Immanuel Kant - Lorenzo Mambretti

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Lorenzo Mambretti
Immanuel Kant
1. La vita
E' uno dei filosofi più importanti, segnando il passaggio tra il Settecento e l'Ottocento. Fa parte
dell'illuminismo ma va anche oltre, dando idee al successivo romanticismo.
Nacque nel 1724 a Konisberg, oggi chiamata Kaliningrad, nell'attuale Russia e che all'epoca faceva
parte della Prussia Orientale, di lingua tedesca. Nacque da una famiglia povera, ma dimostra ben
presto il suo ingegno ecccezionale. Siccome non apparteneva alla nobiltà, ebbe una carriera
universitaria lenta, che però lo porteranno a divenire un importante matematico e filosofo. Diventa
prima professore di un liceo e poi professore universitario. Scrisse una serie di opere che gli
diedero grande successo. Nel 1770 divenne docente universitario.
Kant era un uomo estremamente metodico, vivendo una vita praticamente uguale ogni giorno. La
sua precisione era tale che un aneddoto dice che gli abitanti del suo paese regolassero gli orologi in
base all'ora in cui andava a fare la sua passeggiata giornaliera. Rimase tutta la vita a Konisberg,
rifiutando perfino una cattedra all'università di Berlino. Come altri illuministi si occupò anche di
argomenti religiosi. IL re gli intimò di non scrivere più di religione e lui così fece. Negli ultimi anni
della sua vita ebbe una pubblica approvazione. Morì nel 1804.
Pubblicazioni
Le sue pubblicazioni si possono distinguere in due fasi: un periodo pre-critico e un periodo critico.
Il periodo pre-critico si svolge fino al 1770, e ha un ruolo quasi di preparazione al periodo critico.
Le sue opere manifestano il suo amore per la scienza, e cercano inoltre di difendere la scienza come
metodo di conoscenza. Sviluppa diverse teorie fisiche e matematiche ma evidenzia già delle
differenze rispetto all'illuminismo francese. Egli infatti:
manifesta un'inquietudine filosofica interiore
non è empirista
vuole cercare di evidenziare i limiti della scienza (-criticismo)
Nel periodo critico scrisse tre opere principali:
1. Critica della Ragion Pura
2. Critica della Ragion Pratica [etico]
3. Critica del Giudizio[estetico]
2. Il suo pensiero
L'influenza di Hume
Kant legge David Hume, empirista scettico. Fu un filosofo che mise in discussione il principio di
causalità. Questo suscitò grande interesse in Kant, che disse che “lo aveva risvegliato dal sogno
dogmatico”. Riferendosi a dogmatismo, kant intende però un dogmatismo scientifico, che lo porta a
riflettere su cosa possiamo conoscere. Kant si rese conto che dava troppo per scontato il valore dei
risultati scientifici.
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Hume scrisse: “quando parliamo di scienza, tutto va bene quando si parla di matematica. Ma
quando si parla di fisica, è diverso. Uno dei capi sladi della fisica è la causalità, ma questo non sta
in piedi. Un primo esempio può essere quando giochiamo a biliardo; i giocatori colpiscono una
palla che ne colpisce un altra. Ma guardando la situazione in modo empirico, dovremmo
descriverla: “La palla A va da 1 a 2. Successivamente, la palla B va da 2 a 3”.
Possiamo, secondo Hume, formulare una scienza solamente descrittiva. Il principio di causa può
quindi non esistere. Un secondo esempio che fa Hume, è quello che noi non possiamo dire che il
sole domani non sorgerà, ma possiamo solo fare previsioni probabilistiche.
Le domande che vuole rispondere
Ma, se il principio di causa non è considerabile, cosa rimane nella scienza? Kant non vuole negare i
principi scientifici, ma non vuole darli per scontati. Egli vuole legittimare la scienza, cercando
prima di capire come avviene la conoscenza nell'uomo.
Kant deve trovare la legittimazione della scienza. In Germania all'epoca si credeva che la regine
delle scienze fosse la Metafisica. Quindi vi era inoltre il problema di capire se è possibile
considerare la metafisica una scienza. Kant osserva che nella metafisica non vi p una risposta
definitiva.
