ANATOMIA DELL`OCCHIO - centro di radiologia

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI“FEDERICO II”
FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN MEDICINA
VETERINARIA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE VETERINARIE
CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RADIOLOGIA
VETERINARIA
TESI DI LAUREA SPERIMENTALE IN
RADIOLOGIA VETERINARIA E
MEDICINA NUCLEARE
“BIOMETRIA ECOGRAFICA OCULARE NEI LEPORIDI”
RELATORE
CH.MO PROF.
CANDIDATO
LEONARDO MEOMARTINO
LORENZO CERRETA
MATR. N73/629
Anno Accademico 2009-2010
1
2
INDICE
Introduzione
Pag.4
Parte generale
Anatomia del globo oculare
Imaging del globo oculare
Pag.9
Pag.27
Risonanza Magnetica
Pag.28
Tomografia computerizzata
Pag.33
Ecografia
Pag.36
Parte sperimentale
Introduzione alla parte sperimentale
Pag.47
Materiali e metodi
Pag.48
Risultati
Pag.55
Discussione
Pag.65
Conclusioni
Pag.74
Bibliografia
Pag.75
3
INTRODUZIONE
La biometria è lo studio delle misure delle strutture anatomiche. Nel
caso del globo oculare esse possono essere, ad esempio, lo spessore del
cristallino, della cornea ovvero la lunghezza dell‟asse del globo oculare.
La biometria in Medicina è utilizzata a scopo referenziale diagnostico e
chirurgico. Inoltre, nell‟uomo, gli studi biometrici vengono utilizzati
anche per stabilire criteri di riconoscimento individuale o per fornire
alle industrie manifatturiere indicazioni circa le dimensioni degli oggetti
destinati ad interfacciarsi con la specie umana.
I leporidi, storicamente utilizzati a scopi alimentari o per la loro
pelliccia, si stanno affermando anche come nuovi animali da
compagnia. Infatti, sono sempre più numerose le persone che hanno in
casa un coniglio e che, di conseguenza, mostrano attenzione per il loro
benessere e sono maggiormente esigenti in termini di prestazioni
medico veterinarie specialistiche. Contestualmente, è diffusa una
maggiore sensibilità per la conservazione delle specie selvatiche che,
naturalmente, passa anche attraverso il mantenimento di un buono stato
di salute. Pertanto, spesso, anche per specie selvatiche sono richieste
prestazioni medico veterinarie di elevata specializzazione.
Questa tesi nasce, quindi, dall‟esigenza di offrire un contributo nella
conoscenza dei parametri oculari normali nei leporidi, domestici e
4
selvatici, presenti sul nostro territorio. A questo scopo, sono stati
raccolti una serie di dati biometrici oculari in un campione di conigli e
in uno di lepri.
Sia le lepri che i conigli appartengono al regno Animalia, phylum
Chordata, classe Mammalia, superordine Euarchontoglires, ordine
Lagomorfa, famiglia Leporidae.
Il coniglio è originario della penisola iberica. I Fenici, quando
colonizzarono la Spagna, scoprirono questi animali talmente diffusi in
questa regione da chiamarla “I Spah Im”, che significa “paese dei
conigli”, da cui è poi derivato il nome “Hispania”, (Quinton,2003).
L‟allevamento di questi animali, per il consumo delle loro carni e per le
loro pellicce, può essere fatto risalire all‟epoca dell‟Impero Romano: i
conigli erano collocati in grandi recinti nei quali potevano scavare le
loro tane e riprodursi liberamente. Nel corso dei secoli successivi, il
coniglio è stato utilizzato come riserva di cibo, soprattutto per le lunghe
spedizioni marittime; ragion per cui, il suo allevamento si diffuse nel
resto dell‟Europa e del Mondo.
Nel secolo XIX è nata la cunicoltura che, attraverso la divisione degli
animali per età e sesso, ha permesso la selezione delle diverse razze.
Alla metà dello stesso secolo, si è iniziato ad usare il coniglio come
animale da laboratorio.
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Il coniglio domestico, Oryctolagus cuniculus, non costituisce una specie
diversa dal coniglio selvatico. Il nome del suo genere (Oryctolagus), ha
origine dalla radice greca „Oryct‟ che significa scavare, e da „Lagus‟,
che significa voluttuoso o depravato, riferendosi al suo intenso
comportamento sessuale. Il nome della specie (Cuniculus) indica
l‟abitudine di questi animali di scavare tane costituite da lunghe ed
intricate gallerie. La specie Cuniculus, allo stato selvatico, è diffusa in
tutta Europa dal Portogallo sino alla Polonia, comprendendo la Gran
Bretagna, alcuni territori della Norvegia, della Svezia e dell‟Ucraina, e
nel Nord Africa. I conigli selvatici sono stati inoltre introdotti in
Australia, Nuova Zelanda, Cile e in numerosissime isole, diventando,
spesso, un problema ecologico a causa della loro prolificità in assenza
di predatori, (Alessandrini, 2005).
Nelle isole del bacino Mediterraneo, oltre alla specie Cuniculus, è
presente la sottospecie Huxleyi.
Il coniglio nano deriva dalla specie Cuniculus, in seguito a selezione sia
di soggetti di piccole dimensioni appartenenti a razze da carne o da
pelliccia, delle quali conservano tutte le caratteristiche morfologiche,
salvo le dimensioni, sia di soggetti affetti da nanismo, con caratteri di
condrodistrofismo come deformazioni scheletriche, testa arrotondata e
muso schiacciato, (Alessandrini, 2005).
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In Italia i primi conigli nani, in particolare di razza Angora, di colore
bianco e con occhi rossi, furono importati dalla Germania sul finire
degli anni ‟70. Attualmente, le razze disponibili sul mercato sono
numerose. Le razze nane riconosciute dallo standard italiano per le
quali esiste un libro genealogico sono l’Ariete Nano, l’Ermellino e il
Nano colorato, ma ne esistono molte altre come il Testa di leone, il
Mini rex, l’Hotot.
La lepre selvatica, in Italia e in Europa, è rappresentata prevalentemente
dalla “Lepre Europea” (Lepus Europeus). È presente anche nell‟Asia
Minore e si adatta alle zone boschive, alla macchia mediterranea, alle
zone agricole e persino alle zone semidesertiche. La sua dieta è
costituita da erbe, piante e corteccia d‟albero. È un animale notturno e
solitario che, alla fine dell‟inverno e in primavera, si riunisce in coppie
o in gruppi. In questo periodo avvengono i combattimenti tra maschi ed
i rituali di corteggiamento. Le lepri non scavano tane e le loro
cucciolate, che possono essere costituite da 1 a 10 unità, sono allevate
nei prati o fra gli arbusti.
Le principali differenze anatomiche tra lepre e coniglio riguardano le
dimensioni complessive, maggiori nella lepre, le orecchie, più lunghe
nella lepre, la lunghezza degli arti posteriori, maggiore nella lepre, e la
struttura ossea, più leggera nel coniglio. Inoltre, i leprotti alla nascita
7
sono già ben formati con gli occhi aperti e il mantello morbido, mentre i
cuccioli di coniglio nascono nudi e ciechi ed hanno uno sviluppo più
lento, (Burnie,2001) .
Il presente studio si propone di fornire un contributo per la descrizione
degli aspetti ecografici normali dei vari componenti del globo oculare e
la determinazione di valori biometrici oculari normali nei conigli e nelle
lepri.
La tesi si apre con un capitolo di anatomia dell‟occhio basato in gran
parte su dati riferiti ad altre specie, cane e gatto in particolare, data la
mancanza, nei testi di anatomia dedicati ai leporidi, di capitoli
dettagliati sull‟occhio. Seguono tre capitoli dedicati alle tecniche di
Imaging utili per lo studio dell‟occhio: la TC, la RM e l‟ecografia.
Quest‟ultima, essendo lo strumento diagnostico utilizzato in questo
studio, viene descritta in maggiore dettaglio con particolare riferimento
alla tecnica di studio e agli aspetti ecografici delle diverse strutture del
globo oculare, sempre riferiti alle specie più studiate come il cane e il
gatto. Vi è, poi, la parte sperimentale della tesi che è strutturata in una
breve introduzione, un capitolo dedicato ai materiali e metodi, uno ai
risultati, un capitolo sulla discussione dei dati ottenuti e della letteratura
a nostra conoscenza, infine, un breve capitolo sulle conclusioni.
