Servizio Ambiente
Ufficio Sviluppo Sostenibile e Agenda 21
ANALISI DI CONTESTO
PROGETTO REBIR
RISPARMIO ENERGETICO, BIOEDILIZIA, RIUSO
PROVINCIA DI LUCCA
Rapporto finale
Gennaio 2010
Consulenza ed assistenza
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
INDICE
PREMESSA ............................................................................................................................ 4
INTRODUZIONE.................................................................................................................... 5
PARTE I – EDILIZIA SOSTENIBILE: STATO DELL’ARTE........................................................ 7
1
2
COS’È L’“EDILIZIA SOSTENIBILE”? ................................................................................................ 7
IL QUADRO POLITICO E NORMATIVO E GLI STRUMENTI DI RIFERIMENTO .................................................. 8
2.1
2.2
2.3
3
LA VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA DELL’ATTIVITÀ EDILIZIA ..............................................................15
3.1
3.2
3.3
4
Orientamenti normativi internazionali e nazionali ...................................................................... 16
Le applicazioni dell’LCA in edilizia ................................................................................................. 18
I benefici ambientali conseguibili attraverso l’applicazione dell’LCA in edilizia ...................... 22
I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE ........................................................................22
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
4.6
4.7
5
La gestione del territorio .................................................................................................................. 8
La progettazione degli edifici........................................................................................................... 9
I materiali e i prodotti per l’edilizia ............................................................................................... 12
La certificazione ambientale degli edifici ..................................................................................... 23
La certificazione energetica degli edifici ...................................................................................... 24
La progettazione sostenibile e le tecnologie costruttive............................................................ 25
I prodotti per la bioedilizia ............................................................................................................. 28
Le scelte impiantistiche .................................................................................................................. 29
La gestione sostenibile dei cantieri............................................................................................... 30
Il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali in edilizia ........................................................................ 30
BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN ITALIA .......................................................................30
5.1
5.2
5.3
5.4
5.5
5.6
Metadistretto della bioedilizia – Treviso ....................................................................................... 30
Distretto dell’edilizia sostenibile – Puglia ..................................................................................... 31
Distretto Tecnologico Energia Ambiente, Habitech – Trentino ................................................ 31
Environment Park, Osservatorio Bioedilizia – Torino ................................................................. 32
Capitolato speciale per la bioedilizia – Veneto ............................................................................ 32
Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell’edilizia sostenibile –
Toscana ............................................................................................................................................ 33
5.7
Rapporto ON-RE 2009: l’innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali ............... 34
5.8
Capitolato speciale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione Toscana ............................................................................................................................................ 34
5.9
Banca dati MATREC ........................................................................................................................ 35
5.10 Progetto BUY SMART ...................................................................................................................... 35
5.11 Programma RECinert e filiera RI-inerte ....................................................................................... 36
5.12 Progetto VAMP – Emilia Romagna ................................................................................................ 36
PARTE II – LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA ...................................................... 37
1
IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IN PROVINCIA DI LUCCA ..................................................................37
2
I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA .........................................38
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
3
LE BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA .................................................43
PARTE III – EDILIZIA SOSTENIBILE E RIFIUTI................................................................. 55
1
RIFIUTI E ATTIVITÀ EDILIZIA: INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA ..........................................................55
1.1
1.2
1.3
2
Le quantità in gioco e le potenzialità di recupero ...................................................................... 55
I benefici ambientali del recupero e riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione ...... 56
I riferimenti normativi .................................................................................................................... 57
GLI AMBITI DI INTERVENTO PER LA RIDUZIONE, IL RECUPERO E IL RICICLAGGIO DEI RIFIUTI NELL’ATTIVITÀ
EDILIZIA ...............................................................................................................................58
2.1
2.2
3
Ciclo dell’edilizia e rifiuti ................................................................................................................. 58
Gli ambiti di intervento per la prevenzione e riduzione della produzione di rifiuti da
costruzione e demolizione.............................................................................................................. 62
2.2.1
La prevenzione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione..................................62
2.2.2
Il riutilizzo dei rifiuti da costruzione e demolizione ...............................................................63
2.2.3
Il riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione .............................................................66
2.2.4
Il riciclaggio dei rifiuti nella produzione di materiali per l’edilizia ............................................67
LA GESTIONE DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA.........68
3.1
3.2
La produzione di rifiuti da costruzione e demolizione ................................................................ 68
Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione................................ 72
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
PREMESSA
Il progetto REBIR, al fine di analizzare le potenzialità applicative della bioarchitettura e della bioedilizia
e di evidenziare i benefici ambientali conseguibili attraverso una loro ampia diffusione in provincia di
Lucca, prevede lo sviluppo di una analisi del comparto dell’edilizia e delle condizioni di contesto per
l’applicazione di queste tecniche sul territorio provinciale, anche attraverso l’applicazione delle tecniche
di valutazione del ciclo di vita (LCA).
In particolare, l’analisi dovrà consentire di:
1) valutare lo stato dell’arte dei prodotti e dei servizi identificati sostenibili in base a documentazione
tecnico-scientifica da reperire in ambito nazionale ed internazionale;
2) comparare la sostenibilità di alcuni prodotti/servizi utilizzati nel cantiere scuola (azione 1) e nel
contesto provinciale con quanto è applicabile in base all’analisi delle esperienza analoghe in
ambito nazionale ed internazionale;
3) identificare i punti di forza e di debolezza per l’applicazione della bioarchitettura e della bioedilizia
in provincia di Lucca, risultando così funzionale ad individuare gli ambiti di intervento per
promuoverne la più ampia diffusione.
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
INTRODUZIONE
Gli impatti ambientali generati dal settore edilizio sono i più incidenti rispetto a qualunque altra attività
umana. Circa il 40% dei materiali utilizzati ogni anno dall’economia mondiale riguarda le costruzioni e
si tratta di 3 miliardi di tonnellate di materie prime; un quarto del legno tagliato ogni anno viene
utilizzato per le costruzioni; tra il 15 e il 40% del contenuto delle discariche negli Stati Uniti è costituito
da scarti dell’attività edilizia1.
In Europa, il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono la maggior parte del consumo di
energia (42%, di cui il 70% per il riscaldamento) e producono il 35% delle emissioni complessive di
gas serra; inoltre gli edifici e l’ambiente costruito utilizzano la metà dei materiali estratti dalla crosta
terrestre e producono ogni anno 450 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e da demolizione,
ossia più di un quarto di tutti i rifiuti prodotti2. Cresce inoltre progressivamente la complessità di
questa tipologia di rifiuto3, per la crescente varietà dei materiali utilizzati negli edifici. Ciò limita le
possibilità di riutilizzo e di riciclo (il cui tasso è attualmente pari appena al 28% circa) e rende
necessaria la costruzione di discariche e l'ulteriore estrazione di minerali. Senza dimenticare i consumi
di acqua e la produzione di acque reflue durante l’uso dell’edificio: in Europa il 21% dei consumi idrici
sono da attribuire agli usi civili4.
Il mercato della costruzione in Europa rappresenta il 10% del PIL e il 7% della manodopera. Anche in
Italia il mercato dell’edilizia nel suo insieme rappresenta una percentuale significativa del PIL (negli
ultimi anni, tra il 13,5 e il 14,5%).
Le tecnologie e i materiali per migliorare l’efficienza delle costruzione sono già disponibili sul mercato a
prezzi competitivi. Applicando le tecnologie costruttive ad oggi disponibili, è già possibile conseguire
una riduzione dei consumi energetici del 50% rispetto all’edilizia convenzionale. Per conseguire
un’ampia diffusione di queste tecnologie e materiali nelle ristrutturazioni e nelle nuove costruzioni,
tuttavia, sono necessari investimenti formativi su larga scala per sviluppare le necessarie capacità e
competenze. Per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni ambientali delle costruzioni, un
ruolo importante può essere svolto dagli enti locali, nel loro ruolo di pianificazione e regolamentazione
dell’attività edilizia. La Germania, per esempio, ha attivato un programma di ristrutturazione del
patrimonio edilizio esistente per migliorarne l’efficienza energetica. Ad oggi, grazie a questo
programma sono stati ristrutturati oltre 200.000 appartamenti, sono stati creati 5.000 nuovi posti di
lavoro e altri 116.000 posti di lavoro sono stati mantenuti5.
Il mercato molto ampio dell’edilizia sostenibile copre sia gli aspetti ambientali (per es. apparecchi
elettrici e impianti di riscaldamento efficienti), sia quelli riguardanti la salute degli utenti (per es. la
qualità dell'aria all'interno degli edifici) o il loro benessere (per es. l'autonomia delle persone anziane).
Esso comprende lo sviluppo di soluzioni sostenibili per l'edilizia residenziale e non residenziale e per le
infrastrutture. Un coordinamento insufficiente della regolamentazione, non soltanto al livello dell'UE
ma più specificamente a livello nazionale nel settore della costruzione, associato ad una struttura
principalmente locale delle imprese, determina un onere amministrativo considerevole e un forte
frazionamento del mercato della costruzione sostenibile. Non sono conosciute a sufficienza le
1
Hawken Paul, Lovins Amory, Lovins Junter L., Capitalismo naturale. La prossima rivoluzione industriale, Edizioni Ambiente,
2001
2
Commissione delle Comunità Europee, “Verso una strategia tematica sull’ambiente urbano”, COM(2004)60, 2004
3
COM(2003) 301 def.
4
EEA Report No 2/2009
5
UNEP, Global Green New Deal, Policy Brief, March 2009
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
possibilità offerte dall'attuale quadro giuridico in materia di appalti pubblici, che potrebbero favorire la
domanda di soluzioni innovative. Inoltre, un approccio anticipatore è indispensabile, per quanto
riguarda sia la regolamentazione che le decisioni in materia di appalti pubblici6.
6
Communication "A lead market initiative for Europe" - COM(2007)860
PAGINA: 6 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
PARTE I – EDILIZIA SOSTENIBILE: STATO DELL’ARTE
1
COS’È L’“EDILIZIA SOSTENIBILE”?
Per definire cosa si intende per “edilizia sostenibile” possiamo fare riferimento alla definizione
introdotta nello schema di legge regionale per l’edilizia sostenibile elaborato dal Gruppo di lavoro
interregionale “edilizia sostenibile” nell’ambito delle attività che hanno portato alla definizione del
“Protocollo ITACA”7, approvato dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome nel marzo 2007:
“1. Ai fini della presente legge sono interventi di edilizia sostenibile gli interventi in edilizia
pubblica o privata, denominati anche edilizia naturale, ecologica, bioetico-compatibile,
bioecologica, bioedilizia e simili, che soddisfano i seguenti requisiti:
a) sono progettati, realizzati e gestiti secondo un‘ elevata qualità e criteri avanzati di
compatibilità ambientale e di sviluppo sostenibile, in modo tale da soddisfare le necessità del
presente senza compromettere quelle delle future generazioni;
b) hanno l’obiettivo di minimizzare i consumi dell’energia e delle risorse ambientali in
generale, nonché di contenere gli impatti complessivi sull’ambiente e sul territorio;
c) sono concepiti e realizzati in maniera tale da garantire il benessere e la salute degli
occupanti;
d) tutelano l’identità storica degli agglomerati urbani e favoriscono il mantenimento dei
caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici;
e) promuovono e sperimentano sistemi edilizi a costi contenuti in riferimento al ciclo di vita
dell’edificio, anche attraverso l’utilizzo di metodologie innovative e/o sperimentali.
2. Ai fini della presente legge, sono definiti altresì:
a) fattori climatici: le precipitazioni atmosferiche, la temperatura dell’aria, l’umidità,
l’irradiazione solare, la ventosità, che agiscono sull’edificio e di cui occorre tener conto nella
progettazione;
b) fattori ambientali naturali: la topografia, il suolo, il sottosuolo, le risorse idriche, il verde,
l’aria, che interagiscono con il progetto modificandosi;
c) fattori di rischio ambientale artificiali: l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua,
nonché le alterazioni dell’ambiente prodotte da sorgenti sonore, campi elettromagnetici e
dispersione notturna della luce verso la volta celeste;
d) ciclo di vita di un edificio o di un prodotto: l’impatto prodotto sull’ambiente nel corso della
sua storia, dalle fasi di estrazione e lavorazione delle materie prime alla fabbricazione del
prodotto, trasporto, distribuzione, uso ed eventuale riuso, nonché raccolta, stoccaggio,
recupero e smaltimento finale che ne deriva.
Facendo riferimento a questa definizione, nei paragrafi seguenti si fornisce una panoramica dei
principali riferimenti normativi e metodologici per il settore, nonché una rassegna di buone pratiche
realizzate in ambito nazionale.
7
Per approfondimenti: http://www.itaca.org/edilizia+sostenibile.asp
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
2
2.1
IL QUADRO POLITICO E NORMATIVO E GLI STRUMENTI DI RIFERIMENTO
La gestione del territorio
Il primo importante ambito di intervento per promuovere l’applicazione dell’edilizia sostenibile è da
individuare nelle strategie e negli strumenti per la gestione del territorio, con particolare riferimento
all’ambiente urbano. Una pianificazione e una gestione integrata e sostenibile dell’ambiente urbano
sono infatti un pre-requisito importante per favorire l’utilizzo delle tecniche di edilizia sostenibile.
Nella Strategia europea Tematica sull’Ambiente Urbano, adottata nel Gennaio 2006 nella forma di
Comunicazione8, troviamo un riferimento autorevole, attraverso il quale l'UE ha inteso rafforzare il
contributo della politica ambientale allo sviluppo sostenibile delle aree urbane, in particolare
orientando le misure da sviluppare lungo quattro assi: gestione urbana sostenibile, trasporto urbano
sostenibile, urbanistica sostenibile, costruzione urbana sostenibile.
In particolare, la Strategia individua nei Piani di gestione urbana sostenibile lo strumento che gli
agglomerati superiori ai 100.000 abitanti dovrebbero definire per perseguire uno sviluppo urbanistico
sostenibile del territorio, intesi come Piani, e sistemi per la loro gestione continua, che mettano al
centro della loro elaborazione le politiche ambientali, che sappiano affrontarle in modo integrato (tra
loro e con le atre politiche), dotando così la comunità locali di una strategia di sviluppo sostenibile,
con “obiettivi chiaramente definiti, consultazione pubblica, accettazione delle responsabilità, procedure
di monitoraggio dei progressi compiuti, revisione, audit e rendicontazione…”9.
Altro strumento importante per promuovere una gestione sostenibile del territorio è inoltre rappresentato dalla Valutazione ambientale di piani e programmi, generalmente denominata Valutazione
Ambientale Strategica (VAS), introdotta a livello europeo con la Direttiva 2001/42/CE, concernente la
valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente.
La valutazione ambientale strategica costituisce un processo sistematico per valutare le conseguenze
ambientali di politiche, piani e programmi, con il fine di assicurare che gli effetti ambientali siano
completamente inclusi e affrontati in maniera appropriata fin dalle prime fasi del processo decisionale,
alla pari con le considerazioni economiche e sociali.
La procedura di valutazione ambientale strategica è stata sperimentata nel corso degli ultimi venti
anni, sulla base di obblighi normativi nazionali o regionali o come atto volontario. Nel complesso,
ambiti di applicazione, approcci, contenuti e metodologie sono stati molto diversificati, in funzione
degli oggetti di valutazione, del livello del processo decisionale, degli indirizzi normativi e politici o
delle singole scelte tecniche .
Con l’approvazione della Direttiva 2001/42/CE, la procedura di VAS è stata codificata a livello europeo,
definendone gli ambiti di applicazione e alcuni elementi comuni sotto il profilo metodologico e di
gestione del processo. La VAS è stata quindi introdotta come procedura cogente per tutti gli stati
membri a partire dal 2004. La direttiva prevede che nella valutazione ambientale strategica siano
individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma
potrebbe avere sull'ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito
territoriale del piano o del programma.
In Italia la VAS è stata introdotta con il Dlgs 152/2006 recante Norme in materia ambientale. Per
quanto riguarda la Regione Toscana, essa aveva prodotto già a partire dal 1995, quindi in anticipo
rispetto all’approvazione della Direttiva 2001/42/CE, una legge sul governo del territorio che,
8
9
COM(2005)718 definitivo, Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo relativa ad una Strategia
tematica sull’ambiente urbano {SEC(2006) 16}.
South-EU Urban ENVIPLANS, Linee Guida Enviplans, la pianificazione e la gestione integrata e sostenibile dell’ambiente
urbano. Su: http://www.a21italy.it/enviplans/home.htm
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
innovando consistentemente la prassi di pianificazione territoriale dei vari livelli di governo, aveva, di
fatto, introdotto la Valutazione Ambientale Strategica (denominata nella legge valutazione degli effetti
ambientali) degli strumenti urbanistici.
Nel 2005, con la LR n. 1/2005 è stata riformata la LR n. 5/1995, riaffermando i principi già contenuti
nel testo precedente ma perseguendone al tempo stesso l’evoluzione, in particolare con riferimento al
recepimento della Direttiva 2001/42/CE. La nuova legge regionale sul governo del territorio introduce
così l’obbligo di sottoporre gli strumenti urbanistici ad una “valutazione integrata degli effetti
territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana”. Con DGR 9 febbraio 2007, n. 4/R la
Regione ha quindi emanato il relativo Regolamento di attuazione, definendo la procedura e le modalità
tecniche per l’applicazione della valutazione integrata.
2.2
La progettazione degli edifici
La progettazione degli edifici è senza dubbio il tema centrale e l’ambito fondamentale di intervento per
promuovere l’applicazione dell’edilizia sostenibile.
La particolarità e difficoltà, quando si progetta e costruisce un edificio con l’obiettivo della sostenibilità
ambientale, è di avere come oggetto un elemento centrale e nodale tra la scala territoriale e la scala
del componente edilizio. Nella progettazione e costruzione di un edificio occorre infatti confrontarsi
con il contesto, con le relazioni urbane, con il clima: quindi operare un controllo degli aspetti macroambientali. Nello stesso tempo, quando si progetta e costruisce un edificio occorre scegliere i
materiali, le tecnologie costruttive e verificare la qualità indoor: quindi operare un controllo degli
aspetti microambientali10.
Data la complessità di questo approccio progettuale, il settore edilizio ha da tempo manifestato
l’esigenza di avere a disposizione strumenti di supporto alla progettazione ambientale e di valutazione
dell’edificio progettato. La risposta a queste esigenze è stata soddisfatta, in questi anni, tramite
percorsi vicini a una impostazione “progettante”. Si sono andati definendo, in maniera prima
spontanea, poi sempre più formalizzata, requisiti e criteri progettuali orientati alla sostenibilità
(risparmio energetico, risparmio e recupero dell’acqua, riciclaggio dei materiali), che hanno poi portato
alla costruzione di veri e propri framework di criteri progettuali11.
A partire da questi “elenchi” di requisiti sono quindi nati strumenti di valutazione multicriteri, definiti
“sistemi a punteggio” (BREEAM12, LEED13, HQE14, GBTool15, Protocollo di Itaca ecc.), che associano a
tali criteri un punteggio di merito, in base al grado di soddisfazione del requisito verificato tramite
indicatori. Gli strumenti di valutazione a punteggio hanno costituito una risposta “semplice”,
accessibile e facilmente diffondibile, adatta alle esigenze del mercato e degli operatori di settore.
A livello internazionale l’elaborazione dei sistemi a punteggio è nata per sollecitazione dei costruttori,
che hanno manifestato l’esigenza di “certificare” la realizzazione di edifici ad alte prestazioni
energetiche e a basso impatto ambientale, sulla base di riferimenti consolidati e con l’avallo di
strutture di riferimento affidabili: il BREEAM e il LEED, che sono gli unici veri e propri sistemi di
certificazione ambientale degli edifici, hanno riscontrato un notevole successo proprio dal mercato.
Anche gli utenti finali, e soprattutto i grandi investitori immobiliari, hanno manifestato l’esigenza di
strumenti di garanzia della qualità degli edifici acquistati.
10
Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
Adattemento da testo a cura di Monica Lavagna. In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca
12
www.breeeam.org
13
www.usgbc.org/LEED
14
www.assohqe.org
15
http://greenbuilding.ca
11
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
In Italia, nel 2001 si è costituito presso I.T.A.C.A. (Istituto per la trasparenza, l’aggiornamento e la
certificazione degli appalti) un gruppo di lavoro interregionale, coordinato dalla Regione Friuli Venezia
Giulia, che ha affrontato le tematiche della edilizia sostenibile confrontando le varie esperienze delle
Regioni. Il gruppo ha predisposto un sistema per la valutazione della ecosostenibilità degli edifici,
denominato “Protocollo ITACA”, basato sui principi del metodo internazionale Green Building
Challenge (G.B.C) (vedi scheda di approfondimento).
La Regione Toscana, partendo da questa esperienza, ha definito delle proprie “Linee guida per
l’edilizia sostenibile in Toscana”, approvate con delibera regionale n. 322 del 28.02.2005, che
definiscono un sistema di valutazione per descrivere il livello di eco-efficienza degli edifici, nonché i
criteri relativi ai materiali e alle opere da privilegiare per un’edilizia sostenibile.
Il metodo, così come il protocollo ITACA e gli altri riferimenti metodologici da cui deriva, si basa su
criteri prestazionali: per ogni requisito di carattere energetico-ambientale si valuta, attraverso sistemi
prevalentemente quantitativi, il grado di rispondenza delle prestazioni del fabbricato o del progetto al
requisito. Successivamente si dà un peso a ciascun requisito al fine di giungere ad una valutazione
finale “pesata”.
Un elemento importante per l’effettiva applicazione di questo metodo di valutazione, così come, più in
generale, di criteri di edilizia sostenibile nella progettazione e costruzione degli edifici, è dato dal
recepimento di tali metodi e criteri nell’ambito dei Regolamenti Edilizi degli Enti locali. In Italia, le
Pubbliche Amministrazioni hanno da tempo manifestato l’esigenza di inserire nei regolamenti edilizi
criteri di sostenibilità per gli interventi sul territorio, di definire criteri di sostenibilità per l’assegnazione
di “premi” di volumetria o incentivi alle costruzioni sostenibili e di avere strumenti di valutazione per la
verifica del soddisfacimento di tali criteri e la stesura di graduatorie di merito. Numerose sono ormai le
esperienze applicative.
In Toscana, la Rete delle Agende 21 Locali, nell'ambito delle attività di uno specifico gruppo di lavoro
“Edilizia Sostenibile”, insieme a Regione Toscana e ad alcuni Enti locali, ha anche elaborato un insieme
di proposte di “Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell'edilizia sostenibile”16.
Il protocollo ITACA
Con la costituzione di uno specifico gruppo di lavoro, nel 2001, ITACA (Istituto per l’innovazione e
trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale) ha avviato un confronto tra le regioni italiane
per la formulazione di una serie di regole condivise con le quali poter definire le soglie ed i requisiti
necessari per la predisposizione di progetti con caratteristiche di bioedilizia.
Il gruppo di lavoro ha elaborato un protocollo condiviso (Protocollo ITACA), approvato nel 2004, che
consente di attribuire un punteggio di eco-sostenibilità agli edifici.
Lo strumento è costituito da un insieme di regole e di requisiti di tipo prestazionale, articolati in 70
schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale.
Le aree di valutazione considerate sono 7:
1. Qualità ambientale esterna
2. Consumo di risorse
3. Carichi ambientali
4. Qualità ambiente interno
5. Qualità del servizio
6. Qualità della gestione
16
I quaderni della Rete - Collana della Rete delle Ag21l della Toscana, Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale
con i criteri dell’edilizia sostenibile, 2007.
PAGINA: 10 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
7. Trasporti
Per ogni area, sono definiti i requisiti di tipo prestazionale da rispettare e i relativi criteri di valutazione
(vedi scheda esemplificativa seguente)
Per approfondimenti: http://www.itaca.org/valutazione_sostenibilita.asp
Una aspetto specifico nell’ambito della progettazione edilizia, di grande rilevanza per le possibili
ricadute in termini di performance ambientale degli edifici, è poi rappresentato dalla certificazione
energetica degli edifici.
La certificazione energetica degli edifici è stata introdotta in Europa con la Direttiva 2002/91/CE, che
ha definito una metodologia comune per calcolare l’efficienza energetica degli edifici e standard
minimi di performance energetica per ogni stato membro. Con l’obiettivo di promuovere una maggiore
consapevolezza sulla necessità di migliorare le performance energetiche, viene richiesto agli Stati
membri di emettere dei certificati di prestazioni energetiche degli edifici ogni qual volta un edificio
viene costruito, venduto o affittato: per le strutture pubbliche che superano i 1000 metri quadrati è
necessario esporre all’ingresso questo tipo di certificazione.
La direttiva stessa e il piano d’azione pubblicato nel 2006 riassumono gli elementi principali del
metodo integrato per il calcolo dell’efficienza energetica, che si basa su fattori quali la posizione
dell’edificio, le sue fonti di riscaldamento, refrigeramento e illuminazione.
La direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici è stata recepita in Italia con il decreto
legislativo D.lgs 192/2005, successivamente modificato dal D.lgs 311/2006, che integra il testo
europeo con una serie di disposizioni che spingono il mercato verso l’acquisto di edifici a basso
consumo di energia.
In attesa dell’emanazione di Linee Guida nazionali per l’applicazione della certificazione energetica, il
processo di miglioramento delle prestazione energetiche degli edifici è stato avviato grazie anche alle
disposizioni della Finanziaria 2007, che ha previsto una detrazione del 55% ripartita in 3 anni per
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti, interventi su pareti, finestre ed infissi,
sostituzione di vecchie caldaie e installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua
calda. Le misure sono state confermate dalla Finanziaria 2008 ed è stata inoltre assegnata ai Comuni
la possibilità di fissare un’aliquota Ici agevolata, inferiore al 4 per mille, per le unità immobiliari in cui
sono state installati impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili17.
Nel 2009 sono stati quindi emanati due importanti provvedimenti normativi in materia di risparmio
energetico in edilizia: il DPR 2 aprile 2009 n. 59 “Regolamento di attuazione dell’articolo 4, co 1, lett a)
e b) del decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE
sul rendimento energetico in edilizia” e il DM 26 giugno 2009 “Linee guida nazionale per la
certificazione energetica degli edifici”.
Il DPR 59/2009 stabilisce i requisiti energetici minimi, invernali ed estivi, per i nuovi edifici e per le
ristrutturazioni di quelli esistenti, siano essi pubblici o privati, e le metodologie di calcolo delle
prestazioni energetiche, rifacendosi alle norme tecniche nazionali definite nel contesto delle norme EN
a supporto della direttiva 2002/91/CE della serie UNI/TS 11300 e loro successive modificazioni.
