Il tempo libero Nozioni metodologiche e approccio alla studio Il tempo libero • Si determina in seguito alla formazione ed allo sviluppo di una società industrializzata e urbanizzata • Società in cui la qualità della vita quotidiana cambia in rapporto alla radicale trasformazione dei costumi, delle tradizioni, delle esperienze di vita collettiva • Per questi motivi il tempo libero è legato alla storia sociale, economica e politica Nozione di tempo libero (1) • Il tempo libero non è un concetto astratto ma si concretizza in luoghi e forme, più o meno istituzionalizzati, di aggregazione che ne hanno accompagnato la crescita e la diffusione • La sua storia è il progressivo definirsi di comportamenti sociali legati ad una specifica suddivisione del tempo che non necessariamente ci deve far pensare all’800 o al 900 Nozione di tempo libero (2) • Spartiacque di una moderna concezione di tempo libero sono i processi di industrializzazione che determinano una segmentazione della vita quotidiana provocando una ripartizione in: tempo libero, tempo del riposo, tempo del lavoro. • Questo processo storico non è omogeneo e non si definisce in termini storicamente fissi, legandosi invece ai diversi gradi di sviluppo del singolo stato o della classe sociale che si prende a riferimento Nozione di tempo libero (3) • Il Tempo Libero si compone di molteplici elementi. Quelli più evidenti sono lo sport, il turismo, la villeggiatura, il viaggio, gli eventi, il tempo per sè • Il Tempo Libero non va ristretto in segmenti rigidi, così come non può essere legato a canoniche scadenze della storia generale che porterebbe ad un suo appiattimento ed a non coglierne ritmi e andamenti specifici Tempo libero e tempo lavoro • La domanda principale cui rispondere rispetto al nostro oggetto di studio è come si è trasformata l’idea di tempo (almeno nei secoli recenti) e quali sviluppi hanno avuto i concetti di tempolibero e di tempo-lavoro • Questi due concetti sono tra loro in un equilibrio variabile e dinamico legati al mutamento dei modelli e delle tipologie lavorative, ma collegati ai contesti politico-sociali Tempo libero e tempo lavoro • Il tempo dell’agricoltura o dell’artigianato non prevede giorni o periodi di riposo ma si protrae per mesi o settimane, lasciando spazio a soste lunghe. • Lo stesso per la giornata lavorativa che – prima della rivoluzione industriale - non era scandita da orari ma dal rintocco delle campane • La storia di questa evoluzione significa riflettere sui mutamenti della società Tempo libero e tempo lavoro • L’evoluzione industriale e la trasformazione della società spingono ad occupare il tempo lasciato libero dal lavoro con altre attività: osterie, teatro, cinema, feste, tradizioni, viaggio, villeggiatura, sport. • Le forme assunte diventano diverse e diversificate per classi, per reddito, per mode seguendo linee di modifica legate al livello di sviluppo di quella società e di quel sistema economico Tempo libero e tempo lavoro • Esiste, quindi, uno stretto rapporto fra tempo libero, progresso, modernizzazione e industrializzazione. – Il turismo di massa (del viaggio o della vacanza) è oggi punto fermo nell’organizzazione annuale dell’individuo – Il tempo destinato allo sport sia in forma di praticante che di tifoso, è uno spazio che acquista sempre più importanza (fisica ma anche di valore sociale) L’architettura del tempo • Tornando nell’800 ci troveremmo a vivere in una società diversa per la maniera di percepire il tempo, di controllarlo, e per la minore molteplicità di tempi obbligati o impegnati • La linearità del tempo nel corso dell’anno non veniva definita in base all’efficienza o alla produttività ma anche rispetto alle condizioni del clima. • Interruzioni casuali o ricreative rendevano discontinui i tempi dei contadini, degli artigiani e dei primi operai senza che queste interruzioni si collegassero direttamente al processo economico industriale L’architettura del tempo • Sistema manifatturiero e lavoro in fabbrica obbligano sempre più alla scansione del tempo lavoro ed all’organizzazione della vita quotidiana • La trasformazione e l’apertura degli spazi del tempo – compreso il modificarsi della sua architettura – sono quindi determinati dall’introduzione del lavoro regolato. • In altre parole le scansioni del tempo contemporaneo derivano dal definirsi e dallo stabilizzarsi della società industriale L’architettura del tempo • E’ importante percepire come il fenomeno della trasformazione industriale non solo non è stato