Hegel - G. Lombardo Radice

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Hegel
Nasce in Germania nel 1770. La figura di Hegel è legata ad un pensatore grego che
aveva in qualche modo definito la realtà nel modo con cui l’immagina Hegel:
Eraclito. Secondo Eraclito la realtà è una dimensione in equilibrio instabile: il logos,
la legge universale che governa la realtà, è costituito dalla sintesi di un equilibrio tra
gli opposti; dirà Eraclito: << Uguale vecchio e giovane,uguale scendere e
salire,uguale freddo e caldo…>>. Inoltre termini la “guerra tra gli opposti” è ciò che
regola tutta la realtà, che viene anche paragonata ad un arco il cui equilibrio
rappresenta meglio di qualunque altra immagine l’idea della realtà; come equilibrio
tra opposti che diviene “e che si esprime nel mutamento”: un uomo non potrà mai
bagnarsi due volte nelle acque dello stesso fiume! PANTAREI, tutto scorre, tutto
diviene, tutto cambia dirà Eraclito. In realtà il motivo dominante della filosofia
Hegeliana sarà il divenire della realtà e il fatto che la forma di questo divenire è tutta
conoscibile dall’uomo perché la storia. L’essenza profonda della realtà è la storia e
tutto ciò che rappresenta la storia è il farsi dello spirito. Non c’è discontinuità tra lo
spirito, inteso come principio spirituale, nel suo svolgersi Hegel ricorre spesso alla
parola spirito per definire il principio che costituisce tutta la realtà, che non è solo
trascendenza ma che si realizza come immanenza dentro la realtà stessa. L’idea dello
spirito Hegeliano è simile all’idea del principio, dell’archè dei greci e in particolare
del logos (legge) eracliteo. Spesso Hegel chiama assoluto lo spirito e anche in altri
modi: tale termine non è Dio della tradizione teologica ma è la forma logica
immanente (interna) alla realtà stessa. Questa concezione viene ad essere espressa
con la celebre frase << per cui ciò che è razionale e reale e ciò che è reale è
razione>>. Ciò che unisce la filosofia di Eraclito con quella di Hegel è che la realtà è
retta da una legge intrinsecamente razionale. La filosofia appare ad Hegel come il
momento nel quale lo spirito assoluto assume consapevolezza della propria legge e
del proprio svolgimento. Il filosofo è colui che permette allo spirito assoluto di
prendere la parola, di svelarsi, di potersi determinare. Lo svolgimento della realtà
coincide esattamente con lo svolgimento dello spirito ed il campo di questo
svolgimento è la storia. Il rapporto tra Hegel ed il suo tempo, nonché i primi suoi
scritti testimoniano l’interesse nuovo che rappresenta la sua filosofia. Nei rapporti
con la rivoluzione francese, dunque con l’illuminismo, furono positivi. Si narra che
Hegel piantò un albero che chiamò albero della libertà, alla notizia dell’esplosione
della rivoluziona francese. Il motivo di tale entusiasmo fu che l0illuminismo con il
suo richiamo alla ragione, alla razionalità rappresentava per Hegel il trionfo della
ragione del momento più alto della storia dell’istanza razionale. Sembrò ad Hegel che
finalmente il corso delle faccende umane si concludeva con una “splendida aurora”
per l’umanità. Diversi anni dopo Hegel ritornò su questo interpretazione affermando
che l’Illuminismo aveva finito per assolutizzare la libertà e tale assolutizzazione era
diventata arbitrio della soggettività motivo per il quale la rivoluzione francese era
andata a finire nel “terrore giacobino”. Comunque Hegel rimase sempre
positivamente impressionato dal fatto che la ragione fosse stata storicamente
chiamata a definire un mondo nuovo. Anche il suo rapporto con Kant, con il quale la
cultura tedesca doveva fare i conti, fu un rapporto in qualche modo positivo secondo
Hegel Kant aveva dato al soggetto la capacità di osservare in un certo modo la realtà;
ammira di Kant la definizione della ragion pratica come assoluta determinazione di
un’etica del dovere; tuttavia contesta a Kant l’uso riduttivo della ragione. Dirà Hegel
che porre limiti alla ragione è come affermare che una persona non sa nuotare prima
di averla buttata in acqua. Pieno accordo sull’intelletto che serve a limitare e
specificare!Nessun accordo sulla ragione che viene limitata, dirà Hegel, dalla
filosofia kantiana che si pone così come la filosofia del limite.
