A proposito degli alieni….

A proposito degli alieni….
di Francesco TOSCANO ed Enrico MESSINA
«Se l’Universo brulica di alieni…. dove sono?»
Enrico Fermi
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Tutti i diritti letterari di questa opera sono di esclusiva proprietà degli autori
Francesco TOSCANO ed Enrico MESSINA
ISBN: 978-1-4709-6992-9
ID: 12146385
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Prima Edizione – Revisione del 28 agosto 2014
In copertina:
Fronte - Sigillo Sumero, in pietra, rappresentante gli Anunnaki provenienti dal pianeta
Nibiru a bordo delle loro astronavi e alcuni sacerdoti Sumeri che li accolgono
sulla Terra come se fossero degli dèi. Secondo Zecharia Sitchin gli Anunnaki
sarebbero degli alieni provenienti da Nibiru, un pianeta del nostro sistema
solare. Secondo questa tesi avrebbero avuto un ruolo importante nella veloce
evoluzione della civiltà umana e in particolare di quella sumerica. I signori
provenienti da Nibiru, sin dall'antichità, sarebbero scesi sulla Terra per sfruttare
le risorse minerarie del nostro pianeta. Quando il pianeta Nibiru giunse nel
punto della sua orbita più vicino alla Terra fu inviata una prima spedizione di
esseri viventi capeggiata da Enki, un nome che ricorre spesso nella mitologia dei
Sumeri. I luoghi scelti furono la Valle del Nilo, la Valle dell'Indo e la
Mesopotamia.
Retro - Le incisioni rupestri della Val Camonica sito UNESCO n. 94. Arte rupestre della
Valcamonica. Costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici
del mondo e sono state il primo Patrimonio dell'umanità riconosciuto
dell'Unesco in Italia (1979). L'Unesco ha riconosciuto oltre 140.000 figure, ma
nuove ininterrotte scoperte hanno progressivamente aumentato il numero
complessivo delle incisioni catalogate, fino a duecentomila se non trecentomila,
concentrate nei comuni di Capo di Ponte, Nadro, Cimbergo e Paspardo
(provincia di Brescia) in Lombardia, Italia.
2
Questo libro è dedicato a chi crede nella “teoria del complotto”,
a chi pensa che la storia, quella che ci hanno insegnato sui banchi di
scuola, andrebbe riscritta; dedicato a quanti aspettano il 21
Dicembre 2012 con impazienza perché credono che a decorrere da
quella data l'umanità entrerà in una nuova dimensione: la quarta;
dedicato a chi aspetta da sempre di conoscere la verità, quella che il
“grande burattinaio” ha cercato di nasconderci insabbiando
moltissimi fenomeni e fatti storici che sono avvenuti sulla Terra a
decorrere dal 1947, fenomeni che alla stragrande maggioranza
dell'umanità, all'uomo della strada, sono noti come fenomeni
U.F.O. .
Dedicato a tutti coloro che hanno creduto nel nostro lavoro, nel
nostro impegno profuso giornalmente per la ricerca della verità,
quella che sconvolge e pone degli inquietanti interrogativi.
Questo libro è la trasposizione in forma letteraria del blog “Gli
antichi astronauti: dèi per il mondo antico, alieni per quello
moderno” raggiungibile all'indirizzo internet:
http://anticoastronauta.blogspot.com/ .
Palermo, 28 Aprile 2011
Francesco TOSCANO ed Enrico MESSINA
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Prima Edizione
Revisione del 28 agosto 2014
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Premessa
Perché “ A proposito degli Alieni…”?
L’idea è quella di trattare un argomento per molti versi oscuro e
di difficile comprensione in maniera semplice e comprensibile come
se fosse una discussione leggera di quelle che si fanno fra amici, ma
nello stesso tempo cercare di informare nella maniera più precisa e
comprensibile possibile tutti quelli che si avvicinano per la prima
volta all’argomento o chi ne ha una conoscenza vaga.
Questo libro non ha alcuna pretesa di competere con le
innumerevoli opere scritte da gente di certo più autorevole e
competente dei sottoscritti in materia, ma nel suo piccolo può
rappresentare un punto di partenza per gli “ignavi”, gli scettici, i
miscredenti: una piccola goccia in un mare oscuro.
L’uomo da sempre ha cercato di spiegarsi il mistero della vita: chi
siamo, chi ci ha creati e perché, per quale motivo viviamo, cosa c’è
dopo la vita stessa.
Il riferimento a esseri soprannaturali, sia per giustificare
fenomeni ed eventi quasi normali, sia per cercare di dare un senso
alla propria esistenza, è stato sempre presente in ogni essere umano.
La curiosità, la voglia di esplorare, di scoprire (aspetti in parte
oscuri) ha accompagnato l’uomo nel suo cammino evolutivo dalla
Preistoria a oggi. Negli anni duemila, nell’era dell’ipertecnologia,
(dove la razionalità sembra avere il predominio su altri aspetti del
nostro animo, tra cui quello religioso, ideologico, politico), la ricerca
alle domande sopradette è più che mai attuale ed esigente.
La possibilità di dare un significato alla nostra vita richiede, oggi,
risposte diverse dal passato; risposte che possono andare in
direzioni diverse da quelle cui siamo stati abituati da sempre.
Fondamentalmente oltre alla dicotomia ateismo – religione, è
possibile percorre un'altra via, per molti fantasiosa e assurda, che
giorno dopo giorno potrebbe diventare una certezza: la possibilità
dell’esistenza di extraterrestri più avanzati rispetto a noi, che sono
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stati nostri precursori o che hanno innescato i meccanismi della
nostra creazione e/o evoluzione.
La strada da percorrere non è facile, che oltre ad uno scetticismo
predominante e una cattiva informazione, (o disinformazione),
segna la tendenza da parte dell’élite dominante di nascondere o
rallentare la divulgazione di queste probabili verità.
Verità che non si è comunque in grado di occultare o nascondere
veramente; ognuno di noi oggi è in grado di raccogliere prove e
fatti. I moderni strumenti tecnologici, se da un lato possono
favorire la falsificazione di prove, fatti, documenti, dall’altro sono lo
strumento più potente per la conoscenza e la diffusione di tali
verità.
La possibilità di dare una spiegazione diversa a questa vita, di
andare oltre le nostre conoscenze, di ampliare la nostra mente, di
incamminarsi verso percorsi apparentemente sconosciuti, (di certo
immensi e più grandi delle nostre conoscenze), oggi è fattibile. Ecco
il perché di questo libro, che non pretende di poter dare una
risposta ai tanti interrogativi che l’uomo moderno si pone, ma può
proporre soluzioni e scelte che vanno oltre le classiche e
convenzionali risposte che la nostra cultura da sempre ci ha fornito.