omogeneo nel tempo, ma non lo è stato nemmeno nello spazio. • Tempi e modi differenti della trasformazione industriale sono dati dalle caratteristiche e peculiarità del contesto specifico nel quale inizia a svilupparsi • Con questa analisi entriamo nella storia contemporanea e nelle sue scansioni politiche, economiche, sociali, culturali. L’architettura del tempo • L’architettura e la percezione del tempo muta fra ‘800 e ‘900 (Kern) con l’affermarsi dei caratteri della modernità: – – – – • Economia Industriale Rappresentanza di massa Istituzioni Progresso scientifico e tecnologico Con il modificarsi del tempo mutano anche elementi di tipo antropologico e culturale, che divengono propri della società del ‘900. – riti e rituali arcaici si “novecentizzano” o si “modernizzano”; – nuovi riti e rituali si affermano • Il concetto di rito, se prima faceva parte solo delle società primitive ed esotiche adesso entra a far parte anche del mondo contemporaneo, i riti fanno parte delle società perché queste hanno un gran bisogno di simbolizzazione L’architettura del tempo e ritualità Il rito nella modernità – I riti non si sono estinti ma dal ruolo centrale che avevano nella vita di tutti hanno assunto un ruolo marginale. – I riti della società moderna permettono di esprimere quei valori che non si possono esprimere nel lavoro o nel mondo domestico. – I riti della società moderna liberano il soggetto dalla repressione. – I rituali non sono al centro della società moderna ma ne permettono il funzionamento. (Martin Segalen) Tempo libero e ritualità • Esiste una ritualità del tempo libero che si basa su ritualità storiche che oggi possiamo considerare tali nello studio del tempo libero. • Alcune attività si sono spostate dal tempo lavoro al tempo libero e oggi prescindono dal loro aspetto utilitaristico. • Cacciare: – Nella caccia popolare viene privilegiato l’onore, nella caccia borghese si vuole affermare la propria potenza sociale. – La caccia può esser vista anche come una pratica festiva che riunisce la collettività in ambito popolare mentre in quello borghese e’ una pratica di integrazioni di frazioni sociali che facilita il consolidamento della borghesia stessa. – E’ indubbio che la caccia presenta vari rituali (caccia al cinghiale, alla volpe) accompagnati da codici di comportamento. (Martin Segalen) Tempo libero e ritualità I giochi di squadra, il calcio e i tifosi • Secondo alcuni studiosi il successo del calcio è dovuto alla simbolizzazione di questo sport, che racchiude in sé le caratteristiche della società industriale: divisione di compiti, parità teoriche delle opportunità. • Il calcio può essere visto come l’espressione di una guerra ritualizzata. • I caratteri rituali della partita di calcio: – la partecipazione in prima fila dei detentori del potere – le partite seguono un calendario ciclico – la preparazione alla partita segue uno schema, i giocatori hanno le loro abitudini gli spettatori tifoni anche (striscioni e cori) – nelle vincite i giocatori ostentano abbracci • Il fenomeno delle “curve” e degli ultras (con le loro codificazioni) (Martin Segalen) Tempo libero e ritualità Il footing • La corsa è l’incontro dello sport e del gioco e prevede dei rituali specifici: i corridori sono dei praticanti, le corse sono una sorta di messe, il calendario che le regola e’ un ciclo annuale pseudoreligioso. • Trattandosi di uno sport praticato anche dalle donne (in sensibile aumento dagli anni 80), ne deriva che pratiche ad alto valore simbolico possono svilupparsi al di fuori del concetto di virilità. • Le Maratone di New York e di Barcellona rappresentano al tempo stesso un evento ed un rito. Non c’è metropoli che non ha la propria maratona in concorrenza con le altre. • Le corse nelle città sono simboli d’identità per chi ne fa parte ed i partecipanti sono autorizzati (dal punto di vista sociale) a ricorrere ad atteggiamenti eccessivi. (Martin Segalen) Tempo libero e ritualità Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito • La Rivoluzione francese (poi anche il fascismo ed il nazismo) introdussero feste pubbliche con alto valore morale per forgiare uomini nuovi • Con la Rivoluzione francese si pose, per la prima volta, il problema (attuale) del rapporto tra festa, politica e spettacolo. • I rivoluzionari volevano sradicare le feste dell’ Antico Regime che celebravano la gloria della monarchia e sostituirle con nuovi simboli che attirassero il popolo. • Le feste rivoluzionarie non sono però durate così a lungo per