Renato Nicolini
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Nato a Roma il 1 marzo 1942,
tenta di ricondurre ad unità concettuale e ad una sorta d’innovativa coerenza,
quasi disciplinare, esperienze in campi diversi come la politica,
l’amministrazione, l’architettura, la scrittura, lo spettacolo ed il teatro.
L’invenzione dell’Estate romana nel 1977, riappropriazione, in controtendenza
nel corso degli “anni di piombo”, da parte di tutta la cittadinanza, della città intesa come polis, luogo della vita
immaginativa, sociale e affettiva, anche e specialmente nella sue parte
centrale e monumentale, è l’esperienza
ancora più significativa. Capace di dare al tutto il segno unificante dell’effimero progettuale e desiderante,
della leggerezza come condizione necessaria anche del pensiero forte.
All’Estate Romana ha dedicato un numero speciale la rivista francese Revue (1982); e più di uno studioso se
n’è successivamente occupato, dal punto di vista sia della riflessione
sociologia sia politica (I comunisti
italiani tra Hollywood e Mosca). Nicolini ne ha scritto personalmente in L’effimero teatrale (La Casa degli
Usher, Firenze 1983) ed in Estate Romana
(Sisifo, Siena 1992) Un riconoscimento particolarmente significativo è stata
per Nicolini la nomina, nel 1986, ad Officier
de l’Ordre des Arts et Lettres della Repubblica Francese da parte di Jack
Lang (analoghe decorazioni sono state concesse dall’Olanda e dalla Polonia).
Avvicinandosi ormai il trentennale dell’Estate romana (1997-2007), è a tratti
affascinato dall’idea di celebrarlo come memoria collettiva. Pensa anche ad
Master universitario in progettazione
dell’effimero, dall’allestimento
all’evento urbano.
Nicolini si è formato
studiando architettura alla Facoltà di Architettura di Roma, laurendosi con Ludovico Quaroni, con una tesi
che prevedeva la demolizione del Monumento a Vittorio Emanuele e la sua
sostituzione con una struttura per esposizioni e spettacolo. Ha costruito nel
1979 (con Gianni Accasto, Pierluigi Eroli e Franco Pierluisi) una bella casa
popolare ad Aprilia, tuttora felicemente abitata da sessanta famiglie. Suoi
progetti sono stati pubblicati su “Controspazio” e “Casabella”. Tra i progetti
di concorso, il Teatro di Forlì (1970, ammesso al secondo grado), la
sistemazione delle Halles di Parigi (capogruppo Franco Purini, vincitore ex
aequo), la nuova sistemazione di piazza San Cosimato (2001, segnalato per la
qualità della soluzione architettonica ed urbanistica).
Ha scritto nel 1971, con
Gianni Accasto e Vanna Fraticelli, L’architettura
di Roma Capitale, il primo libro a leggere in modo completo ed innovativo
la storia dell’architettura a Roma dopo l’unità d’Italia. Gli è valso l’accusa
di “rivoluzionario in feluca” da parte di Bruno Zevi, cosa di cui va tuttora
fiero. Ha ripreso più volte la riflessione sulla storia dell’architettura italiana:
e con saggi su Libera, Vaccaro e Ridolfi; sulle città di bonifica (L’architettura delle “città nuove”,
Argonauta, 1987; Il Concorso per il Piano
Regolatore Generale di Aprilia, in Aprilia
città della terra, Gangemi 2005). Ha curato l’organizzazione del Convegno
promosso dal Comitato Nazionale e dall’Accademia di San Luca in occasione del
centenario della nascita di Ridolfi, e la pubblicazione degli Atti (Electa 2005).
Ha iniziato subito dopo
la laurea a lavorare nell’Università, prima come borsista, assegnista ed infine
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ricercatore nella Facoltà di Architettura di Roma, svolgendo attività didattica
nel corso di Mario Fiorentino, l’autore del Monumento alle Fosse Ardeatine e di
Corviale, altra cosa di cui va tuttora fiero. E’ stato, dal 1973 al 1977, capo
redattore di “Controspazio”, rivista di cui recentemente è diventato direttore.