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Introduzione
Fin dalla preistoria ci sono tracce evidenti del passaggio e
dell’incontro tra esseri extraterrestri ed esseri umani.
Da quando l’uomo è sulla Terra, per tutto il suo percorso
evolutivo, passando dalle prime grandi civiltà, all’era moderna, sino
ai giorni nostri, è stato sempre accompagnato da una presenza
aliena.
Lo dicono i fatti: nei reperti archeologici, nelle incisioni sulle
rocce (sin qui rinvenute), nelle sculture, nei dipinti, in ciò che
rimane degli antichi testi, sino ad arrivare alle prime foto e filmati
oltre alle innumerevoli prove che oggi con le moderne tecnologie si
raccolgono.
Gli alieni ci sono sempre stati, forse già prima della comparsa del
genere umano, e forse sono loro che ci hanno creato.
I Sumeri, gli Egizi, i Maya, gli Inca, le civiltà indiane, tutte culture
che hanno avuto un livello tecnologico superiore per quel tempo. I
miti Babilonesi, la cultura Greca con la sua mitologia, i miti delle
popolazioni nordiche, le leggende delle popolazioni precolombiane,
(persino nella Bibbia, vedi Genesi o Apocalisse), parlano di esseri
soprannaturali, di eventi immani, (come un grande diluvio). Anche
in questo periodo alcuni popoli che vivono allo stato primitivo,
come ad esempio i Dogon del Mali, hanno conoscenze
astronomiche cui l’uomo moderno ha avuto accesso solo dopo con
il progredire della tecnologia.
E' nell’era moderna che la tematica si sviluppa maggiormente.
Dal Novecento ad oggi è un susseguirsi di prove, fatti,
avvistamenti; l’episodio di Roswell è il più indicativo. Gli U.S.A.
sembrano la nazione che nel secondo dopoguerra abbia beneficiato
maggiormente del contatto con gli alieni.
L’oscurantismo della Guerra Fredda, dominante sino a qualche
anno fa è crollato. Tutte le Intelligence delle maggiori potenze
mondiali stanno rivelando al mondo dossier segretati sino a qualche
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tempo fa, in vista forse del 2012, che secondo un’antica profezia
Maya segnerà l’inizio di una nuova era.
Anche il Vaticano ha ammesso la probabile esistenza di
extraterrestri, con i relativi problemi etico-religiosi che ne possono
derivare.
Se esistono gli alieni, e se ci hanno creati loro, esiste anche un
Dio Creatore, come lo intendiamo noi? Che cosa succederebbe se
così non fosse? La Chiesa sa la verità e non la vuole rivelare?
Oppure sia noi che gli alieni facciamo parte di un unico progetto
divino? Abbiamo un’anima? Che cosa succede dopo la morte?
L’aldilà è forse un’altra dimensione o un Universo parallelo dove i
mondi s’incontrano?
Perché (come dicono alcuni ricercatori) gli alieni ci studiano?
Che cosa cercano nell’uomo? Le grandi potenze mondiali ne sono
informate?
Tutti interrogativi cui non è possibile a oggi dare una risposta
certa, però si può provare a dare diverse, probabili soluzioni.
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PARTE PRIMA
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Capitolo primo
Gli extraterrestri nella storia dell’umanità.
"Talvolta penso a come sparirebbero velocemente i nostri contrasti se dovessimo affrontare una minaccia
aliena proveniente da un altro mondo."
Ronald Reagan.
1.1 Non siamo soli!
Figura 1. Un monile riproducente un oggetto volante dell'antichità. Di particolare
rilievo l'ala a delta. L'ala a delta è un tipo di ala utilizzata su velivoli che possono
volare a velocità supersonica. Deve il suo nome alla particolare forma in pianta,
pressoché triangolare, che richiama quella della lettera maiuscola greca delta.
Alieno: diverso, estraneo, fuori di un determinato contesto. Essere dotato
d’intelligenza proveniente da altro pianeta. Extraterrestre che abita altri mondi.
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Nell'Universo oggi conosciuto si stima che esistano 600 milioni
di miliardi di civiltà tecnologiche.
Il telescopio più grande del mondo si trova in California, sul
monte Palomar, a 1800 m di altezza. Per trasportare il suo
gigantesco specchio parabolico, del diametro di 5 metri, si è dovuta
costruire una strada lunga 75 km.
Il telescopio può scrutare nello spazio a una profondità di
quattro miliardi di anni luce, come a dire che esso riesce a
fotografare la luce di stelle distanti da noi trentasei miliardi di
miliardi di km. L'astronomo che usa questo potente telescopio non
fa altro che osservare il passato del nostro Universo.
Lo stato del nostro attuale Universo lo potranno osservare i
nostri discendenti fra qualche milione di anni. Osservando il cielo di
notte, lontano dai centri abitati, in aperta campagna, l'osservatore
che scruta la volta celeste avrà modo di notare che su di essa sono
incastonati miliardi di stelle. Se si considera che per ognuna di quelle
stelle osservate vi sono i rispettivi sistemi solari, formati da pianeti,
da lune, e da altri corpi celesti più piccoli, possiamo affermare che
quell'osservatore in quel preciso istante sta osservando miliardi di
sistemi solari e quindi miliardi di pianeti.
Se poi consideriamo che nell'Universo vi sono circa cento
miliardi di galassie, e che ognuna di esse contiene in media cento
miliardi di stelle, moltiplicando il numero di galassie per il numero
di stelle otteniamo un numero enorme di stelle.
Se anche solo una piccola parte di queste stelle avesse pianeti in
grado di ospitare la vita, sarebbero comunque tantissimi. La
possibilità, quindi, della presenza nell'Universo oggi conosciuto
(considerando attendibile la stima che esso sia formato da cento
miliardi di galassie) di civiltà tecnologiche è stimata in seicento
milioni di miliardi (previsione ottimistica), cinque mila miliardi
(previsione moderata), dieci mila (previsione pessimista).1
1
Equazione di Drake (nota anche come equazione o formula di Green Bank). Venne formulata
nel 1961 dall'astronomo e astrofisico statunitense Frank Drake, ed è usata nei campi
dell'esobiologia e della ricerca di forme di vita intelligente extraterrestri (Search for ExtraTerrestrial Intelligence, SETI). Nel 1960, Frank Drake condusse la prima ricerca di segnali
radio provenienti da civiltà extraterrestri presso il National Radio Astronomy Observatory di
Green Bank, in West Virginia. Poco più tardi l'Accademia nazionale delle scienze statunitense
invitò Drake a partecipare ad un incontro sul tema della rilevazione di possibili intelligenze
11
Consideriamo la nostra galassia, quella che noi tutti chiamiamo
comunemente Via Lattea: solo in essa vi sono cento mila milioni di
stelle; se volessimo contarle tutte, al ritmo di una al secondo,
impiegheremmo quasi duemila e cinquecento anni. Oggi è accertato
che almeno cinquanta milioni di queste stelle potrebbero essere
circondati da pianeti su cui è possibile una vita evoluta. Solo una
grossa presunzione, o un’ignota paura, potrebbe farci affermare che
noi siamo soli nell'Universo.
