SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Villa Della Porta Bozzolo Casalzuigno ( VA) ARCHITETTURA Trompe l’oeil Il trompe l’oeil è una forma di decorazione in cui vengono rappresentati oggetti e spazi in maniera così realistica da sembrare veri. Il termine trompe l’oeil, è francese e tradotto significa "inganno dell’occhio". Questa tecnica è stata usata fin dai tempi dei greci e dei romani (pensa alle case di Pompei decorate con finti giardini e colonnati) e poi impiegata spesso nel 1600, nel periodo barocco in cui piacevano molto il teatro e i giochi di finzione. Il trompe l’oeil può essere realizzato con varie tecniche come la pittura, il mosaico o l’intarsio nel legno. Guardandosi intorno, qui a Villa Della Porta Bozzolo, si vedono finte porte e finestre, finte balaustre, finti paesaggi e finti festoni di fiori… un vero teatro dell’illusione! Rustici La creazione del complesso dei rustici risale al 1720: due edifici gemelli di semplice architettura attrezzati per la raccolta e la lavorazione dei prodotti della campagna. In essi sono collocati il torchio, la macina, la ghiacciaia e la cantina. 1 Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Il torchio è una macchina usata largamente in campo agricolo per la spremitura delle vinacce, cioè dell’uva già pigiata una prima volta. Il torchio che troviamo presso la villa Della Porta Bozzolo è il più grande della Lombardia, e per questo motivo il suo posizionamento, avvenuto nel 1500, è precedente alla costruzione dei muri e del tetto che lo circondano. Funziona così: la grande vite di legno, fatta girare a mano, permetteva lo spostamento dall’alto verso il basso, e viceversa, del tronco orizzontale, che posandosi e premendo su una piattaforma di legno schiacciava le vinacce precedentemente poste sulla lastra di pietra. Il liquido prodotto fuoriusciva dallo scolo scavato nel piano di pietra e veniva raccolto in tini di legno. Questo torchio era utilizzato non solo per la pigiatura dell’uva di proprietà, ma anche di quella coltivazione dai contadini in tutta la valle. La macina è composta da un basamento in pietra e da una ruota verticale anch’essa in pietra che ruota sul basamento. La rotazione avviene tramite una trave verticale che fa da perno e una orizzontale che fa girare la macina. La macina, ruotando, schiaccia i semi oleosi deposti sul basamento e ne fa uscire l’olio. La macina di Casalzuigno veniva utilizzata per la produzione di olio di noci e nocciole, frutti un tempo molto diffusi nella zona. L’olio ricavato serviva per uso alimentare, per l’illuminazione e per oliare le ruote dei carri, a seconda che fosse di prima, seconda o terza spremitura. La produzione vinicola (vini Caspio e Crodello) era senza dubbio la principale: ecco quindi, accanto al cinquecentesco torchio per la spremitura delle vinacce, una profonda ghiacciaia e la cantina, che ancora oggi ospita le antiche botti per la fermentazione. Il cosiddetto “Baco da Seta”, un grande locale areato dove in origine si raccoglievano i tini per la vendemmia, era utilizzato proprio a questo scopo. I bozzoli venivano poi lavorati nella vicina Filanda, fatta edificare intorno al 1795 nel “giardino della Gera” dal nipote di Gian Angelo III, Giuseppe Della Porta. Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 2 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Glossario termini del giardino Parterre L’insieme delle aiuole ornamentali in un giardino all’italiana, composto da basse siepi di bosso, erba o fiori disposti in disegni di forme varie. Fontana Struttura architettonica in cui scorre l’acqua, spesso ornata da statue e usata per decorare piazze e giardini. Nicchia Spazio scavato nella parete, coperto ad arco e utilizzata come elemento decorativo in cui si ripongono statue, vasi. Scalinata Scala molto larga usata spesso per condurre all’ingresso principale delle ville. Elemento comune nell’arredo dei giardini all’italiana. Teatro Un luogo del giardino ampio e spianato con una nicchia sul fondo a svolgere la funzione di quinta scenografica. Utilizzato spesso nei giardini del 1600, riprendendo l’idea degli antichi teatri greci all’aperto. Viale alberato Lungo viale delimitato da alberi. Nei giardini all’italiana è spesso privo di curve e circondato da alberi dritti che si stagliano verticalmente verso il cielo, come i cipressi o pioppi. Terrazzamenti Utilizzati per coltivare piante e fiori su un’area in salita. La collina viene “tagliata” in lunghi gradoni in cui le strisce di terra sono piane. Le pareti verticali sono generalmente costituite da muretti di pietra a secco. Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 3 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Ingresso Spazio del giardino che accoglieva gli ospiti appena entrati. Nei giardini all’italiana è spesso un punto di osservazione favorito per poter godere delle simmetrie delle aiuole e degli elementi architettonici. Pietra di Viggiù Viggiù è un paese che si trova in Val Ceresio, a circa 30 km da Casalzuigno. La Val Ceresio era ricoperta fino a 220 milioni di anni fa da un mare sul cui fondale si depositavano alghe e piccoli organismi viventi. Questi depositi di materiale organico formarono rocce di arenaria, calcare e calcarenite, facilmente lavorabili data la loro natura granulosa. Ebbe così origine la pietra di Viggiù, estratta dai fianchi del Monte Sant’Elia e utilizzata, per la sua malleabilità, come pietra ornamentale e da costruzione. L’estrazione della pietra iniziò nel XIII-XIV secolo e gli artigiani locali impararono a lavorarla seguendo le orme dei maestri comacini, antichi costruttori (carpentieri, muratori, lucidatori, stuccatori) probabilmente originari della zona di Como, attivi a partire dal VII e VIII secolo. ARTE Il damasco e il lampasso Il damasco è un tessuto operato a grandi disegni solitamente floreali e stilizzati, intessuti in una base di raso. Il tessuto non ha un dritto o un rovescio e può essere utilizzato da entrambi i lati. Questo tipo di tessuto fu prodotto anticamente in Cina, il primo paese ad introdurre motivi ornamentali nelle stoffe, ma prende il nome dalla città di Damasco, in Siria, dove nel secolo XII se ne intensificò la produzione e l'esportazione in Europa. In seguito divennero famosi i damaschi italiani prodotti a Venezia e Genova (le due città marinare che più avevano contatti con Damasco) e poi quelli di Lucca, Vicenza, Parma, Catanzaro, Palermo e Caserta. Il damasco gotico italiano è stato realizzato prevalentemente in seta e in lino, più raramente in lana. In epoca barocca (ovvero attorno al 1600) venne arricchito con effetti in oro e in argento. Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 4 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Il lampasso è un tessuto molto prezioso. La base è costituita da un tessuto di fili di seta. Il disegno, realizzato con fili di seta fortemente in rilievo, si stacca nitidamente dal fondo; questa tecnica permetteva anche la realizzazione di tessuti monocromi (di un solo colore) nei quali il disegno risulta in tutta evidenza. Il lampasso, tessuto dall'aspetto piuttosto pesante e per questo largamente impiegato nell'arredamento, già conosciuto nel medioevo, ebbe il suo momento di maggior splendore nel 1600: veniva fabbricato con filati di seta e molte volte arricchito con trame d'oro e argento fino. Tecnica a tempera La parola “tempera” viene da “temperare” che in latino significa “mischiare”. Questo perché una volta i colori a tempera non venivano forniti in tubetti come succede oggi, ma dovevano essere fabbricati dal pittore che mescolava (temperava) i pigmenti, polvere di colore ottenuta dal mondo vegetale, minerale, animale, (come piante, terre, pietre, ossa, metalli). con i leganti, sostanze utilizzate per mischiare e rendere utilizzabile il colore stesso. Questa tecnica, conosciuta anche dagli etruschi e dagli egizi, venne utilizzata fino al secolo XV. La tempera infatti permette di creare moltissimi colori e può essere usata su carta, tela, pietra, legno e pergamena. Se i pigmenti o i leganti sono di cattiva qualità, oppure vengono mischiati in maniera errata, i colori originali possono cambiare e deteriorarsi nel tempo. In questo caso noi ci occuperemo di tempera all’uovo su tavola di legno. Le fasi di preparazione sono le seguenti: 1) Preparazione della tempera all’uovo Il pittore trita, con una specie di pestello, le sostanze scelte per fabbricare i colori fino a renderle una polvere finissima. I pigmenti colorati ottenuti, appena inumiditi con acqua, venivano impastati con l’uovo, talvolta solo il tuorlo. In questo caso l’uovo è il legante. 