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ANATOMIA DELL‟OCCHIO
L‟occhio è costituito dal globo oculare e da un insieme di strutture
accessorie che comprendono la fascia del bulbo, i muscoli estrinseci, il
corpo adiposo, le palpebre, la congiuntiva e l‟apparato lacrimale. Nella
descrizione del globo oculare sono punti di riferimento gli assi orbitale,
ottico e visuale. L‟asse orbitale congiunge l‟apice e il centro della base
dell`orbita. L‟asse ottico passa per i poli antero-posteriore del globo
oculare. L‟asse visuale è quello che collega l‟area di maggior sensibilità
della retina con l‟oggetto della visione (Fig. 1).
Figura 1 - Disegno schematico degli assi ottici (modificato da
Chiarugi, 1975).
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GLOBO OCULARE
È un organo di forma sub-sferica accolto nell‟orbita. È formato da una
parete e da diverse camere interne.
Parete del globo oculare
La parete è costituita da 3 membrane che, partendo dalla più esterna
verso quella più interna, sono dette tunica fibrosa, parete vascolare e
parete nervosa.
-Tunica fibrosa
Delimita tutta la superficie esterna del globo oculare e si distingue in
sclera e cornea; il limite tra i due è dato dalla giunzione sclero-corneale.
La sclera è formata da connettivo fibroso; al suo esterno è connessa
attraverso uno strato di connettivo lasso (episclera) alla fascia del
bulbo. Posteriormente presenta l‟area cribosa della sclera contenente
orifizi destinati al passaggio del nervo ottico e dei vasi del sangue. In
prossimità della giunzione sclero-corneale, appena dietro alla sclera, è
presente il canale di Schlemm ed il trabecolato sclero-corneale. La
parte esterna è ricoperta dalla congiuntiva che passa poi sulla cornea.
La cornea è priva di vasi, di forma convessa, ed ha la faccia anteriore
che stabilisce rapporti con la congiuntiva anch‟essa priva di vasi a
questo livello. La faccia posteriore concava delimita la camera
anteriore. La cornea è costituita da più piani che a partire dal quello più
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esterno sono: epitelio, lamina basale o lamina di Bowman, sostanza
propria, membrana limitante interna o membrana di Descemet,
endotelio, (Fig. 2).
Figura 2- Anatomia della camera anteriore e posteriore (modificato da
Enciclopedia Medica Italiana, 1991).
La sostanza propria è la componente maggiore della cornea; essa è
formata da un connettivo a fasci di fibre incrociate tra le cui maglie
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trovano posto una sostanza amorfa semifluida ed alcuni fibrociti
appiattiti; in questo strato numerose sono le terminazioni nervose. I vasi
linfatici sono ben rappresentati e costituiscono alla periferia della
cornea un piccolo vaso di discreto calibro (canale di Schlemm).
-Tunica vascolare
Figura 3- Vascolarizzazione dell’occhio (modificato da “Anatomia
Umana: sistema nervoso e organi di senso”, Werner e Michael; 2007).
La tunica vascolare occupa una porzione intermedia tra la tunica
nervosa, internamente, e la sclera, esternamente. Partecipa alla
formazione dell`iride ed è formata da tre porzioni: coroide, corpo
ciliare ed iride (Fig.3).
12
La coroide si estende per gran parte della superficie del globo oculare
adesa esternamente alla sclera mentre, internamente, è separata dalla
tunica nervosa da una lamina basale. È formata essenzialmente da
tessuto connettivo ricco di fibre elastiche nel quale si distinguono
dall‟esterno verso l‟interno vari piani: sovra-coroide, strato vascolare,
tapetum, lamina corio-capillare e lamina basale. Lo strato vascolare è
ricco di vasi derivati dalle arterie ciliari, il sangue è poi drenato dalle
vene vorticose. Il tapetum è una componente riflettente che occupa il
fondo del globo oculare. Esso è molto utile negli animali che
conducono vita crepuscolare o notturna in quanto, riflettendo i raggi
luminosi, consente una visione anche in condizioni di scarsa luminosità.
Il corpo ciliare è una formazione anulare che fa rilievo nella cavità del
globo oculare lungo un piano meridiano appena anteriore a quello che
passa a livello dell‟ora serrata della tunica nervosa.
13
Figura 4 - Sezione della parte anteriore dell’occhio, (modificato da
Chiarugi, 1975).
I processi ciliari danno origine ad alcune formazioni filamentose, le
fibre zonali. Queste concorrono a tenere sotto tensione il cristallino
(zonula di Zinn) e, nel loro insieme, formano un anello a sezione
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triangolare, la cui base è rivolta alla zona equatoriale del cristallino
mentre l‟apice raggiunge l‟ora serrata (Fig.4).
Il
corpo
ciliare
accoglie
il
muscolo
ciliare
che
interviene
nell‟accomodazione del cristallino e, cioè, nella messa a fuoco
dell‟immagine. La zonula serve a fissare il cristallino e, durante il
riposo del muscolo ciliare, trovandosi in stato di tensione, mantiene il
cristallino disteso in senso radiale. Quando il muscolo ciliare si contrae,
le fibre si rilasciano e la convessità del cristallino aumenta;
incrementando cosi la convergenza dei raggi luminosi che lo
attraversano. Ciò serve per mettere a fuoco le immagini degli oggetti
vicini.
I processi ciliari maggiori secernono l‟umor acqueo che fluisce poi
attraverso la pupilla nella camera anteriore dell‟occhio dove viene
drenato nell‟angolo irido-corneale.
L‟iride è un diaframma posto subito anteriormente al cristallino.
Presenta al centro il forame pupillare o pupilla il cui diametro può
essere modificato in modo da regolare la quantità di luce che penetra
nelle regioni posteriori dell‟occhio. L‟iride è costituita da una tunica
vascolare interna ed una tunica nervosa esterna. Nella tunica vascolare è
presente uno strato stromale, connettivale, ricco di cellule pigmentate
ed elastiche; più esternamente s‟inserisce il muscolo sfintere dell‟iride.
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Nella parte nervosa, invece, troviamo le inserzioni del muscolo
dilatatore della pupilla.
Esternamente alla superficie dell‟iride, lungo la periferia, si trova il
legamento pettinato che unisce l‟iride alla superficie interna della
cornea.
-Tunica nervosa
Corrisponde alla retina ed è la parte più interna della parete del globo
oculare, (Fig. 5). La retina, intesa come parte deputata alla visione, è
quella presente posteriormente all‟ora serrata, che, appunto, segna il
confine tra la porzione ottica (che ospita i fotorecettori) e la porzione
che partecipa alla formazione del corpo ciliare e dell‟iride. La retina è
costituita da due lamine strettamente adese: quella esterna è formata da
cellule pigmentate, mentre quella interna da neuroni modificati. Le
cellule pigmentate dei coni e dei bastoncelli, che costituiscono la lamina
esterna, sono dei fotorecettori che contengono il pigmento retinico
sensibile alla luce. Questo pigmento, nei bastoncelli, è la rodopsina
mentre, nei coni, la iodopsina. I bastoncelli sono stimolati anche da
pochissima luce ma non discriminano i colori; essi prevalgono negli
animali che conducono vita crepuscolare o notturna. I coni, per essere
stimolati, richiedono luce più intensa ma sono sensibili ai colori.
16
Figura
5-
Rappresentazione
della
retina.
(modificato
da
Chiarugi,1975).
Questi elementi, comunque, mancano del tutto in un‟area depigmentata,
indicata come “papilla” o “disco ottico”. Lateralmente alla papilla, si
trova una zona allungata trasversalmente e leggermente avallata, la
“macula” in cui vi è abbondanza di coni e la visione è meglio definita.
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Figura 6- Parte posteriore dell’occhio, in particolare è ben visibile la
lamina interna della retina. La freccia gialla indica un raggio
luminoso. (modificato da “I grandi temi della medicina”, Saccomani;
1980).
Nella parte della lamina interna della retina, (Fig. 6), sono presenti le
cellule bipolari che hanno un dendrite che si adatta a ricevere le
terminazioni sinaptiche dei fotorecettori. Con il loro neurite stabiliscono
contatti con le sottostanti cellule multipolari.
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Le cellule multipolari, neuroni di discrete dimensioni, hanno i loro
neuriti che entrano a far parte del nervo ottico. Sono inoltre presenti le
cellule orizzontali, le cellule amacrine e le cellule di Muller.
Camere del globo oculare
- Camera anteriore, delimitata dalla cornea e dall‟iride è tappezzata da
endotelio, (Fig.2). Comunica attraverso la pupilla con la camera
posteriore. Le due camere sono ripiene di umor acqueo, liquido
acquoso contenente sali, glucosio e piccole quantità di proteine. Questo
fluido è prodotto dai corpi ciliari maggiori e riassorbito a livello del
plesso venoso della sclera a livello dell‟angolo irido-corneale.