Dal 1987, in
seguito a concorso nazionale, è professore ordinario di Composizione
architettonica. E’ in servizio presso
l'Universita' “Mediterranea” di Reggio Calabria, dove ha tenuto corsi di Teoria
della ricerche architettoniche contemporanee, di Teoria e Tecnica
dell’Architettura, di Progettazione Architettonica ed Urbana, di Recupero del
Costruito. Dal 2006 svolge anche un corso a contratto di Allestimento presso la
Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” di Roma. Con Piero Lo Sardo ha
condotto la ricerca Rottamare il degrado, rigenerare la bellezza sul territorio
calabrese; che oggi prosegue nel progetto Paesaggi
ed Identità dell’Assessorato all’Urbanistica della Regione Calabria, di cui
è responsabile scientifico. .
Fino al 1978 ha avuto studio
d’architettura con Gianni Accasto e Vanna Fraticelli. Suoi progetti sono stati
pubblicati su “Controspazio” e “Casabella”. Tra i progetti di concorso, il
Teatro di Forlì (1970, ammesso al secondo grado), tre progetti per Latina
(litorale, centro direzionale, lago di Fogliano), una nuova tipologia abitativa
per la ristrutturazione dell’Esquilino, la sistemazione delle Halles di Parigi
(capogruppo Franco Purini, vincitore ex aequo), la nuova sistemazione di piazza
San Cosimato (2001, segnalato per la qualità della soluzione architettonica ed
urbanistica).
Scrive d’architettura su
Press Letter, Topos e Progetto,
Abitare la Terra, Capitolium, L’architetto italiano, Abitacolo, e negli Atti del Seminario Internazionale d’Architettura
di Camerino, cui partecipa ogni anno. Ha in corso di pubblicazione la nuova edizione di L’architettura di Roma capitale per
Skira; e Roma: architettura città paesaggio per Mancosu Editore.
E’stato assessore alla
cultura a Roma dal 1976 al 1985: con sindaci Argan, Petroselli e Vetere –
deputato per tre legislature, IX, X, XI, dal 1983 al 1994 – candidato Sindaco a Roma nel 1994 - assessore
all’identità del Comune di Napoli con Bassolino dal 1995 al 1997 – Presidente
dell’Azienda Autonoma Palaexpò di Roma dal 1998 al 2000 – Vicepresidente della
Fondazione “Festival dei Due Mondi” di Spoleto dal 1988 al 1996 - commissario
del Teatro Stabile dell’Aquila dal 1996 al 2000.
Della sua esperienza
napoletana ha scritto in Napoli, Angelica
Babele, Rizzoli, 1997. Della sua vita pubblica in più di una rubrica
settimanale: per l’Unità Notturno Rosso (1989-20029), raccolta in
parte in un libro (Notturno Rosso, Napoleone,1990);
per Paese Sera (Grandangolo); per Avvenimenti
(Telecomando, sotto forma di
critica televisiva, dallo stesso titolo di quella di cui è stato titolare per
due anni sull’Europeo).
Ormai disintossicato
dagli idola fori della politica
italiana, sta cominciando però a provare un’inquieta ed insoddisfatta nostalgia
per la vita pubblica,
Lo spettacolo entra
nella sua vita mentre sta terminando gli studi d’architettura. Sceneggia ed interpreta col compagno
d’Università Azio Cascavilla, che lo dirige, “Utopia, utopia” (1969), per una
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serie promossa da Italo Moscati di film di sessanta minuti per la televisione,
la stessa nella quale esordisce nella regia Gianni Amelio. Ritorna al cinema
con un film rubato alla TV, cucendo
insieme tra servizi di mezz’ora per la sede di Roma della RAI allora diretta da
Angelo Guglielmi, “A proposito di Roma”, per la regia di Egidio Eronico, 1987.