essere definite veri e propri riti repubblicani, ma hanno dato inizio al rapporto tra la politica e la sua rappresentazione (Martin Segalen) Tempo libero e ritualità Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito • I rapporti politici possono strutturarsi nel rituale, ma gli antropologi hanno constatato dove non esisteva un potere centrale stabile, i riti facevano sentire i soggetti uniti e li portavano alla coesione. • La questione centrale dal punto di vista storico diviene quindi se nella società contemporanea (complessa ed articolata) la ritualità politica mantiene questo valore. La risposta è si ma con due condizioni – affinchè i riti diventino tali c’e’ bisogno che ricevano un consenso e che abbiano un certo valore morale – il rituale politico deve basarsi su referenti noti quali motivi musicali, personaggi che fanno parte del mito e della storia (Martin Segalen) Tempo libero e ritualità Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito • le amministrazioni locali organizzano eventi che rispecchiano i rituali in ambiti festivi (esposizione reliquie dei Santi, ripresa di antiche tradizioni). • quando ciò accade (anche su un arco di tempo lungo) il rito assume una funzione politica in quanto permette a una città divisa sul piano sociale di superare le differenziazioni e mostrare una ritrovata unanimità. • Il rito consolida la società e i lunghi preparativi uniscono la popolazione: feste laiche o religiose hanno sempre figure e personaggi emblematici nei quali ci si riconosce e si riconoscono le proprie radici. • Questa tipologia di “riti festivi urbani” uniscono le singole collettività ma non la nazione • Per unire la nazione si ha bisogno di creare dei riti che riguardino tutti e che siano fonte di comunione. (Martin Segalen Tempo libero e ritualità Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito • Esiste un chiaro rapporto tra riti e mass media nella società contemporanea – Il legame che si creò nei regimi autoritari e totalitari fra il “capo” e il “popolo” è alimentato, sostenuto e amplificato dagli strumenti della comunicazione (giornali, radio, musica, teatro) – La televisione ha un ruolo di catalizzatore delle emozioni su scala planetaria (il primo evento globale trasmesso fu lo sbarco sulla luna – 1969; a livello nazionale un ruolo preciso lo hanno svolto i mondiali di calcio del 1982). – In altri casi (il funerale di Lady Diana, un rito di passaggio ), il rito diviene tale per l’emozione collettiva internazionale che suscita. – Quindi una società fondata sull’informazione rafforza il potere del rituale. Riti di passaggio • Uno dei punti nodali – forse il più interessante sia in una prospettiva interpretativa sia in una prospettiva di più lunga impostazione della ricerca e della riflessione sul tempo libero e in particolare sul viaggio– deriva dall’applicazione nella metodologia e nella riflessione storica da parte di Eric J. Leed dei cosiddetti “riti di passaggio” (E.J.Leed, Terra di nessuno; E.J.Leed, La mente del viaggiatore). • Una classe di fenomeni di origine antropologica studiati e definiti come tali da Arnold Van Gennep (etnologo ed antropologo francese nato in Germania da una famiglia olandese). Riti di passaggio • Nel 1909 Van Gennep pubblicò “I riti di Passaggio”, che portò al centro dell'attenzione questi aspetti comportamentali e codificati nelle diverse culture europee ed extraeuropee, proponendone un'acuta analisi strutturale • Van Gennep osservò durante i suoi studi l'esistenza di tre stadi: – separazione (fase pre-liminare - che separa dalla condizione precedente) ad esempio il “funerale” – transizione/margine (fase liminare - limen significa confine - che si attraversa durante la condizione di marginalità), ad esempio il “fidanzamento” – reintegrazione (fase post-liminare - che aggregano l’individuo al nuovo ambiente) ad esempio il “matrimonio” • Nello stesso contesto, il rito è riconosciuto tale per tre importanti caratteristiche – la convenzionalità, ovvero segue un preciso ordine di gesti e atti; – la ripetitività, ovvero il continuo ripetersi all'interno di un tempo definito ciclico (somiglianza delle cerimonie che si svolgono nei più svariati gruppi umani) – l'efficacia, ovvero l'avvento di qualcosa che modifica lo status di una persona; Riti di passaggio • Benché applicato forse con eccessiva automaticità, lo schema ancora adesso mostra la propria validità – attraverso il metodo comparativo, che permette di rintracciare l’identità profonda nei riti delle più disparate