- Camera del vitreo, si trova posteriormente al cristallino ed è occupata
dal corpo vitreo, (Fig.7). una formazione di consistenza gelatinosa. In
alcuni mammiferi (come i ruminanti, il maiale, i carnivori), il corpo
vitreo può essere attraversato da un sottile canale ialoideo, residuo
dell‟arteria omonima presente durante il periodo embrionale.
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Figura 7- Occhio visto posteriormente (modificato da “I grandi temi
della Medicina”, Saccomani; 1980).
Cristallino
Il
cristallino
è
una
lente
biconvessa
trasparente,
collocata
trasversalmente subito posteriormente all‟iride. Il cristallino è accolto in
una depressione del corpo vitreo (la fossa ialoidea) ed è ancorato ai
processi ciliari mediante le fibre zonali che lo raggiungono a livello
20
dell‟equatore. Nella sua struttura si distinguono la capsula, l‟epitelio e
la sostanza del cristallino, (Fig.8).
Figura 8 - A – Particolare di sezione orizzontale passante attraverso
l’equatore del cristallino. Anteriore è in alto, posteriore è in basso.
B – Particolare di fibre del cristallino. a, b: vedute longitudinali. c:
veduta trasversale. (modificato da Chiarugi, 1975).
C - Sezione longitudinale dell’occhio con i rapporti del cristallino
(modificato da “I grandi temi della Medicina”, Saccomani; 1980).
21
Nervo ottico
Ciascun nervo ottico inizia a livello della papilla ottica della retina dove
i neuriti delle cellule multipolari convergono e, rivestiti di mielina, si
associano. Nel percorso del nervo ottico si distinguono i tratti orbitario,
cunicolare ed intracranico. Nell‟orbitario il nervo ha andamento
flessuoso, nel cunicolare è accompagnato dall‟arteria oftalmica ed è
ancorato alle pareti del canale ottico attraverso la dura madre. Nella
scatola cranica il nervo ottico perde la guaina fornita dalla dura madre e
s‟impegna davanti alla sella turcica, nel chiasma ottico, dove parte delle
sue fibre decussano con quelle del controlaterale.
22
Figura 9 - Innervazione somatica e viscerale del distretto oculare.
(modificato da Netter, “The Ciba collection of medical illustration”,
1984).
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Figura 10 - Fascia del bulbo (colorata) in una sezione sagittale
mediana (modificato da Chiarugi, 1975).
Muscoli oculo-estrinseci.
L‟apparato motore dell‟occhio è costituito dai muscoli oculo-estrinseci,
tutti di tipo striato. I muscoli oculo-estrinseci permettono la rotazione
del globo oculare. Essi sono distinti in muscoli retti e obliqui.
I muscoli retti sono quattro: laterale, mediale, dorsale e ventrale (Fig. 9
e 10). Hanno origine dal fondo dell‟orbita, in prossimità dell‟inizio del
24
canale ottico, e si portano in avanti, dorsalmente, ventralmente,
lateralmente e medialmente al globo oculare, all‟esterno della fascia del
bulbo. Anteriormente all‟equatore del bulbo, terminano con una
componente tendinea che va a inserirsi sulla sclera. I muscoli retti sono
allungati, nastriformi, più stretti posteriormente e più larghi
anteriormente.
I muscoli obliqui sono due: obliquo superiore e obliquo inferiore, (Fig.
11). Iniziano dal fondo dell‟orbita e terminano anteriormente,
rispettivamente, sulla porzione dorso-mediale e ventro-laterale del
globo oculare.
I muscoli oculo-estrinseci sono ben vascolarizzati e ricevono fibre dai
nervi abducente (m. retto laterale), trocleare (m. obliquo dorsale) e
oculomotore (tutti gli altri muscoli), (Fig.9), (Pelagalli e Botte, 1999).
25
Figura 11 - Muscoli che presiedono il movimento dell’occhio,
(modificato da “I grandi temi della Medicina”, Saccomani, 1980).
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IMAGING DEL GLOBO OCULARE
Fra le varie tecniche di Diagnostica per Immagini disponibili, solo le
tecniche cosiddette “tomografiche” permettono di studiare il globo
oculare. La radiografia e la radioscopia, a causa della scarsa risoluzione
di contrasto e della rappresentazione delle strutture corporee su
immagini di tipo planare, sono poco o affatto sensibili nello studio del
globo oculare. Le tecniche di Medicina Nucleare, sebbene molto
sensibili nel dimostrare lievi alterazioni metaboliche dei tessuti e degli
organi, presentano una scarsa risoluzione spaziale e, quindi, sono poco
utili per una valutazione morfologica in particolare di strutture
anatomiche così piccole come quelle che costituiscono il globo oculare.
Pertanto, qui di seguito, verranno descritte solo la Risonanza Magnetica
(RM), la Tomografia Computerizzata (TC) e l‟ecografia. Di
quest‟ultima, essendo la metodica utilizzata nel presente studio, verrà
descritta anche la tecnica di esecuzione dello studio del globo oculare e
l‟aspetto normale delle sue diverse componenti anatomiche.
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RISONANZA MAGNETICA
La Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) o Tomografia a Risonanza
Magnetica (TRM) o più comunemente Risonanza Magnetica (RM) è
una tecnica di Imaging che sfrutta un fenomeno fisico osservabile nei
nuclei atomici con un numero dispari di protoni dotati di spin che,
quando posti in campi magnetici di elevata intensità (da 0,2 a 3 Tesla)1,
possono essere stimolati da opportuni impulsi di radiofrequenze. Il
corrispondente rilassamento può essere misurato e trasformato in
immagini di sezioni del corpo attraverso complessi algoritmi
matematici eseguiti da computer. Per la formazione dell‟immagine RM
si utilizza il segnale dei nuclei degli atomi di idrogeno delle molecole di
acqua, che è la molecola presente maggiormente nel corpo. Quindi, la
RM è una tecnica ideale per tessuti molli, particolarmente ricchi di
acqua.
Per ottenere le immagini RM è indispensabile introdurre il paziente in
un campo magnetico di elevata intensità, nel quale vengono prodotti dei
gradienti che, in seguito, permettono la “localizzazione spaziale” del
segnale proveniente dai protoni.
Nella RM si possono ottenere multiple serie d‟immagini di un distretto
anatomico, ciascuna delle quali riflette una diversa caratteristica o
1
Il Tesla è l‟unità di misura dell‟intensità dei campi elettromagnetici; 1 Tesla
equivale a circa 20000 volte l‟intensità del campo magnetico terrestre.
28
parametro fisico. I parametri fisici tradizionali su cui vengono “pesate”
le immagini sono:
1) la costante di tempo T1, che caratterizza il ritorno all‟equilibrio della
componente longitudinale del vettore M (vettore che viene definito di
magnetizzazione e che è la risultante di tutti i piccoli momenti
magnetici μ dei singoli atomi) ed è definita tempo di rilassamento spinreticolo.
2) la costante di tempo T2, che caratterizza l‟annullamento della
componente trasversale del vettore M ed è definita tempo di
rilassamento spin-spin.
3) la densità protonica (DP), parametro che riflette la quantità di nuclei
d‟idrogeno presenti nelle strutture in esame.
Il segnale RM è sensibile anche al parametro della diffusione, che
permette di valutare l‟entità e le direzioni dei movimenti delle molecole
di acqua nonché i flussi ematici.
Le modificazioni energetiche associate al processo di eccitazione e
rilassamento della RM sono piccolissime rispetto a quelle associate
all‟interazione di radiazioni X o gamma; questo è il motivo per cui la
RM può essere considerata una tecnica di studio non invasiva.
Gli esami di RM sono indicati soprattutto per la valutazione dei tessuti
molli e del SNC in particolare; tuttavia, anche la spongiosa, essendo
29
ricca di acqua, può essere convenientemente studiata. In talune
situazioni, per avere un maggiore contrasto si possono utilizzare mezzi
di contrasto, paramagnetici o ferromagnetici; il mezzo di contrasto più
utilizzato è il gadolinio.
Un enorme vantaggio della RM è la possibilità di acquisire sezioni
secondo qualunque orientamento spaziale senza dover modificare la
posizione del paziente.
I tomografi a RM sono essenzialmente costituiti da magneti con un
gradiente di campo, un sistema generatore/ricevitore di radiofrequenze
e, infine, un computer per la gestione e l‟analisi degli impulsi.
In campo clinico, i magneti possono variare da 0.2 T fino a 3 T e oltre.
Gli apparecchi a più basso campo, di solito di tipo “aperto” e con
magneti di tipo permanente, presentano una risoluzione spaziale minore
e richiedo tempi di esecuzione delle indagini più lunghi. In campo
umano sono utilizzati prevalentemente per lo studio delle articolazioni e
per i pazienti claustrofobici che non accetterebbero di sottoporsi ad una
RM con apparecchi ad alto campo, di solito, di tipo “chiuso” e con
magneti di tipo superconduttivo, che presentano un lungo tunnel.
