Marcello De Carli Scuola di Architettura del Politecnico di Milano Lezioni INVOLUCRO UNA BELLA FIGURA Architettura 4 06/01/2013 Aggiornamento marzo 2014 EDIFICI PER LE ISTITUZIONI NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA Indice 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8 9. 10. 11. 12. 13. 14 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. SUOLO, SCHELETRO, INVOLUCRO LO STUDIO DELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: ZOO E CAPRICCIO DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA CRITERI PER ORDINARE REPERTORI DI FIGURE TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO, CORPO, CORONAMENTO IL CONTORNO DELLA FIGURA ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, PROPORZIONI PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, LOGGE PORTALI, CORPO, PIANO CORONAMENTO DI ORDINE GIGANTE MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 1 MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI – 2 MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI – 3 MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 1 MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 2 MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 3 MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 4 MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 5 MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE 2 EDIFICI PER LE ISTITUZIONI NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA Indice 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 1 RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 2 RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 3 RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI – 4 CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO – 1 CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO – 2 CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI CASA DI CASE – 1 CASA DI CASE – 2 PORTALI – 1 PORTALI – 2 RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI ARCHITETTURA MURARIA. MERLATURE ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. – 1 ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. – 2 PARTIZIONE VERTICALE PARTIZIONE VERTICALE. BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE PARTIZIONE VERTICALE . SERIE PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE - 1. CORTINA DI CASE GOTICHE E REINTERPRETAZIONI PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE - 2 PARTIZIONE VERTICALE. CASTELLI E CASE MECCANO COSTRUTTIVISTA 1 MECCANO COSTRUTTIVISTA 2 IL FOGLIO DIVENTA VOLUME CITTÀ ANALOGA. VARIAZIONI 3 UNA BELLA FIGURA 1. SUOLO SCHELETRO INVOLUCRO Trovo questa classificazione comoda per descrivere le parti degli edifici: il suolo, lo scheletro e l’involucro. Il suolo (la superficie su cui ci posiamo, ai diversi piani) è figlio della forza di gravità. L’involucro confina lo spazio, per creare microclima e protezione. È fatto da pareti e coperture, che a volte coincidono. Le coperture possono fungere anche da suolo. Lo scheletro sostiene il suolo (quando il suolo non è appoggiato per terra) e l’involucro. Contrasta la forza di gravità e le altre forze della natura (vento, terremoti, ecc.). A volte lo scheletro coincide col suolo e/o con l’involucro (esoscheletro). In questa lezione mi occupo dell’involucro esterno dell’edificio, quello che separa lo spazio interno dell’edificio, climatizzato e protetto, dallo spazio esterno. In particolare mi occupo della figura dell’involucro esterno: come l’involucro esterno appare alla vista di chi sta fuori. UNA BELLA FIGURA 2. LO STUDIO DELLA FIGURA La figurazione dell’involucro è un’operazione di modellazione e di ordinamento degli elementi che lo costituiscono. La figura è legata al tipo, alla tecnica costruttiva, al contesto ed alla memoria. Il legame con tipo e tecnica costruttiva è interno all’operazione del comporre. Il legame col contesto comporta un giudizio sul contesto (paesaggio) e una valutazione delle sue possibili trasformazioni. Il legame con la memoria è correlato alla percezione visiva e alle relazioni che chi vede istituisce con il proprio bagaglio di memorie. Il lavoro sulla figura interessa le questioni dell’armonia / bellezza, delle proporzioni, dell’ordine / disordine, del significato, dell’identità, dell’astrattismo / realismo Nel procedimento di progettazione la figura segue il tipo. Penso che nel nostro lavoro di composizione convenga prima di tutto definire lo spazio interno (che è volume esterno) usando i tipi, avendo in mente la tecnica costruttiva e il rapporto col sito. Poi viene la figura che deve essere appropriata allo spazio ed al volume ed essere coerente con la tecnica costruttiva. La figura è in rapporto stretto con la materia dell’involucro e con le prestazioni ambientali richieste. In passato, almeno dall’architettura dell’antica Grecia all’eclettismo ottocentesco, i teorici dell’architettura utilizzavano prevalentemente due strumenti per razionalizzare il lavoro della figurazione: gli ordini e gli stili. UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA Questo modo di razionalizzare e organizzare il procedimento di progettazione è andato in crisi definitivamente nel mondo moderno, per le innovazioni tecniche (architettura del cemento armato, del ferro e del vetro, impianti ascensore), che consentivano figurazioni inedite, e per lo sviluppo edilizio della città industriale, che ha imposto problemi inediti e diverse priorità. La cultura degli architetti ha risposto con qualche tentativo di ridefinizione di uno stile (dal liberty al neoplasticismo), col minimalismo e con l’eclettismo sperimentale. Racconterò questa storia, peraltro già molto indagata, in un altro momento. In questa lezione ricordo solo che il minimalismo, contrapposto alla decorazione è una tendenza che percorre la storia dell’architettura europea nei secoli: ricordo, ad esempio, Milizia, Durand e i neoclassici francesi. In questa lezione descrivo alcuni strumenti che possono aiutare a fare bella figura. Il repertorio è sempre utile; resta lo strumento su cui si fonda il lavoro, perché così funziona il cervello creativo (per associazione di idee, di immagini). Non è più possibile, però, operare con repertori “finiti” onnicomprensivi, come tentavano di fare, nei trattati, i teorici degli ordini o degli stili. Si tratta di stabilire alcuni criteri per riordinare i repertori. Poi ognuno avrà il suo. Il repertorio individuale non è strano. Anzi è la realtà, sia per la moda / mercato, che per i limiti della nostra soffitta mentale. UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA Per il mercato è illuminante l’esempio del grattacielo di Gehry a New York (Beekman Street), raccontato in un pannello della mostra delle sue opere, allestita in Triennale nel 2009. Racconta Gehry (cito a memoria) che in questo caso, per rispetto del carattere della città, avrebbe voluto realizzare un edificio ispirato ai grattacieli storici, quelli della prima metà del ‘900. Quando ha presentato i suoi primi modelli, di grattacielo a torta, con torsione dei parallelepipedi, ma con facciata a griglia, il committente (un operatore immobiliare che costruiva per vendere) ha chiesto, come modifica, delle facciate alla Gehry; l’edificio, per poter vendere le unità immobiliari a un prezzo adeguato, doveva risultare “firmato” fin dal primo sguardo. Gehry l’ha rivestito (bene) con un panneggio d’acciaio (ogni pannello diverso dall’altro), facendo il manierista di sé stesso. In tutta l’arte moderna la riconoscibilità (l’uso di un repertorio riconoscibile) è un carattere commerciale importante. Dato che la nostra soffitta mentale non è infinita, ciascuno tende a costruire un proprio limitato repertorio, sia per comodità, che per riconoscibilità. Quando si è ottenuta una qualche affermazione, sperimentare vie nuove, irriconoscibili, può essere un danno commerciale. Per evitare questi passi falsi l’età avanzata, con l’arteriosclerosi, aiuta, perché limita la capacità di collegare le sinapsi seguendo strade sconosciute; quindi si tende a ripercorrere le vie note. Qualcuno è arteriosclerotico fin da giovane. UNA BELLA FIGURA GRATTACIELI A NEW YORK. Hugh Ferriss , disegno di grattacielo, 1929 Frank. O. Gehry. Beekman Tower, New York, 2003/10. • Modello di una versione del progetto preliminare. Modello del progetto esecutivo. Vista UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA Ho parlato del mercato della figurazione e del valore commerciale dell’identità individuale, perché è una delle condizioni imposte dall’attuale organizzazione / divisione del lavoro. Ma la caratterizzazione dell’architettura con gli stilemi individuali spesso è inopportuna. Può produrre un paesaggio simile a un’accozzaglia di ninnoli al mercato delle pulci (immagine appropriata per il mercato delle pulci, ma non per il paesaggio). Il paesaggio non è un ‘espositore. È un bene comune risultato di un’opera collettiva di generazioni. “La città e la regione, la terra agricola e i boschi diventano la cosa umana perché sono un immenso deposito di fatiche, sono opera delle nostre mani; ma in quanto patria artificiale e cosa costruita esse sono anche testimonianza di valori, sono permanenza e memoria. La città ‚ nella sua storia.” (1) Quando costruiamo un edificio modifichiamo il paesaggio. Non siamo solo autori dell'edificio, siamo anche coautori del paesaggio. Non solo; la nostra opera è destinata a durare nel tempo (non foss’altro per l’ammortamento dei costi), costituendo (in bene o in male) un punto di riferimento per nuove opere. Il paesaggio di un luogo riflette la cultura materiale del luogo, sedimentata nel tempo. Le popolazioni hanno loro identità culturali (che si tramandano per comunicazione, imposizione di regole, imitazione) da generazione a generazione. Allo stesso modo i paesaggi hanno una loro identità, costruita nel tempo. È un fatto importante. Non sempre da conservare intatta. Ma sempre da considerare. (1) Aldo Rossi – L’architettura della città - 1966 - Tratto dall'edizione originale: Marsilio Editori, Padova, capitolo 1, paragrafo 4, pag 28. UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA Riprendo la metafora del quadro, che ho usato altre volte. Il progetto urbano o edilizio è come un intervento su una piccola porzione di un grande quadro. L’intervento, oltre a essere, in sé, più o meno bello, influisce su tutto il quadro. Come i baffi di Duchamp sulla Gioconda. È utile essere consapevoli di questo effetto. La consapevolezza comporta una conoscenza e un giudizio. La conoscenza del quadro. Il giudizio sul suo valore. Prima di parlare delle tecniche di costruzione delle figure, faccio riferimento ai mondi in cui quelle tecniche vivono. I mondi dell’immaginario, individuale e collettivo. L’immaginario ha sempre a che fare col passato, (da cui attingiamo il materiale per immaginare), col futuro (quando cerchiamo di prevedere), coll’identità del luogo in cui interveniamo; con l’identità dei materiali che usiamo e con il repertorio. UNA BELLA FIGURA 3. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA Nella città dell'ottocento l'importazione di stili architettonici esotici è stato un fatto culturale rilevante, non immotivato. La palazzina cinese di Palermo, realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1799 su commissione di Ferdinando IV di Borbone con elementi in «stile cinese» (tetto a pagoda, basamento con archi ogivali, portichetto con tamburo in stile cinese, apparato decorativo delle scale elicoidali e delle travi in legno intagliato, ecc.), mostrava, a chi non poteva conoscerle, le espressioni di altre culture. La costruzione in stile esotico era il corrispettivo dello zoo. Uno zoo di architetture. Lo zoo è diventato inutile quando è stato sostituito da altre forme di comunicazione delle informazioni sul regno animale di altri paesi: i viaggi, i documentari ci mostrano quegli animali meglio che lo zoo, dove gli animali vivono contro natura. Allo stesso modo i viaggi, i libri, le fotografie, i documentari, i film ci mostrano gli altri paesaggi e non abbiamo bisogno del villino cinese per conoscere l'architettura dell'estremo oriente. Al contrario, per molti di noi, quando viaggiamo, l'interesse per i luoghi che visitiamo è aumentato dalle differenze. Un luogo, un paesaggio, una città ci affascinano quando mostrano il loro carattere, la loro identità, diversi da quelli di altre città, di altri paesaggi. UNA BELLA FIGURA ZOO DI ARCHITETTURA. Giuseppe Venanzio Marvuglia. La Favorita, Palazzina cinese. Palermo. 1799. UNA BELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA Nella seconda metà del ‘900, la citazione «esotica» è rinata in forma colta come scelta di uno stile contrapposto allo stile internazionale o in forma popolare come strumento di rappresentazione «teatrale» finalizzato anche alla comunicazione commerciale. Nel 1974/78 Charles Moore progettò la “Piazza d’Italia” a New Orleans, luogo destinato a celebrazioni e feste della comunità italo americana, rappresentativo della comunità. Si tratta di un progetto etnico pop che usa efficacemente (con distaccata ironia) stilemi della tradizione classica italiana. C’è parentela, ma non coincidenza fra il modo di fare di questo intervento e il cosiddetto post modern (sotto questa etichetta sono classificate opere anche molto diverse fra loro). UNA BELLA FIGURA ZOO DI ARCHITETTURA. Charles Moore. Piazza d’Italia. New Orleans. 1974/78 UNA BELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO ZOO DELL’ARCHITETTURA Questo modo di fare (che accomuna Moore con Venturi) confina con la cultura architettonica popolare e kitsch che ha costruito i suoi monumenti a Las Vegas e Disneyland. A Las Vegas, come decenni dopo in Cina, lo zoo architettonico rinasce come forma dell’architettura dedicata al consumo (alberghi, casinò, outlet). Il “Venetian Resort Hotel Casino” di Las Vegas (1996/99; 4.049 stanze e un casinò di 11.000 m²) riproduce ambienti veneziani: la bellezza è garantita dalla copia. Questo modello è stato riprodotto, ancora più grande, nel 2007 a Macao (980.000 mq totali; il resort ha 3.000 suite che occupano 110.000 mq ) Il “Florentia Village” a Wuqing, Cina, ospita un outlet costruito e gestito da imprenditori italiani. L’immagine analoga della città storica italiana è un veicolo di comunicazione per il consumatore cinese. Il carattere di questi interventi è la copia credibile, per una cultura popolare, di un ambiente esistente altrove. UNA BELLA FIGURA ZOO DI ARCHITETTURA. Venetian Resort Hotel Casino. Las Vegas, Nevada. 1996/99. (A sinistra) Hydea s.r.l.. Florentia Village, outlet. Wuqing, Cina. 2009/11. (A destra) UNA BELLA FIGURA ZOO DI ARCHITETTURA. Venetian Resort Hotel Casino. Macao, Cina. 2007 UNA BELLA FIGURA 4. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: ZOO E CAPRICCIO C’è un nesso fra lo zoo dell’architettura e il «capriccio» di un vedutista? Penso di no. Si tratta di procedimenti diversi che hanno un diverso rapporto con l’identità dei luoghi. Nei «capricci» i vedutisti creavano paesaggi attendibili; dovevano capire il carattere dell’architettura di quella città o di quel luogo e dipingere edifici d’invenzione ma appropriati. Nel Capriccio viene comunicato un possibile modo di essere di un luogo, non un «altrove». Nello «zoo» viene ricostruito un «altrove», in contrasto con l’identità del luogo. Bernardo Bellotto. Capriccio architettonico. 