5.2. GLI IMPIEGHI CIRCUITALI DEI DIODI. 5.2.1. Modelli di diodi Si è già visto in precedenza che la caratteristica di un diodo è sostanzialmente rappresentabile da un esponenziale nella zona di conduzione, coincide in pratica con l’asse delle ascisse nella zona di interdizione, mentre nella zona di scarica a valanga o Zener la caratteristica assume un andamento subverticale e il diodo può essere considerato come un generatore quasi ideale di tensione. Dall’esame della caratteristica si evince che il diodo è un componente altamente non lineare e quindi è difficilmente utilizzabile direttamente nel progetto di circuiti, se prima non si mettono a punto degli adeguati modelli, facilmente manipolabili, che ne descrivono il funzionamento. In generale, la valutazione numerica di dispositivi complessi richiede l’uso di ID metodi di semplificazione delle loro caratteristiche. Si ottengono in tal modo dei modelli che evidenziano solo alcune ma non VBD V tutte le proprietà del dispositivo valanga o Zener interdizione conduzione VD stesso, descrivendo ad esempio il comportamento in una sola delle possibili zone di funzionamento (fig.5.8). Fig.5.8: Zone di funzionamento del diodo. E’ bene rendersi conto che il modello è sempre un’approssimazione, spesso molto limitativa, della realtà. Pertanto un modello può essere impiegato unicamente nel campo di utilizzo per cui è stato determinato. Esistono dei limiti di impiego superati i quali il modello non è più valido. Per quanto riguarda il diodo e prendendo in considerazione la sua caratteristica statica, cioè la caratteristica tensione corrente ottenuta come successione di stati di equilibrio stazionari, un primo modello che si può impiegare è un modello matematico. Si ha un’espressione matematica che approssima con sufficiente precisione l’andamento della corrente I D che scorre nel diodo in funzione della tensione VD applicata ai suoi capi, con l’esclusione della zona di scarica: VD VD KT q Se si fosse interessati a rappresentare la sola zona di conduzione, cioè per valori di VD tali da rendere l’esponenziale sufficientemente elevato rispetto all’unità, il modello può venire semplificato nell’espressione che compare alla destra dell’equazione. Questo modello rappresenta il funzionamento del diodo con una certa approssimazione. Ad esempio non è adatto a descriverne il funzionamento nella zona di scarica. I parametri caratteristici di questo modello sono I s e dove, ricordiamo, I s è la corrente di saturazione inversa e è un parametro di valore compreso tra 1 e 2, legato al tipo di giunzione e alla densità di corrente all’interno del diodo. Un modello matematico risulta utile quando si vuole calcolare per via numerica il funzionamento di un determinato circuito in cui il dispositivo sia stato inserito. Molto spesso tuttavia risultano più utili e comodi quelli che vengono chiamati modelli circuitali. Tra questi il modello più semplice approssima la caratteristica nei tratti di polarizzazione diretta e inversa con due tratti rettilinei rispettivamente verticale e orizzontale, passanti per l’origine. Questo modello prende il nome di diodo ideale, intendendo con questo termine un diodo che in polarizzazione inversa risulta completamente interdetto, è cioè assimilabile a un circuito aperto, mentre in polarizzazione diretta appare come un corto I D Is ( e VT 1 ) Ise VT con VT circuito. La relativa caratteristica è riportata in fig.5.9. Questo modello è molto grossolano, in quanto, soprattutto nella zona di conduzione, si discosta notevolmente dal comportamento reale. Si ID=0 VD 0 ID possono mettere a punto modelli migliori. Per la zona di interdizione, dilatando la scala delle correnti, si ha la ID= VD 0 caratteristica di fig.5.10, in cui si vede che la corrente cresce leggermente al crescere della tensione inversa. VD Se la si considera uguale alla corrente di saturazione inversa il circuito equivalente del diodo in interdizione Fig.5.9:Caratteristica del diodo ideale. viene dato da un generatore di corrente pari a Is, se poi si vuole tenere conto della variazione della corrente inversa con la tensione inversa, è necessario collocare in parallelo al generatore una resistenza che tenga conto della pendenza della caratteristica (fig.5.11). ID