In campo Veterinario la RM è ancora ai suoi albori, e quindi non è
considerato un esame di routine a causa dei costi elevati d‟installazione
30
e di gestione, della scarsa presenza sul territorio e della necessità
dell‟anestesia generale.
In letteratura esistono alcune segnalazioni di applicazione della RM sul
coniglio. Tuttavia, in questi lavori gli animali sono stati utilizzati come
modello sperimentale per dimostrare la farmacodistribuzione di alcune
particolari macromolecole nell‟occhio normale ed in quello dove,
sperimentalmente, era stata provocata un‟uveite (Goodie e Chang,
1999). Sebbene con tali studi si confermi anche per il coniglio la
possibilità di poter studiare in maniera approfondita non solo i
parametri morfometrici ma anche quelli funzionali, la RM resta una
tecnica ancora lontana da una possibile utilizzazione in campo clinico
routinario per la valutazione del globo oculare.
31
Figura 12- Aspetto RM in scansione verticale dell’occhio di un
coniglio. Si può notare l’aspetto piuttosto globoso del cristallino.
Legenda: lens=cristallino; ciliary process = processi ciliari; anterior
chamber = camera anteriore; posterior chambers = camera posteriore;
(modificato da Goodie e Chang,1999).
32
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (TC)
La TC è una tecnica di Diagnostica per Immagini basata sulla
misurazione dell‟attenuazione che subisce un fascio ultracollimato di
raggi X dopo aver attraversato un distretto anatomico. L‟attenuazione
viene misurata da rivelatori opposti al tubo radiogeno e che ruotano,
consensualmente a questo intorno al paziente. Le immagini TC sono
immagini di tipo tomografico (“fette” o “scansioni”) che, dopo essere
state elaborate da un computer, possono essere ulteriormente
“manipolate” (cosiddetto “post processing”) al fine di ottenere
immagini in cui siano più contrastati i tessuti molli o i tessuti duri o
ricostruzioni 3D, anche con falsi colori, per mettere in risalto aspetti o
caratteristiche particolari.
Sebbene utilizzi i raggi X come la Radiografia, la TC possiede una
risoluzione di contrasto notevolmente superiore e, quindi, permette lo
studio dei tessuti molli per i quali, spesso, la tecnica radiografica non è
in grado di fornire nessun tipo di informazione.
Le
immagini
TC,
a
differenza
di
quelle
RM,
sono
dette
monoparametriche perché riflettono informazioni basate solo sulla
densità delle strutture anatomiche studiate: le strutture più dense sono
rappresentate con toni di grigio chiari tendenti al bianco, mentre le
33
strutture meno dense sono rappresentate con toni di grigio più scuri
tendenti al nero. Le varie strutture anatomiche, quindi, vengono definite
iperdense, ipodense, isodense. Le densità tissutali sono misurate in
Unità Hounsfield (HU). L‟HU o numero TC è un valore adimensionale,
proporzionale alla densità del tessuto riferita a quella dell‟acqua a cui è
attribuito il valore 0. Valori negativi sono caratteristici del tessuto
adiposo e delle aree contenenti aria o gas; valori positivi diversi
corrispondono alle strutture muscolari, ai parenchimi, ai vasi e all‟osso.
La TC non è una tecnica di primo livello per lo studio del globo oculare
e
può
essere
considerata
come
tecnica
di
secondo
livello
particolarmente indicata per la valutazione dell‟orbita e dello spazio
retro-orbitale. In campo Veterinario, gli apparecchi TC sono
attualmente discretamente diffusi su tutto il territorio nazionale.
Tuttavia, la TC resta una tecnica relativamente costosa che, inoltre,
richiede il ricorso all‟anestesia generale.
34
Figura 13 – Esame tomografico della regione orbitale in una lepre.
Esistono pochissimi lavori sull‟utilizzo della TC per lo studio
dell‟occhio. Per il cane ed il gatto, in un lavoro di carattere generale,
viene descritta la tecnica e gli aspetti di alcune patologie, soprattutto
della cavità orbitale e dello spazio retro-orbitale (Penninck et al., 2001).
Esiste, inoltre, un lavoro sperimentale sugli aspetti anatomici TC
dell‟occhio di alcune specie di uccelli ottenuti mediante un apparecchio
microTC (Gumpenberger e Kolm, 2006). A nostra conoscenza, non
esistono segnalazioni riguardanti il coniglio.
35
ECOGRAFIA
L‟ecografia si basa sugli echi prodotti dagli ultrasuoni durante la loro
progressione nei tessuti. Dato che la migliore progressione dei suoni e
degli ultrasuoni avviene nei liquidi, l‟ecografia è una tecnica
particolarmente utile per lo studio dei tessuti molli.
Gli ultrasuoni utilizzati ai fini diagnostici hanno, in genere, frequenze
comprese tra 2 e 20 MHz. Gli ultrasuoni delle frequenze più basse
progrediscono fino a notevoli profondità (nell‟ordine di decine di
centimetri) senza subire significative attenuazioni ma, a causa della
lunghezza d‟onda maggiore, presentano una scarsa risoluzione spaziale,
per cui strutture o lesioni molto piccole vengono mal visualizzate o non
visualizzate affatto. Gli ultrasuoni a frequenze più elevate subiscono
una maggiore attenuazione negli strati superficiali e, quindi, hanno una
minore penetrazione in profondità. Di converso, però, le alte frequenze
presentano una elevatissima risoluzione spaziale per cui permettono
studi di strutture molto piccole.
Lo strumento che permette di emettere e di ricevere gli ultrasuoni è la
sonda ecografica. Esistono sonde di differenti frequenze e forme per
analizzare le diverse parti del corpo. L‟immagine ecografica è di tipo
tomografico, digitale e, soprattutto, dinamica, cioè, ci permette di
valutare anche le strutture o i tessuti in movimento (muscoli,
36
articolazioni, tubo digerente, sangue). La modalità di visualizzazione
più utilizzata è la modalità Brightness in Real Time (mode B-RT). È
possibile sfruttare l‟effetto Doppler per valutare i flussi ematici con
diverse modalità di visualizzazione: Color Doppler, Power Doppler,
Doppler Pulsato e Doppler Continuo.
Tutti gli organi costituiti da tessuti molli si prestano allo studio
ecografico: gli organi addominali, il cuore, i tessuti superficiali, le
strutture muscolo-tendinee. Le sue applicazioni si vanno estendendo
anche
a
organi
tradizionalmente
considerati
non
valutabili
ecograficamente quali l‟apparato respiratorio e il sistema scheletrico.
L‟immagine ecografica è in scala di grigi: le zone più chiare
corrispondono a organi o tessuti, dove avvengono un grande numero di
riflessioni, le zone scure corrispondono a organi o tessuti nei quali le
riflessioni sono ridotte. Quindi, il bianco è definito iperecogeno o
iperriflettente, i grigi intermedi ecogeno, isoecogeno, i grigi scuri
ipoecogeni, il nero anecogeno. L‟ecogenicità di un organo è valutata
facendo un confronto con le strutture vicine.
Oltre alla sonda, un apparecchio ecografico è costituito da un‟unità
centrale di amplificazione ed elaborazione degli echi, da una tastiera
alfanumerica, con la quale si possono immettere i dati del paziente,
37
brevi annotazioni nelle immagini e regolare l‟apparecchio, infine,
alcune periferiche quali il monitor, sul quale si visualizzano le
immagini, la stampante, un videoregistratore DVD o a cassetta.
L‟esame ecografico del globo oculare può essere eseguito utilizzando il
modo A (amplitude mode) che visualizza gli echi mediante picchi su un
piano cartesiano, (Fig. 14): l‟asse verticale (Y) rappresenta l‟ampiezza
dell‟ultrasuono, mentre l‟asse orizzontale (X) rappresenta il tempo
trascorso in microsecondi, ossia la distanza dalla sonda dell‟interfaccia
che ha generato l‟eco. Questa modalità di visualizzazione degli echi,
sebbene ancora ritenuta da alcuni come la migliore per le valutazioni
puramente biometriche dell‟occhio (lunghezze dei vari spessori e
diametri) (Hamizada e Ousobeni,1999), da altri autori viene considerata
sovrapponibile se non migliore della modalità B-RT (Cottrill et al.,
1989). D‟altra parte, fatta eccezione per l‟ambito ultraspecialistico
umano, gli apparecchi ecografici attrezzati con questo tipo di sonde
sono rari e, di fatto, questa modalità è obsoleta e caduta in disuso.
38
Figura 14 – Esempio di esame ecografico dell’occhio eseguito in
modalità A (modificato da Hamidzada e Osuobeni, 1999).
