Condizionamento dell’aria A cura di G. Miragliotta 1 Il problema Condizionare un ambiente = garantire un determinato microclima (temperatura, umidità, movimento dell’aria, tenore di impurezze) • Il microclima deve soddisfare: – Esigenze di carattere tecnologico; – Esigenze di benessere degli operatori. • • Industria tessile: nella filatura e nella tessitura l’umidità dell’aria può influenzare le caratteristiche delle fibre (all’aumentare dell’umidità migliora la lavorabilità e la resistenza dei tessuti); Industria alimentare: nei reparti di produzione di prodotti freschi occorre evitare contaminazioni di origine batterica o eccessive lievitazioni delle paste. 2 Trattamenti dell’aria • Il condizionamento prevede i seguenti trattamenti dell’aria: – Riscaldamento o raffrescamento: per garantire una temperatura adeguata; – Umidificazione o deumidificazione: per avere un grado di umidità accettabile; – Ventilazione: per avere una distribuzione uniforme e un ricambio adeguato d’aria all’interno dei locali; – Filtraggio dell’aria: per eliminare impurezze presenti nell’aria. 3 Articolazione della lezione • Qualche richiamo di aria umida; • Come individuare le condizioni microclimatiche desiderate; • Quali sono e come si calcolano i carichi termici; • Dimensionamento di un impianto. 4 Aria umida • Aria umida = Aria secca + acqua (vapore, liquido, solido) • Ipotesi: – Consideriamo solo acqua in condizioni di vapore; – Consideriamo aria secca, vapore e la loro miscela come GAS PERFETTI; – Consideriamo solo trasformazioni isobariche: Paria umida = 1 atm = 1,013 bar = 760 mmHg 5 Aria umida • Dalla seconda ipotesi, applicando il primo principio della termodinamica, segue: dq = dh ossia: ogni aumento di calore determina un aumento di entalpia del sistema e viceversa; • Inoltre, vale la legge di Dalton: pa.u. = pa.s. + pv 6 Aria umida • Composizione aria secca (Pma.s.= 28,94 kg/kmol): Elemento % in volume Peso molecolare Azoto 78.1% 28 Ossigeno 21% 32 Argon 0,9% 40 • Variabili di stato: – – – – – – – Temperatura secca; Umidità assoluta; Pressione parziale del vapor d’acqua; Umidità relativa; Entalpia; Temperatura di saturazione adiabatica; Temperatura di rugiada. Cf. legge di Gibbs, gdl = v-f+2, con v= specie chimiche diverse f = numero fasi contemporaneamente presenti 7 Aria umida • Temperatura secca: – Temperatura misurata da un normale termometro (detta anche di bulbo secco); • Umidità assoluta (o titolo): x = (kgv/kga.s.)·1000 • Pressione parziale del vapor d’acqua: – è la pressione che il vapore avrebbe se occupasse da solo l’intero volume di miscela; per la legge di Dalton: Pv = (nv/ntot)·P 8 Aria umida • Umidità relativa: U.R.= ϕ = (pv/pv saturo)·100 • Entalpia: – Entalpia della fase omogenea (a.s. + vapore H2O): i = 0,24·t + x·(595 + 0,48·t) (kcal/kg) 9 Aria umida • Temperatura di saturazione adiabatica: • E’ quella temperatura che l’aria raggiunge in un processo di completa saturazione isoentalpica (detta anche di bulbo umido); • Temperatura di rugiada: • E’ quella temperatura che l’aria raggiunge quando viene portata a saturazione a umidità assoluta costante. 