1762 Canaletto Capriccio del ponte della Pescaria (Venezia). 1743 UNA BELLA FIGURA 5. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA Nel capriccio veneziano Canaletto disegnò una Venezia immaginata, con edifici di Palladio: il Ponte di Rialto progettato e non realizzato, la Basilica di Vicenza e il palazzo Chiericati. Rossi parla di Venezia e del Capriccio veneziano di Canaletto quando parla della «città analoga». «Nel quadro il Ponte di Rialto del progetto palladiano, la Basilica, Palazzo Chiericati vengono accostati e descritti come se il pittore rendesse prospetticamente un ambiente urbano da lui osservato. I tre monumenti palladiani, di cui uno è un progetto, costituiscono così una Venezia analoga la cui formazione è compiuta con elementi certi e legati alla storia dell’architettura come della città. La trasposizione geografica dei monumenti attorno al progetto costituisce una città che conosciamo pur confermandosi come luogo di puri valori architettonici. La Venezia che ne nasce è reale e necessaria, assistiamo a un’operazione logicoformale, a una speculazione sui monumenti e sul carattere urbano sconcertante nella storia dell’arte e del pensiero. Un collage di architettura palladiane che conformano una città nuova e nel riunirsi conformano se stesse. Quello che più importa in questo quadro è quindi la costruzione teorica, l’ipotesi di una teoria della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell’operazione è il senso autentico, imprevisto, originale della ricerca.» (2) (2) Aldo Rossi, L’architettura della ragione come architettura della tendenza, in Illuminismo e architettura del ‘700 veneto, catalogo della mostra, Castelfranco Veneto, 1969. UNA BELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA «… dalla realtà e dal mito di Venezia noi possiamo costruire una Venezia analoga. … Io credo che il modo più serio per operare sulle città, o per capirle, che non è poi molto diverso, sia quello di porre una mediazione fra la città reale e la città analoga. … L’alternativa reale è quella di procedere alla costruzione della città analoga: in altri termini di servirsi di una serie di elementi diversi, tra loro collegati dal contesto urbano e territoriale, come cardini della nuova città.» (3) (3) Aldo Rossi, Caratteri urbani delle città venete, in AAVV, La città di Padova, Officina Edizioni, 1970 Il tema dell’identità, che fa da sfondo ad ogni scelta di figurazione, è utilizzato oltre che dal pop, dalla cultura della «architettura della città», progettando edifici che interpretano i caratteri tipologici e figurativi della città storica, con una tecnica che chiamo «realismo», nelle sue varie declinazioni. Aldo Rossi, col Teatro del Mondo, teatrino galleggiante realizzato per la Biennale di Venezia nel 1979, reinterpreta il tipo a pianta centrale e insieme l’identità dell’architettura veneziana. «Perché questo mi piaceva soprattutto: l’essere una nave e come una nave subire quei movimenti della laguna, leggere oscillazioni, il salire e il scendere… Ho tagliato queste finestre secondo il piano della laguna, quello della Giudecca e quello del cielo … Mi piace ricordare un giudizio di Mazzariol dove si parla di una Venezia pre-monumentale, non ancora bianca delle pietre del Sansovino e del Palladio … Ma riscoprire questa Venezia era possibile solo con l’intervento di un oggetto preciso: discretamente colorato, di una tecnologia elementare ma sicura, come un barcone o, appunto, una macchina teatrale …» (4) (4) Aldo Rossi. Autobiografia scientifica. Pratiche Editrice. 1990 UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA DELLA CITTÀ POSSIBILE Canaletto. Capriccio veneziano (con edifici palladiani). 1755 ca. Olio su tela, cm 58 x 82. Venezia, collezione Aglietti UNA BELLA FIGURA IL TIPO COME ANALOGIA Aldo Rossi. Teatro del Mondo. Venezia. 1979 UNA BELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: IL TIPO E LA FIGURA COME ANALOGIA Un altro esempio. Il lotto della biblioteca di Groningen (progetto di Giorgio Grassi), sito nella città storica, ha un piccolo fronte sulla strada principale, incastrato in una cortina di case, in mezzo a quattro edifici antichi. Giorgio Grassi fa reinterpretare al suo edificio, sul fronte strada, il tipo della casa su lotto profondo, col fronte a tre finestre, che caratterizza i «monumenti» circostanti; divide questa parte di biblioteca in due corpi di fabbrica stretti e lunghi; rispetta gli allineamenti con l’altezza dell’edificio maggiore e l’interpiano dei piani bassi degli edifici minori. Mentre il corpo posteriore, su un cortile, si affaccia con una parete di mattoni, con poche feritoie, e una scala di sicurezza in acciaio, come fosse un edificio mercantile, un magazzino, come quelli della città vecchia. Analogia e realismo Ho affermato prima che il trattamento della figura come «analogia» e riconducibile al «realismo». Ma esiste in architettura una tendenza che possa essere classificata come “realismo”? Io penso che il termine “realismo” possa identificare efficacemente tutte le tendenze che, dal ‘900 in poi, in vario modo, utilizzano tipi e figure (non stili) dell’architettura storica (variamente rielaborate). La tendenza classificata da molti “post modern” è in gran parte riconducibile a questa nozione di realismo (che, penso, non sarebbe dispiaciuta ad Aldo Rossi). UNA BELLA FIGURA IL TIPO COME ANALOGIA Giorgio Grassi. Biblioteca. Groningen, Olanda. 1989/92 UNA BELLA FIGURA 6. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA Lo stile non è stato solo prontuario di regole di buona composizione o zoo di architetture. È stato anche strumento semantico: in certi periodi ad uno stile è stato associato un significato civile, oltre che compositivo. Certi stili, rielaborati dalla tradizione, si sono coniugati con ideali civili ed intenti di rappresentazione. In Italia l'architettura neoromanica, come segno di identità nazionale, ha rivestito, dopo il risorgimento, molti edifici nel nuovo stato unitario. I progetti di Camillo Boito e di Broggi hanno fatto un uso consapevole ed esemplare di questo stile. In questo caso la catena semantica è breve, può essere descritta così: romanico = stile dominante nell’Italia dei Comuni (periodo 1.110 – 1.350); Italia dei Comuni = identità / indipendenza nazionale; romanico = stile rappresentativo dell’identità / indipendenza nazionale. Le dittature del 900 si sono poste il problema dello stile nazionale rappresentativo del regime. In Italia Piacentini ha interpretato, con un ruolo particolare, questo tema. È però una vicenda troppo complessa per usarla qui come esempio. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA E IDENTITÀ. 1. Camillo Boito. Scuole di via Galvani. Milano. 1888. 2. Camillo Boito. Ospedale Civico. Gallarate. 1871. 3. Luigi Broggi. Mensa dell’Opera pia Cucine economiche. Milano. 1881/83 4. Camillo Boito. Casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi. Progetto. 1891/99 2 1 3 4 UNA BELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA Nel socialismo reale lo stalinismo si è fatto carico del problema dello stile. Anche in questo caso la storia (col passaggio dal costruttivismo al neoclassicismo, alla produzione edilizia di massa con anonimi prefabbricati) è molto complessa. Ma un esempio mi sembra utile, per chiarire alcuni concetti: la Stalinallee di Berlino (poi Karl Marx Allee). La catena semantica è più complessa di quella che connette neoromanico a indipendenza nazionale. Più che una catena è una rete. Prima di essere uno strumento di comunicazione la Stalinallee è. È un grande fatto urbano e un tipo: un grande viale, un rettifilo, una prospettiva con un punto di fuga molto lontano (come il napoleonico corso Sempione a Milano). Poi è un grande spazio pubblico destinato sia agli spostamenti meccanici (pubblici e privati) che alla passeggiata ed alla sosta, con una catena di servizi distribuiti lungo il parco lineare. La dimensione celebra la potenza, la sezione testimonia la socialità. Le torri danno un ritmo e una gerarchia alla scena urbana. L’immaginario urbano è rivolto al passato; a un passato recente: gli edifici alti di piazza Strausberger Platz con una sezione a torta, come quella dei grattacieli di New York; o a un passato lontano come le simmetriche torri di Frankfurter Tor, analoghe a torri monumentali di città storiche, a segnare l’ingresso in questa parte di città. Nelle figure sono usati criteri compositivi e alcuni stilemi dell’architettura classica o eclettica, con memoria del neoclassicismo berlinese: UNA BELLA FIGURA DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA • La partizione orizzontale, con basamento di ordine gigante, corpo e coronamento; la simmetria centrale; protiri e portici con colonne doriche o ioniche, frontoni, triglifi e metope; un apparato decorativo con cornici di piani e di finestre in pietra, parapetti sottofinestra incorniciati con rosoni centrali, rivestimenti decorativi in ceramica, balconi con colonnine sagomate. Da una parte il riferimento al classico (la simmetria, il realismo astratto) è un riferimento all’ordine collettivo; dall’altra l’uso di uno stile che apparteneva tradizionalmente al «potere» (lo stile delle classi dominati) e l’uso della decorazione «superflua» corrisponde ad un’attribuzione di importanza e dignità all’edilizia popolare; rappresenta l’appropriazione di un bene che in passato era dei signori (contrapposto alle mietskasernen dell’ottocento). Con una certa retorica, col rifiuto del razionalismo, e dei precedenti edifici di Sharoun. Non la costruzione del linguaggio di una nuova società, ma la conquista dei simboli della storia, che diventano simboli del nuovo potere, celebrazione dell’artefice della conquista. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA E IDENTITÀ. Berlino. Karl Marx Allee (già Stalinallee). 1951 – 1959. Progetti di Egon Hartmann, Richard Paulick, Hanns Hopp, Karl Souradny, Kurt Leucht, Alexander V. Vlassov, Sergej I. Cherniscev. 2 1 3 4 UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA E IDENTITÀ. Berlino. Karl Marx Allee (già Stalinallee). 1951 – 1959. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA E IDENTITÀ. Berlino. Karl Marx Allee (già Stalinallee). 1951 – 1959. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA E IDENTITÀ. Berlino. Karl Marx Allee. Edificio di Hans Scharoun (1949) Isolato e cortile di mietskasernen. UNA BELLA FIGURA 7. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA A fronte dell’immaginario dei regimi del novecento, rivolto al passato, sta l’immaginario del futuro delle avanguardie artistiche e del cinema. Nel 1927 Metropolis di Friz Lang. La città superiore, con la torre di Babele, la cortina di grattacieli, strade a ponte fra gli edifici; un ritmo di finestre senza fine; lesene che scandiscono la partizione verticale; in basso parti di edificio a partizione orizzontale, un portico con piano coronamento; un portale. Nello schizzo di studio ancora questo ammassarsi di volumi, con piani a gradoni scanditi da lesene, e, in primo piano un alveare di finestre. È la città dei ricchi, dove si lotta per non essere un numero. Poi c’è il manifesto, dove i grattacieli formano una collina costruita e sono partiti solo da un ritmo regolare di finestre. Un’immagine che si avvicina a quella della città sotterranea, quella degli operai, fatta di edifici parallelepipedi, con lisce pareti traforate da una trama inesorabilmente regolare di finestre, senza un decoro. E sembrano quasi edifici di Giorgio Grassi, come quello di Postdamer Platz a Berlino (peraltro molto bello, ne parleremo più avanti). UNA BELLA FIGURA L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA. Friz Lang. Metropolis. 1929. La città superiore UNA BELLA FIGURA L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA. Friz Lang. Metropolis. 1929. La città superiore UNA BELLA FIGURA L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA. Friz Lang. Metropolis. 1929. La città sotterranea degli operai (a destra) Giorgio Grassi. Case d’abitazione. Potsdamerplatz. Berlino (a sinistra). UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA Spesso l’immaginario della città futura nei fumetti e nel cinema ha un che di tenebroso, come Gotham City, che è in qualche modo New York, o Oblivion dove due edifici neogotici, che sembrano un po’ quelli di piazza Leonardo Da Vinci, a Milano, come scavati nella montagna, inquadrano un’altissima cascata. Scavati nella terra. Come a Petra, in Giordania, dove Spielberg ha ambientato il finale di «Indiana Jones e l'ultima crociata». UNA BELLA FIGURA L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA. New York (sopra) Gotham City (sotto) 3 UNA BELLA FIGURA L’IMMAGINARIO DELLA CITTÀ FUTURA. Joseph Kosinski. Oblivion. 2013. Ambientato nel 2077 (a sinistra) Petra. Giordania. El Khasneh al Faroun. Tomba di Areta III, 87-62 a.C. (a destra), «Alessandretta» nel film di Spielberg «Indiana Jones e l'ultima crociata», 1989 UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA. DECLINAZIONI DELL’IDENTITÀ: LO STILE COME IDEOLOGIA A fronte di quell’immaginario cupo sul futuro della città, che spesso il cinema di fantascienza ha prodotto, c’è stato un immaginario più positivo degli architetti del ‘900. Dai disegni di Sant’Elia, alla città razionale di Le Corbusier (il «Plan voisin», e soprattutto il Piano di Algeri). Oggi, di nuovo, con l’immaginario del futuro ci si confronta. Nei fumetti, nei film, nei videogiochi e nelle costruzioni. Ci sono legami fra il paesaggio di Dubai e certi disegni dei fumetti di fantascienza, così come i progetti di Zaha Hadid (gli ultimi) son tributari, oltre che del cubismo, del cinema di fantascienza (e viceversa). Il tema dell’immaginario può sembrare distante dal lavoro concreto. Ma non è così. Pensate all’utilità dell’immaginario per progettare la nuova architettura di Pemba (Cabo Delgado, Mozambico), in un paesaggio dominato dalla natura (anche antropizzata) e (quasi) senza storia urbana. Pensate a Dharavi (slum di Mumbai), a un immaginario che elabori nel contemporaneo certi elementi della tradizione figurativa indiana. Ma anche a Milano, o nel paesaggio dell’Olona il problema dell’identità, quindi della dialettica fra paesaggio immaginario e paesaggio reale, è rilevante. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA E FUTURO. Antonio Sant’Elia, Casa con ascensori esterni e sistemi di collegamento su più piani stradali, La Città Nuova, 1914. Le Corbusier. Plan Marcia. Barcellona. 1933 Le Corbusier. Plan d’Alger. 