Ricerca contrastiva sull`uso del congiuntivo italiano e del subjuntivo

Ricerca contrastiva sull’uso del congiuntivo italiano e del
subjuntivo spagnolo
Debbie Striedelmeijer (s1404040)
R. de Jonge – Tesi di Master in Linguistica italiana
Università di Groninga
Aprile 2009
Indice
pp
1
Introduzione
3
1.1
La distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo
3
1.2
Variazione: congiuntivo/subjuntivo o indicativo?
5
1.3
Le differenze nella distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo
6
1.4
I casi problematici
8
2
Alcune teorie sul significato dei modi congiuntivo e subjuntivo
11
2.1
Terrel e Hooper (1974): assertion, non-assertion e presupposition
11
2.2
Lunn (1989): prototype of assertability
13
2.3
De Jonge (2006): un’alternativa rilevante
17
2.4
Dreer (2001): Occurrence System
18
2.5
I casi problematici
21
3
Descrizione del corpus
24
3.1
Carloz Ruiz Zafón – La sombra del viento
24
3.2
Ricerca ed ipotesi
24
3.2.1 Alcuni commenti
25
3.3
I risultati
27
4
Analisi
32
4.1
Congiuntivo-subjuntivo
32
4.2
Congiuntivo-indicativo
40
4.3
Indicativo-subjuntivo
46
4.4
Variazione
52
5
Conclusioni
57
6
Bibliografia
59
2
1
Introduzione
Nelle lingue romanze esiste una forma verbale che c’è in tante lingue, ma non ci sono molte
lingue in cui viene usata così frequentemente come in quelle romanze. Ciononostante anche
nell’italiano il congiuntivo pare che si stia estinguendo nel linguaggio parlato (che secondo
Dardano e Trifone usa mezzi lessicali piuttosto che la variazione del modo verbale per
rendere la distinzione tra azione reale ed azione possibile1), attualmente viene usato
soprattutto nel linguaggio scritto.
Si tratta del congiuntivo, la forma verbale che secondo Serianni “esprime un certo
grado di allontanamento della realtà o dalla costatazione obiettiva di qualcosa,
contrassegnando un’azione o un processo in quanto desiderato, temuto, voluto, supposto”2.
La variante spagnola del congiuntivo si chiama il subjuntivo, che secondo Garzanti 3
si usa nelle frasi semplici per “esprimere un desiderio o un comando, e nelle frasi composte
quando la frase principale è alla forma negativa o quando il verbo della principale esprime
dubbio, desiderio, valutazione, giudizio, emozione o sentimento”.
Il tema di questa tesi è la differenza fra il congiuntivo italiano ed il subjuntivo
spagnolo. La domanda centrale è: esiste una differenza fra il congiuntivo ed il subjuntivo?
Nel caso che ci siano differenze, in quali contesti li troviamo? L’ipotesi è che c’è differenza
fra il congiuntivo ed il subjuntivo, nelle costruzioni d’insicurezza in specifico. Vedremo che
la distribuzione delle forme verbali si contraddistingue. Ciò dovrebbe significare che le due
forme verbali hanno significati diversi.
Nella seguente introduzione descriviamo cosa le grammatiche italiane e spagnole ci
dicono sulla distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo, il che elaboreremo ulteriormente
nell’analisi.
1.1
La distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo4
Il congiuntivo, come dicono Dardano e Trifone, è “il modo della possibilità, del desiderio o
del timore, dell’opinione soggettiva o del dubbio, del verosimile o dell’irreale; viene usato
generalmente in proposizioni dipendenti da verbi che esprimono incertezza, giudizio
personale, partecipazione affettiva” 5. La grammatica spagnola di Bosque e Demonte ci dà
una rassegna di come le altre grammatiche descrivono il subjuntivo: “[…] el subjuntivo se ha
1
Dardano/Trifone (1995: 364)
Serianni (1989: 382-383)
3
Santos López (2004: 35-36)
4
Per le regole dell’uso del subjuntivo ci fondiamo su Santos López (2004: 35-53).
5
Dardano/Trifone (1995: 351)
2
3
descrito como el modo de la no-realidad (Alarcos Llorada 1994), de la incertidumbre (Badía
Margarit 1953), de la subjetividad (Hernández Alonso 1984), de la futuridad indefinida
(Beardsley 1921), de lo perspectivo (Charaudeau 1971), etc […]6”. Poi spiega che
l’opposizione tra l’indicativo ed il subjuntivo probabilmente è che si usa l’indicativo quando
c’è affermazione e quando questo non è il caso, si usa il subjuntivo.
Sulla distribuzione del congiuntivo, Dardano e Trifone dicono che “per orientarsi
nella scelta del modo appropriato nello scritto e nel parlato non informale si può osservare
che richiedono il congiuntivo i verbi che indicano una volontà, un desiderio, un’aspettativa,
un’opinione o un timore […]. Richiedono l’indicativo i verbi di giudizio o di percezione […]
”7. Più specifica è la descrizione di Serianni8: “In alcune subordinate il congiuntivo riflette
bene la componente volitiva-potenziale-dubitativa considerata tradizionalmente caratteristica
di questo modo verbale. È il caso di causali, consecutive, ipotetiche e restrittive, concessive,
temporali, avversative (solo dopo nonché), comparative (in pochi casi), eccettuative, relative,
incidentali – tutte proposizioni in cui accanto al congiuntivo si adopera in diversa misura
l’indicativo – e di finali, proposizioni di adeguatezza ed esclusive, nelle quali il congiuntivo è
l’unica possibilità”9.
Secondo Garzanti si usa il subjuntivo in una frase semplice per esprimere un desiderio
o un comando che corrisponde all’imperativo spagnolo. In una frase composta viene usato
quando il verbo della principale esprime dubbio, desiderio, valutazione, giudizio, emozione o
sentimento10. Sono verbi come dudar, esperar e gustar. Questo vale anche per il congiuntivo
italiano.
L’italiano e lo spagnolo usano il congiuntivo ed il subjuntivo anche nelle proposizioni
finali. Sono frasi che chiariscono l’obiettivo dell’azione o il fatto che c’è nella frase
principale, e spesso contengono parole chiavi come para que/perché.
L’ultimo caso in cui entrambe le lingue usano il modo congiuntivo o subjuntivo è
quando la frase principale è alla forma negativa.
6
Bosque/Demonte (1999: 3218)
Dardano/Trifone (1995: 449-450)
8
Serianni (1989: 475)
9
Abbiamo lasciato via i riferimenti nel testo.
10
Santos López (2004: 36)
7
4
1.2
Variazione: congiuntivo/subjuntivo o indicativo?
Ci sono casi in cui si può usare sia il congiuntivo che l’indicativo. Ma non è una scelta a
caso, con il congiuntivo la frase ha un significato diverso dalla frase in cui si usa l’indicativo;
così l’uso del congiuntivo può dissolvere un’ambiguità.
Il primo caso in cui c’è variazione tra subjuntivo/congiuntivo ed indicativo è nelle
proposizioni concessive. Queste presentano un fatto che è in contrasto con quello che viene
detto nella frase principale. Le proposizioni concessive se le costruiscono con l’indicativo
quando l’ostacolo non è presentato come eventuale e quando non si sottolinea l’importanza o
il carattere volontario del superamento dell’ostacolo11. Altrimenti, si usa il subjuntivo.
(1a) Mañana saldré, aunque haga (S)12 frío13.
(1b) Domani uscirò benché faccia (C) freddo.
(1c) Voy al trabajo, aunque hay (I) huelga de transportes.
(1d) Vado al lavoro, anche se c’è (I) lo sciopero dei trasporti.
Notiamo che l’uso del congiuntivo o indicativo italiano dipende dall’uso di anche se,
che viene seguito dall’indicativo, o benché, che richiede il congiuntivo. In (1a) il freddo è
l’ostacolo, che è eventuale ed il superamento di quell’ostacolo è volontario, e quindi
troviamo il subjuntivo. In (1c) l’ostacolo è lo sciopero dei trasporti, che non è eventuale ed il
superamento di quell’ostacolo (normalmente) non è volontario, e quindi troviamo
l’indicativo.
Poi ci sono le proposizioni modali, che indicano il modo in cui si svolge un’azione. Si
costruiscono queste proposizioni modali usano parole come como/come e como si/come se.
In spagnolo ed in italiano si può costruirle con l’indicativo e con il subjuntivo/congiuntivo:
(2a) Me comporto como me dicen (I)14.
(2b) Mi comporto come mi dicono (I).
(2c) Pintaré la casa como tú me digas (S).
(2d) Imbiancherò la casa come mi dirai (I) tu.
11
Santos López (2004: 40)
Le abbreviazioni usate per le forme verbali sono C per il congiuntivo, CI per il congiuntivo imperfetto, S per
il subjuntivo, IS per l’imperfecto de subjuntivo, FS per il futuro de subjuntivo, I per l’indicativo e COND per il
condizionale.
13
Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 40)
14
Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 41)
12
5
Si usa l’indicativo quando la frase non è al futuro e quando non viene introdotta da
como si/come se. Altrimenti, si usa il subjuntivo, come ci mostra la frase (2c). In italiano si
usa più il futuro quando la frase è al futuro, come vediamo nella frase (2d).
1.3
Le differenze nella distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo
La differenza più evidente c’è nel modo di esprimere incertezza. In spagnolo, nelle
proposizioni completive che sono introdotte da un verbo di opinione, troviamo l’indicativo
(se non è alla forma negativa; in questo caso si usa il subjuntivo). In italiano, questo tipo di
frase richiede il congiuntivo:
(3a) Creo que voy (I) a morir.
(3b) Credo che io vada (C) a morire.
(3c) No creo que vaya (S) a morir.
(3d) Non credo che io vada (C) a morire.
Vediamo che la frase (3a), spagnola ed affermativa, è l’unica frase che contiene
l’indicativo. Le frasi negative e la frase italiana affermativa hanno il congiuntivo e
subjuntivo. Spieghiamo la differenza fra i modi dopo creer e credere nel paragrafo 2.4.
Un altro modo di esprimere incertezza è mediante gli avverbi spagnoli quizás e tal vez
(in italiano forse o può darsi). In spagnolo in questo caso si può usare sia l’indicativo sia il
subjuntivo, mentre in italiano si usa sempre l’indicativo:
(4a) Tal vez me he (I) equivocado.
(4b) Tal vez me haya (S) equivocado.
(4c) Forse mi sono (I) sbagliato.
(4d) *Forse mi sia (C) sbagliato.
In questo caso l’uso del subjuntivo sembra una scelta più logica che usare
l’indicativo, visto che usando avverbi di dubbio il parlante indica che non è sicuro di quello
che dice. Nell’esempio (4a) il parlante è più sicuro di aver sbagliato, nell’esempio (4b) ha più
dubbi.
Poi ci sono le proposizioni relative. Quando il soggetto dell’antecedente nella
proposizione è specificato, si usa l’indicativo. Quando questo non è il caso, troviamo il
subjuntivo in spagnolo, e l’indicativo o il congiuntivo in italiano:
6
(5a) Las flores que te han regalado son (I) muy bonitas15.
(5b) I fiori che ti hanno regalato sono (I) molto belli.
(5c) Los que cumplan (S) el nuevo reglamento sufrirán sanciones.
(5d) Coloro che non adempiranno (I) al nuovo regolamento subiranno delle sanzioni.
(5e) Necesito un colaborador que sepa (S) inglés.
(5f) Ho bisogno di un collaboratore che conosca (C) l’inglese.
In (5a) e (5b) il parlante ha fiori specifici in mente: l’altra persona ha davvero
ricevuto quei fiori. In (5c) e (5d) il soggetto dell’antecedente non è specificato, è una regola
che vale per tutti. È più generale che (5a) e (5b): si tratta di qualsiasi persona che (al futuro)
adempirà al nuovo regolamento. Nelle frasi (5e) e (5f) il soggetto dell’antecedente non è
neanche specificato, ma ha luogo al presente e quindi anche in italiano troviamo il
congiuntivo.
In entrambe le lingue si costruisce una proposizione comparativa con l’indicativo.
Quando invece la seconda parte del paragone contiene de/di, l’italiano può usare l’indicativo,
il congiuntivo o il condizionale, mentre lo spagnolo usa l’indicativo o il subjuntivo:
(6a) Es menos tonto de lo que tú crees (I)16.
(6b) È meno scemo di quanto tu creda (C).
(6c) Estoy más cansado de lo que te puedes (I)/puedas (S) imaginarte.
(6d) Sono più stanco di quanto potresti (COND) immaginare.
Poi ci sono le proposizioni temporali, che esprimono una relazione di tempo tra la
subordinata e la reggente17. In spagnolo se le costruiscono con l’indicativo. Quando invece la
subordinata ha un valore di futuro, si usa il subjuntivo, mentre l’italiano usa il futuro:
(7a) No me molestes mientras leo (I)18.
(7b) Non disturbarmi mentre leggo (I).
(7c) Cuando lo veas (S), dile que lo estoy buscando.
(7d) Quando lo vedrò (I) te lo dirò.
15
Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 38)
Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 40)
17
Dardano/Trifone (1995: 457)
18
Gli esempi (7a) e (7b) sono tratti da Santos López (2004: 41), gli esempi (7c) e (7d) sono tratti da Santos
López (2004: 42)
16
7
Le frasi (7a) e (7b) non hanno un valore di futuro, ha luogo nel presente, e quindi
troviamo l’indicativo sia in spagnolo sia in italiano. Le frasi (7c) e (7d) invece parlano del
futuro, e nella frase (7c) spagnola è usato il subjuntivo e nella frase (7d) italiana è usato il
futuro19.
L’ultimo caso che discutiamo in cui c’è una differenza fra l’italiano e lo spagnolo, è
nelle ipotesi. In spagnolo si usa il subjuntivo nella subordinata, e nella principale si può usare
sia il condizionale sia un altro subjuntivo, mentre in italiano si deve usare il condizionale
nella principale:
(8a) Si hubieras (IS) hecho bien el trabajo, te hubieran (IS) pagado mejor20.
(8b) Si hubieras (IS) hecho bien el trabajo, te habrían (COND) pagado mejor.
(8c) Se tu avessi (CI) fatto bene il lavoro, ti avrebbero (COND) pagato meglio.
In tutte le frasi troviamo il congiuntivo imperfetto o imperfecto de subjuntivo nella
subordinata. Nella frase (8a) vediamo che nella frase principale è usato il subjuntivo, mentre
nella frase (8b) è usato il condizionale. L’uso del subjuntivo nella frase (8a) è però
considerato antiquato, l’uso del condizionale è più usuale. L’italiano richiede sempre il
condizionale nella proposizione principale.
1.4
I casi problematici
Una parola che esprime un dubbio è possibilmente. Questo può essere seguito sia
dall’indicativo sia dal congiuntivo. Anche in spagnolo si trova l’indicativo ed il subjuntivo
dopo posiblemente:
(9a) Possibilmente la Fiorentina batte (I)/batta (C) l’Ajax.
(9b) Posiblemente la Fiorentina bate (I)/bata (S) el Ajax.
L’uso dell’indicativo o del congiuntivo/subjuntivo dipende dalla quantità
d’insicurezza del parlante. Quando il parlante è poco sicuro che la Fiorentina vincerà,
userebbe il congiuntivo/subjuntivo, e quando è più sicuro si usa l’indicativo. Poi quando il
parlante è ancora più sicuro di quello che dice, si potrebbe usare probablemente in spagnolo e
probabilmente in italiano, che viene sempre seguita dall’indicativo:
19
20
Più avanti nel testo spieghiamo meglio la differenza nell’uso delle forme verbali dopo quando e cuando.
Gli esempi sono tratti da Santos López (2004: 44)
8
(10a) Probablemente Juan viene (I) mañana.
(10b) Probabilmente Gianni viene (I) domani.
Sarebbe più logico usare il subjuntivo dopo una parola come probabilmente, anche se
questa parola indica un dubbio meno forte che possibilmente e per esempio forse, perché
esprime probabilità.
Un altro modo per esprimere dubbio è con secondo me (in spagnolo según yo, o più
frequentemente a mi parecer ed en mi opinión):
(11a) Según yo el diablo existe (I).
(11b) Secondo me il diavolo esiste (I).
Quando si dice questo è chiaro che il parlante ha dubbi sulla verità di quello che dice,
non si sa se il diavolo esista veramente, ma viene seguito dall’indicativo (in spagnolo si
potrebbe usare il subjuntivo). È ancora più strano che secondo me in italiano venga seguito
dall’indicativo, quando si sa che mi sembra che, che può avere più o meno lo stesso
significato, viene seguito dal congiuntivo.
Nello schema 1 vediamo una rassegna delle cose appena descritte:
Schema 1: La distribuzione delle forme verbali secondo Garzanti
Italiano
I
Spagnolo
21
Tipo di frase
C
Variazione
S
Frase semplice con desiderio
x
x
Frase principale alla forma negativa
x
x
Verbo nella principale che esprime
x
x
I
Variazione
dubbio, desiderio, valutazione, giudizio,
emozione, sentimento
Proposizioni concessive
x
x
Proposizioni modali
x
x
Proposizioni comparative introdotte da
x
x
de/di
Proposizioni finali
21
x
L’uso dell’indicativo o del congiuntivo/subjuntivo dipende dal contesto.