Anche il rapporto con il romanticismo fu un rapporto complesso! Nicola Abbagnano
ha rilevato che in Hegel vi è una forte componente romantica perché la ragione tende
a cogliere nel suo sviluppo l’infinito, la totalità. Ma la critica più recente ha notato
che l’idea dell’infinito hegeliano come totalità di tutto il processo dello Spirito è
un’idea illuministica e panlogistica( unione dei fatti reali attraverso dei nessi
necessari) piuttosto che romantica. La polemica di Hegel contro la “ pappa del
cuore”, la sensuct, rende esplicita la sua opposizione a quanto di vago e indeterminato
vi è nel romanticismo. Per Hegel la ragione è ragione dialettica vale a dire essa sa
riconoscere le opposizioni nelle quali si rivela la realtà ( es: bene e male, finito e
infinito) e sa superarle perché per Hegel il sistema della realtà è indifferenziato e le
differenze non solo non scompaiono ma caratterizzano la trama stessa, l’essenza
stessa, della realtà. Egli dirà infatti “ il vero è l’intero”. La sensuct (nostalgia) è la
categoria del romanticismo intesa come nostalgia inappagabile per un passato ormai
inattingibile dove si immagina che determinati aspirazioni dell’animo umano si sono
realizzate. Dunque nulla più lontano dall’idea della ragione dialettica che percepisce
gli aspetti opposti della realtà stessa. La realtà è storia e la ragione è autocoscienza(
consapevolezza) dell’assoluto. Tutto ciò che è reale è razionale e la ragione dialettica
comprende e sa superare le contraddizioni.
Negli scritti giovanili sulla religione( sono stati rintracciati nel 1906) si ha un primo
approccio di Hegel a quello che sarà il suo sistema. Secondo Hegel la religione è tale
quando individua e identifica la condizione di tutto un popolo, cioè è sostanza etica.
Un es. di tale modo di essere della religione Hegel lo individua nella religione dei
greci che, indipendentemente dalla divisione politica della Grecia, unificava tutta la
cultura e rappresentava l’ethos di tutto il popolo. Con il cristianesimo si stabilizza il
rapporto tra uomo e Dio sotto la forma “ dell’amore “.
Il rapporto di amore tra uomo e Dio permette all’assoluto di superare tutte le
opposizioni tra l’uomo e la divinità e tra uomo e uomo.
Negli ultimi scritti giovanili sulla religione Hegel considera la religione come
sentimento dell’unità del finito con l’infinito, come mezzo per superare la limitatezza
umana ed elevare l’uomo da una vita finita ad una infinita. Questi scritti sono
rilevanti perché nelle opere della maturità Hegel attribuirà alla filosofia la funzione di
conciliare i termini finiti dello spirito umano alla comprensione dell’infinito come
assoluto.
Secondo Hegel la filosofia origina certamente dall’irripetibile specificità dello spirito
umano ma in particolare essa si determina “ dalla scissione dalla quale procede il
sistema. La scissione è la fonte del bisogno della filosofia”. La funzione del pensiero
filosofico risulta allora quella di unificare la molteplicità del reale in una sintesi
razionale. La ragione inizia il suo processo dalla presenza di cose scisse, separate! In
ogni caso le scissioni della realtà caratterizzano la vita perché: “ la scissione
necessaria è un fattore della vita”.
Un esempio di tale scissione è la soggettività e l’oggettività, il finito l’infinito etc..La
ragione deve ricomporre le scissioni e la sua funzione è sintetica mentre quella
dell’intelletto è analitica perché separa le cose al fine di comprenderle meglio.
Qualche secolo dopo il maggior rappresentante della filosofia in America, John
Dewey, dirà che il pensiero stesso nasce dalla presenza di un mondo scisso,
disorganico e caotico a cui dobbiamo mettere ordine. Per Hegel il pensiero filosofico
nasce dal bisogno di riunificare le scissioni presenti nella realtà storica di una civiltà
che percepisce in sé dei conflitti incomponibili! Quando il tessuto unitario di una
civiltà appare lacerato e scisso dall’eccessiva analisi dell’intelletto e la scienza e il
sapere si frantumano in tanti canali di conoscenza specialistica e viene perso di vista
il senso dell’insieme emerge la filosofia ed il suo desiderio di sintesi. Attraverso la
filosofia la ragione riannoda i diversi aspetti della realtà “ e si eleva come potenza
dell’unificazione”. Nella ricerca di questo processo si unificazione la ragione agisce
in modo nuovo: in modo dialettico!