Il professore Hermann Oberth, padre del volo spaziale, ha
dichiarato: “Ritengo possibile che esseri intelligenti di altri mondi abbiano
visitato la nostra Terra nei tempi passati. Gli scienziati hanno sempre un
atteggiamento scettico di fronte alle nuove idee. Anche quando fu inventata la
ferrovia gli scienziati credevano che l'uomo non potesse sopravvivere a velocità
superiori a trenta chilometri orari.”
Lo scienziato Wernher Magnus Maximilian Freiherr von Braun,
una delle figure principali nello sviluppo della missilistica in
Germania e negli Stati Uniti, dove è ritenuto il capostipite del
programma spaziale americano, ha dichiarato: “Ritengo probabile che
nell'immensità dell'Universo esistano non soltanto forme di vita vegetali ed
animali, ma anche esseri intelligenti; anzi ne sono convinto.”
extraterrestri. L'incontro si tenne a Green Bank nel 1961, e l'equazione che porta il nome di
Drake nacque dalla fase preparatoria dell'incontro stesso. Quell'incontro conferì dignità
scientifica alla ricerca di intelligenze extraterrestri (SETI). La dozzina di partecipanti –
astronomi, fisici, biologi, industriali e studiosi di scienze sociali – divennero noti come
l'"Ordine del Delfino". L'incontro di Green Bank è commemorato sul posto da una targa.
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1.2 Gli alieni nella storia dell’uomo.
Fin dai tempi più remoti della storia dell'uomo i nostri simili
hanno avuto l'esigenza di raccogliere e tramandare ai posteri in
alcuni antichi testi, dipinti, graffiti rupestri, testimonianze di fatti ed
eventi strabilianti che non seppero spiegare con le conoscenze del
loro tempo, e riguardanti fenomeni aerei e/o celesti a dir poco
inquietanti, i quali ci fanno seriamente dubitare di essere soli nel
silenzio dell’Universo e corroborano sempre di più la tesi sostenuta
dai teorici degli antichi astronauti. Seguendo la nostra
personalissima “linea del tempo”, al fine di suffragare la tesi
sostenuta dai teorici della cosiddetta ipotesi extraterrestre, secondo
la quale all'origine della civiltà umana vi sarebbe un popolo alieno,
proprio come sostengono le varie mitologie quando parlano di "dèi
venuti dal cielo", proviamo a ricostruire i presunti avvistamenti di
U.F.O. (Unidentified Flying Objects - Oggetti volanti non
identificati) nel corso della storia dell’umanità, avvistamenti, incontri
ravvicinati2 che oggi l’ufologo attento classificherebbe del primo3,
del secondo4, del terzo5 e del quarto tipo6.
2
Un incontro ravvicinato (abbr. CE dall'inglese Close Encounter) in ufologia è un evento nel
quale una persona testimonia di essere venuta in contatto con un oggetto volante non identificato
(U.F.O.). La terminologia e il sistema di classificazione degli avvistamenti di U.F.O. furono
inaugurati dall'astrofisico e ricercatore ufologico J. Allen Hynek, che li suggerì per la prima
volta nel suo libro del 1972 “The UFO Experience: A Scientific Inquiry”. Hynek introdusse i
primi tre tipi di incontro; in seguito furono aggiunti da altri due ulteriori sottotipi di incontri
ravvicinati, ma queste categorie aggiuntive non sono universalmente accettate dai ricercatori
sugli U.F.O.. Gli avvistamenti ad oltre 160 metri (500 piedi) di distanza dal testimone sono
classificati come "dischi alla luce del giorno" ("Daylight Discs"), "luci notturne" o "resoconti
radar/visivi". Gli avvistamenti entro i 500 piedi all'incirca sono sotto-classificati sotto vari tipi di
"incontro ravvicinato". Hynek e altri hanno sostenuto che per essere tale un incontro ravvicinato
deve avvenire entro circa 500 piedi, per ridurre notevolmente o eliminare la possibilità di
identificare erroneamente degli aeromobili convenzionali o altri fenomeni noti. La
classificazione di Hynek divenne popolare grazie al film “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.
3
Avvistamento di uno o più oggetti volanti non identificati: Dischi volanti diurni; luci vaganti
notturne; oggetti aerei che non siano attribuibili alla tecnologia umana.
4
Una osservazione di un U.F.O. e fenomeni fisici provenienti dall'U.F.O., che comprendono:
 cerchi nel grano (Crop Circles);
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 calore o radiazione;
 danneggiamento del terreno;
 paralisi umana;
 animali spaventati;
 interferenza con motori o ricezione radio-televisiva;
 "Perdita temporale" (Lost Time): una falla nella memoria di una persona associata ad un
incontro di U.F.O.. Tale ipotetico fenomeno non è compreso nello schema originale della
classificazione di Hynek.
5 Una osservazione di esseri animati in associazione con un avvistamento di U.F.O..
Ciò che Hynek denominò "esseri animati" ("animate beings") fu da lui scelto deliberatamente
con quel termine in qualche modo vago di "animate beings" per descrivere entità associate con
gli U.F.O. senza fare alcuna presunzione infondata riguardo all'origine o alla natura delle entità.
Hynek non guardava a queste entità necessariamente come "extraterrestri" o "alieni". Inoltre,
Hynek espresse in seguito sconforto per questi resoconti, ma sentiva un obbligo scientifico di
includerli, in fin dei conti perché essi rappresentavano una ridotta minoranza dei presunti
incontri con gli U.F.O..
Sottotipi di Bloecher
Il ricercatore ufologico Ted Bloecher ha proposto sette sottotipi per gli incontri ravvicinati del
terzo tipo nella scala di Hynek:
A: Un'entità viene osservata unicamente all'interno dell'U.F.O.;
B: Un'entità viene osservata all'interno e all'esterno dell'U.F.O.;
C: Un'entità viene osservata nei pressi dell'U.F.O., senza che entri o esca;
D: Un'entità viene osservata.