L‟altra modalità di studio ecografica è il modo B-RT (brightness mode
in real time). Con questa modalità le strutture anatomiche vengono
rappresentate in maniera più o meno fedele a seconda della frequenza
della sonda utilizzata: maggiore è la frequenza, maggiore sarà la
39
risoluzione spaziale. Data la posizione superficiale e le dimensioni
ridotte del globo oculare, uno studio adeguato richiede l‟uso di sonde ad
alta frequenza (≥10 MHz).
Solitamente, è richiesta la preventiva applicazione di un collirio
anestetico di superficie e, successivamente, gel di accoppiamento
sterile. La sonda viene, quindi, applicata direttamente sulla superficie
corneale evitando di esercitare pressioni eccessive che altererebbero in
maniera significativa le dimensioni oculari, in particolare la profondità
della camera anteriore e, quindi, l‟asse polare del globo. In genere, è
possibile ed è preferibile effettuare lo studio sui pazienti svegli. In
questo modo si evitano effetti indesiderati quali la reclinazione del
bulbo oculare e/o la riduzione della pressione intraoculare che possono
interferire con lo studio ecografico. Quando il contenimento
farmacologico è indispensabile, vanno utilizzati protocolli quali quelli
dissociativi che non determinano modificazioni significative sia della
posizione che della pressione.
Ecograficamente, la cornea appare come due linee iperecogene parallele
molto ravvicinate alla porzione prossimale dell‟immagine, separate da
una sottile linea ipo-anecogena che rappresenta lo stroma. Utilizzando
sonde ad altissima frequenza è possibile discernere le componenti
40
ultrastrutturali della cornea quali l‟epitelio di rivestimento, la zona
stroma e la membrana basale (Fig. 15 e 16).
Figura 15 - Aspetto ecografico dell’occhio di una lepre ottenuto con
sonda lineare a 13 MHZ confrontata con un disegno schematico: 1 =
cornea; 2 = camera anteriore; 3 = corticale anteriore del cristallino; 4
= corpo ciliare; 5 = iride; 6 = corticale posteriore del cristallino; 7 =
corpo vitreo; 8 = fondo retinico; frecce nere = nervo ottico.
41
Figura 16 - Cornea di gatto visualizzata con sonda ecografica ad
altissima frequenza (55 MHz). Si possono riconoscere l’epitelio (1), lo
stroma (2) e la membrana basale (3). La corticale anteriore del
cristallino appare più profondamente e sdoppiata (4).
La camera anteriore è posta subito posteriormente alla cornea e
anteriormente alla cristalloide anteriore, ed appare come un‟area
completamente anecogena.
L‟iride è visibile con una certa difficoltà subito antero-lateralmente alla
cristalloide anteriore; la sua visibilità è anche in funzione del grado di
apertura o chiusura del forame pupillare. L‟iride è ecogena/iperecogena,
42
sottile, a sezione tringolare e profili lievemente corrugati. Alla base
dell‟iride possono essere visualizzati i corpi ciliari come una regione
triangolare ecogena. La cristalloide anteriore del cristallino appare
come una struttura curvilinea, a convessità anteriore, iperecogena (Fig.
17). Durante le scansioni ecografiche, è possibile visualizzarne solo le
porzioni che, geometricamente, sono più perpendicolari al fascio di
ultrasuoni: quindi, per una sua completa esplorazione è necessario
orientare la sonda secondo molteplici angolature.
Figura 17 - Aspetto ecografico con relativa rappresentazione
schematica, della porzione anteriore dell’occhio di lepre: 1 = cornea; 2
= angolo irido-corneale; 3 = iride; 4 = cristalloide anteriore; 5 =
camera posteriore; 6 = corpo ciliare; 7 = cristalloide posteriore.
Il parenchima della lente, normalmente, è completamente anecogeno,
per cui risulta visibile solo la cristalloide posteriore che appare come un
43
linea iperecogena curva, a convessità posteriore. Anche per la visibilità
della cristalloide posteriore valgono le considerazioni fatte per
l‟anteriore.
Il corpo vitreo appare come una regione completamente anecogena
posta tra la cristalloide posteriore ed il fondo retinico. Nel cane e nel
gatto è descritta la possibilità che, in soggetti normali, sia visibile una
linea ecogena posta tra la cristalloide posteriore ed il fondo retinico
dovuta alla persisteza di residui dell‟arteria ialoidea.
Il fondo retinico è solitamente iperecogeno e a superficie regolare. In
alcuni casi è possibile evidenziare la papilla ottica come una regione
maggiormente ecogena e lievemente depressa rispetto alle porzioni
circostanti. Non sempre è possibile apprezzare lo spessore delle varie
tuniche del globo oculare a causa di artefatti da riverbero e da riduzione
della risoluzione spaziale assiale nelle porzioni più profonde
dell‟occhio.
Nella regione retrobulbare, è possibile riconoscere il grasso del
cuscinetto, che appare iperecogeno, il nervo ottico che appare come una
struttura lievemente ipoecogena ad andamento spiroidale, ed i muscoli
oculo-estrinseci che appaiono come delle bande ipoecogene ad
andamento divergente. Se l‟apparecchio è provvisto di scheda Doppler
44
con il colore, è possibile evidenziare le principali strutture vascolari
(arteria oftalmica posteriore, vasi della coroide, ecc.),(Fig. 18),
(Bertoni,Brunetti,Pozzi; 2005, Mattoon e Myland; 1995).
Figura 18 – Eco-Color Doppler della regione retrobulbare di un occhio
di lepre. Colorate di rosso si evidenziano l’arteria oftalmica ed un vaso
della coroide.
45
PARTE SPERIMENTALE
46
INTRODUZIONE
La scarsità di dati specifici per i leporidi e la progressiva diffusione di
questi animali, in particolare le razze nane, come nuovi pet ci ha spinto
ad intraprendere il presente studio.
Nella maggior parte degli studi pubblicati le misurazioni biometriche
oculari sono state effettuate utilizzando la modalità A (Freyler et al.,
1976; Bozkir et al., 1997; Liu e Farid, 1998) o associando la modalità A
ad altre tecniche di misurazione non ecografiche quali il riflettometro
ottico a bassa coerenza (Schulz et al., 2003).
In un lavoro, le misurazioni sono state effettuate sugli occhi espiantati
utilizzando un calibro e in associazione all‟esame ultrasonografico ad
altissima frequenza delle porzioni anteriori dell‟occhio (Werner et al.,
2006).
Pochissimi lavori hanno cercato di caratterizzare nei conigli i dati
flussimetrici oculari, quali l‟Indice di Resistività (Abdallah et al., 2010).
In nessun lavoro sono stati indagati i conigli di razza nana o le lepri.
Pertanto, lo scopo della tesi è stato quello di fornire un contributo
casistico sui dati biometrici oculari di conigli sia di razze da carne che
nane e, in via preliminare, delle lepri selvatiche.
47
MATERIALI E METODI
Lo studio è stato condotto, in maniera prospettica, su un campione di
conigli e su uno di lepri. In una prima fase è stata effettuata una
revisione della letteratura sull‟argomento ed è stato disegnato il
protocollo di studio ecografico. Gli studi ecografici sono stati eseguiti
in più sessioni a partire da aprile 2010.
Il campione dei conigli era composto da 13 animali, 6 soggetti di razza
nana e 7 di razza da carne, ibridi commerciali derivanti da incroci di
New Zealand, Californiano, Fulvo di Borgogna e Blu di Vienna.
Il sottogruppo dei conigli nani era formato da 5 maschi e 1 femmina, di
età media di 3,5 anni con range da 1 a 7 anni e peso medio di 1,68 kg
con range compreso tra 1,1 kg e 2,7 kg.
Il sottogruppo dei conigli “da carne” era composto da 6 femmine e 1
maschio, di età media di 4 mesi con range da 3 a 6 mesi e peso medio di
1,67 kg con range compreso tra 1,3 kg e 2,6 kg.
48
Figura 19 – Coniglio: contenimento per l’esecuzione dell’esame
ecografico.
Le ecografie sono state effettuate con un apparecchio GE mod.
Logiq400MD equipaggiato con sonda lineare ad alta frequenza (1113MHz). Tutti gli studi effettuati sui conigli sono stati eseguiti sul
paziente sveglio, contenuto manualmente da un aiuto o dal proprietario
e senza preventiva applicazione di anestetico locale di superficie (Fig.
19). Pertanto, nei conigli, gli studi erano tutti transpalpebrali (Fig. 20).
Tale scelta scaturiva dal fatto che trattandosi di soggetti di proprietà o,
comunque, da reddito, si volevano evitare i rischi connessi al
contenimento farmacologico.