10 Aria umida • Strumenti: – diagramma di Mollier dell’aria umida (x, h)P – diagramma di Carrier o psicrometrico (t, x)P 11 Condizioni microclimatiche •Esigenze di carattere tecnologico Tipicamente le esigenze di carattere tecnologico vengono espresse: – Indicando, direttamente sugli imballi o nei contratti di acquisto, temperatura e umidità relativa di stoccaggio/lavoro del materiale; – Misurando empiricamente la temperatura e i tenore di umidità di rinvenimento ottimali per lo stoccaggio/il trattamento del materiale. Um.Ri. (%) = (kgH O/kgmateria secca)·100 2 In questo secondo caso, essendo noto il volume del locale, è possibile calcolare il titolo dell’aria al suo interno, e quindi definire compiutamente le condizioni termoigrometriche ideali. 12 Condizioni microclimatiche • Umidità di rinvenimento T2 UR (%) T1 Valore richiesto ϕ(T3) ϕ(T1) ϕ 13 Condizioni microclimatiche • Esigenze di benessere degli operatori dipendono da: – Variabili oggettive (temperatura, umidità assoluta, ventilazione, superfici radianti); – Variabili soggettive (età, condizioni psicofisiche, tempo permanenza, attività svolta). • Valori di riferimento per le condizioni del locale: Stagione invernale Stagione estiva t s = 20°C t s = 24-26°C ϕ = 40 – 60% v = 0.2 – 0.3 m/s ϕ = 50 – 60% v = 0.35 m/s 14 Condizioni microclimatiche • Campo benessere modale (ASHRAE): 1) t = 26,6°C, ϕ = 45% 2) t = 26,6°C, ϕ = 85% 3) t = 24,6°C, ϕ = 85% 4) t = 24,6°C, ϕ = 45% Diagramma di Mollier T 26,6 Diagramma psicrometrico x 45% 85% 24,6 85% 45% x 24,6 26,6 T 15 Determinazione dei carichi termici • Riferimento: condizioni ambientali più gravose (es. con criterio statistico,…); • Carico sensibile: innalza la temperatura (ma non l’umidità assoluta); • Carico latente: immissione vapore con aumento dell’umidità assoluta (ma non della temperatura); • Carichi termici: • • • • Calore sensibile trasmesso attraverso pareti; Macchinari; Persone (carico sensibile e latente); Altri componenti di impianto. 16 Determinazione dei carichi termici • Calore sensibile trasmesso attraverso le pareti = Somma algebrica del calore scambiato con l’ambiente esterno per conduzione, convezione e irraggiamento. Q = ∑ Ki si ∆ti i – Calore scambiato per conduzione/convezione: dove: • ki: Coefficiente di scambio termico globale della parete i; • si: Superficie di scambio della parete i; • ∆ti: Differenza termica tra il locale e l’esterno. 17 Determinazione dei carichi termici – Calore scambiato per irraggiamento: • pareti trasparenti: – ci: coefficiente di trasmissione della superficie i – si: area della superficie i – Ji: flusso di energia raggiante entrante attraverso la superficie i Q = ∑ ci si J i i • pareti opache: – ki: coefficiente di scambio termico della superficie i – ai: coefficiente di assorbimento della superficie i – si: area della superficie i – Ji: flusso di energia raggiante entrante attraverso la superficie i Q = ∑ ki ai si J i i Es. J solare= 10-600 kcal/(m2*h) 18 Determinazione dei carichi termici • Calore dovuto ai macchinari presenti nel locale Potenza assorbita dalla rete, P/η Potenza trasmessa alla macchina, P Motore elettrico (rendimento η) Macchina utensile Potenza dissipata dal motore, P(1/η - 1) Potenza dissipata dalla macchina, P Posizione rispetto al locale Carico Motore Macchina termico interno esterno P(1/η – 1) interno interno P/η esterno interno P 19 Determinazione dei carichi termici • Carichi termici delle