Tale modalità permette di superare la scissione mediante un processo triadico di tesi,
antitesi e sintesi. Cerchiamo di chiarire tale procedimento fondamentale per
comprendere la filosofia hegeliana. Per la ragione dialettica nessun elemento
particolare può essere considerato in sé: “il vero è l’intero”. Ciò che è scisso, diviso,
scollato dall’insieme delle trame della realtà è astratto. Viceversa è concreto ciò che è
cresciuto insieme, in un insieme di relazioni, che fa parte di un contesto di relazioni.
In termini semplificati possiamo dire che Hegel ritiene gli oggetti che ci circondano (
ad es: questa penna, questo tavolo etc..) elementi astratti perché risultano
singolarmente scissi da ogni rapporto organico. Se li consideriamo integrati in un
insieme, ad es. come parti di questa nostra classe, essi risultano concreti. La funzione
della ragione dialettica è di procedere a questa operazione di riunificazione. Hegel
definirà la ragione: “ come la certezza della coscienza di essere ogni realtà”, per cui
la ragione e la realtà sono un’unica cosa (panlogismo). La frase “ tutto ciò che è reale
è razionale e tutto ciò che è razionale è reale” significa che tra la realtà e il pensiero
non vi è nessuna differenza e che la ragione vede nella realtà se stessa ed il proprio
processo. La filosofia è la narrazione dell’odissea della ragione e della realtà. Dal
momento però che la realtà è mutamento la ragione è dialettica cioè sforzo di
riunificare la molteplicità. Essa coglie se stessa come elemento (tesi); la realtà come
scissione (antitesi); ed infine essa ricompone tale scissione in una nuova sintesi che
ingloba sia la tesi che l’antitesi in una nuova forma (sintesi). In altri termini la
ragione si determina come consapevolezza di sé (tesi); tale consapevolezza viene
negata nel mondo fuori di sé (antitesi) ed infine la ragione ricompone questa scissione
in una nuova sintesi nella quale il primo ed il secondo momento vengono ricompresi
e superati. Superati non significa affatto annullati! Aristotele nella sua logica aveva
affermato che il giudizio poteva formarsi grazie al principio di identità, a quello di
non contraddizione e del terzo escluso. Hegel ribalta tale concezione affermando che
è “la contraddizione” che muove il processo della ragione. Egli usa un termine
presente nella lingua tedesca, Aufhbedung che ha un doppio significato: togliere e
conservare! Ebbene ciò che viene negato, l’antitesi (la differenzazione), viene
conservato nella sintesi. Non risulta facile fare un esempio concreto ma se
dovessimo provarci potremmo immaginare così il processo della dialettica hegeliana.
Ad es. penso che questa penna scrive bene! (tesi). Poi ho un dubbio e provo pure altre
penne (antitesi); da ultimo affermo che questa penna scrive discretamente bene
perché mi sono accorto che alcune penne scrivono meglio di lei ed altre molto
peggio(antitesi).
Tutto questo, apparentemente, contorto ragionamento ha reso la mia penna concreta
perché è stata inserita in una trama di relazioni; ho affermato una cosa che poi ho
negato; infine sono pervenuto ad una nuova sintesi nella quale ho conservato ed ho
tolto quanto affermato e negato nella tesi e nell’antitesi. Dunque nella logica della
ragione dialettica mi trovo a negare ciò che ho affermato ed il principio di non
contraddizione aristotelico non funziona più. Secondo Hegel il pensiero filosofico è
“il sistema”. Dirà nell’introduzione alla Fenomenologia dello spirito: << la vera
forma in cui la verità esiste può essere solo il sistema scientifico di essa>>. Si dovrà
dunque esporre il sistema per descrivere la sua forma scientifica. La Fenomenologia
dello spirito è il sistema della filosofia hegeliana.