49
Figura 20 – Esecuzione dell’esame ecografico su un coniglio.
Il gruppo delle lepri era costituito da 4 soggetti, 3 femmine ed 1
maschio, della presumibile età di 6 mesi e peso medio 2,25 kg, con
range tra 2,10 e 2,40 kg. A causa della loro maggiore irrequietezza e
stressabilità, per l‟esecuzione dell‟esame ecografico è stato necessario
ricorrere alla narcosi ottenuta con un protocollo dissociativo per evitare
la retrazione e la reclinazione del globo oculare. L‟anestesia veniva
indotta con la somministrazione e.v. di una miscela costituita, per ogni
millilitro, da 1
mg
di
Acepromazina maleato, 0,5
mg
di
Dexmedetomidina cloridrato e 40 mg di Ketamina cloridrato, in
rapporto volumetrico di 1:1:8, alla dose di 0,15 ml/kg; se necessario, si
somministravano boli aggiuntivi di 0,15 ml i.m. Pertanto, nel gruppo
50
delle lepri lo studio del globo oculare è stato quasi sempre trans
corneale, (Fig. 21).
Figura 21 – A - Contenimento e induzione di una lepre. B – Lepre in
narcosi: è evidente la posizione centrale e la midriasi del globo
oculare.
Durante l‟esame ecografico sono stati registrati una serie di parametri
biometrici e funzionali: lo spessore della cornea (M1); la profondità
camera anteriore (M2); il diametro antero-posteriore del cristallino
(M3); la profondità del corpo vitreo (M4); la lunghezza dell‟asse polare
del globo oculare (M5); l‟Indice di Resistività dell‟arteria oftalmica
posteriore (M6); la frequenza cardiaca (M7), (Fig. 22 e 23).
51
Figura 22 - Rappresentazione schematica delle misure oculari rilevate
in corso di esame ecografico. M1 = spessore della cornea; M2 =
profondità camera anteriore; M3 = diametro antero-posteriore del
cristallino; M4 = profondità del corpo vitreo; M5 = lunghezza
dell’asse polare del globo oculare.
52
Figura 23 – Rilevazioni Doppler. A - Misurazione dell’Indice di
Resistività (I.R.): i puntatori sono posti sul picco massimo e minimo del
tracciato Doppler Pulsato (frecce). B - Misurazione della frequenza
cardiaca: i puntatori sono posti in modo da comprendere 3 cicli
(frecce).
Dai dati così ottenuti, è stata calcolata la media (±Dev. St.), il minimo e
il massimo. È stato calcolato anche il rapporto tra il diametro anteroposteriore del cristallino e l‟asse polare del globo oculare. Tutti i dati
biometrici sono stati sottoposti a confronto tra i gruppi “conigli” e
“lepri” e, nell‟ambito dei conigli, tra razze e tra sesso utilizzando
l‟analisi della varianza ad una via (ANOVA). Gli stessi dati sono stati
correlati all‟età e al peso utilizzando l‟Indice di dispersione di Pearson.
A causa dell‟estrema esiguità ed omogeneità del gruppo delle lepri, la
53
valutazione di eventuali correlazioni tra le misure biometriche e l‟età o
il peso, è stata limitata ai soli conigli. Il limite di significatività era
posto per P<0,05.
54
RISULTATI
Su tutti i conigli è stato possibile effettuare l‟esame ecografico senza
particolari difficoltà, grazie alla reazione di paralisi che in questi
animali spesso consegue alle situazioni di stress. Naturalmente, in
queste condizioni, tutti gli studi sono stati effettuati per via
transpalpebrale. Nelle lepri, dove era necessario ricorrere alla narcosi,
lo studio veniva, invece effettuato per via transcorneale. Da un punto di
vista della qualità delle immagini, sebbene soprattutto all‟inizio
dell‟esame, per via transpalpebrale, la presenza dei peli e dell‟aria tra
essi intrappolata determinava una grave degradazione dell‟immagine,
già dopo pochi secondi, appena il gel si distribuiva più omogeneamente
e profondamente sulla parte, la qualità delle immagini migliorava
nettamente diventando paragonabile a quella ottenuta con gli studi
transcorneali (Fig. 24). Solo la superficie corneale e la cornea
rimanevano meglio definite negli studi transcorneali.
55
Figura 24 – Esame ecografico del globo oculare. A - Studio transpalpebrale. B - Studio trans-corneale.
Per quanto riguarda le misure biometriche ottenute, è possibile
affermare che le dimensioni complessive dei globi oculari erano
maggiori nelle lepri rispetto ai conigli e, nell‟ambito di questi ultimi,
nei soggetti nani rispetto a quelli da carne (Tabella 1). I diametri della
camera anteriore e del corpo vitreo non erano statisticamente diversi tra
le razze di conigli ma significativamente inferiori nei conigli rispetto
alle lepri. Un dato particolare è quello relativo al diametro anteroposteriore del cristallino che è risultato significativamente maggiore nei
conigli nani sia rispetto ai conigli da carne sia rispetto alle lepri. Anche
il rapporto tra il diametro del cristallino e l‟asse polare era
56
significativamente più elevato nei conigli nani. Lo spessore della
cornea, invece, non risultava significativamente diverso tra le specie e
tra le razze. L‟IR non era statisticamente diverso tra le razze dei conigli,
mentre, nelle lepri era significativamente più elevato. La frequenza
cardiaca era più elevata nei conigli da carne, mentre era più bassa nelle
lepri. Nei confronti tra i gruppi di conigli divisi per genere, la loro
particolare composizione (i conigli nani quasi tutti maschi, quelli da
carne quasi tutti femmine) ha prodotto risultati analoghi a quelli ottenuti
nei confronti tra le razze, (Tabella 2).
Per quanto riguarda la correlazione tra le misure oculari e il peso o l‟età
dei soli conigli, una discreta correlazione è stata rilevata tra l‟età e il
diametro del cristallino quando si considera tutto il campione dei
conigli (Tabella 3). Tale correlazione, tuttavia, scompare se si
considerano le razze separatamente, diventando addirittura negativa nel
caso dei conigli da carne (Grafico 1, 2 e 3). Lo stesso discorso è, in
parte, valido per l‟asse polare del globo oculare per il quale, però,
permane una significativa correlazione positiva nel gruppo dei conigli
nani (Grafico 4, 5 e 6). Considerando il peso, solo lo spessore della
cornea, nei conigli nani, presenta una discreta correlazione negativa
(Grafico 7). Per tutte le altre misure, il grado di correlazione è risultato
basso e, quindi, non significativo.
57
Tutti i conigli
Conigli nani
Conigli da carne
Lepri
Media (±D.S.)
Min/Max
Media (±D.S.)
Min/Max
Media (±D.S.)
Min/Max
Media (±D.S.)
Min/Max
Peso (kg)
1,68 (±0,53)
1,10/2,70
1,68 (±0,52)
1,10/2,70
1,67(±0,56)
1,10/2,50
2,25 (±0,12)
2,10/2,40
Età (anni)
1,79 (±2,15)
0,25/7
3,47 (±2,19)
1/7
0,36 (±0,13)
0,25/0,50
0,58 (±0,09)
0,50/0,70
M1
0,59 (±0,07)
0,50/0,70
0,59 (±0,08)
0,50/0,70
0,59 (±0,07)
0,50/0,70
0,61 (±0,16)
0,40/0,90
M2
2,05 (±0,26)
1,40/2,50
2,01 (±0,27)
1,40/2,40
2,09 (±0,25)
1,40/2,50
2,59 (±0,35)
2,10/3,05
M3
6,68 (±1,14)
5,30/8,70
7,83 (±0,42)
7,20/8,70
5,70 (±0,28)
5,30/6,20
6,59 (±0,53)
5,80/7,10
M4
6,52 (±0,67)
5/8,60
6,43 (±0,84)
5/8,60
6,60 (±0,50)
5,50/7,40
8,19 (±0,33)
7,70/8,60
M5
15,87 (±1,01)
14,20/17,50
16,80 (±0,45)
15,90/17,50
15,08 (±0,57)
14,20/16,10
17,91 (±0,89)
16,40/18,80
M6
0,50 (±0,10)
0,30/0,70
0,54 (±0,09)
0,39/0,70
0,47 (±0,10)
0,30/0,59
0,69 (±0,09)
0,61/0,83
M7
196,06 (±34,27)
119/253
175,75 (±33,82)
119/215
207,67 (±29,70)
166/253
110,14 (±11,92)
95/127
41,88(±1,58)
34,05/52,41
46,64(±2,51)
43,37/52,41
37,80(±1,91)
34,05/41,10
36,75(±1,58)
33,52/37,97
Lente/asse
Tabella 1 – Valori medi (±Deviazione Standard) del peso, dell’età e delle misurazioni oculari effettuate. Legenda: M1
= spessore cornea (mm); M2 = profondità camera anteriore (mm); M3 = diametro antero-posteriore del cristallino
(mm); M4 = profondità corpo vitreo (mm); M5 = lunghezza asse polare del globo oculare (mm); M6 = Indice di
Resistività; M7 = frequenza cardiaca (bpm); Lente/asse = rapporto tra diametro antero-posteriore del cristallino e
asse polare del globo moltiplicato per 100.