persone presenti nel locale: – Due componenti: calore latente e calore sensibile; – Il peso relativo dei due termini dipende dal tipo di attività svolta e dalle condizioni dell’ambiente. Calore sensibile Calore latente Sudorazione [kcal/h] [kcal/h] [g/h] leggera 45 80 150 pesante 110 260 450 Attività 20 Determinazione dei carichi termici • Immissione di vapore nel locale. – Nel caso vi sia immissione di vapore nel locale ad una temperatura superiore a quella dell’ambiente, l’entalpia totale del vapore i = 595 + 0,48 · Tvap si divide in due contributi: • Contributo sensibile = 0,48·(Tvap – Tamb ); • Contributo latente = 595 + 0,48 · Tamb. Evaporazione a 0 °C Riscaldamento fino a Tamb 21 Impianto di condizionamento • • • • • • • • • • Stato 1: stato dell’aria all’interno del locale Stato 2: stato dell’aria trattata dalla centralina di condizionamento e immessa nel locale Stato 3: stato dell’aria esterna Stato 4: stato dell’aria in ingresso alla centralina W: portata di vapore in ingresso al locale i: entalpia del vapore in ingresso (sensibile + latente) Qs: calore sensibile in ingresso al locale W’: portata di vapore in uscita dalla centralina i’: entalpia del vapore in uscita Q’s: calore sensibile asportato dalla centralina Wi QS P3 , t 1 , x1 PR, t 1 , x1 t1 , x1 P2 , t 2 , x2 P2 , t 4 , x4 W' i' Q’S P3 , t 3 , x3 22 Dimensionamento di un impianto Caso estivo: tutti le grandezze sono positive Wi QS P3 , t 1 , x1 PR, t 1 , x1 t1 , x1 P2 , t 2 , x2 P2 , t 4 , x4 W' i' Q’S P3 , t 3 , x3 Dati di input: t1, x1, i1, W, i, Qs, t3, x3, i3 Variabili decisionali: P2, PR, P3, x2, i2, Q’s, W’, i’ ⇒ (?!?) 23 Dimensionamento di un impianto Otto incognite ⇒ otto equazioni 1. È nota l’entalpia i dell’acqua uscente dalla centralina 2. Bilancio di portata P ,t , x 3. Bilancio di entalpia per il locale 4. Bilancio di umidità del locale P ,t , x 5. Bilancio di entalpia del sistema 6. Bilancio di umidità del sistema 7. … non ce l’ho??? 8. … ne manca un’altra?!? 3 R 1 1 Wi QS 1 1 t1 , x1 P2 , t 2 , x2 P2 , t 4 , x4 W' i' Q’S P3 , t 3 , x3 24 Dimensionamento di un impianto Otto incognite ⇒ otto equazioni 1. In realtà l’entalpia i dell’acqua uscente dalla centralina è pressoché nota, dal momento che la condensa si trova intorno alla temperatura di rugiada propria del locale condizionato (di solito 16°C): i’ ≈ 16kcal/kg; 2. Bilancio di portata in uscita dal locale: P2 = PR + P3 3. Bilancio di potenza per il locale: P2 ⋅ i2 + W ⋅ i + Qs - P2 ⋅ i1 = 0 25 Dimensionamento di un impianto 4. Bilancio di umidità del locale: P2 ⋅ x2 + W - P2 ⋅ x1 = 0 5. Bilancio di potenza del sistema locale+centralina: P3 ⋅ i3 + Qs + W ⋅ i - Q’s - W’ ⋅ i’ - P 3 ⋅ i1 = 0 6. Bilancio di umidità del sistema locale+centralina: P3 ⋅ x3 + W - W’ - P3 ⋅ x1 = 0 26 Dimensionamento di un impianto 7. Minimizzazione della potenza frigorifera della centralina: min {Q’s + W’ ⋅ i’} 8. Minimizzazione della portata d’aria: min {P2} 27 Dimensionamento di un impianto Ragioniamo: Minimizzare la potenza frigorifera vuol dire: min (Qs’ + W’ ⋅i’) = vedi eq. 5 = = min (Qs + W ⋅ i + P3 ⋅ (i3-i1) ) Pertanto sarei portato a minimizzare P3 , come succede sui climatizzatori automatici delle auto. Così facendo, però, non avrei propriamente un ambiente “altissimo, purissimo, levissimo”... 