Il criticismo
Il criticismo, ovvero l'atteggiamento critico che Kant adotta per cercare di indagare sulla ragione e
sulla scienza, si basa su:
interrogarsi programmaticamente circa il fondamento delle esperienze umane
la possibilità (le condizioni che ne permettono l'esistenza)
la validità ( i titoli di legittimità e non legittimità)
I limiti
3. Critica della ragion pura
Siccome si occupa della natura dell'essere, l'opera è ontologica. Kant divide la metafisica in:
1. metafisica trascendente o tradizionale: riguarda le grandi questioni. Non vi è una risposta
definitiva e perciò è inutile.
2. Metafisica critica: viene fondata da Kant stesso, e permette di giungere a delle certezze.
Tutta la filosofia di Kant si accentra attorno a tre grandi domande: cosa posso sapere, come posso
agire e cosa posso sperare. Queste tre domande verranno risposte nelle sue opere, e sono però
circoscritte in una più grande questione fondamentale: “cos'è l'uomo?”. Nella “critica della ragion
pura” vuole rispondere in particolare alla prima domanda.
La legittimazione della scienza
Kant è un illuminista. Ma non si lasciò influenzare dal pensiero di altri illuministi. É molto attratto
dalla metafisica, pur criticandola. Lesse Diderot e D'alambert. É più classico e di impostazione più
rigida rispetto ad altri illuministi, ma giungerà a conclusioni totalmente innovative, e per questo
molti filosofi successivi saranno influenzati profondamente dalle sue opere.
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Per la legittimazione della scienza Kant usa un metodo basato sulla ragione, e per questo la ragione
è , in questo caso, giudice di sé stessa. Egli esamina il problema dal punto di vista storico sulla base
dello schema “brancolamento nel buio- grande luce- cammino sicuro”. Ogni scienza, secondo kant,
ha avuto infatti 3 fasi:
1. Brancolamento nel buio: la scienza deve ancora nascere ma ci sono intellettuali che
producono alcune conoscenze, con diverse proposte
2. Grande luce: un grande personaggio segna la svolta, dando un metodo per affrontare la
scienza formata
3. Cammino sicuro: altri seguono il metodo del “maestro” e continuano e arricchiscono la
scienza.
L'unica scienza che non rispetta queste fasi è secondo kant la logica, che afferma essere nata
perfetta. Analizza quindi le altre diverse scienze da questo punto di vista:
• Le matematiche sono diventate scienze quando Talete (o chi per lui) comprese che non
doveva seguire ciò che via via vedeva nella figura per apprendere le proprietà ma doveva
produrre la figura secondo ciò che pensava secondo i suoi concetti.
• La fisica è diventata scienza con Galilei e Newton quando si resero conto che la ragione
comprende solo ciò che essa stessa produce secondo il proprio disegno e deve procedere coi
principi dei suoi giudizi secondo leggi stabili, costringendo la Natura a rispondere alle
proprie domande.
• La metafisica ha invece una questione più complessa. Kant divide la metafisica infatti in
metafisica trascendente e metafisica critica. La prima, come dimostrerà poi, non può essere
considerata una scienza, mentre la seconda sì.
3.1 Come conosciamo
Kant, all'interno della “Critica della ragion pura” dice che l'uomo non deve regolarsi in base agli
oggetti, quindi non conosce modellandosi sulle cose. Pensa quindi che bisogna capovolgere il
problema e fare una “rivoluzione copernicana”. Nella conoscenza è l'oggetto che si adegua
all'uomo. Il modo in cui il mondo è fatto dipende da come noi lo guardiamo, dalle nostre capacità
conoscitive.
Innanzitutto Kant sottolinea che se la conoscenza dipende da come la organizziamo allora la realtà
si divide in due (dualismo):
• Mondo noumenico: è il mondo della metafisica tradizionale ed è il mondo come è in sé. Non
lo possiamo conoscere perché non ne abbiamo esperienza. Perde molta importanza quindi la
metafisica.
• Mondo fenomenico: è il mondo organizzato dalle nostre facoltà conoscitive. Si tratta di
conoscenza certa e corrisponde al mondo della scienza. É uguale per tutti, e questo permette
a Kant di dire che la scienza è un metodo di conoscenza autentica, ma esclusivamente nel
mondo fenomenico.
Questo dualismo viene ripreso in parte da Platone, ma in realtà è differente in quanto per la prima
volta è l'uomo che organizza il mondo così come è diviso, a differenza di quanto pensavano altri
filosofi.
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Innatismo o empirismo?