Non viene visto alcun U.F.O. dall'osservatore, ma contemporaneamente è stata riferita un'attività
di U.F.O. nell'area;
E: Un'entità viene osservata. Non viene visto alcun U.F.O. dall'osservatore e non viene riferita
un'attività di U.F.O. nell'area nello stesso tempo;
F: Non viene osservata alcuna entità o U.F.O., ma il soggetto sperimenta qualche tipo di
"comunicazione intelligente";
G: Rapimento (lo stesso che nell'incontro ravvicinato del quarto tipo). I sottotipi D, E, ed F
possono essere non correlati con il fenomeno U.F.O..
6 Un essere umano viene rapito da un U.F.O. o dai suoi occupanti. Questo tipo non è compreso
nella scala originale degli incontri ravvicinati di Hynek. L'ufologo Jacques Fabrice Vallée , che
lavorò a lungo con Hynek, obiettò che una più precisa definizione degli incontri ravvicinati del
Quarto Tipo dovrebbe essere postulata come "un incontro nel corso del quale i testimoni
provino una sensazione di alterazione del loro senso della realtà", così da includere nella
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Come vedremo ve ne sono stati di diversi tipi, alcuni dei quali
strabilianti, tanto da far supporre agli uomini vissuti in quel tempo
in cui si manifestò l'evento inconsueto, (che non riuscivano a
comprendere e a spiegarsi che cosa stesse succedendo nel cielo
osservato), che Dio si fosse adirato con loro e fosse pronto a
punirli.
categoria anche casi scollegati dai cosiddetti "rapimenti alieni" nei quali però eventi di natura
assurda, allucinatoria o onirica, possano essere associabili a fenomeni U.F.O. .
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1.3 U.F.O. nell’antichità.
Figura 2. L’oggetto rinvenuto ad Aiud, in Romania, nel 1974.
Nel 1974 in Romania, a due chilometri ad est di Aiud, un gruppo
di operai al lavoro sulle sponde del fiume Mures trovarono tre
oggetti sepolti nella sabbia, in un fosso profondo circa 10 metri.
Due di questi reperti si rivelarono essere ossa di Mastodonte,
risalenti alla preistoria. Il terzo oggetto invece si rivelò essere un
blocco di metallo, molto simile alla testa di un grande martello.
Tale oggetto (Figura 2 – fonte dalla rete) fu inviato, per uno
studio, all'Istituto archeologico di Cluj-Napoca.
Gli esami scientifici di quest’oggetto hanno evidenziato che si
trattava di un antichissimo oggetto artificiale composto di una lega
in metallo estremamente complessa.
Lo studioso Gheorghita ha rilevato che la lega è composta di
dodici diversi elementi, dei quali l'alluminio è presente con la
maggiore quantità (89 %). Gli studi scientifici del reperto, tra cui lo
studio dell'ossidazione del metallo di cui è composto, e l'averlo
trovato accanto a resti di animali preistorici, porta a ritenere che sia
vecchio di alcuni milioni di anni.
In particolare, la presenza di uno strato consistente di ossido
d’alluminio fa ritenere scientificamente che il reperto risalga ad
epoche remote. Qualsiasi tipo di studio effettuato sul reperto ha
rivelato la sua natura artificiale ed antica, che comunque è già
abbastanza evidente dal suo aspetto esteriore, dai fori presenti sul
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reperto e dalla lega di alluminio con cui è composto. Basti pensare
che l'alluminio non si trova libero in natura, ma combinato in alcuni
minerali e soltanto cento anni fa è stata messa a punto la tecnica
necessaria alla sua lavorazione. Gli studi sul reperto hanno
evidenziato sin da subito il fatto che fosse parte di un meccanismo,
che nella sua parte superiore doveva esserci un'asta di forma
circolare. Tenendo conto dell'analisi di tutte le particolarità
dell'oggetto, gli scienziati hanno ritenuto che il reperto fosse una
sorta di dispositivo di atterraggio di un veicolo volante, di
dimensioni ridotte, come i moduli lunari o la sonda Viking.
A riprova di ciò, ci sarebbe sia la forma dell'oggetto, sia i due fori
ovali, sia i graffi nella parte inferiore e agli angoli, come pure la
composizione del materiale, vale a dire all'alluminio leggero. In
sostanza il reperto è il piede di una gamba meccanica di atterraggio
di un oggetto volante. Sicuramente tale piede metallico appartenne a
uno dei tanti velivoli sconosciuti che sin da epoche remote
visitarono e operarono sul nostro pianeta.
Nella “Storia Fenicia” di Sanconiatone da Berito, è menzionato
un aeromobile di forma allungata e stretta (serpente) con le eliche.
Popoli antichi abbastanza evoluti come gli Egizi, i Greci e i
Romani annotavano meticolosamente tutti gli eventi che
accadevano e fra questi ci sono molte cronache riguardanti veri e
propri avvistamenti di U.F.O., prevalentemente di forma
sigariforme, sferica o discoidale, descritte come colonne di fuoco,
nuvole luminose, sfere infuocate e così via, che sorvolavano e
compivano manovre su antiche città.
La cosa più interessante è che anche molti storici famosissimi
dell'antichità riportano tali avvistamenti. Il primo presunto
avvistamento di U.F.O. risale al 45.000 a.C. in Cina: incisioni
rupestri di U.F.O. - come oggetti rotondi - sono stati trovati in
provincia di Hunan. Le raffigurazioni risalgono all'età dei
Neanderthal.
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Figura 3. Una delle pietre di Dropa.
Sempre in Cina assume fondamentale rilevanza la vicenda delle
pietre Dropa, risalenti al 12.000 a.C. .
I Dropa, il nome dato dagli uomini ai visitatori provenienti da
Sirio, si narra che sono venuti giù dalle nuvole con i loro “alianti”.
(Nella foto in alto una delle pietre di Dropa – fonte dalla rete).
La storia della scoperta delle pietre Dropa inizia nel 1938,
quando un professore cinese di archeologia, Chi Pu Tei, si mise ad
esplorare un sistema di caverne nelle montagne di Bayan-Kara- Ula,
vicini al confine cinese tibetano.
La storia pervenutaci narra che in quelle caverne Chi Pu Tei
trovò delle file di piccoli scheletri con teste di dimensioni superiori
alla norma. Accanto ai corpi si trovavano ben 716 dischi di pietra,
ognuno con strani segni e solchi incisi. I dischi furono portati a
Beijing e non furono più mostrati fino al 1950.
Il Dottor Tsum Um Nuoi trovò i dischi e iniziò a studiarli,
scoprendo che i disegni erano una forma sconosciuta di scrittura
geroglifica.
