Il tempo libero
Nozioni metodologiche e
approccio alla studio
Il tempo libero
• Si determina in seguito alla formazione ed allo
sviluppo di una società industrializzata e
urbanizzata
• Società in cui la qualità della vita quotidiana
cambia in rapporto alla radicale trasformazione
dei costumi, delle tradizioni, delle esperienze di
vita collettiva
• Per questi motivi il tempo libero è legato alla
storia sociale, economica e politica
Nozione di tempo libero (1)
• Il tempo libero non è un concetto astratto ma si
concretizza in luoghi e forme, più o meno
istituzionalizzati, di aggregazione che ne hanno
accompagnato la crescita e la diffusione
• La sua storia è il progressivo definirsi di
comportamenti sociali legati ad una specifica
suddivisione
del
tempo
che
non
necessariamente ci deve far pensare all’800 o al
900
Nozione di tempo libero (2)
• Spartiacque di una moderna concezione di
tempo
libero
sono
i
processi
di
industrializzazione
che
determinano
una
segmentazione della vita quotidiana provocando
una ripartizione in: tempo libero, tempo del
riposo, tempo del lavoro.
• Questo processo storico non è omogeneo e non
si definisce in termini storicamente fissi,
legandosi invece ai diversi gradi di sviluppo del
singolo stato o della classe sociale che si
prende a riferimento
Nozione di tempo libero (3)
• Il Tempo Libero si compone di molteplici
elementi. Quelli più evidenti sono lo sport, il
turismo, la villeggiatura, il viaggio, gli eventi, il
tempo per sè
• Il Tempo Libero non va ristretto in segmenti
rigidi, così come non può essere legato a
canoniche scadenze della storia generale che
porterebbe ad un suo appiattimento ed a non
coglierne ritmi e andamenti specifici
Tempo libero e tempo lavoro
• La domanda principale cui rispondere rispetto al
nostro oggetto di studio è come si è trasformata
l’idea di tempo (almeno nei secoli recenti) e
quali sviluppi hanno avuto i concetti di tempolibero e di tempo-lavoro
• Questi due concetti sono tra loro in un equilibrio
variabile e dinamico legati al mutamento dei
modelli e delle tipologie lavorative, ma collegati
ai contesti politico-sociali
Tempo libero e tempo lavoro
• Il tempo dell’agricoltura o dell’artigianato non
prevede giorni o periodi di riposo ma si protrae
per mesi o settimane, lasciando spazio a soste
lunghe.
• Lo stesso per la giornata lavorativa che – prima
della rivoluzione industriale - non era scandita
da orari ma dal rintocco delle campane
• La storia di questa evoluzione significa riflettere
sui mutamenti della società
Tempo libero e tempo lavoro
• L’evoluzione industriale e la trasformazione della
società spingono ad occupare il tempo lasciato
libero dal lavoro con altre attività: osterie, teatro,
cinema, feste, tradizioni, viaggio, villeggiatura,
sport.
• Le forme assunte diventano diverse e
diversificate per classi, per reddito, per mode
seguendo linee di modifica legate al livello di
sviluppo di quella società e di quel sistema
economico
Tempo libero e tempo lavoro
• Esiste, quindi, uno stretto rapporto fra tempo
libero,
progresso,
modernizzazione
e
industrializzazione.
– Il turismo di massa (del viaggio o della vacanza) è
oggi punto fermo nell’organizzazione annuale
dell’individuo
– Il tempo destinato allo sport sia in forma di praticante
che di tifoso, è uno spazio che acquista sempre più
importanza (fisica ma anche di valore sociale)
L’architettura del tempo
• Tornando nell’800 ci troveremmo a vivere in una società
diversa per la maniera di percepire il tempo, di
controllarlo, e per la minore molteplicità di tempi obbligati
o impegnati
• La linearità del tempo nel corso dell’anno non veniva
definita in base all’efficienza o alla produttività ma anche
rispetto alle condizioni del clima.
• Interruzioni casuali o ricreative rendevano discontinui i
tempi dei contadini, degli artigiani e dei primi operai
senza che queste interruzioni si collegassero
direttamente al processo economico industriale
L’architettura del tempo
• Sistema manifatturiero e lavoro in fabbrica obbligano
sempre più alla scansione del tempo lavoro ed
all’organizzazione della vita quotidiana
• La trasformazione e l’apertura degli spazi del tempo –
compreso il modificarsi della sua architettura – sono
quindi determinati dall’introduzione del lavoro regolato.