Il DM 26 giugno 2009 scende nel dettaglio disciplinando la prestazione energetica degli edifici, la
metodologia di classificazione degli edifici, i metodi di calcolo, la rappresentazione grafica delle
prestazioni, il modello di attestato energetico ed altro ancora. Le linee guida si applicano alle regioni e
province autonome che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri strumenti di certificazione
energetica in attuazione della direttiva 2002/91/CE (tra queste rientra la Toscana), e rimangono valide
sino all’entrata in vigore della normativa adottata da regioni e province. Per la Toscana, è prevista la
prossima emanazione di un regolamento sulla certificazione energetica per le nuove case. La novità è
contenuta in una proposta di modifica alla legge sull'energia approvata dalla Giunta regionale il 3
agosto 200918.
2.3
I materiali e i prodotti per l’edilizia
Nella valutazione della sostenibilità ambientale delle costruzioni i due elementi che incidono
maggiormente sul carico ambientale sono l’energia spesa per la gestione dell’edificio (climatizzazione e
illuminazione) e i materiali edilizi impiegati per la costruzione dell’edificio. Tuttavia, mentre i requisiti
relativi all’uso razionale delle risorse energetiche sono già arrivati a un buon grado di maturazione dal
punto di vista dei contributi scientifici e normativi di riferimento, i requisiti relativi ai materiali e
prodotti edilizi “ecologici” rimangono il punto scoperto e ambiguo.
Come per l’edificio, così anche per i prodotti edilizi si è manifestata l’esigenza di definire come valutare
l’eco-compatibilità, in maniera scientifica, condivisa e affidabile. A livello internazionale esistono diversi
tipi di etichettatura, in particolare l’Ecolabel e le EPD (Environmental Product Declaration). Nel settore
edilizio si è optato per questo secondo tipo di etichettatura, in grado di veicolare una informazione
tecnica utile agli operatori, e in particolare ai progettisti. In edilizia, infatti, non è possibile definire
l’ecologicità dei prodotti in maniera slegata dall’edificio; piuttosto sono necessarie informazioni
tecniche sul profilo ambientale per operare scelte consapevoli.
Nel settore delle costruzioni è stata dunque elaborata una norma specifica sulle EPD dei prodotti
edilizi: la ISO 21930:2007, Sustainability in building constructions – Environmental declaration of
building products.
17
18
http://www.ideali.be/it/basic1404.html
La certificazione energetica degli edifici, in: ARPATnews n.182, giovedì 24 settembre 2009, Anno VII n. progressivo 1453.
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
EPD (Environmental Product Declaration)19
La dichiarazione ambientale di prodotto (DAP), o Environmental Product Declaration (EPD), è un
documento tecnico che nasce per volontà del produttore e, in seguito a un processo di verifica dei
contenuti da parte di un ente di certificazione, accompagna la commercializzazione del prodotto.
Il metodo di valutazione è il Life Cycle Assessment, ma non si cade nelle criticità di una LCA generica,
poiché il sistema EPD garantisce una procedura oggettiva, verificabile e comparabile.
Allo scopo di rendere comparabili i dati contenuti nella dichiarazione ambientale, devono essere
definiti dei parametri comuni per ciascuna categoria di prodotto: i “requisiti specifici di prodotto” (PSR,
Product Specific Requirements), rinominati di recente “regole per categoria di prodotto” (PCR, Product
Category Rules), descrivono in maniera armonizzata per categorie di prodotto o servizio quali sono i
dati da raccogliere per la realizzazione della LCA, il metodo, i calcoli e i risultati da presentare.
Alla dichiarazione ambientale di prodotto possono accedere tutti i prodotti: non esistono infatti soglie,
come per le etichettature ecologiche di tipo I (ad esempio l’Ecolabel europeo), ma si tratta
semplicemente della dichiarazione degli impatti che il prodotto genera lungo il ciclo di vita. Questo
sistema ottiene il vantaggio di diventare un vero e proprio veicolo di concorrenza in tema ambientale
tra produttori. Inoltre il fatto che non esistano soglie stimola a un miglioramento continuo dei prodotti,
poiché non esiste una “soglia minima” a cui arrivare. Lo stimolo deriva dalla “comparabilità” dei dati,
grazie all’uniformità delle procedure e dei parametri adottati, in modo che l’acquirente possa scegliere
sulla base di definizioni precise.
Per adesso sono pochissime le aziende italiane del settore edilizio che si sono dotate di una
certificazione ambientale di prodotto. I pochi esempi disponibili sono comunque interessanti per
comprendere il tipo di informazione che può essere veicolata e l’utilità di questo tipo di informazione.
Di seguito si riporta, ad esempio, la dichiarazione EPD del cemento prodotto da Buzzi Unicum,
Vernasca (Piacenza), conforme al Sistema EPD Internazionale gestito dallo Swedish Environmental
Management Council (www.environdec.com). I dati riportati nelle tabelle si riferiscono a 1 t di
prodotto.
19
Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Tabelle tratte da: Dichiarazione ambientale cemento, Buzzi Unicem
Parallelamente sono state sviluppate norme relative alle certificazioni delle prestazioni dei prodotti: in
particolare, la direttiva 89/106/CE, che introduce la marcatura CE, prevede la assunzione di
responsabilità da parte del produttore rispetto a sei requisiti essenziali (resistenza meccanica e
stabilità; sicurezza in caso d’incendio; igiene, salute e ambiente; sicurezza d’impiego; protezione
contro il rumore; risparmio energetico).
La scala del prodotto è oggetto di attenzione anche a livello europeo nell’ambito della Politica
Integrata di Prodotto, che spinge alla responsabilizzazione di tutti gli attori e sollecita il Green Public
Procurement (GPP).
Come afferma la Commissione Europea “Il GPP è l’approccio in base al quale le Amministrazioni
Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la
diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso
la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente
lungo l’intero ciclo di vita”. Il GPP ha l’obiettivo di integrare considerazioni di carattere ambientale
all’interno dei processi di acquisto delle Pubbliche Amministrazioni e di orientarne le scelte su beni,
servizi e lavori che presentano i minori impatti ambientali. Il GPP è quindi uno strumento importante
nella diffusione della consapevolezza in merito al consumo responsabile, che proprio a partire dalle
Pubbliche Amministrazioni può diffondersi verso i cittadini consumatori e le imprese.
Con riferimento ai materiali e prodotti per l’edilizia, le Regioni italiane hanno manifestato l’esigenza di
avere un prezziario relativo a “prodotti edilizi ecologici” di riferimento per il Green Public Procurement.
Questo ha portato in prima battuta a cercare di integrare il Protocollo di Itaca con un elenco di
“materiali ecologici” di riferimento. In seguito, proprio per la criticità di definizione di soglie di
ecologicità dei materiali (pericolose perché comportano una discriminazione tra ambiti materici, spesso
operata in base alla “presunta” naturalità dei materiali), anche ITACA si è orientata verso l’uso
dell’LCA, tramite l’emissione di un bando per la realizzazione di una “banca dati dei materiali di
riferimento per costruzioni ad elevata prestazione ambientale”.
Attualmente la strategia europea Sustainable Production and Consumption ha rinnovato la
sollecitazione a definire l’ecologicità dei prodotti, soprattutto per incoraggiare gli acquisti verdi. Sotto
questa sollecitazione, il Ministero dell’Ambiente italiano, nell’ambito delle attività per l’attuazione del
Piano di Azione Nazionale per il GPP, ha attivato un gruppo di lavoro ministeriale per la definizione di
“Criteri ambientali minimi” relativi ai prodotti edilizi, per il Green Public Procurement.
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
3
LA VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA DELL’ATTIVITÀ EDILIZIA20
La valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assesment – LCA) è un procedimento oggettivo di
valutazione di carichi energetici ed ambientali relativi ad un processo o un'attività, codificato a livello
tecnico dalle norme EN ISO 14040:2006 (LCA – Principi e quadro di riferimento) e EN ISO 14044:2006
(LCA – Requisiti e linee guida). L’esatta definizione di LCA, introdotta dalle citate norme tecniche, è la
seguente:
“Compilazione e valutazione attraverso tutto il ciclo di vita degli elementi in ingresso e in
uscita, nonché i potenziali impatti ambientali, di un sistema di prodotto”
laddove per ciclo di vita si intende:
“Fasi consecutive e interconnesse di un sistema di prodotto, dall'acquisizione delle materie
prime o dalla generazione delle risorse naturali, fino allo smaltimento finale.”
L'LCA è un procedimento che può dare supporto a:
l’identificazione delle opportunità di migliorare la prestazione ambientale dei prodotti nei diversi
stadi del loro ciclo di vita;
l’informazione a coloro che prendono decisioni nell'industria e nelle organizzazioni governative o
non governative (per esempio pianificazione strategica, scelta di priorità, progettazione o
riprogettazione di prodotti o di processi);
le scelte di indicatori pertinenti di prestazione ambientale con le relative tecniche di misurazione;
il marketing (per esempio l'attuazione di un sistema di etichetta ecologica, un'asserzione
ambientale o la produzione di una dichiarazione ambientale di prodotto).
L'LCA tratta gli aspetti ambientali e i potenziali impatti ambientali (per esempio l'uso delle risorse e le
conseguenze ambientali dei rilasci) lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dall'acquisizione delle
materie prime attraverso la fabbricazione e l'utilizzo, fino al trattamento di fine vita, riciclaggio e allo
smaltimento finale (cioè dalla culla alla tomba).
Lo studio dell'LCA prevede quattro fasi:
a) la fase di definizione dell'obiettivo e del campo di applicazione;
b) la fase di analisi dell'inventario;
c) la fase di valutazione degli impatti;
d) la fase di interpretazione.
Il campo di applicazione, inclusi i limiti del sistema e il livello di dettaglio, dell'LCA dipende dal
soggetto e dall'utilizzo previsto dallo studio. La profondità e l'ampiezza dell'LCA possono differire in
modo considerevole in funzione dell'obiettivo di una particolare LCA.
La fase di analisi dell'inventario del ciclo di vita (fase LCI - Life cycle inventory) è la seconda fase
dell'LCA. Si tratta dell'inventario dei dati in ingresso e in uscita relativi al sistema da studiare. L'LCI
implica la raccolta dei dati necessari per raggiungere gli obiettivi dello studio definito.
La fase di valutazione dell'impatto del ciclo di vita (fase LCIA) è la terza fase dell'LCA. Lo scopo
dell'LCIA è di fornire informazioni aggiuntive per contribuire a valutare i risultati LCI del sistema di
prodotti in modo da giungere a una migliore comprensione del loro significato ambientale.
20
Adattamento da testi tratti dal 2° Workshop della R ete Italiana LCA gli atti sugli "Sviluppi dell'LCA in Italia: percorsi a
confronto" a cura di Enea e l'Università degli studi "G.D'Annunzio" di Chieti e Pescara, 2008. Testo a cura di Monica Lavagna
e Umberto Desideri - con il contributo di: Livia Arcioni, Antonio Basti, Andrea Campioli, Chiara Consalvi, Daniela Leonardi,
Gianfranco Rizzo, Marzia Traverso, Università di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi "G.
d’Annunzio" di Chieti-Pescara, DiTAC - Dipartimento di Tecnologie per l’Ambiente Costruito, 5Politecnico di Milano,
Dipartimento BEST – Building Environment Science & Technology, Università di Palermo, DREAM - Dipartimento di Ricerche
Energetiche ed Ambientale, ORSA, Palermo. In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
L'interpretazione del ciclo di vita è la fase finale della procedura LCA, nella quale i risultati di una LCI o
di una LCIA, o di entrambe, sono riepilogati e discussi, in conformità con la definizione dell'obiettivo e
del campo di applicazione, come base per conclusioni, raccomandazioni e decisioni.
Esistono casi in cui l'obiettivo dell'LCA può essere soddisfatto mediante l'esecuzione di una sola analisi
dell'inventario e un’interpretazione. Ciò è noto in genere come studio di LCI.
Un esempio di applicazione LCA21
L'applicazione della metodologia LCA può essere chiarita attraverso un semplice esempio. Per studiare
l'impatto di una piastrella di gres, lo specialista prende in considerazione i materiali con i quali è
prodotta, argilla, feldspato e sabbia, e i relativi processi di macinazione, pressatura, applicazione
superficiale, cottura, levigatura e distribuzione. Identifica diversi tipi di impatto associati ai processi: il
danno alla salute da parte di polveri generate durante la produzione di sabbia e feldspati, la riduzione
dello stock di risorse non rinnovabili (in particolare combustibili fossili) utilizzate per la cottura, per la
levigatura e per la distribuzione, l'emissione di ossidi di azoto durante la distribuzione, e l'emissione di
gas a effetto serra nel corso della macinazione e della cottura. Ogni effetto sull'ambiente viene riferito
a una unità di misura omogenea per la categoria di impatto corrispondente. Ad esempio, il danno alla
salute viene quantificato in anni in meno nella aspettativa di vita, la riduzione dello stock nel surplus di
Megajoule richiesti per estrarre una stessa quantità di risorse divenute più rare. I criteri di
quantificazione si basano su studi scientifici pregressi consolidati. Al termine del lavoro, lo specialista
calcola uno o più indici sintetici di impatto, che consentono di confrontare l'effetto sull'ambiente di un
metro quadrato di piastrelle di gres con quello, ad esempio, di un metro quadrato di linoleum.
3.1
Orientamenti normativi internazionali e nazionali22
Il metodo LCA nasce in ambito industriale e solo recentemente è stato “trasferito” e applicato al
settore delle costruzioni. Con non pochi ostacoli e difficoltà, legate alla peculiarità del settore.
Molte sono oggi le sollecitazioni normative che indirizzano verso un approccio al ciclo di vita (Life Cycle
Thinking). Il quadro di riferimento dei percorsi normativi, delle politiche di incentivo e dell’evoluzione
degli strumenti segue sostanzialmente due percorsi autonomi, che oggi stanno difficoltosamente
ricongiungendosi in alcuni contesti: la valutazione ambientale dell’edificio e la valutazione ambientale
dei prodotti edilizi.
Per la valutazione ambientale dell’edificio, nel precedente paragrafo 2.2 abbiamo evidenziato che, sia
in ambito internazionale sia in ambito nazionale, si sono affermati sistemi di valutazione a punteggio,
che hanno però diverse criticità. Innanzitutto hanno un approccio apparentemente prestazionale, ma
articolato in una tale molteplicità di indicatori che finisce per essere prescrittivo: per esempio, si
definiscono soglie di trasmittanza termica da rispettare, quando lo scopo prestazionale effettivo è il
risparmio di energia, e quindi basterebbe la verifica di questo indicatore.
Inoltre, l’impostazione è volta a “ottimizzare” singoli elementi del progetto senza un approccio
sistemico e una verifica complessiva dei risultati: viene dato per scontato che la somma di prestazioni
corrisponda alla prestazione finale complessiva dell’edificio, ma questo non sempre accade, anche
perché spesso la soluzione progettuale ottimale per soddisfare un certo requisito va a detrimento di
altri requisiti (il progetto è sempre un compromesso di esigenze spesso conflittuali). Infine, manca
totalmente un approccio al ciclo di vita, soprattutto nei criteri legati alla scelta di materiali e
21
22
http://lcarifiuti.net/wiki/Metodologia_LCA#Un_esempio
Adattemento da testo a cura di Monica Lavagna. In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
componenti edilizi: anche gli indicatori legati alla verifica dei consumi di energia computano
separatamente l’energia incorporata nei materiali e l’energia in uso, senza un bilancio unitario
dell’intero ciclo di vita.
La necessità di integrare l’approccio al ciclo di vita in tali strumenti è stato affermato all’interno della
norma ISO/TS 21931-1:2006 Sustainability in building construction – Framework for methods for
assessment of environmental performance of construction works, e all’interno di diverse normative,
tra cui, peraltro anche la Direttiva EPBD Energy Performance of Buildings, che ha portato alla direttiva
EuP 2005/32/CE, sull’Ecodesign dei prodotti che consumano energia.
Il gruppo CEN TC/350 Sustainability of construction works. Framework for assessment of buildings è
stato incaricato di armonizzare i diversi strumenti di valutazione ambientale degli edifici, in modo da
definire regole comuni sovranazionali nel caso di comparazioni tra Stati differenti, e di introdurre
l’approccio al ciclo di vita, integrando nella valutazione ambientale dell’edificio la certificazione
ambientale di prodotto EPD.
L’obiettivo è di definire uno strumento di valutazione della sostenibilità ambientale che integri istanze
ambientali, sociali (di salute e benessere) ed economiche (Life Cycle Cost). I metodi di valutazione e le
norme che confluiranno in questo strumento sono: il Life Cycle Assessment (ISO 14040), i metodi di
valutazione delle prestazioni energetiche (CEN/TC89, TC156, TC169, TC228, TC247), il metodo di
stima della vita utile degli edifici (Service Life Estimation of Buildings, ISO TC/59/SC14), le
dichiarazioni di vita utile dei prodotti (Service Life Declarations, ISO TC59/SC14) e le norme relative al
rilascio di sostanze pericolose (TC351).
Il Ministero dello Sviluppo Economico, che si sta occupando di definire le linee guida per la
certificazione energetica degli edifici, si è reso conto della necessità espressa dal mercato di avere a
disposizione, oltre alla certificazione energetica, anche una certificazione ambientale degli edifici, volta
a premiare la qualità di edifici a elevate prestazioni e ha avviato una richiesta alla Comunità Europea
per avviare le procedure di definizione di un marchio di qualità ecologica (Ecolabel) degli edifici. La
richiesta è stata accolta e la Comunità Europea ha dato mandato all’Italia di definire i criteri.
Esistono già esperienze all’estero di Ecolabel nazionali degli edifici: in particolare, la Danimarca ha
realizzato un Ecolabel per le “small house”. La certificazione è stata utilizzata come forma di incentivo
da parte degli enti pubblici: per esempio, la costruibilità di un terreno veniva concessa solo in
relazione al rispetto dei criteri e all’accesso alla certificazione.
La perplessità che emerge è la conflittualità che esiste tra l’impostazione dell’Ecolabel, che è una
derivazione dei sistemi multicriterio con la fissazione di soglie prestazionali sui singoli indicatori, e
l’impostazione valutativa proposta dal CEN, basata sul ciclo di vita, indicatori sintetici e l’attivazione
delle etichettature EPD di prodotto.
In questo quadro, emerge la necessità di orientare la valutazione ambientale degli edifici verso un
approccio al ciclo di vita e di integrare la valutazione ambientale dei prodotti edilizi “dentro” tale
valutazione sistemica.
Le possibili conseguenze normative sono molteplici. Da un approccio prescrittivo, articolato come
elenco di requisiti da soddisfare, si passerebbe a un approccio prestazionale, basato sull’effettivo
carico ambientale dell’edificio nel suo insieme.
Come la certificazione energetica degli edifici, a livello internazionale, chiede di esprimere l’indicatore
sintetico del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale, espresso in kWh/m2a,
così si auspica che la certificazione ambientale di un edificio sia espressa per indicatori sintetici, legati
a un bilancio del ciclo di vita: energia primaria (kWh/m2a), effetto serra (kg di CO2 eq.), acidificazione
(g di SO2 eq.), eutrofizzazione (g di PO4 eq.), formazione di ossidanti fotochimici (g di C2H4 eq.);
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
indipendentemente dalle scelte di progetto. Con la possibilità di integrare verifiche sul comfort e
salubrità. Questa è la strada scelta per esempio dalla Germania e che ha già portato a una diffusione
delle EPD.
Le difficoltà da superare per arrivare a questo traguardo sono tante: la preparazione degli operatori, la
diffusione e disponibilità di informazioni ambientali, la definizione degli scenari di durata dei materiali,
di manutenzione dell’edificio e di dismissione e riciclaggio dell’edificio e dei suoi componenti,
l’integrazione di indicatori relativi alla sostenibilità economica (LCC) e sociale ecc. Però è importante
definire il traguardo e il percorso, al fine di orientare gli studi, la ricerca e le normative verso l’uso e
l’applicazione di strumenti adeguati per la definizione di edifici “sostenibili”.
Le applicazioni dell’LCA in edilizia23
3.2
Per fare una valutazione LCA di un edificio di nuova costruzione occorre anzitutto definire la durata
della vita utile dell’edificio stesso (in relazione alla funzione a cui è destinato) e del sistema
impiantistico. Da tali durabilità dipendono infatti i cicli manutentivi e la quantità di energia complessiva
derivante dall’uso dell’edificio. Successivamente si definiscono i flussi ambientali in entrata e in uscita
delle seguenti fasi di vita dell’edificio:
Fase di costruzione dell’edificio (analisi LCA dei materiali e dei componenti di tutti i sistemi
costruttivi). Le quantità di materiali e componenti edili impiegati vengono definite sulla base del
computo metrico estimativo. Questo passaggio rappresenta la fase di inventario da cui partire
per effettuare l’analisi degli impatti ambientali della fase di costruzione dell’edificio. Per ogni
materiale e componente occorre associare alle quantità computate i flussi in entrata ed in uscita
relativi a:
-
estrazione delle materie prime;
-
produzione dei materiali edili;
-
produzione vera e propria;
-
trasporto in cantiere;
-
messa in opera.
A questi vanno sommati i flussi relativi ai processi di produzione dei macchinari da cantiere
(scavatori, montacarichi, gru). Inoltre vanno quantificati anche i costi interni di costruzione.
Fase di costruzione del sistema impiantistico (analisi LCA dei materiali e dei componenti relativi al
sistema impiantistico). Occorre computare le quantità di materiali e componenti costituenti
l’impianto termico (per la climatizzazione sia estiva che invernale), l’impianto elettrico e quello
idrico. Successivamente alle quantità computate vanno associati i flussi in entrata e in uscita
relativi a:
-
estrazione delle materie prime;
-
produzione dei materiali edili;
-
produzione vera e propria;
-
trasporto in cantiere;
-
messa in opera.
Vanno computati inoltre i costi interni del sistema impiantistico.
Fase di fine vita dei materiali edili e Fase di fine vita dell’impianto: per ogni tipo di materiale e
componente impiegati, in relazione a come questi sono stati messi in opera e connessi con gli
23
Adattamento da testo a cura di Umberto Desideri, Daniela Leonardi, Livia Arcioni, Chiara Consalvi (In:
http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshop-della-rete-lca) e da Wikipedia, voce “Valutazione
LCA degli edifici”
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
altri materiali, si deve definire lo scenario di fine vita a minor impatto ambientale. Si definiscono i
costi interni relativi al trattamento di fine vita dell’edificio e del sistema impiantistico;
Fase di gestione (analisi LCA degli impatti relativi alle opere di manutenzione): i cicli manutentivi
di materiali e componenti dell’edificio e del sistema impiantistico, necessari per il perdurare nel
tempo delle prestazioni loro richieste in fase progettuale, sono definiti in relazione alla durata di
vita utile ipotizzata dell’edificio. Si definiscono i materiali e componenti da sostituire perché
obsoleti o usurati e i relativi flussi ambientali per:
-
nuova produzione;
-
trasporto al sito;
-
messa in opera;
con i relativi costi di manutenzione e lo scenario di fine vita a cui viene destinato il materiale
sostituito alla fine della vita utile dell’edificio.
Fase d'uso (analisi LCA dei consumi idrici ed energetici) occorre quantificare i fabbisogni annuali
richiesti in termini di:
-
consumi idrici;
-
consumi elettrici per illuminazione;
-
energia primaria per la climatizzazione invernale;
-
energia primaria per la climatizzazione estiva;
-
energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria ACS;
Vanno stimati anche i costi monetari.
Il passo conclusivo di tale procedura è la somma delle fasi di valutazione sopra enunciate:
LCA tot = LCA materiali e componenti di tutti i sistemi costruttivi + LCA materiali e componenti del
sistema impiantistico + LCA fase di fine vita dei materiali edili e dell’impianto + LCA impatti relativi alle
opere di manutenzione + LCA consumi idrici ed energetici.
I metodi di valutazione della compatibilità ambientale degli edifici sviluppati con approccio LCA
consistono dunque nell’aggregare i risultati di analisi LCA sviluppate su materiali e componenti edilizi
includendo anche la valutazione delle energie necessarie al funzionamento degli edifici. Tra i metodi di
valutazione a livello internazionale applicabili al settore edilizio ci sono:
il metodo olandese Eco-indicator 99. Le categorie di impatto confluiscono in tre categorie di
danno ambientale: salute umana, qualità dell’ecosistema, risorse;
il metodo svedese EPS 2000 (Environmental Priorità Strategies in product development). Le
categorie di impatto confluiscono in tre categorie di danno ambientale: salute umana, capacità
produttiva degli ecosistemi, stock di risorse abiotiche, biodiversità;
il metodo danese EDIP (Environmental Design of Industrial Products). Le categorie di impatto
confluiscono in tre categorie di danno ambientale: impatto ambientale, consumo delle risorse,
impatto nell’ambiente di lavoro;
il metodo svizzero IMPACT 2002+. Le categorie di impatto confluiscono in tre categorie di danno
ambientale: salute umana, qualità dell’ecosistema, cambiamento climatico, risorse.
Per effettuare l’analisi dell’impatto ambientale associato al ciclo di vita di un prodotto è necessario
l’utilizzo di strumenti software: attualmente sono disponibili sul mercato mondiale numerosissimi
software di supporto per la LCA. Nonostante ognuno di essi abbia delle proprie caratteristiche, quasi
tutti sono basati sulla stessa metodologia ed hanno, quindi, molte caratteristiche comuni.
Non tutti, ovviamente, sono adatti a realizzare uno studio di LCA nel settore edilizio; i principali
software utilizzabili per tale settore sono:
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Athena Impact Estimator for Buildings, Canada: in Nord America, è il solo strumento software di
LCA che valuta l’intero edificio. Usando l’Estimator, architetti ed ingegneri possono facilmente
valutare e confrontare le implicazioni ambientali degli edifici industriali, istituzionali, commerciali
e residenziali sia di nuova realizzazione sia esistenti. L’Estimator prende in considerazione gli
impatti ambientali di: produzione e trasporto di materiali, costruzione in-situ, variazione regionale
nell’uso di energia e nei trasporti, tipo di edificio, effetti della conservazione e del restauro,
demolizione.
BEES (Building for Environmental and Economic Sustainability), Stati Uniti: è uno strumento
pratico, flessibile e trasparente, rivolto ai progettisti, ai costruttori e agli industriali, e include dati
di funzionamento ambientali ed economici per 230 prodotti edilizi. In tale software sono
analizzate tutte le fasi della vita di un prodotto: acquisizione di materie prime, produzione,
trasporto, istallazione, uso e riciclo.
