san marino - Samuele Mazzolini

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SAN MARINO
UN PO’ DI STORIA - di Giuseppe Babbi
La parete Est del Monte Titano, nella piccola Repubblica di San Marino, si
presenta a chi percorre la superstrada che collega Rimini a Dogana, con un
susseguirsi di pilastri rocciosi che emergono da fitte zone boschive perlopiù
verticali.
L’esplorazione e la frequentazione delle rocce di San Marino è cominciata
a partire da metà degli anni ’80, con l’attrezzatura delle falesie poste nella
parte sommitale del monte, in prossimità della Torre Cesta (seconda torre),
del Montale (terza torre), della Tanaccia e delle pareti di ex-cava circostanti il
Parcheggio 7, da parte di gruppi scout e speleo; solo in seguito queste rocce
sono state valorizzate da Nicola Ronci ed pochi altri arrampicatori locali.
Sarà Giovanni Renzi di Bellaria, il più attivo chiodatore della Val Marecchia,
grazie ad un’opera di sistematica chiodatura, a dare alle falesie sanmarinesi
l’attuale completezza, facendo conoscere queste rocce anche al di fuori
dell’ambito locale.
Le “alte” pareti del Titano rivolte verso Rimini sembravano attirare in misura
minore l’attenzione degli arrampicatori: un solo itinerario di più tiri (Via Classica)
percorreva un breve ma slanciato pilastro che emerge dai boschi sottostanti la
Seconda Torre: questa via, opera di alcuni ragazzi di San Marino (S. Casali e c.),
è stata per quasi 10 anni l’unica possibilità di percorrere una via lunga a San
Marino. I chiodatori delle falesie superiori non erano interessati a questo tipo
di itinerari, se si esclude la chiodatura di alcune varianti alla Classica da parte
di G. Renzi (Cobra, Il Viaggio di Sandoval) e F. Bollini (Domenica lunatica). In
realtà sono presenti sotto la Torre Guaita due itinerari parzialmente attrezzati,
aperti negli anni ’70 da guide trentine durante lavori di disgaggio delle pareti,
che però non sono mai stati ripercorsi integralmente.
Nel frattempo il numero di scalatori dell’interland riminese cresce e di
conseguenza la frequentazione della via Classica, che diviene tappa obbligata
per le nuove leve dell’alpinismo locale.
In modo particolare due di loro, Loris Succi e Mauro Campedelli, soci del CAI
di Rimini, si accorgono delle potenzialità che le pareti circostanti la Classica
offrono e, a partire dal 1999, si dedicano all’apertura di nuovi itinerari,
salendo dal basso con chiodi e spit piantati a mano.
La loro prima via è la Diretta alla Torre Guaita; nei due anni successivi
realizzeranno la Direttissima al Pilastro della Cesta e la Diretta al Pilastro
Nascosto del Montale.
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L’apertura della Diretta alla Guaita richiede agli apritori un notevole lavoro di
disgaggio e pulizia della parete ma dimostra come con pazienza e un po’ di
“naso” anche il Titano può offrire la possibilità di scalare su belle vie di più
tiri.
Giuseppe Babbi, riminese trapiantato a Cesena, sarà il primo ad utilizzare
trapano elettrico e fix, calandosi dall’alto, per realizzare, a sinistra della
Classica, “Sentieri verticali”, un itinerario sportivo sostenuto ma dalla logica un
poco forzata: d’altronde mancano ancora esperienza e capacità per riuscire
ad aprire itinerari salendo dal basso secondo uno stile più moderno.
La pratica della chiodatura dall’alto sarà in seguito ripresa sul Pilastro
sottostante la Torre del Montale con le vie “Isidoro e Boccadoro” aperta da
S. Stohr e compagni, e “Mazzotti-Marchi” che il forlivese M. Marchi aprirà,
aggiungendo a due tiri in precedenza saliti dal basso con chiodi e spit
dall’Accademico Paolo Mazzotti, un tratto nuovo di due tiri di corda.