• In altre parole le scansioni del tempo contemporaneo
derivano dal definirsi e dallo stabilizzarsi della società
industriale
L’architettura del tempo
• E’ importante percepire come il fenomeno della
trasformazione industriale non solo non è stato
omogeneo nel tempo, ma non lo è stato nemmeno nello
spazio.
• Tempi e modi differenti della trasformazione industriale
sono dati dalle caratteristiche e peculiarità del contesto
specifico nel quale inizia a svilupparsi
• Con questa analisi entriamo nella storia contemporanea
e nelle sue scansioni politiche, economiche, sociali,
culturali.
L’architettura del tempo
•
L’architettura e la percezione del tempo muta fra ‘800 e ‘900 (Kern)
con l’affermarsi dei caratteri della modernità:
–
–
–
–
•
Economia Industriale
Rappresentanza di massa
Istituzioni
Progresso scientifico e tecnologico
Con il modificarsi del tempo mutano anche elementi di tipo
antropologico e culturale, che divengono propri della società del
‘900.
– riti e rituali arcaici si “novecentizzano” o si “modernizzano”;
– nuovi riti e rituali si affermano
•
Il concetto di rito, se prima faceva parte solo delle società primitive
ed esotiche adesso entra a far parte anche del mondo
contemporaneo, i riti fanno parte delle società perché queste hanno
un gran bisogno di simbolizzazione
L’architettura del tempo e ritualità
Il rito nella modernità
– I riti non si sono estinti ma dal ruolo centrale che avevano nella
vita di tutti hanno assunto un ruolo marginale.
– I riti della società moderna permettono di esprimere quei valori
che non si possono esprimere nel lavoro o nel mondo
domestico.
– I riti della società moderna liberano il soggetto dalla repressione.
– I rituali non sono al centro della società moderna ma ne
permettono il funzionamento.
(Martin Segalen)
Tempo libero e ritualità
•
Esiste una ritualità del tempo libero che si basa su ritualità storiche
che oggi possiamo considerare tali nello studio del tempo libero.
•
Alcune attività si sono spostate dal tempo lavoro al tempo libero e
oggi prescindono dal loro aspetto utilitaristico.
•
Cacciare:
– Nella caccia popolare viene privilegiato l’onore, nella caccia borghese si vuole
affermare la propria potenza sociale.
– La caccia può esser vista anche come una pratica festiva che riunisce la
collettività in ambito popolare mentre in quello borghese e’ una pratica di
integrazioni di frazioni sociali che facilita il consolidamento della borghesia
stessa.
– E’ indubbio che la caccia presenta vari rituali (caccia al cinghiale, alla volpe)
accompagnati da codici di comportamento.
(Martin Segalen)
Tempo libero e ritualità
I giochi di squadra, il calcio e i tifosi
•
Secondo alcuni studiosi il successo del calcio è dovuto alla simbolizzazione
di questo sport, che racchiude in sé le caratteristiche della società
industriale: divisione di compiti, parità teoriche delle opportunità.
•
Il calcio può essere visto come l’espressione di una guerra ritualizzata.
•
I caratteri rituali della partita di calcio:
– la partecipazione in prima fila dei detentori del potere
– le partite seguono un calendario ciclico
– la preparazione alla partita segue uno schema, i giocatori hanno le loro abitudini
gli spettatori tifoni anche (striscioni e cori)
– nelle vincite i giocatori ostentano abbracci
•
Il fenomeno delle “curve” e degli ultras (con le loro codificazioni)
(Martin Segalen)
Tempo libero e ritualità
Il footing
•
La corsa è l’incontro dello sport e del gioco e prevede dei rituali specifici: i
corridori sono dei praticanti, le corse sono una sorta di messe, il calendario
che le regola e’ un ciclo annuale pseudoreligioso.
•
Trattandosi di uno sport praticato anche dalle donne (in sensibile aumento
dagli anni 80), ne deriva che pratiche ad alto valore simbolico possono
svilupparsi al di fuori del concetto di virilità.