Eco-Quantum, Olanda: è uno strumento che quantifica l’impatto ambientale a livello di interi
edifici. Gli utenti di Eco-Quantum sono gli architetti e le pubbliche amministrazioni. Gli architetti
usano tale software come strumento di eco-progettazione. Invece le pubbliche amministrazioni,
soprattutto comuni e province, hanno con Eco-Quantum uno strumento per chiedere e verificare
una certa prestazione minima riguardo l’impatto ambientale di un edificio. I dati tipici da inserire
nel programma sono la dimensione dell’edificio, la durata della vita dell’edificio, l’uso dei
materiali, l’uso di acqua e l’uso di energia. Il database contiene più di 100 componenti edili con
cui è possibile scegliere tra più di mille alternative. L’aspetto nuovo di Eco-Quantum è che i
calcoli ambientali ed i calcoli energetici sono integrati. Quindi, per esempio, se si sceglie un
materiale che aumenta l’uso di energia per il riscaldamento in casa, automaticamente viene
rifatto il calcolo energetico ed anche il calcolo ambientale.
Envest 2, Regno Unito: semplifica il processo di progettazione di edifici a basso impatto
ambientale e bassi costi. I progettisti immettono i dati relativi al disegno del loro edificio e i
materiali scelti: Envest 2 identifica gli elementi con più influenza sull’impatto ambientale
dell’edificio e i costi della sua intera vita e mostra gli effetti della scelta di materiali diversi.
LEGEP, Germania: è uno strumento di supporto nella progettazione, costruzione e valutazione di
edifici nuovi o esistenti. Il database contiene la descrizione di tutti gli elementi di un edificio ed i
costi del loro ciclo di vita; LEGEP stabilisce i bisogni energetici per riscaldamento, acqua calda,
elettricità ed i loro costi. LEGEP è formato da quattro strumenti software, ognuno con il proprio
database organizzato gerarchicamente: inizia con dati di LCI, di materiali da costruzione,
descrizione del processo lavorativo, elementi semplici, elementi composti e termina con
macroelementi come oggetti edilizi.
Tali software prendono in considerazione l’intero ciclo di vita di un edificio, in quanto ogni azione
associata ad una fase può avere riflessi su fasi precedenti o successive: viene, pertanto, considerata
l’estrazione delle materie prime, la produzione ed il trasporto dei materiali, la costruzione in-situ,
l’occupazione, la demolizione ed il successivo riuso, riciclaggio e smaltimento dei materiali.
All’interno dei software sono contenuti o possono essere importati i database, i cui dati sono utilizzati
per eseguire l’analisi dell’inventario (LCI). A livello mondiale sono disponibili numerosi database: negli
ultimi anni, infatti, sta crescendo l’attenzione nei confronti della realizzazione di strumenti software e
database a supporto della LCA.
L’Italia risulta essere ancora indietro rispetto ad altri Paesi: l’unica banca dati italiana attualmente
disponibile è la DIM, contenuta all’interno del software eVerdEE prodotto dall’ENEA ed accessibile alle
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
PMI. I dati contenuti all’interno della DIM risultano, però, insufficienti per realizzare uno studio di LCA
nel settore edilizio.
Nei prossimi mesi dovrebbero tuttavia essere disponibili dati relativi all’edilizia italiana: la Regione
Marche ed ITACA (Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale) stanno,
infatti, collaborando con l’ITC-CNR (Istituto per le tecnologie delle costruzioni del Consiglio Nazionale
delle Ricerche) per la realizzazione della prima banca dati in Italia dei materiali di riferimento per
costruzioni ad elevata prestazione ambientale.
Esempio di LCA di una soluzione tecnica di involucro24
Nella figura seguente è riportata una tabella riassuntiva delle caratteristiche prestazionali (resistenza
termica, trasmittanza termica, massa volumica, attenuazione e sfasamento) e dell’ecoprofilo di una
soluzione tecnica di involucro (energia incorporata o energia primaria non rinnovabile, energia
incorporata o energia primaria rinnovabile, effetto serra, acidificazione, eutrofizzazione, ossidanti
fotochimica, assottigliamento dello strato di ozono). La procedura per definire gli impatti ambientali
consiste nel definire lo spessore dei diversi strati e la relativa densità in base al materiale costituente,
al fine di ottenere la massa frontale di ciascuno strato (quantità di materiale presente in 1 mq di
quello strato), che costituisce il flusso di riferimento da moltiplicare per i valori di impatto ambientale
(espressi a mc e a kg). Si ricava così per ogni strato il valore di impatto ambientale relativo a 1 mq di
sviluppo di involucro. Dalla somma dei valori di tutti gli strati si ottiene il valore complessivo della
soluzione tecnica, riferito a 1 mq di involucro. I dati unitari di impatto ambientale (espressi a mc e a
dg) sono stati elaborati con il software SimaPro7, avvalendosi della banca dati Ecoinvert v.1.3.).
24
Tabelle elaborate da Katia Gardino, durante l’attività di tirocinio svolta presso il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano.
Tratte da: Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
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REBIR – ANALISI DI CONTESTO
3.3
I benefici ambientali conseguibili attraverso l’applicazione dell’LCA in
edilizia25
Con riferimento alle differenti fasi del processo edilizio emerge come le modalità di scelta dei materiali
e di configurazione degli elementi tecnici (tecniche costruttive) tendano ad influenzare le prestazioni
ambientali dell’edificio nel corso della sua vita utile.
I soli consumi energetici connessi all’estrazione, produzione, trasporto, movimentazione ed assemblaggio dei materiali e prodotti edilizi manifestano un’incidenza stimabile fra il 10 ed il 15%. Per l’Italia
tale valore si attesta intorno al 13,6% del totale di settore. A questi si aggiungono i consumi energetici
legati alle attività di manutenzione, smontaggio/sostituzione e dismissione che si attestano intorno al
3-8%. L’incidenza complessiva dell’energia inglobata nell’edificio sul ciclo di vita oscilla pertanto fra il
13 ed il 23%. Volendo estendere l’indagine agli impatti ambientali correlati (consumo di risorse,
emissioni e relativi danni causati alla salute umana ed all’ecosistema), emerge come tale incidenza si
attesti, in funzione dei differenti contesti territoriali, mix energetici e tecnologie impiegate, fra il 24 ed
il 28% degli impatti complessivi generati dall’edificio.
Studi scientifici sull’argomento evidenziano la possibilità di ridurre gli impatti correlati agli usi
energetici in fase di esercizio (pari a circa l’85% del totale) agendo sulla scelta delle tecnologie edilizie
ed impiantistiche. L’uso di materiali con ridotta energia inglobata, di soluzioni costruttive per il
risparmio (isolamento termico, schermature solari), l’accumulo (sistemi solari passivi e attivi) e
l’efficienza energetica (impianti ed apparecchiature), consentirebbe una riduzione degli impatti
compresa fra il 25 ed il 50%. Evidenziano altresì alcuni ambiti d’incertezza, e di potenziale intervento,
legati alla durata degli elementi tecnici ed alla gestione del loro fine vita. Un maggiore controllo di
detti fattori attraverso criteri di life cycle service (ISO 15686-2, 2001) e di eco-design (ISO/TR 14062,
2002), con particolare riferimento al design for disassembly and recycling, porterebbe ad un
miglioramento delle prestazioni ambientali di circa il 20%.
4
I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE
Nei precedenti paragrafi di questa prima parte dell’analisi di contesto si è fornita una panoramica
generale dei principali riferimenti, normativi e metodologici, che concorrono a delineare il settore
dell’edilizia sostenibile. Il quadro di riferimento che ne risulta è molto articolato, ancora piuttosto
frammentario e in corso di progressiva evoluzione.
Nell’ambito di questa indubbia complessità, negli ultimi anni si sono tuttavia consolidati alcuni
riferimenti concettuali, metodologici e normativi relativi a prodotti e strumenti per l’edilizia sostenibile,
seppure parziali e sicuramente ancora inadeguati a garantire un approccio esaustivo a questo tema,
che pure rappresentano una importante base di partenza per promuovere, presso gli operatori del
settore, l’effettiva applicazione di buone pratiche di edilizia orientate alla riduzione delle pressioni
ambientali del settore.
Nel seguito si presenta dunque una sintetica descrizione di questi prodotti e servizi, riprendendo in
parte anche concetti e definizioni già illustrate nei precedenti paragrafi, ma fornendone una
definizione di sintesi, orientata prevalentemente a chiarirne gli aspetti e le potenzialità di applicazione
concreta.
25
Adattamento da testo a cura di Antonio Basti. In: In: http://www.reteitalianalca.it/la-rete/workshop-2008/atti-del-2b0-workshopdella-rete-lca
PAGINA: 22 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
4.1
La certificazione ambientale degli edifici
La certificazione ambientale degli edifici è un strumento, di carattere volontario, che prevede
l’applicazione di un sistema di valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici per arrivare a
conferire una certificazione del livello di qualità all’edificio, rispetto a diversi parametri di prestazione
ambientale. Fa eccezione alla volontarietà - almeno in Europa - la valutazione delle prestazioni
energetiche dell'edificio, che è sottoposta a standard previsti dalla legge (vedi Certificazione
Energetica degli edifici).
Attualmente gli strumenti di certificazione ambientale degli edifici sono basati sui sistemi a punteggio.
Tra gli strumenti a punteggio analizzati precedentemente, gli unici che in questo momento consentono
di accedere a una certificazione ambientale dell’edificio sono26:
BREEAM27: sviluppato da un ente di ricerca inglese, il Building Research Establishment (BRE), a
partire dal 1988. Il sistema valuta il livello di sostenibilità raggiunto dall’intervento in ragione
delle scelte compiute durante la sua pianificazione e progettazione. Per ottenere un giudizio circa
il grado di sostenibilità raggiunto dal bene oggetto di indagine, sono state determinate sette
macroaree di approfondimento (energia, trasporto, inquinamento, materiali, acqua, utilizzo di
territorio ed ecologia, salute e benessere), a loro volta suddivise in una serie di argomenti
specifici. La valutazione viene applicata su base volontaria e viene effettuata da certificatori
autorizzati dal BRE. Viene quindi rilasciato un certificato con riportato il livello di performance
ambientale dell’edificio. Il riconoscimento prevede vari livelli di punteggio, a cui corrisponde il
riconoscimento delle categorie eccellente, monto buono, buono, sufficiente.
LEED28: è uno standard per la valutazione degli edifici sotto il profilo dell’efficienza nell’uso delle
risorse e degli impatti ambientali generati, sviluppato negli Stati Uniti dal U.S. Green Building
Council (USGBC), una organizzazione non governativa che comprende molti esponenti
dell’industria, dell’accademia e del governo. A partire dal 1998 questo sistema per la valutazione
energetico-ambientale degli edifici, il Leadership in Energy and Environmental Design (LEED),
prevede sette prerequisiti obbligatori e l’attribuzione di un massimo di 69 punti divisi in sei
categorie. Non ha un sistema di pesatura: tutti i requisiti hanno medesimo peso. Il sistema si
articola in diverse procedure a seconda della destinazione d’uso dell’edificio e prevede vari livelli
di punteggio, a cui corrisponde il riconoscimento delle categorie “Certificato”, “Argento”, “Oro”,
“Platino”. Applicato su base volontaria, il processo di certificazione prevede che la procedura
valutativa sia svolta dal gruppo di progetto (dal richiedente) sotto forma di autocertificazione
(non è prevista la figura del valutatore) e che sia fornita una documentazione esplicativa che
attesti la risposta ai vari requisiti. Il USGBC provvede poi a verificare la rispondenza della
documentazione e a rilasciare la certificazione.
Eco-bau29: è un sistema di certificazione, sviluppato in Svizzera, che integra il sistema di
certificazione energetica (che verifica solamente il comfort termico e il risparmio di energia) con
la verifica del comfort luminoso, acustico e della qualità dell’aria interna. Vengono inoltre
richieste verifiche sulla “ecologicità” della costruzione, in relazione alla scelte delle materia prime,
dei processi di produzione e degli scenari di smontabilità e riciclabilità dei componenti edilizi (con
un approccio al ciclo di vita).
26
Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
www.breeam.org
28
www.usgbc.org/LEED
29
www.eco-bay.ch
27
PAGINA: 23 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Total Quality30: introdotto in Austria, questo metodo definisce degli obiettivi soglia da
raggiungere durante la progettazione, che devono essere verificati una volta realizzato l’edificio,
per poter ottenere la certificazione ambientale (Building Qualità Certificate). I risultati della
valutazione vengono usati per attribuire il livello di qualità raggiunto dall’edificio.
Il Protocollo di Itaca, così come il metodo, da questo derivato, definito dalla Regione Toscana nelle
“Linee guida per l’edilizia sostenibile in Toscana”, non consentono ancora di accedere a una
certificazione.
4.2
La certificazione energetica degli edifici
La certificazione energetica è una attestazione di qualità energetica degli edifici, codificata da una
specifica normativa sia a livello europeo che nazionale (vedi precedente paragrafo 2.2).
Ai sensi della normativa nazionale, a partire dal 1 luglio 2009 tutti gli immobili devono essere dotati
dell’attestato di certificazione energetica, ad eccezione degli immobili ricadenti nel codice dei beni
culturali e del paesaggio, dei fabbricati industriali, artigianali ed agricoli non residenziali quando gli
ambienti sono riscaldati da esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo
produttivo non altrimenti utilizzabili, e dei fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50
mq.
Le Linee guida nazionali (DM 26 giugno 2009) disciplinano la prestazione energetica degli edifici, la
metodologia di classificazione degli edifici, i metodi di calcolo, la rappresentazione grafica delle
prestazioni e il modello di attestato energetico.
La prestazione energetica complessiva dell’edificio, espressa attraverso l’indice di prestazione
energetica globale EPgl, tiene conto:
del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale ed estiva, per la produzione di
acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale;
dell’energia erogata e dell’energia ausiliaria dei sistemi impiantistici, incluso i sistemi per
l’autoproduzione o l’utilizzo di energia.
Fulcro del sistema di certificazione energetica è il certificato energetico dell’edificio, che valuta
l’efficienza energetica di un edificio ed è in grado di prevedere i costi di gestione dello stesso in termini
di consumo di energia. La certificazione energetica ha una validità massima di 10 anni, viene
aggiornata ad ogni intervento di ristrutturazione sia edilizio che impiantistico in grado di modificare la
prestazione energetica dell’edificio, e non viene inficiata dall’emanazione di provvedimenti di aggiornamento del decreto del 26 giugno 2009. Il certificato deve essere prodotto da un professionista
indipendente rispetto alla progettazione o alla direzione lavori.
Il decreto fissa sette classi (classificazione energetica degli edifici), dalla A alla G, più l’eccellenza della
A+, per indicare i consumi di appartamenti, villette ed edifici commerciali in termini di kWh/annui al
metro quadrato per la climatizzazione invernale e la produzione di acqua calda, con un accenno al
raffrescamento estivo31.
Per la valutazione della prestazione energetica dell’edificio il decreto stabilisce due diversi metodi:
1. “Metodo calcolato di progetto”, che prevede la valutazione della prestazione energetica a partire
dai dati di ingresso del progetto energetico dell’edificio come costruito e dei sistemi impiantistici a
servizio dell’edificio come realizzati. Questo metodo è di riferimento per gli edifici di nuova
costruzione e per quelli completamente ristrutturati;
30
31
www.iswb.at
La certificazione energetica degli edifici, in: ARPATnews n.182, giovedì 24 settembre 2009, Anno VII n. progressivo 1453.
PAGINA: 24 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
2. “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio o standard”, che prevede la valutazione della prestazione
energetica a partire dai dati di ingresso ricavati da indagini svolte direttamente sull’edificio
esistente. In questo caso le modalità di approccio possono essere:
-
mediante procedure di rilievo, anche strumentali, sull’edificio e/o sui dispositivi impiantistici
effettuate secondo le normative tecniche di riferimento, previste dagli organismi normativi
nazionali, europei e internazionali, o, in mancanza di tali norme dalla letteratura tecnicoscientifica;
-
per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati
o abachi nazionali, regionali o locali;
-
sulla base dei principali dati climatici, tipologici, geometrici ed impiantistici.
Per quanto riguarda le procedure di rilievo, un’utile verifica strumentale è rappresentata dalle indagini
termografiche, che aiutano a identificare preventivamente zone energicamente critiche (con importanti
scambi termici), ed in quei punti misurare il valore di trasmittanza termica. La termografia di un
edificio indica con precisione, basandosi su differenze di temperatura superficiali, il punto preciso dove
intervenire per eliminare eventuali perdite di energia e consente di emettere attestati di certificazione
energetica sulla base di misure affidabili e precise.
4.3
La progettazione sostenibile e le tecnologie costruttive
Nell’attuale scenario progettuale sono individuati diversi approcci alla progettazione sostenibile,
espressione di diversi orientamenti culturali, accomunati dal perseguimento dell’obiettivo della
sostenibilità ambientale:
Architettura ecologica32. Si tratta dell'espressione più diffusa riferita all'architettura “ambientalmente responsabile” (dove intendiamo per architettura = arte del costruire; eco = oikos =
ambiente). Dicitura di origine anglosassone, accoglie molte delle problematiche poste
dall'architettura
bioclimatica, ma
imposta
l'asse
della
qualità
architettonica
e
urbana
essenzialmente intorno a problemi di salubrità, occupandosi delle cause dell'inquinamento interno
degli edifici, studi ai quali in Italia hanno contribuito ambiti connessi con la medicina del lavoro.
Vi è quindi una confluenza con principi relativi alla sostenibilità ambientale delle scelte e con temi
economici e di programmazione generali, mentre si mantengono in ombra le componenti più
psicologiche, filosofiche ed umanistiche. Più recentemente, sulla scia delle direttive indicate nel
1992 dalla Conferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile, l'espressione «architettura ecologica»
tende ad essere sostituita dall'espressione «attività costruttiva sostenibile», con più evidenti i
riferimenti agli aspetti socio-economici posti dalle emergenze ambientali globali. Volendo indicare
le tematiche più specifiche dell'architettura ecologica, queste sono riferibili a: inquinamento
indoor; ciclo di vita dei materiali e dei componenti; comportamento energetico degli edifici e delle
soluzioni tecnologiche; valutazione eco-economica delle varie fasi del processo edilizio e del suo
impatto sull'ambiente; riuso e riciclaggio dei materiali; ricerca di materiali e soluzioni alternative
rispetto a sostanze rivelatesi dannose per la salute o per l'ambiente (amianto, Cfc, ecc.)
Architettura bioclimatica33. Si occupa dello studio delle soluzioni tipologiche e delle prestazioni dei
sistemi tecnologici che rispondono maggiormente alle caratteristiche ambientali e climatiche del
sito, e che consentono di raggiungere condizioni di benessere all'interno degli edifici.
32
ITACA, Gruppo di Lavoro Interregionale in materia di bioedilizia, “Protocollo Itala” per la valutazione della qualità energetica
ed ambientale di un edificio, Relazioni e documenti, Roma, 15 gennaio 2004
33
ITACA, Gruppo di Lavoro Interregionale in materia di bioedilizia, “Protocollo Itala” per la valutazione della qualità energetica
ed ambientale di un edificio, Relazioni e documenti, Roma, 15 gennaio 2004
PAGINA: 25 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso un'attività progettualmente consapevole nell'uso delle
risorse disponibili. Da un simile approccio si possono massimizzare i benefici ottenibili mediante
l'impiego delle energie rinnovabili e, in particolare, dall'uso dell'energia solare, riducendo al
minimo l'apporto degli impianti alimentati con fonti energetiche non rinnovabili.
Infatti, ottimizzando l'irraggiamento solare e l'energia contenuta nell'aria degli ambienti interni si
possono raggiungere notevoli guadagni termici; inoltre, l'attenta progettazione secondo le
condizioni climatiche e lo sfruttamento delle fonti naturali, comporta notevoli vantaggi anche per
quanto riguarda l'illuminazione, la ventilazione e il raffrescamento degli ambienti interni. Gli
edifici «bioclimatici» sono opere architettoniche in genere caratterizzate dall'utilizzazione di
componenti e/o sistemi edilizi che, oltre ad esplicare la loro funzione specifica, sono anche in
grado di assolvere funzioni energetiche, ossia di captare, accumulare, conservare e restituire
l'energia termica trasportata dai raggi solari.
Altro obiettivo dell'architettura bioclimatica è quello di raffrescare naturalmente gli edifici, a
mezzo di tecniche di espulsione del calore indesiderato verso dissipatori di calore «ambientali»
(aria, cielo, terra e acqua), con l'ausilio di metodi naturali di trasferimento del calore.
Infine, un edificio con caratteristiche di progettazione bioclimatica prevede l'ottimizzazione
nell'uso della componente luminosa dell'energia solare. Il fine è quello di sfruttare il più possibile
l'illuminazione naturale negli ambienti, sostituendola a quella di tipo artificiale mantenendo al
tempo stesso un buon livello di comfort visivo.
Bioarchitettura34. Il termine Bioarchitettura si riferisce alla disciplina detta Baubiologie, (studio
degli esseri viventi in relazione alle costruzioni, "biologia del costruire"), nata in Germania grazie
agli studi condotti dal dott. Palm e introdotta nel 1976 dal dott. Schneider, fondatore dell'Istituto
di biologia edile di Neubern (Germania). Si definisce Bioarchitettura® l'insieme delle discipline
che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti
dell'ecosistema ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà e da
un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, la Bioarchitettura® tende alla conciliazione ed
integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i
fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un miglioramento della qualità della vita attuale e
futura. La novità programmatica della Bioarchitettura non risiede nella specificità delle singole
discipline, quanto nelle connessioni capaci di determinare una visione olistica del territorio e della
qualità architettonica.
Nella bioarchitettura35, il recupero di alcuni metodi di rapportarsi alla natura, per costruire
ambienti sani e per garantire il benessere degli abitanti, risparmiando energia, porta all’utilizzo di
tecnologie tradizionali e di materiali “naturali”. Questo approccio si caratterizza anche per
l’adozione e riscoperta di antiche tradizioni costruttive locali (come la terra cruda, la paglia, il
bambù).
La distinzione tra questi diversi approcci, nella pratica applicativa, non è molto netta. Gli stessi
progettisti che operano e si riconoscono in uno dei tre orientamenti, spesso sconfinano negli altri,
perché le strategie tendono a fondersi e confondersi.
Al di là dell’approccio metodologico, una progettazione sostenibile richiede necessariamente l’adozione
di tecnologie costruttive che consentano di realizzare un edificio ad elevate prestazioni, rispetto a
diversi parametri ambientali. Facendo riferimento, ad esempio, ai parametri di prestazione ambientale
34
35
Istituto Nazionale di Bioarchitettura, in: http://www.bioarchitettura.it/
Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
PAGINA: 26 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
individuati nelle “Linee guida per l’edilizia sostenibile in Toscana”, gli aspetti di cui tenere conto in fase
progettuale, per una progettazione sostenibile, possono essere così individuati:
1 – Qualità ambientale esterna:
Comfort visivo-percettivo;
Integrazione con il contesto;
Inquinamento atmosferico locale;
Inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza;
Inquinamento elettromagnetico ad alta frequenza;
Inquinamento acustico;
Inquinamento del suolo;
Inquinamento delle acque.
2 – Risparmio di risorse:
Isolamento termico;
Sistemi solari passivi;
Produzione acqua calda;
Fonti non rinnovabili e rinnovabili;
Riduzione consumi idrici;
Riutilizzo dei materiali edili;
Riciclabilità dei materiali edili;
Riutilizzo di strutture esistenti;
3 – Carichi ambientali:
Gestione delle acque meteoriche;
Recupero acque grigie;
Permeabilità delle superfici;
4 – Qualità ambiente interno:
Illuminazione naturale
Isolamento acustico di facciata
Isolamento acustico delle partizioni interne
Isolamento acustico da calpestio e da agenti atmosferici;
Isolamento acustico dei sistemi tecnici;
Inerzia termica;
Temperatura dell’aria e delle pareti interne;
Controllo dell’umidità su pareti;
Controllo agenti inquinanti: fibre minerali;
Controllo agenti inquinanti: VOC;
Controllo agenti inquinanti: Radon;
Ricambi d’aria;
Campi a bassa frequenza
5 – Qualità del servizio:
Manutenzione edilizia ed impiantistica, protezione dell’involucro esterno;
6 – Qualità della gestione:
Disponibilità di documentazione tecnica dell’edificio;
Manuale d’uso per gli utenti;
Programma delle manutenzioni;
7 – Trasporti:
PAGINA: 27 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Integrazione con il trasporto pubblico;
Misure per favorire il trasporto alternativo.
Le soluzioni progettuali e le tecnologie costruttive per affrontare in modo efficace i diversi aspetti sono
ormai mature ed è disponibile un’ampia manualistica di settore, a cui si rimanda per gli
approfondimenti.
Oltre agli aspetti progettuali, le strategie di riferimento per il perseguimento di elevate performance
ambientali degli edifici richiedono un’attenzione alla scelta dei materiali (vedi successivo paragrafo
4.4) e alla scelta delle soluzioni impiantistiche (vedi successivo paragrafo 4.5), come illustrato nei
successivi paragrafi.
4.4
I prodotti per la bioedilizia
Come abbiamo evidenziato in altre parti del presente Documento, la selezione di materiali e prodotti
edilizi è uno dei passaggi più delicati della progettazione ambientale di un edificio, ed è anche uno dei
passaggi più difficili, per la carenza di informazioni e indicazioni.
Promuovere la produzione e la commercializzazione di prodotti aventi un minor impatto ambientale
durante l’intero ciclo di vita del prodotto significa valutare36:
-
l’estrazione e l’origine delle materie prime;
-
la produzione del materiale;
-
la lavorazione e la messa in opera;
-
la permanenza nell’edificio, la manutenzione, la sostituzione,
-
la rimozione, la demolizione, lo smaltimento e il riciclaggio.
I requisiti essenziali che i prodotti da costruzione dovranno avere seguendo un approccio orientato alla
sostenibilità sono37:
-
risparmio energetico e ritenzione di calore;
-
igiene, salute, ambiente;
-
pulizia e manutenzione;
-
assenza di sostanze pericolose nella composizione che possono comportare il rilascio di natura
chimica (gas, composti organici volatili VOC) o di natura microbioologica (putrescibilità, formazione
di muffe, funghi, virus, batteri) ed il rilascio di polveri, fibre o particelle radioattive;
-
bassa emissività ed inquinamento ambientale nelle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto;
-
uso di materie prime abbondantemente disponibili;
-
riciclabilità e la smaltibilità delle materie prime impiegate limitando i rischi ambientali;
-
sicurezza per i lavoratori nella fase di produzione e per gli utenti nella fase di esercizio;
-
sicurezza in caso di incendio;
-
resistenza meccanica;
-
protezione contro il rumore.