L’opera più importante di Hegel (1807) è la Fenomenologia dello spirito. Siccome
l’editore pubblicò l’opera con alcuni mesi di ritardo Hegel scrisse una prefazione che
finisce per riassumere e semplificare l’opera stessa diventando così il riassunto di
tutto il percorso della filosofia hegeliana. La Fenomenologia è la sintesi della scienza
dello Spirito assoluto se per scienza si intende la coscienza dello sviluppo della realtà
così come la intendeva Hegel. La Fenomenologia descrive le fasi attraverso cui si
sviluppa, nella coscienza dell’umanità la consapevolezza filosofica. Essa si svolge a
partire dal percorso della coscienza individuale, nella varietà della condizioni storico
culturali che si determinano in seguito alle manifestazioni dello spirito (fenomeni).
Sul piano storico Hegel individua delle figure topiche che sono cioè forme spirituali
rese concrete nel processo della storia. L’operazione è un racconto di come lo Spirito
assoluto si specifica nella storia con alcune figure particolari che scandiscono cioè
un’epoca. Descrivendo il cammino della coscienza umana Hegel vuole individuare i
momenti essenziali, i passaggi nucleari nei quali si è storicamente realizzato il
movimento della ragione, il progresso dello spirito: rapporto tra lo sviluppo dello
spirito nella coscienza e le forme storiche in cui tale sviluppo si è concretizzato. Così
come ha scritto Guido de Ruggero la Fenomenologia appare come un viaggio di
esplorazione attraverso tutto il territorio della coscienza non solo teoretica, ma anche
morale, sociale, politica e religiosa. Il movimento della coscienza comincia con il
desiderio. Il desiderio spezza l’unità della coscienza dando inizio al “movimento”. Il
movimento della coscienza messo in moto dal desiderio è “la sensazione” con cui
avvertiamo la presenza di una molteplicità di oggetti attorno a noi. Tali oggetti
appaiono dipendere dalla coscienza soggettiva e non forniscono una conoscenza
sicura. La coscienza passa allora alla “percezione” che è un livello di consapevolezza
maggiore dell’oggetto. Ma la cosa è una mentre le sue proprietà sono molteplici (
bianco, dolce, solido): o abbiamo la cognizione dell’unità o della molteplicità. La
coscienza infatti passa oltre all’intelletto e cerca l’universale oltre il particolare. Ma
l’universale, il noumeno kantiano, non può essere rappresentato dal particolare
fenomenico. La coscienza così si trova imbrigliata in contraddizione dalle quali può
uscire ripiegando su se stessa, cogliendosi come soggetto di quelle rappresentazioni:
si trasforma così in consapevolezza di sé, autocoscienza.
L’autocoscienza assume un connotato operativo,diventa comportamento
pratico,sforzi di emancipazione. L’ autocoscienza si presenta allora come
impulso,come desiderio di ottenere un oggetto per soddisfare un bisogno. Ma essere
coscienza di sé implica la coscienza dell’esistenza dall’altro e questo si presenta
come adulterità, come qualcosa di diverso che nega la nostra individualità. La
coscienza dell’altro si pone allora come differenzazione come conflitto che come
opposizione. Ogni soggetto nell’opporsi all’alterità teme di essere sconfitto e di dover
soccombere fisicamente. Si può allora decidere di abbandonare la lotta e di
sottomettersi diventando subordinato:schiavo! E’ già capitato nella storia degli
individui e dei popoli!Nasce così la dialettica servo-padrone:quest’epoca della
ragione è caratterizzata dall’antichità,dalla civiltà greco-romana. Uno dei due, il
padrone, gode;viceversa il servo soddisfa i bisogni del padrone e subisce. Ma il servo
attraverso il lavoro modifica la natura e afferma la sua indipendenza verso la natura e
così la umanizza. Il padrone invece dipende totalmente dal servo e il rapporto finisce
per invertirsi:attraverso il lavoro il servo si è emancipato mentre il padrone si è
schiavizzato nella sua indipendenza. Il servo viene chiamato da Hegel la negazione
della negazione perché dopo essere stato ambientato egli è riuscito ad emanciparsi nel
lavoro e ad imporsi sul padrone che dipende da lui. Con l’inversione del rapporto di
indipendenza nasce una nuova epoca nella storia dello spirito. Si apre un periodo
caratterizzato dalla liberazione che comunque è una liberazione spirituale. Tale
liberazione avviene attraverso passaggi emblematici o figure storico-culturali che
individuano un periodo storico alla cultura che lo rappresenta. Il primo momento è
costituito dallo stoicismo. Lo stoicismo rappresenta la liberazione dell’io perché il
filosofo stoico ritiene essere libero dai vincoli della natura e di poter gestire la propria
