ai grandi programmi di riqualificazione urbana, rendono l’Osservatorio uno dei punti di riferimento sul territorio. Il Centro Servizi di Environment Park è stato realizzato secondo i principi dell’architettura sostenibile. L’edificio, collocato in un’area occupata fino a circa vent’anni fa dagli stabilimenti della Teksid, oggi ospita gli uffici direzionali di Environment Park e alcune aziende. Il suo valore aggiunto è da un lato quello di limitare i consumi energetici, idrici e di materie prime non rinnovabili e dall’altro di garantire la salvaguardia della salute degli utenti attraverso elevati livelli di confort indoor (termoigrometrico, visivo ed acustico). 5.5 Capitolato speciale per la bioedilizia – Veneto La Regione Veneto, nel 2005, ha definito il “Capitolato speciale d’appalto per opere afferenti l’edilizia sostenibile”, come provvedimento correlato alla Legge regionale n. 27/2003 in materia di lavori pubblici. Il Capitolato si applica a tutti i lavori pubblici di competenza regionale ed è riferimento obbligatorio per i lavori pubblici di interesse regionale. La “filosofia” che ha guidato la redazione del Capitolato si ispira ai tradizionali capitolati per appalti di lavori edili ma è priva di quelle clausole amministrative o contrattuali già contenute nel capitolato per l’edilizia “convenzionale” elaborato nel contesto della nuova legge regionale. Gli articoli contenuti nel Capitolato descrivono: le modalità di esecuzione di ogni lavorazione, i requisiti di accettazione dei materiali e dei componenti, le specifiche delle prestazioni, le modalità delle prove, l'ordine da tenersi nello svolgimento delle lavorazioni e, per i lavori di particolare complessità, la normativa di riferimento e la suddivisione delle lavorazioni in classi di importanza. In questo senso non è esclusivamente una 42 Tratto da: http://www.envipark.com/ PAGINA: 32 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO guida per la corretta esecuzione ma, un manuale o, piuttosto, un testo che contiene prescrizioni e definizioni per individuare e definire le caratteristiche particolari che distinguono un materiale e un prodotto per la bioedilizia. L’ossatura principale del nuovo capitolato per la bioedilizia è costruita sulla base della normativa tecnica vigente, utilizzando i criteri fondamentali definiti nella Direttiva 89/106 “Riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli stati membri concernenti i prodotti da costruzione”, la sua applicazione in Italia con il D.P.R. n. 246 e le ulteriori normative utilizzate come principi generali di riferimento: Regolamento 880/92 (Sistema comunitario di assegnazione di un marchio di qualità ecologica); Regolamento 1836/93 (Adesione volontaria delle imprese del settore industriale ad un sistema di ecogestione e audit) e Regolamento 1980/00 (Sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica). 5.6 Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell’edilizia sostenibile – Toscana La Rete per le Agende 21 locali della Toscana, nell'ambito delle attività del Gruppo di Lavoro “Edilizia Sostenibile”, insieme a Regione Toscana e ai Comuni di Pontassieve, Calenzano, Campi Bisenzio, Dicomano, Carmignano ed alla Comunità Montana del Mugello, ha elaborato un insieme di proposte di “Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell'edilizia sostenibile”43. Il regolamento redatto dal gruppo di lavoro “Edilizia Sostenibile” cerca di rispondere alle istanze della sostenibilità ambientale nel settore della pianificazione edilizia, configurandosi come strumento di facile ed immediato utilizzo, che consente di orientare le scelte della progettazione, sia per i nuovi insediamenti che per i recuperi urbani all’interno della città esistente. I principali criteri che hanno guidato la scrittura e l'elaborazione del regolamento di edilizia sostenibile sono: la semplicità della struttura e dell'impostazione metodologica al fine di offrire, soprattutto ai piccoli Comuni, la possibilità di dotarsi di uno strumento volto alla sostenibilità edilizia; l'essenzialità dei contenuti al fine di focalizzare l'attenzione sugli aspetti più critici e quindi più urgenti legati al risparmio delle risorse naturali. I materiali e la normativa a cui il gruppo di lavoro ha fatto riferimento sono stati: Le “Linee guida per la valutazione della qualità energetica ed ambientale degli edifici in Toscana” La L.R. 3 gennaio 2005 n. 1 “Norme per il governo del territorio”; La L.R. 24 febbraio 2005 n. 39 “Disposizioni in materia di energia”; Il D.Lgs. 192/05 e s.m.i. “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico (D.G.R. 322/2005 come modificata dalla D.G.R. 218/2006); nell'edilizia” come modificato dal D.Lgs. 311/06; Il Regolamento di attuazione dell’art. 37, co. 3, della L.R. 3 gennaio 2005 n. 1 “Disposizioni per la tutela e valorizzazione degli insediamenti” (DPGR 9 febbraio 2007, n. 2/R) I requisiti minimi disciplinati dal regolamento sono finalizzati principalmente al risparmio energetico ed idrico, secondo un approccio che prevede requisiti minimi obbligatori ed eventuali requisiti incentivanti per gli interventi di nuova edificazione, e requisiti minimi incentivanti per interventi sul patrimonio edilizio esistente. 43 Tratto da: I quaderni della Rete - Collana della Rete delle Ag21l della Toscana, Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell’edilizia sostenibile, 2007. PAGINA: 33 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 5.7 Rapporto ON-RE 2009: l’innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali L’Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico (ON-RE), promosso da Cresme e Legambiente in collaborazione con Saie Energia, è nato con l’obiettivo di valutare in quale misura il grande dibattito in corso sull’energia sta muovendo un cambiamento anche nel settore edilizio, proponendo come punto di osservazione per guardare ai processi in corso i Regolamenti edilizi comunali. Nel suo secondo Rapporto44, l’Osservatorio fornisce una analisi dettagliata dello stato di applicazione di misure di innovazione energetica e ambientale nei regolamenti edilizi dei comuni italiani. Dal Rapporto emerge che le principali aree di efficienza trattate dai Regolamenti sono: 1. Le norme volte all’obbligo dell’isolamento igrotermico dell’involucro edilizio, alla promozione della copertura verde e dello spessore delle pareti perimetrali: il 77% dei 557 provvedimenti esaminati, che contengono tale prescrizione, riguardano il 5,4% dei territori comunali pari ad una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti (il 26% del totale); 2. Al secondo posto, in termini di diffusione, l’obbligo di prevedere una quota di produzione di energia attraverso l’impiego di pannelli fotovoltaici e/o di provvedere a una percentuale definita di acqua calda mediante l’installazione del solare termico. Meno frequenti i provvedimenti che promuovono il ricorso all’eolico e alle biomasse. Complessivamente, l’area delle fonti rinnovabili è contemplata nel 72% dei Regolamenti analizzati. Essi coprono il 5% dei Comuni italiani per una popolazione complessiva di 13,6 milioni di residenti (il 23% degli italiani); 3. La terza area d’efficienza maggiormente menzionata è quella ascrivibile al risparmio idrico e al recupero delle acque piovane, si tratta del 65% dei comuni che hanno risposto alla rilevazione, che rappresentano il 4,4% dei comuni italiani ed una popolazione pari a 12,2 milioni di abitanti (il 21% del totale). 5.8 Capitolato speciale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione - Toscana La Regione Toscana, con la DGR 15/5/2006 n. 337, ha approvato il documento tecnico di indirizzo denominato “Capitolato speciale d'appalto tipo a carattere prestazionale per l'utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione”. Tale delibera, predisposta sulla base di uno specifico precedente accordo sui rifiuti inerti da demolizione approvato con DGRT 100/2003, è stata emanata anche in attuazione della circolare n. 5205 del 15/7/2005 “Green Public Procurement – Indicazioni per l'operatività nel settore edile, stradale e ambientale, ai sensi del decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203”, che rende effettivo ed operativo l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di prevedere l’impiego di materiali riciclati nei propri capitolati d’appalto, concorrendo a determinare la percentuale minima di materiali riciclati che le Pubbliche Amministrazioni devono impiegare in conseguenza a quanto stabilito dal D. M. 203/2003. Le norme indicate dalla delibera riguardano: produzione e impiego di materiali riciclati; costruzione del corpo dei rilevati stradali; costruzione dei sottofondi stradali; costruzione degli strati in misto cementato; costruzione degli strati di fondazione di sovrastrutture stradali; formazione dei riempimenti; 44 Rapporto ON-RE 2009 – L’innovazione energetica nei http://www.legambiente.eu/scienza/cdoc/schedaDoc.php?id=4925 regolamenti edilizi comunali, disponibile PAGINA: 34 di 78 su: REBIR – ANALISI DI CONTESTO bonifiche piani di posa dei rilevati e dei sottofondi stradali. Per ciascuna delle categorie di opere di tipo stradale considerate, le linee guida indica i requisiti qualitativi dei materiali e i parametri prestazionali commisurati all'entità delle azioni indotte da traffico veicolare molto pesante, pesante, medio e leggero. Le Linee guida costituiscono pertanto un riferimento tecnico per la predisposizione dei capitolati d'appalto da parte degli Enti pubblici, al fine di incentivare e favorire l'utilizzo di materiali inerti riciclati ottenuti da rifiuti dei processi di costruzione e demolizione. Nella scelta dei materiali inerti da utilizzare, si dovrà pertanto dare priorità al riutilizzo di materiali di recupero provenienti dal cantiere stesso, ovvero da attività esterne al cantiere, rispetto ai materiali di cava, sulla base delle prescrizioni e dei parametri contenuti nelle Linee guida regionali. 5.9 Banca dati MATREC MATREC (Material Recycling) è la prima banca dati italiana gratuita di eco-design dedicata ai materiali riciclati e al loro impiego nel mondo della produzione e del design, consultabile on line sul sito: www.matrec.it. All’interno del sito si possono trovare informazioni sui principali temi dell’ecodesign, su prodotti sostenibili e su numerosi materiali ottenuti dal riciclo, suddivisi per categoria e correlati da schede descrittive che riportano la composizione, le caratteristiche tecniche, le applicazioni e i riferimenti delle aziende produttrici. La banca dati è articolata in due sezioni: ECO-MATERIALI: la sezione contiene una banca dati di materiali realizzati a partire da materie prime seconde recuperate pre o post-consumo. I materiali sono suddivisi secondo la tipologia di materia prima seconda che contengono (alluminio, carta, gomma, inerti, legno, plastica, sughero, tessili e pellame, vetro, altri materiali). Ciascuna categoria è presentata attraverso un'introduzione generale sulle caratteristiche e le principali applicazioni della materia prima vergine e sui diversi aspetti legati al recupero, al riciclo e al riuso della stessa. ECO-PRODOTTI: la sezione contiene il primo catalogo nazionale sui manufatti realizzati con materiale riciclato. Il catalogo è suddiviso per tipologia di materiale (alluminio, carta, gomma, inerti, legno, plastica, sughero, tessili e pellame, vetro, altri materiali) e classe merceologica. Ogni prodotto viene presentato attraverso una scheda con immagini dell'articolo, informazioni sulla composizione dello stesso e i riferimenti dell'azienda produttrice. 5.10 Progetto BUY SMART Il progetto “Buy Smart - Green Procurement for Smart Purchasing”, avviato nel maggio 2009, è cofinanziato nell’ambito delle azioni SAVE del Programma comunitario IEE (Intelligent Energy Europe/Energia Intelligente per l’Europa) della Commissione Europea, Direzione Generale Energia e Trasporti ed è realizzato in sette paesi europei (Germania, Austria, Italia, Slovenia, Lettonia, Repubblica Ceca e Svezia) da un consorzio di otto istituzioni con una grande esperienza nel settore degli acquisti verdi e dei prodotti eco-efficienti. Responsabile del progetto è l’Agenzia per l’Efficienza Energetica di Berlino. L’ENEA è il responsabile del progetto per l’Italia. Il principale risultato atteso del progetto è aumentare la quota di prodotti eco-efficienti in sei importanti settori: IT (Information Technology), elettrodomestici, componenti per l’edilizia, veicoli, illuminazione ed elettricità da fonte rinnovabile non solo presso le istituzioni pubbliche ma anche presso il settore privato. Il sito internet del progetto (http://www.buy-smart.info) fornisce, per i sei settori sopra elencati, linee guida, esempi di buone pratiche, informazioni su etichette e marchi nazionali ed europei. PAGINA: 35 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 5.11 Programma RECinert e filiera RI-inerte L’attività del Programma RECinert (http://www.recinert.it) consiste nella raccolta, trasporto, recupero e riutilizzo di macerie edilizie e rifiuti inerti da Costruzione & Demolizione (cioè di materiali appartenenti alla Tipologia 7 del DM 5/2/1998 e succ. mod. ed integrazioni) provenienti da attività di demolizioni e scavi e nella collocazione sul mercato del prodotto recuperato, denominato “Ri-inerte” (aggregato riciclato). La società capofila del Programma (SOA srl, Ferrandina – MT), titolare del marchio di impresa “RECintert”, ha ottenuto l’accreditamento alla “Borsa Telematica del Recupero” per le categorie inerenti la raccolta, trasporto e trasformazione di rifiuti non pericolosi avviati al recupero. Nell’ambito del Programma viene in particolare promossa l’iniziativa della “Filiera RI-Inerte”, rivolta ad imprese edili del settore movimento terra e/o lavori stradali, che prevede la realizzazione di Centri di raccolta e recupero di rifiuti inerti da C&D e macerie edilizie su tutto il territorio delle regioni interessate dal programma mediante l’attuazione di Piano Territoriali provinciali per la produzione di aggregati certificati “RI-inerte”. 