1942 UNA BELLA FIGURA 8. CRITERI PER ORDINARE REPERTORI DI FIGURE Criteri utili (non i soli) per ordinare i repertori di figure, persi gli ordini e gli stili, si basano sulla classificazione di alcuni caratteri costanti degli edifici o dei rapporti ricorrenti fra le parti dell’edificio, o su regole geometriche, o su tecniche figurative, o su figure archetipe; ad esempio: • Scomposizione prevalente dell’edificio in parti verticali (partizione verticale) od orizzontali (partizione orizzontale); in caso di partizione orizzontale è comoda la classica tripartizione (negli edifici pluripiano, ma non solo) fra basamento (attacco a terra), corpo e coronamento (attacco al cielo), ispirata dal rapporto dell’edificio col suolo e il cielo. • Rapporto dell’edificio e delle sue parti con la dimensione umana (ordine nano, umano o gigante). • Rappresentazione della tecnica costruttiva (tecnica muraria, scheletrica, …). • Rapporto con la storia delle figure, con le tendenze artistiche (realismo, astrattismo, informale), con la geometria (regolare, irregolare, …), con operazioni sulle figure (taglio, ripetizione, compenetrazione, frammentazione, deformazione, …) familiari a chi disegna col CAD. • Ripartizione dell’involucro fra parti opache e parti trasparenti (necessarie per l’illuminazione naturale degli spazi confinati), fra parti in luce e parti in ombra. • Gerarchia fra le parti dell’edificio (serie di uguali; protagonista, deuteragonisti e coro, …) • Uso di figure archetipe (portale, merlature., …). UNA BELLA FIGURA LO STUDIO DELLA FIGURA - CRITERI PER ORDINARE REPERTORI DI FIGURE Esistono poi alcuni aggettivi, che interpretano in modo sintetico alcuni caratteri delle figure: leggerezza, pesantezza, esattezza, molteplicità, visibilità, trasparenza. Penso allo straordinario uso che Calvino ha fatto degli aggettivi nelle «Lezioni americane». Questi aggettivi vanno però usati per quello che sono, dei termini polisenso, che non individuano in modo preciso un fatto, un carattere dell’architettura, ma alludono ad un insieme di sensazioni dell’osservatore. Sono strumenti più di descrizione di un sentimento che di catalogazione di caratteri fisici. I criteri di classificazione di cui parlo, non sono «scientifici» (non sempre hanno un significato univoco); non sono esaustivi; sono semplicemente, per me, utili, strumenti comodi per costruire un repertorio da utilizzare nel lavoro. Poi ciascuno, se non è soddisfatto, troverà i suoi criteri di classificazione, utili per il suo repertorio. Lo strumento base di conoscenza resta la comparazione. A volte si scopre solo una analogia, compositivamente importante, come nel caso della Ca’ d’Oro e della Casa del Fascio di Terragni a Como. UNA BELLA FIGURA 9. TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO Mi ha sempre colpito l’analogia fra i fronti della Ca’ d’Oro e della Casa del Fascio di Terragni. Ho trovato conferma di questa mia opinione in uno scritto di Mario Docci. Provo a descrivere questa analogia: una parete traforata «orizzontale» a sinistra e una parete opaca «verticale» a destra; un coronamento traforato o intelaiato, che inquadra il cielo; un pavimento/basamento sottile che media col suolo (terra o acqua); la proporzione fra lunghezza del fronte e parti piene / traforate (comprendendo nel «traforato» della Ca’ d’Oro, come vuole la prima impressione visiva, anche la fila di finestre adiacente al loggiato). Questa analogia aiuta a comprendere la composizione di figure armoniche, lasciandone, come sempre insoluto il mistero. Oltre la comprensione dello schema e degli artifici sta il raggiungimento dell’ «armonia» che non può essere descritto con parole, ma solo verificato con lo sguardo. UNA BELLA FIGURA TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO Marco d'Amedeo, Matteo Raverti, Giovanni e Bartolomeo Bono, Jean Charlier, Zuanne de Franza. Ca’ d’Oro. Venezia, 1421 UNA BELLA FIGURA TEMI COMPOSITIVI SENZA TEMPO Giuseppe Terragni. Casa del fascio. Como. 1932/36 UNA BELLA FIGURA 10. PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO, CORPO, CORONAMENTO La partizione orizzontale, come naturale, è spesso utilizzata per disegnare le figure degli edifici multipiano. Quando si organizza la figura con una partizione orizzontale è utile distinguere tre parti principali: il basamento, il corpo e il coronamento. È una classificazione analoga a quella usata per gli elementi dell’architettura storica, in particolare per le colonne (base, fusto e capitello). Il basamento è la costruzione del rapporto dell'edificio col suolo. Da questo rapporto derivano i suoi particolari caratteri. È la parte che deve reggere (figurativamente oltre che realmente) il peso di tutto l'edificio. È la parte che si offre alla visione di chi cammina lungo una strada a cortina. È la parte più esposta ai rapporti con l'ambiente umano. È il luogo di confine fra interno ed esterno: può partecipare alla vita esterna (con i porticati) fino a scomparire (in un piano pilotis), o può essere un elemento di separazione. Può essere il luogo dove l'edificio mostra la sua vita interna o il luogo da proteggere da sguardi indiscreti. È il luogo dell’accesso e degli scambi con il mondo esterno, ma anche il luogo che più deve essere protetto da intrusioni, vilipendio e usura. Ingresso o recinto. È il luogo di mediazione fra spazi interni ed esterni. Il corpo è ciò che sta in mezzo, fra basamento e coronamento. È il luogo della regola. UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO Il coronamento è la costruzione del rapporto dell'edificio col cielo. È il culmine, la sommità, la fine, la protezione. È il limite della figura verso l’infinito, quando alziamo lo sguardo verso il cielo, o quando guardiamo l’edificio da lontano. È parte della cornice della figura. Per questo è così importante per la sua definizione. È un piano senza peso, niente lo sovrasta; da questa condizione deriva un'inusitata libertà. ESEMPI Sono innumerevoli gli edifici il cui involucro è disegnato con la partizione orizzontale. Mostro alcuni esempi. Il primo è particolare. Il portico della Cappella de’ Pazzi è interessante, perché la composizione tripartita esistente trascende lo schema funzionale (la cappella ha un solo piano) e il progetto originario: il basamento corrisponde al colonnato; il corpo comprende lo spazio della volta a botte ed è trattato con l’astratto geometrico (maglia disegnata con quadrati di quadrati); il coronamento esistente è formato da un’ombra delimitata da una tettoia che copre, come fosse un loggiato, lo spazio destinato al coronamento originariamente progettato, secondo Vasari, a timpano, e mai realizzato. Il risultato è di straordinaria bellezza e perfetta armonia. Gli esempi successivi illustrano edifici pluripiano realizzati a cavallo del ‘900. La tripartizione orizzontale è lo strumento più usato dall’eclettismo italiano (e non solo italiano) per disegnare gli involucri degli edifici della nuova città borghese (le case da pigione, gli uffici dei nuovi ministeri, o della finanza). UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO Filippo Brunelleschi. Cappella de’ Pazzi. Firenze. 1429/1470 UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO Milano. Piazza Cordusio – Via Dante – Corso Italia UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE ORIZZONTALE: BASAMENTO CORPO CORONAMENTO Torino, via Pietro Micca – Trieste, p.za Libertà – Roma, via XX settembre UNA BELLA FIGURA 11. IL CONTORNO DELLA FIGURA Anche nella partizione orizzontale sono importanti le cornici verticali che, a destra e a manca, concludono la figura. Il problema del limite della figura è magistralmente illustrato e risolto dal fronte principale del Palazzo della Ragione di Vicenza, progettato da Palladio. Nell’ultima campata l’ordine del portale e del loggiato muta, senza cambiare elementi, ma cambiando alcune misure. La mutazione dà corpo al bordo, riducendo la trasparenza: le semi colonne che delimitano le campate diventano due; l’intercolunnio, fra colonne principali e colonnine che reggono gli archi, si riduce della metà. Un bordo murario più massiccio, meno trasparente, impagina il disegno. Una piccola mutazione del modulo ritmico, per adattarsi alla posizione nell’ambiente. Ancora Palladio crea una composizione particolare per le cornici verticali della facciata di Villa Repeta a Campiglia, nel disegno conservato dal Royal Institute of British Architects a Londra. Una doppia lesena impagina il fronte. L’artificio della doppia lesena è usato anche nel fronte di San Giovanni in Laterano e nel fronte della Scala. UNA BELLA FIGURA IL CONTORNO DELLA FIGURA Andrea Palladio. Logge del Palazzo della Ragione. Vicenza. 1546 -1614 Andrea Palladio. Disegno della facciata di Villa Repeta. Campiglia. (Collezione RIBA, Cat. 22 Plate 22) Giuseppe Piermarini. Teatro alla Scala. Milano. 1776 -1778 Alessandro Galilei. Facciata di San Giovanni in Laterano. Città del vaticano. Roma. 1732 UNA BELLA FIGURA 12. ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE Ho imparato questa classificazione da Alessandro Cristofellis, che la usava, per progettare, quando eravamo ancora studenti. L’aggettivo "umano" connota spazi ed elementi che hanno dimensione correlata alla dimensione del corpo umano (per ospitare i suoi movimenti). La classificazione più efficace è quella fatta da Le Corbusier col modulor, che coniuga misure umane e proporzione aurea e costruisce, fra l’altro, un’unità di misura per l’altezza degli spazi: 2,27 cm (ordine umano appropriato all’abitazione), 4,54 cm e i multipli superiori (ordine gigante, appropriato agli spazi che ospitano gruppi o moltitudini, o alla rappresentazione). L’aggettivo "gigante" non connota solo la dimensione gigantesca di uno spazio (pensate ad esempio all’altezza di una cattedrale gotica), ma anche la dimensione di elementi che costituiscono parti dell’involucro, che unificano in un’unica figura più piani di edificio (come le semicolonne della loggia del Capitaniato). L’aggettivo "nano" connota elementi che, nell’ordine di una figura, sono più piccoli di quelli "normali" come le finestre dell’ultimo piano della loggia del Capitaniato, contrapposte all’ordine umano delle finestre del piano nobile ed all’ordine gigante delle semicolonne. Nelle figure dell’architettura storica spesso l’ordine nano è usato per disegnare il coronamento (lo troviamo anche nell’involucro dei mezzanini). Arata nel palazzo Berri Meregalli usa l’ordine gigante per unificare la figura del "corpo", mentre basamento e coronamento loggiato restano di ordine umano. UNA BELLA FIGURA ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE L’ordine gigante, negli edifici pubblici, spesso ha uno scopo di rappresentazione, come nell’Opéra di Boullée. Pouillon, nella Piazza delle 200 colonne, che è il "cortile" di una casa d’abitazione, usa l’ordine gigante per i portali d’ingresso e per il porticato interno. Ricorda così questa decisione: «Forse per la prima volta in epoca moderna avevamo messo degli uomini ad abitare in un monumento. Questi uomini che erano i più poveri dell’Algeria povera lo capirono. Sono loro che hanno battezzato la grande piazza "le duecento colonne".»(5) Le finestre e le porte finestre di quell’edificio comunicano la scala umana, mentre i piccoli fori che danno luce a scale e locali di servizio, creano una tessitura di luci e ombre, di ordine nano. Tutto è regolato da rapporti geometrici definiti, come descritto nel disegno di fianco (pilastri quadri larghi un modulo, alti 7 moduli, con intercolunnio di 2 moduli, …..) (5) Fernand Pouillon. Mémoires d’un architecte. Edition du Seuil. Paris. 1968 UNA BELLA FIGURA ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE Andrea Palladio. Loggia del Capitaniato. Vicenza. 1565/72 Cesare Cesariano: Uomo di Vitruvio - Le Corbusier: Modulor UNA BELLA FIGURA ORDINE NANO, UMANO E GIGANTE Ulisse Arata. Palazzo Berri Meregalli. Via Cappuccini. Milano. 1911/14 Fernand Pouillon. Piazza delle duecento colonne. Quartiere Climat de France. Algeri. 1955/57 Étienne-Louis Boullée.'Opéra de Paris. Parigi. 1781 UNA BELLA FIGURA 13. PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, PROPORZIONI Cesare Cesariano, interpretando Vitruvio, disegna un ginnasio con piano inferiore (basamento) di ordine gigante porticato e piano superiore (coronamento) di ordine umano, loggiato o chiuso. Nella figura con loggiato il disegno è basato su un quadrato (intercolumnio e colonna), con l’arco a semicerchio sovrastante; nel piano superiore i quadrati raddoppiano, con proporzionale riduzione dell’altezza. I quadrati, che misurano i vuoti sono «appoggiati» su dei basamenti (parapetti). Nella figura con finestre il disegni è basato su un rettangolo (nella proporzione 1,5 – 1), con arco a semicerchio sovrastante; nel piano superiore un quadrato (di lato 1, come l’intercolumnio) comprende due rettangoli della campitura. La facciata principale dello Spedale degli Innocenti di Brunelleschi ha una figura con caratteristiche geometriche simili: un vano dell’intercolumnio quadrato al piano terra, con sovrastante arco a tutto sesto; finestre con timpano, in asse con la campata sottostante, con altezza pari a un mezzo dell’intercolumnio. Queste figure (che usano lo schema porticato di ordine gigante + piano coronamento di ordine umano) sono descrivibili con chiarezza con le parole e con la geometria. La geometria è uno strumento per giungere all’armonia. In particolare il fronte su piazza dello Spedale degli Innocenti ha una perfetta armonia, raggiunta con strumenti semplici. Stupefacente, così come è stupefacente come Oud raggiunge l’armonia con il «niente» con cui è composto il fronte del quartiere Kiefoek. UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, PROPORZIONI Cesare Cesariano. Ginnasio Palestra. Da «Di Lucio Vitruvio Pollione de architectura libri dece traducti de latino in vulgare affigurati: commentati et con mirando ordine insigniti». Como. 1521 Filippo Brunelleschi. Spedale degli Innocenti. Firenze. 1419-1445 UNA BELLA FIGURA PROPORZIONI Jacobus Johannes Pieter Oud.. Quartiere Kiefhoek. Rotterdam. 