9
x
(Continuazione dello schema 1: La distribuzione delle forme verbali secondo Garzanti)
Italiano
Tipo di frase
C
Frase semplice con dubbio o supposizione
x
Subordinate temporali con valore di
I
Spagnolo
Variazione22
S
I
Variazione
x
x
x
futuro
Antecedente non-specificato
x
x
Avverbi di dubbio
x
x
Principali delle ipotesi
x
x
Protasi del periodo ipotetico al futuro
x
x
Verbi di opinione alla forma affermativa
x
x
Ora che abbiamo un’idea di cosa secondo le grammatiche sono le regole dell’uso del
congiuntivo e subjuntivo, descriveremo le diverse teorie che esistono sul significato del
subjuntivo. Poi facciamo l’analisi dell’uso del congiuntivo italiano e del subjuntivo spagnolo
e proviamo a spiegare le differenze fra le due forme verbali, usando il romanzo La sombra
del viento e la sua traduzione italiana L’ombra del vento23 di Carlos Ruiz Zafón.
22
23
L’uso dell’indicativo o del congiuntivo/subjuntivo dipende dal contesto.
Traduzione di Lia Sezzi.
10
2
Alcune teorie sul significato del modo congiuntivo e subjuntivo
Abbiamo visto che in generale sembra che sussisti l’ipotesi che il congiuntivo o il subjuntivo
è usato quando non si rinvia ad un’entità concreta, ma che questo non spiega per il 100
percento l’uso del congiuntivo e del subjuntivo. Quindi non cerchiamo una regola fissa per la
distribuzione del congiuntivo e del subjuntivo, ma un significato. Per lo spagnolo, al
contrario dell’italiano, esistono tante teorie sul significato del modo subjuntivo.
Descriveremo ora queste teorie e poi proveremo ad adattarle alle costruzioni italiane che
richiedono il congiuntivo.
2.1
Terrel e Hooper (1974): assertion, non-assertion e presupposition
Una teoria sul significato del subjuntivo è quella di Terrel e Hooper. Secondo loro il
complemento richiede l’indicativo, quando la proposizione espressa dal complemento viene
asserita: assertion. Se questo non è il caso e quindi la proposizione non viene asserita, si
tratta di non-assertion, ed il complemento richiede il subjuntivo. Poi c’è presupposition24, la
presupposizione che la proposizione sia vera, che richiede l’indicativo quando si tratta di
un’azione mentale, ed il subjuntivo nel caso di un commento.
Perciò è l’intenzione del parlante che è importante, le sue ragioni per presentare le
informazioni, più che la verità della proposizione: il parlante asserisce la proposizione
quando vuol far credere all’interlocutore che crede nella verità di questa proposizione, il che
è logico quando si pensa al fatto che si usa l’indicativo anche quando si mente. Quando
secondo il parlante la proposizione è un desiderio, ma non indica la verità, la proposizione
non è asserita e quindi si usa il subjuntivo. Guardiamo gli esempi (12a), (12b) e (12c):
(12a) Es seguro que María está (I) enferma.
‘È sicuro che Maria è malata’.
(12b) Pedro me dijo que María está (I) enferma.
‘Pietro mi disse che Maria è malata’.
(12c) Dudo que María esté (S) enferma.
‘Dubito che Maria sia malata’.
Nell’esempio (12a) il parlante asserisce che Maria è malata: per il parlante c’è un tipo
di conferma. Forse gliel’ha detto la madre o il medico, o forse è andato a trovarlo a casa, in
ogni caso il parlante è convinto che Maria è malata. Nella frase (12b) María está enferma è
24
Spiegheremo meglio il concetto di presupposition più avanti nel testo.
11
asserita, ed il fatto che Pietro l’abbia detto al parlante ci spiega com’è stata asserita. In (12c)
la proposizione non è asserita né presupposta, il parlante non è sicuro della verità della
proposizione; non sembra malata o forse l’ha vista fuori. È per questo che in casi come (12c)
troviamo il subjuntivo.
Spieghiamo meglio il termine presupposition: presupposition (o presupposizione)
vuol dire che il parlante presume che la proposizione sia vera. Sappiamo che si tratta di
presupposizione quando la negazione della frase intera non cambia la verità della
proposizione:
(13a) Estoy contento de que Juan haya (S) comprado un coche.
‘Sono contento che Gianni abbia comprato una macchina’.
(13b) No estoy contento de que Juan haya (S) comprado un coche.
‘Non sono contento che Gianni abbia comprato una macchina’.
(13c) Creo que Daniel es (I) inteligente.
‘Credo che Daniele sia25 intelligente’.
(13d) No creo que Daniel sea (S) inteligente.
‘Non credo che Daniele sia intelligente’.
Nell’esempio (13a) il parlante semplicemente dice di essere contento che Gianni
abbia comprato una macchina, per qualsiasi ragione. Se cambiamo ‘estoy contento’ in ‘no
estoy contento’, come in (13b), è sempre vero che Gianni ha comprato una macchina. La
negazione della frase cambia solo il commento del parlante riguardante la proposizione, ma
non cambia la verità di questa proposizione e quindi in (13b) abbiamo a che fare con
presupposizione. E visto che si tratta di un commento sulla proposizione, viene usato il
subjuntivo. Questi esempi contrastano con (13c) e (13d). La proposizione che Daniele è
intelligente viene asserita nella frase (13c), ma la verità di questa proposizione non è
presupposta. Questo lo vediamo nell’esempio (13d): la proposizione è sempre la stessa che in
(13c), ma per l’aggiunta della negazione adesso Daniele non è più intelligente. Poiché si
tratta di un’azione mentale, in (13c) viene usato l’indicativo ed in (13d) viene usato il
subjuntivo.
Ora proviamo ad applicare questa teoria sull’italiano, e lo facciamo con gli esempi
(14a), (14b) e (14c)26:
25
In spagnolo troviamo l’indicativo invece di un subjuntivo, ma in italiano in questo caso non è grammaticale
usare l’indicativo e quindi non abbiamo tradotto letteralmente la frase spagnolo ma abbiamo usato il
congiuntivo.
12
(14a) È sicuro che Maria è (I) malata.
(14b) Pietro mi disse che Maria è (I) malata.
(14c) Dubito che Maria sia (C) malata.
Gli esempi sono gli stessi che quegli spagnoli e quindi in (14a) e (14b) si tratta di
assertion e in (14c) si tratta di non-assertion. Le forme verbali usate sono dunque le stesse
che negli esempi spagnoli: in (14a) e (14b) troviamo l’indicativo e in (14c) viene usato il
subjuntivo. Fino a questo momento non abbiamo incontrato problemi con l’applicazione
della teoria. Ora guardiamo agli esempi che abbiamo usati per indicare la differenza tra
presupposition ed assertion:
(15a) Sono contento che Gianni abbia (C) comprato una macchina.
(15b) Non sono contento che Gianni abbia (C) comprato una macchina.
(15c) Credo che Daniele sia (C) intelligente.
(15d) Non credo che Daniele sia (C) intelligente.
Gli esempi (15a) e (15b) sono gli stessi che in spagnolo e quindi la spiegazione è la
stessa: la negazione della frase non cambia la verità di questa proposizione e quindi in (15b)
abbiamo a che fare con presupposizione, e troviamo il subjuntivo. Notiamo che in (15c)
troviamo il congiuntivo dove in spagnolo viene usato l’indicativo perché la proposizione
viene asserita. In italiano è anche possibile usare l’indicativo dopo credere, ma non è
convenzionale, perché le azioni mentali in italiano normalmente richiedono il congiuntivo27.
L’esempio (15d) ha la stessa struttura come in spagnolo: la negazione cambia la verità della
proposizione e viene usato il congiuntivo.
2.2
Lunn (1989): prototype of assertability28
Una teoria che elabora estesamente l’idea di assertion, non-assertion e presupposition nello
spagnolo è quella di Patricia Lunn. Non ha solo svolto una ricerca su quando viene usato
usato il subjuntivo, ma anche sul perché viene usato: quali sono le caratteristiche di
‘subjunctivizable information’?
26
Usiamo gli stessi esempi che abbiamo usato per spiegare la teoria per lo spagnolo, in modo che diventi più
chiaro se la teoria è applicabile all’italiano allo stesso modo come in spagnolo.
27
Il caso creer/credere lo discussiamo più avanti.
28
Non tutti gli aspetti del subjuntivo elaborati da Lunn sono rilevanti per questa parte della nostra ricerca, come
la differenza tra l’imperfecto de subjuntivo in –ra e in –se, quindi non è descritto tutto l’articolo.
13
Quando i parlanti dello spagnolo usano l’indicativo, il più delle volte si tratta di
informazioni rilevanti. Questo implica che spesso si tratta di informazioni nuove, il che è
logico quando si tiene in mente che informazioni già note non sono (le più) rilevanti. Peraltro
questo non significa che ‘subjunctivizable information’ non può essere rilevante, ma è di
poca importanza per il miglioramento della representazione del mondo dell’interlocutore.
Lo spagnolo distingue due categorie di informazioni che non sono asseribili. La prima
è informazione che non è vera, che non viene asserita perché con questa non viene aggiunto
niente di vero alla representazione del mondo dell’interlocutore. La seconda categoria è
quella delle informazioni presupposte, che non vengono asserite perché non aggiungono
niente di nuovo alla representazione del mondo dell’interlocutore. Le due categorie se le
possono suddividere in uno schema:
Schema 2: Subjuntivo ed indicativo secondo Lunn29
meno asseribile
falsa
asseribile
meno asseribile
sia vera che nuova
SUBJUNTIVO
INDICATIVO
vecchia
SUBJUNTIVO
Nello schema 2 vediamo che le informazioni che possono essere asseribili devono essere sia
vere che nuove. Diamo un esempio: il caso Joran van der Sloot. Il giornalista olandese Peter
R. de Vries gli aveva fatto cadere in trappola e così Van der Sloot, dopo anni di negazione,
aveva confessato di aver fatto sparire la ragazza americana Nathalie Holloway. È un caso in
cui con regolarità escono fuori nuove notizie. Joran aveva confessato perché era stato
interrogato da un sedicente amico, che risultò una spia, ma più tardi sostenava che era stato
tutto uno scherzo, che era stato stupido. Quindi all’inizio la confessione era ‘hot news’, più
tardi invece ne veniva rinviato come informazioni vecchie di cui era raccontato qualcosa di
nuovo. Questo non vuol dire che le notizie precedenti non erano più vere, ma questi fatti sono
a quel punto meno importanti. Così nel giornalismo, non come nel linguaggio quotidiano
‘normale’, viene fatto buon uso della distinzione tra informazioni vecchie e nuove.
Secondo Lunn30 e linguistici come Haverkate, i giornalisti portano notizie già note
con il subjuntivo, cossiché i lettori sanno che possono prestare meno attenzione a questi fatti
e ci si possono concentrare sulle nuove informazioni. Quindi un titolone sul giornale userà
l’indicativo, nel testo stesso verrà usato più spesso il subjuntivo. La costruzione usata il più
29
30
Traduzione mia della scheda presa da Lunn (1989: 691).
Lunn (1989: 692-693)
14
frequentemente per rinviare a notizie già note è con tutta probabilità el hecho de que (‘il fatto
che’). Si può usare el hecho de que solo quando le informazioni nella frase sono già note (e
non si ha dubbi sulla verità di queste informazioni), sia perché sono già scritte nell’articolo
sia perché sono fatti dati per risaputo. Dato che il parlante/scrittore è già a conoscenza dei
fatti e commenta questi fatti, in queste costruzioni si usa il subjuntivo. Quindi se il titolone
del giornale è ‘Joran van der Sloot finalmente confesa’ (‘Joran van der Sloot finalmente
confessa’), queste notizie sono nuove e anche vere, e quindi viene usato l’indicativo. Quando
più avanti nel giornale viene fatto riferimento alla confessione di Van der Sloot, è ancora
vero ma non è più informazione nuova e quindi viene usato il subjuntivo: ‘El hecho de que
Joran haya (S) confesado extrañamente no significa que irá en prisión’ (‘Il fatto che Joran
abbia confessato stranamente non significa che andrà in prigione’). A mio parere questa parte
della teoria di Lunn non è molto convincente, visto che si usa il subjuntivo per fare commenti
su notizie. Evidentemente non si può commentare qualcosa di cui non si è a conoscenza, e
quindi si tratta sempre di notizie già note, ed è questo che spiega l’uso del subjuntivo invece
dell’idea del giornalista di indicare ai lettori quale sono le notizie più importanti.
La teoria di Lunn spiega così l’uso di due parole che possono essere seguiti sia
dall’indicativo che dal subjuntivo, ma con una differenza di significato: le congiunzioni
aunque e si. Spieghiamo la differenza (secondo Lunn) tra aunque seguito dall’indicativo e
aunque con il subjuntivo mediante gli esempi (16a) e (16b):
(16a) Aunque es (I) mi hija, la encuentro muy guapa31.
‘Anche se è mia figlia, la trovo molto bella’.
(16b) Aunque sea (S) mi hija, la encuentro muy guapa32.
‘Anche se sia mia figlia, la trovo molto bella’.
Quando nella subordinata viene usato l’indicativo, come nell’esempio (16a) significa
che l’informazione che contiene è vera ed anche rilevante. È un fatto che è la figlia del
parlante, e secondo lui/lei è una bella ragazza. Quando si sostituisce l’indicativo con il
subjuntivo, il significato della frase cambia e può avere due significati (di cui uno meno
probabile). In questo caso il fatto che sia la figlia del parlante non viene considerato molto
importante, l’importante è che la trova bella. Il significato meno probabile ma sempre
possibile della frase (16b) è che il parlante non è sicuro che la ragazza sia sua figlia, ma la
31
32
Lunn (1989: 697)
Lunn (1989: 698)
15
trova bella comunque. In italiano questo non funziona in questo modo, visto che non c’è la
scelta tra l’indicativo ed il congiuntivo: anche se regge l’indicativo33.
Lunn spiega anche il significato di si34. Come sappiamo, si può essere seguito sia
dall’indicativo che dal subjuntivo. Questo significa che c’è qualcosa da asserire in un
complemento con si: la proposizione potrebbe essere vera. Il subjuntivo dopo si se l’usa solo
per indicare ciò che Lunn chiama ‘contrary-to-fact information’35. L’imperfecto de
subjuntivo viene usato nei complementi che contengono informazioni contrary-to-fact,
quando si è sicuri che la proposizione non è vera. Guardiamo l’esempio (17), il che è una
possibile risposta su una richiesta di aiuto:
(17) Si tuviera (IS) tiempo, te ayudaría36.
‘Se avessi tempo, ti aiuterei’.
In questa frase, il parlante non asserisce il complemento contenente si, e così
l’interlocutore deve interpretare la frase. L’interlocutore trarrà la conclusione che il parlante
vuol dire che non ha tempo e per questo non gli aiuterà. In questo modo l’interlocutore deve
dedurre che cosa il parlante vuol dire, senza che il subjuntivo asserisca la conclusione
negativa.
Ora guardiamo ad un esempio particolare:
(18) Perdona que te interrumpa (S)37.
‘Perdona che ti interrompi’.
Notiamo che viene usato il subjuntivo, ma perché? Questa frase non contiene nessuna
informazione importante, perché il parlante quando dice ‘perdona que te interrumpa’ ha già
interrotto l’altra persona: sono informazioni vecchie che non hanno importanza e per questo è
usato il subjuntivo. Lo spazio che c’è tra assertion (indicativo) e non-assertion (subjuntivo)
può essere schematizzato in questo modo38:
33
Dardano/Trifone (1995: 464)
L’uso del se italiano è lo stesso che del si spagnolo, quindi spieghiamo solo l’uso spagnolo.
35
Lunn (1989: 698)
36
Lunn (1989: 699)
37
Lunn (1989: 694)
38
Riproduzione mia dei fatti dati in Lunn (1989).
34
16
assertion
indicativo
2.3
non-assertion
indicativo imperfecto
condicional
subjuntivo
De Jonge (2006): un’alternativa rilevante
Un’altra teoria sul significato del subjuntivo è quella di De Jonge, che è paragonabile a quella
di Igor Dreer (2001), ma specificatamente spagnolo. Questa teoria39 dice que “el subjuntivo
indica que hay una alternativa relevante en el contexto, independientemente de la situación
real del evento en cuestión”. Quindi vale anche per questa teoria che non importa se l’evento
è vero o no; ciò che importa è se c’è un’alternativa per l’evento. Il subjuntivo viene usato
quando c’è un’alternativa rilevante per l’evento espresso dal verbo, mentre l’indicativo viene
usato come affermazione dell’evento espresso dal verbo. Dimostriamo questa teoria con gli
esempi (19a), (19b) e (19c):
(19a) Es cierto que este libro es (S) nuevo.
‘È certo che questo libro è nuovo’.
(19b) Pedro me dijo que este libro es (S) nuevo.
‘Pietro mi disse che questo libro è nuovo’.
(19c) Dudo que este libro sea (I) nuevo.
‘Dubito che questo libro sia nuovo’.
Nell’esempio (19a) è certo che il libro è nuovo, non c’è nessun dubbio. Quindi non
c’è un’alternativa rilevante e viene usato l’indicativo. Anche nell’esempio (19b) si vede
l’indicativo, anche se il parlante non n’è completamente sicuro. Ma il fatto che Pietro l’abbia
detto è sufficiente per presumere che il libro sia veramente nuovo, e quindi non c’è
un’alternativa rilevante e viene usato l’indicativo. L’esempio (19c) ovviamente è diverso da
(19a) e (19b). Qui il parlante esprime i suoi dubbi sul fatto che il libro sia nuovo, forse perché
sembra sciupato o qualcosa del genere. Un dubbio indica che non c’è sicurezza sulla verità e
quindi c’è un’alternativa rilevante, cioè il libro è usato. Non sorprende che in questa frase
troviamo il subjuntivo.