5.12 Progetto VAMP – Emilia Romagna Il progetto VAMP, realizzato da un gruppo di quattro partner coordinati dalla Regione Emilia Romagna tra il 1998 e il 2000 (progetto LIFE 98 ENV/IT/000033), si è proposto di realizzare e sperimentare un progetto-pilota basato su un sistema informativo accessibile a tutti gli utenti interessati a: cedere scarti e residui prodotti dalle attività di costruzione e demolizione; acquisire scarti e residui da riusare nelle attività di costruzione e demolizione. Uno dei principali obiettivi del progetto è stato dunque quello di pilotare i flussi dei rifiuti di provenienza C&D verso le attività di recupero, trattamento, smaltimento presenti e operanti sul territorio, al fine di potenziare l’attività dei circuiti locali di recupero, operando di conseguenza una riduzione dei rifiuti smaltiti in discarica e creando al tempo stesso condizioni favorevoli allo sviluppo di nuove fasce di utenza. Uno dei principali risultati del progetto è stata la realizzazione di un Sistema Informativo on-line (http://www.vamplife.org/Default.asp) per la gestione dei materiali di scarto da C&D. Le funzionalità principali del Sistema sono le seguenti: Cerco: è possibile cercare, per un possibile riuso, le merci derivanti dalle attività di C&D attualmente presenti nella borsa telematica oppure, se non si trova nulla, immettere nuove domande. Offro: in modo analogo è anche possibile cercare le possibili destinazioni dei materiali e componenti da C&D a disposizione. Se non si individua nessuna destinazione è possibile immettere una offerta di materiali e attendere che qualcuno risponda a tale offerta. Disassemblaggio: per ottenere un supporto alla demolizione selettiva degli edifici. PAGINA: 36 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO PARTE II – LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA 1 IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IN PROVINCIA DI LUCCA Il settore delle costruzioni in provincia di Lucca rappresenta uno dei maggiori comparti dell’economia provinciale. Nell’ultimo decennio è il comparto che ha registrato il maggiore incremento nel numero di imprese e occupati tra tutti i settori di attività. Dall’analisi degli aspetti strutturali dell’industria lucchese, condotta da Assindustria Lucca in occasione dell’Assemblea Generale Annuale del giugno 200845, emerge che nel 2007, delle 1.988 imprese industriali della provincia di Lucca, 457 sono edili, ovvero circa un quarto del totale. I settori edile e metalmeccanico (che conta 521 aziende) sono i maggiori comparti in provincia per numero di aziende. Seguono il lapideo con 143 (7,2%) ed il cartario cartotecnico con 115 (5,8%). Nel 2007 il numero di imprese di costruzioni in provincia ha registrato il migliore risultato in ambito regionale sia per l’intero settore (+5,8%; +4,6%in Toscana) che, in particolare, per la costruzione di edifici (+7%; +5,7% in Toscana). Per quanto riguarda gli occupati, nel 2007 il settore dell’edilizia conta 3.014 dei 29.996 occupati nelle imprese industriali lucchesi, il 10% del totale, registrando nel periodo 1998-2007 l’incremento più significativo tra tutti i settori (+41%, a fronte di un valore medio dell’intero comparto industriale del +4,5%). Considerando infine il contributo dell’edilizia al fatturato complessivo dell’industria lucchese, si osserva, sempre con riferimento al 2007, un contributo del settore del 4,4%, corrispondente ad un fatturato di 420 milioni di euro, con un indice di fatturazione per addetto pari a 0,139 milioni di euro, inferiore al dato medio dell’industria lucchese (0,319 milioni di euro/addetto). Analizzando i dati relativi al numero complessivo di imprese registrate presso la CCIAA di Lucca, riportati nelle tabelle e nei grafici seguenti, con riferimento al 2008 si contano in provincia di Lucca 8.569 imprese e 8.939 unità locali nel settore dell’edilizia, pari rispettivamente al 21,6% e al 19,0% del totale delle imprese e delle unità locali registrate. Osservando i dati sull’intero periodo 2000-2008, si registra per il settore edile un progressivo e significativo incremento nel numero di imprese (+45% nell’intero periodo, a fronte di un incremento complessivo del numero di imprese registrate in provincia del +10%). Numero imprese Edilizia Altre attività TOTALE % edilizia Numero unità locali Edilizia Altre attività TOTALE % edilizia 2000 5.910 30.164 36.074 16,4% 2001 6.158 29.511 35.669 17,3% 2002 6.498 29.749 36.247 17,9% 2003 6.827 29.900 36.727 18,6% 2004 7.200 30.129 37.329 19,3% 2005 7.658 30.198 37.856 20,2% 2006 8.036 30.201 38.237 21,0% 2007 8.399 30.086 38.485 21,8% 2008 8.569 31.076 39.645 21,6% 2000 6.113 35.174 41.287 14,8% 2001 6.377 34.691 41.068 15,5% 2002 6.754 35.189 41.943 16,1% 2003 7.093 35.563 42.656 16,6% 2004 7.487 35.978 43.465 17,2% 2005 7.995 36.312 44.307 18,0% 2006 8.400 36.550 44.950 18,7% 2007 8.760 36.673 45.433 19,3% 2008 8.939 38.004 46.943 19,0% Dati CCIAA Provincia di Lucca 45 Assoindustria Lucca, Aspetti strutturali dell’industria lucchese, Assemblea Generale Annuale, 20 giugno 2008” PAGINA: 37 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Per completare la caratterizzazione del comparto dell’edilizia a scala provinciale, è utile analizzare i dati ISTAT relativi alla produzione edilizia, espressi in termini di volume dei fabbricati costruiti annualmente, per nuova edificazione o per ampliamento dell’esistente, distinto tra quelli residenziali e non residenziali. I dati relativi al periodo 1995-2006 sono illustrati nel grafico seguente. Come si può osservare, nel periodo analizzato l’andamento della produzione edilizia presenta una elevata variabilità annuale, con picchi di produzione notevoli (superiori al milione di mc/anno), probabile conseguenza di interventi significativi di carattere puntuale che hanno avuto luogo nell’ultimo decennio sul territorio provinciale. Il livello minimo di produzione edilizia si registra nel 2000 (638.000 mc/anno). Successivamente la produzione edilizia torna ad aumentare significativamente, con particolare riferimento alla componente residenziale che passa dai 226.718 mc/anno del 2000 ai circa 700.000 mc/anno del 2005 e 2006. Evoluzione della produzione edilizia in provincia di Lucca 1.800.000 Non residenziale 1.600.000 Residenziale 1.400.000 mc 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 1995 2 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA Nella Parte I di questa analisi di contesto abbiamo fornito una definizione di edilizia sostenibile, cercando anche di tracciarne i confini attraverso l’identificazione e la descrizione di tutte le tipologie di attività che possono rientrare nell’ambito di tale definizione (i prodotti e i servizi per l’edilizia sostenibile). Tenendo conto della definizione data, in questo capitolo ci poniamo l’obiettivo di caratterizzare l’offerta di prodotti e servizi per l’edilizia in provincia di Lucca. Purtroppo non esistono allo stato attuale dati o indagini relative alla presenza di imprese che offrono prodotti o servizi di edilizia sostenibile, per cui è estremamente difficile riuscire a caratterizzare questo comparto. PAGINA: 38 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Partendo dalla classificazione dei codici ATECO delle attività registrate nell’anagrafe delle attività economiche e produttive della CCIAA di Lucca, si è ritenuto innanzitutto utile, per delimitare i confini dell’indagine, identificare tutte le imprese che offrono in generale prodotti e servizi per l’edilizia, senza particolari connotazioni di sostenibilità. Si è quindi proceduto all’estrazione dell’elenco delle imprese lucchesi classificate con i codici ATECO riportati nella tabella seguente. 16 16.1 16.2 16.21 16.22 16.23 16.24 20 20.3 22 22.23 23 23.1 23.2 23.3 23.42 23.43 23.5 23.6 23.70 25 25.1 25.11 25.12 25.21 F 41 41.1 41.2 43 43.1 43.11 43.12 43.2 43.21 SELEZIONE CODICI ATECO Imprese che offrono prodotti e servizi per l’edilizia INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO TAGLIO E PIALLATURA DEL LEGNO FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN LEGNO, SUGHERO, PAGLIA E MATERIALI DA INTRECCIO Fabbricazione di fogli da impiallacciatura e di pannelli a base di legno Fabbricazione di pavimenti in parquet assemblato Fabbricazione di altri prodotti di carpenteria in legno e falegnameria per l'edilizia Fabbricazione di imballaggi in legno FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI FABBRICAZIONE DI PITTURE, VERNICI E SMALTI, INCHIOSTRI DA STAMPA E ADESIVI SINTETICI (MASTICI) FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE Fabbricazione di articoli in plastica per l’edilizia FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI FABBRICAZIONE DI VETRO E DI PRODOTTI IN VETRO FABBRICAZIONE DI PRODOTTI REFRATTARI FABBRICAZIONE DI MATERIALI DA COSTRUZIONE IN TERRACOTTA Fabbricazione di articoli sanitari in ceramica Fabbricazione di isolatori e di pezzi isolanti in ceramica PRODUZIONE DI CEMENTO, CALCE E GESSO FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CALCESTRUZZO, CEMENTO E GESSO Taglio, modellatura e finitura di pietre FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI FABBRICAZIONE DI ELEMENTI DA COSTRUZIONE IN METALLO Fabbricazione di strutture metalliche e di parti di strutture Fabbricazione di porte e finestre in metallo Fabbricazione di radiatori e contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale COSTRUZIONI COSTRUZIONE DI EDIFICI SVILUPPO DI PROGETTI IMMOBILIARI COSTRUZIONE DI EDIFICI RESIDENZIALI E NON RESIDENZIALI LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI DEMOLIZIONE E PREPARAZIONE DEL CANTIERE EDILE Demolizione Preparazione del cantiere edile INSTALLAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI, IDRAULICI ED ALTRI LAVORI DI COSTRUZIONE E INSTALLAZIONE Installazione di impianti elettrici PAGINA: 39 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 43.22 43.29 43.3 43.31 43.32 43.33 43.34 43.39 43.99 G 46.73 46.74 46.77 47.52 M 71.1 SELEZIONE CODICI ATECO Imprese che offrono prodotti e servizi per l’edilizia Installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria Altri lavori di costruzione e installazione COMPLETAMENTO E FINITURA DI EDIFICI intonacatura Posa in opera di infissi Rivestimento di pavimenti e di muri Tinteggiatura e posa in opera di vetri Altri lavori di completamento e di finitura degli edifici Altri lavori specializzati di costruzione nca COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA Commercio all'ingrosso di legname e di materiali da costruzione, apparecchi igienicosanitari, vetro piano, vernici e colori Commercio all’ingrosso di ferramenta, di apparecchi e accessori per impianti idraulici e di riscaldamento Commercio all’ingrosso di rottami e cascami Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione in esercizi specializzati ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE ATTIVITÀ DEGLI STUDI DI ARCHITETTURA, INGEGNERIA ED ALTRI STUDI TECNICI Dall’indagine risulta che in provincia di Lucca sono presenti complessivamente 10.249 imprese che offrono prodotti e servizi per l’edilizia. La maggior parte di queste imprese opera nel settore delle costruzioni in senso stretto (vedi tabella e grafico seguenti): 4.386 imprese (il 42,8% del totale) effettuano attività di completamento e finitura di edifici (intonacatura, posa in opera di infissi, rivestimento di pavimenti e muri, tinteggiatura ecc.), 2.777 imprese (il 27,1% del totale) effettuano la costruzione di edifici, 1.474 imprese (il 14,4% del totale) installano impianti (elettrici, idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria). Tipologia di attività Taglio, modellatura e finitura di pietre (marmo) Fabbricazione di elementi da costruzione in metallo Costruzione di edifici Demolizione e preparazione del cantiere Installazione di impianti Completamento e finitura di edifici Commercio all'ingrosso e al dettaglio di materiali per l'edilizia Altro TOTALE n. imprese 445 298 2.777 147 1.474 4.386 574 148 10.249 % imprese 4,3% 2,9% 27,1% 1,4% 14,4% 42,8% 5,6% 1,4% 100,0% PAGINA: 40 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Tipologia di imprese del settore costruzioni in Provincia di Lucca 2009 Commercio all'ingrosso e al dettaglio di materiali per l'edilizia 6% Taglio, modellatura e finitura di pietre 4% Altro 1% Fabbricazione di elementi da costruzione in metallo 3% Costruzione di edifici 27% Demolizione e preparazione del cantiere 1% Completamento e finitura di edifici 43% Installazione di impianti 14% Analizzando con maggiore dettaglio le tipologie di attività che le imprese del settore effettuano sul territorio provinciale, tenendo anche presente che ogni impresa effettua spesso più di una attività tra quelle selezionate nei codici ATECO, emerge il quadro evidenziato nella tabella seguente. Attività Altri lavori di completamento e di finitura degli edifici Costruzione di edifici residenziali e non residenziali Installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria Altre attività Installazione di impianti elettrici Tinteggiatura e posa in opera di vetri Rivestimento di pavimenti e di muri Taglio, modellatura e finitura di pietre (lavorazione marmo) Commercio all'ingrosso di legname e di materiali da costruzione, apparecchi igienicosanitari, vetro piano, vernici e colori Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione in esercizi specializzati Posa in opera di infissi Demolizione Intonacatura Fabbricazione di strutture metalliche e di parti di strutture TOTALE % 20,4% 20,3% 10,6% 9,3% 9,1% 6,4% 5,4% 3,5% 3,2% 3,2% 2,8% 2,2% 2,1% 1,5% 100,0% Per quanto riguarda l’ubicazione delle imprese del settore sul territorio provinciale (vedi tabella seguente), in termini assoluti la massima concentrazione di attività si registra a Lucca (1.866 imprese), Viareggio (1.501 imprese), Camaiore (1.357 imprese) e Capannori (1.014 imprese), rapportando invece i dati alla popolazione residente la concentrazione massima si registra a Altopascio PAGINA: 41 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO (4,4 imprese ogni 100 abitanti), Camaiore (4,3 imprese ogni 100 abitanti), Pietrasanta (3,7 imprese ogni 100 abitanti) e Seravezza (3,5 imprese ogni 100 abitanti). Comuni Altopascio Bagni di Lucca Barga Borgo a Mozzano Camaiore Camporgiano Capannori Careggine Castelnuovo di Garfagnana Castiglione di Garfagnana Coreglia Antelminelli Fabbriche di Vallico Forte dei Marmi Fosciandora Gallicano Giuncugnano Lucca Massarosa Minucciano Molazzana Montecarlo Pescaglia Piazza al Serchio Pietrasanta Pieve Fosciana Porcari