Gli innatisti credevano che le idee fossero innate, e quindi già presenti all'interno dell'uomo al
momento della nascita. Gli empiristi, come Locke, credevano invece che all'inizio l'uomo fosse una
tabula rasa, e che acquisisce le idee esclusivamente attraverso l'esperienza. Kant non appartiene a
nessuna di queste due ideologie ed ha un pensiero intermedio. Kant crede che la mente abbia alcune
forme a priori, alcune conoscenze di base. Non si tratta di veri e propri contenuti, ma piuttosto delle
forme che ci consentono di conoscere.
Kant individua, più precisamente, tre differenti forme a priori:
1. La sensibilità
2. L'intelletto (livello scientifico)
3. La ragione (oltre la conoscenza dei fenomeni)
E' un innatista solamente dal punto di vista formale. Le forme a priori sono infatti uguali in tutti gli
uomini e la conoscenza implica l'esperienza. Risulta nel complesso, sia innatista che empirista.
3.2 Dottrina degli elementi
All'interno della dottrina Kant spiega tutti gli elementi interni all'uomo che concorrono alla
costruzione della conoscenza.
Facoltà
Forme a priori
Parti della Critica della ragion pura
Sensibilità
SpazioTempo
Estetica trascendentale
Intelletto
Categorie
Analitica
trascendentale
Ragione
Idee
Dialettica
trascendentale
Logica trascendentale
I giudizi
Kant spiega che quando conosciamo, noi ,in modo consapevole o meno, formuliamo dei giudizi. Il
giudizio è l'attribuzione ad un soggetto di un predicato. Kant afferma che in filosofia ,prima di lui,
esistessero 2 tipi di giudizi:
• analitici a priori: sono giudizi come “i corpi sono estesi”. Sono tipici del razionalismo, simili
a quelli di Cartesio. Kant li definisce universali e necessari, ma anche infecondi, in quanto
producono una conoscenza che non si allarga oltre a certi limiti.
• Sintetici a posteriori: Il predicato viene aggiunto dall'esterno al soggetto. Sono tipici
dell'empirismo, come “i corpi sono pesanti”. La pesantezza infatti è un predicato che si
aggiunge dopo l'esperienza. Sono definiti da Kant fecondi, ma non sono universali né
necessari, in quanto ci sono delle occasioni in cui non sono veri.
Kant afferma che dobbiamo limitarci a descrivere ciò che è, come faceva Hume. Vuole rendere la
scienza un sapere universale e fecondo. Dice poi che i due tipi di giudizi prima esposti non sono
validi: nella scienza ci sono i giudizi sintetici a priori. Questi assicurano la componente universale e
necessaria, esprimendo le condizioni universali in cui si svolge l'esperienza.
es. Tutto si svolge nello spazio e nel tempo
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La scienza secondo Kant è data dai giudizi sintetici a priori insieme all'esperienza. Le forme a priori
(intelletto, ragione) sono vuote. Hanno bisogno perciò dell'esperienza, attraverso cui possiamo
avere una conoscenza sicura.
es. Vediamo (attraverso i sensi) un albero, tutti allo stesso modo
Quando usciamo dall'esperienza non si tratta più di scienza, ma entriamo nella metafisica
trascendente. La metafisica critica parla delle forme conoscitive che conosciamo prima
dell'esperienza analizzandole in modo critico.
es. conoscenza della ragione e dei sensi
3.3 Estetica trascendentale
Studia la sensibilità e le sue forme a priori: Kant considera la sensibilità come unicamente
“recettiva” e quindi passiva perché non genera contenuti ma li accoglie per intuizione. L'intuizione
è la conoscenza nella quale l'oggetto risulta direttamente presente.
La sensibilità è però contemporaneamente anche attiva perché organizza il materiale delle
sensazioni (le intuizioni empiriche) tramite lo spazio e il tempo che sono le forme a priori (le
intuizioni pure) della sensibilità
Spazio e tempo
Spazio: è la forma del senso esterno, cioè quella rappresentazione a priori, necessaria, che sta a
fondamento di tutte le intuizioni esterne e del disporsi delle cose l'una accanto all'altra.
Tempo: è la forma del senso interno, cioè quella rappresentazione a priori che sta a fondamento dei
nostri stati interni e del loro disporsi l'uno dopo l'altro, ovvero secondo un ordine di successione.
Poiché solo attraverso il senso interno ci giungono i dati del senso esterno, il tempo si configura
indirettamente come forma del senso esterno, cioè la forma universale attraverso cui percepiamo
tutti gli oggetti.