Ora guardiamo se questa teoria è applicabile all’italiano. Usiamo gli stessi esempi che
in spagnolo:
39
De Jonge (2006: 169)
17
(20a) È certo che questo libro è (I)/sia (C) nuovo.
(20b) Pietro mi disse che questo libro è (I) nuovo.
(20c) Dubito che questo libro sia (C) nuovo.
Vediamo che nelle frasi (20b) e (20c) non ci sono differenze in confronto allo
spagnolo: in (20b) la proposizione viene asserita e viene usato l’indicativo, in (20c) la
proposizione non viene asserita e viene usato il congiuntivo. Ma nella frase (20a) sì che c’è
differenza in confronto allo spagnolo: si ha la scelta tra l’indicativo ed il congiuntivo. C’è
una preferenza per l’uso dell’indicativo, ma è anche grammaticale una frase con è certo ed il
congiuntivo, e per una frase negativa c’è perfino una preferenza per l’uso del congiuntivo40.
La scelta tra l’indicativo ed il congiuntivo è notevole perché usando è certo ovviamente si sa
che si tratta di certezza e quindi di assertion, che normalmente richiede l’indicativo.
2.4
Dreer (2001): Occurrence System41
Un’altra teoria che è descritta per una lingua specifica è quella di Igor Dreer, che ha studiato
il subjonctif francese, ma vale per tutte le lingue che hanno in comune l’uso del congiuntivo.
Spieghiamo questa teoria mediante un esempio in italiano:
(21a) Credo che sono (I) bello.
(21b) Credo che sia (C) bello.
Questa differenza nell’uso del modo la possiamo spiegare con l’approccio text to sign
di Dreer, che ha inventato l’Occurrence System: se viene usato l’indicativo o il congiuntivo
dipende dall’esistenza o l’assenza di un’alternativa. Ci sono due possibilità: si tratta di
occurrence (“an observable or expected development of a spatio-temporal-existential
situation indicated by the verb”42) o di alternative to occurrence (“contextual information –
the negated counterpart of a spatio-temporal-existential situation indicated by the
Subjunctive”43). Questo significa che secondo la teoria di Dreer44, usando l’indicativo, il
parlante vuole presentare eventi o fatti reali, ed usando il subjonctif presenta eventi o fatti ma
non esclude che ci sono altri eventi o fatti possibili, anche se a questo momento non sono
40
Brinker (2002: 254)
Dreer, I. (MS): Alternative in Textual Analysis: the Subjunctive versus the Indicative in French.
42
Dreer (2001: 1)
43
Ibid.
44
Dreer (2001: 2)
41
18
reali. Il verbo credere in italiano può essere seguito sia dall’indicativo che dal congiuntivo45,
quindi c’è variazione. Nel primo caso si è convinti di dire la verità, si è determinati. In questo
caso si usa l’indicativo, come nella frase (21a): si tratta di una persona sicura che non crede
che esista la possibilità di non essere bello, è davvero convinto di essere bello. Quando si
tratta di alternative to occurrence si dà per scontato che c’è un’alternativa rilevante. In
questo caso viene usato il congiuntivo, come nella frase (21b): la persona è insicura e crede
che ci sia un’alternativa rilevante, cioè non essere bello. Con questo sistema si può anche
spronare la gente a dare una certa risposta: quando uno pone una domanda che contiene
l’indicativo ad una persona insicura, forse questa persona inclinerebbe a dare una risposta
affermativa.
Sappiamo che in spagnolo il verbo creer viene sempre seguito dall’indicativo. Con la
teoria di Dreer possiamo spiegare perché in spagnolo il verbo creer viene seguito
dall’indicativo mentre le frasi negative con creer, quindi con no creer, richiedono il
subjuntivo. Questo lo spieghiamo con gli esempi (22a) e (22b):
(22a) Creo que puedo (I) ayudarte.
‘Credo che ti posso aiutare’.
(22b) No creo que yo pueda (S) ayudarte.
‘Non credo che io ti possa aiutare’.
L’esempio (22a) è una frase affermativa contenente creer e quindi l’indicativo. In
questo caso si tratta di occurrence: il parlante crede (o vuol far credere) in quello che dice.
C’è per esempio un medico che dice al paziente che crede di poter aiutargli. Anche se ha
dubbi lo può dire usando l’indicativo per dare speranza al paziente. Quindi è molto probabile
o sicuro che il parlante può aiutare l’altro, il parlante crede in questo o vuol far credere l’altro
che è così. L’esempio (22b) è una frase negativa che contiene no creer e quindi il subjuntivo.
Qui si tratta di alternative to occurrence: il parlante crede nell’alternativa, cioè di non poter
aituare l’interlocutore. È un’alternativa rilevante e quindi viene usato il subjuntivo.
Adesso che abbiamo visto che questa teoria è valide per lo spagnolo, guardiamo se
questa teoria funziona anche per l’italiano, usando gli stessi esempi:
(23a) Credo che ti possa (C) aiutare.
(23b) Non credo che io ti possa (C) aiutare.
45
Brinker (2002: 252)
19
L’esempio (23a), con la forma affermativa di credere, non contiene l’indicativo come
in spagnolo, ma il congiuntivo. Secondo Dreer in questo caso si tratta di alternative to
occurrence: il parlante crede nell’alternativa. L’esempio (23b), con una negazione ed il verbo
credere, anche contiene il congiuntivo. Proprio come in (23a) si tratta di alternative to
occurrence: il parlante crede nell’alternativa.
Proviamo a spiegare questo uso dell’indicativo e del congiuntivo dopo credere con le
altre teorie. Secondo la teoria di Terrel e Hooper quello che viene dopo credere è assertion; il
parlante conferma quello che segue al verbo ed è sicuro di quello che dice, e quindi viene
seguito dall’indicativo. Secondo Dreer e De Jonge, dopo credere segue quello che secondo te
è vero, ed anche se credenze non sono mai sicure, non credi in un’alternativa. L’alternativa ci
può essere, ma questa non è un’alternativa rilevante. Se l’indicativo viene usato è indice di
(grande) certezza (o una grande bugia: se uno deve difendersi di fronte alla polizia, vuole
essere il più credibile possibile e quindi usa l’indicativo mentre sa che sta dicendo bugie).
L’uso italiano di credere si potrebbe spiegare con la teoria di De Jonge: credere indica
sempre che si tratta di un’opinione o di una valutazione e quindi c’è sempre un grado di
soggettività. Usando l’indicativo si indica di essere più o meno certo di se stesso, non si vede
un’alternativa rilevante, ma usando il subjuntivo/congiuntivo si lascia spazio ad altre idee.
Per esempio a metà della stagione calcistica si può dire che si aspetta che l’Inter vincerà lo
scudetto, ma la stagione è ancora lunga e può ancora succedere di tutto. Si può anche dire che
l’Inter vincerà lo scudetto, quando ci sono solo poche partite da giocare e l’Inter ha un
vantaggio considerevole sulle altre squadre: nel primo caso c’è ancora tanta insicurezza e
quindi si direbbe ‘credo che l’Inter vinca lo scudetto’ (un interista userebbe più l’indicativo)
e nel secondo caso c’è più sicurezza e quindi si userebbe più l’indicativo il congiuntivo:
‘Credo che l’Inter vince lo scudetto’. In una discussione uno può esprimere la sua opinione
con ‘io credo che sia così’, il che indica che è aperto ad altre opinioni che eventualmente
potrebbero convincergli: cioè alternative rilevanti. E negando la frase resta che il parlante
crede in un’alternativa rilevante.
Abbiamo dunque spiegato l’uso italiano di credere ed il modo con le teorie che
spiegano anche l’uso spagnolo, ma la domanda è com’è possibile che due lingue della stessa
famiglia linguistica – le lingue romanze – hanno una differenza talmente grande nell’uso del
congiuntivo/subjuntivo in materia di azione mentale46.
46
In casi come questi lo spagnolo funziona come il francese: in una frase affermativa si usa l’indicatif, in una
frase negativa si usa il subjonctif.
20
2.5
I casi problematici
Ora guardiamo i casi problematici italiani e spagnoli dell’introduzione. Sono problemi che
non riusciamo a spiegare con la teoria comune che il congiuntivo o il subjuntivo viene usato
quando non viene rinviato ad un’entità concreta, ma sarà possibile spiegarli usando le teorie
appena spiegate?
Il primo problema esiste sia in spagnolo che in italiano: gli avverbi di possibilità
spesso vengono seguiti dall’indicativo. In italiano questo vale per forse, che ovviamente
esprime un dubbio, esprime incertezza, e quindi sarebbe logico usare il congiuntivo ma
invece richiede l’indicativo. Prendiamo gli esempi dell’introduzione e guardiamo se le teorie
spiegate ci danno una spiegazione per l’uso dell’indicativo dopo forse:
(24) Forse è (I) vero quello che si dice.
Nell’esempio (24) il parlante non è sicuro della verità di quello che si dice, e per
questo usa forse. Secondo la teoria di Dreer questo potrebbe essere un caso di alternative to
occurrence, visto che possibilmente c’è l’alternativa che non si dice la verità, e quindi in
questo caso si dovrebbe usare il congiuntivo. Questa è anche la conclusione della teoria di De
Jonge, perché c’è un’alternativa che potrebbe essere rilevante. La proposizione non viene
nemmeno asserita e quindi secondo Terrel e Hooper e Lunn si tratta di non-assertion ed in
questa frase si dovrebbe trovare il congiuntivo.
Gli avverbi di possibilità spagnoli più usati, tal vez e quizá, più igual e lo mismo,
possono essere seguiti da sia l’indicativo che il subjuntivo. Guardiamo gli esempi (25a) e
(25b)47:
(25a) Tal vez he (I) soñado.
‘Forse ho sognato’.
(25b) Tal vez haya (S) soñado.
‘Forse abbia sognato’.
L’esempio (25a) è paragonabile all’esempio italiano e lo possiamo spiegare allo
stesso modo, e quindi discussiamo solo l’esempio (25b). Il parlante di (25b) si è svegliato e
non si ricorda se ha sognato o no, quindi non è sicuro della sua visione e c’è un forte dubbio.
Secondo l’Occurrence System di Dreer si potrebbe trattare di alternative to occurrence,
47
Per l’esempio usiamo tal vez, ma vale anche per gli altri avverbi di possibilità spagnoli.
21
perché c’è l’alternativa che il parlante non ha sognato. Se questa alternativa è rilevante si usa
il subjuntivo, anche usando la teoria di De Jonge. Secondo Terrel e Hooper e Lunn è un
esempio di non-assertion perché la proposizione non viene asserita e quindi anche secondo
questa teoria si dovrebbe usare il subjuntivo.
Il problema più grande degli avverbi di possibilità spagnoli è a lo mejor, che ha anche
il significato di ‘forse’ ma richiede sempre l’indicativo, mentre gli altri avverbi di possibilità
possono essere seguiti da sia l’indicativo che il subjuntivo. Possiamo dunque concludere che
ci deve essere una differenza di significato tra tal vez, quizá ed a lo mejor.
Poi ci sono gli avverbi di probabilità. La differenza tra questi avverbi e gli avverbi di
possibilità è che gli avverbi die possibilità esprimono un dubbio più forte, gli avverbi di
probabilità esprimono più certezza, indicano quale secondo il parlante è l’opzione più logica.
Chi usa un avverbio di possibilità ha meno preferenza per una delle opzioni. Discutiamo
probabilmente e probablemente, che entrambi richiedono l’indicativo:
(26) Probablemente Juan viene (I) mañana.
‘Probabilmente Gianni viene (I) domani’.
Secondo la teoria di Dreer è un caso di alternative to occurrence: è probabile che
Gianni venga domani. Questa alternativa c’è ma non è così rilevante, perché il parlante usa
probabilmente invece di un avverbio di possibilità; la chance che viene è più grande che la
chance che non viene. Questo potrebbe spiegare l’uso dell’indicativo in questa frase. Le
teorie di Terrel e Hooper e Lunn non ci spiegano l’uso dell’indicativo perché secondo queste
teorie si tratta di non-assertion e quindi si dovrebbe usare il subjuntivo. L’uso dell’indicativo
dopo probabilmente ed il subjuntivo dopo probablemente è ancora più notevole se teniamo in
mente che è probabile viene seguito dal congiuntivo ed anche es probable richiede il
subjuntivo, visto che hanno lo stesso significato che probabilmente e probablemente.
Usare secondo me/según yo è anche un modo per indicare che si tratta della opinione
del parlante e che quindi c’è soggettività. In questo caso si aspetterebbe il
congiuntivo/subjuntivo, ma troviamo l’indicativo. Guardiamo l’esempio (27):
(27) Según yo el diablo existe (I).
‘Secondo me il diavolo esiste (I)’.
22
In questo esempio l’oggetto è qualcosa insicura, non si sa se il diavolo esista. È
dunque notevole che in questo caso si deve usare l’indicativo, anche se si tratta di
un’opinione e di una cosa insicura. In questo modo si esclude la possibilità che non esista, si
asserisce un’opinione. E come si può spiegare che secondo me richiede l’indicativo, quando
si sa che mi sembra che, che ha più o meno lo stesso significato, viene seguito dal
congiuntivo? Come con gli altri casi problematici, anche questo non lo possiamo spiegare
usando le diverse teorie. Secondo Dreer e De Jonge c’è un’alternativa rilevante (cioè che non
esiste) e quindi si aspetterebbe il subjuntivo. Non si tratta nemmeno di assertion e quindi
anche le teorie di Terrel e Hooper e Lunn non spiegano l’uso dell’indicativo dopo secondo
me e según yo.
Poi c’è il problema che è necessario che ed es necesario que richiedono il
congiuntivo/subjuntivo. Una spiegazione potrebbe essere che con è necessario che si esprime
un’opinione, ed indica che a questo momento quello che deve fare non è ancora fatto e quindi
non viene rinviato ad un’entità concreta, come in questo esempio:
(28) Es necesario que lo haga (S).
È necessario che lo faccia (C).
Se proviamo a spiegare l’uso del congiuntivo/subjuntivo con le teorie di Dreer e De
Jonge vediamo che c’è un’alternativa rilevante: che non fa quello di cui parla il parlante. È
solo necessario dire che qualcosa è necessario se c’è un’alternativa, altrimenti non bisogna
sottolinearlo. Dunque in questa frase è logico l’uso del congiuntivo/subjuntivo. Anche
secondo Terrel e Hooper e Lunn si deve usare il congiuntivo/subjuntivo, visto che la
proposizione non viene asserita e non si tratta di una presuppozione e quindi si tratta di nonassertion.
23
3
Descrizione del corpus
In questi paragrafi spieghiamo in cosa consiste la ricerca e l’ipotesi di questa tesi e
guardiamo i risultati. Prima descriviamo il corpus e spieghiamo quali forme verbali sono
adatte per studiare le differenze tra il congiuntivo e subjuntivo. Guarderemo i risultati delle
ricerche per poi spiegare cosa troveremo nell’analisi e daremo uno schema delle categorie
che sono usate nell’analisi.
3.1
Carloz Ruiz Zafón – La sombra del viento
Il corpus della ricerca consiste in un romanzo che si chiama La sombra del viento, e la sua
traduzione italiana di Lia Sezzi, L’ombra del vento. È un romanzo scritto nel 2001 da Carlos
Ruiz Zafón, che in Spagna fu pubblicato da Planeta (quarta edizione, 2006) ed in Italia da
Mondadori (prima edizione Oscar bestsellers, 2006). Abbiamo letto la versione italiana ed
annotato tutti i congiuntivi. Poi abbiamo preso la versione spagnola ed abbiamo annotato tutti
i subjuntivos, compreso quelli che non hanno un congiuntivo nella versione italiana. Così
abbiamo fatto una lista con tutte le frasi che in italiano hanno il congiuntivo o in spagnolo il
subjuntivo o tutti e due. Il corpus consiste solo nelle frasi che in entrambe le lingue sono state
tradotte alla stessa maniera.
Il libro48 racconta la storia di un proprietario di un negozio di libri usati che una
mattina nel 1945 porta suo figlio Daniel Sempere ad un posto dove ci sono migliaia di libri
dimenticati: il Cimitero dei Libri Dimenticati a Barcellona. Qui Daniel può scegliere uno dei
libri e lui sceglie un romanzo di Julián Carax, uno scrittore sconosciuto. Vuole sapere di più
del libro e del suo scrittore ma questo pare essere un problema; nessuno lo conosce e non si
possono trovare i suoi libri perché qualcuno li ha bruciati tutti. Diventa una ricerca alla storia
dello scrittore, in cui viene assistito dal suo amico Fermín Romero de Torres. Rintracciano
alcuni amici e nemici di Julián e loro li aiutano a scoprire la vera storia di Julián Carax e dei
suoi libri, ma più si avvicinano la verità, più segreti e pericoli incontrano.
3.2
Ricerca ed ipotesi
Per studiare l’uso del congiuntivo e del subjuntivo sono stati esaminati:
- Tutte le forme del congiuntivo:
* Congiuntivo presente (C) – (29) Dicono che sia (C) molto bella. (L’ombra del vento 37)
48
La storia è troppo complicata per raccontarla interamente e dettagliatamente, per questo raccontiamo solo il
filo conduttore. Se per gli esempi più avanti nella tesi la storia è importante, intentiamo a spiegare bene il
contesto.