San Romano in Garfagnana Seravezza Sillano Stazzema Vagli di Sotto Vergemoli Viareggio Villa Basilica Villa Collemandina TOTALE N. imprese settore costruzioni 614 145 181 169 1.357 36 1.014 14 96 31 107 3 193 6 62 7 1.866 686 33 9 127 105 59 902 36 220 13 472 18 121 9 6 1.501 27 15 10.260 N. abitanti Imprese/100 abitanti 13.845 6.541 10.225 7.311 31.503 2.327 45.356 630 6.133 1.885 5.225 520 7.964 638 3.904 499 83.228 22.513 2.344 1.153 4.504 3.784 2.520 24.609 2.398 8.318 1.433 13.348 747 3.335 1.015 342 63.800 1.788 1.373 387.058 4,4 2,2 1,8 2,3 4,3 1,5 2,2 2,2 1,6 1,6 2,0 0,6 2,4 0,9 1,6 1,4 2,2 3,0 1,4 0,8 2,8 2,8 2,3 3,7 1,5 2,6 0,9 3,5 2,4 3,6 0,9 1,8 2,4 1,5 1,1 2,7 Partendo da queste prime informazioni, l’identificazione delle eco-imprese all’interno del settore delle costruzioni, che come abbiamo visto include complessivamente più di 10.000 imprese, risulta sicuramente complessa. Le aziende che si occupano dell’installazione o riparazione di impianti di riscaldamento e condizionamento, e che includono quelle dedicate all’installazione di pannelli solari termici, sono infatti ben 1.443. A queste si aggiungono 1.245 installatori e riparatori di impianti per la distribuzione dell'energia elettrica che includono, almeno in parte, coloro che si occupano di impianti fotovoltaici. Sempre sul versante edilizio, le imprese ambientali che utilizzano tecnologie di isolamento PAGINA: 42 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO termico potrebbero invece appartenere alle 5.504 imprese che effettuano lavori di completamento e finitura di edifici. La produzione di impianti termici a risparmio energetico può essere ricondotta ad una delle 11 attività che fabbricano radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale, mentre per quanto riguarda l’isolamento delle abitazioni, l’universo di riferimento è più ampio e può essere incluso nelle 113 attività di fabbricazione di porte, finestre e telai o nelle 381 attività di posa in opera di infissi che si contano in provincia. Per quanto riguarda i servizi e la consulenza, nel registro imprese della CCIAA di Lucca sono registrati 94 studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, che non esauriscono l’universo di studi professionali che operano nel settore della pianificazione urbanistica e progettazione edilizia. Analizzando infatti gli Albo professionali degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Lucca, risulta che: all’Ordine professionale degli Architetti della Provincia di Lucca sono iscritti 739 professionisti; all’Ordine professionale degli Ingegneri della Provincia di Lucca sono iscritti: - 51 ingegneri edili; - 60 ingegneri civili; - 119 ingegneri civili edili; - 39 ingegneri civili strutturisti; - 147 ingegneri civili trasportisti; - 35 ingegneri per l’ambiente e il territorio. Quanto all’individuazione di professionisti della Provincia di Lucca che applicano le tecniche della bioarchitettura e dell’edilizia sostenibile, non sono state individuate fonti informative di riferimento. L’unico dato disponibile è quello relativo al numero di professionisti iscritti all’Istituto Nazionale di Bioarchitettura - Sezione di Lucca: con riferimento al 2009, gli iscritti risultato 16, ma considerando gli anni dal 1999 (anno di costituzione della sezione) ad oggi sono stati iscritti, ad anni alterni, anche altri 34 professionisti lucchesi. A questi si devono inoltre aggiungere i professionisti che hanno frequentato e superato positivamente l'esame del Corso di formazione di Bioarchitettura organizzato dall’Istituto, che per la provincia di Lucca sono circa 50. Al momento non sono comunque disponibili analisi mirate alla quantificazione delle imprese che operano nel settore dell’edilizia sostenibile in provincia di Lucca. Anche analizzando alcuni portali dedicati al settore (quali ad esempio il portale sugli acquisti verdi: http://www.acquistiverdi.it, o il portale nazionale delle aziende che operano nel settore dell’edilizia: http://www.edilportale.com) o la partecipazione delle aziende a fiere specializzate, si ottengono informazioni molto frammentarie, che comunque non permettono di rilevare una significativa presenza di imprese lucchesi che operano in questo settore. 3 LE BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA Al fine di verificare lo stato di applicazione dell’edilizia sostenibile sul territorio provinciale, nell’ambito del progetto REBIR è stato somministrato uno specifico questionario per la ricognizione delle iniziative promosse e realizzate dagli enti locali a tutti gli uffici tecnici dei comuni e ai partecipanti al gruppo di lavoro di Agenda21 appositamente istituito dalla Provincia per seguire le attività del progetto. Con il questionario è stato indagato il livello di applicazione dell’edilizia sostenibile sia nell’ambito delle politiche di governo del territorio, verificando quindi l’eventuale applicazione di specifiche misure o prescrizioni negli strumenti urbanistici, sia negli interventi di edilizia pubblica e privata. I quesiti posti nel questionario sono indicati nella tabella seguente: PAGINA: 43 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Quesito 1.1 1.2 1.3 2.1 2.2 2.3 3.1 SI/NO Descrizione STRUMENTI E ATTI DI PIANIFICAZIONE Nell’ambito del Piano Strutturale e Se SI specificare (eventualmente con del Regolamento Urbanistico sono rimando a specifici articoli delle norme di stati inseriti indirizzi/prescrizioni volti piano) a favorire l’applicazione delle tecniche della bioarchitettura/bioedilizia negli interventi di trasformazione edilizia? Nell’ambito del Regolamento Edilizio Se SI, ALLEGARE al presente questionario sono state inserite specifiche norme copia del Regolamento Edilizio volte a favorire e/o rendere obbligatoria l’applicazione delle tecniche della bioarchitettura/bioedilizia? Nell’ambito di Piani attuativi di Se SI specificare per quali Piani iniziativa pubblica è stata prevista l’applicazione delle tecniche della bioarchitettura/bioedilizia? APPLICAZIONE ALL’EDILIZIA PUBBLICA Sono stati realizzati, sul territorio Se SI specificare per ogni intervento: comunale, interventi di Opera realizzata ristrutturazione e/o nuova Stato di realizzazione Principali applicazioni delle tecniche di costruzione di edifici pubblici o ad bioarchitettura/bioedilizia: uso pubblico con l’applicazione delle tecniche di bioarchitettura/ bioedilizia? Nei capitolati d’appalto relativi a Se SI, ALLEGARE al questionario copia dei lavori pubblici, sono stati inseriti relativi capitolati specifici requisiti per l’applicazione delle tecniche di bioarchitettura/bioedilizia? Nei capitolati d’appalto relativi a Se SI, ALLEGARE al questionario copia dei lavori pubblici, sono stati inseriti relativi capitolati specifici requisiti per l’utilizzo di materiali inerti riciclati? APPLICAZIONE ALL’EDILIZIA PRIVATA Sono stati realizzati, sul territorio Se SI specificare per ogni intervento: comunale, interventi significativi di Opera realizzata ristrutturazione e/o nuova Stato di realizzazione costruzione di edifici privati con Principali applicazioni delle tecniche di l’applicazione delle tecniche di bioarchitettura/bioedilizia: bioarchitettura/ bioedilizia? I risultati dell’indagine presso i comuni sono riassunti nella tabella e nel grafico seguenti. PAGINA: 44 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Comune Altopascio Bagni di Lucca Barga Restituzione x Risposte al questionario Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, art. 20 e 21 del PS Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, in attuazione PS Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: si, inserimento di inerti riciclati Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: si, 1 realizzazione con tamponatura esterna in balle di fieno (in corso di realizzazione) x Borgo a Mozzano x Camaiore Camporgiano x Capannori x Careggine - Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, art. 4 e 21 del PS Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, PEEP loc. Rio Chitarrino Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, art. 93 del RU Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, tutti Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, nel RU Regolamento edilizio: no (RE in fase di aggiornamento, nella nuova versione è previsto recepimento linee guida regionali su edilizia sostenibile) Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: si, ampliamenti in 3 scuole Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: si, 1 realizzazione (e.r.p. Lucca) PAGINA: 45 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Comune Castelnuovo di Garfagnana Restituzione x Castiglione di Garfagnana x Coreglia Antelminelli Fabbriche di Vallico x Forte dei Marmi x Fosciandora x Risposte al questionario Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no (previsioni future: n.2 bandi per installazione di impianti fotovoltaici presso impianti sportivi e scuola Frazione Carbonaia) Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: sono applicate su tutti gli edifici le disposizioni del 311/06: isolamento e installazione pannelli solari termici Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no (in previsione per aggiornamento RU) Regolamento edilizio: no (in previsione per aggiornamento) Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: si, 1 realizzazione (scuola elementare/materna) Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no (in previsione per RU) Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no (solo installazione pannelli solari per CIAF e centro giovanile informagiovani - ultimati) Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no (solo installazione n. 7 pannelli solari, n. 5 caldaie, n. 1 impianto fotovoltaico) PAGINA: 46 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Comune Gallicano Restituzione x Giuncugnano x Lucca x Massarosa x Risposte al questionario Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, RU Regolamento edilizio: no (in corso di adeguamento) Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: si, copertura in legno, teleriscaldamento, corpi illuminanti ad efficienza energetica, pannelli fotovoltaici in copertura per nuovo plesso scolastico (1° lotto , in fase di ultimazione 90%) e impianto fotovoltaico per spogliatoi Piscina Capitolati di appalto all’edilizia pubblica: si, materiali inerti riciclati e applicazione tecniche bioarchitettura Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no (solo installazione n. 2 impianti fotovoltaici) Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no (in previsione impianto fotovoltaico per le scuole materne ed elementare in Fr. Magliano) Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, Titolo III del PS Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no (solo sperimentazioni risparmio energetico in contratti di quartiere II) Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: si, 1 realizzazione ex Bertolli polo I Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU; si, Titolo IX art 42-43-44 del RU Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, tutti i Piani attuativi e le zone di trasformazione Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: si, impianto fotovoltaico, pannelli solari, coperture in legno lamellare per nuovo complesso scolastico Massarosa (lavori ultimati) Capitolati d’appalto lavori pubblici: si, utilizzo di materiali inerti riciclati per lavori stradali Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: si, in vari edifici pannelli solari, recupero acque meteoriche, tetto ventilato, impianti fotovoltaici PAGINA: 47 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Comune Minucciano Restituzione x Molazzana x Montecarlo x Pescaglia x Piazza al Serchio x Risposte al questionario Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no, (solo installazione impianto fotovoltaico su scuola elementare Fr. Gorfigliano; in previsione impianto fotovoltaico su palazzo comunale, scuola media Fr. Gramolazzo, scuola elementare e materna Fr. Pieve san Lorenzo) Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no (solo installazione n. 1 impianto fotovoltaico) Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: si, art. 38 bis del RU Regolamento edilizio: no (in previsione revisione Reg. Edilizio con tecniche di bioarchitettura) Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no PAGINA: 48 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Comune Pietrasanta Restituzione x Pieve Fosciana Porcari x San Romano Seravezza Sillano x Stazzema Vagli di sotto Vergemoli x Viareggio x Villa Basilica Villa Collemandina - Risposte al questionario Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: si Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: si Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: no Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no Strumenti della pianificazione territoriale PS e RU: no Regolamento edilizio: si Piani attuativi di iniziativa pubblica: no Applicazione all’edilizia pubblica Realizzazioni: no Capitolati d’appalto lavori pubblici: no Applicazione all’edilizia privata Realizzazioni: no PAGINA: 49 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Stato di applicazione dell'edilizia sostenibile in Provincia di Lucca - 2009 Interventi significativi di ristrutturazione e/o nuova costruzione di edifici privati con applicazione edilizia sostenibile? Requisiti per utilizzo inerti riciclati nei capitolati d’appalto relativi a lavori pubblici? Requisiti per edilizia sostenibile nei capitolati d’appalto relativi a lavori pubblici? Interventi di ristrutturazione e/o nuova costruzione di edifici pubblici o ad uso pubblico con applicazione edilizia sostenibile? Tecniche di edilizia sostenibile nei Piani attuativi? Norme nel Regolamento Edilizio? Indirizzi/prescrizioni nel Piano Strutturale o Regolamento Urtbanistico? 