Is Is R VD Fig.5.10: Caratteristica del diodo in polarizzazione inversa. Fig.5.11: Circuiti equivalenti del diodo in polarizzazione inversa Nella zona di conduzione il modello può venire migliorato ad esempio linearizzando a tratti la caratteristica reale, tenendo conto che affinché il diodo conduca in maniera apprezzabile è necessario che ai suoi capi sia applicata una tensione minima V. Da un punto di vista circuitale questo comportamento corrisponde al circuito formato dalla serie di un diodo ideale e di una sorgente di tensione continua pari a V (fig.5.12 ) ID VD V VD V Fig.5.12: Caratteristica e circuito equivalente per il diodo in zona di conduzione. ID VD V R VD V Fig.5.13: Caratteristica e circuito equivalente per il diodo in zona di conduzione. Anche questo modello può non essere sufficientemente preciso. Approssimando la caratteristica con due tratti rettilinei come in fig. 5.13 si tiene conto anche della resistenza interna del diodo reale. L’approssimazione va fatta caso per caso, a seconda del tratto della caratteristica reale interessato dall’applicazione specifica, in modo da minimizzare lo scostamento tra modello e realtà. In termini circuitali la caratteristica linearizzata appena introdotta viene realizzata da un modello in cui sono connessi in serie un diodo ideale, una batteria e un resistore. Il resistore tiene conto della pendenza della caratteristica, cioè del fatto che al crescere della corrente che 1 circola nel diodo, cresce la caduta ai suoi capi. Quindi, con riferimento alla fig. R . tg Valori normali per diodi al Silicio sono V = 0,6 V e R =550 . Osserviamo infine che, ovviamente, i generatori impiegati nel circuito equivalente del diodo sono fittizi, cioè non sono in grado di erogare potenza. 5.2.2. Esempi Esempio 1 - circuito OR. Consideriamo il circuito di fig.5.14. Si vuole determinare Vu in funzione delle due tensioni di ingresso V1 e V2. D2 In generale per risolvere un circuito che contiene V1 elementi non lineari è necessario procedere secondo i seguenti passi successivi: R V2 Vu 1) Fare delle ipotesi sullo stato dei componenti non lineari. Ad es. il diodo conduce o è interdetto. 2) Trovare la soluzione. Fig.5.14: Esempio di circuito logico 3) Verificare le ipotesi. Se le ipotesi di partenza non sono verificate è a diodi (circuito OR ). necessario cambiarle e ripetere la procedura di analisi. Nel caso specifico è necessario fare un’ipotesi sullo stato di conduzione o di interdizione dei diodi. Stabilito in prima istanza quali siano i diodi in conduzione, ad essi viene sostituito il modello con il quale si è deciso di rappresentarli, mentre ai diodi supposti in interdizione si può sostituire un circuito aperto. A questo punto si risolve il circuito e si verifica l’ipotesi di partenza, in sostanza che nei diodi supposti in conduzione la corrente scorra dall’anodo al catodo e che ai capi di ciascun diodo interdetto la polarizzazione sia inversa. Si supponga che le due tensioni di ingresso possano assumere solo i valori 0 e +V volt. Solo quattro sono allora le possibili configurazioni: o ambedue le tensioni sono 0, o una di esse vale +V o ambedue assumono il valore +V. Quando ambedue gli ingressi sono nulli, è ragionevole +V pensare che, poichè nel circuito non è inserito R alcun generatore, non circoli alcuna corrente. I Vu = +V due diodi D1 e D2 sono pertanto interdetti. Se V1 0V = +V e V2 = 0, poichè non vi è alcun generatore di tensione negativa, il catodo di D2 non potrà Fig.5.15: Circuito equivalente nella trovarsi a un potenziale inferiore all’anodo. situazione D1 in conduzione, D2 Pertanto si può ipotizzare D2 interdetto. Inoltre, interdetto. poichè l’anodo di D1 è alla tensione +V, mentre D1 il suo catodo è riportato al potenziale di riferimento (0 V) attraverso la resitenza R, D1 sarà in conduzione. Utilizzando come modello il diodo ideale il circuito si riduce allora a quello di fig.5.15. A causa della simmetria del circuito la stessa situazione si verifica quando V1 = 0 e V2 =+V. Quando infine sia V1 che V2 sono pari a +V ambedue i diodi conducono. Pertando, sempre assumendo come modello il diodo ideale, si ha Vu = +V. Queste conclusioni possono essere riassunte nella tabella. E’ necessario a questo punto verificare che