Attualmente non esistono normative o leggi che obblighino i produttori a dichiarare tutti i componenti
dei prodotti da loro commercializzati. Inoltre non vengono mai date indicazioni sulle modalità di
produzione dei prodotti stessi, diviene pertanto difficile, allo stato attuale, identificare un prodotto
realmente naturale da uno ottenuto semplicemente da sostanze naturali.
Un riferimento utile per la selezione di materiali per la bioedilizia, come evidenziato nel precedente
paragrafo 2.3, è rappresentato dalle EPD (Environmental Product Declaration) applicate ai prodotti
36
37
Regione Piemonte – Sportello Bioedilizia, Environment Park, i materiali per l’edilizia ecologica, in: “Manuale tecnico sulla bioedilizia”. In: http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/bioedilizia.htm
Direttiva CEE 89/106 in materia di prodotti da costruzione
PAGINA: 28 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
edilizi (ai sensi della ISO 21930:2007). Informazioni e riferimenti sono inoltre disponibili nella
manualistica di settore (si veda ad esempio il “Manuale tecnico sulla bio-edilizia” predisposto dalla
Regione Piemonte38).
Altro riferimento atteso è il progetto di banca dati sul ciclo di vita dei materiali e prodotti per l’edilizia,
che ITACA, Regione Marche e l’Istituto per le Tecnologie delle Costruzioni del CNR (ITC-CNR) stanno
sviluppando sia per i materiali tradizionali che per i materiali innovativi. Nonostante le grandi difficoltà
di reperimento dei dati, l’obiettivo del progetto è di realizzare entro il 2009 una banca dati con
riferimenti utilizzabili per almeno 150 materiali, dei quali il 20% ad alte prestazioni ambientali.
4.5
Le scelte impiantistiche
Oltre alla idonea scelta del sito e all’adozione di materiali e tecnologie costruttive che consentano il
massimo contenimento degli impatti ambientali, l’altro elemento di fondamentale importanza per
perseguire la sostenibilità ambientale in edilizia riguarda le scelte impiantistiche, ovvero:
l’impianto idraulico, per il quale è necessario adottare soluzioni che consentano il massimo
risparmio idrico, tra cui: dispositivi per ridurre i consumi dello scarico dei WC, raccolta delle
acque meteoriche, raccolta differenziata degli scarichi e riuso delle acque di scarico, adozione di
tecniche di depurazione naturale ecc.;
l’impianto elettrico, per il quale è necessario adottare soluzioni che consentano il massimo
risparmio di energia, tra cui: sistemi di illuminazione ad alta efficienza, impianti di microcogenerazione;
l’impianto di riscaldamento/raffrescamento, per il quale è necessario adottare soluzioni che
consentano il massimo risparmio di energia, tra cui: generatori di calore ad alta efficienza, corpi
scaldanti per la diffusione del calore (pareti radianti, convettori a battiscopa).
A questi si deve aggiungere la scelta dei combustibili per l’alimentazione degli impianti e la correlata
scelta di impianti per l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, quali pannelli solari termici e fotovoltaici,
impianti micro-hydro, pompe di calore geotermiche.
Su questi aspetti, sono attualmente disponibili tecnologie consolidate che consentono di conseguire
notevoli risparmi.
Considerando il problema dei consumi idrici, ipotizzando un consumo medio pro capite di 200 litri al
giorno, si stima che circa 70 litri al giorno sono utilizzati per l’igiene personale (doccia, lavaggio mani,
denti ecc.), 54 litri per lo scarico del WC, 24 litri per la lavatrice, 30 litri per la cucina e la lavapiatti, 22
litri tra pulizia di casa, innaffiamento e usi esterni. La maggior parte di questi consumi idrici riguarda
usi per cui non sarebbe necessaria acqua potabile, basterebbe un’0acqua chiarificata, inodore, m non
necessariamente potabile. Gli usi che richiedono acqua veramente potabile, ad essere prudenti,
potrebbero essere limitati a bagno e igiene personale (32%), cucina alimentare (12%), lavapiatti
(3%): si tratta di meno della metà dei consumi domestici attuali39.
Per quanto riguarda i consumi energetici, già in altre parti di questo documento abbiamo evidenziato
come sia oggi possibile ridurre gli impatti correlati agli usi energetici in fase di esercizio di un edificio
(pari a circa l’85% del totale) agendo sulla scelta delle tecnologie edilizie ed impiantistiche. L’uso di
materiali con ridotta energia inglobata, di soluzioni costruttive per il risparmio (isolamento termico,
schermature solari), l’accumulo (sistemi solari passivi e attivi) e l’efficienza energetica (impianti ed
apparecchiature), consentirebbe una riduzione degli impatti compresa fra il 25 ed il 50%.
38
39
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/bioedilizia.htm
Conte G., Nuvole e sciacquoni, come usare meglio l’acqua, in casa e in città, Edizioni Ambiente, 2008.
PAGINA: 29 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
4.6
La gestione sostenibile dei cantieri
Nel settore dell’edilizia l'attività di cantiere riveste una notevole rilevanza rispetto agli impatti
ambientali complessivi di un'opera, anche se essi sono generalmente legati al tempo di esecuzione
dell'opera e rivestono pertanto un carattere di temporaneità. Un ambito di intervento importante in
un’ottica di edilizia sostenibile è dunque anche quello della gestione sostenibile dei cantieri.
Ad oggi la normativa ambientale vigente non fornisce specifici indirizzi in merito, demandando ai
soggetti attuatori la responsabilità del rispetto dei limiti di legge, a differenza di quanto avviene, ad
esempio, per la gestione della sicurezza, dove esistono specifiche norme che impongono strumenti di
programmazione e gestione e individuano specifiche figure responsabili, sia da parte del soggetto
committente che da parte dell'impresa appaltatrice.
Va inoltre tenuto in considerazione che il nuovo Codice Appalti (Decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163, convertito in Legge 12 luglio 2006, n. 228), ha introdotto per la prima volta, fra i criteri di
valutazione delle offerte relative a contratti pubblici per lavori, servizi, forniture, le “caratteristiche
ambientali” (art. 83), recependo in tal modo l’orientamento della giurisprudenza comunitaria, in virtù
del quale l’offerta può essere valutata anche sulla base di criteri ecologici purché siano collegati
all’oggetto dell’appalto, identificati e menzionati negli atti di gara, rispettosi dei principi fondamentali
del diritto comunitario (soprattutto quello di non discriminazione) e non conferiscano alla stazione
appaltante una libertà incondizionata di scelta.
Inoltre il Codice ha incluso le certificazioni ambientali fra i requisiti di capacità tecnica e professionale
che le amministrazioni aggiudicatrici possono richiedere agli operatori economici per l’esecuzione di
appalti pubblici di servizi (art. 44), recependo in tal modo le Direttive comunitarie 2004/17-18/CE.
L’applicazione di Sistemi di Gestione Ambientale (SGA) per la gestione delle attività di cantiere,
certificati secondo le norme ISO 14001 o EMAS, rappresenta una soluzione importante per garantire la
mitigazione degli impatti ambientali in questa fase dell’attività edilizia. Un SGA è infatti uno strumento
che consente di garantire:
il rispetto di tutte le leggi ambientali;
la gestione dei cantieri in modo da rendere minima la generazione di rifiuti ed altri effetti nocivi
la gestione corretta dei prodotti pericolosi;
l’ottimizzazione, per quanto possibile, del consumo di materie prime, di risorse naturali e di
per l’ambiente quali l’inquinamento del suolo, dell’acqua, dell’aria e il livello di rumore;
energie non rinnovabili, privilegiando logiche di riutilizzo dei materiali;
il coinvolgimento del personale per ridurre gli impatti sull’ambiente prodotti dalle loro attività
professionali.
4.7
Il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali in edilizia
Su questo aspetto si rimanda alla parte III del presente Documento.
5
5.1
BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN ITALIA
Metadistretto della bioedilizia – Treviso
Il Metadistretto veneto della Bioedilizia (http://www.distrettobioedilizia.it/) è una rete tra realtà
imprenditoriali interessate all’edilizia sostenibile, finalizzato a promuovere sinergie e progettualità
scambiando risorse, informazioni e tecnologie. Il Metadistretto della Bioedilizia è nato nel 2003, primo
in Italia, in provincia di Treviso. Ad oggi è composta da oltre 450 aziende della filiera delle costruzioni
PAGINA: 30 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
con più di 6.900 addetti, 40 partner tra associazioni datoriali e non a scopo di lucro, enti pubblici
istituzionali, centri studi ed istituzioni scolastiche.
L’obiettivo del Metadistretto è quello di promuovere il riposizionamento del comparto delle costruzioni
verso un’edilizia sostenibile. La strategia del Metadistretto si fonda sui seguenti elementi:
valorizzazione del prodotto “bioedilizia” – il risparmio energetico come motore di un costruire
diverso;
comunicazione come fattore strategico – la diffusione di esperienze collaudate come punto di
riferimento per cittadini, imprese e istituzioni;
ricerca e innovazione – i nuovi obblighi di legge come opportunità per promuovere la ricerca di
nuovi materiali da costruzione;
nuove aggregazioni per la commercializzazione.
5.2
Distretto dell’edilizia sostenibile – Puglia
La Regione Puglia ha riconosciuto, nel 2009, il Distretto produttivo dell’edilizia sostenibile,
un’aggregazione di attori pubblici e privati creata con l’obiettivo di diffondere sul territorio un nuovo
modo di costruire finalizzato a realizzare un prodotto edilizio più evoluto che minimizzi l'utilizzo delle
risorse ambientali.
L’opportunità è stata offerta dalla legge regionale n. 36/2007 sulla “Promozione e riconoscimento dei
distretti produttivi”, uno strumento che favorisce l’unione di imprese per comparti produttivi o filiere in
cui si coniugano produzione, ricerca, innovazione e formazione degli operatori, finalizzate ad
incrementare la competitività e a conquistare fette di mercato attraverso proposte innovative.
Promosso e coordinato da ANCE Puglia, il Distretto dell’edilizia sostenibile coinvolge più di 150 attori,
tra imprese edili, produttori di materiali, sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali, centri
di ricerca come CETMA ed ENEA, l’Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità
Ambientale, istituti di credito, scuole di formazione professionale, Università e Politecnico di Bari.
Il Distretto si propone di diffondere una nuova cultura costruttiva e favorire il mercato delle costruzioni
eco-sostenibili in Puglia; attraverso la creazione di reti di imprese del settore il distretto intende
sviluppare la qualità costruttiva e l’utilizzo di materiali eco-compatibili in linea con le esigenze
dell’edilizia sostenibile, sostenere strategie di recupero del territorio e degli edifici per innalzare la
qualità della vita dei suoi abitanti, formare nuove figure professionali specializzate nell’edilizia
sostenibile, promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica finalizzata ad implementare
l’edilizia sostenibile nella regione40.
5.3
Distretto Tecnologico Energia Ambiente, Habitech – Trentino
Habitech, il Distretto Energia Ambiente41 - promosso dalla Provincia autonoma di Trento e riconosciuto
dal Ministero dell'Università e della Ricerca - nasce dalla collaborazione tra Università, laboratori di
ricerca, imprese private e istituzioni locali con l'obiettivo di realizzare in Trentino filiere produttive,
specializzate in edilizia sostenibile, produzione di energia da fonti rinnovabili e tecnologie intelligenti
per la gestione del territorio.
Habitech promuove un nuovo modello produttivo fondato sulla sinergia tra soggetti diversi - imprese,
centri di ricerca, istituzioni - uniti da un intento comune: promuovere lo sviluppo e la diffusione delle
tecnologie pulite e cogliere la questione della tutela ambientale come opportunità.
Il Consorzio Distretto Tecnologico Trentino è il braccio operativo di Habitech, il Distretto Energia
Ambiente: guidato da un consiglio di amministrazione eletto dalle aziende socie, il Consorzio ha
40
41
Tratto da: http://www.edilportale.com/news/
Tratto da: http://www.trentinosviluppo.it/WebPublic/ddw.aspx?n=5
PAGINA: 31 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
l'obiettivo di dare
concretezza ai progetti di
Habitech, promuovendo
specifiche iniziative
imprenditoriali.
Circa 184 soci in rappresentanza di oltre 300 imprese, enti di ricerca e agenzie pubbliche, per un
totale di più di 8.000, hanno aderito ad un progetto che mette a frutto la vocazione ambientale
trentina, dando vita ad un polo di eccellenza per le tecnologie sostenibili, al quale soggetti pubblici e
privati possono rivolgersi per reperire soluzioni tecnologiche e gestionali.
5.4
Environment Park, Osservatorio Bioedilizia – Torino
Environment Park42 è nato nel 1996 per iniziativa della Regione Piemonte, della Provincia di Torino, del
Comune di Torino e dell’Unione Europea e rappresenta un’esperienza originale nel panorama dei
Parchi Scientifici e Tecnologici in Europa per aver saputo coniugare innovazione tecnologica ed ecoefficienza. Nel suo complesso, Environment Park dispone di circa 30.000 mq ripartiti tra laboratori,
uffici, centri di servizio in un contesto edilizio caratterizzato da soluzioni a basso impatto ambientale.
Tra le sue attività, Environment Park gestisce un osservatorio Bioedilizia, che svolge un’attività di
consulenza e di progettazione nell’ambito dell’architettura eco-compatibile. Questa professionalità è
maturata negli anni attraverso diverse esperienze, nazionali e internazionali. Il servizio proposto
comprende il supporto a imprese, professionisti e istituzioni per la definizione delle soluzioni bioedili
più aderenti alla specificità degli interventi previsti e compatibili con i vincoli economici fissati, l'analisi
dei prezzi e la predisposizione dei capitolati prestazionali. L’offerta di “conoscenza” disponibile riguarda
anche tutte quelle operazioni di aggiornamento sulle problematiche della certificazione ambientale
degli edifici e dei prodotti, e, in particolare, i nuovi materiali eco-compatibili presenti sul mercato.
L’Osservatorio Bioedilizia è una delle attività più sviluppate di Environment Park che ha adottato i
principi dell’edilizia sostenibile progettando e realizzando tre interventi di completamento della sua
sede: il Centro Servizi, il Totem fotovoltaico e la Centralina Idroelettrica. Gli interventi vogliono essere
dimostrativi delle tecnologie oggi presenti sul mercato e, se aggiunti alle numerose partecipazioni ai
grandi programmi di riqualificazione urbana, rendono l’Osservatorio uno dei punti di riferimento sul
territorio. Il Centro Servizi di Environment Park è stato realizzato secondo i principi dell’architettura
sostenibile. L’edificio, collocato in un’area occupata fino a circa vent’anni fa dagli stabilimenti della
Teksid, oggi ospita gli uffici direzionali di Environment Park e alcune aziende. Il suo valore aggiunto è
da un lato quello di limitare i consumi energetici, idrici e di materie prime non rinnovabili e dall’altro di
garantire la salvaguardia della salute degli utenti attraverso elevati livelli di confort indoor (termoigrometrico, visivo ed acustico).
5.5
Capitolato speciale per la bioedilizia – Veneto
La Regione Veneto, nel 2005, ha definito il “Capitolato speciale d’appalto per opere afferenti l’edilizia
sostenibile”, come provvedimento correlato alla Legge regionale n. 27/2003 in materia di lavori
pubblici. Il Capitolato si applica a tutti i lavori pubblici di competenza regionale ed è riferimento
obbligatorio per i lavori pubblici di interesse regionale.
La “filosofia” che ha guidato la redazione del Capitolato si ispira ai tradizionali capitolati per appalti di
lavori edili ma è priva di quelle clausole amministrative o contrattuali già contenute nel capitolato per
l’edilizia “convenzionale” elaborato nel contesto della nuova legge regionale. Gli articoli contenuti nel
Capitolato descrivono: le modalità di esecuzione di ogni lavorazione, i requisiti di accettazione dei
materiali e dei componenti, le specifiche delle prestazioni, le modalità delle prove, l'ordine da tenersi
nello svolgimento delle lavorazioni e, per i lavori di particolare complessità, la normativa di riferimento
e la suddivisione delle lavorazioni in classi di importanza. In questo senso non è esclusivamente una
42
Tratto da: http://www.envipark.com/
PAGINA: 32 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
guida per la corretta esecuzione ma, un manuale o, piuttosto, un testo che contiene prescrizioni e
definizioni per individuare e definire le caratteristiche particolari che distinguono un materiale e un
prodotto per la bioedilizia.
L’ossatura principale del nuovo capitolato per la bioedilizia è costruita sulla base della normativa
tecnica vigente, utilizzando i criteri fondamentali definiti nella Direttiva 89/106 “Riavvicinamento delle
disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli stati membri concernenti i prodotti da
costruzione”, la sua applicazione in Italia con il D.P.R. n. 246 e le ulteriori normative utilizzate come
principi generali di riferimento: Regolamento 880/92 (Sistema comunitario di assegnazione di un
marchio di qualità ecologica); Regolamento 1836/93 (Adesione volontaria delle imprese del settore
industriale ad un sistema di ecogestione e audit) e Regolamento 1980/00 (Sistema comunitario,
riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica).
5.6
Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell’edilizia
sostenibile – Toscana
La Rete per le Agende 21 locali della Toscana, nell'ambito delle attività del Gruppo di Lavoro “Edilizia
Sostenibile”, insieme a Regione Toscana e ai Comuni di Pontassieve, Calenzano, Campi Bisenzio,
Dicomano, Carmignano ed alla Comunità Montana del Mugello, ha elaborato un insieme di proposte di
“Integrazioni al Regolamento Edilizio Comunale con i criteri dell'edilizia sostenibile”43.
Il regolamento redatto dal gruppo di lavoro “Edilizia Sostenibile” cerca di rispondere alle istanze della
sostenibilità ambientale nel settore della pianificazione edilizia, configurandosi come strumento di
facile ed immediato utilizzo, che consente di orientare le scelte della progettazione, sia per i nuovi
insediamenti che per i recuperi urbani all’interno della città esistente.
I principali criteri che hanno guidato la scrittura e l'elaborazione del regolamento di edilizia sostenibile
sono:
la semplicità della struttura e dell'impostazione metodologica al fine di offrire, soprattutto ai
piccoli Comuni, la possibilità di dotarsi di uno strumento volto alla sostenibilità edilizia;
l'essenzialità dei contenuti al fine di focalizzare l'attenzione sugli aspetti più critici e quindi più
urgenti legati al risparmio delle risorse naturali.
I materiali e la normativa a cui il gruppo di lavoro ha fatto riferimento sono stati:
Le “Linee guida per la valutazione della qualità energetica ed ambientale degli edifici in Toscana”
La L.R. 3 gennaio 2005 n. 1 “Norme per il governo del territorio”;
La L.R. 24 febbraio 2005 n. 39 “Disposizioni in materia di energia”;
Il D.Lgs. 192/05 e s.m.i. “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico
(D.G.R. 322/2005 come modificata dalla D.G.R. 218/2006);
nell'edilizia” come modificato dal D.Lgs. 311/06;
Il Regolamento di attuazione dell’art. 37, co. 3, della L.R. 3 gennaio 2005 n. 1 “Disposizioni per la
tutela e valorizzazione degli insediamenti” (DPGR 9 febbraio 2007, n. 2/R)
I requisiti minimi disciplinati dal regolamento sono finalizzati principalmente al risparmio energetico ed
idrico, secondo un approccio che prevede requisiti minimi obbligatori ed eventuali requisiti incentivanti
per gli interventi di nuova edificazione, e requisiti minimi incentivanti per interventi sul patrimonio
edilizio esistente.
43
Tratto da: I quaderni della Rete - Collana della Rete delle Ag21l della Toscana, Integrazioni al Regolamento Edilizio
Comunale con i criteri dell’edilizia sostenibile, 2007.
PAGINA: 33 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
5.7
Rapporto ON-RE 2009: l’innovazione energetica nei regolamenti edilizi
comunali
L’Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico (ON-RE), promosso da
Cresme e Legambiente in collaborazione con Saie Energia, è nato con l’obiettivo di valutare in quale
misura il grande dibattito in corso sull’energia sta muovendo un cambiamento anche nel settore
edilizio, proponendo come punto di osservazione per guardare ai processi in corso i Regolamenti edilizi
comunali. Nel suo secondo Rapporto44, l’Osservatorio fornisce una analisi dettagliata dello stato di
applicazione di misure di innovazione energetica e ambientale nei regolamenti edilizi dei comuni
italiani. Dal Rapporto emerge che le principali aree di efficienza trattate dai Regolamenti sono:
1. Le norme volte all’obbligo dell’isolamento igrotermico dell’involucro edilizio, alla promozione della
copertura verde e dello spessore delle pareti perimetrali: il 77% dei 557 provvedimenti esaminati,
che contengono tale prescrizione, riguardano il 5,4% dei territori comunali pari ad una
popolazione di oltre 15 milioni di abitanti (il 26% del totale);
2. Al secondo posto, in termini di diffusione, l’obbligo di prevedere una quota di produzione di
energia attraverso l’impiego di pannelli fotovoltaici e/o di provvedere a una percentuale definita di
acqua calda mediante l’installazione del solare termico. Meno frequenti i provvedimenti che
promuovono il ricorso all’eolico e alle biomasse. Complessivamente, l’area delle fonti rinnovabili è
contemplata nel 72% dei Regolamenti analizzati. Essi coprono il 5% dei Comuni italiani per una
popolazione complessiva di 13,6 milioni di residenti (il 23% degli italiani);
3. La terza area d’efficienza maggiormente menzionata è quella ascrivibile al risparmio idrico e al
recupero delle acque piovane, si tratta del 65% dei comuni che hanno risposto alla rilevazione,
che rappresentano il 4,4% dei comuni italiani ed una popolazione pari a 12,2 milioni di abitanti (il
21% del totale).
5.8
Capitolato speciale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e
demolizione - Toscana
La Regione Toscana, con la DGR 15/5/2006 n. 337, ha approvato il documento tecnico di indirizzo
denominato “Capitolato speciale d'appalto tipo a carattere prestazionale per l'utilizzo di materiali inerti
riciclati da costruzione e demolizione”.
Tale delibera, predisposta sulla base di uno specifico precedente accordo sui rifiuti inerti da
demolizione approvato con DGRT 100/2003, è stata emanata anche in attuazione della circolare n.
5205 del 15/7/2005 “Green Public Procurement – Indicazioni per l'operatività nel settore edile,
stradale e ambientale, ai sensi del decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203”, che rende effettivo ed
operativo l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di prevedere l’impiego di materiali riciclati nei
propri capitolati d’appalto, concorrendo a determinare la percentuale minima di materiali riciclati che le
Pubbliche Amministrazioni devono impiegare in conseguenza a quanto stabilito dal D. M. 203/2003.
Le norme indicate dalla delibera riguardano:
produzione e impiego di materiali riciclati;
costruzione del corpo dei rilevati stradali;
costruzione dei sottofondi stradali;
costruzione degli strati in misto cementato;
costruzione degli strati di fondazione di sovrastrutture stradali;
formazione dei riempimenti;
44
Rapporto ON-RE 2009 – L’innovazione energetica nei
http://www.legambiente.eu/scienza/cdoc/schedaDoc.php?id=4925
regolamenti
edilizi
comunali,
disponibile
PAGINA: 34 di 78
su:
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
bonifiche piani di posa dei rilevati e dei sottofondi stradali.
Per ciascuna delle categorie di opere di tipo stradale considerate, le linee guida indica i requisiti
qualitativi dei materiali e i parametri prestazionali commisurati all'entità delle azioni indotte da traffico
veicolare molto pesante, pesante, medio e leggero.
Le Linee guida costituiscono pertanto un riferimento tecnico per la predisposizione dei capitolati
d'appalto da parte degli Enti pubblici, al fine di incentivare e favorire l'utilizzo di materiali inerti riciclati
ottenuti da rifiuti dei processi di costruzione e demolizione.
Nella scelta dei materiali inerti da utilizzare, si dovrà pertanto dare priorità al riutilizzo di materiali di
recupero provenienti dal cantiere stesso, ovvero da attività esterne al cantiere, rispetto ai materiali di
cava, sulla base delle prescrizioni e dei parametri contenuti nelle Linee guida regionali.
5.9
Banca dati MATREC
MATREC (Material Recycling) è la prima banca dati italiana gratuita di eco-design dedicata ai materiali
riciclati e al loro impiego nel mondo della produzione e del design, consultabile on line sul sito:
www.matrec.it. All’interno del sito si possono trovare informazioni sui principali temi dell’ecodesign, su
prodotti sostenibili e su numerosi materiali ottenuti dal riciclo, suddivisi per categoria e correlati da
schede descrittive che riportano la composizione, le caratteristiche tecniche, le applicazioni e i
riferimenti delle aziende produttrici.
La banca dati è articolata in due sezioni:
ECO-MATERIALI: la sezione contiene una banca dati di materiali realizzati a partire da materie
prime seconde recuperate pre o post-consumo. I materiali sono suddivisi secondo la tipologia di
materia prima seconda che contengono (alluminio, carta, gomma, inerti, legno, plastica, sughero,
tessili
e
pellame,
vetro,
altri
materiali).
Ciascuna
categoria
è
presentata
attraverso
un'introduzione generale sulle caratteristiche e le principali applicazioni della materia prima
vergine e sui diversi aspetti legati al recupero, al riciclo e al riuso della stessa.
ECO-PRODOTTI: la sezione contiene il primo catalogo nazionale sui manufatti realizzati con
materiale riciclato. Il catalogo è suddiviso per tipologia di materiale (alluminio, carta, gomma,
inerti, legno, plastica, sughero, tessili e pellame, vetro, altri materiali) e classe merceologica.
Ogni prodotto viene presentato attraverso una scheda con immagini dell'articolo, informazioni
sulla composizione dello stesso e i riferimenti dell'azienda produttrice.
5.10 Progetto BUY SMART
Il progetto “Buy Smart - Green Procurement for Smart Purchasing”, avviato nel maggio 2009, è cofinanziato nell’ambito delle azioni SAVE del Programma comunitario IEE (Intelligent Energy
Europe/Energia Intelligente per l’Europa) della Commissione Europea, Direzione Generale Energia e
Trasporti ed è realizzato in sette paesi europei (Germania, Austria, Italia, Slovenia, Lettonia,
Repubblica Ceca e Svezia) da un consorzio di otto istituzioni con una grande esperienza nel settore
degli acquisti verdi e dei prodotti eco-efficienti. Responsabile del progetto è l’Agenzia per l’Efficienza
Energetica di Berlino. L’ENEA è il responsabile del progetto per l’Italia.
