Associazione Culturale
L’ARTEFICIO
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NOVITÀ ASSOLUTA!!!
Un’occasione importante per chiunque voglia visitare un sito ancora sconosciuto
che non è accessibile al grande pubblico, come tanti ve ne sono a Roma.
La scoperta attraverso l'ausilio di archeologi, del valore storico,
archeologico e artistico di questo tesoro nascosto. La possibilità
di porgerlo non soltanto agli appassionati, ma anche a chi
vuole scoprire una nuova testimonianza della Roma Antica.
DOMUS ROMANA
SOTTO IL MONASTERO E LA CHIESA
DI SANTA SUSANNA
Via XX Settembre 14 - Roma
VISITE GUIDATE CONDOTTE DA ARCHEOLOGO
E CON PERMESSO SPECIALE IN ESCLUSIVA
LA DOMUS ROMANA
SOTTO IL MONASTERO E
LA CHIESA DI SANTA SUSANNA
I sotterranei di Santa Susanna sono stati scavati in fasi diverse; una parte di
essi è stata scoperta nel 1830 e vi si accedeva fino a poco tempo fa dalla
cripta; a questi scavi si sono aggiunti quelli effettuati nel 1938, del 1990 in
occasione del restauro delle cantine effettuato dalle monache e poi soprattutto quelli degli ultimi anni 2000 promossi da Padre Domenico Lino Pacchierini e che hanno permesso di riportare alla luce una porzione dei sotterranei molto ampia fino ad allora totalmente sconosciuta
Le origini del sito sono antichissime: nato come chiesa paleocristiana nel
280, diventò luogo di culto dedicato ai cristiani nel 330. La Chiesa fu costruita sulle case di Caio e Gabinio, zio e padre della martire Susanna e cugini di Diocleziano, tanto da meritarsi nel quarto secolo il toponimo di
"ad duas domos" ("alle due case"). Secondo la
tradizione Susanna rifiutò come sposo il figlio
adottivo di Diocleziano, Massimiliano Galerio,
essendosi votata alla verginità; per tale rifiuto
fu condannata l'11 Agosto del 294 alla decapitazione, che avvenne proprio di fronte la casa della futura martire. Dopo la
sua morte, lo zio Caio, divenuto nel frattempo Papa, ordinò che Susanna fosse ricordata e venerata proprio all'interno della sua abitazione. Quando successivamente Costantino permise il culto del cristianesimo, la chiesa fu
"ufficializzata" e restaurata numerose volte. Le monache cistercensi sono
titolari del Complesso Monastico di Santa Susanna dal 1587, epoca del Pontificato di Sisto V, grazie all'intercessione della sorella del Papa stesso, donna Camilla Peretti, che fece sì che venisse loro affidato il monastero.
I primi scavi condotti alla fine dell'800 permisero di portare alla luce sotto
l'altare della confessione una domus romana del III secolo;
secolo tali resti sono
ancora visibili attraverso la pavimentazione in vetro della sacrestia. Scavi più
recenti hanno inoltre riportato alla luce numerose strutture appartenenti a
tale domus, accessibili dalla scala di sinistra del chiostro del monastero.
Scendendo le due rampe di scale si accede
ad un corridoio ricavato in parte da una
porzione di acquedotto facente parte di una
diramazione dell'acquedotto
acquedotto Marcio,
Marcio e pavimentato con marmi antichi ricavati dagli
scavi degli anni precedenti; al termine del
corridoio in un primo ambiente di servizio
oggi a disposizione delle monache in cui si
possono osservare alcune ……
….. suppellettili tardo-ottocentesche, alcune tegole bollate e, soprattutto, una
intera parete in opus reticolatum,
reticolatum facente parte della domus. Dal termine di
tale ambiente si ha accesso ad una piccola sala al centro della quale, protetto da un vetro, è possibile ammirare un antico pozzo romano profondo 20
metri per la presa dell'acqua di falda che oggi è stato rimesso nuovamente in
funzione grazie all'utilizzo di una pompa idraulica, così da permettere ai visitatori di gustarne l'acqua potabile. Salendo qualche gradino si accede ad
ulteriori due ambienti nei quali è possibile ammirare i resti di una ricca domus di III secolo della quale si conservano ancora le pavimentazioni con motivi geometrici a tessere di mosaico bianche e nere ed alcune porzioni di pareti finemente decorate con motivi vegetali, nonché un corridoio, anch'esso
dipinto e rivestito in mosaico bianco, in ottimo stato di conservazione.