Ha interpretato ruoli nel “Viaggio di Capitan Fracassa” di
Ettore Scola; “Amore a cinque stelle” di Roberto Giannarelli; in un breve
film,in cui recita con Enrico Ghezzi, di Ariel Dumont e Silvana Silvestri. E
cammei in “Il mistero del panino assassino” di Gianfranco Soldi; nel film TV
“Il Conte di Montecristo”; più recentemente in “Notturno Bus”.
Ha condotto per Video
Uno, da lui definita “la TV che non guarda nessuno”, nel 1990 il delirante
programma Nonsolocalcio; e nel 1991
l’altrettanto delirante L’anticamera
dell’assessore.
Ha scritto testi delle
canzoni C’era e non c’è (Annecchino e
Rendine), e del rap Liberare Roma (1993).
E’ stato voce recitante
in un’Opera al Cantiere di Montepulciano del 1997.
E, se si posso
interpretare satira e fumetto come una forma di spettacolo, ha dato vita con
Andrea Pazienza ad una scena sulla fine dei tre moschettieri in una Serata Tango al Teatro Vittoria di Roma
del 1986. Del resto, nel 1969
ha disegnato, per pochi numeri, una storia a fumetti sul
mensile dei giovani comunisti, Nuova
Generazione.
Ha esordito in teatro
con Leo De Berardinis nel 1981 (Udunda
Indina). In quello spettacolo recitava la parte di sé stesso, l’ascensore Nicolini, Re-nato Re-sole,
invocato per tutto lo spettacolo dagli attori e che compariva in scena solo
quando questi erano tutti morti. Con Leo ha recitato ancora nel 1982 (Shakespeare e Lord Southampton in ruoli
invertiti; e nella storica ultima performance in cui Perla è comparsa
assieme a Leo, al Beat ’72, nello sketch del wagon lit reso famoso da Totò, in cui interpretava, inconsapevole
dei suoi futuri destini parlamentari, il ruolo dell’onorevole Cosimo
Trombetta).
Il 2 giugno 1982,
centenario di Garibaldi (ruolo che interpretava) ha esordito nella regia
mettendo in scena I Mille di Domenico
Tumiati al teatro Spazio Zero di Lisi Natoli. E’ ancora orgoglioso di avere
avuto in quell’occasione più spettatori del contemporaneo comizio di Craxi al Gianicolo.
Ha cominciato a scrivere
testi per il teatro con Addio, D’Artagnan, 1987, messo in scena per il
Teatro Stabile dell’Aquila allora diretto da Beppe Navello, da Mario Missiroli.
Nel 1989 è diventato Direttore Artistico di Volterra Teatro, succedendo a
Vittorio Gassman, incarico mantenuto anche nel 1990. Per Volterra Teatro ha
scritto Elliot e il suo angelo, 1988,
messo in scena da Simone Carella.
Il suo terzo testo Tre veleni rimesta… e l’antidoto avrai,
dalle commedie politiche di Vittorio Alfieri, è stato messo in scena da Beppe
Navello a Villa Medici il 4 luglio 1989 per il Bicentenario della rivoluzione
francese, e per questo recensito in prima pagina da Colette Godard per La Monde. Nel 1990 è stato nominato
Vicepresidente della Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto, incarico che
ha mantenuto fino al 1998. Di questo periodo ricorda con piacere la performance
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del 1990, quando – diretto da Ida Bassignano – ha letto dal balcone del palazzo
comunale di Spoleto il celebre discorso di D’Annunzio su Garibaldi. Nel 1990 e
nel 1991 ha
inventato e diretto assieme ad Arturo Annecchino il Festival Lungo un giorno, lungo un anno, quattro
festival ciascuno lungo un solo giorno, ma concentrati in quei quattro giorni
in cui l’anno muta stagione, itinerante nell’Amerino Dal 1996 al 2000 è stato
Commissario Straordinario del Teatro Stabile dell’Aquila, trasformandolo in
Teatro Stabile d’Abruzzo e riportandolo tra gli stabili pubblici. Per
commentare le disgrazie del teatro pubblico ha scritto La circolare ministeriale, messo in scena da Beppe Navello
all’Aquila nel 1996. Il testo è stato pubblicato da Prima Fila, la rivista di Nuccio Messina alla quale ha a lungo
collaborato.