24
* Congiuntivo imperfetto49 (CI) – (30) Il cuore mi batteva come se volesse (CI) aprirsi un varco
nel petto e fuggire via. (L’ombra del vento 8)
- Tutte le forme del subjuntivo:
* Presente de subjuntivo (S) – (31) Porque quiero que me digas (S) si tengo que enviarla o no. (La
sombra del viento 288)
* Pretérito imperfecto de subjuntivo (IS) – (32) Dejé que mi mano rozase (IS) las avenidas de
lomos expuestos, tentando mi elección. (La sombra del viento 17)
* Futuro de subjuntivo (FS) – (33) [...] dispuesto a cubrir los hechos que fueren (FS) menester para
que su crónica negra llegase antes del cierre de la edición [...] (La sombra del viento 183)
3.2.1 Alcuni commenti
- Solo vengono contate le forme verbali se in almeno una delle lingue viene usato il
congiuntivo o il subjuntivo.
- Se in una frase ci sono due forme verbali uguali (per esempio due congiuntivi) vengono
contate tutte e due50.
(34) Nessuno sapeva chi fosse (CI) o perché lo facesse (CI). (L’ombra del vento 29-30)
- Non è sempre chiaro se si tratta di un indicativo o di un congiuntivo. Si tratta spesso della
prima persona plurale, per cui l’indicativo ed il congiuntivo (presente) sono gli stessi. Per
esempio:
(35) È più forte di quanto pensiamo (I/C). (L’ombra del vento 149)
In questo caso non viene contata la forma verbale. Se dopo una parola o costruzione
che richiede il congiuntivo ci sono due verbi, da cui uno è certamente un congiuntivo,
ammettiamo che anche l’altro verbo è un congiuntivo e quindi viene contato. Per esempio:
(36) Non posso permettere che tu scompaia (C) per sempre dalla mia vita e mi dimentichi (C).
(L’ombra del vento 136)
- Non sono contati gli imperativi:
49
50
Incluso il congiuntivo trapassato.
Prendiamo esempi italiani, ma vale anche per lo spagnolo.
25
(37) Non dica (IMP) spropositi, Fermín. (L’ombra del vento 103)
Sono invece contati gli ordini che non contengono imperativi ma che si esprimono
con verbi di influenza, per esempio:
(38) Voglio che tratti (C) mio figlio come se fosse un’idiota, d’accordo? (L’ombra del vento 94)
- Non sono contate le frasi che nella traduzione italiana ha una struttura diversa di quella
spagnola:
(39a) No, è una benedizione. (L’ombra del vento 213)
(39b) No, como si fuese una benedición [...] (La sombra del viento 270)
Ovviamente c’è una grande differenza di struttura tra (39a) e (39b). Nella frase (39a)
viene confermato che è veramente una benedizione, mentre nella frase (39b), aggiungendo
‘come se’ e dunque richiedendo il congiuntivo, viene detto che assomiglia a una benedizione,
che è quasi una benedizione e quindi non è veramente una benedizione. In questo caso la
differenza di struttura è troppo grande per comparare bene l’uso della forma verbale delle due
lingue.
Nei capitoli seguenti guardiamo all’uso dell’indicativo e del congiuntivo o subjuntivo,
applicato su La sombra del viento e L’ombra del vento. Ho scelto di usare questo romanzo
come corpus perché è un libro recente scritto in spagnolo moderno da uno scrittore che
lavora anche come giornalista e che scrive con cura.
Le due questioni di questa tesi sono:
a. Fra l’italiano e lo spagnolo, c’è differenza di distribuzione fra il congiuntivo ed il
subjuntivo?
b. Nel caso affermativo, c’è differenza di significato?
L’ipotesi è di sì, perché sia il congiuntivo che il subjuntivo ha il proprio fondamento
nel latino volgare, da cui si sono sviluppati separatamente fino alla forma attuale, e
continuano ancora a svilupparsi. Se a questo punto ci sono alcune differenze di distribuzione
fra il congiuntivo ed il subjuntivo, dovrebbe significare che anche i significati sono (forse
solo leggermente) diversi.
26
3.3
I risultati
Per l’analisi abbiamo studiato l’uso del congiuntivo e del subjuntivo ne L’ombra del vento /
La sombra del viento di Carlos Ruiz Zafón. Questa è la distribuzione totale di queste forme
verbali italiane ne L’ombra del vento:
Grafiche 1 e 2: Distribuzione totale dell’indicativo e del congiuntivo nel corpus acquisto ne L’ombra
del vento
700
661
600
16%
500
400
Congiuntivo
300
Indicativo
200
Congiuntivo
Indicativo
128
100
84%
0
Congiuntivo
Indicativo
Si vede che ci sono 789 forme verbali in totale, di cui 661 congiuntivi (il 83,8 per cento) e
128 indicativi (il 16,2 per cento). Adesso prima guardiamo i risultati per lo spagnolo in
confronto a quelli italiani e poi spieghiamo qual’è l’obiettivo di questa tesi.
Grafiche 3 e 4: Distribuzione totale dell’indicativo e del congiuntivo e subjuntivo nel corpus
285
300
600
250
504
500
200
150
661
700
128
100
Indicativo I
400
Congiuntivo
Indicativo S
300
Subjuntivo
200
50
100
0
0
Indicativo I
Indicativo S
Congiuntivo
Subjuntivo
Si vede che in totale ci sono ovviamente anche 789 forme verbali spagnole, di cui 504
subjuntivos (il 63,9 per cento contro l’83,8 per cento nell’italiano) e 285 indicativi (il 36,1
per cento contro il 16,2 per cento nell’italiano). Adesso guardiamo la tabella 1, che ci mostra
i rapporti tra il congiuntivo, il subjuntivo e l’indicativo:
27
Tabella 1: Distribuzione delle forme verbali
Forme verbali
Tassi
Congiuntivo-Subjuntivo
376 / 47,7%
Congiuntivo-Indicativo
285 / 36,1%
Indicativo-Subjuntivo
128 / 16,2%
Altro-Subjuntivo
280
Congiuntivo-Altro
180
Nella tabella 1 vediamo che la maggior parte del corpus consiste di frasi che in entrambe le
lingue contengono il congiuntivo o il subjuntivo: il 47,7 per cento. Troviamo poco più meno
congiuntivo-indicativo (il 36,1 per cento) e solo le situazioni in cui troviamo un indicativo in
italiano e un subjuntivo uno spagnolo sono poche: il 16,2 per cento. Quindi ci sono
decisamente più casi in cui l’italiano usa il congiuntivo e lo spagnolo usa l’indicativo, che al
contrario. Le ultime due cifre non hanno un percentuale perché non fanno parte del corpus.
‘Altro’ vuol dire che la frase contiene né indicativo né congiuntivo/subjuntivo, ma per
esempio un infinitivo o la frase ha una struttura diversa (si veda l’esempio 11). Possiamo
osservare che in italiano ci sono molti più casi in cui troviamo ‘altro’, questo è soprattutto per
le costruzioni con l’infinitivo. Per esempio:
(40a) Le proibisco di prendere iniziative. (L’ombra del vento 152)
(40b) Le prohíbo terminantemente que haga (S) nada. (La sombra del viento 191)
Queste frasi non sono nel corpus, perché possiamo solo usare le frasi che hanno un
indicativo o congiuntivo/subjuntivo in entrambe le lingue.
Nei paragrafi seguenti vediamo come vengono usate queste forme secondo le diverse
categorie in cui abbiamo suddiviso le costruzioni che richiedono il congiuntivo o il
subjuntivo. Il corpus l’abbiamo suddiviso in quattro gruppi: congiuntivo-subjuntivo,
congiuntivo-indicativo, indicativo-subjuntivo e ‘variazione’. Abbiamo guardato quali sono le
parole importanti per la scelta tra il congiuntivo/subjuntivo o l’indicativo, e poi le abbiamo
suddivise in varie categorie. Questo l’abbiamo fatto per avere un’idea migliore delle
differenze tra il congiuntivo e il subjuntivo. Queste decisioni sono basate sul corpus e non su
28
quello che ci raccontano le grammatiche. Le categorie che consistono in tre o più parole, le
troviamo nello schema 351:
Schema 3: Le categorie
Categoria
Cosa contiene
Negazioni
Frasi che contengono negazioni tipo non c’è … che…52:
(41) Non c’era giorno in cui Sanmartí non mi invitasse (CI) a cena, a
teatro o al cinema. (L’ombra del vento 392)
Ipotesi
Frasi che descrivono cose che potrebbero succedere, ma che non
sono successe: come se, se, quasi, sembrare quasi, fare conto.
(42) Il cuore mi batteva come se volesse (CI) aprirsi un varco nel petto e
fuggire via. (L’ombra del vento 8)
Aggettivi e pronomi
Frasi che contengono aggettivi o pronomi indefiniti, per esempio:
indefiniti
chiunque, qualsiasi, quel che, ecc.
(43) Ovunque tu sia (C)… (L’ombra del vento 344)
Giudizio positivo
Frasi che contengono parole che esprimono l’opinione positiva del
parlante: essere bene, ritenere opportuno, preferire, ritenere
preferibile.
(44) È bene che sappia (C) chi è la persona che le sta davanti. (L’ombra
del vento 297)
Giudizio negativo
Frasi che contengono un commento negativo su qualcosa o
qualcuno: disapprovare, non gradire, ecc.
(45) Sapevo che non gradiva che ci vedessero (CI) insieme, […]
(L’ombra del vento 289)
Sogni
Frasi che contengono un sogno o speranza: desiderare, sognare,
sperare, ecc.
(46) Spero che non ti dispiaccia (C) (L’ombra del vento 198)
Convinzione
Frasi che contengono parole che esprimono convinzione o certezza
su qualcosa: essere convinto che, essere sicuro che, ecc.
(47) Eravamo convinti che la terra ti avesse (CI) inghiottito. (L’ombra del
vento 367)
51
52
Per essere più chiari possibili, prendiamo solo le parole e gli esempi italiani.
Qui prendiamo esempi italiani, ma vale anche per lo spagnolo.
29
(Continuazione dello schema 3: Le categorie)
Categoria
Cosa contiene
Avverbi
Frasi che contengono un avverbio che esprime insicurezza: forse,
d’insicurezza53
magari, può darsi, chissà.
(48) Può darsi che, a modo suo, mi amasse (CI). (L’ombra del vento 325)
Rifiuto di
Frasi che contengono un verbo o espressione che indica che lo
responsabilità
scrittore rifiuta responsabilità: si dice che, gira voce, ecc.
(49) Dicono che sia (C) molto bella. (L’ombra del vento 37)
Insicurezza sul futuro
Frasi che contengono una parola che indica che qualcosa si svolgerà
o si potrebbe svolgere nel futuro: quando, se, il giorno in cui, ecc.
(50) Quando avete (I) finito sapete dove trovarmi. (L’ombra del vento
171)
Conclusioni personali
Frasi che contengono un verbo che indica che lo scrittore ha tratto
delle conclusioni ma non ce n’è certezza: parere, sembrare, avere
l’impressione, risultare
(51) Sembrava che avesse (CI) una certa esperienza. (L’ombra del vento
296)
Verbi d’azione
Frasi in cui lo scrittore esprime ciò che secondo lui è vero: credere,
mentale positiva
pensare, non dubitare, ecc.
(52) I vicini pensano che sia (C) in America. (L’ombra del vento 155)
Verbi d’azione
Frasi in cui lo scrittore esprime ciò che secondo lui è vero, ma
mentale negativa
usando una negazione: non credere, non pensare, non immaginare,
non sospettare
(53) Non credo che abbiano (C) neppure salutato il cappellaio, […]
(L’ombra del vento 159)
Comprensione
Frasi in cui qualcuno dice di comprendere qualcosa: sapere, aver
idea, capire.
(54) Ha idea di chi fosse (CI) quel’uomo? (L’ombra del vento 162)
Non-comprensione
Frasi in cui qualcuno o tutti non sanno o non capiscono qualcosa:
nessuno sa, non sapere, non aver idea
(55) Non sapevo che Jacinta avesse (CI) una figlia. (L’ombra del vento
431)
53
Può darsi non è un avverbio, ma è in questa categoria per il significato, che è paragonabile agli avverbi
d’insicurezza.
30
(Continuazione dello schema 3: Le categorie)
Categoria
Cosa contiene
Ordini
Frasi in cui si vuol far fare qualcosa da qualcun altro: chiedere,
indicare, ordinare, insistere
(56) Mi scusi, Daniel, ma il suo signor padre ha insistito perché
cenassimo (CI) insieme. (L’ombra del vento 287)
Influenza
Frasi in cui viene descritto che si ha un obiettivo, si vuol far
succedere qualcosa: far sì che, in modo che, perché, ecc.
(57) Dovevo far sì che tu non ricordassi (CI) nulla di quanto accaduto.
(L’ombra del vento 37)
Sia i congiuntivi che i subjuntivos se li possono rientrare in queste categorie. In totale
ci sono 664 congiuntivi italiani nel corpus. Guardiamo quali forme verbali spagnole sono
usate in queste frasi:
Tabella 2: I risultati
Italiano: congiuntivo
Spagnolo: subjuntivo
Spagnolo: indicativo
661
376 / 56,9%
285 / 43,1%
Italiano: indicativo
Spagnolo: subjuntivo
Spagnolo: indicativo
128
128 / 100%
0 / 0%
Vediamo che tra il subjuntivo e l’indicativo c’è abbastanza differenza; la tabella mostra una
preferenza (il 56,9 per cento) per il subjuntivo. Ovviamente i 128 indicativi italiani hanno un
subjuntivo in spagnolo, visto che le frasi che in entrambe le lingue contengono un indicativo
non sono nel corpus.
31
4
Analisi
Ora esamineremo i risultati per i quattro gruppi: congiuntivo-subjuntivo, congiuntivoindicativo, indicativo-subjuntivo e variazione. Per ogni gruppo forniremo una tabella che
presenta la distribuzione specifica nel gruppo, suddivisa nelle varie categorie. Poi discutiamo
alcune categorie rappresentative o notevoli del gruppo, per poi alla fine presentare un
riassunto dei risultati con una prima conclusione.
4.1
Congiuntivo-subjuntivo
Questo gruppo è composto dalle frasi che in italiano contengono solo o prevalentemente il
congiuntivo e che in spagnolo hanno il subjuntivo. Guardiamo i risultati nella tabella 3:
Tabella 3: Distribuzione specifica del congiuntivo/subjuntivo nel gruppo congiuntivo-subjuntivo
C-S
C-I
I-S
Ipotesi
114
1
29
Giudizio positivo
27
-
-
Influenza
31
-
7
Prima che
27
-
-
Temere, vivere nel terrore
19
1
2
Attendere che, aspettare che
15
1
-
Che Dio l’abbia in gloria, Che Dio l’aiuti, ecc.
13
-
-
(non) volere che
12
-
-
Sogni
11
-
-
Giudizio negativo
8
-
-
Negazioni
8
-
1
Verbi d’azione mentale negativa
7
3
-
Senza che
4
-
-
Non sembrare
4
-
-
Essere possibile
3
-
-
Evitare, non permettere
3
-
-
Aspettarsi
2
-
-
Lasciare che, consentire
2
-
-
Ritenere impossibile
1
-
-
A meno che non
1
-
-
32
(Continuazione della tabella 3: Distribuzione specifica del congiuntivo/subjuntivo nel gruppo
congiuntivo-subjuntivo)
C-S
C-I
I-S
Rallegrarsi
1
-
-
Essere tanto che
1
-
-
Non essere necessario
1
-
-
Dubitare
1
-
-
Vediamo che delle forme verbali che formano il gruppo congiuntivo-subjuntivo, la maggior
parte consiste in costruzioni ipotetiche: 114 ipotesi con il congiuntivo ed il subjuntivo. Se
guardiamo le categorie che hanno dieci o più esempi, vediamo che anche le costruzioni
d’influenza, prima che, temere/vivere nel terrore, attendere/aspettare che, Che Dio l’abbia
in gloria ecc, (non) volere che ed i sogni sono importanti. Ciò che colpisce è che tante di
queste parole se le potrebbero mettere riassumere con la parola chiave ‘volontà’.
Attendere/aspettare che e prima che hanno più l’aspetto dell’insicurezza: si aspetta qualcosa
che non ha ancora avuto luogo, e quindi c’è ancora dubbio se davvero avrà luogo.
Discutiamo la categoria delle ipotesi, la categoria più rappresentata in questo
gruppo54. Questo non è una cosa strana quando si tiene in mente che le negazioni sia in
italiano che in spagnolo richiedono sempre il congiuntivo/subjuntivo ed anche le ipotesi sono
tipi di negazioni, perché si parla di un mondo immaginario, si nega che il mondo di cui parla
è la realtà (o il parlante non sa ancora che quello che dice è verità). Spieghiamo questo con
gli esempi (58a) e (58b):
(58a) Mentirei se dicessi (CI) che pensavo a Clara; in realtà, pensavo al suo corpo nudo, lucido di
sudore e fremente di piacere sotto gli affondi del professore di musica. (L’ombra del vento 89)
(58b) Mentiría si dijese (IS) que pensaba en Clara. (La sombra del viento 112)
Daniel Sempere (il personaggio principale e narratore della storia) e Fermín Romero
de Torres sono al cinema, ma Daniel non riesce a concentrarsi sul film perché prima aveva
colto Clara Barceló mentre stava facendo l’amore con il suo maestro di musica. Questo è un
esempio perfetto per mostrare la non-verità di un’ipotesi. Il parlante indica che mentirebbe se
dicesse che pensava a Clara: nega la verità dell’ipotesi e poi dice perfino a cosa pensava in
54
Vediamo che anche nel gruppo indicativo-subjuntivo ci sono 29 costruzioni ipotetiche. Spieghiamo questo
uso nel gruppo indicativo-subjuntivo.
33
realtà. Il congiuntivo/subjuntivo è quindi una scelta logica, perché non si tratta della realtà.