i risultati raggiunti sono V1 V2 Vu congruenti con le ipotesi fatte. Con riferimento alla fig.5.15 si vede 0 0 0 V che in R circola una corrente I , che è quella che deve circolare in +V 0 +V R 0 +V +V D1. Tale corrente ha il verso della corrente di conduzione e quindi +V +V +V l’ipotesi D1 conduttore è congruente. Analogamente la presenza di una tensione +V sul catodo di D2 e 0 sull’anodo conferma che D2 è interdetto. Ragionamenti analoghi permettono di confermare la validità di tutte le conclusioni della tabella. Ci si trova di fronte ad un circuito la cui uscita è diversa da 0 se e solo se l’uno o l’altro o ambedue gli ingressi sono diversi da 0. Per questo motivo il circuito è detto circuito OR e trova importanti applicazioni in elettronica digitale. Il modello utilizzato, quello del diodo ideale, permette di individuare in linea di principio il funzionamento del circuito, è tuttavia troppo semplice per mettere in evidenza altre caratteristiche del circuito reale. Nella realtà la tensione di uscita Vu non sarà mai pari a +V a causa della caduta ai capi del diodo in conduzione. Se ad esempio si utilizza per il diodo un modello con batteria V e resistenza serie Rd (fig. 5.16), la tensione di uscita sarà inferiore a +V . Ad es., sempre con riferimento alla fig.5.16, e senza tener conto della Rd , la tensione Vu sarà di 4,4 V. Tuttavia, Rd dal punto di vista logico, il circuito funziona ugualmente, realizzando la funzione logica desiderata, dal momento che un’uscita di 4,4 V Vu Vi= 5 V V R può ancora essere considerata sufficiente a individuare il valore della funzione logica, ad es. 1 logico, corrispondente a valori elevati di Fig. 5.16: Impiego del circuito equivalente tensione. Le cose cambiano e le cadute di del diodo con batteria e resistenza serie tensione devono venire valutate accuratamente, per lo studio del circuito logico di se più circuiti del tipo visto vengono connessi in fig.5.14. cascata: in questo caso la tensione di uscita tenderebbe a ridursi stadio per stadio, fra l’altro sarebbe necessario valutare anche la caduta sulla Rd . Quindi l’esigenza di attribuire al valore della tensione di uscita il corretto valore della funzione logica si traduce in una limitazione sul numero di stadi che possono essere collegati. Esempio 2 - circuito tosatore. Consideriamo il circuito di fig.5.17. Si vuole determinare Vu in funzione della tensione di ingresso Ve. Utilizzando il modello del diodo ideale è immediato osservare che, finché la tensione di ingresso non raggiunge il valore VR (che definisce la soglia di intervento del diodo) il diodo rimane interdetto. Non circola quindi alcuna corrente, su R non si ha alcuna caduta e di conseguenza Vu = Ve. Quando la tensione di ingresso raggiunge il valore VR il diodo passa in conduzione e usando il modello di diodo ideale diviene un cortocircuito. La tensione di uscita pertanto diventa uguale a VR e ulteriori aumenti di Ve non sono in grado di modificarla, facendo semplicemente aumentare la R corrente che circola su R. La caratteristica tensione di uscita - tensione di ingresso è quindi quella contrassegnata con 1 nella seguente fig. 5.18 e nel tratto orizzontale di Ve Vu questa caratteristica la corrente I che circola su R vale V VR . I e VR R Questo circuito viene chiamato circuito tosatore e può venire impiegato per limitare al valore massimo VR Fig.5.17: Circuito tosatore. l’ampiezza di un segnale di ingresso, ad esempio per proteggere un circuito più a valle. Può essere necessario ricorrere a un modello meno semplice per il diodo. Per esempio utilizzando il modello con batteria di valore V in serie al diodo ideale (fig 5.19) si vede che il circuito “tosa” la Vu tensione di uscita al valore VR + V (curva 3 VR+V contrassegnata con 2 nella fig. 5.18) La scelta 2 dell’uno o dell’altro modello comporta una differenza 1 VR di 0,6 V nell’uscita, che è significativa solo se VR e V sono dello stesso ordine di grandezza. Se infine viene utilizzato il modello che tiene conto della Ve VR VR+V resistenza interna del diodo (fig.5.20), si vede che, Fig.5.18: Tensione di uscita in superata la tensione di ingresso V + V , la tensione R funzione della tensione di ingresso di uscita non rimane bloccata, ma cresce con Ve , sia nel circuito tosatore, a seconda del pure lentamente (curva contrassegnata con 3 nella fig. modello utilizzato per il diodo. 