vita attraverso la volontà. La liberazione dello stoicismo è la liberazione
dell’asservimento alla natura. La seconda figura storica è lo scetticismo nello
scetticismo che estende il dubbioso sul tutto il mondo stesso viene messo in
parentesi(epoche) e la liberazione della dimensione naturale e totale. L’ultimo
momento è rappresentato dalla figura, la coscienza infelice che esprime una dolorosa
consapevolezza della separazione tra finito e infinito, tra l’uomo e Dio. Si tratta di un
momento storico,il Medioevo,nel quale l’uomo cerca di innalzarsi a Dio sia attraverso
la sua spirituale spiritualità;sia attraverso i monumenti delle cattedrali che spingono
verso l’altro le loro volte come a sollecitare l’essere umano verso l’alto. La coscienza
infelice cerca questo recupero di Dio ma ha una dolorosa consapevolezza della
separazione tra la creatura e Dio,tra il finito e l’infinito. Conclusesi con la coscienza
infelice la storia dell’autocoscienza la stessa è consapevole che deve assumere la
forma della ragione. La ragione è l’autocoscienza che si è determinata per cui
comincia l’esplorazione della realtà. In questa prospettiva la ragione si è determinata
come ragione osservativa che denota la nascita della scienza e la perdita del senso
della propria dimensione spirituale,è questo il periodo dell’Umanesimo e del
Rinascimento dove le scoperte della scienza danno un potere attivo e costruttivo alla
civiltà umana. Ma la ragione osservativa passa dalla natura che è andata modificando
alla necessità dell’agire morale. Comincia così il ciclo della ricerca di una morale
che diventa ragione attiva protesa a realizzare l’ambito della morale. Ragione,
ragione osservativa e ragione attiva rappresentano la triade dialettica della ragione.
Giunti alla ragione l’assoluto ha compiuto una parte piuttosto vasta della totalità
storica.
LOGICA
Essere
Essenza
Concetto
Non Essere
Fenomeno
Giudizio
NATURA
Meccanica
Fisica
SPIRITO soggettivo
Divenire
Realtà esterna
Sillogismo
Organica
anima, coscienza, ragione
Oggettivo
diritto, moralità, costume
Assoluto
arte, religione, filosofia
Si può concludere che nella fenomenologia Hegel sviluppa il percorso della ragione
attraverso la fondazione di momenti storico-culturali e figure emblematiche che
procedono ad una determinazione della ragione. Lo schema è quello della ragione
dialettica attraverso i ritmi trinitari con i quali la ragione conserva e supera i vari
momenti. E’ sempre necessario tenere presente che la ragione non è un elemento
estraneo alla realtà ma la parte di questa: la ragione è la stessa realtà. Questo schema
generale informa di sé tutta la realtà: quella del pensiero e quella della natura perché
fra i due non vi è nessuna differenza; anzi la natura è una estrinsecazione (modalità)
del pensiero stesso. A sua volta il pensiero filosofico si esplica attraverso dei ritmi
trinitari dei quali ogni passaggio è sempre di tre scalini nei quali il pensiero si pone, si
nega e poi si determina. Nell’enciclopedia delle “Scienze filosofiche” Hegel
determina la stessa struttura di svolgimento della ragione indicandola con il termine
di assoluto. Il processo fondamentale che compendia dentro di sé tutti gli altri è
quello che muove dalla logica alla natura allo spirito. Logica, natura e spirito
costituiscono la triade suprema e le tre tappe fondamentali dell’esplicarsi del
pensiero. L’enciclopedia è divisa in tre parti: la logica o scienza dell’idea in sé e per
sé ossia del pensiero nel suo astratto porsi. La filosofia della natura scienza dell’idea
dell’assoluto che si nega nella sua astratta universalità e si determina fuori di sé come
la natura. Infine la filosofia dello spirito che è la scienza dell’idea nel suo ritorno a se
stessa dopo aver abolito i primi due momenti riaffermandoli e fondendoli nello
spirito. Nella logica il pensiero è considerato nella sua pura attività logica che
coinvolgerà poi tutte le altre attività. L’attività logica comprende un processo
trinitario che inizia con il porsi dell’essere come puro pensiero indeterminato; ma
subito dopo l’essere si nega questa sua astratta cognizione e vuole determinarsi dando
così luogo all’essenza che è appunto un essere determinato. Essere ed essenza si
fondano nel concetto che è la specificazione universalizzata dell’essere e
dell’essenza. Ciascuno di questi tre momenti del processo comprende a sua volta un
processo trinitario. Al porsi indeterminato dell’essere occorre un non essere che
limita l’indeterminatezza dell’essere. Essere e non essere si congiungono nel divenire
che è la forma dell’essere nel suo porsi e nel farsi in modo dinamico diverso da sé.