culture e religioni – di procedere - come nel nostro caso alla definizione di elementi e rituali fortemente identitari, di fronte ad un evento storico traumatico, periodizzante e omogeneizzante. – di individuare forme rituali nel tempo libero, nello sport, nel viaggio, nel turismo Riti di passaggio • Successivamente Victor W.Turner (Glasgow, 1920/1983), sviluppando le osservazioni di Van Gennep, ha individuato come il rito affondi le sue radici nel “dramma sociale”. • Radici che – permettono di rilevare quelle strutture dell'esperienza nei processi concreti della vita sociale, – consentono a chi osserva di adottare una prospettiva basata non più sulla descrizione statica degli eventi, ma una capace di considerare le singole individualità che operano materialmente e simbolicamente all'interno di un contesto, i cui valori e punti di riferimento sono in continua mutazione. Riti di passaggio - Van Gennep e Turner • Questo metodo permette di analizzare ogni sequenza del cerimoniale osservato, indagando sulla consequenzialità e dunque sulla precisa successione dei fatti, dando rilievo al contesto socio-ambientale in cui il rito avviene, dunque contestualizzandolo – Durante la fase di separazione, si delimitano le dimensioni spazio-temporali del rituale stesso e si concretizza in modo manifesto l'attitudine comportamentale necessaria allo svolgimento del rito: tutto questo è fondamentale affinché possano essere riconosciuti i protagonisti attivi e passivi dell'evento. Riti di passaggio - Van Gennep e Turner – è inoltre funzionale alla seconda fase, quella della transizione, definita da Van Gennep e da Turner col termine “margine” o “limen” (da cui liminarità): da questo momento in poi i soggetti rituali vivono una condizione di ambiguità per cui non sono più ciò che erano ma neanche ciò che saranno. Questa concezione della marginalità è talmente importante da costituire un rituale a sé, in cui vengono ridefiniti i caratteri identitari degli iniziati. – Il terzo momento condensa le due fasi precedenti stabilendo, attraverso un insieme di segni e comportamenti, l'avvenuta trasformazione e reintegrando i protagonisti all'interno della società. Per Van Gennep, non tutti i rituali presentano un equilibrio tra questi tre momenti; i rituali di fidanzamento, ad esempio, privilegiano la seconda fase mentre quelli di matrimonio danno particolare valore al momento aggregativo. Cosa resta oggi dei riti di passaggio • Questi eventi assumono sempre più spesso un carattere privato. – Il battesimo nella società moderna va via via diminuendo – nascono poi nuovi riti come le feste di compleanno per i bimbi sempre più piccoli. – Le feste per gli onomastici stanno scomparendo, – il cattolicesimo non è più osservato come tanto tempo fa. – I matrimoni assumono forma e significato diverso. – La morte si celebra in modo modesto, non ci si veste più di nero, i segni esteriori scompaiono, le cerimonie funebri tendono a rifarsi al modo di essere del defunto, – non ci sono più cerimonie standardizzate. (Martin Segalen) Cosa resta oggi dei riti di passaggio • Il viaggio è varcare una soglia ….. un limite al di là del quale la vita (intesa come esperienza, conoscenza, percezione) anche in modo impercettibile, si modifica: “il viaggio era davvero viaggio, quando esisteva un confine tra il noto e l'ignoto, tra il mondo della civiltà e chi civile non era...... ora noi non possiamo sfuggire a quella civiltà globale che è stata creata da generazioni e generazioni di viaggiatori, esploratori, signore e signori della curiosità elegante, mercanti e migratori. Nasce dal viaggiare, da generazioni di viaggi quella cultura globale che ora è saldata da sistemi internazionali di trasporti, produzione, distribuzione, comunicazione, distruzione. E' questo mondo, per ora, non possiamo lasciarlo” (E.J.Leed, La mente del viaggiatore) • Abbiamo quindi due concetti da tener presente e che si differenziano nelle tre grandi fasi del viaggio (nell’antichità, al tempo del Grand Tour, nell’età contemporanea): quello di separazione e quello di margine (o liminarità) Il viaggio come ritualità • E.J. Leed si è chiesto perché il viaggio sia una risorsa così importante nella spiegazione delle fasi di passaggio esistenziali ed ha ipotizzato che il viaggio possegga questo forte significato metaforico in quanto “agente e modello di trasformazione per tutti gli esseri umani”. • Leed sviluppa questa teoria analizzando le tre fasi del viaggio, verificando poi i cambiamenti che avvengono a livello