Il principale risultato atteso del progetto è aumentare la quota di prodotti eco-efficienti in sei
importanti settori: IT (Information Technology), elettrodomestici, componenti per l’edilizia, veicoli,
illuminazione ed elettricità da fonte rinnovabile non solo presso le istituzioni pubbliche ma anche
presso il settore privato.
Il sito internet del progetto (http://www.buy-smart.info) fornisce, per i sei settori sopra elencati, linee
guida, esempi di buone pratiche, informazioni su etichette e marchi nazionali ed europei.
PAGINA: 35 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
5.11 Programma RECinert e filiera RI-inerte
L’attività del Programma RECinert (http://www.recinert.it) consiste nella raccolta, trasporto, recupero
e riutilizzo di macerie edilizie e rifiuti inerti da Costruzione & Demolizione (cioè di materiali
appartenenti alla Tipologia 7 del DM 5/2/1998 e succ. mod. ed integrazioni) provenienti da attività di
demolizioni e scavi e nella collocazione sul mercato del prodotto recuperato, denominato “Ri-inerte”
(aggregato riciclato).
La società capofila del Programma (SOA srl, Ferrandina – MT), titolare del marchio di impresa
“RECintert”, ha ottenuto l’accreditamento alla “Borsa Telematica del Recupero” per le categorie
inerenti la raccolta, trasporto e trasformazione di rifiuti non pericolosi avviati al recupero.
Nell’ambito del Programma viene in particolare promossa l’iniziativa della “Filiera RI-Inerte”, rivolta ad
imprese edili del settore movimento terra e/o lavori stradali, che prevede la realizzazione di Centri di
raccolta e recupero di rifiuti inerti da C&D e macerie edilizie su tutto il territorio delle regioni
interessate dal programma mediante l’attuazione di Piano Territoriali provinciali per la produzione di
aggregati certificati “RI-inerte”.
5.12 Progetto VAMP – Emilia Romagna
Il progetto VAMP, realizzato da un gruppo di quattro partner coordinati dalla Regione Emilia Romagna
tra il 1998 e il 2000 (progetto LIFE 98 ENV/IT/000033), si è proposto di realizzare e sperimentare un
progetto-pilota basato su un sistema informativo accessibile a tutti gli utenti interessati a:
cedere scarti e residui prodotti dalle attività di costruzione e demolizione;
acquisire scarti e residui da riusare nelle attività di costruzione e demolizione.
Uno dei principali obiettivi del progetto è stato dunque quello di pilotare i flussi dei rifiuti di
provenienza C&D verso le attività di recupero, trattamento, smaltimento presenti e operanti sul
territorio, al fine di potenziare l’attività dei circuiti locali di recupero, operando di conseguenza una
riduzione dei rifiuti smaltiti in discarica e creando al tempo stesso condizioni favorevoli allo sviluppo di
nuove fasce di utenza.
Uno dei principali risultati del progetto è stata la realizzazione di un Sistema Informativo on-line
(http://www.vamplife.org/Default.asp) per la gestione dei materiali di scarto da C&D. Le funzionalità
principali del Sistema sono le seguenti:
Cerco: è possibile cercare, per un possibile riuso, le merci derivanti dalle attività di C&D
attualmente presenti nella borsa telematica oppure, se non si trova nulla, immettere nuove
domande.
Offro: in modo analogo è anche possibile cercare le possibili destinazioni dei materiali e componenti da C&D a disposizione. Se non si individua nessuna destinazione è possibile immettere una
offerta di materiali e attendere che qualcuno risponda a tale offerta.
Disassemblaggio: per ottenere un supporto alla demolizione selettiva degli edifici.
PAGINA: 36 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
PARTE II – LA SITUAZIONE IN PROVINCIA DI LUCCA
1
IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI IN PROVINCIA DI LUCCA
Il settore delle costruzioni in provincia di Lucca rappresenta uno dei maggiori comparti dell’economia
provinciale. Nell’ultimo decennio è il comparto che ha registrato il maggiore incremento nel numero di
imprese e occupati tra tutti i settori di attività.
Dall’analisi degli aspetti strutturali dell’industria lucchese, condotta da Assindustria Lucca in occasione
dell’Assemblea Generale Annuale del giugno 200845, emerge che nel 2007, delle 1.988 imprese
industriali della provincia di Lucca, 457 sono edili, ovvero circa un quarto del totale. I settori edile e
metalmeccanico (che conta 521 aziende) sono i maggiori comparti in provincia per numero di aziende.
Seguono il lapideo con 143 (7,2%) ed il cartario cartotecnico con 115 (5,8%).
Nel 2007 il numero di imprese di costruzioni in provincia ha registrato il migliore risultato in ambito
regionale sia per l’intero settore (+5,8%; +4,6%in Toscana) che, in particolare, per la costruzione di
edifici (+7%; +5,7% in Toscana).
Per quanto riguarda gli occupati, nel 2007 il settore dell’edilizia conta 3.014 dei 29.996 occupati nelle
imprese industriali lucchesi, il 10% del totale, registrando nel periodo 1998-2007 l’incremento più
significativo tra tutti i settori (+41%, a fronte di un valore medio dell’intero comparto industriale del
+4,5%).
Considerando infine il contributo dell’edilizia al fatturato complessivo dell’industria lucchese, si osserva,
sempre con riferimento al 2007, un contributo del settore del 4,4%, corrispondente ad un fatturato di
420 milioni di euro, con un indice di fatturazione per addetto pari a 0,139 milioni di euro, inferiore al
dato medio dell’industria lucchese (0,319 milioni di euro/addetto).
Analizzando i dati relativi al numero complessivo di imprese registrate presso la CCIAA di Lucca,
riportati nelle tabelle e nei grafici seguenti, con riferimento al 2008 si contano in provincia di Lucca
8.569 imprese e 8.939 unità locali nel settore dell’edilizia, pari rispettivamente al 21,6% e al 19,0%
del totale delle imprese e delle unità locali registrate. Osservando i dati sull’intero periodo 2000-2008,
si registra per il settore edile un progressivo e significativo incremento nel numero di imprese (+45%
nell’intero periodo, a fronte di un incremento complessivo del numero di imprese registrate in
provincia del +10%).
Numero
imprese
Edilizia
Altre attività
TOTALE
% edilizia
Numero
unità locali
Edilizia
Altre attività
TOTALE
% edilizia
2000
5.910
30.164
36.074
16,4%
2001
6.158
29.511
35.669
17,3%
2002
6.498
29.749
36.247
17,9%
2003
6.827
29.900
36.727
18,6%
2004
7.200
30.129
37.329
19,3%
2005
7.658
30.198
37.856
20,2%
2006
8.036
30.201
38.237
21,0%
2007
8.399
30.086
38.485
21,8%
2008
8.569
31.076
39.645
21,6%
2000
6.113
35.174
41.287
14,8%
2001
6.377
34.691
41.068
15,5%
2002
6.754
35.189
41.943
16,1%
2003
7.093
35.563
42.656
16,6%
2004
7.487
35.978
43.465
17,2%
2005
7.995
36.312
44.307
18,0%
2006
8.400
36.550
44.950
18,7%
2007
8.760
36.673
45.433
19,3%
2008
8.939
38.004
46.943
19,0%
Dati CCIAA Provincia di Lucca
45
Assoindustria Lucca, Aspetti strutturali dell’industria lucchese, Assemblea Generale Annuale, 20 giugno 2008”
PAGINA: 37 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Per completare la caratterizzazione del comparto dell’edilizia a scala provinciale, è utile analizzare i
dati ISTAT relativi alla produzione edilizia, espressi in termini di volume dei fabbricati costruiti
annualmente, per nuova edificazione o per ampliamento dell’esistente, distinto tra quelli residenziali e
non residenziali. I dati relativi al periodo 1995-2006 sono illustrati nel grafico seguente. Come si può
osservare, nel periodo analizzato l’andamento della produzione edilizia presenta una elevata variabilità
annuale, con picchi di produzione notevoli (superiori al milione di mc/anno), probabile conseguenza di
interventi significativi di carattere puntuale che hanno avuto luogo nell’ultimo decennio sul territorio
provinciale.
Il livello minimo di produzione edilizia si registra nel 2000 (638.000 mc/anno). Successivamente la
produzione edilizia torna ad aumentare significativamente, con particolare riferimento alla componente
residenziale che passa dai 226.718 mc/anno del 2000 ai circa 700.000 mc/anno del 2005 e 2006.
Evoluzione della produzione edilizia in provincia di Lucca
1.800.000
Non residenziale
1.600.000
Residenziale
1.400.000
mc
1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
0
1995
2
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
I PRODOTTI E I SERVIZI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI
LUCCA
Nella Parte I di questa analisi di contesto abbiamo fornito una definizione di edilizia sostenibile,
cercando anche di tracciarne i confini attraverso l’identificazione e la descrizione di tutte le tipologie di
attività che possono rientrare nell’ambito di tale definizione (i prodotti e i servizi per l’edilizia
sostenibile).
Tenendo conto della definizione data, in questo capitolo ci poniamo l’obiettivo di caratterizzare l’offerta
di prodotti e servizi per l’edilizia in provincia di Lucca. Purtroppo non esistono allo stato attuale dati o
indagini relative alla presenza di imprese che offrono prodotti o servizi di edilizia sostenibile, per cui è
estremamente difficile riuscire a caratterizzare questo comparto.
PAGINA: 38 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Partendo dalla classificazione dei codici ATECO delle attività registrate nell’anagrafe delle attività
economiche e produttive della CCIAA di Lucca, si è ritenuto innanzitutto utile, per delimitare i confini
dell’indagine, identificare tutte le imprese che offrono in generale prodotti e servizi per l’edilizia, senza
particolari connotazioni di sostenibilità. Si è quindi proceduto all’estrazione dell’elenco delle imprese
lucchesi classificate con i codici ATECO riportati nella tabella seguente.
16
16.1
16.2
16.21
16.22
16.23
16.24
20
20.3
22
22.23
23
23.1
23.2
23.3
23.42
23.43
23.5
23.6
23.70
25
25.1
25.11
25.12
25.21
F
41
41.1
41.2
43
43.1
43.11
43.12
43.2
43.21
SELEZIONE CODICI ATECO
Imprese che offrono prodotti e servizi per l’edilizia
INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO
TAGLIO E PIALLATURA DEL LEGNO
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN LEGNO, SUGHERO, PAGLIA E MATERIALI DA
INTRECCIO
Fabbricazione di fogli da impiallacciatura e di pannelli a base di legno
Fabbricazione di pavimenti in parquet assemblato
Fabbricazione di altri prodotti di carpenteria in legno e falegnameria per l'edilizia
Fabbricazione di imballaggi in legno
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E
ARTIFICIALI
FABBRICAZIONE DI PITTURE, VERNICI E SMALTI, INCHIOSTRI DA STAMPA E ADESIVI
SINTETICI (MASTICI)
FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE
Fabbricazione di articoli in plastica per l’edilizia
FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON
METALLIFERI
FABBRICAZIONE DI VETRO E DI PRODOTTI IN VETRO
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI REFRATTARI
FABBRICAZIONE DI MATERIALI DA COSTRUZIONE IN TERRACOTTA
Fabbricazione di articoli sanitari in ceramica
Fabbricazione di isolatori e di pezzi isolanti in ceramica
PRODUZIONE DI CEMENTO, CALCE E GESSO
FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CALCESTRUZZO, CEMENTO E GESSO
Taglio, modellatura e finitura di pietre
FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI
MACCHINE E IMPIANTI
FABBRICAZIONE DI ELEMENTI DA COSTRUZIONE IN METALLO
Fabbricazione di strutture metalliche e di parti di strutture
Fabbricazione di porte e finestre in metallo
Fabbricazione di radiatori e contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale
COSTRUZIONI
COSTRUZIONE DI EDIFICI
SVILUPPO DI PROGETTI IMMOBILIARI
COSTRUZIONE DI EDIFICI RESIDENZIALI E NON RESIDENZIALI
LAVORI DI COSTRUZIONE SPECIALIZZATI
DEMOLIZIONE E PREPARAZIONE DEL CANTIERE EDILE
Demolizione
Preparazione del cantiere edile
INSTALLAZIONE DI IMPIANTI ELETTRICI, IDRAULICI ED ALTRI LAVORI DI
COSTRUZIONE E INSTALLAZIONE
Installazione di impianti elettrici
PAGINA: 39 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
43.22
43.29
43.3
43.31
43.32
43.33
43.34
43.39
43.99
G
46.73
46.74
46.77
47.52
M
71.1
SELEZIONE CODICI ATECO
Imprese che offrono prodotti e servizi per l’edilizia
Installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria
Altri lavori di costruzione e installazione
COMPLETAMENTO E FINITURA DI EDIFICI
intonacatura
Posa in opera di infissi
Rivestimento di pavimenti e di muri
Tinteggiatura e posa in opera di vetri
Altri lavori di completamento e di finitura degli edifici
Altri lavori specializzati di costruzione nca
COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI
AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA
Commercio all'ingrosso di legname e di materiali da costruzione, apparecchi
igienicosanitari, vetro piano, vernici e colori
Commercio all’ingrosso di ferramenta, di apparecchi e accessori per impianti idraulici e di
riscaldamento
Commercio all’ingrosso di rottami e cascami
Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione in
esercizi specializzati
ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE
ATTIVITÀ DEGLI STUDI DI ARCHITETTURA, INGEGNERIA ED ALTRI STUDI TECNICI
Dall’indagine risulta che in provincia di Lucca sono presenti complessivamente 10.249 imprese che
offrono prodotti e servizi per l’edilizia. La maggior parte di queste imprese opera nel settore delle
costruzioni in senso stretto (vedi tabella e grafico seguenti): 4.386 imprese (il 42,8% del totale)
effettuano attività di completamento e finitura di edifici (intonacatura, posa in opera di infissi,
rivestimento di pavimenti e muri, tinteggiatura ecc.), 2.777 imprese (il 27,1% del totale) effettuano la
costruzione di edifici, 1.474 imprese (il 14,4% del totale) installano impianti (elettrici, idraulici, di
riscaldamento e di condizionamento dell’aria).
Tipologia di attività
Taglio, modellatura e finitura di pietre (marmo)
Fabbricazione di elementi da costruzione in metallo
Costruzione di edifici
Demolizione e preparazione del cantiere
Installazione di impianti
Completamento e finitura di edifici
Commercio all'ingrosso e al dettaglio di materiali per l'edilizia
Altro
TOTALE
n. imprese
445
298
2.777
147
1.474
4.386
574
148
10.249
% imprese
4,3%
2,9%
27,1%
1,4%
14,4%
42,8%
5,6%
1,4%
100,0%
PAGINA: 40 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Tipologia di imprese del settore costruzioni in Provincia di Lucca 2009
Commercio
all'ingrosso e al
dettaglio di materiali
per l'edilizia
6%
Taglio, modellatura e
finitura di pietre
4%
Altro
1%
Fabbricazione di
elementi da
costruzione in
metallo
3%
Costruzione di edifici
27%
Demolizione e
preparazione del
cantiere
1%
Completamento e
finitura di edifici
43%
Installazione di
impianti
14%
Analizzando con maggiore dettaglio le tipologie di attività che le imprese del settore effettuano sul
territorio provinciale, tenendo anche presente che ogni impresa effettua spesso più di una attività tra
quelle selezionate nei codici ATECO, emerge il quadro evidenziato nella tabella seguente.
Attività
Altri lavori di completamento e di finitura degli edifici
Costruzione di edifici residenziali e non residenziali
Installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria
Altre attività
Installazione di impianti elettrici
Tinteggiatura e posa in opera di vetri
Rivestimento di pavimenti e di muri
Taglio, modellatura e finitura di pietre (lavorazione marmo)
Commercio all'ingrosso di legname e di materiali da costruzione, apparecchi
igienicosanitari, vetro piano, vernici e colori
Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiali da costruzione in
esercizi specializzati
Posa in opera di infissi
Demolizione
Intonacatura
Fabbricazione di strutture metalliche e di parti di strutture
TOTALE
%
20,4%
20,3%
10,6%
9,3%
9,1%
6,4%
5,4%
3,5%
3,2%
3,2%
2,8%
2,2%
2,1%
1,5%
100,0%
Per quanto riguarda l’ubicazione delle imprese del settore sul territorio provinciale (vedi tabella
seguente), in termini assoluti la massima concentrazione di attività si registra a Lucca (1.866
imprese), Viareggio (1.501 imprese), Camaiore (1.357 imprese) e Capannori (1.014 imprese),
rapportando invece i dati alla popolazione residente la concentrazione massima si registra a Altopascio
PAGINA: 41 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
(4,4 imprese ogni 100 abitanti), Camaiore (4,3 imprese ogni 100 abitanti), Pietrasanta (3,7 imprese
ogni 100 abitanti) e Seravezza (3,5 imprese ogni 100 abitanti).
Comuni
Altopascio
Bagni di Lucca
Barga
Borgo a Mozzano
Camaiore
Camporgiano
Capannori
Careggine
Castelnuovo di Garfagnana
Castiglione di Garfagnana
Coreglia Antelminelli
Fabbriche di Vallico
Forte dei Marmi
Fosciandora
Gallicano
Giuncugnano
Lucca
Massarosa
Minucciano
Molazzana
Montecarlo
Pescaglia
Piazza al Serchio
Pietrasanta
Pieve Fosciana
Porcari
San Romano in Garfagnana
Seravezza
Sillano
Stazzema
Vagli di Sotto
Vergemoli
Viareggio
Villa Basilica
Villa Collemandina
TOTALE
N. imprese
settore
costruzioni
614
145
181
169
1.357
36
1.014
14
96
31
107
3
193
6
62
7
1.866
686
33
9
127
105
59
902
36
220
13
472
18
121
9
6
1.501
27
15
10.260
N. abitanti
Imprese/100
abitanti
13.845
6.541
10.225
7.311
31.503
2.327
45.356
630
6.133
1.885
5.225
520
7.964
638
3.904
499
83.228
22.513
2.344
1.153
4.504
3.784
2.520
24.609
2.398
8.318
1.433
13.348
747
3.335
1.015
342
63.800
1.788
1.373
387.058
4,4
2,2
1,8
2,3
4,3
1,5
2,2
2,2
1,6
1,6
2,0
0,6
2,4
0,9
1,6
1,4
2,2
3,0
1,4
0,8
2,8
2,8
2,3
3,7
1,5
2,6
0,9
3,5
2,4
3,6
0,9
1,8
2,4
1,5
1,1
2,7
Partendo da queste prime informazioni, l’identificazione delle eco-imprese all’interno del settore delle
costruzioni, che come abbiamo visto include complessivamente più di 10.000 imprese, risulta
sicuramente complessa. Le aziende che si occupano dell’installazione o riparazione di impianti di
riscaldamento e condizionamento, e che includono quelle dedicate all’installazione di pannelli solari
termici, sono infatti ben 1.443. A queste si aggiungono 1.245 installatori e riparatori di impianti per la
distribuzione dell'energia elettrica che includono, almeno in parte, coloro che si occupano di impianti
fotovoltaici. Sempre sul versante edilizio, le imprese ambientali che utilizzano tecnologie di isolamento
PAGINA: 42 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
termico potrebbero invece appartenere alle 5.504 imprese che effettuano lavori di completamento e
finitura di edifici.
La produzione di impianti termici a risparmio energetico può essere ricondotta ad una delle 11 attività
che fabbricano radiatori e caldaie per il riscaldamento centrale, mentre per quanto riguarda
l’isolamento delle abitazioni, l’universo di riferimento è più ampio e può essere incluso nelle 113
attività di fabbricazione di porte, finestre e telai o nelle 381 attività di posa in opera di infissi che si
contano in provincia.
Per quanto riguarda i servizi e la consulenza, nel registro imprese della CCIAA di Lucca sono registrati
94 studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, che non esauriscono l’universo di studi
professionali che operano nel settore della pianificazione urbanistica e progettazione edilizia.
Analizzando infatti gli Albo professionali degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di
Lucca, risulta che:
all’Ordine professionale degli Architetti della Provincia di Lucca sono iscritti 739 professionisti;
all’Ordine professionale degli Ingegneri della Provincia di Lucca sono iscritti:
-
51 ingegneri edili;
-
60 ingegneri civili;
-
119 ingegneri civili edili;
-
39 ingegneri civili strutturisti;
-
147 ingegneri civili trasportisti;
-
35 ingegneri per l’ambiente e il territorio.
Quanto all’individuazione di professionisti della Provincia di Lucca che applicano le tecniche della
bioarchitettura e dell’edilizia sostenibile, non sono state individuate fonti informative di riferimento.
L’unico dato disponibile è quello relativo al numero di professionisti iscritti all’Istituto Nazionale di
Bioarchitettura - Sezione di Lucca: con riferimento al 2009, gli iscritti risultato 16, ma considerando gli
anni dal 1999 (anno di costituzione della sezione) ad oggi sono stati iscritti, ad anni alterni, anche altri
34 professionisti lucchesi. A questi si devono inoltre aggiungere i professionisti che hanno frequentato
e superato positivamente l'esame del Corso di formazione di Bioarchitettura organizzato dall’Istituto,
che per la provincia di Lucca sono circa 50.
Al momento non sono comunque disponibili analisi mirate alla quantificazione delle imprese che
operano nel settore dell’edilizia sostenibile in provincia di Lucca. Anche analizzando alcuni portali
dedicati al settore (quali ad esempio il portale sugli acquisti verdi: http://www.acquistiverdi.it, o il
portale nazionale delle aziende che operano nel settore dell’edilizia: http://www.edilportale.com) o la
partecipazione delle aziende a fiere specializzate, si ottengono informazioni molto frammentarie, che
comunque non permettono di rilevare una significativa presenza di imprese lucchesi che operano in
questo settore.
3
LE BUONE PRATICHE DI EDILIZIA SOSTENIBILE IN PROVINCIA DI LUCCA
Al fine di verificare lo stato di applicazione dell’edilizia sostenibile sul territorio provinciale, nell’ambito
del progetto REBIR è stato somministrato uno specifico questionario per la ricognizione delle iniziative
promosse e realizzate dagli enti locali a tutti gli uffici tecnici dei comuni e ai partecipanti al gruppo di
lavoro di Agenda21 appositamente istituito dalla Provincia per seguire le attività del progetto.
Con il questionario è stato indagato il livello di applicazione dell’edilizia sostenibile sia nell’ambito delle
politiche di governo del territorio, verificando quindi l’eventuale applicazione di specifiche misure o
prescrizioni negli strumenti urbanistici, sia negli interventi di edilizia pubblica e privata.
I quesiti posti nel questionario sono indicati nella tabella seguente:
PAGINA: 43 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Quesito
1.1
1.2
1.3
2.1
2.2
2.3
3.1
SI/NO
Descrizione
STRUMENTI E ATTI DI PIANIFICAZIONE
Nell’ambito del Piano Strutturale e
Se SI specificare (eventualmente con
del Regolamento Urbanistico sono
rimando a specifici articoli delle norme di
stati inseriti indirizzi/prescrizioni volti
piano)
a favorire l’applicazione delle
tecniche della
bioarchitettura/bioedilizia negli
interventi di trasformazione edilizia?
Nell’ambito del Regolamento Edilizio
Se SI, ALLEGARE al presente questionario
sono state inserite specifiche norme
copia del Regolamento Edilizio
volte a favorire e/o rendere
obbligatoria l’applicazione delle
tecniche della
bioarchitettura/bioedilizia?
Nell’ambito di Piani attuativi di
Se SI specificare per quali Piani
iniziativa pubblica è stata prevista
l’applicazione delle tecniche della
bioarchitettura/bioedilizia?
APPLICAZIONE ALL’EDILIZIA PUBBLICA
Sono stati realizzati, sul territorio
Se SI specificare per ogni intervento:
comunale, interventi di
Opera realizzata
ristrutturazione e/o nuova
Stato di realizzazione
Principali applicazioni delle tecniche di
costruzione di edifici pubblici o ad
bioarchitettura/bioedilizia:
uso pubblico con l’applicazione delle
tecniche di bioarchitettura/
bioedilizia?
Nei capitolati d’appalto relativi a
Se SI, ALLEGARE al questionario copia dei
lavori pubblici, sono stati inseriti
relativi capitolati
specifici requisiti per l’applicazione
delle tecniche di
bioarchitettura/bioedilizia?
Nei capitolati d’appalto relativi a
Se SI, ALLEGARE al questionario copia dei
lavori pubblici, sono stati inseriti
relativi capitolati
specifici requisiti per l’utilizzo di
materiali inerti riciclati?
APPLICAZIONE ALL’EDILIZIA PRIVATA
Sono stati realizzati, sul territorio
Se SI specificare per ogni intervento:
comunale, interventi significativi di
Opera realizzata
ristrutturazione e/o nuova
Stato di realizzazione
costruzione di edifici privati con
Principali applicazioni delle tecniche di
l’applicazione delle tecniche di
bioarchitettura/bioedilizia:
bioarchitettura/ bioedilizia?
I risultati dell’indagine presso i comuni sono riassunti nella tabella e nel grafico seguenti.