5.18). Se si vuole calcolare il funzionamento del circuito per R Ve V R Vu Ve Vu V Rd VR Fig.5.19: Circuito tosatore. Il modello utilizzato per il diodo tiene conto della V. VR Fig. 5.20: Circuito tosatore. Il modello utilizzato per il diodo tiene conto della V e della resisteza serie. tensioni di ingresso superiori a VR + V e quindi la pendenza della risposta contrassegnata con 3 in fig. 5.18, si utilizza il circuito di fig. 5.21, in cui al diodo ideale è stato sostituito un corto circuito e si applica il principio di sovrapposizione degli effetti. Osserviamo che il circuito reale è non lineare e quindi escluderebbe l’uso di tale principio, tuttavia il modello che si sta utilizzando è un modello linearizzato, che descrive il funzionamento del diodo nella sola zona di conduzione (della principale non linearità consistente nel passaggio interdizione conduzione si è già tenuto conto). Applicando il principio di sovrapposizione si ha dunque R Rd (in corto Vu Vu' Ve quando VR V 0 R Rd V Ve circuito) Vu Rd R (in corto Vu Vu'' ( V R V ) quandoVe 0 R Rd VR circuito). Quindi: R Rd Vu Vu' Vu'' Ve ( V R V ) Fig.5.21: Circuito impiegato R Rd R Rd per calcolare la risposta del Ovviamente la stessa relazione si può trovare calcolando la circuito tosatore, quando il corrente che circola nella maglia a cui è applicata una diodo è in conduzione. Al tensione Ve V R V . La tensione Vu è data dalla somma diodo ideale della precedente di VR + V e della caduta su Rd . Poiché Rd > 0 la fig.5.20 è stato sostituito un relazione ottenuta mostra come Vu cresce con Ve . corto circuito. La fig.5.22 mostra l’effetto del circuito 1 tosatore su una forma d’onda di ingresso. Ve, Vu 5.2.3. Circuiti raddrizzatori a singola semionda Il diodo semiconduttore trova largo impiego nei circuiti di raddrizzamento, cioè in quei circuiti che permettono di convertire una tensione alternata, periodica sinusoidale a valor medio nullo, in una tensione continua, che è la forma usualmente impiegata per l’alimentazione delle apparecchiature elettroniche. Il circuito più semplice è il seguente (fig.5.23) 0.5 0 t -0.5 -1 0 5 10 15 Fig.5.22: Effetto del circuito tosatore su una forma d’onda sinusoidale Ve R Vu R schematizza un possibile utilizzatore, Ve è la tensione alternata di ingresso; si vuole individuare Vu . Utilizzando il modello diodo ideale, non è difficile intuire che il diodo Fig.5.23: Raddrizzatore a singola passerà in conduzione solo durante le semionde positive semionda. della tensione di ingresso. Si ottiene cioè per Vu la forma d’onda mostrata in fig. 5.24 in relazione con Ve. Si può notare che la tensione di uscita non è più a valore medio nullo. Se si utilizza il modello che tiene conto della tensione di soglia (fig.5.25) il diodo passa in conduzione solo quando la tensione di ingresso supera quella di soglia e la tensione di uscita durante la conduzione sarà data da Vu = V e - V L’uso dell’uno o dell’altro modello dipende dall’applicazione: se ad esempio si dovesse raddrizzare una tensione, quale quella della rete di distribuzione di 220 V, trascurare l’esistenza della V, che è di circa 0,6 V, non dà luogo a un sensibile errore. Ve 1 1 Vu 0.5 0.5 t t 0 0 -0.5 -0.5 -1 0 5 10 15 20 -1 0 5 10 15 20 Fig.5.24: Ingresso-uscita per un raddrizzatore a singola semionda. La fig.5.25 riporta un esempio in cui il valore di picco della tensione di ingresso è dello stesso ordine di grandezza (circa doppio) di V. E’ evidente che in una situazione del genere V non può venire trascurata. Rilevando la risposta effettiva è poi possibile misurare la tensione di accensione del diodo. Un esempio di utilizzo di un circuito del tipo visto Ve, Vu si può avere per la realizzazione di un caricabatterie, secondo lo schema di fig.5.26. V R i 0 t Ve VB Fig.5.26: Caricabatterie. Fig.5.25: Il diodo passa in conduzione quando Ve supera il valore di V. Esempio di determinazione di V. Il circuito consiste di un generatore di tensione alternata, normalmente ottenuto dalla rete tramite un trasformatore, di un diodo e di una resistenza. Il carico è dato dalla batteria VB. Utilizzando per il diodo il modello che tiene