Per la radio ha scritto
i testi Parigi ribastigliato (1989),
e Football Concert (1990), per la
musica di Guido Zaccagnini.
Adesso scrive di teatro
occasionalmente sul manifesto,
regolarmente sull’Unità e sulla
rivista elettronica Tuttoteatro.
L’incontro artistico con
Marilù Prati ha rinnovato il suo rapporto con il teatro. Questo è avvenuto con
un doppio movimento. Nicolini ha utilizzato Marilù Prati per due performance teatrali in occasioni di
mostre al Palaexpò, La vedova del Greco e
il Volto Santo. Marilù Prati ha
chiamato Renato Nicolini in scena con lei in Chiamami Mae (I solisti del Teatro nei Giardini della Filarmonica;
Asti Teatro). Insieme hanno progettato (ed in un caso scritto a quattro mani)
testi mai rappresentati, Champagne, Musil e la Stupidità, Pippo e Minni a
Marechiaro. Hanno dato vita insieme Patria
e Mito, su testo di Renato Nicolini –con suoi disegni al leggio come
scenografia- una rilettura del Risorgimento sul filo dei miti greci.
Insieme danno vita, nel
2004, 2005 e 2006 ai Siparietti,
dialoghetti letterari del Festival Mediterranea
di Filippo Bettini, che assistono nella direzione artistica.
Assieme a Marilù Prati
ed alla sua Associazione Culturale “Le
Nozze”, dirige il Laboratorio Teatrale dell’Università “Mediterranea” di Reggio
Calabria. Nella stagione 2003-04 hanno messo la trilogia della crisi: Le Nozze di Canetti (il crollo della
casa), Stato d’Assedio 01 da Albert
Camus (il crollo della città), Atto senza
parole di Beckett (il crollo del progetto). Nella stagione 2004-05 la trilogia della riflessione: La Fondazione
della Città (testo di Renato Nicolini), Stato
d’Assedio 02, Alice da Carroll/Walt Disney. Nella stagione in corso, dopo Le Mille e Una Notte (una sua
drammaturgia, anche un’idea della città
orientale in dittico con La
Fondazione della Città ): Visioni di
Gesù con Afrodite di Giuliano Scabia. Il “teatro vagante” di Scabia arriva
a Reggio Calabria, dopo essere stato sull’Aspromonte e sull’Etna che la
fronteggia, ed incontra Afrodite, l’Afrodite di Empedocle che nasce dal mare
jonico con l’Etna sullo sfondo e dai boschi dell’Aspromonte.
Ha un Romanzo d’architettura nel cassetto, protagonista l’architetto
Mario De Renzi, suo zio per aver sposato la cugina di sua madre, Fernanda,
sullo sfondo la Roma degli Anni Trenta, nei giorni della visita di Le Corbusier
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e dagli architetti razionalisti di Sabaudia e della Stazione di Firenze
ricevuti da Mussolini a palazzo Venezia la stessa domenica in cui l’Italia
vince il suo primo mondiale di calcio. Ugualmente riposa nel cassetto la
trilogia Philo Vance e l’Assessore (I
Tarocchi di Massenzio; Gli spinelli di Malindi; I delitti dell’Olgiata) – mentre
è stato pubblicato su Piano Time (1992)
il racconto Philo Vance e l’incendio del
Petruzzelli.
Sta scrivendo un libro
dal titolo provvisorio Perché Veltroni è
meglio di me.
Vorrebbe scrivere un
libro autobiografico partendo da una conversazione con le sue tre zie, Anna,
Dora e Bice.
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