1925-1929 UNA BELLA FIGURA 14. PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, LOGGE La figura della Stoà di Attalo può essere descritta come un basamento/portico di ordine gigante con un piano coronamento, di ordine umano, loggiato. La figura delle facciate del convento di La Tourette, dove si affacciano le celle dei monaci è un portico di ordine gigante (piano pilotis), sostenuto da setti, sovrastato da un corpo intermedio e da un coronamento formato da un doppio piano loggiato. Mi ha sempre colpito la «familiarità» del convento con la stoà di Attalo. La memoria di quel doppio piano loggiato riappare nelle case del Gallaratese di Aymonino, sovrastato da una greca (formata con alloggi duplex), e nel coronamento del liceo scientifico di Pesaro (Aymonino) appoggiato su setti profondi, che riecheggiano il convento di Le Corbusier, ma anche il college di Leslie Martin a Cambridge. Il coronamento del college è formato da un piano sporgente appoggiato su setti profondi che delimitano il portico. Anche la figura della casa del Gallaratese di Aldo Rossi (fronte dei ballatoi) è costruita con un portico di ordine gigante, sostenuto da setti profondi, e da un coronamento formato dal doppio piano di ballatoi loggiati. Il ritmo fitto di luci ed ombre creato da quei setti crea quella sensazione di realismo "metafisico" di cui parlerò più tardi. Solo un setto su due è portante. Gli altri sono "architettura ". Rossi lottò un anno con l’impresa, che ne capiva il costo ma non il motivo, per realizzarli. La figura: "portico di ordine gigante con piano coronamento" riappare nelle case della New Town di Runcorn progettate da Stirling. UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO, LOGGE Il ruolo del pilastro è interpretato dai corpi scala. Il piano coronamento è formato da un portico con corpi scala trattati come pilasti di ordine gigante, e da un coronamento (quinto livello) costituito da un alloggio simplex. Nei quattro livelli sottostanti sono realizzati due alloggi duplex, con una sezione terrazzata. Lo schema riecheggia, anche in sezione, il college di Martin, di cui Stirling è stato allievo. Così come Leon Krier ha lavorato nello studio di Stirling. Il progetto per l’isolato di Royal Mint Square ripropone, sia nella strada principale, che taglia in diagonale l’isolato che nelle corti, la figura del portico di ordine gigante con piano coronamento. I portici lungo la strada principale sono sostenuti da colonne, mentre nei cortili la figura echeggia Runcorn, con parti costruite (ripostigli) che interpretano le colonne e un piano coronamento scandito da un ritmo costante di finestre quadrate. UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO E LOGGE Stoà di Attalo, Atene, 140 a.C.. Porticato di 116,5 metri a est dell'agorà, donato dal re di Pergamo Attalo II UNA BELLA FIGURA PORTICATO, CORPO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE Le Corbusier. Convento di Sainte Marie de la Tourette. Eveux, Francia, 1957/60 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, CORPO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE Carlo Aymonino. Case d’abitazione Monte Amiata, quartiere Gallaratese. Milano, 1967/72 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE Carlo Aymonino. Liceo Scientifico, Campus scolastico. Pesaro 1967/72 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO Leslie Martin e Colin St. John Wilson. Harvey Court, Gonville and Caius College, Cambridge University, 1958-64 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO CON LOGGE Aldo Rossi. Case d’abitazione Monte Amiata, quartiere Gallaratese. Milano, 1967/72 Collezione Permanente Francesco Moschini E Gabriel Vaduva A.A.M. Architettura Arte Moderna http://www.aamgalleria.it/cfm-collezione.php?id=2147-Aldo-Rossi&img=12 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO James Stirling. Quartiere residenziale. Runcorn New Town. England. 1967/77 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO Leon Krier. Quartiere. Royal Mint Square. London. 1974 UNA BELLA FIGURA PORTICATO, PIANO CORONAMENTO Leon Krier. Quartiere. Royal Mint Square. London. 1974 UNA BELLA FIGURA 15. PORTALI, CORPO, PIANO CORONAMENTO DI ORDINE GIGANTE La figura del fronte principale dell’isolato Mollet, progettato da MBM, è costruita con lo schema tripartito orizzontale (basamento, corpo, coronamento). Su quel fronte si affacciano tre serie di duplex sovrapposti. Il basamento (piano terra del primo duplex) è costruito con un avancorpo partito con una serie di portali di scala umana. Il corpo è un muro forato con tre linee di aperture: finestre e porte finestre strette, con la stessa larghezza (camere da letto del primo e secondo duplex) inframmezzate da finestre grandi (soggiorni del secondo duplex). Il coronamento è formato da un loggiato di ordine gigante su cui si affaccia il terzo duplex. Questa descrizione schematica, finalizzata al riconoscimento di figure ricorrenti, non esaurisce ovviamente la descrizione della figura e, in genere dell’architettura, di un progetto molto bello come quello dell’isolato Mollet. Anche nei fronti principali del centro Benelli di Pesaro, Aymonino usa lo schema tripartito orizzontale (basamento, corpo coronamento), con coronamento e basamento di ordine gigante. Il coronamento è disegnato con dei grandi loggiati rettangolari (a occhio: 7,0 m x 4,50 m, con una proporzione vicina alle sezione aurea) dove sono concentrate tutte le aperture dei due piani di due alloggi duplex. Il basamento è disegnato con setti di ordine gigante (3 o 4 piani); all’interno delle campate, ai piani superiori, si affacciano spazi per commercio e uffici, con serramento continuo, disegno astratto (reticolo quadrato) arretrato, per dare spazio all’ombra dei setti. Il corpo intermedio, di uno o due piani, è segnato da corsi di finestre lunghe e basse. UNA BELLA FIGURA PORTALI, CORPO, PIANO CORONAMENTO DI ORDINE GIGANTE Il disegno astratto di loggiati e reticolo dei serramenti serve per lo straniamento dimensionale: il loggiato gigante è un’unità di misura che riduce il consueto rapporto fra il grande edificio e le finestre delle stanze; realismo astratto invece che realismo domestico. Sui bordi del piano coronamento sono installate finestre più piccole, per impaginare il coronamento con muratura quasi piena. Curiosamente una certa sfasatura fra il ritmo dei setti del basamento e il ritmo delle logge del coronamento (i setti sono allineati a volte sui bordi delle logge, a volte al centro, col ritmo 2-1-2-1-2-…), non disturba. C’è molta tecnica figurativa in questo strano progetto. Strano perché la forza di un’architettura «del Principe» di scala gigante e con figurazione astratta (che trovo bella), si è scontrata con un mercato che non ha accolto né il programma edilizio (il progetto originario, probabilmente sovradimensionato rispetto alla domanda di Pesaro, è realizzato a metà), né la figura: l’ultima parte, realizzata successivamente per concludere l’intervento, usa figure più domestiche (si può esplorare lo stato di fatto con Google heart). UNA BELLA FIGURA PORTALI, CORPO, LOGGIATO GIGANTE MBM (Bohigas, Martorell, Mackay). Isolato Mollet. Barcellona. 1983/87 UNA BELLA FIGURA PORTALI, CORPO, CORONAMENTO CON SFONDATI DI ORDINE GIGANTE Carlo Aymonino. Centro direzionale Benelli. Pesaro. 1980/83 UNA BELLA FIGURA 16. MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE La figura dell’edificio di Giorgio Grassi a Berlino può essere descritta come un reticolo regolare di aperture (finestre e porte); il piano basamento, in certe parti, è trattato con portali che seguono la stessa trama delle aperture e sono nobilitati, dove serve, dal rivestimento in pietra. Questa figura ha il suo archetipo in uno dei primi progetti di Grassi, il recupero del Castello di Abbiategrasso, e ha il suoi antenati nei progetti dell’edificio di via Azario, a Pavia, e dell’edificio per laboratori di Paullo. Classifico la tecnica con cui Grassi tratta le figure nel “realismo”, come spiegato nel precedente capitolo 5. Grassi usa le figure dell’architettura muraria, quella del muro portante e del mattone. La sua tecnica, con la ripetizione ossessiva degli stessi elementi, crea figure “silenziose” (che non danno molte informazioni visive); privilegia il rapporto dell’edificio col sito e il tipo. Graves, nel fronte principale della Denver Library (tumultuoso edificio di edifici) utilizza una figura simile a quella del Castello di Abbiategrasso: muratura forata, con una trama regolare di portali, con uno o più ordini di finestre soprastanti. È una figura comune, usata anche in molti edifici del novecento italiano e declinata in vario modo anche da altri architetti (ad es. Aldo Rossi nella casa Aurora, e in altri edifici; in molti edifici del novecento milanese). UNA BELLA FIGURA MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE Giorgio Grassi. Park Kolonnaden. Berlin-Kreuzberg. 1997-2002 Giorgio Grassi. Progetto di un edificio per laboratori a Paullo (Milano). 1969 UNA BELLA FIGURA MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE Giorgio Grassi. Ristrutturazione di un edificio monumentale in via Azario a Pavia. Prospettiva della corte.1967 Giorgio Grassi. Disegno di studio per il Castello di Abbiategrasso. 1970 UNA BELLA FIGURA MURO, TRAMA REGOLARE, PORTALI E FINESTRE Michael Graves. Denver Central Library. Denver, Colorado. 1991 UNA BELLA FIGURA 17. MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 1 Le Corbusier ne: “I cinque punti di un’architettura nuova” descrive la “facciata libera”, liberata dal compito di portare l’edificio soprastante, affidato alle strutture a telaio (in c.a. o acciaio). ʺI pilastri arretrati dalle facciate all’interno della casa. Il solaio prosegue a sbalzo. Le facciate non sono più che delle membrane leggere di muri isolanti o di finestre. La facciata è libera; le finestre, senza essere interrotte, possono correre da un bordo all’altro della facciataʺ. Le Corbusier applica questo principio nei suoi progetti. Mostro qui un’immagine del Centro culturale di Firminy: la facciata è divisa dalla muratura in una trama regolare di grandi vetrate; ciascuna vetrata è partita da un ritmo irregolare di sottili setti verticali (come già a La Tourrette). Moneo reinterpreta in modo (quasi) nuovo questo principio nel loggiato del municipio di Murcia. I pilastri del loggiato si moltiplicano e scorrono liberamente in facciata, fra un solaio e l’altro, senza allineamenti verticali. Il bordo delle solette appare sul fronte, con diverso materiale, a segnare le linee di scorrimento delle parti murarie. Questa libertà crea in facciata ritmi di ombra e luce, come già, in altro modo aveva fatto Le Corbusier. Questa figura è tata poi utilizzata, con varie declinazioni da molti architetti. Chipperfild, nella casa a Villaverde, Madrid, usa questa tecnica combinando pannelli di varia dimensione, che scorrono fra i solai seguendo una trama di allineamenti verticali variabile. UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI Rafael Moneo. Municipio di Murcia. Spagna. 1991/95 Le Corbusier. Centro culturale. Firminy. Francia. 1956 UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI David Chipperfield. Casa a Villaverde, Madrid, Spagna. 2005 UNA BELLA FIGURA 18. MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 2 Mecanoo Architecten applicano questa tecnica nell’ Eurojust (edificio per uffici) a Den Haag. Nel corpo dell’edificio la figura della partizione orizzontale è costruita con una griglia fitta regolare, diradata in modo irregolare. La trama regolare della griglia è mostrata nel piano coronamento di ordine gigante e in uno dei piani intermedi (che fa da elemento di paragone fra regolare e irregolare), mentre il piano basamento è disegnato con un portico di diverso materiale. Mecanoo Architecten declinano la stessa tecnica (facciata piana libera con scorrimento orizzontale degli elementi dell’involucro e conseguente disallineamento verticale) nell’ Amsterdam University College. In una griglia regolare, basata su due moduli orizzontali (larghezza dei pannelli), le parti opache e le parti trasparenti dell’involucro scorrono liberamente in orizzontale. Qualche anno prima Mecanoo Architecten avevano lavorato sulla figura della facciata piana libera per disegnare parti dell’involucro dell’università di Utrecht. In questo caso la griglia non è riconoscibile a prima vista; gli scostamenti nell’allineamento delle finestre sono sia verticali che orizzontali (con variazione dell’altezza dell’imposta e del voltino delle finestre). È una tecnica compositiva che ha una parentela con De Stijl (Mondrian, Theo van Doesburg, ecc.). Hertzog e De Meuron usano una tecnica simile nel disperato tentativo di animare il fronte principale di un grande blocco, l’involucro del Sudparck a Basilea. Sembrano replicare un quadro di Van Doesburg. UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI Mecanoo Architecten. Eurojust, Edificio per uffici. Den Haag, Netherlands. 2011/13 Mecanoo Architecten. Amsterdam University College. Amsterdam. 2008/12 UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI Mecanoo Architecten. Faculty of Economics and Management. Utrecht. Holland. 1995 Herzog & De Meuron. Edificio per residenza, uffici, negozi Südpark. Basiel. 2002/12 UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI Riferimenti alle arti figurative Theo van Doesburg. Composizione. 1922, Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands Theo van Doesburg. Composizione. 1922 Piet Mondrian. Composizione. 1918 Teo van Doesburg. Composizione. 1917 Piet Mondrian. Composizione. 1921 UNA BELLA FIGURA 19. MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI - 3 L’uso di questa tecnica (i disallineamenti nella facciata libera) ha una sua storia colta milanese, che ha origine nel lavoro di Luigi Caccia Dominioni. L’involucro piatto delle sue case, spesso rivestito in klinker, è scandito da finestre, di mutevoli dimensioni e mutevole sagoma, con trasgressione degli allineamenti verticali e, di tanto in tanto, degli allineamenti orizzontali (con variazione dell’altezza di parapetti e voltini). Le finestre sono spesso a nastro o ad angolo, anche per comunicare la libertà dell’involucro dal peso. Cino Zucchi, in molte sue architetture, si rifà esplicitamente alla tradizione di Caccia Dominioni, usando nella facciata libera lo scostamento orizzontale e verticale, diverse dimensioni di aperture e finestre d’angolo. Fra le costruzioni milanesi recenti, MAB arquitectura, nelle case del Gallaratese, riusa in modo appropriato, queste tecniche. UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI Luigi Caccia Dominioni. Casa. P.za Carbonari 2, Milano. 1960/61 Cino Zucchi. Casa a torre, edilizia convenzionata, Nuovo Potello. Milano 2002 Cino Zucchi. Casa a torre, edilizia libero mercato, Nuovo Potello. Milano 2002 Cino Zucchi. Nuovo centro direzionale Lavazza. Torino. 2010 UNA BELLA FIGURA MURO, PARTIZIONE ORIZZONTALE, SCOSTAMENTI VERTICALI MAB Marotta Basile Arquitectura. Case, edilizia sociale. Gallaratese. Milano. 2005 UNA BELLA FIGURA 20. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 1 L’immagine dell’ossario del cimitero di Modena, progettato da Aldo Rossi, ha fatto il giro del mondo: quell’astrazione di un cubo con le facce partite da un reticolo quadrato, sempre uguale, disegnato dalle ombre profonde delle aperture quadrate, gli elementi del decoro ridotti alle ombre di un numero incommensurabile di finestre, con la sola variazione del basamento, connotato dalla diversa altezza delle aperture, che diventano portali murari: un ritmo inesorabile come la morte. Nei disegni di Rossi ci sono spesso paesaggi urbani, disabitati. Penso che l’assenza di esseri umani comunichi il tempo degli edifici e del paesaggio urbano, che esistono prima e dopo la vita di ciascuno di noi, secoli o millenni contro decenni. La permanenza, la memoria, il monumento. Ho recentemente visitato una mostra di Paola Marzoli. C’era un regesto delle sue opere, con le pitture che faceva quando collaborava con Rossi. Si vedono interni con queste finestre, affacciate su un paesaggio infinito e prospettive di ambienti disabitati. Così anche i paesaggi di Massimo Scolari. Anche certa pittura metafisica aveva fatto la stessa operazione (De Chirico, Carrà). Il cubo di Kazuyo Sejima. Nella Scuola di Management e design, a Zollverein, Essen. Germania, Sejima affronta un tema compositivo simile a quello dell’ossario di Rossi: un cubo con involucro partito da una trama di quadrati; ma diverso è lo sviluppo del tema: i quadrati hanno diverse dimensioni, la partizione non segue una griglia rigida, ma principi di addensamento (verso gli spigoli) e diradamento delle aperture. UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE -1 Aldo Rossi. Cimitero di San Cataldo, ossario. Modena. 