Daniel ci dà perfino la sua alternativa rilevante: pensava al corpo nudo di Clara.
La parola chiave di questo gruppo sembra essere ‘volontà’. Si tratta del far sapere cosa
si vuole, che si può fare in tanti modi. Ci sono i giudizi positivi e negativi per spiegare cosa
secondo te è giusto o no, ci sono costruzioni d’influenza come ordini e divieti, parole come
para que… Sono alcuni dei modi per esprimere volontà. Guardiamo l’esempio (59):
(59a) Una volta in strada, insistette per prendere un taxi fino al San Gabriel e che lasciassimo (CI) il
metrò per un’altra occasione. La mattina era troppo bella, sosteneva, per infognarsi in quelle
trappole per topi che erano i tunnel della metropolitana. (L’ombra del vento 186)
(59b) Al salir del café, Fermín insistió en que tomásemos55 un taxi hasta el colegio de San Gabriel y
dejásemos (IS) el metro para otro día, argumentando que hacía una mañana de mural
conmemorativo y que los túneles eran para las ratas. (La sombra del viento 235)
Sta parlando Fermín Romero de Torres. Il suo amico Daniel Sempere vuole prendere
il metrò ma Fermín insiste che prendano un taxi. Daniel controbatte che costa troppo, ma
Fermín dice che ha ancora tanti soldi e pensa anche che Daniel non sia in condizioni di
viaggiare sottoterra. È chiaro che i due amici hanno idee diverse, e quindi Fermín deve
convincere Daniel a prendere il taxi; Daniel preferisce l’alternativa rilevante, che sarebbe
prendere il metrò. Quindi secondo le teorie di De Jonge e Dreer non è sorprendente che in
entrambe le lingue troviamo il congiuntivo/subjuntivo.
Un altro modo per esprimere volontà, è mediante para que. Usare in modo che o para
que significa che la frase contiene una condizione per avere un risultato: se uno dice ‘faremo
in modo che non succeda’56 implica che se il parlante non fa qualcosa, sì che questa cosa di
cui parla, succede. Guardiamo l’esempio (60):
(60a) «Come le ho detto, Julián non ha mai accennato a qualche donna in particolare, tanto meno a
una con cui intendesse sposarsi. Venni a sapere delle presunte nozze con molto ritardo. Neuval,
l’ultimo editore di Carax, raccontò a Cabestany che la promessa sposa era una donna più
vecchia di lui di vent’anni, una vedova ricca e malata che pare lo avesse più o meno mantenuto
per molti anni. I medici le davano sei mesi di vita, al massimo un anno, e Neuval sosteneva che
intendesse sposare Julián in modo che lui ereditasse (CI) i suoi beni.» (L’ombra del vento 160)
55
56
Questa forma verbale non è nel corpus per la traduzione italiana che ha una construzione con l’inifinitivo.
Ruiz Zafón (2004: 363)
34
(60b) –Como le digo, en todos los años que nos conocimos, Julián nunca me había mencionado a
ninguna mujer en especial, mucho menos a una con la que fuera a casarse. Lo de la supuesta
boda me llegó a oídas más tarde. Neuval, el último editor de Cara, le contó a Cabestany que la
novia era una mujer veinte años mayor que Julián, una viuda adinerada y enferma. Según
Neuval, esta mujer lo había estado más o menos manteniendo durante años. Los médicos le
daban seis meses de vida, como mucho un año. Según Neuval, ella quería casarse con Julián
para que él fuese (IS) su heredero. (La sombra del viento 201-202)
L’esempio (60) è una parte di una delle conversazioni tra Nuria Montfort e Daniel
Sempere, sempre in cerca di informazioni su Julián Carax. Daniel la confronta con le
informazioni che aveva sentito da qualcuno, sulle prossime nozze di Julián, e Nuria dice
quello che ne pensa. Vediamo che sia in italiano che in spagnolo viene usato il congiuntivo o
il subjuntivo. Questo non ci sorprende, visto che una costruzione con para que (in italiano ha
varie traduzioni, come in modo che e perché) sempre indica che ci sono alternative rilevanti.
Come abbiamo già detto, usare para que nella frase significa che non è ovvio che succederà,
si deve fare qualcosa per avere il risultato desiderato. Nell’esempio (60) la cosa che la donna
deve sposare Julián per avere il risultato che lui erediterà i suoi beni; se non gli sposa, lui non
è il suo erede. È quindi la volontà, il proprio obiettivo (cioè fare di Daniel il suo erede) che
spiega l’uso del congiuntivo e subjuntivo.
Poi c’è l’insicurezza sulla verità, che troviamo per esempio in verbi come dubitare,
ritenere impossibile, essere possibile e non sembrare. Ma la categoria dell’insicurezza
contiene soprattutto avverbi come ovunque, chiunque, ecc. Troviamo anche tanti casi con
prima che/antes de que, ecco qui un esempio di insicurezza particolare:
(61a) Un giorno, qualche mese prima che Julián venisse (CI) ammesso alla scuola, mentre il figlio
del custode stava raccogliendo le foglie secche nel cortile, era arrivata la lussuosa automobile di
don Ricardo Aldaya. (L’ombra del vento 203)
(61b) En una ocasión, meses antes de que Julián ingresara (IS) en el colegio, el hijo del conserje
estaba recogiendo la hojarasca en el patio de las fuentes cuando llegó el fastuoso automóvil de
don Ricardo Aldaya. (La sombra del viento 257)
È importante notare che è una storia che si è svolta nel passato, e quindi anche la frase
contiene verbi in passato. Ciò che viene detto sono pensieri o sentimenti di quel periodo, e
non è importante se i fatti menzionati siano avvenuti o no. Questo evento, l’essere ammesso
alla scuola, è avvenuto. Ma al giorno di cui viene raccontato non era ancora stato ammesso
35
alla scuola, era ancora nel futuro e quindi era ancora incerto se mai sarebbe successo: c’erano
alternative. Si potrebbe dire che sia un flashforward nel passato. In casi come questi in
italiano si usa il congiuntivo trapassato – il congiuntivo perfetto più il participio passato –, in
spagnolo si usa l’imperfecto de subjuntivo. Nel resto della frase non si usa il congiuntivo o il
subjuntivo ma l’indicativo, visto che questi eventi sì hanno luogo nel periodo che viene
descritto, non c’è insicurezza, e quindi non è un flashforward.
In questo gruppo troviamo anche tante costruzioni che iniziano con che/que: Che Dio
vi benedica/Dios les bendiga a ustedes, che io sappia/que yo sepa, che Dio l’abbia in
gloria/que en gloria esté, ecc. Ne discutiamo una: che io sappia/que yo sepa, che troviamo
nel corpus quattro volte. Gli esempi (62a) e (62b) sono un dialogo tra Daniel Sempere e la
portinaia della cappelleria Fortuny. Daniel vuole avere informazioni su Julián e ha portato
con sé una foto di Julián Carax e una ragazza.
(62a) [Daniel] «Dalla foto sembrerebbero fidanzati» suggerii, per rinfrescarle la memoria.
[Portinaia] «Di foto non me ne intendo. Che io sappia (C), Julián non aveva la fidanzata, e se
anche l’avesse avuta non me l’avrebbe certo detto. […]» (L’ombra del vento 112-113)
(62b) [Daniel] –Por la foto parece que fuesen novios –sugerí, a ver si le pinchaba la memoria.
Me la tendió, sacudiendo la cabeza.
[Portinaia] –Yo de fotos no entiendo. Y que yo sepa (S), Julián no tenía novia, pero me figuro
yo que si la tuviese no me lo hubiera dicho. […] (La sombra del viento 139-140)
In questa conversazione Daniel vuole sapere dalla portinaia se la ragazza della foto
era la fidanzata di Julián. La donna dice che secondo lei non aveva la fidanzata, ma non ne è
sicura, a giudicare dallo che io sappia/que yo sepa. L’uso del subjuntivo indica che il
parlante non è sicura di se stessa e quindi c’è un’alternativa rilevante: ci avrebbero potuto
essere cose di cui lei non è stata al corrente. Per esempio potrebbe avere avuto una fidanzata
o perfino potrebbe essere stato sposato. Sottolinea questo aggiungendo che se Julián avesse
avuto una fidanzata, lui non gliel’avrebbe mai detto.
In questo gruppo troviamo anche eccezioni. Una di queste eccezioni è la categoria
dell’influenza, che non è solo presente nel gruppo congiuntivo-subjuntivo, ma che troviamo
anche sette volte nel gruppo indicativo-subjuntivo. Si tratta di sette esempi di così;
paragoniamo uno di questi esempi ad uno del gruppo congiuntivo-subjuntivo:
36
(63a) «Ascoltami bene, brutta troia: lo troverò e vi ucciderò tutti e due. Prima tu, perché possa (C)
vederti con le budella di fuori e poi lui, ma solo dopo avergli detto che l’altra zoccola, quella
che ha spedito al creatore, era sua sorella.» (L’ombra del vento 397)
(63b) –Entérate bien, furcia de mierda: le voy a encontrar, y cuando lo haga, os mataré a los dos. A ti
primero, para que él te vea (S) con las tripas colgando. Y luego a él, una vez le haya contado
que la otra ramera a la que envió a la tumba era su hemana. (La sombra del viento 520-521)
(63c) Semmai prendili dalla cassa, ma lascia un appunto, così Fermín non si spaventa (I) quando
chiude i conti della giornata. (L’ombra del vento 151)
(63d) Si necesitas, coge de la caja, pero deja una nota para que luego Fermín no se asuste (S) al
cerrar el día. (La sombra del viento 190)
Abbiamo scelto una frase che contiene un verbo nel presente, ma in quasi tutti i casi
perché (il che è sempre la traduzione di para que) viene seguito dal congiuntivo imperfetto,
mentre così (anche sempre para que nell’originale) non richiede mai un verbo nel passato.
Nella frase (63a/b) sta parlando Javier Fumero. L’interlocutore è Nuria Montfort, che viene
interrogata sull’omicidio dell’editore Sanmartí, di cui Julián Carax sarebbe stato colpevole. È
chiaro l’aspetto dell’influenza: se Fumero non uccide Nuria prima di Julián, lui non può
vederla con le budella fuori. Deve farlo per avere quel risultato. In (63c) e (63d) il signor
Sempere vuol dare Daniel dei soldi della libreria per fare qualcosa con Bea Aguilar. Vediamo
che nell’esempio italiano (63c) viene usato l’indicativo, mentre nell’esempio spagnolo (63d)
troviamo il congiuntivo. La differenza sembra essere che in italiano così viene usato per frasi
descrittive: se Daniel non lascia un appunto, Fermín si spaventerà. Non è sottolineato
l’aspetto dell’influenza, ma il rapporto di causa ed effetto. La frase spagnola sembra essere
più ipotetica. In spagnolo la maggior parte che avrà luogo nel futuro viene descritto con il
subjuntivo, visto che non si può essere sicuri sul futuro. Ed in questo caso ovviamente è
importante l’aspetto dell’insicurezza; non è solo insicuro se Fermín si spaventerà o no, ma
dipende anche da Daniel. In altri termini, c’è un’alternativa rilevante: che Fermín si spaventa.
Nella tabella 3 vediamo che anche temere è presente tre volte fuori il gruppo
congiuntivo-subjuntivo: una volta nel gruppo congiuntivo-indicativo e due volte in
indicativo-subjuntivo57. Guardiamo l’esempio (64):
57
Discutiamo solo uno esempio dal gruppo indicativo-subjuntivo; l’altro esempio è analogo, cioè un’ipotesi di
cosa potrebbe ancora avvenire.
37
(64a) Temendo che fosse (CI) caduto nelle mani di Fumero, Miquel chiese a un collega giornalista,
in buoni rapporti col commissariato, di verificare se lo avevano arrestato, ma nulla avvalorava
questa ipotesi. (L’ombra del vento 365)
(64b) Temimos que quizá hubiese (IS) caído en manos de Fumero, y Miquel se las arregló para que
uno de sus colegas del periódico, que tenía contactos en jefatura, indagase si Julián había
ingresado en prisión. No había indicio alguno de que así fuese. (La sombra del viento 475)
(64c) Jacinta cominciò a temere che Zacarías l’avesse (CI) ingannata e che sarebbe morta di freddo…
(L’ombra del vento 245)
(64d) Pronto Jacinta empezó a temer que Zacarías la había (I) engañado, que había venido a aquella
ciudad terrible a morir de frío… (La sombra del viento 313)
(64e) Temetti che si sarebbe (I) ripresentata, ancora più violenta, il giorno successivo; […] (L’ombra
del vento 62)
(64f) Temí que volviese (IS), y con saña renovada, al día siguiente. (La sombra del viento 80)
Nella frase (64a/b) si tratta di Julián Carax, che non ha dato segni di vita da settimane.
Il suo amico Miquel Moliner è preoccupato: non sa cosa è successo, ci potrebbero essere
tante ragioni perché nessuno ha visto Julián da settimane, ed una di queste è che gli avevano
arrestato. L’ultima frase dice tutto: ‘nulla avvalorava questa ipotesi’. Quindi ci sono (varie)
alternative e non è notevole l’uso del congiuntivo e subjuntivo in questa situazione. La frase
(64c/d) tratta di Zacarías, un angelo vestito di nero, che appariva nei sogni di Jacinta
Coronada. Aveva predetto alcune cose brutte che avveravano sempre. Anni dopo l’aveva
riconosciuto in un uomo nella cattedrale e previde che si sarebbe realizzato il suo sogno più
grande, cioè avere un bambino. Jacinta è andato a Barcellona per questo, ma non successe
ancora niente. Notiamo che in (64c) troviamo un congiuntivo (avesse) ed un condizionale
(sarebbe). In questa frase avesse racconta ciò che è già avvenuto, e sarebbe racconta ciò che
secondo Jacinta potrebbe ancora succedere. Vediamo che in italiano è usato il congiuntivo
imperfetto, mentre lo spagnolo usa l’indicativo. In un certo senso temere è paragonabile a
credere; credere è incluso in temere, visto che si temono solo le cose in cui si crede. La
differenza è solo che si esprime come si vede quello che si crede. Se lo consideriamo
paragonabile a credere non è difficile spiegare la differenza tra (64c) e (64d). Secondo Terrel
e Hooper quello che segue credere è assertion e dovrebbe essere seguito dall’indicativo,
come in (64c). Secondo Dreer e De Jonge in questo caso si usa l’indicativo quando il parlante
non crede in alternative. Se ci sono invece alternative rilevanti, si usa il
congiuntivo/subjuntivo, come in (64d). La differenza tra (64c) e (64d) potrebbe essere
38
causata da una differenza nel punto di vista: in (64d) viene creduto nell’alternativa mentre in
(64c) la parlante crede in quello che teme lei stessa. La storia di (64e/f) è che Daniel Sempere
lascia la casa dei Barceló furioso dopo aver visto Clara a letto con Adrián Neri. Lasciando la
casa, incontra il vagabondo Fermín Romero de Torres, a cui apre il proprio cuore. Gli dice
che ha paura che tornerà la sua furia. (64e) e (64f) sono frasi ipotetiche, e quindi non è
sorprendente l’uso del condizionale in italiano ed il subjuntivo in spagnolo. Anche la frase
(64a) è ipotetica, ma in quel caso si tratta di qualcosa che è già successo o no, è nel passato
ed in quel caso anche l’italiano usa il congiuntivo imperfetto. Ma questa frase (64e) tratta del
futuro e quindi troviamo il condizionale.
Poi ci sono i verbi d’azione mentale negativa, presenti sette volte in questo gruppo ma
anche tre volte nel gruppo congiuntivo-indicativo. Paragoniamo una frase di entrambi i
gruppi nell’esempio (65):
(65a) Miquel lesse e rilesse la lettera mille volte. La calligrafa era quella di Penélope, ma lui non
credette neanche per un istante che avesse (CI) scritto quelle righe di sua volontà. (L’ombra del
vento 344)
(65b) Miquel leyó y releyó la carta mil veces. El trazo era inequívoco, pero no creyó por un momento
que Penélope hubiera (IS) escrito aquella carta por propia voluntad. (La sombra del viento 446)
(65c) [Julián] «È un piano perfetto, Miquel» aveva esclamato Julián.
Miquel annuì tristemente.
[Miquel] «Salvo che per un dettaglio. Il dolore che darete a molte persone andandovene per
sempre.»
Julián aveva pensato a sua madre e a Jacinta. Non immaginava che Miquel Moliner si riferisse
(CI) a se stesso. (L’ombra del vento 256)
(65d) [Julián] –Es un plan perfecto, Miquel –había dicho Julián al escuchar la estrategia ideada por
su amigo.
Miquel asintió tristemente.
[Miquel] –Excepto por un detalle. El daño que vais a hacer a mucha gente al iros para siempre.
Julián había asentido, pensando en su madre y en Jacinta. No se le occurió pensar que Miquel
Moliner estaba (I) hablando de sí mismo. (La sombra del viento 327-328)
Nella frase (65a/b) si tratta di Miquel Moliner, che trova una lettera di Penélope
Aldaya destinata a Julián Carax, in cui annuncia il suo matrimonio e gli chiede di
dimenticarla. Conclude con le parole: ‘Ti auguro di essere felice, ovunque tu sia’. Questo fa
che Miquel sa che Penélope non ha scritta la lettera di sua volontà, infatti sapeva benissimo
39
dove si trovò Julián: era a Parigi, ad aspettarla. Quindi Miquel è assai sicuro che le righe non
siano scritte di sua volontà. Secondo Terrel e Hooper questo è un caso di non-assertion (la
negazione cambia la verità della proposizione) e visto che si tratta di un’azione mentale viene
usato il congiuntivo/subjuntivo. Anche secondo le teorie di De Jonge e Dreer si dovrebbe
trovare il congiuntivo/subjuntivo: è un caso di alternative to occurrence. Miquel crede
nell’alternativa, che sarebbe che Penélope non scrisse la lettera di sua volontà. Nell’esempio
(65c/d) leggiamo una parte di una conversazione tra Julián Carax en Miquel Moliner.