58
Conigli vs. Lepri
Nani vs. da Carne
Nani vs. Lepri
Da Carne vs. Lepri
Maschi vs. Femmine
M1
0,59961
0,96783
0,70743
0,66269
0,57103
M2
0,00004
0,41618
0,00054
0,00080
0,41617
M3
0,82186
0,00001
0,00001
0,00004
0,00011
M4
0,00001
0,53785
0,00003
0,00001
0,87460
M5
0,00001
0,00001
0,00165
0,00001
0,00144
M6
0,00006
0,09909
0,00190
0,00009
0,94901
M7
0,00001
0,03184
0,00031
0,00001
0,60260
Lente/asse
0,00781
0,00001
0,00001
0,20377
0,00019
Tabella 2 – Analisi della varianza ad una via (ANOVA). Valori di P dei confronti fra i vari gruppi del campione (limite
di significatività P<0,05). Legenda: M1 = spessore cornea; M2 = profondità camera anteriore ; M3 = diametro
antero-posteriore del cristallino; M4 = profondità corpo vitreo; M5 = lunghezza asse polare del globo oculare; M6 =
Indice di Resistività; M7 = frequenza cardiaca; Lente/asse = rapporto tra diametro antero-posteriore del cristallino e
asse polare del globo moltiplicato per 100. In grassetto i valori statisticamente significativi.
59
Correlazione con età
Correlazione con peso
Tutti i conigli
Conigli da carne
Conigli nani
Tutti i conigli
Conigli da carne
Conigli nani
M1
0,006
0,002
0,022
0,116
0,001
0,465
M2
0,035
0,032
0,411
0,011
0
0,071
M3
0,612
0,439
0,270
0.006
0,261
0
M4
0
0,479
0,049
0,008
0
0,017
M5
0,571
0,377
0,437
0,006
0,003
0,070
M6
0
0,106
0,359
0,113
0,097
0,182
M7
0.174
0,003
0,010
0,031
0,036
0,102
Tabella 3 – Indice di correlazione di Pearson. Valori di R2 dei dati biometrici oculari correlati all’età e al peso sul
campione dei conigli in toto e diviso per razza. Legenda: M1 = spessore cornea; M2 = profondità camera anteriore ;
M3 = diametro antero-posteriore del cristallino; M4 = profondità corpo vitreo; M5 = lunghezza asse polare del globo
oculare; M6 = Indice di Resistività; M7 = frequenza cardiaca.
60
Tutti i conigli
cristallino/età
10,0
9,0
8,0
7,0
6,0
R 2 = 0,612
mm
5,0
4,0
3,0
2,0
1,0
0,0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
Anni
Grafico 1 – Correlazione tra diametro del cristallino ed età in tutto il
campione dei conigli.
Conigli nani
cristallino/età
10,0
9,0
8,0
7,0
6,0
R 2 = 0,270
mm
5,0
4,0
3,0
2,0
1,0
0,0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
anni
Grafico 2 – Correlazione tra diametro del cristallino ed età nel gruppo
dei conigli nani.
61
Conigli da carne
Cristallino/età
6,3
6,2
6,1
R2 = 0,439
6,0
5,9
mm5,8
5,7
5,6
5,5
5,4
5,3
5,2
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
anni
Grafico 3 – Correlazione tra diametro del cristallino ed età nel gruppo
dei conigli da carne.
Tutti i conigli
asse/età
20,0
18,0
16,0
14,0
12,0
mm
10,0
R 2 = 0,571
8,0
6,0
4,0
2,0
0,0
0
1
2
3
4
5
6
7
8
anni
Grafico 4 – Correlazione tra asse del globo oculare ed età in tutto il
campione dei conigli.
62
Conigli nani
asse/età
17,6
17,4
17,2
17,0
mm16,8
16,6
R 2 = 0,437
16,4
16,2
16,0
15,8
0
1
2
3
4
5
6
7
8
anni
Grafico 5 – Correlazione tra asse del globo oculare ed età nel gruppo
dei conigli nani.
Conigli da carne
Asse/età
16,5
R 2 = 0,377
16,0
15,5
mm
15,0
14,5
14,0
0,0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
anni
Grafico 6 – Correlazione tra asse del globo oculare ed età nel gruppo
dei conigli da carne.
63
Conigli nani
cornea/peso
0,8
0,7
0,6
0,5
mm
0,4
R 2 = 0,465
0,3
0,2
0,1
0,0
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
kg
Grafico 7 – Correlazione tra spessore della cornea e il peso nel gruppo
dei conigli nani.
64
DISCUSSIONE
Come abbiamo detto nell‟introduzione della parte sperimentale, quasi
tutti i dati biometrici oculari sul coniglio sono stati ottenuti utilizzando
la modalità A. Alcuni autori affermano che tale modalità sia superiore
alla modalità B-RT per la valutazione delle distanze (Hamidzada e
Osuobeni, 1999). Tuttavia, in altri lavori condotti sul cane (Cattrill et
al., 1989; Williams, 2004) si è dimostrato che non ci sono differenze
statisticamente significative tra le misurazioni ottenute con le due
modalità ecografiche. D‟altra parte, nello stesso studio in cui si
evidenziava una maggiore precisione della modalità A (Hamidzada e
Osuobeni, 1999) le differenze tra le misurazioni, in termini assoluti,
sono da considerare trascurabili perché nell‟ordine di poche decine di
micron. Con queste premesse, e data la non disponibilità di
un‟attrezzatura ecografica per la modalità A, nel nostro studio è stato
impiegato un apparecchio ecografico per uso generale dotato, però, di
sonda ad alta frequenza.
Il dati del nostro lavoro sono da considerare interessanti, soprattutto alla
luce delle scarse informazioni sui leporidi presenti in letteratura. Infatti,
da un‟ approfondita revisione della letteratura riguardante tutte le specie
finora oggetto di studi di biometria ecografica oculare, è risultato che, a
fronte di molti studi, ad esempio, sull‟occhio del cavallo (Tanimora,
65
1977; Mandelman e Sivak, 1983; Grinniger et al., 2010; Roger et al.
1986), dei bovini (Freeman 1963; Prince et al. 1960; Potter et al., 2008;
El-Maghraby 1995), delle pecore (Prince et al. 1960; El-Maghraby
1995), delle capre (Ribeiro et al. 2009) dei cani (Williams 2004; Cottril
et al. 1989; Prince et al. 1960;), dei gatti (Carrington e Woodward 1986;
Vakkur e Bishop 1963), del furetto (Hernandez-Guerra et al., 2007), del
ratto (Schulz et al. 2003), del topo (Schulz et al. 2003), di varie specie
di uccelli (Gumpenberger e Kolm, 2006), dei dromedari (Hamidzada e
Osuobeni, 1999) e, addirittura, del capibara (Montiani-Ferreira et al.
2008), sul coniglio, come abbiamo già detto in precedenza, esistono
poche segnalazioni e quasi tutte effettuate in modalità A (Freyler et al.,
1976; Bozkir et al., 1997; Liu e Farid, 1998).
Le misure delle strutture oculari da noi considerate sono risultate simili
a quelle riportate in letteratura (Liu e Farid, 1998; Bozkir, 1997),
sebbene i valori presenti in letteratura siano stati ottenuti, come
abbiamo detto, in modalità A. Secondo Hamidzada e Osuobeni (1999),
le misurazioni in modalità B sono meno precise di quelle ottenute in
modalità A e, in particolare, la modalità B tenderebbe a sovrastimare le
strutture più vicine (cornea e profondità della camera anteriore) e a
sottostimare quelle più profonde (cristallino, corpo vitreo e asse polare).
In effetti, confrontando i nostri dati con quelli degli altri due lavori
66
disponibili (Liu e Farid, 1998; Bozkir, 1997) possiamo notare che in un
caso essi sono complessivamente sovrastimati, nell‟altro sottostimati.