PAGINA: 44 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Comune
Altopascio
Bagni di
Lucca
Barga
Restituzione
x
Risposte al questionario
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, art. 20 e 21 del PS
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, in attuazione PS
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: si, inserimento di inerti riciclati
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: si, 1 realizzazione con tamponatura esterna in balle
di fieno (in corso di realizzazione)
x
Borgo a
Mozzano
x
Camaiore
Camporgiano
x
Capannori
x
Careggine
-
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, art. 4 e 21 del PS
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, PEEP loc. Rio Chitarrino
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, art. 93 del RU
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, tutti
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, nel RU
Regolamento edilizio: no (RE in fase di aggiornamento, nella
nuova versione è previsto recepimento linee guida regionali su
edilizia sostenibile)
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: si, ampliamenti in 3 scuole
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: si, 1 realizzazione (e.r.p. Lucca)
PAGINA: 45 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Comune
Castelnuovo
di
Garfagnana
Restituzione
x
Castiglione di
Garfagnana
x
Coreglia
Antelminelli
Fabbriche di
Vallico
x
Forte dei
Marmi
x
Fosciandora
x
Risposte al questionario
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no (previsioni future: n.2 bandi per installazione di
impianti fotovoltaici presso impianti sportivi e scuola Frazione
Carbonaia)
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: sono applicate su tutti gli edifici le disposizioni del
311/06: isolamento e installazione pannelli solari termici
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no (in previsione per aggiornamento RU)
Regolamento edilizio: no (in previsione per aggiornamento)
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: si, 1 realizzazione (scuola elementare/materna)
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no (in previsione per RU)
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no (solo installazione pannelli solari per CIAF e
centro giovanile informagiovani - ultimati)
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no (solo installazione n. 7 pannelli solari, n. 5
caldaie, n. 1 impianto fotovoltaico)
PAGINA: 46 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Comune
Gallicano
Restituzione
x
Giuncugnano
x
Lucca
x
Massarosa
x
Risposte al questionario
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, RU
Regolamento edilizio: no (in corso di adeguamento)
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: si, copertura in legno, teleriscaldamento, corpi
illuminanti ad efficienza energetica, pannelli fotovoltaici in
copertura per nuovo plesso scolastico (1° lotto , in fase di
ultimazione 90%) e impianto fotovoltaico per spogliatoi Piscina
Capitolati di appalto all’edilizia pubblica: si, materiali inerti riciclati
e applicazione tecniche bioarchitettura
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no (solo installazione n. 2 impianti fotovoltaici)
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no (in previsione impianto fotovoltaico per le scuole
materne ed elementare in Fr. Magliano)
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, Titolo III del PS
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no (solo sperimentazioni
risparmio energetico in contratti di quartiere II)
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: si, 1 realizzazione ex Bertolli polo I
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU; si, Titolo IX art 42-43-44 del RU
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: si, tutti i Piani attuativi e le
zone di trasformazione
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: si, impianto fotovoltaico, pannelli solari, coperture
in legno lamellare per nuovo complesso scolastico Massarosa
(lavori ultimati)
Capitolati d’appalto lavori pubblici: si, utilizzo di materiali inerti
riciclati per lavori stradali
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: si, in vari edifici pannelli solari, recupero acque
meteoriche, tetto ventilato, impianti fotovoltaici
PAGINA: 47 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Comune
Minucciano
Restituzione
x
Molazzana
x
Montecarlo
x
Pescaglia
x
Piazza al
Serchio
x
Risposte al questionario
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no, (solo installazione impianto fotovoltaico su
scuola elementare Fr. Gorfigliano; in previsione impianto
fotovoltaico su palazzo comunale, scuola media Fr. Gramolazzo,
scuola elementare e materna Fr. Pieve san Lorenzo)
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no (solo installazione n. 1 impianto fotovoltaico)
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: si, art. 38 bis del RU
Regolamento edilizio: no (in previsione revisione Reg. Edilizio con
tecniche di bioarchitettura)
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
PAGINA: 48 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Comune
Pietrasanta
Restituzione
x
Pieve
Fosciana
Porcari
x
San Romano
Seravezza
Sillano
x
Stazzema
Vagli di sotto
Vergemoli
x
Viareggio
x
Villa Basilica
Villa
Collemandina
-
Risposte al questionario
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: si
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: si
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: no
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
Strumenti della pianificazione territoriale
PS e RU: no
Regolamento edilizio: si
Piani attuativi di iniziativa pubblica: no
Applicazione all’edilizia pubblica
Realizzazioni: no
Capitolati d’appalto lavori pubblici: no
Applicazione all’edilizia privata
Realizzazioni: no
PAGINA: 49 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Stato di applicazione dell'edilizia sostenibile in Provincia
di Lucca - 2009
Interventi significativi di ristrutturazione e/o nuova
costruzione di edifici privati con applicazione edilizia
sostenibile?
Requisiti per utilizzo inerti riciclati nei capitolati
d’appalto relativi a lavori pubblici?
Requisiti per edilizia sostenibile nei capitolati d’appalto
relativi a lavori pubblici?
Interventi di ristrutturazione e/o nuova costruzione di
edifici pubblici o ad uso pubblico con applicazione
edilizia sostenibile?
Tecniche di edilizia sostenibile nei Piani attuativi?
Norme nel Regolamento Edilizio?
Indirizzi/prescrizioni nel Piano Strutturale o
Regolamento Urtbanistico?
0
Nessuna risposta
No
Si
5
10
15
20
25
30
35
n. comuni
PAGINA: 50 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Innanzitutto, si può osservare che, sui 35 comuni della provincia di Lucca, 11 non hanno fornito
alcuna risposta al questionario e 8 hanno dichiarato che l’edilizia sostenibile non è applicata in alcuna
misura sul territorio comunale, né nell’ambito degli strumenti urbanistici, né nelle realizzazioni di
edilizia pubblica e privata.
In generale, il livello di applicazione dell’edilizia sostenibile risulta piuttosto basso, con qualche
variazione per le diverse misure: il 26% dei comuni (9 su 35) ha inserito indirizzi e/o prescrizioni per
l’edilizia sostenibile nei propri strumenti e atti di governo del territorio (3 nel Piano Strutturale, 6 nel
Regolamento Urbanistico), 4 comuni hanno previsto misure di edilizia sostenibile nei piani attuativi di
iniziativa pubblica, solo 3 comuni hanno già inserito norme per l’edilizia sostenibile nei propri
regolamenti edilizi (e altri 4 dichiarano di volerle inserire nel breve termine), il 14% dei comuni (5 su
35) ha realizzato almeno un intervento di ristrutturazione e/o nuova costruzione di edifici pubblici o ad
uso pubblico con applicazione di misure di edilizia sostenibile. Tra questi, è incluso l’intervento di
realizzazione dell’Edificio sede del polo tecnologico nell’area ex Bertolli, nel comune di Lucca, assunto
come edificio campione nell’ambito del Progetto REBIR. Decisamente poco diffuso risulta infine
l’inserimento di requisiti per l’edilizia sostenibile e per l’utilizzo di inerti riciclati nei capitolati d’appalto
dei lavori pubblici (previsto rispettivamente da 1 e 3 comuni).
Poco diffusa o comunque poco nota l’applicazione di misure di edilizia sostenibile anche nell’edilizia
privata: solo in 4 comuni (Altopascio, Castelnuovo in Garfagnana, Capannori e Massarosa) è stata
segnalata dagli uffici comunali la realizzazione di applicazioni significative da parte di privati. Se
analizziamo anche le risposte al questionario da parte dei partecipanti al gruppo di lavoro di Agenda
21, individuiamo alcune realizzazioni da parte di privati anche nei comuni di Lucca e Pescaglia. In
particolare, la sezione di Lucca dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR) segnala le seguenti
realizzazioni, particolarmente significative:
Comune di Lucca, ristrutturazione di un edificio residenziale: studio e analisi del sito; ventilazione
soleggiamento, piovosità. Isolamento del piano terra con cupole in plastica riciclata e sughero
granulare, pareti e soffitto con 8 cm di sughero naturale, intonaci interni ed esterni in calce
naturale, tetto ventilato con copertura in rame, strutture interne interamente riciclabili in legno e
ferro, infissi in legno lamellare e vetri bassoemissivi, vernici e smalti naturali, finestre solari.
Impianto di riscaldamento radiante sotto intonaco con bollitore di accumulo 500 l, sistema di
ventilazione continuo igroregolabile contro VOC;
Comune di Pescaglia, ristrutturazione di un edificio storico residenziale con realizzazione di 2
unità abitative: studio e analisi del sito; ventilazione soleggiamento, piovosità. Isolamento del
piano terra sughero intradosso, isolamento soffitte con 8 cm sughero, intonaci interni ed esterni
in calce naturale, recupero dei materiali di demolizione per riempimenti, nuove strutture e per
arredi, riuso del materiale di scavo, raccolta delle acque, caldaie a condensazione con
predisposizione pannelli solari;
ristrutturazione di due edifici residenziali: materiali naturali biocompatibili, isolamento del piano
terra con cupole in plastica riciclata, intonaci interni ed esterni in calce naturale, tetto ventilato,
infissi in legno e vetri bassoemissivi, vernici e smalti naturali, impianto di riscaldamento radiante
sotto intonaco con caldaia a condensazione (in 1 caso) e a pellets (nell’altro).
Più diffusa l’installazione di pannelli fotovoltaici: sono complessivamente 9 i comuni in cui si segnalano
realizzazioni o previsioni di prossime realizzazioni.
PAGINA: 51 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Per quanto riguarda l’installazione di pannelli fotovoltaici, una buona fonte informativa è rappresentata
dai resoconti dei risultati ottenuti dal Gestore dei servizi elettrici (GSE) riguardo all’incentivazione degli
impianti fotovoltaici regolata dai DM 28/07/2005 e 6/02/2006.
Dai rapporti del GSE, disponibili per il periodo settembre 2005-agosto 2008, la situazione registrata in
Provincia di Lucca è quella illustrata nella tabella seguente:
Comune
Potenza installata (kW)
Impianti relativi al primo Conto Energia entrati in esercizio
al 31 agosto 2008
BARGA
2,430
BARGA
1,620
BARGA
2,430
BARGA
1,960
BARGA
1,620
CAPANNORI
19,840
CAPANNORI
3,500
CAPANNORI
3,360
CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
5,040
CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
10,230
COREGLIA ANTELMINELLI
47,840
FORTE DEI MARMI
2,940
FORTE DEI MARMI
3,250
LUCCA
10,200
LUCCA
48,720
LUCCA
25,200
PIEVE FOSCIANA
47,600
SERAVEZZA
19,440
SERAVEZZA
4,200
SERAVEZZA
4,200
VIAREGGIO
1,050
VIAREGGIO
10,260
VIAREGGIO
10,260
VIAREGGIO
10,260
VILLA COLLEMANDINA
5,800
VILLA COLLEMANDINA
4,200
VILLA COLLEMANDINA
8,750
TOTALE
316,20
Impianti relativi al nuovo Conto Energia entrati in esercizio
al 31 agosto 2008
ALTOPASCIO
3,570
ALTOPASCIO
4,950
BARGA
3,300
BARGA
2,880
BARGA
2,688
BORGO A MOZZANO
4,320
BORGO A MOZZANO
5,600
CAMAIORE
2,150
CAMAIORE
5,832
CAMAIORE
2,176
CAMAIORE
6,075
CAMAIORE
1,700
CAMAIORE
2,100
CAMAIORE
2,160
CAMAIORE
4,200
CAMAIORE
2,860
CAMAIORE
4,025
CAMAIORE
4,080
CAPANNORI
2,940
CAPANNORI
4,800
CAPANNORI
2,880
CAPANNORI
11,880
CAPANNORI
11,880
CAPANNORI
19,440
CAPANNORI
4,500
PAGINA: 52 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Comune
CAPANNORI
CAPANNORI
CAPANNORI
CAPANNORI
CASTELNUOVO DI GARFAGNANA
CASTELNUOVO DI GARFAGNANA
CASTELNUOVO DI GARFAGNANA
CASTIGLIONE DI GARFAGNANA
COREGLIA ANTELMINELLI
COREGLIA ANTELMINELLI
FORTE DEI MARMI
FORTE DEI MARMI
FORTE DEI MARMI
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
LUCCA
MASSAROSA
MASSAROSA
MASSAROSA
MASSAROSA
MASSAROSA
MINUCCIANO
MINUCCIANO
MINUCCIANO
MOLAZZANA
MONTECARLO
MONTECARLO
MONTECARLO
PIAZZA AL SERCHIO
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIETRASANTA
PIEVE FOSCIANA
SERAVEZZA
SILLANO
VIAREGGIO
VIAREGGIO
VIAREGGIO
VIAREGGIO
VIAREGGIO
VIAREGGIO
VIAREGGIO
VILLA COLLEMANDINA
TOTALE
Potenza installata (kW)
4,080
7,920
7,480
4,320
2,880
2,380
1,980
2,880
2,970
4,080
2,160
3,000
3,360
2,850
2,562
1,620
2,970
4,590
2,940
151,300
3,000
2,800
5,800
17,640
2,400
2,970
3,000
2,100
11,880
5,610
5,400
2,160
2,960
1,890
2,970
12,600
1,900
2,940
6,450
2,450
2,800
3,675
2,940
2,520
3,400
1,930
1,200
3,670
1,750
3,850
1,760
2,975
2,860
5,670
2,000
483,228
Altra fonte informativa utile per delineare il quadro delle realizzazioni di edilizia sostenibile sono i dati
relativi all’applicazione della legge 27 dicembre 2006 n. 296, detta Legge Finanziaria 2007, che ha
disposto le detrazioni fiscali del 55% della spesa sostenuta per la realizzazione – nel corso del 2007 –
di interventi di risparmio energetico nel patrimonio immobiliare nazionale esistente. Sulla base della
valutazione effettuata dall’ENEA, in ottemperanza a quanto richiesto dall’art. 11, sul risparmio
energetico ottenuto, attraverso l’analisi della documentazione tecnica inviata dai soggetti che hanno
PAGINA: 53 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
inteso
avvalersi
degli
incentivi
previsti,
per
la
Toscana
risulta
la
seguente
situazione:
complessivamente sono stati realizzati 6.898 interventi, così articolati:
-
Pareti verticali: 98 interventi (1% del totale);
-
Pavimenti e coperture: 137 interventi (2% del totale);
-
Infissi: 1.210 interventi (18% del totale);
-
Solare termico: 1.484 interventi (22% del totale);
-
Impianto termico: 2.597 interventi (38% del totale);
-
Interventi combinati: 1.358 interventi (20% del totale)
-
Altro: 15 interventi.
Il risparmio energetico complessivo ottenuto è stimato pari a 39.227 MWh. Purtroppo non è
disponibile una elaborazione dei dati disaggregata a scala provinciale. L’unica informazione disponibile
relativa all’applicazione di queste misure in provincia di Lucca, fornita da ENEA, è relativa al numero
complessivo di interventi realizzati, che per il 2007 è risultato pari a 632 (il 9,2% del totale degli
interventi realizzati in Toscana), per un risparmio energetico stimato in 3.392 MWh (8,6% del
risparmio totale in Toscana).
PAGINA: 54 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
PARTE III – EDILIZIA SOSTENIBILE E RIFIUTI
1
RIFIUTI E ATTIVITÀ EDILIZIA: INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA
1.1
Le quantità in gioco e le potenzialità di recupero
Il settore delle costruzioni è ancora largamente dominato dal ricorso alle risorse naturali, con consumi
crescenti: la necessaria domanda di aggregati genera forti impatti sul territorio a causa di una attività
estrattiva che, con molta difficoltà, riesce ad essere pianificata e regolamentata.
Il notevole quantitativo di rifiuti proveniente dal settore edile genera nel contempo una domanda di
impianti di smaltimento difficile da soddisfare e che comporta il frequente abbandono in discariche
abusive, distribuite nelle aree periferiche dei centri urbani.
Le considerevoli quantità di rifiuti prodotti, che tendono sempre più ad incrementarsi, unite alle
difficoltà di smaltimento e alla crescita dei costi relativi, determinano un sempre maggior interesse
verso il riutilizzo e il riciclaggio dei materiali, anche nel settore dell’edilizia.
Il 2005 e il 2006 sono stati in Europa gli anni di massima produzione (ed estrazione da cave) di
aggregati per la forte domanda proveniente in particolare dall’edilizia. Su scala europea, la European
Aggregates Association ha stimato una produzione di aggregati (la materia prima impiegata per
conglomerati bituminosi, calcestruzzi, malte, sottofondi ecc.) per circa 3,6 miliardi di tonnellate. Questi
materiali estratti trovano impiego per il 55% nella produzione edilizia (residenziale e non), per il 27%
nella pavimentazione stradale, per il 18% in altri usi (il principale è quello delle infrastrutture del Genio
Civile)46.
La produzione di aggregati su scala europea deriva per il 43,2% da materiali alluvionali, per il 47,4%
da rocce frantumate, per il 2,4% da materiali marini, per il 5,3% dal riciclo di residui da costruzioni e
demolizioni e per l’1,7% dal riciclo di prodotti artificiali (loppe, scorie ecc.).
In valore assoluto, i rifiuti da costruzione e demolizione stimati destinati al riciclo nella produzione di
aggregati sono pari, nel 2006, a circa 190 milioni di tonnellate. I ricicli di prodotti artificiali diversi nel
settore delle costruzioni sono pari a circa 63 milioni di tonnellate.
I paesi che presentano un tasso di penetrazione più elevato del riciclo all’interno della produzione di
manufatti per l’edilizia sono il Regno Unito (il 21% deriva da riciclo di rifiuti di costruzione e
demolizione, il 4% da materiali artificiali), l’Olanda (il 20% da riciclo di rifiuti di costruzione e
demolizione), il Belgio (16% da rifiuti di costruzione e demolizione, 2% da prodotti artificiali) e la
Germania (9% da rifiuti di costruzione e demolizione, 6% da prodotti artificiali). L’Italia presenta un
tasso di produzione che è circa la metà della media europea (1,6% da rifiuti di costruzione e
demolizione, 1% da prodotti artificiali).
Relativamente alla produzione di rifiuti inerti – da costruzione e demolizione – i dati disponibili a livello
europeo risultano ancora carenti, disomogenei e basati su definizioni non equiparabili. Uno specifico
trend sulla produzione di rifiuti inerti non è pertanto disponibile.
Analizzando la situazione in Italia, la produzione di rifiuti speciali non pericolosi da costruzione e
demolizione è stimata da APAT, per il 2005, in circa 46 milioni di tonnellate, che rappresentano il 43%
della produzione totale di rifiuti speciali (107 milioni di tonnellate nel 2005). Analogamente in Toscana,
sempre con riferimento al 2005, dalle stime di ARPAT risulta una produzione di rifiuti da costruzione e
demolizione di 3,8 milioni di tonnellate, pari al 45% della produzione totale di rifiuti speciali (8,4
46
Bianchi D., Il riciclo eco-efficiente. Performance e scenari economici, ambientali ed energetici, Edizioni Ambiente, 2008
PAGINA: 55 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
milioni di tonnellate nel 2005). Tanto per dare un’idea della dimensione del problema, la produzione
annua di rifiuti urbani in Toscana ammonta complessivamente a circa 2,5 milioni di tonnellate.
In Italia il settore del riciclaggio dei rifiuti inerti risulta ancora fortemente arretrato rispetto ad altre
realtà europee: come abbiamo già evidenziato, a fronte di tassi di recupero dei rifiuti da costruzione e
demolizione nella produzione di aggregati che superano nei paesi europei più avanzati il 20%, in Italia
ci si attesta su valori dell’1,6%.
L’arretratezza risulta ancora più evidente se si considerano le percentuali di riciclaggio dei rifiuti da
costruzione e demolizione rispetto alla produzione totale di questa tipologia di rifiuti. Nei paesi in cui
sono state attuate opportune scelte di carattere politico-economico per incentivare il riciclaggio di
questa tipologia di rifiuti (piani di gestione dei rifiuti, fissazioni di obiettivi di riciclaggio, sostegno dei
nuovi mercati ecc.), si raggiungono percentuali di riciclaggio fino al 90% dei rifiuti da costruzione e
demolizione complessivamente prodotti (Olanda: 90%, Belgio: 87%, Danimarca: 81%, Regno Unito:
45%)47.
Per l’Italia, gli unici dati disponibili sull’attività di riciclo dei rifiuti inerti sono quelli resi noti da ANPAR
(Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati) nel rapporto annuale elaborato coinvolgendo
gli impianti di riciclaggio. Secondo l’ultima indagine48 nel 2006 i rifiuti conferiti agli impianti aderenti
allo studio sono stati 4,5 milioni di tonnellate, ovvero solo il 10% circa dei rifiuti inerti prodotti
annualmente in Italia.
1.2
I benefici ambientali del recupero e riciclaggio dei rifiuti da costruzione e
demolizione
Il recupero e riciclaggio di rifiuti inerti da costruzione e demolizione comporta indubbi benefici
ambientali:
riduzione del consumo di risorse naturali non rinnovabili;
riduzione della produzione di rifiuti da C&D e delle conseguenti necessità di smaltimento finale;
rafforzamento del mercato del riciclaggio e delle materie prime secondarie;
risparmio di energia.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, in particolare, l’analisi del costo energetico, cioè del
consumo di energia per unità di merce prodotta, mostra che il riciclaggio permette, oltre che di
risparmiare risorse e diminuire l’inquinamento, anche di risparmiare energia sia rispetto alla prima
lavorazione sia rispetto ad altre forme di trattamento del rifiuto. Per esempio, una recente analisi
(condotta dal Politecnico danese per conto del Waste Resource Action Program del governo del Regno
Unito49) di un ampio campione di studi internazionali sul “fine vita” dei materiali ha mostrato che, con
riferimento al cemento, nella totalità dei casi analizzati il riciclaggio risulta la soluzione ambientalmente
preferibile rispetto alla discarica. In uno studio realizzato nel 2008 da Ambiente Italia50 è emerso che,
con riferimento alla produzione di cemento, con il riciclo si ottiene un risparmio energetico di 106 MJ/t
e una riduzione di emissioni di CO2 di circa 7 kg/t rispetto alla produzione vergine.
Dunque il riciclaggio permette di ridurre l’inquinamento derivante dall’immissione nell’ambiente di
rifiuti, di ridurre il consumo di materie prime re-immettendo nel circolo materiali, di ridurre i costi
energetici dovuti alle pratiche di raffinazione, ma anche di estrazione e trasporto dai luoghi di
approvvigionamento ai luoghi di produzione.
47
Phare twinning project RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali. Costruzione e demolizione, 2007
Bressi Giorgio, Micco Stefano, La produzione di aggregati riciclati in Italia, ANPAR, 2007
49
Waste Resource Action Program, Environmental benefits of re cycling, 2006.
50
Bianchi D., Il riciclo eco-efficiente. Performance e scenari economici, ambientali ed energetici, Edizioni Ambiente, 2008
48
PAGINA: 56 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Occorre comunque tenere in considerazione che il riciclaggio determina impatti e quindi dal punto di
vista della “sostenibilità” è più opportuno ridurre il consumo di risorse all’origine piuttosto che
avvalersi del riciclaggio per mantenere l’attuale elevato flusso di materia. Anche nella gestione dei
rifiuti da costruzione e demolizione, dunque, la prevenzione deve essere una strategia prioritaria
rispetto al riciclaggio.
1.3
I riferimenti normativi
Il principale riferimento normativo per l’attività di gestione dei rifiuti è il D.lgs. n. 152/2006.
Ai sensi dell’art. 184 del decreto, i rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione sono
classificati come rifiuti speciali.
L’art. 188 stabilisce quindi per i produttori e detentori di rifiuti speciali i seguenti oneri:
“1. Gli oneri relativi alle attività di smaltimento sono a carico del detentore che consegna i rifiuti ad un
raccoglitore autorizzato o ad un soggetto che effettua le operazioni di smaltimento, nonché dei
precedenti detentori o del produttore dei rifiuti.
2. Il produttore o detentore dei rifiuti speciali assolve i propri obblighi con le seguenti priorità:
a) autosmaltimento dei rifiuti;
b) conferimento dei rifiuti a terzi autorizzati ai sensi delle disposizioni vigenti;
c) conferimento dei rifiuti ai soggetti che gestiscono il servizio pubblico di raccolta dei rifiuti urbani,
con i quali sia stata stipulata apposita convenzione;
d) utilizzazione del trasporto ferroviario di rifiuti pericolosi per distanze superiori a trecentocinquanta
chilometri e quantità eccedenti le venticinque tonnellate;
e) esportazione dei rifiuti con le modalità previste dall'articolo 194.”
I produttori di rifiuti da costruzione e demolizione sono esonerati dalla tenuta del registro di carico e
scarico di cui all’art. 190. L’unico strumento fiscale di registrazione dei conferimenti è il formulario di
identificazione per il trasporto dei rifiuti, di cui all’art. 193, “dal quale devono risultare almeno i
seguenti dati:
a) nome ed indirizzo del produttore e del detentore;
b) origine, tipologia e quantità del rifiuto;
c) impianto di destinazione;
d) data e percorso dell'istradamento;
e) nome ed indirizzo del destinatario”.
Per quanto riguarda le attività di recupero, per i rifiuti da costruzione e demolizione, ai sensi del DM 5
febbraio 1998, così come modificato dai successivi decreti (Dm 9 gennaio 2003, Dm 27 luglio 2004,
Dm 5 aprile 2006, n. 186, Dlgs 16 gennaio 2008, n. 4), si applicano le procedure semplificate di cui
agli articoli 214, 215 e 216 del D.lgs n. 152/2006 con le seguenti precisazioni e prescrizioni:
“7. RIFIUTI CERAMICI E INERTI
7.1 Tipologia: rifiuti costituiti da laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non, comprese
le traverse e traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie,
telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purché privi di amianto [101311]
[170101] [170102] [170103] [170802] [170107] [170904] [200301].
7.1.1 Provenienza: attività di demolizione, frantumazione e costruzione; selezione da RSU e/o RAU;
manutenzione reti; attività di produzione di lastre e manufatti in fibrocemento.
7.1.2 Caratteristiche del rifiuto: materiale inerte, laterizio e ceramica cotta anche con presenza di
frazioni metalliche, legno, plastica, carta e isolanti escluso amianto.
7.1.3 Attività di recupero:
PAGINA: 57 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
a) messa in riserva di rifiuti inerti [R13] per la produzione di materie prime secondarie per l'edilizia,
mediante fasi meccaniche e tecnologicamente interconnesse di macinazione, vagliatura, selezione
granulometrica e separazione della frazione metallica e delle frazioni indesiderate per l'ottenimento di
frazioni inerti di natura lapidea a granulometria idonea e selezionata, con eluato del test di cessione
conforme a quanto previsto in allegato 3 al presente decreto [R5];
b) utilizzo per recuperi ambientali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato
all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente
decreto [R10];
c) utilizzo per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari e aeroportuali, piazzali
industriali previo trattamento di cui al punto a) (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di
cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al presente decreto [R5].
7.1.4 Caratteristiche delle materie prime e/o dei prodotti ottenuti: materie prime secondarie per
l'edilizia con caratteristiche conformi all'allegato C della circolare del Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio 15 luglio 2005, n. UL/2005/5205.”
Secondo il DM 5 febbraio 1998, dunque, se il recupero di rifiuti inerti non pericolosi avviene presso
impianti autorizzati, il rifiuto inerte, al termine di una serie di trattamenti finalizzati al raggiungimento
degli standard merceologici (All. 1 CNR – UNI 10006) e alla verifica della compatibilità ambientale (All.
3 test di cessione), diventa materia prima seconda, comparabile a una materia prima e quindi esclusa
dalle norme sui rifiuti51.
Per gli aggregati provenienti dal riciclaggio di rifiuti inerti, e in generale per i prodotti da costruzione,
la Direttiva 86/106/CE e il DM 11/04/2007 impongono la marcatura CE degli aggregati, che prevede la
assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto a sei requisiti essenziali:
resistenza meccanica e stabilità;
sicurezza in caso d’incendio;
igiene, salute e ambiente;
sicurezza d’impiego;
protezione contro il rumore;
risparmio energetico.