0 Nessuna risposta No Si 5 10 15 20 25 30 35 n. comuni PAGINA: 50 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Innanzitutto, si può osservare che, sui 35 comuni della provincia di Lucca, 11 non hanno fornito alcuna risposta al questionario e 8 hanno dichiarato che l’edilizia sostenibile non è applicata in alcuna misura sul territorio comunale, né nell’ambito degli strumenti urbanistici, né nelle realizzazioni di edilizia pubblica e privata. In generale, il livello di applicazione dell’edilizia sostenibile risulta piuttosto basso, con qualche variazione per le diverse misure: il 26% dei comuni (9 su 35) ha inserito indirizzi e/o prescrizioni per l’edilizia sostenibile nei propri strumenti e atti di governo del territorio (3 nel Piano Strutturale, 6 nel Regolamento Urbanistico), 4 comuni hanno previsto misure di edilizia sostenibile nei piani attuativi di iniziativa pubblica, solo 3 comuni hanno già inserito norme per l’edilizia sostenibile nei propri regolamenti edilizi (e altri 4 dichiarano di volerle inserire nel breve termine), il 14% dei comuni (5 su 35) ha realizzato almeno un intervento di ristrutturazione e/o nuova costruzione di edifici pubblici o ad uso pubblico con applicazione di misure di edilizia sostenibile. Tra questi, è incluso l’intervento di realizzazione dell’Edificio sede del polo tecnologico nell’area ex Bertolli, nel comune di Lucca, assunto come edificio campione nell’ambito del Progetto REBIR. Decisamente poco diffuso risulta infine l’inserimento di requisiti per l’edilizia sostenibile e per l’utilizzo di inerti riciclati nei capitolati d’appalto dei lavori pubblici (previsto rispettivamente da 1 e 3 comuni). Poco diffusa o comunque poco nota l’applicazione di misure di edilizia sostenibile anche nell’edilizia privata: solo in 4 comuni (Altopascio, Castelnuovo in Garfagnana, Capannori e Massarosa) è stata segnalata dagli uffici comunali la realizzazione di applicazioni significative da parte di privati. Se analizziamo anche le risposte al questionario da parte dei partecipanti al gruppo di lavoro di Agenda 21, individuiamo alcune realizzazioni da parte di privati anche nei comuni di Lucca e Pescaglia. In particolare, la sezione di Lucca dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR) segnala le seguenti realizzazioni, particolarmente significative: Comune di Lucca, ristrutturazione di un edificio residenziale: studio e analisi del sito; ventilazione soleggiamento, piovosità. Isolamento del piano terra con cupole in plastica riciclata e sughero granulare, pareti e soffitto con 8 cm di sughero naturale, intonaci interni ed esterni in calce naturale, tetto ventilato con copertura in rame, strutture interne interamente riciclabili in legno e ferro, infissi in legno lamellare e vetri bassoemissivi, vernici e smalti naturali, finestre solari. Impianto di riscaldamento radiante sotto intonaco con bollitore di accumulo 500 l, sistema di ventilazione continuo igroregolabile contro VOC; Comune di Pescaglia, ristrutturazione di un edificio storico residenziale con realizzazione di 2 unità abitative: studio e analisi del sito; ventilazione soleggiamento, piovosità. Isolamento del piano terra sughero intradosso, isolamento soffitte con 8 cm sughero, intonaci interni ed esterni in calce naturale, recupero dei materiali di demolizione per riempimenti, nuove strutture e per arredi, riuso del materiale di scavo, raccolta delle acque, caldaie a condensazione con predisposizione pannelli solari; ristrutturazione di due edifici residenziali: materiali naturali biocompatibili, isolamento del piano terra con cupole in plastica riciclata, intonaci interni ed esterni in calce naturale, tetto ventilato, infissi in legno e vetri bassoemissivi, vernici e smalti naturali, impianto di riscaldamento radiante sotto intonaco con caldaia a condensazione (in 1 caso) e a pellets (nell’altro). Più diffusa l’installazione di pannelli fotovoltaici: sono complessivamente 9 i comuni in cui si segnalano realizzazioni o previsioni di prossime realizzazioni. PAGINA: 51 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Per quanto riguarda l’installazione di pannelli fotovoltaici, una buona fonte informativa è rappresentata dai resoconti dei risultati ottenuti dal Gestore dei servizi elettrici (GSE) riguardo all’incentivazione degli impianti fotovoltaici regolata dai DM 28/07/2005 e 6/02/2006. Dai rapporti del GSE, disponibili per il periodo settembre 2005-agosto 2008, la situazione registrata in Provincia di Lucca è quella illustrata nella tabella seguente: Comune Potenza installata (kW) Impianti relativi al primo Conto Energia entrati in esercizio al 31 agosto 2008 BARGA 2,430 BARGA 1,620 BARGA 2,430 BARGA 1,960 BARGA 1,620 CAPANNORI 19,840 CAPANNORI 3,500 CAPANNORI 3,360 CASTIGLIONE DI GARFAGNANA 5,040 CASTIGLIONE DI GARFAGNANA 10,230 COREGLIA ANTELMINELLI 47,840 FORTE DEI MARMI 2,940 FORTE DEI MARMI 3,250 LUCCA 10,200 LUCCA 48,720 LUCCA 25,200 PIEVE FOSCIANA 47,600 SERAVEZZA 19,440 SERAVEZZA 4,200 SERAVEZZA 4,200 VIAREGGIO 1,050 VIAREGGIO 10,260 VIAREGGIO 10,260 VIAREGGIO 10,260 VILLA COLLEMANDINA 5,800 VILLA COLLEMANDINA 4,200 VILLA COLLEMANDINA 8,750 TOTALE 316,20 Impianti relativi al nuovo Conto Energia entrati in esercizio al 31 agosto 2008 ALTOPASCIO 3,570 ALTOPASCIO 4,950 BARGA 3,300 BARGA 2,880 BARGA 2,688 BORGO A MOZZANO 4,320 BORGO A MOZZANO 5,600 CAMAIORE 2,150 CAMAIORE 5,832 CAMAIORE 2,176 CAMAIORE 6,075 CAMAIORE 1,700 CAMAIORE 2,100 CAMAIORE 2,160 CAMAIORE 4,200 CAMAIORE 2,860 CAMAIORE 4,025 CAMAIORE 4,080 CAPANNORI 2,940 CAPANNORI 4,800 CAPANNORI 2,880 CAPANNORI 11,880 CAPANNORI 11,880 CAPANNORI 19,440 CAPANNORI 4,500 PAGINA: 52 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Comune CAPANNORI CAPANNORI CAPANNORI CAPANNORI CASTELNUOVO DI GARFAGNANA CASTELNUOVO DI GARFAGNANA CASTELNUOVO DI GARFAGNANA CASTIGLIONE DI GARFAGNANA COREGLIA ANTELMINELLI COREGLIA ANTELMINELLI FORTE DEI MARMI FORTE DEI MARMI FORTE DEI MARMI LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA LUCCA MASSAROSA MASSAROSA MASSAROSA MASSAROSA MASSAROSA MINUCCIANO MINUCCIANO MINUCCIANO MOLAZZANA MONTECARLO MONTECARLO MONTECARLO PIAZZA AL SERCHIO PIETRASANTA PIETRASANTA PIETRASANTA PIETRASANTA PIETRASANTA PIETRASANTA PIETRASANTA PIETRASANTA PIEVE FOSCIANA SERAVEZZA SILLANO VIAREGGIO VIAREGGIO VIAREGGIO VIAREGGIO VIAREGGIO VIAREGGIO VIAREGGIO VILLA COLLEMANDINA TOTALE Potenza installata (kW) 4,080 7,920 7,480 4,320 2,880 2,380 1,980 2,880 2,970 4,080 2,160 3,000 3,360 2,850 2,562 1,620 2,970 4,590 2,940 151,300 3,000 2,800 5,800 17,640 2,400 2,970 3,000 2,100 11,880 5,610 5,400 2,160 2,960 1,890 2,970 12,600 1,900 2,940 6,450 2,450 2,800 3,675 2,940 2,520 3,400 1,930 1,200 3,670 1,750 3,850 1,760 2,975 2,860 5,670 2,000 483,228 Altra fonte informativa utile per delineare il quadro delle realizzazioni di edilizia sostenibile sono i dati relativi all’applicazione della legge 27 dicembre 2006 n. 296, detta Legge Finanziaria 2007, che ha disposto le detrazioni fiscali del 55% della spesa sostenuta per la realizzazione – nel corso del 2007 – di interventi di risparmio energetico nel patrimonio immobiliare nazionale esistente. Sulla base della valutazione effettuata dall’ENEA, in ottemperanza a quanto richiesto dall’art. 11, sul risparmio energetico ottenuto, attraverso l’analisi della documentazione tecnica inviata dai soggetti che hanno PAGINA: 53 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO inteso avvalersi degli incentivi previsti, per la Toscana risulta la seguente situazione: complessivamente sono stati realizzati 6.898 interventi, così articolati: - Pareti verticali: 98 interventi (1% del totale); - Pavimenti e coperture: 137 interventi (2% del totale); - Infissi: 1.210 interventi (18% del totale); - Solare termico: 1.484 interventi (22% del totale); - Impianto termico: 2.597 interventi (38% del totale); - Interventi combinati: 1.358 interventi (20% del totale) - Altro: 15 interventi. Il risparmio energetico complessivo ottenuto è stimato pari a 39.227 MWh. Purtroppo non è disponibile una elaborazione dei dati disaggregata a scala provinciale. L’unica informazione disponibile relativa all’applicazione di queste misure in provincia di Lucca, fornita da ENEA, è relativa al numero complessivo di interventi realizzati, che per il 2007 è risultato pari a 632 (il 9,2% del totale degli interventi realizzati in Toscana), per un risparmio energetico stimato in 3.392 MWh (8,6% del risparmio totale in Toscana). PAGINA: 54 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO PARTE III – EDILIZIA SOSTENIBILE E RIFIUTI 1 RIFIUTI E ATTIVITÀ EDILIZIA: INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA 1.1 Le quantità in gioco e le potenzialità di recupero Il settore delle costruzioni è ancora largamente dominato dal ricorso alle risorse naturali, con consumi crescenti: la necessaria domanda di aggregati genera forti impatti sul territorio a causa di una attività estrattiva che, con molta difficoltà, riesce ad essere pianificata e regolamentata. Il notevole quantitativo di rifiuti proveniente dal settore edile genera nel contempo una domanda di impianti di smaltimento difficile da soddisfare e che comporta il frequente abbandono in discariche abusive, distribuite nelle aree periferiche dei centri urbani. Le considerevoli quantità di rifiuti prodotti, che tendono sempre più ad incrementarsi, unite alle difficoltà di smaltimento e alla crescita dei costi relativi, determinano un sempre maggior interesse verso il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali, anche nel settore dell’edilizia. Il 2005 e il 2006 sono stati in Europa gli anni di massima produzione (ed estrazione da cave) di aggregati per la forte domanda proveniente in particolare dall’edilizia. Su scala europea, la European Aggregates Association ha stimato una produzione di aggregati (la materia prima impiegata per conglomerati bituminosi, calcestruzzi, malte, sottofondi ecc.) per circa 3,6 miliardi di tonnellate. Questi materiali estratti trovano impiego per il 55% nella produzione edilizia (residenziale e non), per il 27% nella pavimentazione stradale, per il 18% in altri usi (il principale è quello delle infrastrutture del Genio Civile)46. La produzione di aggregati su scala europea deriva per il 43,2% da materiali alluvionali, per il 47,4% da rocce frantumate, per il 2,4% da materiali marini, per il 5,3% dal riciclo di residui da costruzioni e demolizioni e per l’1,7% dal riciclo di prodotti artificiali (loppe, scorie ecc.). In valore assoluto, i rifiuti da costruzione e demolizione stimati destinati al riciclo nella produzione di aggregati sono pari, nel 2006, a circa 190 milioni di tonnellate. I ricicli di prodotti artificiali diversi nel settore delle costruzioni sono pari a circa 63 milioni di tonnellate. I paesi che presentano un tasso di penetrazione più elevato del riciclo all’interno della produzione di manufatti per l’edilizia sono il Regno Unito (il 21% deriva da riciclo di rifiuti di costruzione e demolizione, il 4% da materiali artificiali), l’Olanda (il 20% da riciclo di rifiuti di costruzione e demolizione), il Belgio (16% da rifiuti di costruzione e demolizione, 2% da prodotti artificiali) e la Germania (9% da rifiuti di costruzione e demolizione, 6% da prodotti artificiali). L’Italia presenta un tasso di produzione che è circa la metà della media europea (1,6% da rifiuti di costruzione e demolizione, 1% da prodotti artificiali). Relativamente alla produzione di rifiuti inerti – da costruzione e demolizione – i dati disponibili a livello europeo risultano ancora carenti, disomogenei e basati su definizioni non equiparabili. Uno specifico trend sulla produzione di rifiuti inerti non è pertanto disponibile. Analizzando la situazione in Italia, la produzione di rifiuti speciali non pericolosi da costruzione e demolizione è stimata da APAT, per il 2005, in circa 46 milioni di tonnellate, che rappresentano il 43% della produzione totale di rifiuti speciali (107 milioni di tonnellate nel 2005). Analogamente in Toscana, sempre con riferimento al 2005, dalle stime di ARPAT risulta una produzione di rifiuti da costruzione e demolizione di 3,8 milioni di tonnellate, pari al 45% della produzione totale di rifiuti speciali (8,4 46 Bianchi D., Il riciclo eco-efficiente. Performance e scenari economici, ambientali ed energetici, Edizioni Ambiente, 2008 PAGINA: 55 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO milioni di tonnellate nel 2005). Tanto per dare un’idea della dimensione del problema, la produzione annua di rifiuti urbani in Toscana ammonta complessivamente a circa 2,5 milioni di tonnellate. In Italia il settore del riciclaggio dei rifiuti inerti risulta ancora fortemente arretrato rispetto ad altre realtà europee: come abbiamo già evidenziato, a fronte di tassi di recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione nella produzione di aggregati che superano nei paesi europei più avanzati il 20%, in Italia ci si attesta su valori dell’1,6%. L’arretratezza risulta ancora più evidente se si considerano le percentuali di riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione rispetto alla produzione totale di questa tipologia di rifiuti. Nei paesi in cui sono state attuate opportune scelte di carattere politico-economico per incentivare il riciclaggio di questa tipologia di rifiuti (piani di gestione dei rifiuti, fissazioni di obiettivi di riciclaggio, sostegno dei nuovi mercati ecc.), si raggiungono percentuali di riciclaggio fino al 90% dei rifiuti da costruzione e demolizione complessivamente prodotti (Olanda: 90%, Belgio: 87%, Danimarca: 81%, Regno Unito: 45%)47. Per l’Italia, gli unici dati disponibili sull’attività di riciclo dei rifiuti inerti sono quelli resi noti da ANPAR (Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati) nel rapporto annuale elaborato coinvolgendo gli impianti di riciclaggio. Secondo l’ultima indagine48 nel 2006 i rifiuti conferiti agli impianti aderenti allo studio sono stati 4,5 milioni di tonnellate, ovvero solo il 10% circa dei rifiuti inerti prodotti annualmente in Italia. 1.2 I benefici ambientali del recupero e riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione Il recupero e riciclaggio di rifiuti inerti da costruzione e demolizione comporta indubbi benefici ambientali: riduzione del consumo di risorse naturali non rinnovabili; riduzione della produzione di rifiuti da C&D e delle conseguenti necessità di smaltimento finale; rafforzamento del mercato del riciclaggio e delle materie prime secondarie; risparmio di energia. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, in particolare, l’analisi del costo energetico, cioè del consumo di energia per unità di merce prodotta, mostra che il riciclaggio permette, oltre che di risparmiare risorse e diminuire l’inquinamento, anche di risparmiare energia sia rispetto alla prima lavorazione sia rispetto ad altre forme di trattamento del rifiuto. Per esempio, una recente analisi (condotta dal Politecnico danese per conto del Waste Resource Action Program del governo del Regno Unito49) di un ampio campione di studi internazionali sul “fine vita” dei materiali ha mostrato che, con riferimento al cemento, nella totalità dei casi analizzati il riciclaggio risulta la soluzione ambientalmente preferibile rispetto alla discarica. In uno studio realizzato nel 2008 da Ambiente Italia50 è emerso che, con riferimento alla produzione di cemento, con il riciclo si ottiene un risparmio energetico di 106 MJ/t e una riduzione di emissioni di CO2 di circa 7 kg/t rispetto alla produzione vergine. Dunque il riciclaggio permette di ridurre l’inquinamento derivante dall’immissione nell’ambiente di rifiuti, di ridurre il consumo di materie prime re-immettendo nel circolo materiali, di ridurre i costi energetici dovuti alle pratiche di raffinazione, ma anche di estrazione e trasporto dai luoghi di approvvigionamento ai luoghi di produzione. 47 Phare twinning project RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali. Costruzione e demolizione, 2007 Bressi Giorgio, Micco Stefano, La produzione di aggregati riciclati in Italia, ANPAR, 2007 49 Waste Resource Action Program, Environmental benefits of re cycling, 2006. 50 Bianchi D., Il riciclo eco-efficiente. Performance e scenari economici, ambientali ed energetici, Edizioni Ambiente, 2008 48 PAGINA: 56 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Occorre comunque tenere in considerazione che il riciclaggio determina impatti e quindi dal punto di vista della “sostenibilità” è più opportuno ridurre il consumo di risorse all’origine piuttosto che avvalersi del riciclaggio per mantenere l’attuale elevato flusso di materia. Anche nella gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione, dunque, la prevenzione deve essere una strategia prioritaria rispetto al riciclaggio. 1.3 I riferimenti normativi Il principale riferimento normativo per l’attività di gestione dei rifiuti è il D.lgs. n. 152/2006. Ai sensi dell’art. 184 del decreto, i rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione sono classificati come rifiuti speciali. L’art. 188 stabilisce quindi per i produttori e detentori di rifiuti speciali i seguenti oneri: “1. Gli oneri relativi alle attività di smaltimento sono a carico del detentore che consegna i rifiuti ad un raccoglitore autorizzato o ad un soggetto che effettua le operazioni di smaltimento, nonché dei precedenti detentori o del produttore dei rifiuti. 2. Il produttore o detentore dei rifiuti speciali assolve i propri obblighi con le seguenti priorità: a) autosmaltimento dei rifiuti; b) conferimento dei rifiuti a terzi autorizzati ai sensi delle disposizioni vigenti; c) conferimento dei rifiuti ai soggetti che gestiscono il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti urbani, con i quali sia stata stipulata apposita convenzione; d) utilizzazione del trasporto ferroviario di rifiuti pericolosi per distanze superiori a trecentocinquanta chilometri e quantità eccedenti le venticinque tonnellate; e) esportazione dei rifiuti con le modalità previste dall'articolo 194.” I produttori di rifiuti da costruzione e demolizione sono esonerati dalla tenuta del registro di carico e scarico di cui all’art. 190. L’unico strumento fiscale di registrazione dei conferimenti è il formulario di identificazione per il trasporto dei rifiuti, di cui all’art. 193, “dal quale devono risultare almeno i seguenti dati: a) nome ed indirizzo del produttore e del detentore; b) origine, tipologia e quantità del rifiuto; c) impianto di destinazione; d) data e percorso dell'istradamento; e) nome ed indirizzo del destinatario”. Per quanto riguarda le attività di recupero, per i rifiuti da costruzione e demolizione, ai sensi del DM 5 febbraio 1998, così come modificato dai successivi decreti (Dm 9 gennaio 2003, Dm 27 luglio 2004, Dm 5 aprile 2006, n. 186, Dlgs 16 gennaio 2008, n. 4), si applicano le procedure semplificate di cui agli articoli 214, 215 e 216 del D.lgs n. 152/2006 con le seguenti precisazioni e prescrizioni: “7. RIFIUTI CERAMICI E INERTI 7.1 Tipologia: rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non, comprese le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto [101311] [170101] [170102] [170103] [170802] [170107] [170904] [200301]. 7.1.1 Provenienza: attività di demolizione, frantumazione e costruzione; selezione da RSU e/o RAU; manutenzione reti; attività di produzione di lastre e manufatti in fibrocemento. 7.1.2 Caratteristiche del rifiuto: materiale inerte, laterizio e ceramica cotta anche con presenza di frazioni metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso amianto. 7.1.3 Attività di recupero: PAGINA: 57 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO a) messa in riserva di rifiuti inerti [R13] per la produzione di materie prime secondarie per l'edilizia, mediante fasi meccaniche e tecnologicamente interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di frazioni inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di cessione conforme a quanto previsto in allegato 3 al presente decreto [R5]; b) utilizzo per recuperi ambientali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto [R10]; c) utilizzo per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari e aeroportuali, piazzali industriali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto [R5]. 7.1.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: materie prime secondarie per l'edilizia con caratteristiche conformi all'allegato C della circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 15 luglio 2005, n. UL/2005/5205.” Secondo il DM 5 febbraio 1998, dunque, se il recupero di rifiuti inerti non pericolosi avviene presso impianti autorizzati, il rifiuto inerte, al termine di una serie di trattamenti finalizzati al raggiungimento degli standard merceologici (All. 1 CNR – UNI 10006) e alla verifica della compatibilità ambientale (All. 3 test di cessione), diventa materia prima seconda, comparabile a una materia prima e quindi esclusa dalle norme sui rifiuti51. Per gli aggregati provenienti dal riciclaggio di rifiuti inerti, e in generale per i prodotti da costruzione, la Direttiva 86/106/CE e il DM 11/04/2007 impongono la marcatura CE degli aggregati, che prevede la assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto a sei requisiti essenziali: resistenza meccanica e stabilità; sicurezza in caso d’incendio; igiene, salute e ambiente; sicurezza d’impiego; protezione contro il rumore; risparmio energetico. Sono previsti due percorsi per l’attestazione di conformità, il “sistema 4” e il “sistema 2+” in funzione del tipo di uso previsto. Il primo coinvolge solo il produttore in una sorta di autodichiarazione, completamente sotto la propria responsabilità. Il secondo, sempre sotto la piena responsabilità del produttore, coinvolge anche un organismo notificato che certifica l’efficacia del sistema. 2 GLI AMBITI DI INTERVENTO PER LA RIDUZIONE, IL RECUPERO E IL RICICLAGGIO DEI RIFIUTI NELL’ATTIVITÀ EDILIZIA 2.1 Ciclo dell’edilizia e rifiuti L’analisi dei flussi dei rifiuti inerti è molto complessa perché questo tipo di rifiuto viene prodotto da settori diversi e segue destini a loro volta difficilmente quantificabili, in quanto non tutti monitorati a livello nazionale e spesso contabilizzati in maniera incompleta. In particolare la produzione dei rifiuti nel settore dell’edilizia, come evidenziato nella figura seguente, può derivare da due diversi ambiti: 51 Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. PAGINA: 58 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 1. Ambito della produzione di materiali per l’edilizia: fabbricazione o prefabbricazione di elementi e componenti delle costruzioni civili (mattoni, piastrelle, pannelli, componenti strutturali, etc.); 2. Ambito dell’attività edilizia: demolizione di strutture fuori terra o interrate; costruzione, ricostruzione, demolizione e/o decostruzione di edifici, murature, grandi strutture civili, palificazioni, fognature, sovrastrutture stradali (rifiuti da costruzione e demolizione). RIFIUTI 1 MATERIALI PER L’EDILIZIA Produzione materiali 2 ATTIVITÀ ATTIVITÀ EDILIZIA RIFIUTI Figura 1 – Ambiti di produzione dei rifiuti nell’edilizia Tra questi due ambiti, quello che determina la maggiore produzione di rifiuti è indubbiamente quello dell’attività edilizia. Dall’indagine ANPAR52 2007 sulla produzione di aggregati riciclati in Italia risulta infatti che la maggior parte degli impianti di riciclaggio degli inerti riceve quasi esclusivamente (percentuali superiori al 90%) rifiuti appartenenti alla famiglia dei codici CER 17 xx xx (Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione - compreso il terreno proveniente da siti contaminati). Per quanto riguarda la tipologia dei rifiuti derivanti dall’attività edilizia (rifiuti da costruzione e demolizione), questa comprende: i rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, aventi codici CER 17, escluso il terreno i rifiuti, aventi codici CER diversi dai 17, che possono essere prodotti nelle normali attività di proveniente da siti contaminati in quanto regolato dalla specifica norma sulle bonifiche; costruzione e demolizione (esempio, i rifiuti da imballaggi); i rifiuti speciali pericolosi derivanti da attività di costruzione e demolizione, singolarmente individuati e regolamentati, come ad esempio l'amianto in matrice cementizia o polimerica. Nella tabella seguente è riportato l’elenco completo delle tipologie di rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione di edifici e infrastrutture, catalogati secondo il proprio codice CER. 52 L'Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati, http://www.anpar.org/ PAGINA: 59 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Tabella 1 – Rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione di edifici e infrastrutture53 Codice CER 17 Tipologia di rifiuto RIFIUTI DELLE OPERAZIONI DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE (COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI) 1701 170101 170102 170103 170106* CEMENTO, MATTONI, MATTONELLE E CERAMICHE 170107 Cemento Mattoni Mattonelle e ceramica Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle o ceramiche, contenenti sostanze pericolose Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 170106 1702 170201 170202 170203 170204* 1703 LEGNO, VETRO E PLASTICA 170301* 170302 170303* 1704 170401 170402 170403 170404 170405 170406 170407 170409* 170410* 170411 1705 Miscele bituminose contenenti catrame di carbone Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301 Catrame di carbone e prodotti contenenti catrame 170503* 170504 170505* 170506 170507* 170508 1706 170601* 170603* 170604 170605* 1708 170801* 170802 1709 170901* 170902* 53 Legno Vetro Plastica Vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati MISCELE BITUMINOSE, CATRAME DI CARBONE E PRODOTTI CONTENENTI CATRAME METALLI (INCLUSE LE LORO LEGHE) Rame, bronzo, ottone Alluminio Piombo Zinco Ferro e acciaio Stagno Metalli misti Rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose Cavi impregnati di olio, di catrame, di carbone o di altre sostanze pericolose Cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410 TERRA (COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI), ROCCE E FANGHI DI DRAGAGGIO Terra e rocce contenenti sostanze pericolose Terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503 Fanghi di dragaggio contenenti sostanze pericolose Fanghi di dragaggio diversi da quelli di cui alla voce 170505 Pietrisco per massicciate ferroviarie contenente sostanze pericolose Pietrisco per massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce 170507 MATERIALE ISOLANTE Materiali isolanti contenenti amianto Altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose Materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603 Materiali da costruzione contenenti amianto MATERIALI DA COSTRUZIONE A BASE DI GESSO Materiali da costruzione a base di gesso contaminati da sostanze pericolose Materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 170801 ALTRI RIFIUTI DELL'ATTIVITÀ DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE Rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione contenenti mercurio Rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione contenenti PCB (ad es. sigillanti Tratto da: PHARE TWINNING PROJECT RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali – costruzione e demolizione, 2007. PAGINA: 60 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Codice CER 170903* 170904 1501 150101 150102 150103 150104 150105 150106 150107 150109 150110* 150111* 2003 200301 Tipologia di rifiuto contenenti PCB, pavimentazioni a base di resina contenenti PCB, elementi stagni in vetro contenenti PCB) Altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose Rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione diversi da quelli di cui alle voci 170901, 170902 e 170903 IMBALLAGGI (COMPRESI I RIFIUTI URBANI DI IMBALLAGGIO OGGETTO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA) Imballaggi di carta e cartone Imballaggi in plastica Imballaggi in legno Imballaggi metallici Imballaggi in materiali compositi Imballaggi in materiali misti Imballaggi in vetro Imballaggi in materia tessile Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze Imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (ad esempio amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti ALTRI RIFIUTI URBANI Rifiuti urbani indifferenziati (inerti domestici) *sono indicati con l’asterisco in tabella i codici CER corrispondenti a rifiuti pericolosi Sempre facendo riferimento all’indagine ANPAR 2007, dall’analisi delle tipologie di rifiuto conferite agli impianti di riciclaggio degli inerti, risulta che i principali componenti dei rifiuti da costruzione e demolizione sono: 170904 rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 170901, 170902 e 170903 (44,8% del totale); 170504 Terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503 (19,8% del totale); 170107 Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06 (18,3% del totale); 170302 Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301 (7,4% del totale). Per quanto riguarda la presenza di rifiuti pericolosi, dai dati di lettura risulta che solo l’1% circa dei rifiuti da C&D è pericoloso54. I tipi di pericolosità che si possono avere nei rifiuti da costruzione e demolizione sono riassunti nella tabella seguente (Tabella 2). Tabella 2 – Tipi di pericolosità nei rifiuti da costruzione e demolizione55 Rifiuti Alcuni rifiuti da costruzione e demolizione sono pericolosi perché i materiali usati contengono un’alta proporzione di materiali considerati pericolosi. Alcuni materiali diventano pericolosi come risultato della lunga permanenza nell’ambiente in cui si trovano. Alcuni rifiuti da costruzione e demolizione diventano pericolosi sotto particolari condizioni. 