•
Le Maratone di New York e di Barcellona rappresentano al tempo stesso un
evento ed un rito. Non c’è metropoli che non ha la propria maratona in
concorrenza con le altre.
•
Le corse nelle città sono simboli d’identità per chi ne fa parte ed i
partecipanti sono autorizzati (dal punto di vista sociale) a ricorrere ad
atteggiamenti eccessivi.
(Martin Segalen)
Tempo libero e ritualità
Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito
•
La Rivoluzione francese (poi anche il fascismo ed il nazismo) introdussero
feste pubbliche con alto valore morale per forgiare uomini nuovi
•
Con la Rivoluzione francese si pose, per la prima volta, il problema (attuale)
del rapporto tra festa, politica e spettacolo.
•
I rivoluzionari volevano sradicare le feste dell’ Antico Regime che
celebravano la gloria della monarchia e sostituirle con nuovi simboli che
attirassero il popolo.
•
Le feste rivoluzionarie non sono però durate così a lungo per essere definite
veri e propri riti repubblicani, ma hanno dato inizio al rapporto tra la politica
e la sua rappresentazione
(Martin Segalen)
Tempo libero e ritualità
Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito
•
I rapporti politici possono strutturarsi nel rituale, ma gli antropologi
hanno constatato dove non esisteva un potere centrale stabile, i riti
facevano sentire i soggetti uniti e li portavano alla coesione.
•
La questione centrale dal punto di vista storico diviene quindi se
nella società contemporanea (complessa ed articolata) la ritualità
politica mantiene questo valore. La risposta è si ma con due
condizioni
– affinchè i riti diventino tali c’e’ bisogno che ricevano un consenso e che abbiano
un certo valore morale
– il rituale politico deve basarsi su referenti noti quali motivi musicali, personaggi
che fanno parte del mito e della storia
(Martin Segalen)
Tempo libero e ritualità
Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito
•
le amministrazioni locali organizzano eventi che rispecchiano i rituali in
ambiti festivi (esposizione reliquie dei Santi, ripresa di antiche tradizioni).
•
quando ciò accade (anche su un arco di tempo lungo) il rito assume una
funzione politica in quanto permette a una città divisa sul piano sociale di
superare le differenziazioni e mostrare una ritrovata unanimità.
•
Il rito consolida la società e i lunghi preparativi uniscono la popolazione:
feste laiche o religiose hanno sempre figure e personaggi emblematici nei
quali ci si riconosce e si riconoscono le proprie radici.
•
Questa tipologia di “riti festivi urbani” uniscono le singole collettività ma non
la nazione
•
Per unire la nazione si ha bisogno di creare dei riti che riguardino tutti e che
siano fonte di comunione.
(Martin Segalen
Tempo libero e ritualità
Festa, spettacolo, politica: la funzione comunicativa del rito
•
Esiste un chiaro rapporto tra riti e mass media nella società
contemporanea
– Il legame che si creò nei regimi autoritari e totalitari fra il “capo” e il
“popolo” è alimentato, sostenuto e amplificato dagli strumenti della
comunicazione (giornali, radio, musica, teatro)
– La televisione ha un ruolo di catalizzatore delle emozioni su scala
planetaria (il primo evento globale trasmesso fu lo sbarco sulla luna –
1969; a livello nazionale un ruolo preciso lo hanno svolto i mondiali di
calcio del 1982).
– In altri casi (il funerale di Lady Diana, un rito di passaggio ), il rito diviene
tale per l’emozione collettiva internazionale che suscita.
– Quindi una società fondata sull’informazione rafforza il potere del rituale.
Riti di passaggio
•
Uno dei punti nodali – forse il più interessante sia in una prospettiva
interpretativa sia in una prospettiva di più lunga impostazione della
ricerca e della riflessione sul tempo libero e in particolare sul
viaggio– deriva dall’applicazione nella metodologia e nella
riflessione storica da parte di Eric J. Leed dei cosiddetti “riti di
passaggio” (E.J.Leed, Terra di nessuno; E.J.Leed, La mente del
viaggiatore).
•
Una classe di fenomeni di origine antropologica studiati e definiti
come tali da Arnold Van Gennep (etnologo ed antropologo francese
nato in Germania da una famiglia olandese).