In qualche modo riuscì a decifrare i simboli e dichiarò che essi
narravano di una razza aliena, conosciuta come Dropa, che ebbe un
incidente con un’astronave; incidente verificatosi sulla Terra circa
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12.000 anni fa. Ovviamente il professore ebbe dei problemi a
pubblicare le sue scoperte e decise di emigrare in Giappone. La
prima volta che si udì parlare fuori dalla Cina dei dischi Dropa fu
nei primi anni Sessanta quando un periodico russo chiamato
Sputnik rese pubblica la storia. Ma con l'avvento della rivoluzione
culturale cinese viaggiare nel paese divenne difficile e la storia dei
dischi Dropa venne presto dimenticata.
Ed anche il punto preciso dell'ubicazione delle caverne fu
perduto. Fu comunque scoperto che esisteva una leggenda orale
dalla regione di Bayan-Kara-Ula di piccole persone che erano cadute
dal cielo. Le leggende dicono che i Dropa provenivano dalla stella
Sirio.
Ma altri esempi e casi simili si possono ritrovare in altre parti del
mondo;
8.000 a.C. Australia: disegni rupestri degli aborigeni australiani
raffigurano esseri celesti, con antenne e raggi-x molto
particolareggiati nello stile.
4.000 a.C. Mesopotamia. I Sumeri: l'Iraq di oggi ha avuto contatti
con civiltà extraterrestri secondo alcuni antichi testi. Gli
extraterrestri avrebbero creato degli ibridi uomo-alieno portandoli
con sé fra le stelle. Il testo sumerico coincide con "il libro della
Genesi" della Bibbia. La loro astronomia era molto sviluppata.
Avevano i numeri di quindici cifre! I Sumeri sostenevano che gli
extraterrestri venissero da Marte, dal sistema solare delle Pleiadi, e
dalla stella Sirio. Un testo sumero mostra dei disegni del sistema
solare.
3.000 a.C. Cina: dal libro "Memorie di Sovrani e il Re",
pubblicato nel III secolo d.C., in Cina, nel terzo millennio a.C.,
prima della nascita di Huang Ti o di Chi You, i "figli del cielo" si
dice che scesero sulla Terra su di una stella che aveva la forma di un
piattino.
2.345 a.C. Cina: la Hsui-nan-tzu, un classico cinese, narra di dieci
soli che comparvero nel cielo.
Gli Egizi, nei loro geroglifici, menzionarono di un avvistamento
di un velivolo (U.F.O.,n.d.r.) tubolare, scintillante (grande serpente),
lungo trenta aune e largo otto, che atterrò lungo il fianco di una
montagna.
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2.000 a.C. Perù: secondo la civiltà pre-colombiana degli Inca gli
dèi erano originari del sistema solare delle Pleiadi. Alcune rovine
Inca sono state trovate a 13.000 piedi, e le pietre che li costituiscono
hanno un peso di 20.000 tonnellate. La leggenda narra di astronavi
che sono venute dalle stelle. Gli Inca erano a conoscenza che la
Terra fosse rotonda, quando in Europa sino al XVI sec. si credeva
che fosse piatta e al centro dell'Universo secondo il sistema
Aristotelico - Tolemaico7.
L’India è un’altra di quelle nazioni dove si riscontra un numero
considerevole di tracce di precedenti antiche presenze di alieni e di
contatti fra questi e gli uomini del passato.
17-02-2010 da Archeology Daily News
(www.archeologydaily.com)
Un gruppo di antropologi, che lavorava con le tribù di montagna
in una zona remota dell’India, si narra che fece una scoperta
sconvolgente: intricate pitture rupestri preistoriche, che
raffiguravano extraterrestri e velivoli simili agli U.F.O. .
Le immagini sono state scoperte nel distretto di Hoshangabad
(Stato di Madhya Pradesh), a soli settanta chilometri dal centro
comunale di Raisen. Le grotte sono nascoste nel profondo di una
fitta giungla.
La figura più chiara, (vedi Figura 4), è quella che potrebbe
rappresentare un extraterrestre in tuta spaziale, che può essere visto
nei dipinti della grotta assieme ad un U.F.O., dalla forma che
7
Il sistema geocentrico fu accettato per quasi due millenni, ma alla fine esso fu sostituito a causa
della rinascita dell'osservazione empirica (ad es. con Tycho Brahe ) e dell'adozione del metodo
scientifico. Le orbite dei pianeti non potevano essere adeguatamente spiegate ricorrendo a puri
cerchi (nonostante il metodo degli epicicli di Ipparco e Tolomeo). Esso fu superato non solo con
l'adozione del sistema eliocentrico, ma anche con l'abbandono delle orbite circolari a favore di
quelle ellittiche (leggi di Keplero ). Questo processo non fu privo di vittime: la Chiesa cattolica
difese strenuamente il sistema geocentrico, giungendo nel 1600 alla condanna al rogo come
eretico del filosofo Giordano Bruno (reo, oltre che di aver abbracciato la teoria copernicana,
contraddicendo le scritture, di aver definito le stelle come angeli e corpi dotati di anima
razionale, di aver ascritto alla Terra un'anima sensitiva e razionale e di aver sostanzialmente
negato la creazione divina, l'immortalità dell'anima e l'unicità dell'uomo nell'universo attraverso
diverse proposizioni filosofiche contestategli nel processo ove fu condannato) e, a distanza di
qualche decennio, costringendo Galileo Galilei ad abiurare le proprie opere.
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ricorda un classico disco volante, che sembra emettere qualcosa di
luminoso verso il basso o un raggio di qualche tipo, nel quale si
potrebbe identificare un antico scenario di “U.F.O. abduction” (in
Italia fenomeno meglio conosciuto come rapimenti da parte degli
alieni). Un campo di forze o una traccia di qualche tipo è stata
identificata dalla parte posteriore dell’U.F.O. .
Inoltre, è visibile un altro oggetto che potrebbe rappresentare un
“wormhole”, che spiegherebbe come gli extraterrestri siano giunti
sulla Terra. Questa immagine può portare gli appassionati del
fenomeno U.F.O. a pensare che i graffiti siano stati fatti con l’aiuto
degli extraterrestri. E chissà se, tutto ciò sia stato fatto
appositamente per trasmettere una certa conoscenza alle
generazioni future?
L’archeologo locale, il signor Wassim Khan, ha personalmente
visto le immagini.
Figura 4. Le immagini scoperte nel distretto di Hoshangabad.