Discutono l’idea di Julián e Penélope di fuggire insieme per andare a vivere a Parigi. La
differenza di uso del verbo potrebbe essere nel punto di vista dello scrittore. Sembra che in
(65c) leggiamo cosa pensa Julián, che non sa che Miquel sta parlando di se stesso. Visto che
Julián non sa questo, per lui c’è un’alternativa rilevante che fa si che troviamo il congiuntivo:
che Miquel riferisce a sua madre ed a Jacinta Coronada. In (65d) viene usato il verbo pensar,
che in spagnolo sempre richiede l’indicativo58.
4.2
Congiuntivo-indicativo
Nel gruppo congiuntivo-indicativo ci si trovano le frasi che in italiano contengono solo o
prevalentemente il congiuntivo mentre in spagnolo viene usato l’indicativo. Guardiamo la
distribuzione del congiuntivo ed indicativo in questo gruppo:
Tabella 4: Distribuzione specifica del congiuntivo/indicativo nel gruppo congiuntivo-indicativo
C-S
C-I
I-S
Verbi d’azione mentale positiva
-
98
-
Conclusioni personali
3
28
-
Convinzione
-
26
-
Domandare, domandarsi
-
25
-
Non-comprensione
1
18
-
Rifiuto di responsabilità
-
15
-
Comparativi
-
7
1
Non capire
1
4
-
Subordinate
-
2
-
Non essere chiaro
-
1
-
Il fatto che
-
1
-
58
Si veda l’esempio (66), in cui discutiamo più i verbi d’azione verbale positiva.
40
(Continuazione della tabella 4: Distribuzione specifica del congiuntivo/indicativo nel gruppo
congiuntivo-indicativo)
C-S
C-I
I-S
Essere contento
-
1
-
Comprensione
-
1
-
Vediamo che questo gruppo consiste in poche categorie di cui la maggior parte contiene tanti
esempi. Tutte le categorie che hanno dieci o più esempi (ma anche quasi tutte le altre
categorie) hanno a che fare con chiarezza o mancanza di chiarezza. Può trattarsi di dubbio
personale o generale, ma in tutti i casi qualcuno non sa qual è la verità. Non potrebbe essere
più chiaro: in queste costruzioni l’italiano usa spesso il congiuntivo mentre lo spagnolo usa
l’indicativo. Discutiamo alcuni degli esempi con costruzioni di chiarezza e proviamo a
spiegare le differenze mediante le diverse teorie descritte nel paragrafo 2. Prima guardiamo
l’esempio (66) dalla categoria ‘verbi d’azione mentale positiva’:
(66a) [Enrique] «Nuria Montfort è morta tra le mie braccia, Daniel» disse. «Credo che le sue ultime
parole fossero (CI) per te.»
[Daniel] «Cosa ha detto?» domandai, raggelato. «Ha fatto il mio nome?»
[Enrique] «No, ma credo che parlasse (CI) di te. […]» (L’ombra del vento 323)
(66b) [Enrique] –Nuria Montfort murió en mis brazos, Daniel –dijo–. Creo que sus últimas palabras
fueron (I) un mensaje para ti.
[Daniel] –¿Qué dijo? –pregunté, la voz atenazada de frío–. ¿Mencionó mi nombre?
[Enrique] –Deliraba, pero creo que se refería (I) a ti. (La sombra del viento 419)
Questo è un dialogo tra il poliziotto Enrique Palacios e Daniel Sempere. Nuria
Montfort aveva detto al poliziotto che doveva dire a lui di lasciare libera Penélope, ma Nuria
non aveva detto chi era quel ‘lui’. Il poliziotto aveva assunto che il messaggio fosse per
Daniel, ma Daniel sa che era un messaggio destinato a Julián Carax. Enrique non ne era
nemmeno sicuro che fosse per Daniel, risulta dal fatto che Nuria non abbia menzionato il
nome di Daniel, e quindi è la conclusione del poliziotto stesso che il messaggio era destinato
a Daniel. Tuttavia lo spagnolo usa l’indicativo due volte. Secondo la teoria di Terrel e
Hooper quello che viene dopo credere è assertion; il parlante è sicuro della verità di quello
che dice, e quindi usa l’indicativo. Le teorie di Dreer e De Jonge dicono che dopo credere
segue quello che secondo il parlante è vero (anche se non ha prove), e quindi non crede in
41
alternative, o anche l’alternativa ci può essere, ma questa non è un’alternativa rilevante.
L’uso italiano del congiuntivo in (66a) se lo potrebbe spiegare con la teoria di De Jonge:
usando credere significa sempre che si tratta di un’opinione o di una valutazione e quindi di
un certo grado di soggettività. Quando si usa il congiuntivo si lascia spazio ad altre idee. Che
Nuria non abbia menzionato il nome di Daniel, ed il poliziotto non ne sia del 100 per cento
sicuro che abbia parlato di Daniel, indica che ci potrebbe essere un’alternativa rilevante: cioè
che le ultime parole di Nuria Montfort non erano per Daniel.
Diamo un altro esempio che contiene un verbo dalla categoria ‘conclusioni personali’.
Questi verbi indicano che lo scrittore trae delle conclusioni ma non ce n’è certezza generale
su quello che dice. Guardiamo l’esempio (67):
(67a) [Merceditas] «Buongiorno, signor Sempere» cinguettò.
Mio padre le rispose con un sorriso impacciato. Avevo l’impressione che Merceditas gli
piacesse (CI), ma che la sua etica da frate certosino gli impedisse (CI) di uscire dal suo
inespugnabile isolamento. (L’ombra del vento 143)
(67b) [Merceditas] –Buenas, señor Sempere –canturreó.
A mí me daba la impresión de que la Merceditas le gustaba (I), pero su ética de cartujo le
confería (I) un silencio inquebrantable. (La sombra del viento 180)
Merceditas, la vicina dei Sempere, ha appena fatto le spese e torna a casa. Vede il
signor Sempere e lo saluta, il che lo mette in imbarazzo. Daniel crede che Merceditas piaccia
a suo padre ma che lui sia troppo timido per esprimersi. In italiano questa costruzione con
avere l’impressione che richiede sempre il congiuntivo, mentre in spagnolo si usa
l’indicativo dopo dar la impresión. Le spiegazioni sono più o meno le stesse che per
l’esempio (66). Terrel e Hooper dicono che il parlante dice in cosa crede lui quando usa
l’indicativo, il che qui sembra essere vero; il signor Sempere si comporta in modo diverso
quando Merceditas si avvicina. Un’alternativa potrebbe essere che la vicina di casa non piace
al signor Sempere, ma questa non sembra essere un’alternativa molto rilevante, visto il suo
comportamento. Comunque resta sempre una valutazione e con questa una cosa soggettiva, e
quindi l’uso del congiuntivo in (67a) non è un fatto notevole.
Un’altra categoria ben rappresentata è ‘non-comprensione’: nessuno sa, non sapere e
non aver idea. Questa categoria ha anche l’aspetto della mancanza di certezza, ma in modo
diverso delle altre categorie. Nelle altre categorie qualcuno o tutti hanno certezza o invece no
42
su qualcosa, hanno un’opinione. Ma in questa categoria di ‘non-comprensione’ il parlante
non ha nessun idea della verità. Spieghiamo questo con l’esempio (68):
(68a) Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchi,
quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista (C) o chi l’abbia (C)
creato. (L’ombra del vento 9)
(68b) Hace ya mucho años, cuando mi padre me trajo por primera vez aquí, este lugar ya era viejo.
Quizá tan viejo como la misma ciudad. Nadie sabe a ciencia cierta desde cuándo existe (I), o
quiénes lo crearon (I). (La sombra del viento 16)
Questo è all’inizio del libro, quando Daniel Sempere e suo padre sono al Cimitero dei
Libri Dimenticati. Il signor Sempere racconta a suo figlio ciò che sa del Cimitero, che non è
tanto: è un luogo segreto e quindi ci sono solo poche persone che ne sono al corrente, ed
anche il padre del signor Sempere non aveva saputo raccontare tanto sul posto. La differenza
tra l’italiano, che usa il congiuntivo, e lo spagnolo, che usa l’indicativo, potrebbe essere
spiegata dal fatto che l’italiano sottolinei il non sapere, mentre per lo spagnolo l’importante è
che la città comunque esiste ed è creata, non c’è dubbio su questo. Detto così, per lo spagnolo
non c’è un’alternativa rilevante: l’esistenza di Barcellona è ovvia. Nella frase italiana
l’accento è sul dubbio su quanta è vecchia Barcellona e chi l’ha creata.
Questi erano tutti esempi di chiarezza o non-chiarezza personale, ma nel gruppo
congiuntivo-indicativo troviamo anche esempi di (mancanza di) chiarezza generale: il rifiuto
di responsabilità. Esempi di parole chiavi che troviamo in questa categoria sono gira voce, si
dice e dicono. Guardiamo l’esempio (69):
(69a) Si diceva che lei avesse (CI) abortito a cause delle botte del marito. Alla gente piace
spettegolare. (L’ombra del vento 116)
(69b) Decían por ahí que ella había (I) perdido un embarazo por una de las palizas del marido, pero
yo no sé. A la gente le gusta mucho la chafardería, la verdad. (La sombra del viento 144)
Spieghiamo il contesto. Daniel cerca di far parlare la portinaia della vecchia casa dei
Fortuny su Julián Carax. Le chiede se Julián aveva fratelli o sorelle, e questa è a risposta
della portinaia. Con questo tipo di costruzioni spesso non si sa se il parlante è d’accordo con
quello che si dice; si tratta di voci e l’insicurezza generale della verità di questi perché non
c’è la conferma dalla persona di cui parlano. Nell’originale spagnolo vediamo che neanche la
43
portinaia sa la verità, altrimenti l’avrebbe raccontata. La signora Fortuny non ha detto perché
non aveva più bambini, ed allora la gente ha inventato questa storia. La spiegazione della
differenza somiglia a quella dell’esempio (68). L’italiano sottolinea il dubbio sulla verità di
quello che si dice, non viene confermato che è vero che lei ha abortito; l’alternativa rilevante
è che non l’ha fatto. Lo spagnolo invece sottolinea che è detto; se sia vero o no, resta che la
gente dice così.
Anche in questo gruppo troviamo alcune eccezioni. La prima sono le conclusioni
personali, di cui troviamo tre esempi nel gruppo congiuntivo-subjuntivo. Guardiamo
l’esempio (70):
(70a) Mi parve che stesse (CI) per dire qualcosa, ma proprio allora Fermín Romero de Torres scoppiò
a piangere. (L’ombra del vento 82)
(70b) Me pareció que iba (I) a decir algo, pero justo entonces Fermín Romero de Torres se nos echó a
llorar. (La sombra del viento 104)
(70c) Sembrava proprio che mi stesse (CI) aspettando, sepolto in questo luogo, da ancora prima che
nascessi. (L’ombra del vento 172)
(70d) Si parece que me estuviese (IS) esperando a mí. Como si hubiera estado aquí escondido para
mí desde antes de que yo naciese. (La sombra del viento 217-218)
Vediamo che è lo spagnolo che ha la differenza: una volta usa l’indicativo ed una
volta usa il subjuntivo. La storia dell’esempio (70a/b) è che il signor Sempere offre un lavoro
a Fermín Romero de Torres. Gli chiede se si unisce alla squadra e poi scoppia a piangere.
Daniel aveva aspettato che Fermín avrebbe detto qualcosa, visto che suo padre gli aveva
chiesto qualcosa. Ma è invece scoppiato a piangere, che è già l’alternativa rilevante e la
ragione per l’uso del congiuntivo. L’uso spagnolo dell’indicativo indica che ci potrebbe
essere un’alternativa, ma che questa non viene considerata rilevante. La storia di (70c/d) è
che Daniel è al Cimitero dei Libri Dimenticati con Beatriz Aguilar. Bea vuol prendere La
sombra del viento di Julián Carax ma Daniel la convince di prendere un altro libro, e poi dice
questa frase. È ovviamente una fantasia, sa che non può essere vero. L’uso del congiuntivo e
del subjuntivo in entrambe le lingue è quindi logico: c’è l’alternativa che il libro non lo stava
aspettando.
Poi c’è la categoria della ‘non-comprensione’, che è pure presente solamente una
volta in un altro gruppo (congiuntivo-subjuntivo), ma quest’esempio è assai interessante.
Guardiamo l’esempio (71):
44
(71a) Non sapevo che studiassi (CI) qui. (L’ombra del vento 107)
(71b) No sabía que estudiabas (I) aquí. (La sombra del viento 132)
(71c) Non sapevo che Jacinta avesse (CI) una figlia. (L’ombra del vento 431)
(71d) No sabía que Jacinta hubiera (IS) tenido una hija. (La sombra del viento 560)
Anche in questo caso è lo spagnolo che ha una differenza: in (71a/b) usa l’indicativo e
in (71c/d) usa il subjuntivo. La frase (71a/b) fa parte di una conversazione tra Daniel
Sempere e Beatriz Aguilar, che si incontrano alla Facoltà di Lettere dopo non aver parlato
l’uno con l’altra da anni. L’indicativo in (71b) se lo potrebbe spiegare con la teoria di Terrel
e Hooper. Secondo questa teoria è un caso di presupposizione e visto che si tratta di
un’azione mentale, richiede l’indicativo. Il congiuntivo in (71a) è più difficile da spiegare,
visto che non si tratta di una valutazione. Non c’è nemmeno un’alternativa rilevante, perché
la incontra alla Facoltà di Lettere e non c’è ragione per dubitare questo. La storia di (71c/d) è
che Fermín Romero de Torres e Daniel Sempere stanno parlando con suor Emilia, che gli
racconta sugli ultimi giorni di vita di Jacinta Coronada, in cui Julián Carax era con lei per
parlarle sulla figlia Penélope. La sorella non aveva mai saputo dell’esistenza della figlia. È un
racconto nel passato. Al momento di cui Emilia sta parlando, non sapeva ancora che Jacinta
aveva una figlia. Questo potrebbe spiegare l’uso del congiuntivo e subjuntivo: nel periodo di
cui racconta per lei c’era ancora l’alternativa che Jacinta non aveva figli.
L’ultima eccezione sono i comparativi, che sono presenti sette volte in questo gruppo
ed una volta nel gruppo indicativo-subjuntivo. Paragoniamo gli usi nell’esempio (72):
(72a) Questo genere di ferite sembra sempre più grave di quanto non lo sia (C). (L’ombra del vento
269)
(72b) Estas cosas siempre parecen más graves de lo que son (I). (La sombra del viento 345)
(72c) Ma il colloquio con Jacinta ci aveva scosso più di quanto avremmo (I) voluto ammettere.
(L’ombra del vento 262)
(72d) La historia qua nos había relatado Jacinta nos pesaba en la conciencia más de lo que non
hubiera (IS) gustado admitir. (La sombra del viento 336)
La storia di (72a/b) dal gruppo congiuntivo-indicativo è che Fermín è stato ricoverato
all’ospedale ed il dottore dice che non c’è da preoccuparsi. In italiano troviamo il
congiuntivo, in spagnolo l’indicativo. Colpisce che in italiano è usato una negazione, mentre
lo spagnolo non la fa. Questo potrebbe spiegare la differenza: in spagnolo l’accento è su
45
quello che è (cioè non grave), in italiano l’accento è su quello che non è. La frase (72c/d)
tratta della conversazione che Daniel e Fermín hanno avuto con Jacinta. Le hanno chiesto di
raccontare di Penélope Aldaya ed è scoppiata in lacrime perché non sa dove è Penélope e non
sa nemmeno se è ancora viva. Quando Daniel e Fermín sono fuori, risulta si rendono conto
che il colloquio gli aveva scosso molto. La spiegazione dell’uso del condizionale in italiano e
del subjuntivo in spagnolo l’abbiamo già vista altre volte: la frase è ipotetica, ed in questo
caso l’italiano usa il condizionale e lo spagnolo usa l’imperfecto de subjuntivo.
4.3
Indicativo-subjuntivo
Il terzo e più piccolo gruppo è quello in cui le frasi italiane contengono solo o
prevalentemente l’indicativo e le frasi spagnole il subjuntivo. Guardiamo la tabella 5, che ci
mostra la distribuzione dell’indicativo italiano e del subjuntivo spagnolo:
Tabella 5: Distribuzione specifica dell’indicativo/subjuntivo nel gruppo indicativo-subjuntivo
C-S
C-I
I-S
Insicurezza sul futuro
3
-
19
Avverbi d’insicurezza
-
4
15
Dopo che
-
-
2
Altrimenti, sennò
-
-
2
Essere probabile, probabilmente
-
-
2
Non essere colpa sua
-
-
1
Decidere
-
-
1
Scusare se
-
-
1
La maggior parte di questo gruppo consiste in frasi che descrivono insicurezza sul futuro, che
spesso sono frasi che contengono quando/cuando. Questo, e vale anche per quasi tutti gli altri
esempi in questo gruppo, è perché lo spagnolo vede un’alternativa rilevante. Nell’originale
spagnolo troviamo undici cuando, nella traduzione nove volte quando (le altre due volte la
traduzione italiana è se). Guardiamo una di queste frasi:
(73a) [Daniel] «Se vuole, potrei leggerle qualcosa anch’io» proposi, pentendomi subito della mia
audacia. Credevo che per Clara la mia compagnia sarebbe stata solo un fastidio, o una buffa
novità di cui ridere con le amiche.