La composizione del campione è però diversa, non essendo presenti
soggetti di razza nana nei due lavori sopra citati. Tuttavia, anche
estrapolando dal nostro campione i dati riferiti agli ibridi di razze da
carne, simili a quelli utilizzati nei due predetti lavori, la dicotomia
permane. Non è chiaro, perciò, se le affermazioni di Hamidzada e
Osuobeni (1999) siano di carattere generale o se riferibili alle particolari
condizioni di esecuzione del loro protocollo d‟indagine. D‟altra parte,
sebbene lo spessore medio della cornea nel nostro campione sia
effettivamente più elevato rispetto a quello riportato in letteratura
(Schulz et al., 2003; Doughty, 1994), dati preliminari ottenuti con sonde
ad altissima frequenza sul gatto, (Fig. 25), che presenta dimensioni
oculari complessive simili al coniglio, sembrano più vicini alle
misurazioni da noi ottenute (media gatto 0,65 mm, 0,59 e 0,61 mm
rispettivamente nei conigli e nelle lepri del nostro campione) che a
quelle riportate da Schulz et al. (0,36 mm) e da Doughty (da 0,30 a
0,46 mm) (comunicazioni personali del prof. Leonardo Meomartino).
67
Figura 25 – Ecografia ad altissima frequenza della cornea di un gatto.
La cornea misura 0,67 mm (freccia).
Lo spessore della cornea, tuttavia, non cambia in maniera significativa
nei conigli, nani e da carne, e nelle lepri (Tabella 1 e 2).
Le dimensioni che, invece, sono risultate diverse tra i conigli e le lepri
o, anche, tra i conigli nani e i conigli da carne, sono l‟asse polare del
globo oculare, il diametro antero-posteriore del cristallino e la
profondità del corpo vitreo (Tabella 1). Le dimensioni complessive del
globo sono progressivamente maggiori a partire dai conigli da carne,
seguiti dai conigli nani e, quindi, dalle lepri. Le dimensioni del diametro
68
antero-posteriore del cristallino, però, non seguono le proporzioni
complessive del globo: infatti, il cristallino risulta più spesso nei conigli
nani anche rispetto alle lepri, che hanno un globo oculare più grande, ed
il rapporto tra il suo diametro e l‟asse polare è maggiore nei conigli
nani, mentre è praticamente identico nei conigli da carne e nelle lepri,
(Tabella 1). È evidente che il cristallino, già piuttosto globoso nei
leporidi, lo è ancora di più nei conigli nani.
Per quanto riguarda l‟Indice di Resistività, i nostri dati non possono
essere confrontati con quelli presenti in letteratura (Abdullah et al.,
2010) perché questi sono stati rilevati su una branca dell‟arteria
oftalmica (branca dell‟arteria retinica) e presentano valori medi più
bassi dei nostri, calcolati sull‟arteria oftalmica posteriore: 0,35 contro
0,50 (nei conigli) o 0,69 (nelle lepri). Invece, è possibile notare che,
mentre non esistono differenze statisticamente significative tra i valori
del IR tra le razze o tra i sessi nei conigli, i valori medi nelle lepri sono
significativamente più alti (Tabella 1 e 2). Questo dato potrebbe essere
collegato al fatto che le lepri erano narcotizzate con una miscela
contenente la ketamina cloridrato che, notoriamente, tra i vari effetti
collaterali, determina un aumento della pressione intraoculare. Di
conseguenza, si ha un aumento della resistenza al flusso arterioso.
69
Anche per quanto riguarda la frequenza cardiaca è possibile notare una
significativa differenza tra i conigli e le lepri, con una frequenza più
bassa in questi ultimi, e una frequenza leggermente superiore nei
conigli da carne rispetto ai nani, (Tabella 1 e 2). La bradicardia nelle
lepri è verosimilmente legata all‟anestesia: in questo caso, nella
miscela, oltre alla ketamina cloridrato, che ha un lieve effetto
tachicardizzante, sono presenti anche l‟acepromazina maleato e la
dexmedetomidina cloridrato, ambedue principi attivi marcatamente
bradicardizzanti che evidentemente sovrastano e, in parte, annullano
l‟effetto della ketamina. Anche tra i conigli nani e quelli da carne è
risultata una differenza significativa con una frequenza più elevata nei
conigli da carne. Evidentemente, mentre i soggetti da carne hanno una
scarsa dimestichezza con gli esseri umani e con le loro manipolazioni, i
conigli nani, essendo dei pet, sono più abituati e perciò si spaventano di
meno quando sono sottoposti a indagini strumentali.
A differenza di quanto riportato da Doughty (1994), che metteva in
evidenza una relazione tra l‟aumento del peso e dell‟età e l‟aumento di
diametro e spessore corneale, nel nostro campione di conigli, i dati
relativi all‟Indice di dispersione di Pearson sono tutti piuttosto ambigui
o, comunque, non univoci. Infatti, i valori più elevati della R2 sono
quelli relativi al diametro antero-posteriore del cristallino e all‟asse
70
polare del globo oculare rispetto all‟età dei conigli: quando si considera
l‟intero campione dei conigli, la correlazione è significativamente
positiva, con i valori oculari che tendono a crescere con l‟età (Grafico 1
e 4). In effetti, se si osserva con attenzione la distribuzione dei dati, è
possibile notare che è presente un gruppo di valori, nella parte sinistra
del piano cartesiano, che tende a spostare l‟origine della retta di
regressione verso il basso e, quindi, ad aumentarne la pendenza. I
valori, responsabili di questo particolare comportamento della retta di
regressione, sono tutti appartenenti ai conigli da carne. Se si estrapolano
i dati relativi alle razze, si ottiene che, mentre, il grado di correlazione
nei conigli nani tende a ridursi drasticamente per il diametro del
cristallino, esso si mantiene significativo nei conigli da carne ma con
una correlazione negativa, cioè, come se le dimensioni oculari si
riducessero al crescere dell‟età, (Grafico 3 e 6). Nei conigli da carne, la
stranezza
del
comportamento
delle
dimensioni
oculari,
che
apparentemente diminuiscono al crescere dell‟età, potrebbe essere
giustificata da almeno due cause: a) i dati relativi all‟età erano errati; b)
nell‟ambito dei conigli da carne, erano presenti due ibridi di dimensioni
differenti e, quello di età minore, presentavano le dimensioni maggiori.
Purtroppo, data la provenienza dei soggetti, nessuna delle due ipotesi
71
può essere scartata ed i nostri tentativi di ottenere informazioni più
precise sono andati a vuoto.
Altra correlazione “assurda” è quella tra lo spessore della cornea ed il
peso nei conigli nani: secondo i nostri dati, lo spessore dovrebbe ridursi
all‟aumentare del peso, (Grafico 7). È evidente che il dato sia viziato da
probabili errori insiti o nella misurazione ecografica o nel campione
troppo ridotto ed eterogeneo.
Un discorso a parte merita la correlazione dell‟asse polare con l‟età,
sempre nei conigli nani, nei quali si manifesta un allungamento
dell‟asse all‟aumentare dell‟età, (Grafico 5). Se vero, questo dato
evidenzierebbe in queste razze il verificarsi di alterazioni del globo
oculare che potrebbero comportare, analogamente all‟uomo, difetti
nella visione (miopia?). Naturalmente, anche questa correlazione
potrebbe essere viziata da errori quali imprecisioni nelle misurazioni,
campione troppo piccolo o disomogeneo. Sicuramente, sono necessari
ulteriori dati per cercare di chiarire i dubbi relativi alla presenza di
possibili correlazioni con l‟età o con il peso.
Un‟ultima considerazione circa i risultati ottenuti nei confronti fra i
sessi nei conigli: come è possibile notare dalla Tabella 2, la
significatività è spesso sovrapponibile a quella dei confronti tra le razze.
Questo comportamento si può facilmente spiegare osservando la
72
composizione del campione dei conigli: in effetti, i conigli nani sono
tutti maschi ad eccezione di uno, i conigli da carne sono tutte femmine
tranne uno. Di fatto, quando si effettua il confronto tra i sessi si
continua a confrontare le razze.
73
CONCLUSIONI
L‟esame ecografico in modalità B-RT è utile e facilmente eseguibile sui
conigli anche da svegli. Nelle lepri è necessario ricorrere a un
contenimento farmacologico.
Le dimensioni oculari da noi ottenute, sono in parte sovrapponibili a
quelle riportate in letteratura, sebbene queste ultime siano state ottenute
in gran parte con la modalità A.
I globi oculari delle lepri sono più grandi di quelli dei conigli e, fra
questi, i globi oculari dei conigli nani sono più grandi di quelli dei
conigli da carne. Invece, il cristallino è più globoso e con un rapporto
maggiore rispetto all‟asse polare nei conigli nani.
Il contenimento farmacologico determina un significativo aumento
dell‟Indice di Resistività e una significativa riduzione della frequenza
cardiaca.
I nostri dati non permettono di evidenziare correlazioni certe, positive o
negative, tra i dati biometrici oculari e l‟età o il peso.
74
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