54 55 Esempi Amianto, piombo, catrame, vernice e residui conservativi, adesivi, agenti leganti e certi tipi di plastica Reazione superficiale tra i materiali da costruzione in origine non pericolosi e gli agenti chimici trasportati dall’inquinamento Travi di legno trattate (con resine e/o con antiparassitari) se bruciate emettono gas tossici PHARE TWINNING PROJECT RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali – costruzione e demolizione, 2007 Tratto da: PHARE TWINNING PROJECT RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali – costruzione e demolizione, 2007. PAGINA: 61 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Rifiuti Alcuni rifiuti da costruzione e demolizione diventano pericolosi se contaminati con materiali pericolosi sono lasciati e/o mescolati in essi. 2.2 Esempi Lattine di vernice a base di piombo rovesciate su una pila di macerie che rendono queste ultime un rifiuto pericoloso Gli ambiti di intervento per la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione Gli ambiti di intervento per promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti nel settore dell’edilizia, nel rispetto delle priorità per la gestione dei rifiuti stabilite dalla normativa comunitaria e nazionale, possono essere così identificati: Prevenzione: diminuzione della quantità di rifiuti a monte, ovvero nella produzione e nel consumo di materiali da costruzione; Riutilizzo: recupero dei rifiuti finalizzata al riuso di semilavorati e componenti di elementi costruttivi (loro reimpiego tal quali o previo trattamento) Riciclaggio: recupero dei rifiuti finalizzata ad ottenere materie prime secondarie, previo trattamento: - Riciclaggio di rifiuti da C&D; - Riciclaggio di rifiuti nella produzione di materiali da costruzione: In un recente studio relativo all’applicazione dell’LCA ai rifiuti inerti derivanti dai lavori di demolizione e costruzione per la realizzazione degli interventi di ristrutturazione del quartiere fieristico di Bari56, si è stimato che, attraverso l’applicazione estensiva di misure di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, è possibile conseguire il recupero del 70% dei rifiuti prodotti durante l’intero processo edilizio. Nei paragrafi seguenti sono analizzati gli strumenti, le potenzialità e le problematiche applicative nei diversi ambiti di intervento. 2.2.1 La prevenzione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione Nella gerarchia per la gestione dei rifiuti, la prevenzione è l’ambito di intervento prioritario. Nel settore dell’edilizia, si possono individuare due principali tipologie di azioni per la prevenzione della produzione di rifiuti: 1. sviluppo di una progettazione dei materiali volta alla riduzione e al riutilizzo dei rifiuti, attraverso l’applicazione degli strumenti della Valutazione del ciclo di vita (LCA) e della Dichiarazione ambientale di prodotto (EPD) ai materiali per l’edilizia; 2. gestione dei cantieri attenta ad evitare la produzione di rifiuti per sfridi e scarti dei materiali da costruzione rotti o deteriorati. Con riferimento al primo aspetto, è importante rilevare che la selezione di materiali e prodotti edilizi è uno dei passaggi più delicati della progettazione ambientale di un edificio (non solo sotto il profilo della riduzione della produzione di rifiuti, ma con riferimento a tutti gli impatti ambientali), reso particolarmente complesso anche dalla carenza di informazioni e indicazioni. Nel libro “Life Cycle Assessment in edilizia”57, pubblicato nel 2008 e interamente dedicato al tema del progettare e costruire in una prospettiva di sostenibilità ambientale, l’autrice evidenzia il fatto che tanti materiali possono vantare una qualche caratteristica di sostenibilità ambientale: i materiali di origine vegetale e animale sono biologici e rinnovabili, i materiali di origine minerale sono naturali e riciclabili, i materiali di sintesi chimica sono riciclati, riciclabili e durevoli. Accade quindi che i produttori affrontino il tema 56 57 Lomoro A. et Al., Applicazione dell’LCA ai rifiuti inerti derivanti da attività di costruzione: presentazione di un caso di studio, Convegni Ecomondo 2008 Lavagna M., Life Cycle Assessmente in edilizia, Hoepli, 2008. PAGINA: 62 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO dell’ambiente nelle loro schede tecnico-informative, mettendo in evidenza gli aspetti positivi del loro prodotto e si può constatare come tutti i prodotti riescano a definirsi ecologici per qualche aspetto. Diventa dunque arduo orientarsi nella scelta. In tal senso, una strategia di progettazione dei materiali attenta alla riduzione della produzione dei rifiuti e, più in generale, al contenimento di tutti gli impatti ambientali, può essere fondata sull’applicazione di un approccio progettuale al ciclo di vita, o Life Cycle Design, che prende in considerazione i carichi ambientali relativi a tutte le fasi della vita di un prodotto, cercando di dare risposte differenziate in relazione alle specificità d’uso di ciascun prodotto. Progettare adottando questo approccio significa confrontarsi con i processi produttivi, con la provenienza dei materiali edili, con le tecniche realizzative e di messa in opera, con le modalità di dismissione e smaltimento dei rifiuti da demolizione. In questo ambito, uno strumento utile per orientarsi nella scelta dei prodotti è rappresentato dalle dichiarazioni ambientali di prodotto (DAP), o Environmental Product Declaration (EPD), ovvero da sistemi di etichettatura ambientale che forniscono dati quantitativi sul profilo ambientale di un prodotto calcolato secondo le procedure di LCA così come codificate dalle norme ISO 1404058. Per quanto riguarda le potenzialità di prevenzione della produzione dei rifiuti attraverso un’attenta gestione dei cantieri edili, da stime di letteratura risulta che circa il 15% dei materiali da costruzione acquistati vengono generalmente sprecati nel cantiere. Non è possibile eliminare completamente questi sprechi, ma attraverso un’attenta pianificazione dell’attività di cantiere e una buona gestione dei materiali da costruzione, è possibile ridurre in modo significativo la produzione di questa componente dei rifiuti da costruzione e demolizione. Per perseguire questo obiettivo, nella gestione del cantiere è opportuno adottare le seguenti misure59: nomina di un responsabile per la gestione dei rifiuti nel cantiere; sviluppo di un piano di gestione dei rifiuti nel cantiere; comunicazione e condivisione del piano con il personale del cantiere; ottimizzazione delle consegne di materie prime presso il cantiere in funzione dei tempi di utilizzo, riducendo al minimo le necessità di stoccaggio dei materiali; utilizzo di attrezzature adeguate e gestione accurata degli impianti; stoccaggio sicuro e accurato dei materiali nel cantiere, per evitarne il danneggiamento; conservazione dei materiali da costruzione nei loro imballaggi fino al momento del loro utilizzo. Uno strumento utile per perseguire con efficacia queste misure è l’adozione di un sistema di gestione ambientale del cantiere secondo gli standard ISO 14001 o EMAS. 2.2.2 Il riutilizzo dei rifiuti da costruzione e demolizione Con il termine “riutilizzo dei rifiuti” si intende l’operazione di recupero dei rifiuti da C&D finalizzata al riuso di semilavorati e componenti di elementi costruttivi o al loro reimpiego tal quali o previo trattamento. Nella gerarchia per la gestione dei rifiuti, questo costituisce il secondo ambito prioritario di intervento, dopo la prevenzione. Le potenzialità di riutilizzo dei rifiuti sono sostanzialmente correlate alle modalità adottate nella demolizione degli edifici. Le modalità di demolizione determinano infatti la qualità dei rifiuti che si producono (vedi figura 2). 58 Sull’applicazione della valutazione del ciclo di vita all’attività edilizia, si rimanda all’approfondimento riportato nella Parte I del presente documento (capitolo 3). 59 Construction and demolition waste management, A handbook for Contractors & Site Managers, a Fás & construction industry federation initiative, 2002 PAGINA: 63 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO DISCARICA TRADIZIONALE RIFIUTI INDIFFERENZIATI 2 TRATTAMENTO COMPONENTI RECUPERABILI (porte, finestre, radiatori, coppi, etc.) DEMOLIZIONE SELETTIVA R E C U P E R O LEGNO FERRO VETRO METALLI PLASTICA RIFIUTI LAPIDEI Figura 2 – Demolizione degli edifici e produzione di rifiuti Le strutture sono costituite da elementi diversi come travi, pilastri, piastre, profilati metallici, collegati tra loro mediante sistemi che ne assicurano staticità e rigidezza. In un processo edilizio la fase di demolizione, se eseguita in modo tradizionale con il solo scopo di eliminare la vecchia costruzione il più velocemente possibile, è caratterizzata dalla produzione di un rifiuto con composizione omogenea e con cospicua presenza di laterizio e calcestruzzo. In questo caso, le possibilità di riutilizzo di specifici componenti di elementi costruttivi presenti nel rifiuto sono molto limitate e determinate esclusivamente dal recupero di materiali a valle di impianti di riciclaggio degli inerti. Molto più significative sono invece le potenzialità di riutilizzo di semilavorati e componenti di elementi costruttivi presenti nell’edificio da demolire se si adottano tecniche di demolizione che vengono indicate con il termine generale di demolizione selettiva60. Attraverso la demolizione selettiva si possono infatti isolare frazioni riusabili e/o riciclabili che consentono la valorizzazione degli scarti come materie prime secondarie. Tanto più omogeneo è il materiale ottenuto dalla demolizione, tanto più elevate sono le possibilità di sottoporlo ad adeguati trattamenti che ne facilitino il recupero ed il successivo reimpiego. Il recupero dei componenti richiede un’attenta pianificazione per individuare quali siano gli elementi che dovranno essere smontati manualmente e con molta cura. Sono componenti riusabili le porte, le finestre, i cancelli, le ringhiere, etc., dotati di prestazioni residue sufficienti per poter essere reimpiegati nella loro funzione originaria dopo aver subito un processo di nobilitazione, che consiste nella pulitura, manutenzione ed eventuale adattamento. Invece gli elementi in pessimo stato di conservazione devono essere smontati al fine di recuperare i singoli materiali costituenti (es. legno, vetro e ferro) da avviare a riciclaggio. Ci sono però anche altri materiali che provengono dalle demolizioni e ristrutturazioni, che possono essere riutilizzati tali e quali. Si tratta ad esempio dei coppi, che vengono puliti e rivenduti per essere impiegati in nuove costruzioni rustiche; dei mattoni fatti a mano, che dopo un’accurata pulizia vengono impiegati per pavimentazioni interne ed esterne61. 60 61 Regione Marche, Guida per la gestione dei rifiuti inerti, 2002. Bressi G., Elementi chiave del settore del riciclaggio dei rifiuti inerti, ANPAR, 2007; http://www.anpar.org/ PAGINA: 64 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Questo tipo di demolizione richiede, naturalmente, una riorganizzazione del cantiere edilizio, non solo perché le operazioni tradizionali vengono sostituite da operazioni di smontaggio e destrutturazione finalizzate all'ottenimento di frazioni omogenee valorizzabili, ma anche rispetto all'adeguata formazione del personale di cantiere e alla predisposizione di spazi per poter stoccare le diverse categorie di rifiuti. Altrettanto importante è la realizzazione, per consistenti interventi di demolizione, di un progetto di demolizione (da coordinare opportunamente con il “piano di sicurezza”), che preveda la dettagliata descrizione dell'edificio e di ciò che lo stesso comprende; in pratica si suggerisce la predisposizione di una cosiddetta "carta dei materiali" nella quale siano indicati i materiali presenti nelle strutture che andranno a costituire i rifiuti da demolizione in modo da poter individuare, per ognuno, la tecnica di smantellamento più adeguata. Per ogni materiale riciclabile è inoltre importante definire il quantitativo, la tipologia, la presenza di colle, vernici, additivi, l'eventuale aggregazione con altri materiali. In pratica il progetto deve consentire un'adeguata programmazione delle operazioni, l'individuazione delle possibilità di commercializzazione, l'allestimento di idonei raccoglitori in cantiere, la valutazione degli impatti prodotti dalle operazione di demolizione in modo da prevenirli e mitigarli nel migliore dei modi. Interessante, a questo proposito, la Guida alla demolizione selettiva (U32014580) elaborata da parte della Commissione Edilizia dell'UNI. La linea guida UNI fornisce indicazioni progettuali ed esecutive per dare una regolamentazione al processo di demolizione delle opere edilizie e di ingegneria civile con lo scopo di prevenire la produzione, ridurre e valorizzare i rifiuti da C&D. Nella linea guida viene definito il processo di demolizione (vedi figura 3) con particolare riferimento alla fase di progettazione, individuando i compiti dei diversi operatori coinvolti, si forniscono indicazioni sulle tecniche di demolizione e separazione, sulle operazioni di stoccaggio in cantiere, sul trattamento delle diverse frazioni omogenee ottenute nonché sulle operazioni di smaltimento delle frazioni non idonee al recupero. Tutto ciò tenendo conto dell'effettiva presenza di impianti di trattamento o di centri di messa in riserva nelle vicinanze del cantiere, della valutazione preventiva dei tempi, dei costi e dei possibili ricavi che la stessa comporta. Figura 3 – Schema di recupero dei rifiuti nel processo di demolizione selettiva62 62 Tratto dalla Guida alla demolizione selettiva (U32014580) elaborata da parte della Commissione Edilizia dell'UNI PAGINA: 65 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO L’efficacia del processo di demolizione selettiva ai fini del recupero di materiali è determinata in larga misura dall’effettiva separabilità dei differenti materiali: l’adozione di metodi costruttivi basati sulla costruzione stratificata (accostamento di materiali differenti) e sull’assemblaggio a secco, permettono a fine vita una facile disaggregazione delle parti. Le lavorazioni a umido durante la costruzione dell’edificio rendono invece solidali i materiali tra loro impedendo a fine vita la loro separazione. In particolare i processi di impermeabilizzazione o di incollaggio sono irreversibili: i materiali trattati con bitume o applicati con colle e adesivi, anche se potenzialmente riciclabili, diventano non riciclabili (i materiali e le colle non sono più separabili dai materiali con cui vengono a contatto). La demolizione selettiva può dunque essere favorita dall’adozione di un approccio progettuale che tiene conto delle necessità di disassemblaggio degli edifici (Design for disassembling)63. 