2) Preparazione della tavola di legno Il pittore liscia accuratamente il lato della tavola che deve essere dipinto. Per far questo riempie i buchi e gli eventuali nodi del legno con segatura mista a colla. Poi ricopre la tavola con molti strati di colla di animale, ottenuta facendo bollire grassi e ossa di vari animali, e gesso. Una volta che la colla è asciutta il pittore ricopre la tavola con una tela di lino, che gli permette di disegnare su una superficie più stabile e piana. Sul lino si stendono ancora vari strati di gesso e colla e li si lascia seccare per alcuni giorni. Quando l’ultimo strato è ben asciutto, lo si raschia Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 5 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO accuratamente in modo da ottenere una superficie liscia e compatta. Ora la tavola è pronta. 3) Pittura A questo punto il pittore può stendere gli strati di tempera stando bene attento a far asciugare ogni strato in modo che i colori non si mischino. 4) Verniciatura Usando le mani o una spugna il pittore stende sopra al suo disegno una pittura trasparente fatta con resine naturali ed olio di lino o canapa. Poi la tavola viene lasciata asciugare al sole. Questa ultima operazione serve per proteggere il dipinto e per renderlo ancora più brillante. Riordinate le fasi rappresentate in figura! A - Versare l’acqua B - Schiacciare la tempera C - Mischiare i pigmenti D - Prendere il rosso d’uovo La scheda dei colori naturali Tra le piante impiegate per produrre colori naturali vi sono: Robbia: Pianta erbacea perenne, munita di lunghe radici dalle quali si estrae il pigmento colorante denominato Alizzarina, di colore Rosso Robbia. Reseda: Pianta annua appartenente alla famiglia delle Resedacee, cresce spontanea in tutta Europa, alta circa un metro, contiene in tutte le sue parti una sostanza colorante Gialla detta Luetica. Veniva utilizzata fin dai tempi dei latini con ottime solidità. Si ottiene il colore Giallo. Guado: Pianta mediterranea, il colore si ricava dalla macerazione delle foglie con un successivo processo di tintura detto al "tino". Si ottiene il colore Azzurino. Campeggio: Pianta che Vive nell'America Centrale, è originaria della Baia di Campeche nel Messico da cui prende il nome. Si utilizza la corteccia tritata da cui si ricava un pigmento colorante che va dal Viola al Blu. Si ottiene un colore Violaceo. Indaco: Pianta originaria dell'India, il colore azzurro si ottiene attraverso la macerazione delle foglie mature in cisterne d'acqua. Si ottiene il colore Azzurro Clorofilla: Estratto ottenuto dalle foglie di barbabietola. Si ottiene il colore Verde Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 6 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO SIMBOLI Mito Apollo e Dafne Dafne, figlia di Gea e del fiume Peneo (o secondo altri del fiume Lacone), era una giovane e deliziosa ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi e del piacere della caccia quando la sua vita fu stravolta dal capriccio di due divinità: Apollo ed Eros. Racconta la leggenda che Apollo, fiero di avere ucciso il mostruoso serpente Pitone, incontrato Eros mentre era intendo a forgiare un nuovo arco, si burlò di lui e del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria. Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce, una ben acuminata e dorata, destinata a far nascere la passione, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che lanciò nel cuore di Dafne. Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, fino a quando non riuscì a trovarla. Alla sua vista Dafne, scappò impaurita e a nulla valsero le suppliche del dio che gridava il suo amore e le sue origini divine per cercare di impressionare la giovane fanciulla. Dafne, terrorizzata, scappava tra i boschi.. Accortasi però che la sua corsa era vana, in quanto Apollo la stava per raggiungere, invocò la madre Gea, pregandola di mutare il suo aspetto perchè tanto dolore e paura le stava procurando. La madre Gea, ascoltò la sua preghiera e così iniziò a rallentare la corsa della figlia fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: i suoi capelli si mutarono in fronde leggere; le sue braccia si levarono alte verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo aggraziato si ricoprì di corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo volto, rigato di lacrime, svaniva nella cima dell’albero. Dafne si era trasformata in un leggiadro e forte albero che prese il nome di LAURO (dal greco dafne = lauro). La trasformazione era avvenuta sotto gli occhi di Apollo che disperato, abbracciava il tronco nella speranza di riuscire a ritrovare la dolce Dafne. Alla fine il dio, considerati inutili i suoi tentativi, proclamò a gran voce che la pianta dell'alloro sarebbe stata sacra al suo culto e segno di gloria da porsi sul capo dei vincitori. Così ancor oggi, in ricordo di Dafne, si è solito proclamare i migliori fra gli uomini, quelli capaci d'imprese esaltanti, con il capo cinto da una corona d’alloro Piante Quercia Ortensia Fico Alloro Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 7 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Glossario dei simboli Albicocca L’albicocca non è molto rappresentata nei dipinti europei. Nella cultura cinese, invece, segna la fine dell'inverno e l'inizio della primavera. I fiori che sbocciano prima delle foglie sono anche il simbolo dell'amore. Per questo sono sovente dipinti e ricamati sulla coperta matrimoniale. Campanula Le campanule sono tra i fiori di campo più resistenti: rinascono puntualmente ogni anno, e certo significano costanza per la loro tenacia, una volta che abbiano messo radici in un giardino. A maggio, esse ricoprono di un tappeto azzurro il terreno dei nostri boschi, ma non amano essere raccolte: allora, infatti, le loro già chine campanelle piegano presto il capo. La campanula viene a volte confusa con la Campanella o Campanula scozzese che è pianta assai diversa e appartiene alla famiglia delle Campanulacee. Il nome del genere è Endimione, un nome amato da Keats, tanto che egli lo diede all'eroe della sua favola poetica. Ciliegio Il ciliegio venne portato in Italia nel I secolo a. C. da una città orientale sul Mar Nero. Nell’ambito della religione cristiana, il colore rosso, rimanda al colore del sangue versato da Cristo sulla croce. Per questo motivo la ciliegia compare in alcuni quadri sacri. Una leggenda racconta che San Gerardo, patrono di Monza, si presentò un freddo giorno d’inverno davanti al Duomo di Monza. Chiese di poter entrare a pregare, ma i frati lo respinsero. Allora egli fece un patto con loro: se fosse riuscito a tornare con delle ciliegie l’avrebbero dovuto far entrare. Il giorno dopo il santo si presentò miracolosamente con un cesto di rosse ciliegie. Nella cultura giapponese la ciliegia è simbolo della vocazione guerriera. Cipresso Il vialone erboso che sale lungo la collina è bordato da un bosco di cipressi. Ovidio,uno scrittore greco dell’antichità, narra di un giovane fanciullo di nome Ciparisso che aveva ricevuto in dono da Apollo un magnifico cervo. Un giorno, cacciando nei boschi, Ciparisso sfoderò il suo giavellotto e per sbaglio trafisse il cervo uccidendolo. Addolorato, chiese al dio di morire, ma questi, impietosito, lo trasformò in un cipresso in modo che potesse rimanere per sempre in lutto nel luogo dove era morto il suo cervo. Da allora il cipresso “cresce vicino a chi soffre”. Nel medioevo e nel rinascimento il cipresso venne associato a Gesù ed alla madonna, probabilmente per la sua caratteristica di crescere verso l’alto ed il cielo. Si diceva anche Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 8 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO che fosse, assieme alla palma, l’ulivo e il cedro, una delle quattro piante con cui fu costruita la croce del Cristo. Nel giardino che state visitando, il cipresso, con i suoi rami alti, protesi verso l’alto accentua il senso e l’illusione di una salita verso il cielo. Fico Secondo la leggenda la dea Gea, mentre sfuggiva da Giove che la stava inseguendo, venne salvata da suo figlio, che fece crescere una pianta di fico tra i cui rami cui lei poté ripararsi. Nell’antica Roma la pianta è simbolo di fertilità e benessere, perché si diceva chela cesta che trasportava i piccoli Romolo e Remo nel fiume si fosse fermata proprio sotto una pianta di fico. Anche Adamo ed Eva si coprirono con foglie di fico. Quercia La quercia, già adorata dai Celti, era l’albero sacro a Giove. Grande e