1971-84 Kazuyo Sejima. Scuola di Management e design. Zollverein, Essen. Germania. 2003/06 UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 1 Sia l’ossario di Rossi che la scuola di Sejima trattano la figura come fosse il traforo di un volume puro, il cubo. Questo è l’elemento che li accomuna, nella generale differenza. Non scompongono le figure in parti. Si comprende meglio questo criterio confrontando quei due cubi con il fronte di un altro cubo, la cui figura è scomposta in parti. Prendo come esempio il mausoleo di Ismail Samani a Bukhara, un cubo con quattro facce uguali. A terra c’è un basamento; un grande portale, costruito con due colonne e una sorta di trave reticolare con aperture strombate incornicia ciascuna facciata; dentro la cornice c’ una «matriosca» di portali che incorniciano l’ingresso. Mausoleo di Ismail Samani. Bukhara. Uzbekistán. 892-943 UNA BELLA FIGURA 21. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 2 Il reticolo regolare, con trama fitta di aperture, è uno strumento che attribuisce un carattere alla superficie dell’involucro, subordinato al carattere prevalente del volume. Lo usa Rossi nel progetto di torre per città del Messico; il reticolo connota il parallelepipedo a pianta quadrata della torre, con le minime variazioni necessarie per segnare il basamento (una cornice superiore separa una serie di portali con finestra) e il coronamento (compreso fra due cornici). Il parallelepipedo (personaggio principale) si compone con un portale, che segna l’ingresso e con un cappello tronco conico che conclude il coronamento. Hans Kollhoff usa il reticolo regolare per disegnare l’involucro del grattacielo della Potsdamer platz, parallelepipedo a pianta irregolare, con un basamento che ospita negozi e ingressi ed un assottigliarsi del volume verso il cielo, «a scatti» e con angoli acuti, ricordo di certa tradizione espressionista (in particolare la "Chilehaus" di Fritz Höger ad Amburgo,1922-24) e del grattacielo di Mies. Anche Frank o. Ghery tratta l’involucro della torre per uffici di Hannover, con un ritmo di aperture (finestre e portico) regolare; senza una decorazione, senza una modanatura, che identifichi coronamento e basamento; l’unica variazione è il passaggio del ritmo del fronte dal pentapartito delle finestre al tripartito del portico, tozzo per sostenere il peso della figura. Ma la torre subisce una torsione, alla maniera di Ghery, e quella partizione minimalista è appropriata perché non disturba il carattere dominante (la torsione) nel suo contraddittorio con i parallelepipedi regolari circostanti. UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE Hermann Henselmann. Kuppelturm. Frankfurter Tor. Berlino. 1953/1957 Aldo Rossi. Torre grattacielo. Città del Messico. 1984 Frank o. Ghery. Torre per uffici. Hannover. Germania. 1997/2001 UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE Hans Kollhoff. Grattacielo. Potsdamer platz. Berlino. 1997/2000 Fritz Höger. Chilehaus. Amburgo. 1922-24 Ludwig Mies van der Rohe. Hochhaus, grattacielo di vetro. Progetto. Berlino. 1921 UNA BELLA FIGURA 22. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 3 Steven Holl usa il reticolo regolare, con trama fitta di aperture quadrate, per disegnare l’involucro degli edifici principali dell’isolato di Makuhari Bay New Town. Stava affrontando un problema per lui inedito: una grande corte, interna a un tessuto urbano compatto. Lo risolve usando grandi blocchi di case in linea che creano concatenazione di spazi. La figura dell’involucro regolare varia al piano terra, per disegnare un piano basamento con portici e portali, e nel piano coronamento piegando, in certi punti, verso l’esterno, la superficie. Fanno da contrappunto ai grandi blocchi, piccoli personaggi disposti a terra, nelle corti, sul tetto, o aggettanti in facciata. Nel progettarli Holl ritrova la libertà compositiva delle sue case unifamiliari americane. Come insegnava Le Corbusier, uniformità dei particolari e movimento dell’insieme. UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 3 Gehry usa un reticolo «abbastanza» regolare per disegnare i vestiti di Ginger e Fred nella famosa casa di Praga. Fred, in equilibrio su una sola gamba, con un bel cappello, ha un involucro con finestre uniformi a «bow window» in basso rilievo, disposte lungo linee ad onda (realizzate alternando sopraluce a parapetti vetrati). Ginger ha una sopravveste trasparente. Il vestito è disegnato da un reticolo, deformato per seguire le curve del corpo, che arriva a terra sfrangiandosi. L’involucro regolare si adatta e «serve» le forme dei corpi (di fabbrica). UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE Steven Holl. Makuhari Bay New Town. Chiba, Japan, 1992-1996 Frank o. Ghery. Casa a Praga (Fred and Ginger. Dancing House). Repubblica Ceca 1994-1996 UNA BELLA FIGURA 23. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 4 Steven Holl inventa un nuovo reticolo regolare per dare figura all’involucro della casa dello studente del MIT. Quel reticolo diventa un suo stilema in progetti successivi, come gli isolati di Beijing e Chengdu. È un trattamento astratto della figura, che rende omogeneo il volume, rendendo quasi irriconoscibili gli orizzontamenti dei piani degli edifici multipiano (le parti opache della griglia nascondono il bordo dei solai; ogni interpiano corrisponde a tre o più moduli). Il volume complessivo non si confronta con l’uso domestico e la scala umana, ma con scavi, squarci e addizioni incastonate nel volume principale, che appaiono, a loro volta, come elementi astratti di ordine gigante. Il procedimento di astrazione iniziato nell’isolato di Makuhari Bay New Town è portato a compimento. UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE Steven Holl. Simmons Hall, Massachusetts Institute Of Technology. Cambridge, MA, United States, 1999-2002 UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE Steven Holl. Linked Hybrid. Beijing, China, 2003-2009 Steven Holl. Sliced Porosity Block. Capitaland Raffles City. Chengdu. Cina. 2007-2012 UNA BELLA FIGURA 24. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE - 5 Monotonia Ho iniziato a lavorare in un ufficio urbanistica come consulente di un comune. Oltre alla redazione di piani urbanistici (PRG, PZ), nostro compito era valutare e indirizzare i piani attutivi presentati dai privati. Con l’amministrazione avevamo condiviso un criterio progettuale: per ridurre il consumo di suolo e minimizzare l’impatto sul paesaggio (nuclei storici e campagna) era opportuno densificare i nuovi insediamenti, sostituendo le case unifamiliari isolate con un’edificazione a cortina. Per lo più questa indicazione si traduceva in case unifamiliari a schiera. I progettisti dei privati, spesso, risolvevano il problema disegnando un tipo ripetuto (per risparmiare fatica); poi, atterriti dalla monotonia, spostavano, in pianta, le case un po’ avanti e un po’ indietro, per ottenere un effetto “mosso”. Scopro frequentemente, che questa tecnica (il “mosso”), che risponde ad una domanda popolare, è condivisa da studenti. Spiego allora che la contrapposizione non sta fra “monotonia e mosso”, ma fra buona e cattiva composizione; se no come si spiegherebbe il generale apprezzamento per gli Uffizi (una facciata lineare, con modulo figurativo ripetuto per 180 m su due lati), o per le procuratie vecchie di Venezia (150 m di facciata monotona), ecc.. ? Che ne sarebbe degli Uffizi e di piazza S. Marco se, in corrispondenza ai moduli di facciata, spostassimo parti di edificio un po’ avanti e un po’ indietro? Ogni volta è un problema di composizione, dello spazio, del volume e della figura in rapporto a spazio, volume e sito. UNA BELLA FIGURA 23. MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE – 5. MONOTONIA Matteo Codussi (?), Guglielmo dei Grigi e Bartolomeo Bon. Procuratie vecchie. Venezia. 1517-1538 Giorgio Vasari. Uffizi. Firenze. 1560-1580 La monotonia è spesso una soluzione appropriata, finalizzata a lasciare “spazio” ai principali protagonisti della composizione (lo spazio interno, il volume esterno, il rapporto col sito, il rapporto fra i personaggi della composizione) od a rappresentare l’ “ordine” contrapposto al “disordine” del contesto. La monotonia può essere realizzata con tecniche relativamente semplici, che conviene comunque apprendere, prestando attenzione soprattutto al ritmo ed all’armonia delle proporzioni. Di seguito, in aggiunta alle figure già illustrate precedentemente, mostro alcuni esempi di figure monotone: UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE – IRREGOLARE. MONOTONIA David Chipperfield Architects. Cittadella giudiziaria. Salerno. 1999-in corso Ludwig Hilberseimer. 'Hochhausstadt‘ (città grattacielo). Disegno. 1924 Oswald Mathias Ungers. Case d’abitazione, Blocco 1 IBA. Berlino. Germania. 1981-1987 UNA BELLA FIGURA MURO, RETICOLO DI APERTURE. REGOLARE - IRREGOLARE. MONOTONIA David Chipperfield Architects. Palazzo di giustizia. Barcellona. 2002-2011 Max Dudler. Diözesanbibliothek. Munster. 2002/2005 Massimo e Gabriella Carmassi con Guido Leoni. Residenze del campus universitario. Parma. 1999-2007 UNA BELLA FIGURA 25. MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI La figura della casa di Stabio, di Botta, è costruita con lo scavo di un volume opaco, puro, un cilindro. Lo scavo simmetrico, tracciato lungo linee ortogonali, ha un fondale trasparente in ombra. È come il negativo di un portale, sul cui asse di simmetria si innesta un taglio verticale che continua nel lucernaio del tetto. Ritroviamo spesso questa tecnica compositiva, insieme ad altre operazioni, negli edifici di Botta. Il tema del cilindro scavato ritorna nell’edificio della sede dell’UBS a Basilea Nella Banca del Gottardo di Lugano, un edificio in linea (che avrebbe potuto prendere l’aspetto di un grande parallelepipedo con facciata in curtain wall) è partito in tante torri, con una scansione verticale creata da dei tagli (parti di edificio vetrate, in arretrato e in ombra); la composizione è disegnata con due tipi di torre e un portale centrale. Il portale è un avancorpo che ospita l’ingresso e fa da protagonista; il fondale del portale è fatto di serramenti, arretrati, in ombra, incorniciati in vario modo, anche con una tessitura di mattoni a pettine. NB: Non ci sono confini netti fra tipo e figura. La torre sta proprio sul confine: È un tipo edilizio, ma è anche un modo di trattare parti di edificio. Per passare dal tozzo allo snello. Il riferimento va alle torri medioevali, alle misure strette delle loro piante, destinate solo a scale, osservatori, stanze separate dal resto della casa. Ricordo solo un edificio di Heyduk che nella sua interezza abbia la figura di una torre medioevale. UNA BELLA FIGURA MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI La composizione dei progetti di Botta, soprattutto dei primi, è razionale; può essere descritta con le parole. Nella Casa del libro, dell’immagine e del suono a Villeurbanne e nella Galleria d’arte contemporanea Watari-um a Tokyo, il tema dello scavo del corpo solido, con taglio centrale, è accompagnato da una tessitura astratta, in un caso con corsi orizzontali di pietra di diverso colore, nell’altro caso con corsi orizzontali di frangisole (dove lo scuro è l’ombra), con le facciate che diventano fogli (si vede lo spigolo) a lato dei quali spuntano le ali (vetrate in arretrato o volume con pianta curvilinea, sempre trattato a righe chiare e cure col rivestimento). Questo rigato orizzontale serve a far perdere la dimensione dell’interpiano, rende astratto il volume, il piano si legge solo negli sfondati vetrati. Botta usa lo stesso artificio in molti progetti; ad esempio nel Liceo di Città della Pieve. Mario Botta Liceo scientifico. Città della Pieve. 1993 - 2000 UNA BELLA FIGURA MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI Mario Botta. Casa Medici. Stabio, Ticino, Svizzera. !980-1981. Mario Botta Banca del Gottardo. Lugano, Svizzera. 1982-1988 Mario Botta, Casa del libro, dell’immagine e del suono. Villeurbanne, Francia. 1984-1988 Mario Botta. Edificio sede dell’UBS. Basilea, Svizzera. 1986-1995 Mario Botta. Galleria d’arte contemporanea watari-um. Tokyo, Giappone. 1985-1990 UNA BELLA FIGURA MURO. TESSITURE, SCAVI, SQUARCI Ad una tecnica simile ricorre James Stirling. Nell’Ambasciata della Gran Bretagna, a Berlino, senza le simmetrie di Botta, e con lo squarcio che rappresenta il piano rialzato dell’accesso principale, invaso da due oggetti colorati, la parte popolare dell’architettura di Stirling. Ho visto, passeggiando in città, questa tecnica usata anche in un edificio di case a schiera, a Delft, ben composto, di cui non conosco il progettista. In certe parti dell’edificio, in corrispondenza alle finestre o agli ingressi, l’involucro è ritagliato, come un foglio, e il volume, sotto il foglio, è scavato, per ricavare uno spazio porticato davanti all’entrata o un balcone al piano superiore. UNA BELLA FIGURA SCAVI, SQUARCI, STRAPPI NEL MURO James Stirling. Ambasciata della Gran Bretagna. Berlino Quartiere. Delft. Olanda UNA BELLA FIGURA 26. RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE Il vetro come trasparenza e leggerezza; prima fra le ossa dello scheletro, poi come involucro; prima tecnica nuova, immagine di futuro, poi involucro abusato di scatole anonime, da finestra a tuttofare, il trasparente e l’opaco. Smaltita la sbornia dello «stile internazionale» resta la sua bellezza, che coincide con la sua discrezione: • La regolazione della luce, fino all’obbiettivo fotografico dell’ «Institut du monde arabe» di Nouvel. • L’assenza creata dalla trasparenza; come nel muro che c’è e non c’è della «Fondation Cartier» di Nouvel, che trae la sua bellezza dallo schermare democraticamente, senza distinzione, sia l’edificio che il cielo; o come nel multisala a Dresda di CoopHimmelb(l)au, che svela la vita interna dell’edificio, di giorno e di notte, come guardare una sezione di vita altrui, con l’artificio di delimitare uno spazio con un involucro mai contaminato da solette. • L’intravedere delle facciate doppie, il contraddittorio fra penetrazione della luce e protezione dai raggi del sole, come nella sede del «The New York Times» di Piano. • La trasparenza di fogli che si sfiorano su diversi piani, come nella «Akademie der Künste» di Behnisch, che poi svela all’interno la sua bellezza. UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE Jean Nouvel. Institut du monde arabe. Parigi, Francia. 1981-87 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE Jean Nouvel. Fondation Cartier. Parigi, Francia. 1991-94 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE CoopHimmelb(l)au. UFA cinema center. Dresden. Germania. 