Riti di passaggio
•
Nel 1909 Van Gennep pubblicò “I riti di Passaggio”, che portò al centro
dell'attenzione questi aspetti comportamentali e codificati nelle diverse
culture europee ed extraeuropee, proponendone un'acuta analisi strutturale
•
Van Gennep osservò durante i suoi studi l'esistenza di tre stadi:
– separazione (fase pre-liminare - che separa dalla condizione precedente) ad
esempio il “funerale”
– transizione/margine (fase liminare - limen significa confine - che si attraversa
durante la condizione di marginalità), ad esempio il “fidanzamento”
– reintegrazione (fase post-liminare - che aggregano l’individuo al nuovo
ambiente) ad esempio il “matrimonio”
•
Nello stesso contesto, il rito è riconosciuto tale per tre importanti caratteristiche
– la convenzionalità, ovvero segue un preciso ordine di gesti e atti;
– la ripetitività, ovvero il continuo ripetersi all'interno di un tempo definito ciclico
(somiglianza delle cerimonie che si svolgono nei più svariati gruppi umani)
– l'efficacia, ovvero l'avvento di qualcosa che modifica lo status di una persona;
Riti di passaggio
• Benché applicato forse con eccessiva automaticità, lo
schema ancora adesso mostra la propria validità
– attraverso il metodo comparativo, che permette di rintracciare
l’identità profonda nei riti delle più disparate culture e religioni
– di procedere - come nel nostro caso alla definizione di elementi
e rituali fortemente identitari, di fronte ad un evento storico
traumatico, periodizzante e omogeneizzante.
– di individuare forme rituali nel tempo libero, nello sport, nel
viaggio, nel turismo
Riti di passaggio
• Successivamente
Victor
W.Turner
(Glasgow,
1920/1983), sviluppando le osservazioni di Van Gennep,
ha individuato come il rito affondi le sue radici nel
“dramma sociale”.
• Radici che
– permettono di rilevare quelle strutture dell'esperienza nei
processi concreti della vita sociale,
– consentono a chi osserva di adottare una prospettiva basata non
più sulla descrizione statica degli eventi, ma una capace di
considerare le singole individualità che operano materialmente e
simbolicamente all'interno di un contesto, i cui valori e punti di
riferimento sono in continua mutazione.
Riti di passaggio - Van Gennep e Turner
• Questo metodo permette di analizzare ogni sequenza
del
cerimoniale
osservato,
indagando
sulla
consequenzialità e dunque sulla precisa successione dei
fatti, dando rilievo al contesto socio-ambientale in cui il
rito avviene, dunque contestualizzandolo
– Durante la fase di separazione, si delimitano le dimensioni
spazio-temporali del rituale stesso e si concretizza in modo
manifesto l'attitudine comportamentale necessaria allo
svolgimento del rito: tutto questo è fondamentale affinché
possano essere riconosciuti i protagonisti attivi e passivi
dell'evento.
Riti di passaggio - Van Gennep e Turner
– è inoltre funzionale alla seconda fase, quella della transizione,
definita da Van Gennep e da Turner col termine “margine” o
“limen” (da cui liminarità): da questo momento in poi i soggetti
rituali vivono una condizione di ambiguità per cui non sono più
ciò che erano ma neanche ciò che saranno. Questa concezione
della marginalità è talmente importante da costituire un rituale a
sé, in cui vengono ridefiniti i caratteri identitari degli iniziati.
– Il terzo momento condensa le due fasi precedenti stabilendo,
attraverso un insieme di segni e comportamenti, l'avvenuta
trasformazione e reintegrando i protagonisti all'interno della
società. Per Van Gennep, non tutti i rituali presentano un
equilibrio tra questi tre momenti; i rituali di fidanzamento, ad
esempio, privilegiano la seconda fase mentre quelli di
matrimonio danno particolare valore al momento aggregativo.
Cosa resta oggi dei riti di passaggio
• Questi eventi assumono sempre più spesso un carattere
privato.
– Il battesimo nella società moderna va via via diminuendo
– nascono poi nuovi riti come le feste di compleanno per i bimbi
sempre più piccoli.
– Le feste per gli onomastici stanno scomparendo,
– il cattolicesimo non è più osservato come tanto tempo fa.
– I matrimoni assumono forma e significato diverso.