Esposizione metafisica (giustificazione teorica dell'apriorità di Spazio e tempo)
Kant, all'interno dell'esposizione metafisica, confuta la visione empiristica e quella “oggettivista” di
spazio e tempo. Per Locke lo spazio e il tempo derivano dall'esperienza mentre per Kant per fare
un'esperienza qualsiasi dobbiamo già presupporre le rappresentazioni originarie di spazio e tempo.
Newton invece considerava spazio e tempo entità a sé stanti o “recipienti vuoti”; secondo Kant se
fossero degli assoluti a sé stanti essi dovrebbero continuare ad esistere anche nell'ipotesi che in essi
non vi siano oggetti. Ma “come concepire qualcosa che, senza un oggetto reale, sia tuttavia reale?”.
Confutando in questo modo le principali concezioni empiriste egli riafferma la natura a priori dello
spazio e del tempo. Non sono contenitori in cui si trovano gli oggetti bensì quadri mentali entro i
quali connettiamo i fenomeni. Come tali, pur essendo “ideali” o “soggettivi” rispetto alle cose in sé
stesse, sono tuttavia “reali” e “oggettivi” rispetto all'esperienza, ossia alle cose come ci appaino dal
punto di vista fenomenico.
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Esposizione trascendentale
Kant giustifica ulteriormente l'apriorità dello spazio e tempo mediante considerazioni
epistemologiche sulla matematica, volte a una fondazione filosofica della medesima. Secondo Kant
l'aritmetica e la geometria sono le scienze sintetiche a priori per eccellenza. Sono sintetiche e non
analitiche in quanto ampliano le nostre conoscenze mediante costruzioni mentali che vanno oltre il
già noto.
es. 5+7=12
La geometria è la scienza che dimostra sinteticamente a priori le proprietà delle figure mediante
l'intuizione pura dello spazio, stabilendo per esempio senza ricorrere all'esperienza che due parallele
non si intersecano.
3.4 Logica trascendentale
In Kant la logica corrisponde alla gnoseologia, ovvero come alla comprensione di come avviene in
noi la conoscenza. Dal punto di vista dell'estetico Kant afferma che noi non cogliamo gli oggetti,
bensì delle incognite “x” che non identificano subito una cosa. Quando si riconosce la “x” cos'è
esattamente?Nella vita reale la visione e il riconoscimento avvengono simultaneamente, ma Kant
analizza il problema cercando di distinguerne le fasi. Kant disse: “ogni nostra conoscenza inizia
nella sensibilità, prosegue nell'intelletto e finisce nella ragione”.
L'intelletto è, per Kant, la facoltà conoscitiva che organizza la conoscenza fenomenica.
Le categorie
Le categorie per Aristotele hanno un valore anche ontologico, mentre per Kant hanno solamente un
ruolo trascendentale. Le categorie appartengono secondo il suo pensiero all'intelletto. Grazie alla
loro presenza possiamo arrivare alla conoscenza empirica del mondo.
Si tratta di concetti puri, le astrazioni più alte che possiamo fare rispetto alla realtà. Hanno una
portata esclusivamente gnoseologica-trascendentale. Sono in totale 12, e si dividono in 4
sottogruppi:
• QUANTITA': unità, pluralità, totalità
• QUALITA': realtà, negazione, limitazione
• RELAZIONE: inerzia o sussistenza, causalità, azione reciproca
• MODALITA': possibilità/impossibilità, esistenza/inesistenza, necessità/contingenza
Nel sottogruppo di modalità Kant spiega più precisamente le tre categorie:
1. possibilità: è l'esistenza in un tempo qualsiasi
2. realtà: esistenza in un tempo determinato
3. necessità: esistenza sempre
Perché queste categorie?
•
•
•
Pensare è giudicare, quindi attribuire un predicato ad un soggetto
Ci saranno tante categorie (tanti “predicati primi”) quante sono le modalità di giudizio
Poiché la logica generale raggruppa i giudizi secondo qualità, quantità, modalità e relazione
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•
ci sarà una corrispondenza tra i tipi di giudizio e le diverse categorie.
Si afferma quindi che c'è una cosa o ci sono più cose, che qualcosa è reale oppure no, che un
fatto è causa di un altro, si dice che una cosa è possibile o impossibile.
Come agisce l'intelletto
L'intelletto condiziona la realtà attraverso le categorie, ma la sensibilità e l'intelletto sono però
eterogenei tra loro. Deve esistere quindi, per poter funzionare, un elemento “mediatore” L'intelletto
quindi, non potendo agire sugli oggetto, agisce sul “medium universale” attraverso cui gli oggetti
vengono percepiti. Non cambia quindi il dato percepito ma solamente la sua interpretazione. Se il
tempo condiziona gli oggetti, l'intelletto, condizionando il tempo, condiziona gli oggetti.