28 Dimensionamento di un impianto Si procede allora in questo modo: dato il locale da condizionare, si definiscono, per qualsiasi agente inquinante j (es. anidride carbonica): • Il tasso di produzione dell’agente j internamente al locale: Pj; • Il limite ammissibile di concentrazione dell’agente j nel locale: αj-1; • Il tenore dell’agente j nell’aria esterna: α j-3; In questo modo, con un semplice bilancio, e supponendo che αj-3 < αj-1, si ottiene il valore minimo della portata P 3 da espellere. P3 ⋅ αj-3 - P3 ⋅ αj-1 + Pj = 0 P3 ≥ α1 − Pj j −α3 − ⇒ P 3 = maxj ( j P3 ⋅ αj-3 α1 − Pj j −α3 − Pj ) j P3 ⋅ αj-1 Modo pratico: dai P 3/PR 29 Dimensionamento di un impianto Continuiamo a ragionare: minimizzare la portata P2 equivale a: cfr. eq. 3: P2 ⋅ i2 + W ⋅ i + Qs - P2 ⋅ i1 = 0 min ( P 2 = Qs + W ⋅ i ) ∆i1− 2 Quindi sarei portato a massimizzare il ∆i1-2, ovvero a miminimizzare l’entalpia i2. Così facendo, però, immetterei nel locale da condizionare aria freddissima e secchissima, ovvero in condizioni “polari”... 30 Dimensionamento di un impianto Pertanto si determina, sulla base di fattori legati a: • Attività di lavoro; • Abbigliamento degli occupanti del locale; • Stagione, ecc. un massimo differenziale di temperatura tra aria immessa ed aria presente nel locale (T1-T2) che, in caso estivo, ad esempio, non può superare i 10°C. In questo modo si limita superiormente il ∆T. Questo sembra lasciare ancora un grado di libertà, poiché, a data temperatura T2 dell’aria da immettere, corrispondono infiniti valori di entalpia i2... 31 Dimensionamento di un impianto … in funzione dell’umidità dell’aria che immetto. Cosa faccio: immetto aria secchissima? No, perché in realtà sono vincolato, in questa scelta, dai carichi latenti che entrano nel locale e che io devo opportunamente eliminare. Dal rapporto tra il bilancio di entalpia (3) e di umidità (4) del locale infatti si ottiene: P2 ⋅ i2 + W ⋅ i + Qs - P2 ⋅ i1 = 0 P2 ⋅ x2 + W - P2 ⋅ x1 = 0 ∆i1−2 Qs = +i ∆x1− 2 W ossia il rapporto tra variazione di entalpia e di umidità che l’aria condizionata subisce passando nel locale dipende esclusivamente dai carichi termici del locale!!! 32 Dimensionamento di un impianto Ciò implica che le condizioni entalpiche del punto 2 non possono essere scelte a caso. Per ciascuna unità di massa, l’aria da immettere nel locale, sotto gli effetti dei carichi termici agenti nel locale, deve subire una trasformazione che soddisfi l’equazione prima ricavata. ∆i1−2 Qs = +i ∆x1− 2 W Introduciamo il diagramma di Mollier per capire quello che succede: T,i 3 1 Diagramma di Mollier ∆T 4 2 33 x Dimensionamento di un impianto Chiudendo il ciclo: T, i 3 4 1 ∆T 2 4’ 5 Diagramma di Mollier x (1-3) → 4: miscelamento adiabatico; 4 → 4’: raffreddamento & saturazione isobarica; 4’ → 5: deumidificazione isobarica 5 → 2: post-riscaldamento 2 → 1: mescolamento + carichi termici del locale 34 Dimensionamento di un impianto Questo metodo è molto chiaro… ma come traccio praticamente sul diagramma di Mollier l’inclinazione della retta che esprime il vincolo ∆i1−2 Qs = +i ∆x1− 2 W ?!? Vediamo se con il diagramma di Carrier la situazione si fa più pratica. 