potente albero era simbolo di forza e coraggio. Con il suo legno incorruttibile sarebbe stata costruita la chiesa di Gesù. I rami della quercia non si riescono a piegare per cui essa simbolo di perseveranza e forza. La ghianda invece, che è il cibo preferito dei maiali, simboleggia il male e la golosità. Ortensia Il nome ortensia ha origine latina, significa "che cura gli orti e i giardini" ed è anche un soprannome di Venere. E' una pianta antichissima, tanto che si sono trovate tracce fossili. Venne introdotta nei paesi europei intorno al 1700. In Giappone, invece, la presenza e la popolarità dell'ortensia era già notevole durante il XVII secolo. Un tempo nei paesi orientali, era usanza ornare i piatti di cibo con vari tipi di fiori per dare profumo e delicatezza alle pietanze. L'ortensia è simbolo di freddezza e capriccio. Peonia A questa pianta, molto diffusa in Europa anche allo stato selvatico, vennero attribuite fin dall'antichità mille virtù guaritrici; oltre ad essere utilizzata come antidolorifico, si diceva che un rametto legato al collo dei pazzi li potesse curare dalla follia. Plinio il vecchio ce ne parla come della pianta del dio Peone, medico degli dei a cui dovrebbe il nome. Gli antichi miti greci narrano di come il dio Peone venne tramutato in fiore, una peonia appunto, dopo aver liberato Latona dai dolori del parto. Per le popolazioni asiatiche, in Cina e in Giappone, la peonia (in questo caso si tratta delle peonie cinesi, molto più grandi e doppie di quelle europee) era il fiore degli imperatori, i soli che potevano coltivarlo e coglierlo. Nel linguaggio dei fiori ha preso il significato di vergogna e timidezza, da donare all'amata ritrosa. Pera La pera era già conosciuta all’epoca degli antichi greci. Era un frutto sacro a molte dee tra cui Venere, dea dell’amore e Giunone, dea della famiglia. Il sapore dolce del frutto ricorda la dolcezza della virtù materna, per cui lo si trova spesso nei dipinti della Madonna con il bimbo. La pera è dunque un frutto materno, simbolo di fertilità. Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 9 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Tulipano Il tulipano è originario della Turchia, dove cresce spontaneamente e dove iniziò ad essere coltivato circa 1000 anni fa. Il termine tulipano deriva dal greco turban (= turbante), forse perché la sua forma ricorda proprio quella del turbante. Da sempre, tutti i giardini d'Oriente sono "gremiti" di tulipani ed in Aprile a Costantinopoli si celebra la festa del tulipano. Una leggenda turca fa risalire l'origine del fiore alle gocce di sangue versate per amore da un giovane innamorato deluso. Il tulipano nel mondo orientale significa amore perfetto. In Occidente, i bulbi del tulipano giunsero intorno al 1550, grazie all'ambasciatore austriaco a Costantinopoli, che di ritorno dalla Turchia ne portò una quantità consistente a Vienna, dove però non seppero coltivarli adeguatamente. Il paese europeo dove i tulipani hanno avuto più successo è stato senza dubbio l'Olanda; dal 1600, infatti, i tulipani divennero ricercatissimi e questo portò il loro prezzo alle stelle, tant'è che nel 1637 il governo olandese dovette approvare una legge che ne regolava il prezzo. In Occidente il significato del tulipano è quello dell'incostanza o affetto senza speranza. NUTRIMENTO Il torchio è una macchina usata largamente in campo agricolo per la spremitura delle vinacce, cioè dell’uva già pigiata una prima volta. Il torchio che troviamo presso la villa Della Porta Bozzolo è il più grande della Lombardia, e per questo motivo il suo posizionamento, avvenuto nel 1500, è precedente alla costruzione dei muri e del tetto che lo circondano. La macina è composta da un basamento in pietra e da una ruota verticale anch’essa in pietra che ruota sul basamento. La rotazione avviene tramite una trave verticale che fa da perno e una orizzontale che fa girare la macina. La macina, ruotando, schiaccia i semi oleosi deposti sul basamento e ne fa uscire l’olio. L’olio ricavato serviva per uso alimentare, per l’illuminazione e per oliare le ruote dei carri, a seconda che fosse di prima, seconda o terza spremitura. Figure piante noce nocciola castagna Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 10 