conto della V , la forma d’onda della corrente è riportata in fig.5.27. Il valore della corrente che fluisce nella batteria durante l’intervallo di tempo di conduzione del diodo sarà, in prima approssimazione: Ve V VB i( t ) R e pertanto la resistenza R può venire utilizzata per regolare il valore delle corrente massima di carica. In questo esempio la tensione raddrizzata e la corrente che fluisce nel carico sono ambedue grandezze pulsanti che solo in determinati intervalli di tempo assumono valori diversi da 0. Molto spesso tuttavia la forma pulsante non è adatta agli scopi che ci si propone ed è necessario ricavare tensioni e correnti il più possibile costanti. In tal caso il circuito può venire modificato inserendo una capacità in parallelo al carico (fig.5.28) Ve, i v VB+V i t Fig.5.27: Corrente di carica che attraversa la batteria di fig.5.26. Supponendo di lavorare con una tensione di ingresso sinusoidale e di iniziare l’osservazione in un istante in cui tensione di ingresso e di uscita sono ambedue nulle, l’andamento delle tensioni di ingresso e di uscita è riportato sulla destra della precedente fig. 5.28 . Inizialmente il condensatore si carica attraverso il diodo e la tensione di uscita segue la tensione di ingresso fino a che la Ve non raggiunge il suo valore massimo. Nella figura Ve e Vu sono disegnate in scale diverse per una maggiore evidenza grafica. Quando però Ve tende a diminuire, avendo superato il picco positivo il diodo si interdice poichè la capacità si trova ancora alla tensione del picco. La capacità id Ve,Vu Ve R C Vu Fig.5.28: Circuito di raddrizzamento a singola semionda con condensatore di livellamento della forma d’onda di uscita e, a destra, forma d’onda di uscita. 0 t allora si scarica sulla resistenza R con un esponenziale di costante di tempo RC. Questa situazione si mantiene finchè la tensione di ingresso non supera nuovamente quella ai capi del condensatore, dopo di che il ciclo si ripete. Si ha pertanto in uscita una forma d’onda di tensione affetta da una certa ondulazione, che sarà tuttavia tanto minore quanto maggiore sarà il valore di C. La corrente id che circola nel diodo è data da impulsi di corrente durante Ve,Vu il periodo di conduzione del diodo, come è id illustrato nella fig.5.29. Tali impulsi di corrente servono a ricostituire la carica che durante l’interdizione del diodo è scaricata sul carico R. Poichè il periodo di 0 conduzione è tanto minore quanto maggiore t è C, l’ampiezza di tali impulsi è Fig.5.29: Alla fig. precedente si sono aggiunti direttamente correlata con il valore di C. gli impulsi della corrente nel diodo che viene L’andamento effettivo del grafico della utilizzata per la carica del condensatore. corrente dipende ovviamente dal valore dei componenti del circuito e del modello usato per il diodo. La figura riporta a titolo indicativo l’andamento della corrente ottenuto considerando il diodo come un diodo reale e supponendo che, quando il diodo è in conduzione, il circuito introduca uno sfasamento di /3 tra tensione e corrente. Il circuito descritto può servire per realizzare degli alimentatori. Un altro suo uso è quello come voltmetro di cresta, in quanto è in grado di rivelare il valore di picco di una tensione periodica. Se è necessario un livellamento maggiore si usano dei filtri, come nell’esempio di fig.5.30. Raddrizzatori più efficienti sono quelli a doppia semionda. Un circuito molto usato è quello a ponte di Graetz rappresentato in fig.5.31. L’asterisco indica il senso di avvolgimento degli avvolgimenti del Fig.5.30: Circuito raddrizzatore trasformatore e quindi il verso di riferimento per le con filtro di livellamento tensioni positive. L’orientamento dei diodi è tale che l’utilizzatore è attraversato sempre da una corrente nello stesso verso, sia durante la semionda positiva che durante la semionda negativa della tensione alternata di alimentazione. Un altro * * + Fig.5.32: Circuito raddrizzatore a doppia semionda - raddrizzatore a doppia semionda è mostrato nella successiva fig.5.32. Questo circuito fornisce in uscita una tensione abbastanza costante al variare del carico, poiché la corrente che circola nell’induttanza vi circola per tutto il periodo. Fig.5.31: Raddrizzatore a ponte di Graetz