Egli sostiene che gli oggetti e le creature viste sono di natura
“anomala”, in un contesto generale già scoperto di altre pitture
rupestri, che rappresentano la vita preistorica della zona. Quindi ciò
può costituire l’ipotesi che si possa trattare di esseri provenienti da
altri pianeti, che avrebbero interagito con gli esseri umani fin dalla
preistoria.
Ma è negli antichi testi indiani religiosi e non, che si ritrovano
sconvolgenti narrazioni di contatti fra gli uomini e gli extraterrestri.
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2000 a. C. India: David W. Davenport, un inglese ma nato in
India, esperto di Sanscrito e di tradizioni indiane, sembra oggi
rinverdire le esperienze di Schliemann e dei suoi rapporti con
l'archeologia ortodossa. David ha approfondito lo studio dei testi
Vedici, partendo dal presupposto, tutto indiano, che quanto dicono
i manoscritti non deve essere interpretato in chiave simbolico mitologica ma storica. David tornò in occidente con le prove di
un’esplosione atomica nell'antichità!
Mohenjodaro fu un’imponente città in cui si sviluppò una
fiorente civiltà, sorta tra il 2500 e il 2100 a.C. che fu distrutta in
circostanze misteriose ed i cui resti furono portati alla luce nel 1944
da Sir Mortimer Weeler. Tra i suoi enigmi vi è la scrittura
pittografica, ancora indecifrata, in cui gli studiosi hanno classificato
almeno 400 segni, simili a dei rebus. In merito alla sua fine, la
scienza ufficiale propone due ipotesi: la prima considera
l'inondazione del fiume Indo, e la seconda adduce le invasioni dei
popoli arii.
Ma i segni di bruciatura sui muri della città escluderebbero
l'inondazione, e l'entità della distruzione escluderebbe gli scontri
bellici preistorici "umani".
Un altro studioso, Salvatore Poma, vede una stretta analogia tra
la distruzione della città di Mohenjodaro e la distruzione di
Sodoma e Gomorra. Innanzitutto, entrambe le regioni (la valle
dell'Indo e la pentapoli biblica nella valle di Siddim) sono devastate
e in entrambi i casi, un personaggio, avvertito dell'imminente
pericolo, riesce a rifugiarsi in una "zona di sicurezza". Inoltre, nelle
due versioni il provvedimento punitivo è inflitto come conseguenza
di un reato a sfondo sessuale, dove nel caso di Mohenjodaro la
punizione vendica la violenza sessuale subita dalla giovane Araga
figlia del Divino Rishi Bhargava durante il regno di Danda.
Questa vicenda, ritenuta per secoli un episodio fantastico, un
mito, ha trovato invece una conferma scientifica quando
l'archeologo David Davenport, ha rinvenuto, proprio a
Mohenjodaro, evidenti tracce di contaminazione atomica avvenuta
nel 2000 a.C., oltre ad innumerevoli oggetti vetrificati che solo un
intenso calore avrebbe potuto produrre, e mura crollate sotto uno
spostamento d'aria d’inaudita potenza.
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La scoperta ha confermato che gli antichi scrittori indiani erano
soliti distinguere scrupolosamente la letteratura mitica, chiamata
Daiva, dalle cronache documentate in sanscrito, chiamate Manusa.
E proprio nei Manusa sono descritti le funzioni e i particolari più
elaborati dei Vimana (veicoli volanti frutto di elevata tecnologia, in
sanscrito “uccello artificiale abitato”).
I testi epici indiani abbondano di lotte tra dèi, fra dèi e semidèi,
fra umani ed esseri celesti. Queste battaglie erano condotte, da parte
degli dèi, con l'utilizzo di macchinari bellici certamente avveniristici,
i Vimana in testa. Ma nonostante le straordinarie prestazioni, i
Vimana potevano essere abbattuti.
Nell’ottavo libro del Mahabharata, (antichissimo poema epico
indiano), il Karna Pava, si legge che: “Karna, (il protagonista del
poema), prese un'arma terribile, la lingua del Distruttore, la Sorella della
Morte, un'arma tremenda e fulgida. Quando i Rakshasas (demoni non
molto dissimili dai moderni Grigi) videro l'arma eccellente e sfolgorante
puntata verso di loro, ebbero paura. Il missile risplendente si levò nel cielo
notturno ed entrò nella formazione simile a una stella, e ridusse in cenere il
Vimana dei Rakshasas. La nave nemica cadde dal cielo con un rumore
tremendo.”
Anche le armi lanciate dai Vimana potevano essere intercettate e
abbattute. Nel Drona Parva, (settimo libro del Mahabharata), si
riporta di una lotta fra dèi che fecero uso di armi presumibilmente
nucleari. In particolare, si riferisce che:
“Attaccato da Valadeva, Jarasandha, molto corrucciato, ci lanciò addosso,
per distruggerci, un proiettile capace di uccidere tutte le creature della Terra.
Proiettando una luce accecante, la massa di fuoco divise in due il firmamento,
come un pettine che separa i capelli sulla testa. Quando vide l'oggetto
fiammeggiante, il Figlio di Rohimi (una divinità) gli lanciò contro un'arma
chiamata Sthunakarma; quest'arma annichilì la potenza del proiettile
avversario, che si abbatté sulla Terra ferendola e facendo tremare le montagne.”
La precisione realistica di questa ed altre narrazioni, anche le
descrizioni dei Vimana sono obiettivamente troppo dettagliate nelle
loro caratteristiche tecniche per essere considerati dei semplici miti.
Di un Vimana chiamato Puspaka, descritto nel Ramayana, altro
poema epico, si dice chiaramente che la sua luminosità era dovuta a
dei getti infuocati che fuoriuscivano da una serie di ugelli simili a
colonne dorate; il suo interno era dotato di portelli metallici e di una
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grande cabina di comando, il "padiglione", con ambiente né freddo
né caldo, munita di comodi sedili per i passeggeri, "i nobili seggi".
Puspaka poteva essere telecomandato "secondo il desiderio
dell'animo". I Suvarnaka-Lanka, cioè i reperti che David W.
Davenport ha rinvenuto nell'area della possibile deflagrazione
dell'ordigno nucleare, sono stati sottoposti a rigorose analisi da
parte degli esperti del C.N.R. con risultati imprevedibili per tutti,
tranne che per lo stesso David Davenport. Gli oggetti riportati
(bracciali, anfore, bronzi, pietre) appaiono come fusi, vetrificati, per
effetto di un calore dell'ordine di circa 1500 °C, cui è seguito un
brusco raffreddamento, in una frazione di secondo. Nessun evento
o calamità naturale poteva condurre a risultati del genere, né
eruzioni vulcaniche, né meteoriti, né alluvioni, né terremoti, né
tanto meno battaglie convenzionali nelle quali fossero impiegati
armamenti dell'epoca. “Un'esplosione atomica non è poi cosa tanto
sorprendente…” sostiene Davenport.