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Filossera La filossera è un parassita della pianta di vite. E’ giunta in Europa alla fine del 1800 dal nord America. Sulle viti europee la filossera provoca danni limitati alle radici e non sulle foglie. Sulle radici si formano dei bozzi rigonfi creati dalle punture dell'insetto (come sulla nostra pelle le punture di zanzara). In questo modo le radici smettono di funzionare bene e la pianta muore. Su altre viti invece l’insetto attacca anche le foglie e depone le uova in delle sacchettine rigonfie. In ogni sacchettina sono contenute circa 500 uova! Per evitare questi problemi, le viti di oggi vengono innestate con radici più resistenti oppure piantate in terreni sabbiosi, che ostacolano la diffusione dell'insetto. Crocus Il nome deriva dal greco kroke che significa “filo”. Il nome allude all’interno del fiore che ha parti filamentose. I crochi sono piccole piante che nascono da bulbi e fioriscono a fine inverno (sono tra i fiori che annunciano l’attesa primavera) o in autunno. Esistono crochi bianchi, lilla, viola e gialli. I bulbi vanno piantati in autunno a una profondità di circa 5 centimetri nella terra. La terra di coltura deve essere ben drenata perchè i ristagni d’acqua farebbero marcire i bulbi. Si preferisce interrare i bulbi in un prato piuttosto che nella terra perché i crochi, essendo privi di foglie al momento della fioritura, richiedono proprio uno sfondo verde. Seta La seta è una fibra tessile di origine animale. E’ il cosiddetto baco da seta che costruisce un filo sottilissimo per realizzare il bozzolo in cui trascorrere lo stadio da larva, prima di uscire e trasformarsi in farfalla. La seta è una delle fibre tessili più antiche: nata in Cina, dove la sua lavorazione rimase un segreto per secoli. Le carovane portavano la seta a dorso di cammello dal cuore dell'Asia a Damasco in Siria, il punto d'incontro commerciale fra Oriente e Occidente. La seta divenne un genere di lusso molto apprezzato anche in Grecia e poi a Roma. Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 11 SCHEDE DI APPROFONDIMENTO Per fare la seta è necessario allevare bachi da seta che facciano il filo. Le fasi del lavoro dell’allevamento iniziavano in genere nella seconda metà di aprile con l’acquisto delle uova che venivano conservate nel tepore domestico in attesa della loro schiusa. Il luogo più idoneo dove tenerle era la stalla, in cui i bovini assicuravano un tepore regolare ed una sufficiente umidità. La schiusa avveniva dopo circa 18 giorni ed i "bacolini" grigi, nerastri o striati, venivano posti su tavole con i bordi in legno ed il fondo di cannucce, fil di ferro o tavole in legno o di vimini. I vermetti venivano nutriti con foglie di gelso finemente spezzettate. Il grosso lavoro era dunque quello di raccolta e frantumazione di una certa quantità di foglie di gelso ben asciutte, fresche e pulite ed alla sostituzione, almeno ogni 48 ore, dei fogli di carta che raccoglievano gli escrementi dei bacolini. Il FAI Fondo per l’Ambiente Italiano Quando il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano nel 1989 riceve in donazione la villa, dietro al cancello di ferro battuto quel capolavoro che un tempo era il giardino si appanna, la vegetazione spontanea ha avuto il sopravvento. Il viale prospettico che conduce al cielo si chiude e i grandi cipressi che lo fiancheggiano muoiono soffocati. Ovunque piccoli crolli lanciano inquietanti messaggi di una imminente morte definitiva. Le balaustre in pietra di Viggiù, che delimitano gli 8 eleganti parterres, vengono liberate dal FAI dalla vegetazione; è quasi una scoperta. Le balaustre vengono puntellate; i pezzi già crollati inventariati in attesa del ritorno al passato arrivato dopo quasi otto anni dalla donazione. Il viale prospettico viene riaperto; 54 nuovi giovani e svettanti cipressi vengono donati da una cara amica del FAI per accompagnare di nuovo l’occhio verso il cielo. Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, è una Fondazione senza scopo di lucro la cui missione è conservare, restaurare e aprire al pubblico dimore storiche, giardini d’epoca, collezioni d’arte e aree naturali, proteggendoli dal tempo, dalla speculazione e dal degrado. Villa Della Porta Bozzolo – Il mondo di Flora: natura e uomini dal ‘700 ad oggi 12