Sono previsti due percorsi per l’attestazione di conformità, il “sistema 4” e il “sistema 2+” in funzione
del tipo di uso previsto. Il primo coinvolge solo il produttore in una sorta di autodichiarazione,
completamente sotto la propria responsabilità. Il secondo, sempre sotto la piena responsabilità del
produttore, coinvolge anche un organismo notificato che certifica l’efficacia del sistema.
2
GLI AMBITI DI INTERVENTO PER LA RIDUZIONE, IL RECUPERO E IL
RICICLAGGIO DEI RIFIUTI NELL’ATTIVITÀ EDILIZIA
2.1
Ciclo dell’edilizia e rifiuti
L’analisi dei flussi dei rifiuti inerti è molto complessa perché questo tipo di rifiuto viene prodotto da
settori diversi e segue destini a loro volta difficilmente quantificabili, in quanto non tutti monitorati a
livello nazionale e spesso contabilizzati in maniera incompleta.
In particolare la produzione dei rifiuti nel settore dell’edilizia, come evidenziato nella figura seguente,
può derivare da due diversi ambiti:
51
Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
PAGINA: 58 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
1. Ambito della produzione di materiali per l’edilizia: fabbricazione o prefabbricazione di elementi e
componenti delle costruzioni civili (mattoni, piastrelle, pannelli, componenti strutturali, etc.);
2. Ambito dell’attività edilizia: demolizione di strutture fuori terra o interrate; costruzione,
ricostruzione, demolizione e/o decostruzione di edifici, murature, grandi strutture civili,
palificazioni, fognature, sovrastrutture stradali (rifiuti da costruzione e demolizione).
RIFIUTI
1
MATERIALI PER
L’EDILIZIA
Produzione
materiali
2
ATTIVITÀ
ATTIVITÀ EDILIZIA
RIFIUTI
Figura 1 – Ambiti di produzione dei rifiuti nell’edilizia
Tra questi due ambiti, quello che determina la maggiore produzione di rifiuti è indubbiamente quello
dell’attività edilizia. Dall’indagine ANPAR52 2007 sulla produzione di aggregati riciclati in Italia risulta
infatti che la maggior parte degli impianti di riciclaggio degli inerti riceve quasi esclusivamente
(percentuali superiori al 90%) rifiuti appartenenti alla famiglia dei codici CER 17 xx xx (Rifiuti delle
operazioni di costruzione e demolizione - compreso il terreno proveniente da siti contaminati).
Per quanto riguarda la tipologia dei rifiuti derivanti dall’attività edilizia (rifiuti da costruzione e
demolizione), questa comprende:
i rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione, aventi codici CER 17, escluso il terreno
i rifiuti, aventi codici CER diversi dai 17, che possono essere prodotti nelle normali attività di
proveniente da siti contaminati in quanto regolato dalla specifica norma sulle bonifiche;
costruzione e demolizione (esempio, i rifiuti da imballaggi);
i rifiuti speciali pericolosi derivanti da attività di costruzione e demolizione, singolarmente
individuati e regolamentati, come ad esempio l'amianto in matrice cementizia o polimerica.
Nella tabella seguente è riportato l’elenco completo delle tipologie di rifiuti derivanti dalle attività di
costruzione e demolizione di edifici e infrastrutture, catalogati secondo il proprio codice CER.
52
L'Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati, http://www.anpar.org/
PAGINA: 59 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Tabella 1 – Rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione di edifici e infrastrutture53
Codice CER
17
Tipologia di rifiuto
RIFIUTI DELLE OPERAZIONI DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE
(COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI)
1701
170101
170102
170103
170106*
CEMENTO, MATTONI, MATTONELLE E CERAMICHE
170107
Cemento
Mattoni
Mattonelle e ceramica
Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle o ceramiche, contenenti sostanze
pericolose
Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di
cui alla voce 170106
1702
170201
170202
170203
170204*
1703
LEGNO, VETRO E PLASTICA
170301*
170302
170303*
1704
170401
170402
170403
170404
170405
170406
170407
170409*
170410*
170411
1705
Miscele bituminose contenenti catrame di carbone
Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301
Catrame di carbone e prodotti contenenti catrame
170503*
170504
170505*
170506
170507*
170508
1706
170601*
170603*
170604
170605*
1708
170801*
170802
1709
170901*
170902*
53
Legno
Vetro
Plastica
Vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati
MISCELE BITUMINOSE, CATRAME DI CARBONE E PRODOTTI CONTENENTI
CATRAME
METALLI (INCLUSE LE LORO LEGHE)
Rame, bronzo, ottone
Alluminio
Piombo
Zinco
Ferro e acciaio
Stagno
Metalli misti
Rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose
Cavi impregnati di olio, di catrame, di carbone o di altre sostanze pericolose
Cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410
TERRA (COMPRESO IL TERRENO PROVENIENTE DA SITI CONTAMINATI),
ROCCE E FANGHI DI DRAGAGGIO
Terra e rocce contenenti sostanze pericolose
Terra e rocce diverse da quelle di cui alla voce 170503
Fanghi di dragaggio contenenti sostanze pericolose
Fanghi di dragaggio diversi da quelli di cui alla voce 170505
Pietrisco per massicciate ferroviarie contenente sostanze pericolose
Pietrisco per massicciate ferroviarie diverso da quello di cui alla voce 170507
MATERIALE ISOLANTE
Materiali isolanti contenenti amianto
Altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose
Materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603
Materiali da costruzione contenenti amianto
MATERIALI DA COSTRUZIONE A BASE DI GESSO
Materiali da costruzione a base di gesso contaminati da sostanze pericolose
Materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 170801
ALTRI RIFIUTI DELL'ATTIVITÀ DI COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE
Rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione contenenti mercurio
Rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione contenenti PCB (ad es. sigillanti
Tratto da: PHARE TWINNING PROJECT RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali – costruzione e demolizione,
2007.
PAGINA: 60 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Codice CER
170903*
170904
1501
150101
150102
150103
150104
150105
150106
150107
150109
150110*
150111*
2003
200301
Tipologia di rifiuto
contenenti PCB, pavimentazioni a base di resina contenenti PCB, elementi stagni in
vetro contenenti PCB)
Altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti
sostanze pericolose
Rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione diversi da quelli di cui alle voci
170901, 170902 e 170903
IMBALLAGGI (COMPRESI I RIFIUTI URBANI DI IMBALLAGGIO OGGETTO
DI RACCOLTA DIFFERENZIATA)
Imballaggi di carta e cartone
Imballaggi in plastica
Imballaggi in legno
Imballaggi metallici
Imballaggi in materiali compositi
Imballaggi in materiali misti
Imballaggi in vetro
Imballaggi in materia tessile
Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze
Imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (ad esempio
amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti
ALTRI RIFIUTI URBANI
Rifiuti urbani indifferenziati (inerti domestici)
*sono indicati con l’asterisco in tabella i codici CER corrispondenti a rifiuti pericolosi
Sempre facendo riferimento all’indagine ANPAR 2007, dall’analisi delle tipologie di rifiuto conferite agli
impianti di riciclaggio degli inerti, risulta che i principali componenti dei rifiuti da costruzione e
demolizione sono:
170904 rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci
170901, 170902 e 170903 (44,8% del totale);
170504 Terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503 (19,8% del totale);
170107 Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui
alla voce 17 01 06 (18,3% del totale);
170302 Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301 (7,4% del totale).
Per quanto riguarda la presenza di rifiuti pericolosi, dai dati di lettura risulta che solo l’1% circa dei
rifiuti da C&D è pericoloso54. I tipi di pericolosità che si possono avere nei rifiuti da costruzione e
demolizione sono riassunti nella tabella seguente (Tabella 2).
Tabella 2 – Tipi di pericolosità nei rifiuti da costruzione e demolizione55
Rifiuti
Alcuni rifiuti da costruzione e demolizione sono
pericolosi perché i materiali usati contengono
un’alta proporzione di materiali considerati
pericolosi.
Alcuni materiali diventano pericolosi come
risultato della lunga permanenza nell’ambiente in
cui si trovano.
Alcuni rifiuti da costruzione e demolizione
diventano pericolosi sotto particolari condizioni.
54
55
Esempi
Amianto, piombo, catrame, vernice e residui
conservativi, adesivi, agenti leganti e certi tipi di
plastica
Reazione superficiale tra i materiali da
costruzione in origine non pericolosi e gli agenti
chimici trasportati dall’inquinamento
Travi di legno trattate (con resine e/o con
antiparassitari) se bruciate emettono gas tossici
PHARE TWINNING PROJECT RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali – costruzione e demolizione, 2007
Tratto da: PHARE TWINNING PROJECT RO2004/IB/EN-07, Linee guida sui rifiuti speciali – costruzione e demolizione,
2007.
PAGINA: 61 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Rifiuti
Alcuni rifiuti da costruzione e demolizione
diventano pericolosi se contaminati con materiali
pericolosi sono lasciati e/o mescolati in essi.
2.2
Esempi
Lattine di vernice a base di piombo rovesciate su
una pila di macerie che rendono queste ultime un
rifiuto pericoloso
Gli ambiti di intervento per la prevenzione e riduzione della produzione di
rifiuti da costruzione e demolizione
Gli ambiti di intervento per promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti nel settore dell’edilizia,
nel rispetto delle priorità per la gestione dei rifiuti stabilite dalla normativa comunitaria e nazionale,
possono essere così identificati:
Prevenzione: diminuzione della quantità di rifiuti a monte, ovvero nella produzione e nel consumo
di materiali da costruzione;
Riutilizzo: recupero dei rifiuti finalizzata al riuso di semilavorati e componenti di elementi
costruttivi (loro reimpiego tal quali o previo trattamento)
Riciclaggio: recupero dei rifiuti finalizzata ad ottenere materie prime secondarie, previo
trattamento:
-
Riciclaggio di rifiuti da C&D;
-
Riciclaggio di rifiuti nella produzione di materiali da costruzione:
In un recente studio relativo all’applicazione dell’LCA ai rifiuti inerti derivanti dai lavori di demolizione e
costruzione per la realizzazione degli interventi di ristrutturazione del quartiere fieristico di Bari56, si è
stimato che, attraverso l’applicazione estensiva di misure di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, è
possibile conseguire il recupero del 70% dei rifiuti prodotti durante l’intero processo edilizio.
Nei paragrafi seguenti sono analizzati gli strumenti, le potenzialità e le problematiche applicative nei
diversi ambiti di intervento.
2.2.1
La prevenzione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione
Nella gerarchia per la gestione dei rifiuti, la prevenzione è l’ambito di intervento prioritario.
Nel settore dell’edilizia, si possono individuare due principali tipologie di azioni per la prevenzione della
produzione di rifiuti:
1.
sviluppo di una progettazione dei materiali volta alla riduzione e al riutilizzo dei rifiuti, attraverso
l’applicazione degli strumenti della Valutazione del ciclo di vita (LCA) e della Dichiarazione
ambientale di prodotto (EPD) ai materiali per l’edilizia;
2.
gestione dei cantieri attenta ad evitare la produzione di rifiuti per sfridi e scarti dei materiali da
costruzione rotti o deteriorati.
Con riferimento al primo aspetto, è importante rilevare che la selezione di materiali e prodotti edilizi è
uno dei passaggi più delicati della progettazione ambientale di un edificio (non solo sotto il profilo
della riduzione della produzione di rifiuti, ma con riferimento a tutti gli impatti ambientali), reso
particolarmente complesso anche dalla carenza di informazioni e indicazioni. Nel libro “Life Cycle
Assessment in edilizia”57, pubblicato nel 2008 e interamente dedicato al tema del progettare e
costruire in una prospettiva di sostenibilità ambientale, l’autrice evidenzia il fatto che tanti materiali
possono vantare una qualche caratteristica di sostenibilità ambientale: i materiali di origine vegetale e
animale sono biologici e rinnovabili, i materiali di origine minerale sono naturali e riciclabili, i materiali
di sintesi chimica sono riciclati, riciclabili e durevoli. Accade quindi che i produttori affrontino il tema
56
57
Lomoro A. et Al., Applicazione dell’LCA ai rifiuti inerti derivanti da attività di costruzione: presentazione di un caso di studio,
Convegni Ecomondo 2008
Lavagna M., Life Cycle Assessmente in edilizia, Hoepli, 2008.
PAGINA: 62 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
dell’ambiente nelle loro schede tecnico-informative, mettendo in evidenza gli aspetti positivi del loro
prodotto e si può constatare come tutti i prodotti riescano a definirsi ecologici per qualche aspetto.
Diventa dunque arduo orientarsi nella scelta. In tal senso, una strategia di progettazione dei materiali
attenta alla riduzione della produzione dei rifiuti e, più in generale, al contenimento di tutti gli impatti
ambientali, può essere fondata sull’applicazione di un approccio progettuale al ciclo di vita, o Life
Cycle Design, che prende in considerazione i carichi ambientali relativi a tutte le fasi della vita di un
prodotto, cercando di dare risposte differenziate in relazione alle specificità d’uso di ciascun prodotto.
Progettare adottando questo approccio significa confrontarsi con i processi produttivi, con la
provenienza dei materiali edili, con le tecniche realizzative e di messa in opera, con le modalità di
dismissione e smaltimento dei rifiuti da demolizione. In questo ambito, uno strumento utile per
orientarsi nella scelta dei prodotti è rappresentato dalle dichiarazioni ambientali di prodotto (DAP), o
Environmental Product Declaration (EPD), ovvero da sistemi di etichettatura ambientale che
forniscono dati quantitativi sul profilo ambientale di un prodotto calcolato secondo le procedure di LCA
così come codificate dalle norme ISO 1404058.
Per quanto riguarda le potenzialità di prevenzione della produzione dei rifiuti attraverso un’attenta
gestione dei cantieri edili, da stime di letteratura risulta che circa il 15% dei materiali da costruzione
acquistati vengono generalmente sprecati nel cantiere. Non è possibile eliminare completamente
questi sprechi, ma attraverso un’attenta pianificazione dell’attività di cantiere e una buona gestione dei
materiali da costruzione, è possibile ridurre in modo significativo la produzione di questa componente
dei rifiuti da costruzione e demolizione. Per perseguire questo obiettivo, nella gestione del cantiere è
opportuno adottare le seguenti misure59:
nomina di un responsabile per la gestione dei rifiuti nel cantiere;
sviluppo di un piano di gestione dei rifiuti nel cantiere;
comunicazione e condivisione del piano con il personale del cantiere;
ottimizzazione delle consegne di materie prime presso il cantiere in funzione dei tempi di utilizzo,
riducendo al minimo le necessità di stoccaggio dei materiali;
utilizzo di attrezzature adeguate e gestione accurata degli impianti;
stoccaggio sicuro e accurato dei materiali nel cantiere, per evitarne il danneggiamento;
conservazione dei materiali da costruzione nei loro imballaggi fino al momento del loro utilizzo.
Uno strumento utile per perseguire con efficacia queste misure è l’adozione di un sistema di gestione
ambientale del cantiere secondo gli standard ISO 14001 o EMAS.
2.2.2
Il riutilizzo dei rifiuti da costruzione e demolizione
Con il termine “riutilizzo dei rifiuti” si intende l’operazione di recupero dei rifiuti da C&D finalizzata al
riuso di semilavorati e componenti di elementi costruttivi o al loro reimpiego tal quali o previo
trattamento. Nella gerarchia per la gestione dei rifiuti, questo costituisce il secondo ambito prioritario
di intervento, dopo la prevenzione.
Le potenzialità di riutilizzo dei rifiuti sono sostanzialmente correlate alle modalità adottate nella
demolizione degli edifici. Le modalità di demolizione determinano infatti la qualità dei rifiuti che si
producono (vedi figura 2).
58
Sull’applicazione della valutazione del ciclo di vita all’attività edilizia, si rimanda all’approfondimento riportato nella Parte I del
presente documento (capitolo 3).
59
Construction and demolition waste management, A handbook for Contractors & Site Managers, a Fás & construction industry
federation initiative, 2002
PAGINA: 63 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
DISCARICA
TRADIZIONALE
RIFIUTI
INDIFFERENZIATI
2
TRATTAMENTO
COMPONENTI
RECUPERABILI (porte,
finestre, radiatori,
coppi, etc.)
DEMOLIZIONE
SELETTIVA
R
E
C
U
P
E
R
O
LEGNO
FERRO
VETRO
METALLI
PLASTICA
RIFIUTI LAPIDEI
Figura 2 – Demolizione degli edifici e produzione di rifiuti
Le strutture sono costituite da elementi diversi come travi, pilastri, piastre, profilati metallici, collegati
tra loro mediante sistemi che ne assicurano staticità e rigidezza. In un processo edilizio la fase di
demolizione, se eseguita in modo tradizionale con il solo scopo di eliminare la vecchia costruzione il
più velocemente possibile, è caratterizzata dalla produzione di un rifiuto con composizione omogenea
e con cospicua presenza di laterizio e calcestruzzo. In questo caso, le possibilità di riutilizzo di specifici
componenti di elementi costruttivi presenti nel rifiuto sono molto limitate e determinate
esclusivamente dal recupero di materiali a valle di impianti di riciclaggio degli inerti.
Molto più significative sono invece le potenzialità di riutilizzo di semilavorati e componenti di elementi
costruttivi presenti nell’edificio da demolire se si adottano tecniche di demolizione che vengono
indicate con il termine generale di demolizione selettiva60. Attraverso la demolizione selettiva si
possono infatti isolare frazioni riusabili e/o riciclabili che consentono la valorizzazione degli scarti come
materie prime secondarie. Tanto più omogeneo è il materiale ottenuto dalla demolizione, tanto più
elevate sono le possibilità di sottoporlo ad adeguati trattamenti che ne facilitino il recupero ed il
successivo reimpiego.
Il recupero dei componenti richiede un’attenta pianificazione per individuare quali siano gli elementi
che dovranno essere smontati manualmente e con molta cura. Sono componenti riusabili le porte, le
finestre, i cancelli, le ringhiere, etc., dotati di prestazioni residue sufficienti per poter essere
reimpiegati nella loro funzione originaria dopo aver subito un processo di nobilitazione, che consiste
nella pulitura, manutenzione ed eventuale adattamento. Invece gli elementi in pessimo stato di
conservazione devono essere smontati al fine di recuperare i singoli materiali costituenti (es. legno,
vetro e ferro) da avviare a riciclaggio. Ci sono però anche altri materiali che provengono dalle
demolizioni e ristrutturazioni, che possono essere riutilizzati tali e quali. Si tratta ad esempio dei coppi,
che vengono puliti e rivenduti per essere impiegati in nuove costruzioni rustiche; dei mattoni fatti a
mano, che dopo un’accurata pulizia vengono impiegati per pavimentazioni interne ed esterne61.
60
61
Regione Marche, Guida per la gestione dei rifiuti inerti, 2002.
Bressi G., Elementi chiave del settore del riciclaggio dei rifiuti inerti, ANPAR, 2007; http://www.anpar.org/
PAGINA: 64 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Questo tipo di demolizione richiede, naturalmente, una riorganizzazione del cantiere edilizio, non solo
perché le operazioni tradizionali vengono sostituite da operazioni di smontaggio e destrutturazione
finalizzate all'ottenimento di frazioni omogenee valorizzabili, ma anche rispetto all'adeguata formazione del personale di cantiere e alla predisposizione di spazi per poter stoccare le diverse categorie di
rifiuti.
Altrettanto importante è la realizzazione, per consistenti interventi di demolizione, di un progetto di
demolizione (da coordinare opportunamente con il “piano di sicurezza”), che preveda la dettagliata
descrizione dell'edificio e di ciò che lo stesso comprende; in pratica si suggerisce la predisposizione di
una cosiddetta "carta dei materiali" nella quale siano indicati i materiali presenti nelle strutture che
andranno a costituire i rifiuti da demolizione in modo da poter individuare, per ognuno, la tecnica di
smantellamento più adeguata. Per ogni materiale riciclabile è inoltre importante definire il quantitativo,
la tipologia, la presenza di colle, vernici, additivi, l'eventuale aggregazione con altri materiali. In
pratica il progetto deve consentire un'adeguata programmazione delle operazioni, l'individuazione
delle possibilità di commercializzazione, l'allestimento di idonei raccoglitori in cantiere, la valutazione
degli impatti prodotti dalle operazione di demolizione in modo da prevenirli e mitigarli nel migliore dei
modi.
Interessante, a questo proposito, la Guida alla demolizione selettiva (U32014580) elaborata da parte
della Commissione Edilizia dell'UNI. La linea guida UNI fornisce indicazioni progettuali ed esecutive per
dare una regolamentazione al processo di demolizione delle opere edilizie e di ingegneria civile con lo
scopo di prevenire la produzione, ridurre e valorizzare i rifiuti da C&D. Nella linea guida viene definito
il processo di demolizione (vedi figura 3) con particolare riferimento alla fase di progettazione,
individuando i compiti dei diversi operatori coinvolti, si forniscono indicazioni sulle tecniche di
demolizione e separazione, sulle operazioni di stoccaggio in cantiere, sul trattamento delle diverse
frazioni omogenee ottenute nonché sulle operazioni di smaltimento delle frazioni non idonee al
recupero. Tutto ciò tenendo conto dell'effettiva presenza di impianti di trattamento o di centri di
messa in riserva nelle vicinanze del cantiere, della valutazione preventiva dei tempi, dei costi e dei
possibili ricavi che la stessa comporta.
Figura 3 – Schema di recupero dei rifiuti nel processo di demolizione selettiva62
62
Tratto dalla Guida alla demolizione selettiva (U32014580) elaborata da parte della Commissione Edilizia dell'UNI
PAGINA: 65 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
L’efficacia del processo di demolizione selettiva ai fini del recupero di materiali è determinata in larga
misura dall’effettiva separabilità dei differenti materiali: l’adozione di metodi costruttivi basati sulla
costruzione stratificata (accostamento di materiali differenti) e sull’assemblaggio a secco, permettono
a fine vita una facile disaggregazione delle parti. Le lavorazioni a umido durante la costruzione
dell’edificio rendono invece solidali i materiali tra loro impedendo a fine vita la loro separazione. In
particolare i processi di impermeabilizzazione o di incollaggio sono irreversibili: i materiali trattati con
bitume o applicati con colle e adesivi, anche se potenzialmente riciclabili, diventano non riciclabili (i
materiali e le colle non sono più separabili dai materiali con cui vengono a contatto). La demolizione
selettiva può dunque essere favorita dall’adozione di un approccio progettuale che tiene conto delle
necessità di disassemblaggio degli edifici (Design for disassembling)63.
2.2.3
Il riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione64
Per riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione si intende l’operazione di recupero finalizzata ad
ottenere materie prime secondarie, previo trattamento in appositi impianti. Le operazioni di
trattamento possono essere sinteticamente intese come processi successivi di frantumazione,
selezione, deferrizzazione, asportazione di materiali leggeri e/o indesiderati, omogeneizzazione del
prodotto finale.
Le tecnologie attualmente presenti sul mercato vengono tradizionalmente ripartite in due grandi
famiglie: tecnologie per impianti fissi e quelle per impianti mobili.
Gli impianti mobili sono nati con l’esigenza di ridurre volumetricamente i rifiuti inerti, sia per
risparmiare sui costi di trasporto sia per utilizzarli in sito per scopi non strutturali (ad es. riempimenti
per modellazione paesaggistica).
Gli impianti fissi hanno invece la finalità di offrire da una parte una alternativa di smaltimento alla
discarica e dall’altra una fonte stazionaria di approvvigionamento di aggregati riciclati per le
costruzioni, di qualità assimilabile agli aggregati naturali. Allo stato attuale, considerato che i flussi di
rifiuti conferiti agli impianti risultano estremamente eterogenei, solo gli impianti fissi ad elevato
contenuto tecnologico, ovvero gli impianti dotati di tecnologie che garantiscono le fasi meccaniche di
macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione della frazione metallica e delle
frazioni indesiderate, sono in grado di garantire e certificare CE le prestazioni dei materiali riciclati,
come previsto dal DM 11/04/07.
Dagli impianti di trattamento si producono flussi di aggregati che possono essere ripartiti in funzione
delle granulometrie. In generale, le granulometrie più comunemente prodotte risultano essere:
Stabilizzati: 0/30; 0/70 (73%)
Sabbia: 0/6 mm; 0/8 mm (22%)
Ghiaie: 30/70 mm; 49/70 mm; 40/100 mm; 40/150 mm (3%)
Pietrischi: 6/15 mm; 15/30 mm (2%)
Il rendimento generale degli impianti ad elevato contenuto tecnologico è molto elevato:
il 95% del materiale in ingresso è disponibile per la commercializzazione nelle diverse classi
granulometriche;
lo 0,1% circa è costituito dalla frazione ferrosa;
il 4% circa viene separato come terra naturale prima dell’introduzione alla fase di frantumazione;
solo una piccolissima frazione (circa 1%, costituita dalla frazione leggera e dal materiale di
scarto) deve essere smaltita in altri impianti.
63
64
Lavagna M., Life Cycle Assessment in edilizia, Hoepli, 2008.
Tratto da: Bressi G., Elementi chiave del settore del riciclaggio dei rifiuti inerti, ANPAR, 2007.
PAGINA: 66 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Per quanto concerne infine il rendimento di separazione delle frazioni merceologiche indesiderate
(frazione leggera = carta, plastica, legno, ecc.), il rendimento globale medio è pari a circa il 66%.
Gli aggregati provenienti dal riciclaggio di rifiuti inerti, in Italia, trovano le seguenti destinazioni
principali:
realizzazione del corpo dei rilevati di opere in terra dell’ingegneria civile;
realizzazione di sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e di piazzali civili e industriali;
realizzazione di strati di fondazione delle infrastrutture di trasporto;
realizzazione di recuperi ambientali, riempimenti e colmate;
realizzazione di strati accessori (aventi funzione anticapillare, antigelo, drenante ecc.);
confezionamento di calcestruzzi (soprattutto con classe di resistenza Rck 15 Mpa, secondo le
indicazioni della norma UNI 8520-2).
2.2.4
Il riciclaggio dei rifiuti nella produzione di materiali per l’edilizia
Un ultimo ambito di interesse in riferimento all’interconnessione tra gestione dei rifiuti e attività edilizia
consiste nell’utilizzo di rifiuti nella produzione di materiali per l’edilizia.
Tra i principali settori di utilizzo in tal senso si individuano quelli di produzione del cemento e dei
laterizi.
