SAN MARINO UN PO’ DI STORIA - di Giuseppe Babbi La parete Est del Monte Titano, nella piccola Repubblica di San Marino, si presenta a chi percorre la superstrada che collega Rimini a Dogana, con un susseguirsi di pilastri rocciosi che emergono da fitte zone boschive perlopiù verticali. L’esplorazione e la frequentazione delle rocce di San Marino è cominciata a partire da metà degli anni ’80, con l’attrezzatura delle falesie poste nella parte sommitale del monte, in prossimità della Torre Cesta (seconda torre), del Montale (terza torre), della Tanaccia e delle pareti di ex-cava circostanti il Parcheggio 7, da parte di gruppi scout e speleo; solo in seguito queste rocce sono state valorizzate da Nicola Ronci ed pochi altri arrampicatori locali. Sarà Giovanni Renzi di Bellaria, il più attivo chiodatore della Val Marecchia, grazie ad un’opera di sistematica chiodatura, a dare alle falesie sanmarinesi l’attuale completezza, facendo conoscere queste rocce anche al di fuori dell’ambito locale. Le “alte” pareti del Titano rivolte verso Rimini sembravano attirare in misura minore l’attenzione degli arrampicatori: un solo itinerario di più tiri (Via Classica) percorreva un breve ma slanciato pilastro che emerge dai boschi sottostanti la Seconda Torre: questa via, opera di alcuni ragazzi di San Marino (S. Casali e c.), è stata per quasi 10 anni l’unica possibilità di percorrere una via lunga a San Marino. I chiodatori delle falesie superiori non erano interessati a questo tipo di itinerari, se si esclude la chiodatura di alcune varianti alla Classica da parte di G. Renzi (Cobra, Il Viaggio di Sandoval) e F. Bollini (Domenica lunatica). In realtà sono presenti sotto la Torre Guaita due itinerari parzialmente attrezzati, aperti negli anni ’70 da guide trentine durante lavori di disgaggio delle pareti, che però non sono mai stati ripercorsi integralmente. Nel frattempo il numero di scalatori dell’interland riminese cresce e di conseguenza la frequentazione della via Classica, che diviene tappa obbligata per le nuove leve dell’alpinismo locale. In modo particolare due di loro, Loris Succi e Mauro Campedelli, soci del CAI di Rimini, si accorgono delle potenzialità che le pareti circostanti la Classica offrono e, a partire dal 1999, si dedicano all’apertura di nuovi itinerari, salendo dal basso con chiodi e spit piantati a mano. La loro prima via è la Diretta alla Torre Guaita; nei due anni successivi realizzeranno la Direttissima al Pilastro della Cesta e la Diretta al Pilastro Nascosto del Montale. San Marino - Un po’ di storia - Pag. 1 L’apertura della Diretta alla Guaita richiede agli apritori un notevole lavoro di disgaggio e pulizia della parete ma dimostra come con pazienza e un po’ di “naso” anche il Titano può offrire la possibilità di scalare su belle vie di più tiri. Giuseppe Babbi, riminese trapiantato a Cesena, sarà il primo ad utilizzare trapano elettrico e fix, calandosi dall’alto, per realizzare, a sinistra della Classica, “Sentieri verticali”, un itinerario sportivo sostenuto ma dalla logica un poco forzata: d’altronde mancano ancora esperienza e capacità per riuscire ad aprire itinerari salendo dal basso secondo uno stile più moderno. La pratica della chiodatura dall’alto sarà in seguito ripresa sul Pilastro sottostante la Torre del Montale con le vie “Isidoro e Boccadoro” aperta da S. Stohr e compagni, e “Mazzotti-Marchi” che il forlivese M. Marchi aprirà, aggiungendo a due tiri in precedenza saliti dal basso con chiodi e spit dall’Accademico Paolo Mazzotti, un tratto nuovo di due tiri di corda. Nel luglio del 2000 viene terminata la prima via aperta dal basso con trapano e fix: è “La disciplina della roccia” la cui linea è individuata da Stohr su un pilastro di roccia bellissima (il Pilastro dei sogni o Traumpfeiler), posto sotto la falesia della Tanaccia; la via è aperta in più riprese da Stohr insieme alla moglie Linda, Filippo Rosti e Guido Arcangeli e completata insieme a G. Babbi. Prima della fine del 2000 altre due vie sono chiodate dall’alto: “La locanda della Linda” chiodata da G. Babbi sul Pilastro della Torre del Montale e “Ultimo resting” realizzata da Stohr a sinistra della Diretta alla Guaita, in mezzo alle due vie dei Fassani. Nel 2001 Succi e Campedelli concludono il loro “trittico” con una via incredibile sotto la Terza Torre: seguendo un sistema di sottili fessure che conducono ad un evidente ed impressionante diedro giallo, salendo dal basso con chiodi e spit piantati a mano, creano la Diretta al Pilastro Nascosto, che è sicuramente il loro itinerario più bello, esposto ed impegnativo. Ormai padroni nell’utilizzo di trapano e fix la cordata Babbi-Stohr spinge sull’accelleratore per accaparrarsi le ultime linee logiche aprendo dal basso nello stesso anno cinque nuove vie, tutte impegnative ed interessanti: ”Viaggio di nozze” presso la Guaita, le difficili “Creuza de ma” e “La sindrome di Piola” al Traumpfeiler e “Obrigado” e “Alien” sul secondo pilastro. Nello stesso anno M. Marchi chioda un breve itinerario di due tiri sul terzo pilastro, non ancora ripetuto integralmente, almeno in libera. A testimoniare la bellezza e la particolarità di queste salite è il numero in San Marino - Un po’ di storia - Pag. 2 continuo aumento di arrampicatori (non solo locali) che si recano a San Marino per ripetere le vie lunghe, in modo particolare quelle più “abbordabili” di Succi e soci. Nel 2002 il Governo Sammarinese emana, pare in via provvisoria, un decreto che vieta l’arrampicata sulle pareti sottostanti la seconda e la terza torre per la presenza del falco pellegrino, e pertanto molti degli itinerari presenti non saranno più percorribili, almeno fino a quando non si giungerà ad una regolamentazione che stabilisca definitivamente le aree e i periodi di interdizione. Nello stesso anno si avrà l’apertura di un solo nuovo itinerario sulla parete a destra della Torre Guaita: a fine ottobre nasce infatti “Otto e Mezzo”, aperto dal basso da G. Babbi e Federico Molara, con S. Stohr, in un settore di parete che sembra offrire altre possibilità. Dopo quest’apertura l’attività esplorativa sulle pareti del Titano è limitata alla ripetizione degli itinerari esclusi dal divieto, inventando magari invernali e concatenamenti o cercando la libera dei tiri aperti in artificiale. E solo dopo tre anni di silenzio il trapano torna a farsi sentire: nel settembre 2005 Samuele Mazzolini accompagnato da F. Molara e Tommaso Cardelli sale dal basso l’affilato spigolo della piccola guglia che si erge solitaria tra Guaita e Cesta (Guglia Elisa) creando “Elisa leggera”. Un mese dopo, Eros, apre da solo e dal basso una bella linea nell’estremo settore destro della parete, a sinistra di “Otto e mezzo”, valorizzando così anche questo angolo di arenaria. Alcuni anni dopo Tommaso Cardelli apre due nuove vie, “Sorpresa di roccia” e “Sesto grado post moderno”, entrambe divertenti e su buona roccia. E questo è tutto…..almeno per ora. Giuseppe Babbi f San Marino - Un po’ di storia - Pag. 3