[Clara] «Grazie, Daniel» rispose lei. «Ne sarei felice.»
46
[Daniel] «Quando vuole (I), allora.» (L’ombra del vento 30)
(73b) [Daniel] –Si quiere usted, yo podría leer para usted –apunté solícito, arrepintiéndome al
instante de mi osadía, convencido de que para Clara mi compañía sólo podía suponer un
engorro, cuando no un chiste.
[Clara] –Gracias, Daniel –repuso ella–. Me encantaría.
[Daniel] –Cuando usted quiera (S). (La sombra del viento 42)
Spieghiamo il contesto di questa conversazione. Daniel Sempere è perdutamente
innamorato della più adulta Clara Barceló, ma pensa (giustamente) che lei non ricambi i suoi
sentimenti. Clara è cieca ma adora i libri e soprattutto La casa rossa di Julián Carax, e quindi
Daniel le offre di leggerle qualcosa. Lei gli dice che ne sarebbe felice, e lui risponde:
‘Quando vuole’/‘Cuando usted quiera’. Per entrambe le scelte del verbo, l’indicativo
nell’italiano e nello spagnolo il subjuntivo, ci sono argomenti. Clara aveva già detto che a lei
piacerebbe se Daniel le leggesse, quindi è certo che lei vuole che lui le leggerà, ma non è
ancora certo quando sarà il momento. L’idea spagnola è che tutto nel futuro è insicuro, non si
sa neanche se lei gli chiederà di fatto di leggerle qualcosa (lui stesso è convinto che per lei sia
fastidioso o risibile), e quindi viene usato il subjuntivo, proprio come in quasi tutti i casi
spagnoli in cui c’è un elemento d’insicurezza. Questo è logico secondo le teorie di Dreer e
De Jonge, perché è nel futuro e quindi per l’insicuro Daniel c’è un’alternativa rilevante: che
Clara cambia idea o perfino ha mentito e non vuole che le legga qualcosa. In un certo senso
ha un valore ipotetico, non come in italiano dove è più descrittivo: quando succede questo,
facciamo questo – se tu vuoi che io ti legga qualcosa, lo faccio.
Un fatto ragguardevole nel gruppo indicativo-subjuntivo è che ci sono quindi tante
costruzioni d’insicurezza che in italiano richiedono l’indicativo mentre lo spagnolo usa il
subjuntivo, precisamente lo contrario dei verbi mentali. Mentre i verbi mentali in italiano
richiedono il congiuntivo ed in spagnolo l’indicativo, gli avverbi di possibilità forse/tal
vez/quizá e probabilmente/probablemente in spagnolo ogni tanto sono seguiti dal subjuntivo
ed in italiano sempre dall’indicativo. Guardiamo l’esempio (74), l’unica frase nel corpus che
contiene probabilmente/probablemente:
(74a) [Miquel] «Tu sei matto, Julián, ma non è una novità. Quel che mi stupisce è che in casa Aldaya
non sia ancora scoppiato il finimondo. A pensarci bene, però, non è così strano. Se vi ha
scoperti la signora Aldaya, è possibile che sia ancora incerta sul da farsi. [...]»
[Julián] «Risparmiami le tue diagnosi, Miquel.»
47
[Miquel] «Intendo dire che molto probabilmente sta (I) ancora riflettendo su come, quando e a
chi raccontarlo. Innanzitutto deve valutare le conseguenze che potrebbero ricadere su di lei:
l’eventuale scandalo, la collera di suo marito… Del resto, ne sono certo, non gliene importa un
fico secco.» (L’ombra del vento 258)
(74b) [Miquel] –Estás loco, Julián, pero eso no es novedad. Lo extraño es que no haya habido
revuelo en casa de los Aldaya. Lo cual, si uno lo piensa, no es tan sorprendente. Si, como dices,
os descubrió la señora Aldaya, cabe la posibilidad de que ni ella misma sepa todavía qué hacer.
[…]
[Julián] –Ahórrame el diagnóstico, Miquel.
[Miquel] –Lo que quiero decir es que probablemente todavía esté (S) pensando en qué decir,
cómo, cuándo y a quién decírselo. Primero tiene que pensar en las consecuencias para ella
misma: el potencial escándalo, la furia de su esposo… Lo demás, me atrevo a suponer, la trae al
pairo. (La sombra del viento 330)
Per capire meglio, spieghiamo il contesto. Julián Carax ha appena fatto l’amore con la
sua fidanzata Penélope Aldaya, sono ancora nudi quando la signora Aldaya entra nella
stanza. Penélope ordina Julián di andare via prima che torni suo padre, che sarà furioso.
Julián ha paura, ma dopo alcuni giorni non ha ancora sentito niente del signor Aldaya. Dopo
aver raccontato tutto al suo amico Miquel, segue questo dialogo in cui discutono se la signora
Aldaya racconterà tutto a suo marito. Nella frase (74a) troviamo l’indicativo, mentre nella
frase spagnola (74b) viene usato il subjuntivo. Nell’originale spagnolo apparentemente
Miquel è più insicuro di quello che dice, perché avrebbe anche potuto usare l’indicativo.
Forse vede che esiste un’alternativa rilevante: che la signora Aldaya non dirà niente a suo
marito. Potrebbe essere che viene usato il subjuntivo per dare più speranza a Julián, per fargli
credere che la signora Aldaya abbia ragioni per non dirgli niente. Miquel è quasi sicuro che
la madre di Penélope invece racconterà tutto al marito, non crede che la signora Aldaya sia
capace di nascondere un segreto del genere a suo marito. Ma apparentemente non ne è sicuro
del 100 per cento, altrimenti avrebbe usato l’indicativo perché non vedeva un’alternativa.
Anche la teoria di Terrel e Hooper potrebbe spiegare l’uso del subjuntivo. Secondo loro
questo è un caso di non-assertion, perché la proposizione non viene asserita, e quindi
secondo loro si deve usare il subjuntivo. È notevole che la traduttrice italiana abbia aggiunto
la parola molto nella frase, che fa sì che venga più vicino alla certezza che quando si avrebbe
usato solo probabilmente. Questo giustifica e stimola ancora più l’uso dell’indicativo.
48
Poi ci sono le due costruzioni con de lo contrario, che in italiano sono tradotte
altrimenti e sennò: un modo perfetto per indicare che ci sono alternative. Guardiamo
l’esempio (75):
(75a) Se l’ho fatta entrare è perché ho grande stima di suo padre, sennò l’avrei (I) lasciata sulla porta.
(L’ombra del vento 65)
(75b) Si le he dejado pasar, es por respecto al padre de usted, de lo contrario le hubiese (IS) dejado en
la calle. (La sombra del viento 84)
Daniel Sempere va di nuovo al Cimitero dei Libri Dimenticati e ringrazia il custode
Isaac. Poi Isaac gli dice la frase (75). In italiano viene usato sennò, in spagnolo de lo
contrario, che sono parole che annunciano un’alternativa rilevante. La prima parte della frase
dà la ragione per cui l’ha fatto entrare, la seconda parte è un’ipotesi che dice cosa avrebbe
fatto se non fosse stato così. Se lo vediamo come una frase ipotetica, non è sorprendente che
nei due esempi italiani con sennò ed altrimenti troviamo due condizionali e nelle frasi
spagnole troviamo due imperfecto de subjuntivo. L’ipotesi spagnola se la può costruire con
due subjuntivos mentre in italiano si deve sempre usare un condizionale. In entrambi i casi
quello che segue è un’alternativa rilevante: Isaac avrebbe lasciato Daniel sulla porta se non
avesse avuto grande stima di suo padre.
L’ultima cosa che colpisce è che ci sono due esempi di dopo che. Guardiamo
entrambi gli esempi:
(76a) «Clara ha telefonato varie volte ieri sera, un paio d’ore dopo che eri (I) uscito» disse.
«Sembrava preoccupata. Ha lasciato detto di richiamare, a qualsiasi ora.» (L’ombra del vento
74)
(76b) –Clara llamó varias veces anoche, un par de horas después de que te fueras (IS) –dijo–. Sonaba
muy preocupada. Dejó reado que la llamases, fuera la hora que fuese. (La sombra del viento 95)
(76c) Una domenica, alle due del mattino, tre mesi e mezzo dopo che Fermín aveva (I) cominciato a
lavorare in libreria, a casa nostra squillò il telefono: era la proprietaria della pensione dove
alloggiava. (L’ombra del vento 84)
(76d) Tres meses y medio después de que Fermín hubiera (IS) empezado a trabajar en la librería, el
teléfono del piso de la calle Santa Ana nos despertó a los dos de la mañana de un domingo. (La
sombra del viento 105)
49
Per capire questi esempi non è necessario raccontare i contesti. Quando una frase
contiene prima che/antes de que è logico l’uso del congiuntivo/subjuntivo, visto che quello
che segue è sempre nel futuro e quindi insicuro, ma l’uso dopo después de que è più difficile
da spiegare: sono racconti che descrivono il passato, e neanche nel passato c’era dubbio sui
fatti descritti. In spagnolo59, después de que potrebbe essere seguito da sia l’indicativo che il
subjuntivo60. Nella frase (76a/b) il signor Sempere trasmette un messaggio di Clara Barceló,
che aveva chiamato quando Daniel non era a casa. Non c’è ragione per ammettere che il
signore Sempere dubita il fatto che Daniel fosse uscito un paio d’ore prima che Clara
chiamasse. Nella frase (76c/d) è il narratore che parla, quindi non c’è dubbio se è vero o no.
Sia in (76a/b) che in (76c/d) non vedo indicazioni per l’uso del subjuntivo: in entrambi i casi
si tratta di cose già accadute e sono anche racconti di prima mano.
Non ci sono tante eccezioni in questo gruppo. Una delle due eccezioni sono le
costruzioni con insicurezza sul futuro, che troviamo tre volte nel gruppo congiuntivosubjuntivo. Guardiamo uno di questi esempi in (77a/b) e lo paragoniamo all’esempio (77c/d)
dal gruppo indicativo-subjuntivo:
(77a) Appena lo farà (I), dovrà seguirla. (L’ombra del vento 276)
(77b) Una vez lo haga (S), la sigue. (La sombra del viento 354)
(77c) Gli feci credere che Julián fosse tornato a Parigi e che stesse bene, e gli mentii dicendo che, a
quanto sapevo, lo stimava molto e che, appena le circostanze lo avessero (CI) consentito, si
sarebbero ritrovati. (L’ombra del vento 384)
(77d) Le dije que creía que Julián había regresado a París, que estaba bien y que me constaba que
apreciaba mucho al sombrerero Fortuny y que tan pronto las circunstancias lo hiciesen (IS)
posible, se reuniría de nuevo con él. (La sombra del viento 503)
Il contesto di (77a/b) è che don Gustavo Barceló, Daniel e Fermín discutono il loro
piano per sapere che cosa Nuria Montfort sta nascondendo. Gustavo Barceló dice che al
momento che Nuria abbocca, Fermín deve seguirla. Per questo esempio vale lo stesso che per
l’esempio (73): per lo spagnolo tutto nel futuro è insicuro. C’è l’alternativa che Nuria non
abboccherà, e quindi si usa il subjuntivo. L’italiano è più descrittivo e usa il futuro. La storia
di (77c/d) è che la narratrice Nuria parla con il signor Fortuny e pretende di essere una
vecchia amica di suo figlio, e poi lui le chiede di parlargli di lui. Questa frase è più ipotetica
59
60
Discutiamo solo lo spagnolo, perché in italiano la forma verbale si lascia spiegare semplicemente.
Castro (1998: 192)
50
che (77a/b). Abbiamo già visto che la maggior parte delle ipotesi è nel gruppo congiuntivosubjuntivo61, quindi non è sorprendente l’uso del congiuntivo e subjuntivo in questa frase.
Un’ipotesi descrive un mondo inesistente. Dicendo ‘appena le circostanze lo avessero
consentito’, indica che non è ancora così e che non è sicuro che mai sarà così. Quindi c’è
un’alternativa rilevante e non sorprende l’uso del congiuntivo e subjuntivo.
L’ultima e più sorprendente eccezione sono gli avverbi d’insicurezza. È notevole che
li troviamo quattro volte (in tutti i casi si tratta di può darsi, il che in tre dei quattro casi è la
traduzione di a lo mejor) nel gruppo congiuntivo-indicativo, visto che normalmente in
italiano richiedono l’indicativo ed in spagnolo richiedono il subjuntivo. Quindi l’eccezione
c’è in entrambe le lingue. Guardiamo l’esempio (78):
(78a) Quando smetterà di ammirarmi e comincerà a capirmi forse mi restituirà (I) il libro. (L’ombra
del vento 399)
(78b) Quizá entonces me devuelva (S) el libro. Cuando deje de admirarme y empiece a
comprenderme. (La sombra del viento 524)
(78c) Se fa il bravo, può darsi che le racconti (C) quello che so del suo amigo Julián Carax. (L’ombra
del vento 65)
(78d) Y si se comporta, a lo mejor le cuento (I) lo que sé de su amigo Julián Carax. (La sombra del
viento 84)
Prima raccontiamo i contesti e poi spieghiamo la differenza tra le due frasi. La storia
di (78a/b) è che Julián Carax vuol avere tutti gli esemplari dei suoi romanzi per bruciarli, ma
ha saputo che c’è ancora un esemplare; quello di Daniel Sempere. Nuria Montfort vuol
convincere Julián a lasciarlo in pace, gli dice che la sua unica colpa è di ammirarlo. Poi
Julián dice questo. La frase (78c/d) fa parte di una conversazione tra Isaac e Daniel al
Cimitero dei Libri Dimenticati, in cui Isaac promette a Daniel di raccontargli tutto quello che
sa di Julián Carax, anche se non è tanto. Sono entrambe frasi che impongono condizioni a
qualcuno. Il primo esempio parla del futuro, il secondo del presente. Questo spiega l’uso del
futuro in italiano e del subjuntivo in italiano in (78a/b): parlando del futuro l’italiano è più
descrittivo e sceglie spesso il futuro e lo spagnolo usa il subjuntivo quando si parla del
futuro, visto che non si può essere sicuri su quello che deve ancora avvenire. Nella frase
(78c/d) invece si parla del presente e troviamo un congiuntivo nell’italiano ed un indicativo
nello spagnolo. L’uso del congiuntivo sembra logico: dicendo può darsi si indica che c’è
61
Si veda l’esempio (58).
51
almeno un’alternativa rilevante, che sarebbe che Isaac non gli dirà niente di Julián. Non
sappiamo se Isaac manterrà la parola, e forse nella frase spagnola (78d) è usato l’indicativo
per far credere a Daniel che sì manterrà la parola.
4.4
Variazione
Nell’ultimo gruppo, ‘variazione’, troviamo le parole chiavi che non hanno una chiara
preferenza per sia l’indicativo sia il congiuntivo o subjuntivo62. Si tratta di 53 casi nel gruppo
congiuntivo-subjuntivo, 35 casi nel gruppo congiuntivo-indicativo e 45 casi nel gruppo
indicativo-subjuntivo. Guardiamo la tabella 6:
Tabella 6: Distribuzione specifica della variazione
C-S
C-I
I-S
Benché, anche se, sebbene
2
14
9
Nel caso, sempre che, casomai
3
11
-
Accertarsi, assicurarsi, controllare, ottenere
3
5
-
Essere preoccupato, preoccupare
2
1
-
Stupirsi, sorprendere
2
1
-
Rassegnarsi
-
1
1
Aggettivi e pronomi indefiniti
17
-
10
Subordinate restrittive
14
-
16
Ordini
4
-
2
Affinché, fintanto
5
-
3
Non importare
1
-
4
Vediamo che c’è solo una categoria che è presente in tutti i gruppi (benché, anche se,
sebbene), quattro categorie che sono nei gruppi congiuntivo-subjuntivo e congiuntivoindicativo, cinque categorie che sono presenti in congiuntivo-subjuntivo ed indicativosubjuntivo, e solo rassegnarsi è nei gruppi congiuntivo-indicativo ed indicativo-subjuntivo.
La prima categoria che è presente nei gruppi congiuntivo-subjuntivo ed indicativosubjuntivo sono gli aggettivi e pronomi indefiniti. Nel gruppo congiuntivo-subjuntivo
troviamo per quanto, qualsiasi e parole che finiscono in –unque, come chiunque e comunque.
Il gruppo contiene prevalentemente ciò che, come e quanto. Guardiamo l’esempio (79):
62
In alcuni casi c’è un gruppo che ha la preferenza, ma ci sono anche tanti casi come questi in un altro gruppo,
che fa sì che sia nel gruppo ‘variazione’.
52
(79a) Qualunque sia (C) la ragione che ti ha riportato a Barcellona, permettimi di aiutarti, figlio mio.
(L’ombra del vento 368)
(79b) Lo que sea (S) que te haya traído a Barcelona, hijo mío, déjame que yo lo haga por ti mientras
tú te escondes en casa. (La sombra del viento 480)
(79c) Lui farà quanto gli si ordina (I), ci mancherebbe altro. (L’ombra del vento 195)
(79d) Él hará lo que se le mande (S), faltaría más. (La sombra del viento 247)
La storia di (79a/b) è che Julián Carax finalmente torna alla sua famiglia dopo essere
stato in Francia per anni. Sono stupiti di vederlo e decidono di aiutargli visto che Javier
Fumero, un poliziotto cattivo che gli segue da anni, gli sta ancora appresso. Il signor Fortuny
non aveva parlato con Julián da anni, dunque non sa ragione aveva per tornare a Barcellona.