Nel luglio del 2000 viene terminata la prima via aperta dal basso con trapano
e fix: è “La disciplina della roccia” la cui linea è individuata da Stohr su un
pilastro di roccia bellissima (il Pilastro dei sogni o Traumpfeiler), posto sotto la
falesia della Tanaccia; la via è aperta in più riprese da Stohr insieme alla moglie
Linda, Filippo Rosti e Guido Arcangeli e completata insieme a G. Babbi.
Prima della fine del 2000 altre due vie sono chiodate dall’alto: “La locanda
della Linda” chiodata da G. Babbi sul Pilastro della Torre del Montale e “Ultimo
resting” realizzata da Stohr a sinistra della Diretta alla Guaita, in mezzo alle
due vie dei Fassani.
Nel 2001 Succi e Campedelli concludono il loro “trittico” con una via incredibile
sotto la Terza Torre: seguendo un sistema di sottili fessure che conducono ad
un evidente ed impressionante diedro giallo, salendo dal basso con chiodi e
spit piantati a mano, creano la Diretta al Pilastro Nascosto, che è sicuramente
il loro itinerario più bello, esposto ed impegnativo.
Ormai padroni nell’utilizzo di trapano e fix la cordata Babbi-Stohr spinge
sull’accelleratore per accaparrarsi le ultime linee logiche aprendo dal basso
nello stesso anno cinque nuove vie, tutte impegnative ed interessanti: ”Viaggio
di nozze” presso la Guaita, le difficili “Creuza de ma” e “La sindrome di Piola”
al Traumpfeiler e “Obrigado” e “Alien” sul secondo pilastro.
Nello stesso anno M. Marchi chioda un breve itinerario di due tiri sul terzo
pilastro, non ancora ripetuto integralmente, almeno in libera.
A testimoniare la bellezza e la particolarità di queste salite è il numero in
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continuo aumento di arrampicatori (non solo locali) che si recano a San
Marino per ripetere le vie lunghe, in modo particolare quelle più “abbordabili”
di Succi e soci.
Nel 2002 il Governo Sammarinese emana, pare in via provvisoria, un decreto
che vieta l’arrampicata sulle pareti sottostanti la seconda e la terza torre
per la presenza del falco pellegrino, e pertanto molti degli itinerari presenti
non saranno più percorribili, almeno fino a quando non si giungerà ad
una regolamentazione che stabilisca definitivamente le aree e i periodi di
interdizione.
Nello stesso anno si avrà l’apertura di un solo nuovo itinerario sulla parete a
destra della Torre Guaita: a fine ottobre nasce infatti “Otto e Mezzo”, aperto dal
basso da G. Babbi e Federico Molara, con S. Stohr, in un settore di parete che
sembra offrire altre possibilità.
Dopo quest’apertura l’attività esplorativa sulle pareti del Titano è limitata alla
ripetizione degli itinerari esclusi dal divieto, inventando magari invernali e
concatenamenti o cercando la libera dei tiri aperti in artificiale.
E solo dopo tre anni di silenzio il trapano torna a farsi sentire: nel settembre
2005 Samuele Mazzolini accompagnato da F. Molara e Tommaso Cardelli sale
dal basso l’affilato spigolo della piccola guglia che si erge solitaria tra Guaita e
Cesta (Guglia Elisa) creando “Elisa leggera”.
Un mese dopo, Eros, apre da solo e dal basso una bella linea nell’estremo
settore destro della parete, a sinistra di “Otto e mezzo”, valorizzando così
anche questo angolo di arenaria.
Alcuni anni dopo Tommaso Cardelli apre due nuove vie, “Sorpresa di roccia” e
“Sesto grado post moderno”, entrambe divertenti e su buona roccia.
E questo è tutto…..almeno per ora.
Giuseppe Babbi
f
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