Il recupero di rifiuti come materia prima e, soprattutto, come combustibile nel processo produttivo è
un tema di notevole interesse per i cementifici. Le caratteristiche tecnologiche dei forni da cemento
(elevati livelli di temperatura imposti dal ciclo tecnologico, tempi di permanenza a temperature elevate
nettamente superiori a quelli degli inceneritori, elevata inerzia termica del sistema di cottura, assenza
di residui di combustione) li rendono infatti impianti vocati al coincenerimento. Quanto al recupero di
rifiuti come materia, le Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche
disponibili (BAT – Best Available Techniques) nella produzione di cemento evidenziano che le materie
prime tradizionali possono essere parzialmente sostituite da materiali residuali (rifiuti non pericolosi
recuperabili come materia, costituiti principalmente da scaglie di laminazione, terre e sabbie di
fonderia, ceneri volanti e gessi chimici).
Per quanto riguarda la produzione di laterizi, sono disponibili numerosi studi relativi al re-impiego,
nell’industria dei laterizi, di diverse tipologie di rifiuti, sia urbani che industriali. La maggior parte degli
studi, per lo più sviluppati negli anni Ottanta, dimostra la praticabilità di questo tipo di re-impiego con
vantaggi ambientali e tecnologici. Le migliori prospettive concernono i materiali ricchi in sostanze
organiche, in quanto la loro combustione in fase di cottura permette un significativo risparmio
energetico, anche se usati in quantità ridotte (<10%). Le proprietà tecnologiche dei prodotti
subiscono variazioni generalmente tollerabili, e di sovente positive, quali un alleggerimento in pasta
che permette ulteriori vantaggi economici in fase di trasporto e di posa e conferisce al prodotto
migliori proprietà di isolamento termico. Tuttavia, spesso il riutilizzo degli scarti non risulta
economicamente vantaggioso, in conseguenza dei notevoli oneri di trasporto che vengono ad incidere
pesantemente sui costi globali di produzione (senza dimenticare ulteriori costi legati alla necessità, per
alcuni tipi di scarti, di effettuare controlli sulle emissioni dei fumi durante la cottura e sulla presenza di
elementi tossici ed inquinanti)65.
Esistono infine alcuni interessanti impieghi di materiali riciclati (alluminio, altri metalli, gomma, legno,
plastica, sughero, vetro) nella produzione di materiali da costruzione. In proposito, una buona banca
65
Marsigli M., Dondi M., Rassegna delle esperienze di riciclaggio di scarti industriali ed urbani nella produzione di laterizi. In:
http://www.laterizio.it
PAGINA: 67 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
dati relativa agli eco-prodotti ottenuti attraverso l’impiego di materiali riciclati è disponibile sul sito
http://www.matrec.it/, che contiene appunto un’ampia rassegna di prodotti e materiali ottenuti dal
riciclo, suddivisi per categoria e corredati da schede descrittive che riportano la composizione, le
caratteristiche tecniche, le applicazioni e i riferimenti delle aziende produttrici.
3
LA GESTIONE DEI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE IN PROVINCIA
DI LUCCA
3.1
La produzione di rifiuti da costruzione e demolizione
L’analisi della produzione di rifiuti in provincia di Lucca è sviluppata utilizzando i dati di produzione di
rifiuti speciali, pericolosi e non, estratti dal Catasto Rifiuti regionale, gestito da ARPAT66.
I rifiuti da costruzione e demolizione sono classificati con il codice CER 17. I dati di produzione per la
provincia di Lucca sono riportati nelle tabelle e nei grafici seguenti.
Tabella 3 – Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca
Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno)
CER
Per
170101
170102
170103
170106 P
170107
170201
170202
170203
170204 P
170301 P
170302
170303 P
170400
170401
170402
170403
66
Descrizione CER
2003
2004
2005
2006
cemento
mattoni
mattonelle e ceramiche
miscugli o scorie di cemento,
mattoni, mattonelle e ceramiche,
contenenti sostanze pericolose
miscugli o scorie di cemento,
mattoni, mattonelle e ceramiche,
diverse da quelle di cui alla voce
17 01 06
legno
vetro
plastica
vetro, plastica e legno contenenti
sostanze pericolose o da esse
contaminate
miscele bituminose contenenti
catrame di carbone
miscele bituminose diverse da
quelle di cui alla voce 17 03 01
catrame di carbone e prodotti
contenenti catrame
metalli (incluse le loro leghe)
rame, bronzo e ottone
alluminio
piombo
1.215,92
26,40
1.547,66
0,70
17,44
8.375,46
0,56
19,52
8.922,19
0,00
0,00
1,42
0,00
0,00
0,56
137,46
81,02
59,49
24,72
876,67
11,84
18,98
229,31
24,88
10,93
427,37
7,63
48,88
388,09
0,74
15,92
1.770,32
2.737,95
436,28
169,20
0,05
12,00
0,00
15,34
21.984,14
40.883,81
27.243,05
17.847,60
7,52
0,04
0,95
0,05
3,34
218,74
480,19
21,48
0,00
238,69
5.896,46
21,82
0,00
220,77
441,56
29,07
0,00
83,96
115,38
0,84
Per l’interpretazione di questi dati, disponibili per il periodo 2003-2006, è opportuno tenere presente che, con l'entrata in
vigore del D.Lgs.152/06, sono stati esentati dalla dichiarazione MUD tutti i produttori di rifiuti speciali non pericolosi,
esenzione parzialmente revocata dal D.Lgs.4/08 che reintroduce l'obbligo di dichiarazione dei rifiuti speciali non pericolosi per
le aziende con un numero di addetti superiore a 10 (per le dichiarazioni MUD relative al 2007). Pertanto è lecito aspettarsi
anche per la provincia di Lucca una diminuzione nella produzione di rifiuti a partire dai dati relativi al 2005, diminuzione che
non sarà comunque da considerarsi reale ma solo conseguenza della nuova normativa.
PAGINA: 68 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno)
CER
Per
170404
170405
170407
170408
170409 P
170410 P
170411
170503 P
170504
170506
170508
170601 P
170603 P
170604
170605 P
170801 P
170802
170901 P
170902 P
170903 P
170904
Descrizione CER
2003
zinco
15,79
ferro e acciaio
16.695,55
metalli misti
61,21
CODICE CER ELIMINATO
0,05
rifiuti metallici contaminati da
0,46
sostanze pericolose
cavi, impregnati di olio, di
4,08
catrame di carbone o di altre
sostanze pericolose
cavi, diversi da quelli di cui alla
795,21
voce 17 04 10
terra e rocce, contenenti sostanze
45,50
pericolose
terra e rocce, diverse da quelle di
4.115,34
cui alla voce 17 05 03
fanghi di dragaggio, diversi da
0,00
quelli di cui alla voce 17 05 05
pietrisco per massicciate
0,00
ferroviarie, diverso da quello di
cui alla voce 17 05 07
materiali isolanti contenenti
13,69
amianto
altri materiali isolanti contenenti o
9,85
costituiti da sostanze pericolose
materiali isolanti, diversi da quelli
60,61
di cui alle voci 17 06 01 e 17 06
03
materiali da costruzione
1.414,10
contenenti amianto
materiali da costruzione a base di
6,20
gesso contaminati da sostanze
pericolose
materiali da costruzione a base di
37,04
gesso diversi da quelli di cui alla
voce 17 08 01
rifiuti dell’attività di costruzione e
0,00
demolizione, contenenti mercurio
rifiuti dell’attività di costruzione e
demolizione, contenenti PCB (ad
esempio sigillanti contenenti PCB,
pavimentazioni a base di resina
0,00
contenenti PCB, elementi stagni in
vetro contenenti PCB,
condensatori contenenti PCB)
altri rifiuti dell’attività di
costruzione e demolizione
86,17
(compresi rifiuti misti) contenenti
sostanze pericolose
rifiuti misti dell’attività di
costruzione e demolizione, diversi 100.765,90
da quelli di cui alle voci 17 09 01,
2004
2005
2006
0,20
15.497,02
420,13
0,00
6,72
14.384,02
453,77
0,00
2,70
7.027,43
99,89
0,00
0,00
0,00
0,04
0,00
0,00
2,05
781,85
816,83
186,99
420,18
308,82
539,18
4.259,21
2.373,71
15.577,02
778,04
19,72
184,14
4.603,42
829,24
0,00
9,36
0,33
13,22
5,16
0,62
16,19
40,12
95,63
44,73
1.330,23
929,81
1.904,63
0,00
0,00
0,00
0,00
13,12
17,96
0,00
0,00
23,72
0,00
16,76
0,00
1,51
2,64
4,69
83.656,82 120.239,92 114.664,46
PAGINA: 69 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Produzione di rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca (t/anno)
CER
Per
Descrizione CER
2003
2004
2005
2006
17 09 02 e 17 09 03
150.901,22 163.505,94 177.802,25 167.893,60
3.359,36
4.516,43
1.696,21
2.688,87
TOTALE
TOTALE PERICOLOSI
% PERICOLOSI
2,2%
2,8%
1,0%
1,6%
Tabella 4 – Produzione di rifiuti speciali in provincia di Lucca
TOTALE RIFIUTI SPECIALI in
provincia di Lucca (t/anno)
%C&D su totale RS
2003
2004
2005
2006
1.080.281,47
14,0%
1.064.453,26
15,4%
951.824,41
18,7%
770.669,22
21,8%
Tabella 5 – Produzione di rifiuti speciali pericolosi in provincia di Lucca
TOTALE RS PERICOLOSI (t/anno)
% rifiuti C&D pericolosi su totale
2003
17.124,13
19,6%
2004
23.386,58
19,3%
2005
19.946,06
8,5%
2006
22.856,09
11,8%
Come si può osservare, la produzione di rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) in provincia di
Lucca, nel periodo analizzato, varia tra le 150.000 e le 180.000 t/anno. Di queste, la percentuale di
rifiuti pericolosi varia tra 1.696 e 3.359 t/anno, con un’incidenza percentuale sulle quantità totali di
rifiuti da costruzione e demolizione prodotti sempre inferiore al 3% (da dati di letteratura, risulta che
la percentuale media di rifiuti pericolosi presenti nei rifiuti da C&D è dell’1% circa).
Sul totale dei rifiuti speciali prodotti in provincia, i rifiuti da C&D pesano per il 15-20%, percentuale
inferiore a quella stimata a livello nazionale e regionale (intorno al 40-45%). Tale differenza potrebbe
essere comunque da ricondurre anche al fatto che i dati di produzione di rifiuti da C&D registrati
attraverso i MUD rappresentano solo una parte dell’effettiva produzione di questa tipologia di rifiuti,
data la non obbligatorietà della dichiarazione MUD per le aziende produttrici di rifiuti speciali non
pericolosi con un numero di addetti inferiore a 10.
Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti, la componente prevalente è rappresentata da rifiuti misti
dell’attività di costruzione e demolizione, che rappresentano quasi il 70% dei rifiuti totali da C&D
(escluso il 2004, anno in cui questa componente ha pesato solo per il 51% sul totale). Altra
componente significativa è rappresentata dalle miscele bituminose, che, in particolare nel 2004, hanno
costituito il 25% dei rifiuti da C&D totali.
Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, la produzione è molto variabile di anno in anno. Nel 2004 si è
registrata la produzione maggiore, determinata prevalentemente da una notevole produzione di vetro,
plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminate. La componente prevalente di
rifiuti pericolosi che si mantiene pressoché costante nel periodo analizzato è invece rappresentata dai
materiali contenenti amianto.
PAGINA: 70 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Produzione rifiuti totali da costruzione e demolizione
Provincia di Lucca
200.000
Altro
180.000
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione
pietrisco per massicciate
ferroviarie
terra e rocce
160.000
t/anno
140.000
120.000
100.000
80.000
ferro e acciaio
60.000
alluminio
40.000
miscele bituminose
20.000
0
cemento
2003
2004
2005
2006
Figura 4
Produzione rifiuti pericolosi da costruzione e demolizione
Provincia di Lucca
5.000
altro
4.500
4.000
materiali da costruzione
contenenti amianto
t/anno
3.500
3.000
2.500
terra e rocce, contenenti
sostanze pericolose
2.000
1.500
1.000
vetro, plastica e legno
contenenti sostanze
pericolose o da esse
contaminate
500
0
2003
2004
2005
2006
Figura 5
PAGINA: 71 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
3.2
Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione
Anche per l’identificazione delle modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti da costruzione e
demolizione in provincia di Lucca sono stati utilizzati i dati delle dichiarazioni MUD forniti dal Catasto
Rifiuti regionale gestito da ARPAT, per il periodo 2003-2006.
In particolare, è stato analizzato l’elenco dei soggetti lucchesi che hanno dichiarato di effettuare una
operazione di gestione (smaltimento o recupero) relativamente ai rifiuti individuati dal codice CER 17,
corrispondente ai rifiuti da C&D. I risultati sono evidenziati nella tabella seguente, da cui si rileva,
innanzitutto, che la quantità di rifiuti da costruzione e demolizione trattata o smaltita in impianti
presenti sul territorio provinciale è notevolmente superiore alla quantità di rifiuti prodotta. Anche
tenendo conto di possibili doppi conteggi delle quantità trattate e smaltite (ad esempio le quantità
relative alla categoria R13 di messa in riserva potrebbero essere anche riconteggiate in una delle
categorie di trattamento), con riferimento al 2006, anno in cui si registrano i maggiori quantitativi di
rifiuti smaltiti o trattati sul territorio provinciale (905.632 t/anno), la quantità di rifiuti da C&D prodotti
in provincia di Lucca rappresenta appena il 19% dei rifiuti da C&D complessivamente trattati e
smaltiti.
Tabella 6 - Trattamento e smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca
Modalità di trattamento e smaltimento dei rifiuti da costruzione e demolizione in
provincia di Lucca (t/anno)
Tipologia smaltimento/recupero
2003
2004
2005
2006
D1 Discarica (deposito nel o sul suolo)
5,0
2,4
Deposito preliminare prima di una
delle operazioni di cui ai punti da D1
D15 a D14
5,8
1,6
5,5
117,7
Riciclo/recupero delle sostanze
organiche non utilizzate come solventi
(comprese le operazioni di
compostaggio e altre trasformazioni
R3 biologiche)
67,0
2.280,3
1.427,2
1.863,2
Riciclo/recupero dei metalli e dei
R4 composti metallici
15.982,3
25.072,1
26.280,4
23.568,1
Riciclo/recupero di altre sostanze
R5 inorganiche
360.297,2 485.125,2 368.666,6 685.373,5
Spandimento sul suolo a beneficio
R10 dell'agricoltura o dell'ecologia
19.485,1
30.284,1 101.749,4
Messa in riserva di rifiuti per
sottoporli a una delle operazioni
102.323,1
R13 indicate nei punti da R1 a R12
88.248,6 146.369,7
92.960,9
TOTALE
478.680,5 620.215,3 573.033,4 905.632,8
Fonte: dichiarazioni MUD
Per quanto riguarda le modalità di trattamento e smaltimento, prevale decisamente il riciclo/recupero
di altre sostanze inorganiche (R5 – tipologia che include il trattamento presso impianti di riciclaggio
inerti) che, sempre con riferimento al 2006, copre il 76% dei rifiuti complessivamente trattati e
smaltiti.
Analizzando più nel dettaglio le quantità di rifiuti smaltiti o trattati nei singoli impianti, si rileva che, dei
50 soggetti che sul territorio provinciale dichiarano di effettuare operazioni di smaltimento o
trattamento di rifiuti da C&D, 6 da soli coprono il 77% dei rifiuti complessivamente smaltiti e trattati in
provincia. Si tratta di 5 impianti di riciclaggio inerti, che complessivamente nel 2006 hanno trattato
PAGINA: 72 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
597.332 t/anno di rifiuti da C&D, e di una azienda di produzione di laterizi, che, sempre nel 2006, ha
trattato 101.749 rocce e terre da scavo.
Nella tabella seguente è riportato il dettaglio degli impianti presenti, con l’indicazione delle modalità e
quantità di rifiuti trattati e smaltiti, per tipologia di rifiuti, nel 2006.
Comune
Altopascio
Barga
Borgo a
Mozzano
Camaiore
Capannori
N.
impianti
Tabella 7 – Impianti che trattano rifiuti da costruzione e demolizione in provincia di Lucca – anno 2006
6
1
3
5
4
Tipologia rifiuto
CER
Descrizione CER
170405 ferro e acciaio
Tipologia trattamento
Discarica
D15
R3
R4
R5
R10
R13
0
0
0
106,8
0
0
11,28
170101 cemento
0
38,95
0
0
0
0
0
170407 metalli misti
0
0
0
4,31
0
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
0
0
120,3
terra e rocce, diverse da
quelle di cui alla voce 17
170504 05 03
0
0
0
0
0
101.749,4
0
TOTALE Altopascio
0
38,95
0
111,06
0
101.749,4
131,6
terra e rocce, diverse da
quelle di cui alla voce 17
170504 05 03
0
0
0
0
0
0
1.011,5
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
17.970,3
0
346,2
TOTALE Barga
0
0
0
0
17.970,3
0
1.357,7
170405 ferro e acciaio
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
0
0
0
26,1
0
0
0
0
0
0
0,1
170101 cemento
0
54,1
0
0
0
0
0
TOTALE Borgo a Mozzano
0
54,1
0
0
0
0
26,3
170405 ferro e acciaio
0
0
0
4.990,4
0
0
5,76
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
0,7
0
0
4,94
0
0
0
0
0
0
1,5
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
1.645,7
0
90,6
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
17,89
0
0
0
170402 alluminio
0
0
0
26,24
0
0
0
170403 piombo
0
0
0
1,6
0
0
0
TOTALE Camaiore
0
0
0
5.036,9
1.645,7
0
102,8
170101 cemento
0
0
0
0
56,1
0
0
170103 mattonelle e ceramiche
0
0
0
0
4,9
0
0
PAGINA: 73 di 78
Comune
N.
impianti
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Tipologia rifiuto
CER
Descrizione CER
1
1
D15
R3
R4
R5
R10
R13
0
0
0
0
60,0
0
0
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
0
0
0
0
9.141,9
0
9.134,5
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
12,2
0
0
0
170402 alluminio
0
0
0
108,3
0
0
32,9
170405 ferro e acciaio
0
0
0
263,7
0
0
0
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
8,5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
30,6
0
2,56
0
0
0
0
0
0
22,11
0
0
0
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
141.331,7
0
31.207,3
TOTALE Capannori
-
24,7
-
392,8
150.594,5
-
40.405,2
170103 mattonelle e ceramiche
miscugli o scorie di
cemento, mattoni,
mattonelle e ceramiche,
diverse da quelle di cui
170107 alla voce 17 01 06
0
0
0
0
0
0
15,4
0
0
0
0
0
0
1,2
0
0
0
0
0
0
252,6
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
materiali da costruzione a
base di gesso diversi da
quelli di cui alla voce 17
170802 08 01
Castiglione
di
Garfagnana
Discarica
miscugli o scorie di
cemento, mattoni,
mattonelle e ceramiche,
diverse da quelle di cui
170107 alla voce 17 01 06
materiali isolanti, diversi
da quelli di cui alle voci 17
170604 06 01 e 17 06 03
materiali da costruzione
170605 contenenti amianto
Castelnuov
o di
Garfagnana
Tipologia trattamento
0
0
0
0
0
0
2,4
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
0
0
1.353,2
TOTALE Castelnuovo di Garfagnana
0
0
0
0
0
0
1.624,7
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
0
0
0
0,9
170402 alluminio
0
0
0
10,9
0
0
3,4
170405 ferro e acciaio
0
0
0
427,4
0
0
0,6
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
0
0
0
4,0
0
0
0
0
0
0
0,6
PAGINA: 74 di 78
Comune
Coreglia
Antelminelli
Gallicano
Lucca
Massarosa
N.
impianti
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
1
1
8
3
Tipologia rifiuto
CER
Descrizione CER
Tipologia trattamento
Discarica
D15
R3
R4
R5
R10
R13
TOTALE Castiglione di Garfagnana
0
0
0
438,3
0
0
9,4
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
0
0
0
1,7
170403 piombo
0
0
0
0
0
0
0,0
170404 zinco
0
0
0
0
0
0
0,0
170405 ferro e acciaio
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
0
0
0
9,8
0
0
0
0
0
0
0,0
TOTALE
0
0
0
0
0
0
11,5
170101 cemento
0
0
0
0
760,3
0
0
170103 mattonelle e ceramiche
0
0
0
0
7,0
0
0
miscugli o scorie di
cemento, mattoni,
mattonelle e ceramiche,
diverse da quelle di cui
170107 alla voce 17 01 06
0
0
0
0
6,4
0
0
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
0
0
0
0
2330,0
0
1.190,1
terra e rocce, diverse da
quelle di cui alla voce 17
170504 05 03
0
0
0
0
1927,4
0
0
materiali da costruzione a
base di gesso diversi da
quelli di cui alla voce 17
170802 08 01
0
0
0
0
228,4
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
14316,9
0
12.349,2
TOTALE Gallicano
0
0
0
0
19576,5
0
13.539,3
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
8,5
0
0
0
170402 alluminio
0
0
0
40,6
0
0
0
170403 piombo
0
0
0
0,5
0
0
0
170405 ferro e acciaio
0
0
0
2434,3
0
0
101,8
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
15,9
0
0
7,2
0
0
0
0
0
0
7,8
terra e rocce, diverse da
quelle di cui alla voce 17
170504 05 03
0
0
0
0
16.248,7
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
67.101,2
0
8.714,1
TOTALE Lucca
-
-
-
2.499,8
83.349,9
-
8.830,8
170201 legno
0
0
0
0
0
0
8,37
170101 cemento
0
0
0
0
513,84
0
23,04
PAGINA: 75 di 78
Comune
Piazza al
Serchio
Pietrasanta
N.
impianti
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
1
7
Tipologia rifiuto
CER
Descrizione CER
miscugli o scorie di
cemento, mattoni,
mattonelle e ceramiche,
diverse da quelle di cui
170107 alla voce 17 01 06
Tipologia trattamento
Discarica
D15
R3
R4
R5
R10
R13
0
0
0
0
22,86
0
0
170203 plastica
0
0
0
2
0
0
0
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
0
0
0
0
18,5
0
0
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
7,68
0
0
0,34
170402 alluminio
0
0
0
21,78
0
0
0,14
170403 piombo
0
0
0
0
0
0
0,58
170404 zinco
0
0
0
2,86
0
0
0,38
170405 ferro e acciaio
0
0
0
941,97
0
0
5,08
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
18,33
0
0
2,03
0
0
0
1
0
0
3,1
terra e rocce, diverse da
quelle di cui alla voce 17
170504 05 03
0
0
0
0
5.373,33
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0 206.221,81
0
7.853,95
TOTALE Massarosa
-
-
-
995,6
212.150,3
-
7.897,0
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
0,3
0
0
2,8
170402 alluminio
0
0
0
1,7
0
0
0
170405 ferro e acciaio
0
0
0
1002,0
0
0
17,0
170407 metalli misti
0
0
0
127,3
0
0
17,8
TOTALE Piazza al Serchio
0
0
0
1.131,3
0
0
37,6
170101 cemento
0
0
0
0
315,74
0
0
170102 mattoni
0
0
0
0
71,72
0
0
170103 mattonelle e ceramiche
0
0
0
0
0,04
0
0
miscugli o scorie di
cemento, mattoni,
mattonelle e ceramiche,
diverse da quelle di cui
170107 alla voce 17 01 06
0
0
0
0
521,2
0
0,5
170201 legno
0
0
0
0
0
0
126,43
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
0
0
1.863,2
0
40.102,6
0
1.051,8
170401 rame, bronzo e ottone
0
0
0
211,3
0
0
6,45
170402 alluminio
0
0
0
349,7
0
0
16,92
170403 piombo
0
0
0
2,0
0
0
3,42
170405 ferro e acciaio
0
0
0
12,5
0
0
114,43
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
33,5
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0,56
PAGINA: 76 di 78
Comune
Porcari
N.
impianti
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
4
Tipologia rifiuto
Tipologia trattamento
CER
Descrizione CER
terra e rocce, diverse da
quelle di cui alla voce 17
170504 05 03
Discarica
4
R3
R4
R5
R10
R13
0
0
0
0
14.632,60
0
3.888,40
fanghi di dragaggio,
diversi da quelli di cui alla
170506 voce 17 05 05
0
0
0
0
196,81
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
121.967,3
0
5.170,6
TOTALE Pietrasanta
-
-
1.863,2
608,9
177.808,0
-
10.379,4
170402 alluminio
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
170401 rame, bronzo e ottone
170405 ferro e acciaio
170407 metalli misti
cavi, diversi da quelli di
170411 cui alla voce 17 04 10
0
0
0
4,74
0
0
4,02
0
0
0
0
2.855,09
0
1.510,51
0
0
0
2,56
0
0
2,53
0
0
0
4.491,62
0
0
120,23
0
0
0
62,65
0
0
6,26
0
0
0
0
0
0
2,32
0
0
0
0
5.901,82
0
78,75
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
Viareggio
D15
TOTALE Porcari
-
-
-
4.561,6
8.756,9
-
1.724,6
170201 legno
0
0
0
0
0
0
123,24
miscele bituminose
diverse da quelle di cui
170302 alla voce 17 03 01
0
0
0
0
13.521,29
0
0
170407 metalli misti
0
0
0
2,88
0
0
0
rifiuti misti dell'attività di
costruzione e demolizione,
diversi da quelli di cui alle
voci 17 09 01, 17 09 02 e
170904 17 09 03
0
0
0
0
0
0
4.272,23
TOTALE Viareggio
-
-
-
2,9
13.521,3
-
4.395,5
Fonte: dichiarazioni MUD
Per valutare la situazione di collocazione sul mercato dei materiali inerti riciclati prodotti presso gli
impianti presenti in provincia di Lucca, attraverso l’Associazione degli Industriali della Provincia di
Lucca sono stati richiesti, ai 5 impianti di riciclaggio di rifiuti da costruzione e demolizione presenti sul
territorio provinciale, i dati relativi ai materiali prodotti e venduti.
I dati ottenuti, forniti da 2 dei 5 impianti, mostrano la situazione illustrata in figura 6.
PAGINA: 77 di 78
REBIR – ANALISI DI CONTESTO
Confronto tra produzione e vendita di materiali inerti riciclati
450.000
400.000
350.000
t/anno
300.000
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
2006
2007
Inerte riciclato prodotto
2008
Inerte riciclato venduto
Figura 6
Per i due impianti presi in esame si può osservare un progressivo aumento dei materiali prodotti e, per
gli ultimi due anni, buoni risultati di vendita dei prodotti riciclati, in particolare con riferimento al 2007
(materiali venduti pari al 92% degli inerti riciclati complessivamente prodotti).
I materiali venduti sono utilizzati per la quasi totalità per riempimenti, sottofondi e fondazioni stradali,
rinfianchi alle tubazioni, ad eccezione della terra riciclata che è utilizzata per la realizzazione e
sistemazione di argini (80%), aiuole e rotatorie stradali (20%).
PAGINA: 78 di 78