1993/98 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE Renzo Piano. The New York Times. New York. USA. 2000 - 2007 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI VETRATE. OPACO, TRASPARENTE Günther Behnisch, Akademie der Künste, Berlin-Mitte, 2000-2005 UNA BELLA FIGURA 27. RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA Non si può descrive con poche parole la complessa tecnica di Meier. Mi interessa qui mettere in evidenza alcuni criteri, spesso utilizzati. Sono chiari e dichiarati gli ascendenti: Le Corbusier, Rietveld, il razionalismo degli anni ‘20 e ‘30, quello mescolato col purismo e il neoplasticismo di "De Stijl" . Mi interessa qui mettere in evidenza alcuni elementi: • La doppia facciata; la prima, a telaio e in foglio, come una quinta, staccata dall’involucro dello spazio confinato. • La scomposizione della quantità edilizia in una moltitudine di personaggi, poi ricomposti, ciascuno con la sua personalità, con «il grosso» silenzioso e i più piccoli molto comunicativi. • I volumi curvilinei deuteragonisti, che fanno da contrappunto al personaggio principale. • L’astrazione della maggior parte della pelle dell’involucro, obbligata dentro una maglia quadrata. A Barcellona, nel Barcelona Museum of Contemporary Art, fronte su piazza, leggiamo un volume regolare, partito da un reticolo geometrico a maglia quadra di pannelli e serramenti quadrati; la formazione di una prima facciata con slittamento in avanti di un foglio, forato, la grande parete vetrata, lo squarcio sotto il portale, nel quale si annida un altro volume/balcone; dei personaggi indipendenti minori che dialogano col parallelepipedo. UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA Non si può descrive con poche parole la complessa tecnica di Meier. Mi interessa qui mettere in evidenza alcuni criteri, spesso utilizzati. Sono chiari e dichiarati gli ascendenti: Le Corbusier, Rietveld, il razionalismo degli anni ‘20 e ‘30, quello mescolato col purismo e il neoplasticismo di "De Stijl" . Mi interessa qui mettere in evidenza alcuni elementi: • La doppia facciata; la prima, a telaio e in foglio, come una quinta, staccata dall’involucro dello spazio confinato. • La scomposizione della quantità edilizia in una moltitudine di personaggi, poi ricomposti, ciascuno con la sua personalità, con «il grosso» silenzioso e i più piccoli molto comunicativi. • I volumi curvilinei deuteragonisti, che fanno da contrappunto al personaggio principale. • L’astrazione della maggior parte della pelle dell’involucro, obbligata dentro una maglia quadrata. A Barcellona, nel Barcelona Museum of Contemporary Art, fronte su piazza, leggiamo un volume regolare, partito da un reticolo geometrico a maglia quadra di pannelli e serramenti quadrati; la formazione di una prima facciata con slittamento in avanti di un foglio, forato, la grande parete vetrata, lo squarcio sotto il portale, nel quale si annida un altro volume/balcone; dei personaggi indipendenti minori che dialogano col parallelepipedo. UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA Gerrit Rietveld. Schröder House. Utrecht, Olanda. 1924 Le Corbusier. Ville Savoye. Poissy. France. 1928. Villa Stein-de-Monzie. Garches (Vaucresson). France. 1926 Richard Meier. Barcelona Museum of Contemporary Art. Barcelona, Spain. 1987-1995 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA Negli anni Meier ha codificato la sua tecnica, tanto da poterla gestire come «marchio di fabbrica», con innumerevoli variazioni, e con numerosi collaboratori che hanno imparato ad usarla. Mostro le immagini di alcuni edifici costruiti da Meier prima del museo di Barcellona e, successivamente, l’immagine di una casa di Rob Krier, a Berlino, che, per alcuni aspetti, curiosamente, utilizza una tecnica compositiva simile a quella di Meier: la doppia facciata, con la prima facciata a telaio. UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA. OGGETTI Richard Meier. Museum for the Decorative Arts. Frankfurt am Main, Germany. 1979 – 1985 Richard Meier. High Museum of Art. Atlanta, Georgia. 1980 – 1983 Richard Meier. Des Moines Art Center Addition. Des Moines, Iowa. 1982 - 1984 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DI PANNELLI. DOPPIA FACCIATA. Rob Krier. Casa. IBA. Ritterstraße 63-64 Berlin-Kreuzberg. 1983/85 UNA BELLA FIGURA 28. RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE Si tratta di uniformare rivestimento dell’involucro opaco e scuri delle parti trasparenti, così che, quando tutti gli scuri sono chiusi, appare un rivestimento uniforme di tutto l’edificio (o di una sua parte). Il nascondimento e l’astrazione della scatola nera. È la trasposizione di una tecnica già utilizzata nel contenitori d’arredamento. I primi a sperimentarla in architettura, (come spesso è successo) sono Herzog e De Meuron, nella casa di Basilea. Nei primi due piani utilizzano lo stesso rivestimento, doghe verticali di legno per le parti murarie di facciata e per gli scuri a tutt’altezza (da soletta a soletta). Così, quando tutti gli scuri sono chiusi, quella parte di facciata diventa un volume con finitura uniforme, mentre quando si aprono degli scuri, la facciata ha un ritmo mutevole che segue il ritmo di vita degli abitanti. Naturalmente non è questo l’unico carattere interessante di quell’edificio, sospeso sul suolo, con un piano coronamento trasparente e lo smusso che assottiglia il volume, dialogando con l’andamento del lotto, ecc. La tecnica del rivestimento uniforme mobile è stata poi utilizzata, in modo più o meno radicale, da molti altri. Fra questi Moneo, Martinez Lapena & Torres nella casa di Sabadell. UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE Herzog, De Meuron. Casa. Basilea. Svizzera. 2004 - 2006 UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME MOBILE Rafael Moneo, Martinez Lapena & Torres. Residenze. Sabadell, Spagna. UNA BELLA FIGURA 29. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 1 Quando si vuole la prevalenza del volume sulle sue parti (senza partizioni orizzontali o verticali) è ragionevole trattare la sua superficie in modo uniforme. Questa tecnica è didascalicamente descritta dal mobile traforato di Steven Holl. È utilizzata da Mecanoo Architecten nel progetto del Palazzo di giustizia di Cordoba. È il volume che si mostra, nella sua articolazione di superfici in luce e in ombra, generate dallo scavo irregolare di un volume regolare. L’involucro uniforme circonda il guscio, traforato in memoria dei grigliati dell’architettura araba. All’interno l’edificio è scavato da patii andalusi e da tagli profondi che creano uno spazio analogo ai patii. Ancora Mecanno Architecten usano questa tecnica, nella parte opaca dell’involucro del «Centro per le arti dello spettacolo» a Taiwan. La copertura curvilinea scende, di tanto in tanto, a terra, a formare pareti opache. Jean Nouvel utilizza questa tecnica di figurazione nella filarmonica di Parigi. Come una scultura rivestita da squame di alluminio. UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI. Steven Holl. Riddled cabinet, installation “Experiments in Porosity” 2006 Mecanoo Architecten. Palazzo di giustizia. Cordoba, Spagna. 2006 – 2011 Mecanoo Architecten. Wei-Wu-Ying Center for the Performing Arts. Kaohsiung. Taiwan. 2006 – in costruzione Jean Nouvel. Filarmonica. Parigi. Francia. 2007 – in costruzione UNA BELLA FIGURA 30. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 2 Mazzanti divide il volume della biblioteca di Medellin in tre blocchi, come dei massi sfaccettati, rivestiti uniformemente di ardesia nera. All’interno la costruzione «naviga» nell’involucro, connessa solo da dei puntoni. Libeskind scompone l’edificio del museo di Denver in volumi irregolari, con pareti inclinate e piani che si incontrano ad angolo acuto. Questa scomposizione di volume ricorda certe immagini del cubismo, un grande insetto cubista. Il rivestimento è uniforme, perché è il volume che comanda. UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI. Giancarlo Mazzanti. Parque Biblioteca España. Medellin. Columbia. 2005 - 2007 Daniel Libeskind. Extension to the Denver Art Museum. Denver. USA. 2005 - 2006 UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI. Daniel Libeskind. Extension to the Denver Art Museum. Denver. USA. 2005 - 2006 UNA BELLA FIGURA 31. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 3 Il museo ebraico di Berlino ha dato giustamente fama mondiale a Libeskind, che in quest’opera ha definito un suo linguaggio. Uno spigoloso serpente d’acciaio, si contorce al suolo, ferito da innumerevoli tagli obliqui. Lo sviluppo lineare dell’edificio è appropriato ad un museo, che organizza un «percorso» nella conoscenza. L’involucro uniforme non compete col volume, protagonista indiscusso. La composizione dei tagli, che lasciano appena intravvedere l’interno, è analoga alla composizione del volume (spigoli vivi, angoli acuti, ecc.). UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI Daniel Libeskind. Jüdisches Museum. Berlino. Germania. 1988 - 1999 UNA BELLA FIGURA 32. RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI - 4 Herzog, De Meuron, nei progetti del Caixa Forum di Madrid e della Filarmonica di Amburgo mescolano il criterio «trattamento uniforme dell’involucro» col principio della casa di Pippo. In un vecchio “Topolino”, vediamo un Pippo, diventato ricco, convinto da Topolino a rifare la sua casa «ballon frame», conciata un po’ come una baracca, per mostrare il suo nuovo stato sociale. Pippo si adegua, e in una vignetta successiva mostra a Topolino la sua nuova casa moderna, in vetro e acciaio, con pareti e finestre storte (è un fumetto degli anni ‘60 del ‘900; spesso i fumetti anticipano la moda: lo storto come segno del moderno), e con una grande tenda che protegge tutto il piano terra. Quando Topolino chiede a Pippo di svelare (mostrare) il piano terra, nascosto dalla tenda, Pippo attiva un modernissimo comando elettrico che impacchetta la tenda. Appare, sotto il moderno, in luogo di una grande vetrata, la vecchia casa di Pippo, perché lì lui li ci stava bene. Sia a Madrid che ad Amburgo Hertzog e De Meuron sovrappongono un architettura “moderna” con trattamento uniforme del volume, ad un’architettura preesistente conservata nella sua figura. A Madrid la mediazione fra moderno ed edificio antico è realizzata con un materiale, l’acciaio corten, che ha in se il senso del tempo (l’ossidazione). UNA BELLA FIGURA RIVESTIMENTO UNIFORME DEI VOLUMI Herzog, De Meuron. Caixaforum. Madrid. Spagna Herzog, De Meuron. Hamburg Philharmonic Concert Hall. Amburgo, Germania UNA BELLA FIGURA 33. CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO - 1 Prima di andare a Berlino nel 2008, avevo visto l’edificio di Schutzenstrasse (ovviamente) solo in foto. Pensavo che fosse un esempio, pur bello, di manierismo di sé stesso, di una deriva presa da Rossi, verso la manipolazione delle figure invece che dei tipi; l’ “effimero” al posto dello “strutturale”. Mi sbagliavo. L’isolato di Schutzenstrasse è uno straordinario esempio della teatralità dell’architettura della città e della sua possibile felicità: tratta il tipo urbano della “casa d’affitto” (come la descrivevano i manuali di fine ottocento e come costruita facendo da principio per gli isolati urbani) ritmando (nel rispetto giocoso del tipo di isolato, del tipo edilizio, di certe regole d’altezza e d’allineamento) le molteplici figure dell’architettura storica: partizioni orizzontali e verticali, basamenti porticati, loggiati, nastri di finestre quadre in involucri di acciaio verniciato con colori forti, finestre regolari all’interno di pareti di muratura o intonacate, fino a citazioni dello stile palladiano, con modanature in polistirolo. L’isolato è diviso in corti grandi e piccole, collegate fra loro da percorsi pubblici, ciascuna con un suo carattere (all’opposto di San Rocco). Le si attraversa come se si attraversassero tante e diverse scene teatrali. Il tutto con la straordinaria capacità compositiva di Rossi. Si tratta di un tema compositivo, secondo me, molto difficile; si può cadere facilmente nel banale o nel kitsch, come è successo a molti imitatori superficiali di Rossi. UNA BELLA FIGURA CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO Aldo Rossi. Isolato, Schutzenstrasse. Berlino, Germania. 1994 - 1997 UNA BELLA FIGURA CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO Aldo Rossi. Isolato, Schutzenstrasse. Berlino, Germania. 1994 - 1997 UNA BELLA FIGURA CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO Edificio in restauro a New York Aldo Rossi. Isolato, Schutzenstrasse. Berlino, Germania. 1994 - 1997 UNA BELLA FIGURA 34. CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO - 2 A Londra Renzo Piano, nel progetto dell’isolato Central St Giles, ha utilizzato un criterio per certi versi simile a quello applicato da Rossi in Schutzenstrasse: ha scomposto il programma edilizio per la ricostruzione dell’isolato in due edifici, che delimitano una corte, ed ha scomposto i due edifici in una pluralità di corpi. L’involucro dei corpi è finito con un foglio di pannelli d’acciaio a partizione regolare, uniforme. I corpi sono separati da degli «scuretti» e identificati da un colore. Le variazioni fra un corpo e l’altro dipendono dalla sua posizione nell’isolato, dal volume (variazioni in altezza, larghezza e nell’altezza del piano porticato) e dal loro smagliante colore. Pianta del piano tipo Pianta dell’ultimo piano UNA BELLA FIGURA CORTINE EDILIZIE. CASA D’APPARTAMENTI MUTIPIANO Renzo Piano (RPBW). Isolato, Central St Giles. Londra. Inghilterra. 2002 - 20107 UNA BELLA FIGURA 35. CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI Col lotto gotico è stata marcata per secoli la città europea. Seguendo regole fisse che conciliavano l’urbanità con proprietà e uso del suolo “unifamiliare”. L’urbanità è il risultato della cortina edilizia, a cui corrisponde (nei confronti della casa unifamiliare isolata) economia di suolo, di urbanizzazioni, costruttiva ed energetica. La proprietà e l’uso unifamiliare del suolo sono il risultato di un frazionamento, (giustamente) avaro di suolo urbanizzato (con fronti stretti su strada), che corrisponde al tipo edilizio della casa unifamiliare pluripiano a schiera, con le sue numerose varianti. Queste varianti, accostate, creano un paesaggio urbano caratterizzato dalla molteplice variazione di una regola compositiva e tipologica fissa, come una grande composizione con prevalente partizione verticale, dove ogni elemento, dopo aver rispettato la regola generale, è liberamente “personalizzato”. Lo straordinario piano per Borneo Sporenburg di West 8 riproduce il criterio compositivo della storica città gotica, riproducendo “in vitro” il processo: il piano prescrive la larghezza dell’unità d’intervento (lotto) e gli allineamenti, in pianta e in alzato; poi affida ad ogni progettista la composizione del singolo modulo. Il risultato è un grande concerto, di molteplici strumenti, fra mare e cielo. UNA BELLA FIGURA CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI Amsterdam. Olanda. Città storica. Amsterdam, Olanda. Quartiere Borneo Sporenburg. Progetto urbano: West 8. 