2.2.3 Il riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione64 Per riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione si intende l’operazione di recupero finalizzata ad ottenere materie prime secondarie, previo trattamento in appositi impianti. Le operazioni di trattamento possono essere sinteticamente intese come processi successivi di frantumazione, selezione, deferrizzazione, asportazione di materiali leggeri e/o indesiderati, omogeneizzazione del prodotto finale. Le tecnologie attualmente presenti sul mercato vengono tradizionalmente ripartite in due grandi famiglie: tecnologie per impianti fissi e quelle per impianti mobili. Gli impianti mobili sono nati con l’esigenza di ridurre volumetricamente i rifiuti inerti, sia per risparmiare sui costi di trasporto sia per utilizzarli in sito per scopi non strutturali (ad es. riempimenti per modellazione paesaggistica). Gli impianti fissi hanno invece la finalità di offrire da una parte una alternativa di smaltimento alla discarica e dall’altra una fonte stazionaria di approvvigionamento di aggregati riciclati per le costruzioni, di qualità assimilabile agli aggregati naturali. Allo stato attuale, considerato che i flussi di rifiuti conferiti agli impianti risultano estremamente eterogenei, solo gli impianti fissi ad elevato contenuto tecnologico, ovvero gli impianti dotati di tecnologie che garantiscono le fasi meccaniche di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione della frazione metallica e delle frazioni indesiderate, sono in grado di garantire e certificare CE le prestazioni dei materiali riciclati, come previsto dal DM 11/04/07. Dagli impianti di trattamento si producono flussi di aggregati che possono essere ripartiti in funzione delle granulometrie. In generale, le granulometrie più comunemente prodotte risultano essere: Stabilizzati: 0/30; 0/70 (73%) Sabbia: 0/6 mm; 0/8 mm (22%) Ghiaie: 30/70 mm; 49/70 mm; 40/100 mm; 40/150 mm (3%) Pietrischi: 6/15 mm; 15/30 mm (2%) Il rendimento generale degli impianti ad elevato contenuto tecnologico è molto elevato: il 95% del materiale in ingresso è disponibile per la commercializzazione nelle diverse classi granulometriche; lo 0,1% circa è costituito dalla frazione ferrosa; il 4% circa viene separato come terra naturale prima dell’introduzione alla fase di frantumazione; solo una piccolissima frazione (circa 1%, costituita dalla frazione leggera e dal materiale di scarto) deve essere smaltita in altri impianti. 63 64 Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008. Tratto da: Bressi G., Elementi chiave del settore del riciclaggio dei rifiuti inerti, ANPAR, 2007. PAGINA: 66 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Per quanto concerne infine il rendimento di separazione delle frazioni merceologiche indesiderate (frazione leggera = carta, plastica, legno, ecc.), il rendimento globale medio è pari a circa il 66%. Gli aggregati provenienti dal riciclaggio di rifiuti inerti, in Italia, trovano le seguenti destinazioni principali: realizzazione del corpo dei rilevati di opere in terra dell’ingegneria civile; realizzazione di sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e di piazzali civili e industriali; realizzazione di strati di fondazione delle infrastrutture di trasporto; realizzazione di recuperi ambientali, riempimenti e colmate; realizzazione di strati accessori (aventi funzione anticapillare, antigelo, drenante ecc.); confezionamento di calcestruzzi (soprattutto con classe di resistenza Rck 15 Mpa, secondo le indicazioni della norma UNI 8520-2). 2.2.4 Il riciclaggio dei rifiuti nella produzione di materiali per l’edilizia Un ultimo ambito di interesse in riferimento all’interconnessione tra gestione dei rifiuti e attività edilizia consiste nell’utilizzo di rifiuti nella produzione di materiali per l’edilizia. Tra i principali settori di utilizzo in tal senso si individuano quelli di produzione del cemento e dei laterizi. Il recupero di rifiuti come materia prima e, soprattutto, come combustibile nel processo produttivo è un tema di notevole interesse per i cementifici. Le caratteristiche tecnologiche dei forni da cemento (elevati livelli di temperatura imposti dal ciclo tecnologico, tempi di permanenza a temperature elevate nettamente superiori a quelli degli inceneritori, elevata inerzia termica del sistema di cottura, assenza di residui di combustione) li rendono infatti impianti vocati al coincenerimento. Quanto al recupero di rifiuti come materia, le Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili (BAT – Best Available Techniques) nella produzione di cemento evidenziano che le materie prime tradizionali possono essere parzialmente sostituite da materiali residuali (rifiuti non pericolosi recuperabili come materia, costituiti principalmente da scaglie di laminazione, terre e sabbie di fonderia, ceneri volanti e gessi chimici). Per quanto riguarda la produzione di laterizi, sono disponibili numerosi studi relativi al re-impiego, nell’industria dei laterizi, di diverse tipologie di rifiuti, sia urbani che industriali. La maggior parte degli studi, per lo più sviluppati negli anni Ottanta, dimostra la praticabilità di questo tipo di re-impiego con vantaggi ambientali e tecnologici. Le migliori prospettive concernono i materiali ricchi in sostanze organiche, in quanto la loro combustione in fase di cottura permette un significativo risparmio energetico, anche se usati in quantità ridotte (<10%). Le proprietà tecnologiche dei prodotti subiscono variazioni generalmente tollerabili, e di sovente positive, quali un alleggerimento in pasta che permette ulteriori vantaggi economici in fase di trasporto e di posa e conferisce al prodotto migliori proprietà di isolamento termico. Tuttavia, spesso il riutilizzo degli scarti non risulta economicamente vantaggioso, in conseguenza dei notevoli oneri di trasporto che vengono ad incidere pesantemente sui costi globali di produzione (senza dimenticare ulteriori costi legati alla necessità, per alcuni tipi di scarti, di effettuare controlli sulle emissioni dei fumi durante la cottura e sulla presenza di elementi tossici ed inquinanti)65. Esistono infine alcuni interessanti impieghi di materiali riciclati (alluminio, altri metalli, gomma, legno, plastica, sughero, vetro) nella produzione di materiali da costruzione. In proposito, una buona banca 65 Marsigli M., Dondi M., Rassegna delle esperienze di riciclaggio di scarti industriali ed urbani nella produzione di laterizi. In: http://www.laterizio.it PAGINA: 67 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO dati relativa agli eco-prodotti ottenuti attraverso l’impiego di materiali riciclati è disponibile sul sito http://www.matrec.it/, che contiene appunto un’ampia rassegna di prodotti e materiali ottenuti dal riciclo, suddivisi per categoria e corredati da schede descrittive che riportano la composizione, le caratteristiche tecniche, le applicazioni e i riferimenti delle aziende produttrici. 3 LA GESTIONE DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA 3.1 La produzione di rifiuti da costruzione e demolizione L’analisi della produzione di rifiuti in provincia di Lucca è sviluppata utilizzando i dati di produzione di rifiuti speciali, pericolosi e non, estratti dal Catasto Rifiuti regionale, gestito da ARPAT66. I rifiuti da costruzione e demolizione sono classificati con il codice CER 17. I dati di produzione per la provincia di Lucca sono riportati nelle tabelle e nei grafici seguenti. Tabella 3 – Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno) CER Per 170101 170102 170103 170106 P 170107 170201 170202 170203 170204 P 170301 P 170302 170303 P 170400 170401 170402 170403 66 Descrizione CER 2003 2004 2005 2006 cemento mattoni mattonelle e ceramiche miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, contenenti sostanze pericolose miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06 legno vetro plastica vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminate miscele bituminose contenenti catrame di carbone miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01 catrame di carbone e prodotti contenenti catrame metalli (incluse le loro leghe) rame, bronzo e ottone alluminio piombo 1.215,92 26,40 1.547,66 0,70 17,44 8.375,46 0,56 19,52 8.922,19 0,00 0,00 1,42 0,00 0,00 0,56 137,46 81,02 59,49 24,72 876,67 11,84 18,98 229,31 24,88 10,93 427,37 7,63 48,88 388,09 0,74 15,92 1.770,32 2.737,95 436,28 169,20 0,05 12,00 0,00 15,34 21.984,14 40.883,81 27.243,05 17.847,60 7,52 0,04 0,95 0,05 3,34 218,74 480,19 21,48 0,00 238,69 5.896,46 21,82 0,00 220,77 441,56 29,07 0,00 83,96 115,38 0,84 Per l’interpretazione di questi dati, disponibili per il periodo 2003-2006, è opportuno tenere presente che, con l'entrata in vigore del D.Lgs.152/06, sono stati esentati dalla dichiarazione MUD tutti i produttori di rifiuti speciali non pericolosi, esenzione parzialmente revocata dal D.Lgs.4/08 che reintroduce l'obbligo di dichiarazione dei rifiuti speciali non pericolosi per le aziende con un numero di addetti superiore a 10 (per le dichiarazioni MUD relative al 2007). Pertanto è lecito aspettarsi anche per la provincia di Lucca una diminuzione nella produzione di rifiuti a partire dai dati relativi al 2005, diminuzione che non sarà comunque da considerarsi reale ma solo conseguenza della nuova normativa. PAGINA: 68 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno) CER Per 170404 170405 170407 170408 170409 P 170410 P 170411 170503 P 170504 170506 170508 170601 P 170603 P 170604 170605 P 170801 P 170802 170901 P 170902 P 170903 P 170904 Descrizione CER 2003 zinco 15,79 ferro e acciaio 16.695,55 metalli misti 61,21 CODICE CER ELIMINATO 0,05 rifiuti metallici contaminati da 0,46 sostanze pericolose cavi, impregnati di olio, di 4,08 catrame di carbone o di altre sostanze pericolose cavi, diversi da quelli di cui alla 795,21 voce 17 04 10 terra e rocce, contenenti sostanze 45,50 pericolose terra e rocce, diverse da quelle di 4.115,34 cui alla voce 17 05 03 fanghi di dragaggio, diversi da 0,00 quelli di cui alla voce 17 05 05 pietrisco per massicciate 0,00 ferroviarie, diverso da quello di cui alla voce 17 05 07 materiali isolanti contenenti 13,69 amianto altri materiali isolanti contenenti o 9,85 costituiti da sostanze pericolose materiali isolanti, diversi da quelli 60,61 di cui alle voci 17 06 01 e 17 06 03 materiali da costruzione 1.414,10 contenenti amianto materiali da costruzione a base di 6,20 gesso contaminati da sostanze pericolose materiali da costruzione a base di 37,04 gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 08 01 rifiuti dell’attività di costruzione e 0,00 demolizione, contenenti mercurio rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione, contenenti PCB (ad esempio sigillanti contenenti PCB, pavimentazioni a base di resina 0,00 contenenti PCB, elementi stagni in vetro contenenti PCB, condensatori contenenti PCB) altri rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione 86,17 (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi 100.765,90 da quelli di cui alle voci 17 09 01, 2004 2005 2006 0,20 15.497,02 420,13 0,00 6,72 14.384,02 453,77 0,00 2,70 7.027,43 99,89 0,00 0,00 0,00 0,04 0,00 0,00 2,05 781,85 816,83 186,99 420,18 308,82 539,18 4.259,21 2.373,71 15.577,02 778,04 19,72 184,14 4.603,42 829,24 0,00 9,36 0,33 13,22 5,16 0,62 16,19 40,12 95,63 44,73 1.330,23 929,81 1.904,63 0,00 0,00 0,00 0,00 13,12 17,96 0,00 0,00 23,72 0,00 16,76 0,00 1,51 2,64 4,69 83.656,82 120.239,92 114.664,46 PAGINA: 69 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno) CER Per Descrizione CER 2003 2004 2005 2006 17 09 02 e 17 09 03 150.901,22 163.505,94 177.802,25 167.893,60 3.359,36 4.516,43 1.696,21 2.688,87 TOTALE TOTALE PERICOLOSI % PERICOLOSI 2,2% 2,8% 1,0% 1,6% Tabella 4 – Produzione di rifiuti speciali in provincia di Lucca TOTALE RIFIUTI SPECIALI in provincia di Lucca (t/anno) %C&D su totale RS 2003 2004 2005 2006 1.080.281,47 14,0% 1.064.453,26 15,4% 951.824,41 18,7% 770.669,22 21,8% Tabella 5 – Produzione di rifiuti speciali pericolosi in provincia di Lucca TOTALE RS PERICOLOSI (t/anno) % rifiuti C&D pericolosi su totale 2003 17.124,13 19,6% 2004 23.386,58 19,3% 2005 19.946,06 8,5% 2006 22.856,09 11,8% Come si può osservare, la produzione di rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) in provincia di Lucca, nel periodo analizzato, varia tra le 150.000 e le 180.000 t/anno. Di queste, la percentuale di rifiuti pericolosi varia tra 1.696 e 3.359 t/anno, con un’incidenza percentuale sulle quantità totali di rifiuti da costruzione e demolizione prodotti sempre inferiore al 3% (da dati di letteratura, risulta che la percentuale media di rifiuti pericolosi presenti nei rifiuti da C&D è dell’1% circa). Sul totale dei rifiuti speciali prodotti in provincia, i rifiuti da C&D pesano per il 15-20%, percentuale inferiore a quella stimata a livello nazionale e regionale (intorno al 40-45%). Tale differenza potrebbe essere comunque da ricondurre anche al fatto che i dati di produzione di rifiuti da C&D registrati attraverso i MUD rappresentano solo una parte dell’effettiva produzione di questa tipologia di rifiuti, data la non obbligatorietà della dichiarazione MUD per le aziende produttrici di rifiuti speciali non pericolosi con un numero di addetti inferiore a 10. Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti, la componente prevalente è rappresentata da rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, che rappresentano quasi il 70% dei rifiuti totali da C&D (escluso il 2004, anno in cui questa componente ha pesato solo per il 51% sul totale). Altra componente significativa è rappresentata dalle miscele bituminose, che, in particolare nel 2004, hanno costituito il 25% dei rifiuti da C&D totali. Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, la produzione è molto variabile di anno in anno. Nel 2004 si è registrata la produzione maggiore, determinata prevalentemente da una notevole produzione di vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminate. La componente prevalente di rifiuti pericolosi che si mantiene pressoché costante nel periodo analizzato è invece rappresentata dai materiali contenenti amianto. PAGINA: 70 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Produzione rifiuti totali da costruzione e demolizione Provincia di Lucca 200.000 Altro 180.000 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione pietrisco per massicciate ferroviarie terra e rocce 160.000 t/anno 140.000 120.000 100.000 80.000 ferro e acciaio 60.000 alluminio 40.000 miscele bituminose 20.000 0 cemento 2003 2004 2005 2006 Figura 4 Produzione rifiuti pericolosi da costruzione e demolizione Provincia di Lucca 5.000 altro 4.500 4.000 materiali da costruzione contenenti amianto t/anno 3.500 3.000 2.500 terra e rocce, contenenti sostanze pericolose 2.000 1.500 1.000 vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminate 500 0 2003 2004 2005 2006 Figura 5 PAGINA: 71 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 3.2 Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione Anche per l’identificazione delle modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca sono stati utilizzati i dati delle dichiarazioni MUD forniti dal Catasto Rifiuti regionale gestito da ARPAT, per il periodo 2003-2006. In particolare, è stato analizzato l’elenco dei soggetti lucchesi che hanno dichiarato di effettuare una operazione di gestione (smaltimento o recupero) relativamente ai rifiuti individuati dal codice CER 17, corrispondente ai rifiuti da C&D. I risultati sono evidenziati nella tabella seguente, da cui si rileva, innanzitutto, che la quantità di rifiuti da costruzione e demolizione trattata o smaltita in impianti presenti sul territorio provinciale è notevolmente superiore alla quantità di rifiuti prodotta. Anche tenendo conto di possibili doppi conteggi delle quantità trattate e smaltite (ad esempio le quantità relative alla categoria R13 di messa in riserva potrebbero essere anche riconteggiate in una delle categorie di trattamento), con riferimento al 2006, anno in cui si registrano i maggiori quantitativi di rifiuti smaltiti o trattati sul territorio provinciale (905.632 t/anno), la quantità di rifiuti da C&D prodotti in provincia di Lucca rappresenta appena il 19% dei rifiuti da C&D complessivamente trattati e smaltiti. Tabella 6 - Trattamento e smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca Modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno) Tipologia smaltimento/recupero 2003 2004 2005 2006 D1 Discarica (deposito nel o sul suolo) 5,0 2,4 Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 D15 a D14 5,8 1,6 5,5 117,7 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni R3 biologiche) 67,0 2.280,3 1.427,2 1.863,2 Riciclo/recupero dei metalli e dei R4 composti metallici 15.982,3 25.072,1 26.280,4 23.568,1 Riciclo/recupero di altre sostanze R5 inorganiche 360.297,2 485.125,2 368.666,6 685.373,5 Spandimento sul suolo a beneficio R10 dell'agricoltura o dell'ecologia 19.485,1 30.284,1 101.749,4 Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni 102.323,1 R13 indicate nei punti da R1 a R12 88.248,6 146.369,7 92.960,9 TOTALE 478.680,5 620.215,3 573.033,4 905.632,8 Fonte: dichiarazioni MUD Per quanto riguarda le modalità di trattamento e smaltimento, prevale decisamente il riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (R5 – tipologia che include il trattamento presso impianti di riciclaggio inerti) che, sempre con riferimento al 2006, copre il 76% dei rifiuti complessivamente trattati e smaltiti. Analizzando più nel dettaglio le quantità di rifiuti smaltiti o trattati nei singoli impianti, si rileva che, dei 50 soggetti che sul territorio provinciale dichiarano di effettuare operazioni di smaltimento o trattamento di rifiuti da C&D, 6 da soli coprono il 77% dei rifiuti complessivamente smaltiti e trattati in provincia. Si tratta di 5 impianti di riciclaggio inerti, che complessivamente nel 2006 hanno trattato PAGINA: 72 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO 597.332 t/anno di rifiuti da C&D, e di una azienda di produzione di laterizi, che, sempre nel 2006, ha trattato 101.749 rocce e terre da scavo. Nella tabella seguente è riportato il dettaglio degli impianti presenti, con l’indicazione delle modalità e quantità di rifiuti trattati e smaltiti, per tipologia di rifiuti, nel 2006. Comune Altopascio Barga Borgo a Mozzano Camaiore Capannori N. impianti Tabella 7 – Impianti che trattano rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca – anno 2006 6 1 3 5 4 Tipologia rifiuto CER Descrizione CER 170405 ferro e acciaio Tipologia trattamento Discarica D15 R3 R4 R5 R10 R13 0 0 0 106,8 0 0 11,28 170101 cemento 0 38,95 0 0 0 0 0 170407 metalli misti 0 0 0 4,31 0 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 0 0 120,3 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 170504 05 03 0 0 0 0 0 101.749,4 0 TOTALE Altopascio 0 38,95 0 111,06 0 101.749,4 131,6 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 170504 05 03 0 0 0 0 0 0 1.011,5 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 17.970,3 0 346,2 TOTALE Barga 0 0 0 0 17.970,3 0 1.357,7 170405 ferro e acciaio cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 0 0 0 26,1 0 0 0 0 0 0 0,1 170101 cemento 0 54,1 0 0 0 0 0 TOTALE Borgo a Mozzano 0 54,1 0 0 0 0 26,3 170405 ferro e acciaio 0 0 0 4.990,4 0 0 5,76 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 0,7 0 0 4,94 0 0 0 0 0 0 1,5 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 1.645,7 0 90,6 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 17,89 0 0 0 170402 alluminio 0 0 0 26,24 0 0 0 170403 piombo 0 0 0 1,6 0 0 0 TOTALE Camaiore 0 0 0 5.036,9 1.645,7 0 102,8 170101 cemento 0 0 0 0 56,1 0 0 170103 mattonelle e ceramiche 0 0 0 0 4,9 0 0 PAGINA: 73 di 78 Comune N. impianti REBIR – ANALISI DI CONTESTO Tipologia rifiuto CER Descrizione CER 1 1 D15 R3 R4 R5 R10 R13 0 0 0 0 60,0 0 0 miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 0 0 0 0 9.141,9 0 9.134,5 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 12,2 0 0 0 170402 alluminio 0 0 0 108,3 0 0 32,9 170405 ferro e acciaio 0 0 0 263,7 0 0 0 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 8,5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 30,6 0 2,56 0 0 0 0 0 0 22,11 0 0 0 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 141.331,7 0 31.207,3 TOTALE Capannori - 24,7 - 392,8 150.594,5 - 40.405,2 170103 mattonelle e ceramiche miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui 170107 alla voce 17 01 06 0 0 0 0 0 0 15,4 0 0 0 0 0 0 1,2 0 0 0 0 0 0 252,6 miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 170802 08 01 Castiglione di Garfagnana Discarica miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui 170107 alla voce 17 01 06 materiali isolanti, diversi da quelli di cui alle voci 17 170604 06 01 e 17 06 03 materiali da costruzione 170605 contenenti amianto Castelnuov o di Garfagnana Tipologia trattamento 0 0 0 0 0 0 2,4 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 0 0 1.353,2 TOTALE Castelnuovo di Garfagnana 0 0 0 0 0 0 1.624,7 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 0 0 0 0,9 170402 alluminio 0 0 0 10,9 0 0 3,4 170405 ferro e acciaio 0 0 0 427,4 0 0 0,6 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 0 0 0 4,0 0 0 0 0 0 0 0,6 PAGINA: 74 di 78 Comune Coreglia Antelminelli Gallicano Lucca Massarosa N. impianti REBIR – ANALISI DI CONTESTO 1 1 8 3 Tipologia rifiuto CER Descrizione CER Tipologia trattamento Discarica D15 R3 R4 R5 R10 R13 TOTALE Castiglione di Garfagnana 0 0 0 438,3 0 0 9,4 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 0 0 0 1,7 170403 piombo 0 0 0 0 0 0 0,0 170404 zinco 0 0 0 0 0 0 0,0 170405 ferro e acciaio cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 0 0 0 9,8 0 0 0 0 0 0 0,0 TOTALE 0 0 0 0 0 0 11,5 170101 cemento 0 0 0 0 760,3 0 0 170103 mattonelle e ceramiche 0 0 0 0 7,0 0 0 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui 170107 alla voce 17 01 06 0 0 0 0 6,4 0 0 miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 0 0 0 0 2330,0 0 1.190,1 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 170504 05 03 0 0 0 0 1927,4 0 0 materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 170802 08 01 0 0 0 0 228,4 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 14316,9 0 12.349,2 TOTALE Gallicano 0 0 0 0 19576,5 0 13.539,3 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 8,5 0 0 0 170402 alluminio 0 0 0 40,6 0 0 0 170403 piombo 0 0 0 0,5 0 0 0 170405 ferro e acciaio 0 0 0 2434,3 0 0 101,8 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 15,9 0 0 7,2 0 0 0 0 0 0 7,8 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 170504 05 03 0 0 0 0 16.248,7 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 67.101,2 0 8.714,1 TOTALE Lucca - - - 2.499,8 83.349,9 - 8.830,8 170201 legno 0 0 0 0 0 0 8,37 170101 cemento 0 0 0 0 513,84 0 23,04 PAGINA: 75 di 78 Comune Piazza al Serchio Pietrasanta N. impianti REBIR – ANALISI DI CONTESTO 1 7 Tipologia rifiuto CER Descrizione CER miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui 170107 alla voce 17 01 06 Tipologia trattamento Discarica D15 R3 R4 R5 R10 R13 0 0 0 0 22,86 0 0 170203 plastica 0 0 0 2 0 0 0 miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 0 0 0 0 18,5 0 0 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 7,68 0 0 0,34 170402 alluminio 0 0 0 21,78 0 0 0,14 170403 piombo 0 0 0 0 0 0 0,58 170404 zinco 0 0 0 2,86 0 0 0,38 170405 ferro e acciaio 0 0 0 941,97 0 0 5,08 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 18,33 0 0 2,03 0 0 0 1 0 0 3,1 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 170504 05 03 0 0 0 0 5.373,33 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 206.221,81 0 7.853,95 TOTALE Massarosa - - - 995,6 212.150,3 - 7.897,0 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 0,3 0 0 2,8 170402 alluminio 0 0 0 1,7 0 0 0 170405 ferro e acciaio 0 0 0 1002,0 0 0 17,0 170407 metalli misti 0 0 0 127,3 0 0 17,8 TOTALE Piazza al Serchio 0 0 0 1.131,3 0 0 37,6 170101 cemento 0 0 0 0 315,74 0 0 170102 mattoni 0 0 0 0 71,72 0 0 170103 mattonelle e ceramiche 0 0 0 0 0,04 0 0 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui 170107 alla voce 17 01 06 0 0 0 0 521,2 0 0,5 170201 legno 0 0 0 0 0 0 126,43 miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 0 0 1.863,2 0 40.102,6 0 1.051,8 170401 rame, bronzo e ottone 0 0 0 211,3 0 0 6,45 170402 alluminio 0 0 0 349,7 0 0 16,92 170403 piombo 0 0 0 2,0 0 0 3,42 170405 ferro e acciaio 0 0 0 12,5 0 0 114,43 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 33,5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,56 PAGINA: 76 di 78 Comune Porcari N. impianti REBIR – ANALISI DI CONTESTO 4 Tipologia rifiuto Tipologia trattamento CER Descrizione CER terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 170504 05 03 Discarica 4 R3 R4 R5 R10 R13 0 0 0 0 14.632,60 0 3.888,40 fanghi di dragaggio, diversi da quelli di cui alla 170506 voce 17 05 05 0 0 0 0 196,81 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 121.967,3 0 5.170,6 TOTALE Pietrasanta - - 1.863,2 608,9 177.808,0 - 10.379,4 170402 alluminio miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 170401 rame, bronzo e ottone 170405 ferro e acciaio 170407 metalli misti cavi, diversi da quelli di 170411 cui alla voce 17 04 10 0 0 0 4,74 0 0 4,02 0 0 0 0 2.855,09 0 1.510,51 0 0 0 2,56 0 0 2,53 0 0 0 4.491,62 0 0 120,23 0 0 0 62,65 0 0 6,26 0 0 0 0 0 0 2,32 0 0 0 0 5.901,82 0 78,75 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 Viareggio D15 TOTALE Porcari - - - 4.561,6 8.756,9 - 1.724,6 170201 legno 0 0 0 0 0 0 123,24 miscele bituminose diverse da quelle di cui 170302 alla voce 17 03 01 0 0 0 0 13.521,29 0 0 170407 metalli misti 0 0 0 2,88 0 0 0 rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 170904 17 09 03 0 0 0 0 0 0 4.272,23 TOTALE Viareggio - - - 2,9 13.521,3 - 4.395,5 Fonte: dichiarazioni MUD Per valutare la situazione di collocazione sul mercato dei materiali inerti riciclati prodotti presso gli impianti presenti in provincia di Lucca, attraverso l’Associazione degli Industriali della Provincia di Lucca sono stati richiesti, ai 5 impianti di riciclaggio di rifiuti da costruzione e demolizione presenti sul territorio provinciale, i dati relativi ai materiali prodotti e venduti. I dati ottenuti, forniti da 2 dei 5 impianti, mostrano la situazione illustrata in figura 6. PAGINA: 77 di 78 REBIR – ANALISI DI CONTESTO Confronto tra produzione e vendita di materiali inerti riciclati 450.000 400.000 350.000 t/anno 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 2006 2007 Inerte riciclato prodotto 2008 Inerte riciclato venduto Figura 6 Per i due impianti presi in esame si può osservare un progressivo aumento dei materiali prodotti e, per gli ultimi due anni, buoni risultati di vendita dei prodotti riciclati, in particolare con riferimento al 2007 (materiali venduti pari al 92% degli inerti riciclati complessivamente prodotti). I materiali venduti sono utilizzati per la quasi totalità per riempimenti, sottofondi e fondazioni stradali, rinfianchi alle tubazioni, ad eccezione della terra riciclata che è utilizzata per la realizzazione e sistemazione di argini (80%), aiuole e rotatorie stradali (20%). PAGINA: 78 di 78