Gli schemi
Lo schema per Kant è la rappresentazione intuitiva di un concetto, ovvero ,in termini dinamici, di
una regola della determinazione della nostra intuizione, in conformità ad un concetto generale.
Danno una prima rappresentazione intuitiva delle categorie, definendone le caratteristiche generali.
Lo schema di cane non coincide con l'immagine sensibile del cane ma con una regola in base alla
quale la mia immaginazione è posta in grado di delineare in generale la figura di un quadrupede. Gli
schemi sono dunque la prefigurazione intuitiva-temporale delle categorie, ossia il modo attraverso
cui l'intelletto condiziona il tempo in conformità ai propri concetti a priori.
Lo schema della categoria di sostanza è la permanenza nel tempo, lo schema della causalità è la
successione (irreversibile) nel tempo, lo schema della azione reciproca è la simultaneità nel tempo.
Cosa succede quando conosciamo
Kant descrive in questo modo
il processo conoscitivo
attraverso cui conosciamo il
mondo
Io penso
Categorie
Schemi
Spazio e tempo
Kant afferma che senza le categorie la sensibilità sarebbe cieca, e senza la sensibilità l'intelletto
sarebbe vuoto.
L'Io Penso
L'”Io penso” è il regista della nostra mente ed esiste necessariamente. Tutte le azioni che
permettono la conoscenza che appartengono all'uomo sono guidate dall'Io Penso. Kant lo definisce
anche appercezione o autocoscienza trascendentale perché senza tale coscienza tutte le mie
percezioni non si configurerebbero come mie e risulterebbero impossibili.
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Kant lo definisce inoltre “legislatore della natura”. Se per natura in generale intendiamo la
“conformità alle leggi dei fenomeni” allora la fisica è legittimata perché la conoscenza deriva dalle
forme a priori e uguali in tutti e dall'Io penso. Le leggi particolari non vengono desunte dalle
categoria ma dall'esperienza.
3.5 La dialettica trascendentale
Il nome dialettica deriva da dialogo. Corrisponde a due diversi significati:
1. è la scienza delle dispute (secondo Socrate e i Sofisti)
2. è la scienza delle idee (secondo Platone)
Anima, Dio e Mondo
Kant, all'interno della critica alla ragion pure, utilizza il suo primo significato [come metodo per
confutare] per cercare di smascherare gli errori della ragione. In particolare vuole cercare di
identificare esattamente a cosa servano l'anima, Dio e il mondo come forme a priori. Kant spiega
che servono per conoscere ma non corrispondono però ad un oggetto. Servono a dare un principio
di ordine. Sono come dei “contenitori” di tutte le altre conoscenze, senza corrispondere però a nulla.
Anima → tutte le conoscenze interne all'uomo
Mondo→ tutte le conoscenze esterne all'uomo
Dio → tutte le conoscenze, domande e risposte (sono soprattutto interrogativi come Chi ci ha
creato), in gen. Conoscenza del divino
Gli errori della ragione
Gli errori della ragione:
• psicologia razionale → paralogisma
• cosmologia razionale → antinomie
• teologia razionale → prove
La ragione è, secondo Kant la facoltà conoscitiva che tende alla totalità, va oltre al fenomeno,
ricercando le cause ultime.
Se, come ha definito Kant, la metafisica è un “campo di battaglia” allora perché non rinunciamo alla
metafisica? Kant afferma che la ragione la abbiamo ed ha una funzione, ma alcune volte va oltre i
limiti della conoscenza, oltre l'esperienza. Alcune volte infatti la ragione si “impantana” in errori.
Letteralmente Kant dice che la ragione talvolta “vola troppo alto”. Utilizza per spiegarlo una
metafora, quella della colomba: “La ragione si comporta come quella colomba che vuole andare più
alto per fare meno fatica, ma che poi precipita perché le manca l'aria”. Allo stesso modo i metafisici
vorrebbero andare oltre all'intelletto ed ai suoi limiti. Ma ciò è impossibile: la scienza è data dalla
sintesi delle forme a priori e l'esperienza. L'esperienza è essenziale. La metafisica appare quindi
come uno sforzo inutile.