“I testi Vedici 8 parlano di mezzi aerei (i famosi Vimanas) e di armi
sofisticate quali soltanto oggi potremo immaginare. Dal che si deduce che chi
impiegava una tale tecnologia era in grado di servirsi di energia di tipo
atomica.”
E' un ragionamento che non fa una grinza. Infatti, non è
pensabile che Valmiki, autore del Ramayana, (testo vedico) e gli
altri più o meno sconosciuti estensori dei testi Vedici possedessero
una fantasia così sbrigliata da poter immaginare missili teleguidati,
armi chimiche, batteriologiche e via dicendo, quando le armi
impiegate in quel tempo erano soltanto archi, frecce e lance! E
quando nel Ramayana si parla di queste armi, non le confonde
davvero con esplosioni atomiche e missili. Senza dubbio altrettanto
sorprendente è che nel 2000 a.C. ci fossero astronavi che solcavano
in lungo e in largo i cieli del nostro pianeta! I manoscritti le
chiamano “Vimanas”, vocabolo che significa letteralmente “uccello
artificiale abitato”. Nel Ramayana, si parla diffusamente di uno di
essi, il “Pushpaka-Vimana”, in dotazione al re di Lanka, Ravana
Dashagriva, che se ne era impadronito come trofeo dopo aver
8
I Veda, ( la cui parola significa conoscenza o sapere), sono un'antichissima raccolta in
sanscrito vedico di testi sacri dei popoli arii che invasero intorno al XX secolo a.C. l'India
settentrionale, costituenti la civiltà religiosa vedica, divenendo, a partire della nostra era, opere
di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va
sotto il nome di Induismo.
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usurpato il trono al fratello Dhanada. Quando, dopo un'aspra lotta,
Rama, il protagonista del poema, conquistò Lanka per liberare Sita,
la sua sposa, rapita dal perfido Ravana, il Pushpaka-Vimana fu
catturato come bottino di guerra e servì al vincitore per tornarsene
in volo nella città paterna di Ayodhya. Tutto questo per dire che il
viaggio aereo di circa 2000 Km e la descrizione che Rama fa a Sita
del territorio sorvolato con i nomi dei fiumi, dei laghi delle città, è
uno dei brani più interessanti del Ramayana. Ci si può
ragionevolmente domandare come facesse il suo autore a descrivere
il cielo buio, di notte, nel sorvolare la vasta regione dall'alto e
conoscere la giusta rotta. I casi sono tre: o Valmiki si è inventato
tutto, il che è improbabile, o aveva avuto una reale esperienza di
volo, oppure aveva a disposizione precise carte geografiche.
A parte le difficoltà obiettive a rispondere a interrogativi del
genere, l'enigma delle astronavi della preistoria si complica quando
ai poemi epici, che parlano dei Vimanas, si aggiunge un altro
manoscritto sanscrito: il Vymanika Shastra, che è un vero e
proprio manuale aeronautico! L'incredibile non è tanto il fatto che
anche in questo testo si disserti di vari tipi di velivoli, quanto il fatto
che in esso siano descritti i loro piani tecnici, sia pure con
l'approssimazione con la quale oggi un profano interessato alla
NASA descriverebbe i piani di volo dell' “Apollo” o del “Viking!”
Non solo in India ma anche in altre parti del mondo in epoche
diverse leggende, testi sacri, manoscritti, narrazioni orali ci
conducono immancabilmente agli alieni e alla loro comparsa sulla
Terra come ad esempio nel 1.766 a.C. in Cina: si narra che
l'imperatore Cheng Tang commissionò a Ki-Kung-shi di costruire
un carro volante. Dopo la costruzione del velivolo Ki-Kung-shi lo
testò, raggiungendo la provincia di Honan. La nave fu poi distrutta
a seguito di un editto imperiale, giacché l’imperatore temeva che
potesse cadere in mani nemiche.
1500 a.C. Egitto: all’interno del palazzo del faraone Thutmosis
III. Cerchi di fuoco si dice che hanno aleggiato nel palazzo, mentre i
pesci, creature alate, e altri oggetti sono piovuti dal cielo. Nel 1934 i
fratelli Tulli rinvennero in un negozio di un antiquario, in Egitto, un
papiro egizio che narrava di questi strani avvistamenti di oggetti
misteriosi comparsi nel cielo.
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Il papiro, che i due non riuscirono ad acquistare ma solo a
tradurre, presentava delle cancellature, in punti nevralgici del testo,
che sembravano volute, quasi a voler evitare che l’episodio fosse
comprensibile.
593 a.C.: Ezechiele, il profeta che fa da ponte tra due diverse
epoche della storia d'Israele, quella pre-esilica e quella post-esilica,
testimonia di un evento che alcuni autori hanno sostenuto suona
sospettosamente come un incontro con un U.F.O. . Josef Blumrich,
ex capo del ramo layout sistemi della NASA, dopo un'attenta analisi
dei dati disponibili, ha concluso che il veicolo descritto nella Bibbia
da Ezechiele, in realtà era un U.F.O. .
501 a.C.: nella notte furono visti ardere nel cielo oggetti
infiammati dalla forma di lance da combattimento.
462 a.C.: fu visto ardere con grande fulgore il cielo, e molti altri
prodigi di forme e figure strane si mostrarono agli sguardi
spaventati degli spettatori.
459 a.C.: la Terra tremò per un gran sisma. Fu di nuovo veduto
ardere il cielo. Si ebbero molte apparizioni di sembianze umane e in
molti luoghi furono udite voci orribili.
400 a.C. in India: dal Mahābhārata. I dischi Blazing hanno
bruciato e distrutto un’intera città e i suoi abitanti, prima di tornare
alla mano di Vishnu.
Nel 329 a.C.: si narra che l’esercito di Alessandro Magno fu
"attaccato" da due scudi argentati volanti, che sorprese l’esercito
greco mentre attraversava il fiume Jaxartes, in India.
223 a.C.: in Toscana il cielo parve che ardesse. In Rimini, nel
cuore della notte, risplendette una luce chiarissima come di giorno.
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Tre lune furono viste contemporaneamente in diverse regioni del
cielo.
217 a.C.: in diverse località furono viste sembianze di uomini in
vesti bianche, in Sicilia a molti soldati s’incendiarono loro spuntoni
e analoghe armi nelle aste e i lidi frequentemente risplendettero a
causa di grandi fiamme apparse.