Ma è come un padre per Julián e quindi non importa quale sia la ragione, gli aiuterà
comunque. È l’aspetto indefinito che fa sì che si usi il congiuntivo/subjuntivo dopo
qualunque: non si sa di cosa si tratta, potrebbe essere di tutto e quindi ci sono anche tante
alternative rilevanti. La frase (79c/d) è tratta da una discussione tra Don Ricardo Aldaya (che
alla fine della storia risulta essere il vero padre di Julián) ed Antoni Fortuny. Don Ricardo
Aldaya vuole che Julián frequenti la scuola migliore, ma il signor Fortuny ha altre idee e non
ne ha neanche i soldi. Don Ricardo Aldaya dice di pagarlo per lui, sempre che Julián lo
voglia. L’uso diverso delle forme verbali dopo aggettivi e pronomi indefiniti c’è nell’italiano.
Anche in questo caso l’italiano è più descrittivo dello spagnolo: quando lei gli chiede
qualcosa, lui lo fa. In spagnolo è più importante l’aspetto insicuro di lo que. Sappiamo che
don Ricardo Aldaya vuole iscrivere Julián ad una scuola migliore, ma non sappiamo (e più
importante, neanche il signor Fortuny lo sa) quale altre cose potrebbe ancora chiedergli.
Quindi secondo le teorie di Bob de Jonge e Dreer l’uso del subjuntivo è logico, visto che ci
sono più opzioni.
Un’altra categoria interessante è quella delle subordinate restrittive. Le troviamo
quattordici volte nel gruppo congiuntivo-indicativo e sedici volte nel gruppo indicativosubjuntivo. Guardiamo l’esempio (80):
(80a) Devi andartene dove non possano (C) trovarti.» (L’ombra del vento 259)
(80b) Tienes que irte donde ninguno de los dos pueda (S) encontrarte… (La sombra del viento 332)
(80c) [Isaac] «Questo è un cimitero, non una cassaforte.»
53
[Daniel] «Proprio così. Il libro deve essere sepolto dove nessuno lo può (I) trovare.» (L’ombra
del vento 64)
(80d) [Isaac] –Esto es un cementerio, no una caja fuerte.
[Daniel] –Precisamente. Lo que este libro necesita es que lo entierren donde nadie pueda (S)
encontrarlo. (La sombra del viento 82)
Con questi esempi la differenza nell’italiano è che lo spagnolo usa sempre il
subjuntivo, mentre l’italiano usa l’indicativo o il congiuntivo. La situazione in (80a) e (80b) è
che la madre di Julián gli dice di fuggire perché suo padre e don Ricardo Aldaya (un uomo
con molte conoscenze) sono furibondi contro lui e lo vogliono mettere nell’esercito. Deve
andare in un posto dove non lo troveranno. Ma non si sa mai per il cento per cento che
nessuno ti troverà, neanche quando si nasconde bene. Questa alternativa rilevante (che lo
troveranno Julián) spiega l’uso del congiuntivo e subjuntivo. Nella frase (80c/d) si tratta di
Daniel Sempere che torna al Cimitero dei Libri Dimenticati per nascondere il suo libro di
Julián Carax, ‘L’ombra del vento’. Qualcuno vuole bruciare questo libro, e quindi Daniel lo
deve nascondere dove nessuno lo troverà mai. Secondo lui il posto più sicuro per nasconderlo
sia il Cimitero. Ma questo lo dice usando l’indicativo, anche se la situazione è quasi la stessa
che in (80a). Forse Daniel usa l’indicativo invece del congiuntivo perché deve convincere
Isaac a lasciargli entrare per nascondere il libro; così non lascia spazio per alternative,
secondo lui è impossibile che al Cimitero troveranno il libro. Potrebbe essere vero, visto che
è un cimitero segreto, non ci sono tante persone che sono al corrente del posto e c’è sempre
Isaac che lo sorveglia. Nella frase spagnola (80d) sì che ci sono dubbi su questo, per la stessa
alternativa rilevante che nell’esempio (80b): che verrà trovato.
Le congiunzioni benché, anche se e sebbene (in spagnolo sempre aunque) le troviamo
in tutti i gruppi. La maggior parte si trova nel gruppo congiuntivo-subjuntivo (14), ma anche
congiuntivo-indicativo (2) ed indicativo-subjuntivo (9) contengono alcuni esempi. Nel
gruppo C-I aunque viene sempre tradotto con benché, gli esempi in I-S sono sempre anche se
ed in C-S troviamo una volta benché ed una volta sebbene. Guardiamo l’esempio (97) per
trovare le differenze:
(81a) Mio padre, che sebbene non voglia (C) ammetterlo ormai fatica a leggere i titoli sul dorso dei
libri, è di sopra, in casa. (L’ombra del vento 435)
(81b) Mi padre, que tiene dificultad para leer los lomos de los libros aunque no lo admita (S), está
arriba en casa. (La sombra del viento 563)
54
(81c) A quei tempi si faceva già chiamare Carax, benché il suo primo cognome fosse (CI) Fortuny.
(L’ombra del vento 191)
(81d) –Ya por entonces se hacía llamar Carax, aunque su primer apellido era (I) Fortuny. (La sombra
del viento 242)
(81e) Ma lei ha una chiave maestra, suppongo. Anche se a quel tizio ha (I) detto di no… sono sicuro
che non le dispiacerebbe sapere cosa c’è li dentro. (L’ombra del vento 114)
(81f) –Pero usted tendrá una llave maestra, supongo. Aunque le dijese (IS) a ese individuo que no…
No me diga que no se muere usted de curiosidad por saber lo que hay ahí dentro. (La sombra
del viento 142)
Nella frase (81a/b) il parlante, Daniel Sempere, ammette che sia calata la vista di suo
padre. Non sappiamo se c’è prova per questo; comunque Daniel lo pensa. Ma il signor
Sempere non l’ha ammesso lui stesso, e quindi c’è sempre l’alternativa che non c’è niente da
ammettere. Resta un’opinione e questo spiega l’uso del congiuntivo e subjuntivo. Nella frase
(81c/d) sta parlando padre Fernando, che era un compagno di classe di Julián. Daniel è
andato a trovare padre Fernando per chiedergli delle cose su Julián, e lui racconta storie sul
passato. Non ci sono dubbi sui fatti che racconta, quindi sarebbe logico l’uso dell’indicativo,
il che troviamo nella frase spagnola. Allora perché nella frase (81c) troviamo il congiuntivo?
Potrebbe avere la stessa spiegazione che quella di el hecho de que63. Secondo Patricia Lunn
si può usare il subjuntivo per indicare che sono informazioni già note, che in questo caso è
così. Ciò che conta è che si faceva chiamare Carax, non il fatto che si chiamasse Fortuny. Poi
c’è la frase (81e/f). Daniel e Fermín, nella loro ricerca su Julián Carax, vanno al vecchio
appartamento dei Fortuny, amici di Julián. Provano a convincere doña Aurora di aprire
l’appartamento e lasciargli entrare per guardare un po’. Prima aveva raccontato che un giorno
era arrivato qualcuno che voleva anche vedere l’appartamento, e che lei gli aveva detto che
non ne aveva le chiavi, perché secondo lei la faccenda puzzava. Quando Fermín rinvia a
questo, lui ammette che doña Aurora abbia detto la verità, che aveva veramente detto a
quell’uomo di non avere le chiavi dell’appartamento. Ammettendo che dica la verità, e non
c’è ragione per dubitarle, usa l’indicativo. Ma nella frase (81f) troviamo il subjuntivo. Questo
potrebbe essere spiegato con la teorie di Lunn, che dice che l’informazione che segue aunque
con il subjuntivo, non è vero o non è rilevante. Come abbiamo già detto, non c’è ragione per
dubitare la verità di ciò che ha detto la donna, ma è invece vero che non è molto rilevante:
63
Si veda la pagina 15.
55
non è importante che aveva detto a quell’uomo che non aveva le chiavi, l’importante è che
deve aprire l’appartamento.
Poi ci sono alcuni modo per esprimere una preferenza, come ordini e divieti.
Abbiamo visto che gli altri costruzioni d’influenza sono nel gruppo congiuntivo-subjuntivo,
ma gli ordini sono in questo gruppo perché ci sono due casi di indicativo-subjuntivo.
Cerchiamo di spiegare le differenze:
(82a) [Juanito] «Che Dio vi benedica».
[Fermín] «Si diverta» disse Fermín, indicando alla sirena di calle Escudillers che poteva (I)
mettersi all’opera. (L’ombra del vento 430)
(82b) [Juanito] –Dios le bendiga a ustedes.
[Fermín] –Y usted que lo vea –dijo Fermín, indicándole a la sirena de la calle Escudillers que
procediese (IS) a desplegar sus artes. (La sombra del viento 559)
Fermín Romero de Torres e Daniel Sempere sono andati a trovare qualcuno in un
ospizio per assumere informazioni sul conto di Julián Carax e la sua storia. Il vecchietto
Juanito offre di aiutarli se arrangiano una donna per lui. Julián e Fermín acconsentono e gli
arrangiano una donna. Quando vengono dall’uomo, segue il dialogo di (82a/b). Vediamo che
in italiano viene usato l’indicativo mentre lo spagnolo usa l’imperfecto de subjuntivo. Sembra
essere una differenza d’interpretazione di indicar(e): in spagnolo è un chiaro ordine, mentre
in italiano più che un ordine sembra un suggerimento, un segno.
Adesso che abbiamo discusso tutti i gruppi, riassumiamo i risultati più importanti che
abbiamo trovati nella schema 4:
Schema 4: Riassunto dei risultati per i gruppi
Gruppo
Preferenza per
Congiuntivo-Subjuntivo
Volontà + insicurezza
Congiuntivo-Indicativo
(Mancanza di) chiarezza
Indicativo-Subjuntivo
Alternative
Nella schema 4 vediamo che nel gruppo congiuntivo-subjuntivo è la categoria della volontà
che è più rappresentata, seguita dall’insicurezza. Il gruppo congiuntivo-indicativo contiene
soprattutto chiarezza, ed il gruppo indicativo-subjuntivo ha una preferenza per alternative.
56
5
Conclusioni
Abbiamo visto che c’è una chiara differenza di distribuzione fra il congiuntivo ed il
subjuntivo. Nel gruppo congiuntivo-subjuntivo la categoria più rappresentata è quella della
volontà, seguita dall’insicurezza (che è rappresentata prevalentemente da parole che
esprimono che qualcosa non ha ancora avuto luogo, come prima che ed attendere che).
Spiccano le frasi ipotetiche, ma abbiamo trovato anche tante costruzioni d’influenza come
ordini e divieti ed i giudizi positivi e negativi. Quindi la volontà è un aspetto che il
congiuntivo ed il subjuntivo hanno in comune, proprio come l’insicurezza.
Il gruppo congiuntivo-indicativo contiene soprattutto parole che indicano che c’è
chiarezza o mancanza di chiarezza. La maggior parte consiste in verbi d’azione mentale
positiva come credere e pensare, seguita da conclusioni personali come parere e sembrare, e
convinzione con costruzioni come essere convinto/sicuro che. Sono tutte costruzioni che
esprimono un certo grado di (mancanza di) chiarezza, il che risulta di essere più importante
per il congiuntivo che per il subjuntivo.
Il gruppo indicativo-subjuntivo ha una preferenza per alternative. Ci sono solo
l’insicurezza sul futuro e gli avverbi d’insicurezza che sono ben rappresentati in questo
gruppo, le altre categorie (come dopo che, altrimenti, sennò e probabilmente) contano solo
uno o due esempi. Sono parole chiavi come quando, se, forse e può darsi che rappresentano
queste categorie. Sono tutte parole che indicano che c’è un’alternativa rilevante ovvia.
Il quarto gruppo di ‘variazione’ è il meno importante per la definizione dei significati
del congiuntivo e del subjuntivo, perché tutte le categorie sono presenti in più gruppi. Una
cosa che vediamo in questo gruppo (ma anche negli altri) è che in italiano il congiuntivo è
più descrittivo del subjuntivo in spagnolo, che è più ipotetico.
Visto tutto questo, sembra sussistere l’ipotesi che c’è una differenza di significato fra
il congiuntivo ed il subjuntivo. Se la riassumiamo in uno schema, la differenza diventa più
chiara:
Schema 3: Riassunto dei risultati per le forme verbali
Forma verbale
Preferenza per
Volontà
Insicurezza
Congiuntivo
x
x
Subjuntivo
x
x
57
Chiarezza Alternative
x
x
Il congiuntivo, che in generale è usato in contesti più descrittivi del subjuntivo, si comporta
allo stesso modo come il subjuntivo per quanto riguarda la volontà e l’insicurezza, ma
vediamo la differenza nel criterio della chiarezza che è più presente in italiano e le alternative
che sono più presenti in spagnolo. Questa differenza potrebbe significare che il congiuntivo
lo troviamo più nei contesti in cui il parlante esprime i propri pensieri, la sua opinione. Il
subjuntivo viene usato quando manca una chiarezza più generale, quando c’è insicurezza su
quello che deve ancora avvenire e in frasi che contengono avverbi di dubbio (che non deve
per forza esprimere l’opinione del parlante).
Possiamo concludere che ci sono differenze fra le due forme verbali. Ma in italiano il
modo congiuntivo sta per estinguersi mentre nello spagnolo è ancora molto attivo; si sceglie
sempre di più il modo più facile per esprimersi. Non è improbabile che nel futuro il
congiuntivo verrà solo usato da puristi ed in costruzioni ipotetiche.
58
6
Bibliografia
- Bosque Muñoz, I. / Demonte, V. (1999), Gramática descriptiva de la lengua española,
Espasa Calpe, Madrid.
- Brinker, J.H. (2002), Grammatica Italiaans, Het Spectrum B.V., Utrecht.
- Dardano, M. / Trifone, P. (1995), Grammatica italiana con nozioni di linguistica,
Zanichelli, Bologna.
- De Jonge, B. (1999), ‘El uso del subjuntivo: ¿un problema para los hablantes de lenguas
germánicas?’, in: Martínez, F.S. / González, C.H. (eds.), 1999: Las lenguas en la
Europa comunitaria III, Diálogos Hispánicos 23, Rodopi, Amsterdam, pp 75-84.
- De Jonge, B. (2001), ‘Spanish subjunctive mood: One form, more than one meaning?’, in
Bok-Bennema, R. / De Jonge, B. / Kampers-Manhe, B. / Molendijk, A., (Eds.):
Adverbial modification, Selected papers from the Fifth Colloquium on Romance
Linguistics, Groningen, pp 10-12.
- De Jonge, B. (2004a), ‘Significado y uso del modo subjuntivo en las cláusulas
condicionales y temporales’, in: Sánchez, V. (ed.): Actas del XIII Congreso de la
ALFAL, Costa Rica 2002: http://odur.let.rug.nl/~dejonge/subj.htm.
- De Jonge, B. (2004b), ‘The relevance of relevance in linguistic analysis: the case of Spanish
subjunctive mood’, in: Kirsner, Robert y Rodríguez-Bachiller, Betsy (eds.) 2004,
Cognitive and Communicative Approaches to Linguistic Analysis, John Benjamins, pp.
205-218.
- De Jonge, B. (2006), ‘Significado y uso del subjuntivo en español: una alternativa
relevante’, in: Mercedes Sedano et al. (eds.): Haciendo Lingüística. Homenaje a Paola
Bentivoglio, Caracas, Venezuela: CEP-FHE, UCV, pp 163-176.
- Dreer, I. (2001 MS): Alternative in Textual Analysis: the Subjunctive versus the Indicative
in French.
- Gómez Torrego, L. (1997), Gramática didáctica del español, Ediciones SM, Madrid.
- Heim, I. (1992), ‘Presupposition Projection and the Semantics of Attitude Verbs’, in:
Journal of semantics (9), pp 183-221.
- Lunn, P (1989), ‘Spanish mood and the prototype of assertability’, in: Linguistics (27:4), p
687-702.
- Manzanal, R.L. / Coli, C. (1994), Analisi contrastiva uso del “congiuntivo”, Guerra
Edizioni, Perugia.
- Pérez Soler, V. (1966), ‘Costrucciones con verbos de duda en español’, in: Hispania (49:2),
pp 287-289.
59
- Portner, P. (1997), ‘the semantics of mood, complementation, and conversational force’, in:
Natural language semantics (5), pp 167-212.
- Ruiz Zafón, C. (2001), La sombra del viento, Editorial Planeta, Barcellona, 2006.
- Ruiz Zafón, C. (2004), L’ombra del vento, Mondadori – Oscar bestsellers, Milano, 2006.
- Santos López, J. (2004), Verbi, Garzanti Linguistica, Novara.
- Serianni, L. (1989), Grammatica italiana: Italiano commune e lingua letteraria, UTET
Libreria, Torino, 2002.
- Terrell, T. / Hooper, J. (1974), ‘A Semantically Based Analysis of Mood in Spanish’, in:
Hispania (57:3), pp 484-494.
- Tobin, Y. (1999), From sign to text: A semiotic view of communication, Bejamnis,
Amsterdam.
- Wasa, A. (1999), ‘El subjuntivo y la modalidad’, in: Hispania (82:1), pp 121-127.
- Wasa, A. (2001), ‘A lo mejor y el subjuntivo’, in: Hispania (85:1), pp 131-136.
- Wright, L.O. (1931), ‘The disappearing Spanish verb form in -re’, in: Hispania (14:2), pp
107-114.
60