individuale e sociale: – la partenza – il transito – L’arrivo Il viaggio come ritualità • La partenza è spesso il momento del distacco da persone e luoghi cari, per cui è accompagnata da reazioni emotive più o meno intense in base alla durata del viaggio e alla distanza dal luogo che si vuole raggiungere. • Il transito rappresenta la fase del viaggio che desta meno interesse nei turisti e spesso è considerato una noiosa perdita di tempo, tanto che si cerca il mezzo più veloce per raggiungere la meta desiderata. – In epoca moderna il tempo del transito si è ridotto in modo consistente e nel caso dell'utilizzo dell'aereo toglie completamente la dimensione del passaggio da un luogo all'altro, da una realtà culturale, sociale, paesaggistica a un'altra. – La velocità non ha fatto sparire le sensazioni del transito: non è un caso il fatto che desta interesse la possibilità di vedere dall'alto qualche paesaggio significativo (le Alpi, un fiume, una città); in questo caso attrae la spettacolarità della visione ma anche il desiderio, più o meno consapevole, di provare in qualche modo la sensazione del transito da una località all'altra. Il viaggio come ritualità • L'arrivo alla meta conclude la prima parte del viaggio; può diventare un momento delicato, perché è quello in cui avviene il contatto con persone, culture, territori poco conosciuti o comunque diversi rispetto a quelli abituali. – questo aspetto è oggi meno evidente di un tempo perché la società contemporanea è caratterizzata dalla convivenza di popoli e culture molto differenti fra loro, per cui i turisti sono ormai abituati a confrontarsi con la diversità. • Vi sono comunque realtà che richiedono ancora una capacità di comprensione e di ascolto da parte del viaggiatore: pensiamo ai Paesi del Sud del mondo, • Va ricordato che per molti turisti l'arrivo può rappresentare uno dei momenti più affascinanti del viaggio, perché si può finalmente appagare «la tensione alla curiosità, all'avvicinarsi a ciò che è sconosciuto, che è da scoprire, che sta al di fuori, all'esterno dei limiti o dei confini domestici o acquisiti” Il viaggio come ritualità • Leed propone una tipologia fondata sulle motivazioni che spingono una persona a viaggiare, individuando in questo modo tre modelli di viaggio: – il viaggio filosofico: è soprattutto una ricerca delle radici e degli inizi, un viaggio nel tempo e nei luoghi rappresentativi delle origini della cultura di appartenenza (musei, monumenti, opere d'arte). Oggi tutti i turisti visitano i musei famosi, anche se nel nostro Paese vi è la tendenza a trascurare il patrimonio museale e monumentale nazionale, che ha ancora un significato profondo per la cultura non solo italiana. – il viaggio rinascimentale: volto alla ricerca di destinazioni inesplorate ed è anche un viaggio nel tempo, perché raggiunge luoghi dove lo stile di vita e le condizioni economiche ricordano quelle che si potevano trovare nel proprio Paese qualche decennio prima, per cui si ha anche in questo caso un ritorno al passato, seppure con modalità diverse rispetto al viaggio filosofico. – il viaggio scientifico: volto alla conoscenza delle culture e dei popoli, per cogliere somiglianze e differenze, per ampliare la propria cultura e arricchire la propria umanità. Il viaggio come ritualità • Un aspetto che può condizionare le emozioni è la motivazione della partenza, che per Leed si può ricondurre a quattro modelli fondamentali: – l'espulsione, cioè la partenza forzata da un luogo per motivi politici, sociali, religiosi, come quella dei profughi e degli esiliati; – la partenza eroica, intesa come l'inizio di un viaggio che può cambiare il destino di un individuo e che gli consente di affermare fortemente la propria identità, come quella di un giovane che si reca in un paese dell'Africa per prestare la propria opera assistendo i malati di Aids o ancora come chi, più banalmente ma con altrettanta risolutezza, cerca di entrare nel Guinness. questo modello di partenza era più diffuso in passato, quando si partiva per una battaglia o per una guerra proprio alla ricerca dell'atto di eroismo – la conquista, quando a prevalere è il desiderio di raggiungere qualche obiettivo indipendentemente dall'ottenimento della fama e della gloria ma per spirito d'avventura e per poter provare emozioni forti; si può pensare agli amanti della roccia, del trekking, degli sport estremi. – l'evasione, quando si cerca di sfuggire alla routine quotidiana, anche in modo trasgressivo e con le modalità più