1993 - 1996 UNA BELLA FIGURA 36. CASA DI CASE - 1 Mvrdv, esplorando la libertà della figurazione consentita dalla modernità (per tecniche e ricchezza) sperimentano, con metodo non lontano dal “pop”, l’assemblaggio delle figure di più edifici, non solo accostate, ma anche sovrapposte. Nel Silodam Huosing l’operazione è fatta su un volume uniforme. Nel Mirador di Madrid, il più interessante di questi progetti, è fatta trattando i volumi, ciascuno con la sua figura, quasi come fossero le costruzioni in legno dei giochi per bambini. A Giacarta, con la prosopopea (appena attenuata da un filo d’ironia) di un edificio per nuovi ricchi (un “famolo strano” di Verdone, per stupire il popolo). Mirador di Madrid. Piante e concetto UNA BELLA FIGURA CASA DI CASE Mvrdv. Mirador. Madrid. Spagna 2000 - 2005 Mvrdv. Grattacielo. Giacarta. Indonesia. 2012 Mvrdv. Silodam Housing complex. Amsterdam. 1995-2003 UNA BELLA FIGURA 37. CASA DI CASE - 2 Anche Hertzog e De Meuron, che sperimentano, con grande libertà intellettuale, tutte le tecniche figurative e costruiscono molto, hanno usato tecniche analoghe nel museo Vitra, e nel grattacielo di New York (usando la rotazione e lo slittamento dei piani). Schema compositivo del Vitra museum UNA BELLA FIGURA CASA DI CASE Herzog & De Meuron. Vitra museum. Weil am Rhein, Germany. 2006 – 2009 Herzog & De Meuron. Torre 56 Leonard. New York. USA. 2006 – 2016 (previsione) UNA BELLA FIGURA 38. PORTALI - 1 Il portale, che segna un ingresso o un passaggio, il “varcare la soglia”, è una figura archetipa, utilizzata nei secoli e nella contemporaneità in svariati modi, sia nella sua misura umana che in ordine gigante, “fino a diventare “parte di edificio o edificio, come nelle porte di città. Il portale serve per l’uso e la rappresentazione. Palazzo De Angelis, Scanno Via Cioria, Scannno Chiesa di S. Maria ausiliatrice, Montottone Via S. Vito, Ragusa Porta S. Tomaso. Treviso Arco di Augusto, Perugia Porta Udine, Palmanova UNA BELLA FIGURA PORTALI Venezia. Sottoportego del Tagliapiera Venezia. Sottportego Corte del Fondego Viterbo. Sottoportici UNA BELLA FIGURA PORTALI Giovanni Muzio. Palazzo dell’Arte. Milano. 1931 – 1933 Piero Portaluppi Palazzo della società Buonarroti-Carpaccio-Giotto Corso Venezia. Milano. 1926 - 1930 Giovanni Muzio. Università Cattolica del Sacro Cuore. Edificio d’ingresso. Milano. 1929 – 1931. Foto di Gabriele Basilico UNA BELLA FIGURA 39. PORTALI - 2 Nella scuola di Morbio Botta usa il portale come modulo che connota un gruppo di aule e di spazi al loro servizio. Fra un modulo e l’altro uno scavo, con una vetrata in ombra (uno scuretto, direbbero i falegnami). Gregotti usa questo stilema a scala gigante, per connotare l’ingresso di un isolato (a Berlino come a Bicocca). Nel progetto di copertura della ferrovia, prima della stazione Cadorna, a Milano (sempre di Gregotti) un portale segna l’ingresso della galleria (forzatamente, come in tutte le gallerie). Anche nel Monolite, a Lione, di Mvrdv, l’ingresso è segnato da un portale e da un “sottoportego” di ordine gigante. Nel progetto di Battisti per lo scalo ferroviario di Porta Vittoria il portale, ad arco ribassato, scavato nella cornice dell’isolato, disegna l’ingresso al quartiere, inquadrando il viale principale del nuovo insediamento. Nel bellissimo progetto della Giudecca di Gino Valle il portale è “quel che è”, senza retorica; un passaggio tripartito (come un domestico arco di trionfo) di ordine gigante (due piani) che collega calli e campielli. Nei progetti di Krier, come nell’eclettismo, il portale è usato spesso a bassorilievo, come un simulacro; serve a scomporre la figura, connotando, nelle partizioni orizzontali, piani basamento, o, con partizioni verticali, gli ingressi degli edifici, o i loro centri di simmetria. UNA BELLA FIGURA PORTALI Mario Botta. Scuola media. Morbio Inferiore. Ticino, Svizzera. 1972 - 1976 Gregotti Associati. Quartiere residenziale. Lotzowstrasse. (IBA). Berlino. Germania1987 Gregotti Associati. Case d’abitazione. Residenza Esplanade, quartiere Bicocca. Milano. 1994 – 2003 UNA BELLA FIGURA PORTALI Emilio Battisti. Recupero urbanistico architettonico dell'area di Porta Vittoria. Milano. 1987 Gino Valle. Quartiere. Giudecca. Venezia Mvrdv. Il Monolite. Lyon. Francia. 2004 - 2011 Gregotti Associati. Recupero del sedime ferroviario della stazione Cadorna. Milano. 1990 UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA MURARIA. PORTALI Rob Krier. Case d’abitazione. Camillo Sitte Platz Quartiere Breitenfurterstrasse. Vienna. 1981 – 1987 Rob Krier. Case d’abitazione. Rauchstrasse, Tergarten. Berlino. 1980 - 1985 UNA BELLA FIGURA 40. RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI Il telaio «pilastro – trave» e i muri portanti sono le forme archetipe dello scheletro degli edifici. Possono essere oggetto della figurazione dell’involucro. Con l’evoluzione del cemento armato l’uso delle strutture a telaio si è diffuso. Gli architetti razionalisti hanno provato ad reinterpretare questa tecnica costruttiva nelle figure dell’involucro. Uno dei modi è la proiezione all’esterno, con cornici e lesene, dei telai, con formazione di un reticolo che rappresenta il reticolo strutturale, con l’astrazione creata dalla uniformità degli spessori. Vediamo questa tecnica utilizzata da Lingeri, Cattaneo e Origoni nella sede dell’Unione Lavoratori di Como, e da Figini e Pollini nella casa di via Broletto a Milano. Vediamo anche la sofferenza della figura quando, nella sede dell’Unione Lavoratori, con un intervento successivo, sempre di Lingeri, la purezza astratta del reticolo geometrico uniforme è deturpata da uno sporto di gronda (presumibilmente imposto da problemi di infiltrazioni). La figura del reticolo strutturale prende ancora maggiore forza quando i telai diventano logge; c’è il vantaggio di lavorare su strutture che possono essere più sottili ed al reticolo geometrico si aggiunge l’ombra. Vediamo questo soluzione nella casa popolare del quartiere Harar Dessiè, a Milano, progettata da Figini e Pollini. Vediamo questa tecnica usata anche da A. e T. Monestiroli nella casa di Pioltello, con la contrapposizione fra reticolo strutturale delle logge e involucro murario (quasi) cieco che delimita gli spazi confinati. UNA BELLA FIGURA RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI Pietro Lingeri, Cesare Cattaneo, Luigi Origoni. Sede dell’Unione Lavoratori. Como. 1938 Luigi Figini e Gino Pollini. Edificio per abitazioni e uffici. Via Broletto. Milano. 1947 – 1948. Fronte interno Pietro Lingeri, Ristrutturazione della sede dell’Unione Lavoratori come sede dell’INAM. Como. 1960 UNA BELLA FIGURA RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI Luigi Figini e Gino Pollini. Case d’abitazione. Via Harar. Quartiere Harar. Milano. 1951 - 1955 Immagini tratte dal sito dell’Ordine degli architetti della Provincia di Milano - Itinerari http://www.ordinearchitetti.mi.it/i t/mappe/itinerari/edificio/316/42figini-e-pollini/galleria UNA BELLA FIGURA RETICOLO DELLE STRUTTURE E LOGGIATI Monestiroli Architetti Associati. Casa d’abitazione. Pioltello. 1998 - 2009 UNA BELLA FIGURA 41. ARCHITETTURA MURARIA. MERLATURE Il trattamento del piano coronamento con merlatura è una figura storica. Nasce da esigenze di difesa, delle mura e dei castelli. È reinterpretata dal romanticismo, con l’eclettismo neomedioevale. Riappare nell’architettura moderna trasformandosi da parapetto in parte di edificio. È un modo per comporre l’attacco al cielo. Abbiamo già visto l’edificio del Gallaratese di Aymonino, con una “merlatura” fatta dal secondo livello di alloggi duplex. Troviamo questo tema compositivo in una casa di Snozzi e Galfetti e in alcuni edifici di Gregotti, in particolare nella residenza Esplanade del quartiere Bicocca. Le case di Bicocca non sono interessanti solo per il coronamento. È un tipo complesso, su cui lo studio Gregotti ha lavorato per molti anni, a partire dallo Zen di Palermo, con incastro di diversi tipi di alloggio per creare sezioni complesse e una composizione di diverse figure. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA MURARIA. MERLATURE Gregotti Associati. Case d’abitazione. Residenza Esplanade, quartiere Bicocca. Milano. 1994 – 2003 Gregotti Associati. Case d’abitazione. Quartiere Zen. Palermo. 1969 - 1973 Luigi Snozzi, Aurelio Galfetti. Case d’abitazione. Maastricht. Olanda. 1991 - 2002 I merli del castello scaligero di Verona UNA BELLA FIGURA 42. ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. - 1 Nella composizione il volume (vista dall’esterno) e lo spazio (vista dall’interno) nascono prima della figura dell’involucro che li riveste. La figura dovrebbe stare loro servizio. A volte è l’articolazione dell’edificio in volumi che crea la figura e il trattamento dell’involucro è solo un accompagnamento. Eisenman, nella casa dell’IBA a Berlino, edificio d’angolo, scompone il volume in due parti, allineate con le diverse giaciture delle due strade. Una parte è formata da due L rovesce, separate da uno scuro, che impaginano il corpo sottostante. L’altra parte è un parallelepipedo rettangolo, su un lato incassato, sull’altro sporgente (per effetto della diversa giacitura) e in mezzo (in corrispondenza ai corpi verticali delle L) invisibile. Le due parti, per dare identità ai volumi, sono trattate con due differenti partizioni uniformi. Nel basamento riappare la giacitura delle L. L’edificio è il diagramma di un’operazione compositiva riconoscibile e la figura è il risultato logico. Il «principio» della torre di Seul progettata da Botta è una sezione a U con i due fronti «sezionati» quasi ciechi; il basamento è scavato da un portale (alla sua maniera); in alto un ponte collega i due bracci della U; un corpo scale semitrasparente fa da fondale per lo spazio fra i bracci. Sugli altri due lati l’involucro dei bracci parallelepipedi è tripartito in simulacri di torri col solo trattamento della parte ventilata, disegnata con righe orizzontati, con quella tecnica di astrazione che rende incommensurabile la divisione in piani dell’edificio. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. Peter Eisenman. Case d’abitazione, IBA. Berlino. 1981 - 1985 UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. Mario Botta. Torre Kyobo. Seoul, Corea del Sud. 1989/97 - 2003 UNA BELLA FIGURA 43. ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. - 2 Mecanoo Architecten costruiscono la figura rettangolare dell’edificio di testa, affacciato sul canale, del quartiere Vondellaan, scomponendo l’involucro in quattro elementi, che giacciono su diversi piani ed hanno diverse finiture. Usano una tecnica simile al bassorilievo. In alto a desta l’estrusione di un quadrato con fronte vetrato e facce laterali in vista. A far da contrappeso, sul lato opposto (in basso a sinistra) uno scavo con fondale vetrato. Poi due L, traforate da finestre, una in primo piano in mattoni, a far anche da basamento, l’altra, in secondo piano, più luminosa, con finitura ad intonaco e pittura bianca. Steven Holl, nelle torri di Toolenbug, fa un sandwich di appartamenti, con due pareti cieche, in foglio, sagomate a croce disassata, con un ripieno di abitazioni, delimitato da pareti trasparenti, e con un’inversione di trattamento della figura in alto, verso il cielo, in uno sbalzo, che si affaccia nel vuoto. Bolles + Wilson, nel primo progetto per l’isolato Raaks ad Harlem, progettano una multisala. Una galleria taglia l’isolato in due. Le figure dell’involucro sono la rappresentazione giocosa dell’incastro degli spazi interni: il basamento vetrato, la grande T che ospita la distribuzione delle sale ai piani superiori e la testata di una sala; il fronte del volume del Casinò che diventa come un grande schermo. La torre del quartiere Falkenried , di Bolles + Wilson, sorge all’estremità di un corpo in linea, con una pianta ad angolo acuto che si rettifica (angolo retto) verso il cielo, formando una testa. Gli spigoli sono vetrati, e l’unica linea verticale continua è quella lungo la quale si gira la testa. Le figure dei diversi lati dell’involucro sono griglie a prevalente partizione orizzontale. UNA BELLA FIGURA ARCHITETTURA MURARIA. FIGURE A «U» «L» «P» «T» ……….. Mecanoo. Quartiere. Vondellaan, Utrecht. Netherlands. 1998 - 2001 Steven Holl. Torre nel quartiere di Toolenbug. Schiphol/Amsterdam.The Netherlands. 2001 Bolles + Wilson. Cinema Raaks. Haarlem. Netherlands. 2004 - 2011 Bolles + Wison. Quartiere Falkenried. Amburgo. Germania. 1999 - 2004 UNA BELLA FIGURA 44. PARTIZIONE VERTICALE I criteri di classificazione della figura che uso non sono gli unici possibili, sono quelli secondo me più utili per il progetto. Classifico come partizione verticale le figure che percepiamo come composizione di elementi affiancati; in particolare di elementi con altezza maggiore o uguale alla larghezza. In genere gli elementi verticali hanno un loro volume, delimitato da lesene o scuretti o da altri elementi architettonici. Curiosamente percepiamo come combinazione di elementi affiancati anche facciate piane, la cui partizione è connotata da una ripetizione di schemi figurativi “verticali” (sagoma della copertura, disposizione delle aperture) come nella casa progettata da Cereghini a Lambrate, Milano. Nella storia dell’architettura, soprattutto nell’architettura della città europea, la partizione verticale ha due “matrici” principali: la basilica a tre navate e la cortina di case gotiche. UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE - 2 Per classificare le figure basate sulle partizione verticale sono utili tre parametri: il numero, il ritmo e l’uguaglianza/disuguaglianza degli elementi. Fra i numeri sono rilevanti le distinzioni fra il pari e il dispari e la grandezza del numero. I numeri Il dispari (3 – 5 – 7) è utilizzato spesso applicando la simmetria e la gerarchia (elemento centrale protagonista). Il 7 consente già un ritmo (regola di ripetizione); dal 9 in su il ritmo è il problema compositivo principale. Il pari: la coppia è un problema compositivo particolare; dal 4 in su il tema compositivo principale è il ritmo, perché non c’è simmetria. Uguaglianza disuguaglianza In un ritmo l’uguaglianza degli elementi da importanza alla regola (comunica la regola con la ripetizione), la differenza fra gli elementi fa diventare il rapporto di ciascun individuo con gli altri il tema compositivo principale. Partizione verticale e disegno degli elementi Una figura può essere composta/scomposta, in diversi elementi con una partizione verticale, a scala gigante (alla scala dell’edificio). Poi ogni elemento può essere trattato con la sua figura. UNA BELLA FIGURA 45. PARTIZIONE VERTICALE . BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE Nel Duomo di Ferrara i tre elementi, di uguale dimensione, sono separati da due lesene, segnati da una copertura a doppia falda e disegnati con un’uguale partizione orizzontale (4 livelli), con minime variazioni nel basamento. Solo l’elemento centrale è marcato da un protiro che accoglie l’ingresso e segna la simmetria. Nel Duomo di Orvieto e nel Duomo di Siena l’elemento centrale diventa, in diverso modo, protagonista. Le lesene diventano piccole torri che dividono ed impaginano. Alla partizione verticale dominante si sovrappone una partizione orizzontale che separa un basamento dal coronamento superiore. Duomo di Ferrara Duomo di Orvieto Duomo di Siena UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE . BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE Nella facciata rinascimentale di Santa Maria dei Carmini, a Venezia, le tre navate sono rappresentate con un frontone centrale semicircolare (il protagonista) e due frontoni a quarto di cerchio laterali, più in basso (che fan da spalla). Il fonte di San Marco a Venezia è disegnato con una partizione verticale in sette elementi secondo lo schema 1+2+1+2+1: un protagonista (la navata centrale) fra due coppie di comprimari e, a lato, a chiudere la figura, due spalle. Ogni elemento è poi lavorato con una sua particolare figura (partizione orizzontale, portali, ecc.). Santa Maria Dei Carmini, Venezia Facciata di Sebastiano da Lugano. 