3 x 4 Diagramma di Carrier 1 2 ∆T T 35 Dimensionamento di un impianto Nel diagramma di Carrier si definisce un analogo rapporto, detto fattore termico Rt: Q Rt = s Qs + Ql <1 Il fattore termico ed il rapporto prima visto sono parenti stretti, infatti... Nella 2-1 ogni unità di massa deve annullare esattamente i carichi totali qs + ql Qs + Ql ∆i1− 2 ∆i1−2 1 =r =r =r =r ∆x1− 2 r ∆x1− 2 ql Ql 1 − Rt Il rapporto ∆i/∆x o, indifferentemente, il fattore termico R t consentono di tracciare la pendenza della retta di trasformazione 2-1 nei diagrammi di Mollier e Carrier. 36 Dimensionamento di un impianto Chiudendo il ciclo nel piano di Carrier, il tracciamento della retta della pendenza della trasformazione 1-2 è facilitata da un apposito diagrammino: 3 x 4 4’ Diagramma di Carrier 1 5 1 2 ∆T +0.65 T (1-3) → 4: miscelamento adiabatico; 4 → 4’: raffreddamento & saturazione isobarica; 4’ → 5: deumidificazione isobarica 5 → 2: post-riscaldamento 2 → 1: mescolamento + carichi termici del locale -∞ 0 Fatto! 37 Dimensionamento di un impianto In inverno l’aria esterna è più fredda e più secca di quella interna al locale. In funzione dei carichi Qs e W·i, l’aria da immettere deve essere più calda e più secca di quella interna. Quindi dovrò riscaldarla e... umidificarla. Ma questa non è una novità.... Diagramma di Mollier h= cos t 1 1 t cos 4 2 h= ∆T x 5 T,h Diagramma psicrometrico 2 3 5 4 3 x (1-3) → 4: 4 → 5: 5 → 2: 2 → 1: ∆T miscelamento adiabatico; riscaldamento umidificazione isoentalpica mescolamento + carichi termici del locale T 38 Dimensionamento di un impianto METODOLOGIA 1: 1. Determinare le condizioni microclimatiche obiettivo (punto 1); 2. Determinare le condizioni esterne (punto 3); 3. Calcolo dei carichi termici (QS e QL); 4. Calcolo portata di rinnovo P 3 (cfr. minimizz. potenzialità); 5. Determinazione di T2 da ∆T massimo ammesso (cfr. minimizz. portata); 6. Risolvere il seguente sistema di equazioni: P2 ⋅ i2 + W ⋅ i + Qs - P2 ⋅ i1 = 0 P2 ⋅ x2 + W - P2 ⋅ x1 = 0 i2 = 0,24·t2 + x2 ·(595 + 0.48·t2) 7. Ricavare la portata P R (cfr. Eq. 2, P2 = PR + P 3); 8. Ricavare le caratteristiche del punto P 4… (to be continued) 39 Dimensionamento di un impianto x 3 4 4’ 5 1 2 T P3·i3+PR ·i1= (PR +P3)·i4 = P2·i4 a/b = PR /P3 P3·x3+PR ·x1= (PR +P3)·x4 = P2·x4 (t4-t1) / (t3-t4) = P R /P3 9. Calcolo potenzialità frigorifera: (Q’S +i’·W’) = P 2 ·(i4-i5) 40 Dimensionamento di un impianto La metodologia prima vista si complica leggermente al passo 6, quando è necessario risolvere un sistema di 3 equazioni in 3 incognite. Per quel passo, è però possibile individuare una “strada alternativa”, che è la seguente… 6. Calcolo della retta del fattore termico; 6’. Determinazione dello stato dell’aria in ingresso nel locale (punto 2), tramite intersezione con limite ∆Tmax; x 3 4 4’ 5 1 2 ∆T T 41 Dimensionamento di un impianto 6. Calcolo della retta del fattore termico; 6’. Determinazione dello stato dell’aria in ingresso nel locale (punto 2), tramite intersezione con limite ∆Tmax; 6’’. Ricavare la portata elaborata in centralina P2. P2 ⋅ i2 + Qtot - P2 ⋅ i1 = 0 P2 ⋅ x2 + W - P2 ⋅ x1 = 0 P2 = Qs ? Tmax · Cpas 0,24 kcal/kg 42 Schema dettagliato di impianto P2 P3 P3 PR Batteria di Batteria di post riscaldo Plenum riscaldo Raffreddatore (inverno) Silenziatore Umidificatore Filtro (inverno) Ventilatore P2 (2) P2 (4) Centr. term. a da a da Centr. frig. da Centr. a term. 43