Scendendo dalla scala di destra del chiostro, invece, si ha accesso ad ulteriori strutture della domus (nonché alla prosecuzione del corridoio di cui sopra)
ed in particolar modo ad un ambiente che ha costituito un'autentica sorpresa
durante gli scavi; gli scavi, infatti, parzialmente ancora in corso, sono stati effettuati con la volontà di rendere agibili e
percorribili gli ambienti sotterranei ma
durante un saggio esplorativo, è emersa
una elegantissima e preziosa pavimentazione in mosaico in tessere bianche con
cornice nera al centro del quale sono presenti numerose losanghe di marmi colorati e, soprattutto, due splendidi emblemata in opus vermiculatum,
vermiculatum veri e propri quadretti in mosaico finissimo eseguiti a parte e incastonati successivamente all'interno della pavimentazione.
Si tratta di due scene di amori mitologici legati a Perseo uno ed a Nettuno
l'altro; i soggetti sono discussi ed ancora oggetto di studio, ma la figura femminile intenta ad attingere acqua potrebbe essere quella di Amimone, una
delle cinquanta figlie del re Danao.
Gli scavi della Prof.ssa Margherita Cecchelli del Dipartimento di Archeologia
Cristiana dell'Università La Sapienza effettuati tra il 1990 e il 1992, sono
stati condotti all'interno dell'attuale sacrestia del monastero, area che nel
medioevo costituiva invece l'interno della
Chiesa di Santa Susanna, in quanto fino
alla seconda metà del quindicesimo secolo
la chiesa era costruita su tre navate e solo
dopo gli interventi di Sisto IV vennero eliminate le navate laterali facendo sì che la
chiesa odierna venisse a corrispondere con
la navata centrale medievale. Gli scavi
hanno riportato alla luce innanzitutto …...
…... l'antica pavimentazione della chiesa in battuto di calce, un'altra domus
posizionata ad un livello più alto che molto probabilmente ha costituito la
cella iniziale della primitiva chiesa di Santa Susanna, e soprattutto un'area
area
funeraria sottostante la chiesa. In tale area sono state rinvenute una sepoltura a cappuccina ed un sarcofago antico riutilizzato che costituisce un vero e
proprio unicum; all'interno di tale sarcofago è stato rinvenuto, infatti, uno
scheletro completamento ricoperto da circa 7000 frammenti di intonaco
dipinto accuratamente deposti con la faccia dipinta verso l'alto a copertura
del defunto stesso, quasi a voler custodire la decorazione nel tempo sottraendolo alla distruzione: è questo probabilmente il primo esempio di "strappo"
di un dipinto di cui purtroppo non si conosce il contesto originario né una
datazione certa. L'Istituto Centrale del
Restauro è stato in grado di ricomporre
i numerosi frammenti così da formare
cinque volti di santi ed una decorazione
pittorica, anch'essa esposta e visibile
nella sacrestia della chiesa, rappresentante un'immagine bizantina di Maria
con Gesù bambino in grembo affiancata
da due santi, a cui è stata sovrapposta
la rappresentazione di un arco sovrastato da un timpano ai lati dei quali sono presenti i due santi Giovanni Battista e
Giovanni Evangelista che indicano l'agnello dell'Apocalisse e due frasi esemplificative dei due personaggi stessi (una delle quali presenta un errore grammaticale frutto probabilmente delle tradizione orale).