Psicologia razionale
Il paralogisma va contro la ragione. La psicologia infatti diceva che l'anima esisteva ed era
immortale, ma questa tesi ha un errore di fondo. Il paralogisma infatti non è valido in quanto non si
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può applicare la categoria di sostanza all'io Penso (che corrisponde all'anima), che appartiene al
mondo noumenico. L'io penso infatti non si vede e non si percepisce con i sensi, e per questo non si
può dire nulla dell'anima. Kant, pur confutando che scientificamente non si può provare l'esistenza
dell'anima, per questo non è ateo. Egli è infatti luterano e non esclude la religione nella “Critica
della ragion pura” .
Cosmologia razionale
Kant identifica quattro antinomie generali che possono riassumere tutti i dibattiti sul mondo. Ogni
antinomia è composta da due parti, una tesi ed un antitesi, riguardo lo stesso argomento.
Tesi
Antitesi
PRIMA ANTINOMIA
“Il mondo ha un suo cominciamento [limite]
secondo il tempo e lo spazio”
“Il mondo è infinito secondo il tempo e secondo
lo spazio”
SECONDA ANTINOMIA
“Tutto nel mondo consta nel semplice”
“Non vi è niente di semplice, tutto invece è
composto”
TERZA ANTINOMIA
“Vi sono nel mondo delle cause con libertà”
“Non vi è libertà, tutto invece è natura”
QUARTA ANINOMIA
“Nella serie delle cause cosmiche vi è un certo “In quella serie non vi è nulla di necessario, tutto
essere necessario”
è contingente”
Le antinomie secondo Kant non possono essere vere in quanto mancano dell'esperienza, e quindi
non si può dire nulla neppure del mondo. Kant afferma che sia le tesi che le antitesi sono entrambe
vere. Le prime (tesi) sono vere nell'ambito del noumeno, le seconde (antitesi) nel mondo
fenomenico. Quindi hanno ragione la metafisica in un ambito e la fisica nell'altro. Per questo
motivo la cosmologia non può essere ritenuta una scienza.
Teologia razionale
La teologia razionale ha prodotto delle prove dell'esistenza di Dio:
• Ontologica: l'esistenza è un predicato
• Cosmologica: si applica il principio di causa (che è una regola con cui connettiamo i
fenomeni) al di fuori del mondo fenomenico.
• Fisico-teologica: il “supremo architetto” è anche il creatore ( e quindi la causa) e l'ordine
necessariamente si deve pensare provenga da lui.
Kant confuta ognuna di queste prove.
1.prova ontologica
Per confutare la prova ontologica Kant riprende la critica di un monaco tedesco alla dimostrazione
di sant'Anselmo, dicendo che non per forza se penso ad una cosa essa esiste. Quindi afferma che
“l'esistenza non è un predicato che io posso attribuire per via unicamente logica”. es. tra 100€ reali e
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100€ virtuali c'è una forte differenza, infatti anche se li pensi essi non esistono.
2.prova cosmologica
La prova cosmologica viene presentata con l'espressione: “Se esiste il contingente, allora esiste il
necessario; se almeno io sono contingente allora Dio esiste”. Contingente significa che non ha la
ragione interna. Dio siccome è causa dell'uomo allora è necessario e ha creato l'uomo. Kant ribatte a
questa ideologia spiegando che vi è un errore: la categoria di causa si può applicare solo al mondo
fenomenico, quindi non si può applicare a Dio, che non appartiene al mondo fenomenico. Quindi la
prova cosmologica non è valida. Inoltre si basa sulla prova ontologica, anch'essa erronea.
3.prova fisico-teleologica
La teleologia è la disciplina che si occupa della fine del mondo. Il fine è il valore positivo che
permea l'esistenza delle cose (in platone = bene). Kant dice che è la tesi più affascinante,e infatti era
la preferita dagli illuministi e dai deisti. Dicevano: “guardando il mondo, esso è ordinato (e
perfetto)”. Per questo motivo era necessario qualcuno, un “grande architetto” o “grande orologiaio”
che corrisponde a Dio. Kant afferma che si tratta della tesi più convincente, ma che dal punto di
vista scientifico non è valida per due motivi:
1. dimostra solo l'esistenza di un ordinatore e non un creatore (come il demiurgo di Platone)
2. l'ordine non è necessariamente proveniente da Dio, potrebbe essere contenuto nella natura
stessa.
Inoltre l'ordine tra le creature è da verificare e stabilire. Era già stato contestato da Galileo: le cose
non sono fatte in funzione dell'uomo non hanno un fine. Infine questa dimostrazione si basa sulle
altre due prove, già confutate.
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