214 a.C.: in Adria si videro un altare in cielo, e molte sembianze
di uomini vestiti di bianco attorno ad esso.
204 a.C.: furono visti due soli. Di notte fu vista una luminosità
come diurna. A Sezze una fiamma fu vista estendersi da oriente a
occidente.
203 a.C.: in Anagni si videro nel cielo numerosi fuochi sparsi e
infine un oggetto luminoso.
202 a.C.: a Cuma il Sole parve che diminuisse di grandezza.
198 a.C.: in Sinuessa parve che la rotondità del Sole diminuisse.
174 a.C.: da una piazza di Roma furono visti risplendere tre soli e
la notte seguente caddero dal cielo molte fiammelle nel Lanuvio.
173 a.C.: in Lanuvio fu veduta in cielo una grandissima armata
navale.
166 a.C.: a Cassino un Sole fu visto per molte ore della notte.
163 a.C.: di notte a Capua fu visto un Sole; il cielo arse; a Formia
furono visti, durante il giorno, due soli.
156 a.C.: a Consa furono viste volare armi nel cielo.
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147 a.C.: a Cerveteri scaturirono fiotti di "sangue" e di notte il
cielo e la Terra furono visti ardere; a Lanuvio, fra la terza e la quinta
ora due anelli di diverso colore circondarono il Sole, l’uno con una
circonferenza rosseggiante e l’altro con una circonferenza bianca;
un oggetto in cielo rifulse per trentadue giorni.
140 a.C.: a Palestrina e in Cefalonia, furono visti cadere dal cielo
degli “astri”.
137 a.C.: a Palestrina fu visto in cielo un oggetto luminoso che
tuonò a cielo sereno.
134 a.C.: in Amiterno fu visto di notte un Sole e la sua luce fu
vista per un certo tempo.
122 a.C.: in Gallia furono visti tre soli e tre lune.
106 a.C.: a Roma, durante il giorno, fu osservato in alto un
oggetto luminoso volante; fu udito un cupo boato proveniente
dall’alto e dal cielo fu vista cadere una palla.
104 a.C.: delle armi celesti di giorno e di notte a oriente e a
occidente furono viste combattere e a ovest essere sopraffatte; la
Luna durante il giorno apparve in compagnia di una stella dall’ora
terza fino all’ora settima; nella terza ora del giorno un’eclissi solare
oscurò il giorno; nel Piceno furono visti tre soli; nella campagna di
Bolsena una fiamma scaturì dalla Terra e fu vista giungere fino al
cielo.
102 a.C.: in Gallia una luce di notte rifulse in un accampamento.
100 a.C.: a Tarquinia una meteora luminosa fu vista estesamente,
mentre cadeva con uno scorrimento repentino; verso l’ora del
tramonto del Sole un corpo rotondo simile a uno scudo fu visto
passare rapidamente.
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94 a.C.: a Bolsena la Luna nuova si eclissò e non ricomparve che
il giorno dopo all’ora terza; un oggetto luminoso apparve nel cielo e
l’intero cielo fu visto ardere.
93 a.C.: a Palestrina, della bambagia (silicea) volò qua e la; a
Bolsena una luce diffusa fu vista all’alba splendere nel cielo;
essendosi concentrata in un sol punto, la luce assunse un aspetto
bruno come il ferro; il cielo fu visto aprirsi e nell’apertura di quello
apparvero vortici di fiamma che si avviluppavano assieme.
91 a.C.: verso il sorgere del Sole, una palla di fuoco apparve
verso settentrione con ingente fragore; una fiamma scaturita da
un’apertura del terreno guizzò fuori verso il cielo; nel territorio di
Spoleto una palla di fuoco di colore aureo discese verso Terra e,
diventata più grande, dalla Terra fu vista muoversi rapidamente
verso oriente e per la grandezza ricoprì il Sole.
Nell’89 a.C.: è riportato l’atterraggio di un globo di fuoco.
62 a.C.: una trave ardente da ovest si estese fino a notevole
altezza.
44 a.C.: il Sole di un limpido e sereno cielo fu circondato di un
globo di mediocre grandezza da un anello dalla circonferenza la più
ampia come suole estendersi l’arcobaleno fra le nubi. Al tempo dei
giochi di Venere Genitrice, che Ottavio istituì per il collegio, nell’ora
undicesima, una stella crinita, apparsa nel cielo di settentrione,
rivolse su di sé lo sguardo di tutti; un oggetto luminoso fu visto
muoversi rapidamente nel cielo verso occidente, un altro oggetto
risplendette per sette giorni.
42 a.C.: di notte un corpo luminoso rifulse talmente che, come
fosse incominciato il giorno, ci si alzò per lavorare.
17 – 16 a.C.: un oggetto luminoso spostandosi dal sud al nord,
rese l’oscurità notturna simile alla luminosità diurna.
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- Omero, in alcuni suoi scritti, parla di carri volanti.
- Nell’impero Romano gli U.F.O. furono visti spesso in cielo, ma
anche atterrare e ripartire, e furono classificati principalmente come
travi di fuoco dorate, scudi ardenti, torce fiammeggianti, globi
dorati.
- Cicerone parla di globi nel cielo nel suo "De Divinatione", nel
Capitolo 43; egli, in particolare, parla di quando «...il Sole splendette
nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti
sfere vi apparvero... »
- Lo storico latino Tito Livio, nella sua "Storia di Roma",
riporta le testimonianze di oggetti a forma di scudi circolari che
volavano nel cielo e che erano stati visti sopra molte città
dell'Impero; aggiunge che il secondo re di Roma, Numa Pompilio,
fu testimone personale della caduta dal cielo di uno di questi "scudi
volanti" e che lo avesse annoverato tra gli oggetti di culto delle
pratiche religiose che stava promuovendo.
- Carcopino, filologo e storico dell'antichità, narra che nel mese
di Luglio successivo all’assassinio di Cesare per sette giorni
consecutivi prima del tramonto si vedeva su Roma un U.F.O.
luminoso che procedeva verso Nord.
- Lo scienziato romano Plinio il Vecchio, nelle "Historiae
Naturales", nei capitoli 25 e 36, racconta di "Clipeus Ardens" visti
sfrecciare nel cielo dell'antica Roma. Inoltre riporta avvistamenti in
cielo di lumi, di fiaccole, di bolidi volanti e travi volanti uguali a
quelle che comparivano nell’antica Grecia. Più precisamente egli
classifica gli U.F.O. in fiaccole, lampade e bolidi volanti, e le travi
volanti.
- Cronache d’identici avvistamenti furono riportate nelle opere
di: Plutarco, Valerio Massimo, Seneca, Eschilo, Senofonte.
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