L’essenza nega la sua genericità realizzandosi come apparenza di ciò che è la realtà;
essenza e fenomeno si fondano nella realtà esterna. Ciò che non vediamo circondarci
è il sesto movimento dell’assoluto che si è determinato. Infine il concetto si nega che
la sua astratta universalità e diviene giudizio infine si fondano nel sillogismo che è
una catena concreta e generale di giudizi dove il concetto trova una sua specificità e
una sua determinazione. Il ritmo dell’assoluto si è determinato come esperienza
storica a partire dall’estrazione più generale dell’essere. Tuttavia il pensiero
attuandosi nel processo logico è rimasto in una sua astratta universalità. Deve
determinarsi estrinsecando in forme particolari specifiche diviene allora natura. In
quanto il pensiero nega la sua universalità ideale per porsi come pura materialità la
natura è meccanica. In quanto nega la pura materialità per specificarsi nei particolari
essa è fisica. Riassumere i due momenti è importante perché la natura da meccanica a
fisica esegue un passaggio fondamentale: la natura è organica perché nell’organismo
gli elementi particolari si coordinano in vista di una fine. Tale fine rappresenta
l’assoluto nel suo processo d’alienazione (uscita da se stessa) dalle pure forme
dell’essere all’organismo biologico. Ma l’organismo biologico ha un suo destino
limitato: muore. L’assoluto non ha raggiunto nemmeno nella natura la sua finalità.
Comincia l’ultima parte dell’opera. Abbiamo visto ch il pensiero acquista coscienza
di sé. La sua essenza è “ la libertà”. E la sua capacità di definire la propria necessità.
Lo spirito realizza allora un ultimo movimento trinitario: soggettivo, oggettivo,
assoluto. Nel momento della soggettività esso si determina come elemento
massimamente spirituale cioè come anima individuale, nega questa indeterminazione
nella consapevolezza della coscienza ed infine riassume questi due momenti nella
ragione. Nel secondo momento lo stimolo assume un’oggettività, vale a dire una
specificità nella storia umana. Avremo allora diritto, con cui lo spirito oggettivo
diventa legge di comunità, ma la legge di una comunità è un fatto generico che deve
specificarsi in concrete azioni: avremo allora la moralità. Infine nel terzo momento il
diritto e la moralità si fondano nel costume che è ETHOS di tutto un popolo e
addirittura delle varie civiltà. Nel suo percorso ha negato la propria soggettività in
un’oggettività che è arrivata fino all’ETHOS ( sostanza etica). Ma occorre un ultimo
momento nel quale lo spirito ritrova finalmente se stesso. Tale ritorno in se stesso lo
spirito lo compie in altri tre ritmi trinitari. Esso si pone come esperienza di forme
pure ed ideali che costellano la storia del genere umano, ed è arte! Si nega nella
religione che è poi il sentimento elevato a valore assoluto! E infine afferma se stesso
concludendo il ciclo come sapore assoluto, come filosofia. Dirà Hegel che la filosofia
è come la nottola di Minerva che si sveglia e comincia a volare, quando il giorno è
finito, quando tutto si è concluso. La filosofia è sapere assoluto perché rintraccia
ripercorrendole, le fasi dello spirito assoluto attraverso la storia. La filosofia è proprio
questo venire alla luce del percorso della civiltà e della conoscenza.
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