diverse, dai primi viaggi dei giovani senza la famiglia in Inter Rail ai turisti che in vacanza tornano a fumare o non rispettano la dieta. E.J. LEED, La mente del viaggiatore. Dall'odissea al turismo globale, il Mulino, Bologna 1992. Il tempo libero come problema storico La costruzione e la pratica del tempo libero nella società di massa non è un processo univoco ma un terreno di conflitto, aperto a soluzioni diverse (N.Gallerano). Non occorre studiare solo operai, contadini e le loro aggregazioni, ma aggregati sociali più vasti, in primo luogo la nebulosa dei ceti medi. Non è quindi una massa uniforme: gli usi sociali del tempo libero fanno emergere le differenze generazionali e di genere. La storia del tempo libero si richiama infine al problema della gestione del consenso nella società di massa ed ai suoi aspetti culturali, istituzionali e politici senza tuttavia esaurirsi in questa. Il tempo libero come paradigma interpretativo del 900 Il tempo libero è quindi un fenomeno che caratterizza e distingue la società contemporanea da un punto di vista sociale e culturale. La sua affermazione ha segnato il passaggio dalla sfera del privato al momento pubblico Rispetto all’800 (e nel periodo aristocratico) il tempo libero passa dal privato al pubblico, non escludendo più l’intervento dello Stato e delle organizzazioni politiche e sindacali Si può concludere che il tempo libero (e con esso il turismo e lo sport) è uno degli elementi – un paradigma interpretativo - della storia sociale del ‘900. Riuscendo nel corso dei decenni a pervadere di sé la struttura sociale legato come è alle trasformazioni del lavoro Quando nasce il tempo libero • Una definizione: il tempo libero si determina con la formazione e lo sviluppo di una società industrializzata ed urbanizzata; una società in cui la qualità della vita quotidiana muta in rapporto alla trasformazione dei costumi, delle tradizioni, delle esperienze di vita collettiva, elementi che nascono con la trasformazione complessiva della struttura sociale Nascita del tempo libero Lo spartiacque tra il “tempo dell’otium” o del “negotium” (tempo libero e tempo del lavoro nelle classi agiate e nelle elites) è: Il processo di industrializzazione in quanto con essa viene disciplinato il lavoro e la giornata lavorativa suddivisa da allora in avanti fra: tempo lavoro, tempo riposo e tempo libero. E’ all’interno del tempo libero che nascono il turismo (forma particolare dello svago) e lo sport (come fenomeno di rilevanza e di valore sociale) nel senso contemporaneo del termine Origine del tempo libero e della vacanza Il tempo libero è una dimensione sociale frammentata, esistono: a) Tempo libero delle elites b) Tempo libero delle classi subalterne c) Tempo libero in città d) Tempo libero in campagna di cui non ha senso parlare prima del 1930. Queste suddivisioni hanno origine in seguito a fenomeni storici ben precisi che avvengono in momenti diversi nella storia delle nazioni: industrializzazione, urbanizzazione, lavoro, società di massa Origine del tempo libero e della vacanza Le forme del tempo libero (al suo interno del viaggio) sono individuate: a) nel Grand Tour settecentesco, nell’aristocratico trasferimento “in villa” rinascimentale e nelle esplorazioni: quando non esiste il tempo libero in senso contemporaneo b) nel viaggio delle elites e nel viaggio borghese (metà ‘800-anni 20/30 del 900): inizia il tempo libero c) nel turismo di massa (anni 50-anni 80): si afferma il tempo libero d) nella frammentazione in turismi (anni 80 in poi): si frantuma il tempo libero Questi elementi sono il modello di riferimento cui guardano le nuove classi (media borghesia e proletariato urbano) per derivare la loro idea di villeggiatura, di svago, e di tempo libero L’origine e l’affermarsi del tempo libero Società industriale e post industriale accrescendo e migliorando la produttività hanno liberato quantità crescenti di tempo libero L’appropriazione del tempo libero è quindi un confronto/scontro sociale che ha visto coinvolte le forze politiche, i lavoratori, gli imprenditori, le istituzioni. Nel tempo libero è rimasta una fortissima divisione di genere: non c’è tempo libero delle donne per moltissimo tempo perché la figura della donna ha un ruolo ben preciso nella società Che si parli di tempo libero o di turismo/vacanza, la sua origine e la sua affermazione risiedono nella storia della società, delle istituzioni di rappresentanza degli interessi, nella storia economica e politica di questo o di quel paese.