1507 - 1514 Alberto Prosdocimi. S. Marco Venezia. Acquerello (2.67 m x 1.60 m). II Portafoglio, La facciata odierna in 21 tavole. Tavv. 4-24 Cromo Litografia Winckelmann & Figli. Venezia 1882). UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE . BASILICA A TRE O PIÙ NAVATE Nella cattedrale di Chartres (qui documentata da un dipinto di Utrillo), come nella cattedrale di Notre Dame a Parigi e nella cattedrale di Colonia, l’elemento centrale, di uno schema tripartito, è affiancato da due torri alte. A Colonia è quasi schiacciato, come un giunto fra le due torri. A Parigi alla partizione verticale dominante si sovrappone una partizione orizzontale che divide l’edificio in tre parti, più la sporgenza delle torri. Cattedrale di Chartres Cattedrale di Colonia Cattedrale di Notre Dame a Parigi UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE. PROTAGONISTA E SPALLE Antonio da Sangallo il Giovane. Modello del progetto di S. Pietro. Fabbrica di S. Pietro. Vaticano. Roma.1539 – 1546 Nello stupendo progetto di Sangallo per San Pietro due torri isolate stringono, come i gendarmi di Pinocchio, la facciata principale, che è a sua volta tripartita verticalmente, rappresentando la navata centrale e le due laterali. Poi ciascuna parte di facciata ha una sua partizione orizzontale, con l’incredibile doppio portale della navata centrale, con le sue grandi ombre. UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE. PROTAGONISTA E SPALLE Arduino Arriguzzi. Modello per il completamento di S. Petronio. Museo di S. Petronio. Bologna. 1592 Borromini. Sant’Ivo alla Sapienza. Roma. 1632 - 1660 Troviamo uno schema pentapartito (1+1+1+1+1) nella facciata del modello di Arriguzzi, per San Petronio a Bologna, dove, alle tre navate si affiancano le testate del rosario di cappelle laterali. Uno schema tripartito, orizzontalmente e verticalmente, connota la facciata esterna di Sant’Ivo alla Sapienza. UNA BELLA FIGURA 46. PARTIZIONE VERTICALE. SERIE Nel modello di Arduino Arriguzzi. per il completamento di S. Petronio, sul prospetto laterale si affaccia una serie di cappelle. Le cappelle sono composte con un ritmo ordinato; partizione verticale in serie; ciascun elemento connotato da una bifora, un oculo e un timpano e delimitato da lesene laterali. Sembra lo stesso ritmo degli ingressi delle case di Bergamo, come appaiono in uno schizzo di Aldo Rossi. Rossi utilizza spesso la partizione verticale. La ritroviamo, con un elemento ripetuto in serie «innumerevole» nel disegno per la Casa dello studente di Chieti. La ritroviamo, con lo schema dei 7 elementi (4 che impaginano 3, a volte facendo un passo avanti, a volte facendo un passo indietro) nel Palazzo della Regione di Trieste; nel fronte principale della chiesa di Cascina Bianca, nell’ingresso per la Biennale di Venezia; nella casa del quartiere Südliche Friedrichstadt a Berlino. Aldo Rossi. Concorso per il palazzo della Regione. Trieste. 1974 UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE. SERIE Arduino Arriguzzi. Modello per il completamento di S. Petronio. Museo di S. Petronio. Bologna. 1592. Aldo Rossi. Le Case di Bergamo. Disegno. 1980. Collezione Moschini Vaduva Aldo Rossi. Casa dello studente di Chieti. Disegno. 1976 UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE. SERIE Aldo Rossi. Chiesa a Cascina Bianca. Milano. 1990 Aldo Rossi. Portale d’ingresso. XXXIX Biennale internazionale d’arte. Venezia. 1980 Aldo Rossi. Case nel quartiere Südliche Friedrichstadt. IBA. Berlino 1981/88 . UNA BELLA FIGURA 47. PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE 1 CORTINA DI CASE GOTICHE E REINTERPRETAZIONI Ne ho già parlato; la cortina di case gotiche è una naturale composizione a partizione verticale (prodotta da un esercizio di variazioni nel rispetto di regole fisse). La vediamo declinata in diverso modo in qualcuno degli innumerevoli esempi della città storica: nella piazza del Duomo di Lodi, nei magazzini del sale di Lubecca, lungo il «Rivier de Maas» a Maastricht. Nel progetto del quartiere Ijsselkade di Doesburg lo studio Natalini reinterpreta tipo e figura della casa gotica, con una successione uniforme di moduli Aldo Rossi, in una parte del Deutsches Historisches Museum di Berlino (edificio di edifici) utilizza, per le sale espositive la reiterazione di un modulo, analogo al tipo edilizio prevalente della città gotica. Case su lotto gotico a Lodi, piazza del Duomo Lubecca. Magazzini del sale UNA BELLA FIGURA CORTINE EDILIZIE. CASE A SCHIERA. LOTTO GOTICO E LE SUE INTERPRETAZIONI Maastricht, Olanda. Città storica. Fronte lungo il «Rivier de Maas» Adolfo Natalini. Quartiere IJsselkade. Doesburg. Netherlands. 1999 – 2006 Aldo Rossi. Deutsches Historisches Museum. Berlino. 1988 UNA BELLA FIGURA 48. PARTIZIONE VERTICALE . CORTINE EDILIZIE - 2 Valle, nel quartiere alla Giudecca, a Venezia, delimita sui due lati, affacciati sui canali, il tessuto edilizio interno (una rete di campielli) con due schiere di edifici in linea, più alti. La linea è scomposta, in pianta, in una serie di edifici a U, che delimitano corti aperte verso i canali; le U sono costituite da due «torri» laterali e un corpo arretrato. Il risultato (molto bello) è un ritmo a partizione verticale. Mario Botta usa la partizione verticale per comporre /scomporre la sede della Banca del Gottardo a Lugano e la scuola di Città della Pieve. UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE. CORTINE EDILIZIE Gino Valle. Quartiere alla Giudecca. Venezia. 1980 - 1986 Mario Botta. Banca del Gottardo. Lugano. 1982 - 1988 Mario Botta. Liceo scientifico. Città della Pieve. 1993 - 2000 UNA BELLA FIGURA 49. PARTIZIONE VERTICALE. CASTELLI E CASE La figura del «Chateau de Madrid» è partita in sette elementi verticali: quattro torri che delimitano tre corpi. I due corpi laterali hanno un tetto a quattro falde mansardato, che attesta la loro individualità. La figura del fronte principale del «Château de Cheverny» è partita in cinque elementi: un corpo centrale a torre, che ospita l’ingresso, e quattro blocchi laterali, due per parte, in simmetria, ciascuno con la sua copertura e con la sua particolare partizione di finestre. Anche se la facciata dei blocchi laterali è sullo stesso filo, copertura e partizione delle finestre rendono riconoscibile ogni blocco. È il «château de Moulinsart» di Tin Tin e del Capitain Haddok. Aldo Rossi, nella casa d’abitazione di Viadana, riusa schemi analoghi a quelli delle ville e dei castelli. Il fronte degli ingressi è partito in cinque elementi: fra il corpo centrale (asse di simmetria) e i due corpi laterali simmetrici, sono interposti due corpi arretrati la cui figura è disegnata dai parapetti in acciaio dei ballatoi. La figura dell’altro fronte è disegnata da due elementi a torre che inquadrano un corpo in linea; al centro del corpo in linea un portale segna l’asse di simmetria. UNA BELLA FIGURA PARTIZIONE VERTICALE. CASTELLI E CASE Chateau de Madrid. Parigi 1528. Demolito nel 1792 Château de Cheverny. Cheverny. Loir-et-Cher. 1624 - 1630 Aldo Rossi. Casa d’abitazione. Viadana. 1982. Archivio Carlo Scarpa. IUAV UNA BELLA FIGURA 50. MECCANO COSTRUTTIVISTA - 1 Prevale la visione degli elementi costruttivi lineari (travi, pilastri, puntoni) e del loro assemblaggio. La figura deve mostrare lo scheletro. Poi la seconda facciata fatta di grigliati (per parapetti, brise soleil), elementi semitrasparenti, tamponamenti in vetro o pannelli di lamiera, trame dei profili dei serramenti, scale semitrasparenti. Infine gli impianti, come un corpo scorticato di cui si vedono le vene, o l’apparato respiratorio. Un po’ come nel gioco del meccano, si deve vedere come l’edificio è assemblato, con i suoi pezzi meccanici. È una lunga storia, che viene dai suprematisti e dai costruttivisti. Non riproduzione della realtà, ma invenzione della forma; in architettura non riuso degli stilemi del passato, ma il disvelamento degli elementi della costruzione e del loro assemblaggio, come strumento di figurazione. Le Folies di Bernard Tschumi, nel Parc de la Villette, mostrano un uso esemplare di questa tecnica, facilitato dai pochi vincoli funzionali (c’è la libertà delle «macchine inutili»). Le immagini di «avi» costruttivisti Liam Curtin Meccano bridge. Bolton. 2012 testimoniano la familiarità di Tschumi coi costruttivisti russi. UNA BELLA FIGURA MECCANO COSTRUTTIVISTA Bernard Tschumi. Folies. Parc de la Villette. Parigi. 1982 - 1998 UNA BELLA FIGURA MECCANO COSTRUTTIVISTA El Lissitzky. Grande cerchio. 1920. Olio su legno. Collezione privata Leonid Sachs. USA. Konstantin Melnikov. Club Rusakov. Mosca 1928 Konstantin Melnikov. Padiglione russo all’Esposizione internazionale di arti decorative e industriali. Parigi. 1925 Bernard Tschumi. Folies. Parc de la Villette. Parigi. 1982 – 1998 UNA BELLA FIGURA MECCANO COSTRUTTIVISTA Vladimir Tatlin. Monumento alla terza internazionale, modello. 1919. Stockholm Moderna Museet, Collection Vladimir Tatlin Bernard Tschumi. Folies. Parc de la Villette. Parigi. 1982 - 1998 UNA BELLA FIGURA 51. MECCANO COSTRUTTIVISTA - 2 Il Lloyd's building, a Londra, resta, secondo me, il progetto più interessante di Richard Rogers (fatto salvo il Centre Pompidou, progettato con Piano) e quello che con più coerenza usa il lessico del meccano. Questo ammasso ordinato e complesso di ferraglia, che diventa una specie di robot, o di transformer, è persino appropriato al paesaggio della City, quasi fosse sempre esistito, molto più del Cetriolo o del Walkie Talkie. Anche il suo interno, con quella piazza centrale a tutt’altezza, attraversata da innumerevoli scale mobili, crea la suggestione del paesaggio della fabbrica degli impiegati, innumerevoli e in movimento. Il progetto, recente, per la sede LSE di Londra mostra come questa tecnica possa essere declinata anche col legno, non solo col ferro,: pilastri sporgenti dalla facciata, a cui sono appesi grigliati di lamelle di legno, inquadrano un paesaggio interno chiuso solo da vetrate senza profili in vista, con scale aperte e spazi quasi senza confini. UNA BELLA FIGURA MECCANO COSTRUTTIVISTA Richard Rogers. Sede Lloyd. Londra. 1978 - 1984 Richard Rogers. Global Centre for the Social Sciences, LSE. Londra. 2013 UNA BELLA FIGURA 52. IL FOGLIO DIVENTA VOLUME Nel Cinema Luxor (progetto Bolles e Wilson) la figura dell’involucro non è connotata tanto dai materiali e dalle partizioni, quanto dallo sviluppo dell’involucro stesso, che come un foglio, si piega e torce per fino a farsi volume. Partendo dall’ingresso: in una direzione il foglio si arrotola lungo una spirale per delimitare l’ingresso, il foyer, gli uffici e la sala; nell’altra direzione sale in verticale per formare un portale che inquadra il volume della torre scenica e il cielo. Il plastico comunica con evidenza la tecnica compositiva. Bolles e Wilson utilizzano spesso questa tecnica (anche nel progetto per la Beic, a Milano). È difficile definire con esattezza il limite fra “il foglio” e la normale successione di pareti di una scatola chiusa. Penso che i principali accorgimenti consistano (oltre che nell’uniformare i materiali del foglio) nel mostrare gli spigoli di testa, nell’arrotondare gli spigoli intermedi, nel disegnare partizioni che seguano l’andamento (orizzontale o verticale) del foglio. Il foglio ha un suo antenato nelle pareti opache con cui Mies Van Der Rohe delimitava gli spazi, mai chiuse agli angoli. UNA BELLA FIGURA IL FOGLIO DIVENTA VOLUME Bolles + Wilson. Cinema Luxor. Rotterdam. Olanda. 1996 - 2001 UNA BELLA FIGURA 53. CITTÀ ANALOGA. VARIAZIONI LE MURA DELLA CITTÀ: OPACHE In un progetto universitario Grassi propone la costruzione della nuova biblioteca di Milano a Porta Volta. L’edificio della biblioteca ricostruisce, in modo analogico, la forma storica di questo sito, una volta occupato da un bastione delle mura spagnole. Grassi si rifà al bastione originario, prima della sua parziale demolizione con la costruzione dei caselli daziari di Porta Volta.. L’architettura della biblioteca, e il suo involucro sono analoghi all’architettura dei bastioni: muri in mattoni con aperture regolari: a volte grandi; più piccole nel parapetto di coronamento, a inquadrare il cielo, come le antiche merlature; molto piccole su certi fronti, come feritoie. LE MURA DELLA CITTÀ: TRASPARENTI Nel 2012 Herzog, De Meuron progettano, per la fondazione Feltrinelli, nello stesso sito, un edificio che, come quello di Grassi, reinterpreta le mura e il bastione, pur contenuto nelle aree di proprietà privata e senza interferenze con la maglia stradale e i caselli daziari. Pur con diversi stilemi (uno scheletro con pelle trasparente) anche Herzog e De Meuron propongono una reiterazione monotona dei morfemi, facendo prevalere l’impianto urbano sul disegno dell’involucro. UNA BELLA FIGURA CITTÀ ANALOGA. LE MURA DELLA CITTÀ: OPACHE Giorgio Grassi. Biblioteca di Porta Volta. Milano, Italia. 1990 UNA BELLA FIGURA CITTÀ ANALOGA. LE MURA DELLA CITTÀ: TRASPARENTI Herzog, De Meuron. Edificio della Fondazione Feltrinelli. Porta Volta, Milano, Italia. 2010 UNA BELLA FIGURA CITTÀ ANALOGA. LE MURA DELLA CITTÀ: TRASPARENTI Herzog, De Meuron. Edificio della Fondazione Feltrinelli. Porta Volta, Milano, Italia. 2010 A sinistra confronto fra la planimetria del progetto di Grassi e il bastione della mura spagnole prima della costruzione dei caselli daziari (Brenna, 1865) A destra confronto fra la planimetria del progetto di Herzog e De Meuron e il bastione della mura spagnole dopo la costruzione dei caselli daziari (1883) e l’apertura di via Volta. UNA BELLA FIGURA CITTÀ ANALOGA SIMILITUDINI E DIFFERENZE Similitudini e differenze sono evidenti. Similitudine: mi interessa rilevare l’uso dell’involucro a servizio dell’impianto urbano, a servizio della conservazione del carattere formale storico e della memoria di questa parte di città. Differenze: i due edifici creano differenti limiti alla visione della città. Mi interessa rilevare il differente impatto che questi «limiti alla visione» hanno sulla memoria storica. L’edificio di Grassi costruisce una barriera alla visione, come faceva l’antico bastione. L’edificio di Herzog e De Meuron è un limite semitrasparente, che lascia correre lo sguardo verso la città sorta dopo la demolizione del bastione, come fosse un “bastione inesistente” (rubando parole a Calvino). La trasparenza è un carattere essenziale di questo edificio. Se le vetrate fossero opache perderebbe la sua bellezza e si trasformerebbe in un anonimo (sia pur ben disegnato) edificio per uffici).