– La morte si celebra in modo modesto, non ci si veste più di nero,
i segni esteriori scompaiono, le cerimonie funebri tendono a
rifarsi al modo di essere del defunto,
– non ci sono più cerimonie standardizzate.
(Martin Segalen)
Cosa resta oggi dei riti di passaggio
•
Il viaggio è varcare una soglia ….. un limite al di là del quale la vita
(intesa come esperienza, conoscenza, percezione) anche in modo
impercettibile, si modifica:
“il viaggio era davvero viaggio, quando esisteva un confine tra il noto e
l'ignoto, tra il mondo della civiltà e chi civile non era...... ora noi non
possiamo sfuggire a quella civiltà globale che è stata creata da
generazioni e generazioni di viaggiatori, esploratori, signore e signori
della
curiosità
elegante,
mercanti
e
migratori.
Nasce dal viaggiare, da generazioni di viaggi quella cultura globale che
ora è saldata da sistemi internazionali di trasporti, produzione,
distribuzione, comunicazione, distruzione. E' questo mondo, per ora,
non possiamo lasciarlo” (E.J.Leed, La mente del viaggiatore)
•
Abbiamo quindi due concetti da tener presente e che si
differenziano nelle tre grandi fasi del viaggio (nell’antichità, al tempo
del Grand Tour, nell’età contemporanea): quello di separazione e
quello di margine (o liminarità)
Il viaggio come ritualità
• E.J. Leed si è chiesto perché il viaggio sia una risorsa
così importante nella spiegazione delle fasi di passaggio
esistenziali ed ha ipotizzato che il viaggio possegga
questo forte significato metaforico in quanto “agente e
modello di trasformazione per tutti gli esseri umani”.
• Leed sviluppa questa teoria analizzando le tre fasi del
viaggio, verificando poi i cambiamenti che avvengono a
livello individuale e sociale:
– la partenza
– il transito
– L’arrivo
Il viaggio come ritualità
•
La partenza è spesso il momento del distacco da persone e luoghi cari, per
cui è accompagnata da reazioni emotive più o meno intense in base alla
durata del viaggio e alla distanza dal luogo che si vuole raggiungere.
•
Il transito rappresenta la fase del viaggio che desta meno interesse nei
turisti e spesso è considerato una noiosa perdita di tempo, tanto che si
cerca il mezzo più veloce per raggiungere la meta desiderata.
– In epoca moderna il tempo del transito si è ridotto in modo consistente e nel caso
dell'utilizzo dell'aereo toglie completamente la dimensione del passaggio da un
luogo all'altro, da una realtà culturale, sociale, paesaggistica a un'altra.
– La velocità non ha fatto sparire le sensazioni del transito: non è un caso il fatto
che desta interesse la possibilità di vedere dall'alto qualche paesaggio
significativo (le Alpi, un fiume, una città); in questo caso attrae la spettacolarità
della visione ma anche il desiderio, più o meno consapevole, di provare in
qualche modo la sensazione del transito da una località all'altra.
Il viaggio come ritualità
•
L'arrivo alla meta conclude la prima parte del viaggio; può diventare
un momento delicato, perché è quello in cui avviene il contatto con
persone, culture, territori poco conosciuti o comunque diversi
rispetto a quelli abituali.
– questo aspetto è oggi meno evidente di un tempo perché la società
contemporanea è caratterizzata dalla convivenza di popoli e culture
molto differenti fra loro, per cui i turisti sono ormai abituati a confrontarsi
con la diversità.
•
Vi sono comunque realtà che richiedono ancora una capacità di
comprensione e di ascolto da parte del viaggiatore: pensiamo ai
Paesi del Sud del mondo,
•
Va ricordato che per molti turisti l'arrivo può rappresentare uno dei
momenti più affascinanti del viaggio, perché si può finalmente
appagare «la tensione alla curiosità, all'avvicinarsi a ciò che è
sconosciuto, che è da scoprire, che sta al di fuori, all'esterno dei
limiti o dei confini domestici o acquisiti”
Il viaggio come ritualità
•
Leed propone una tipologia fondata sulle motivazioni che spingono una
persona a viaggiare, individuando in questo modo tre modelli di viaggio:
– il viaggio filosofico: è soprattutto una ricerca delle radici e degli inizi, un viaggio
nel tempo e nei luoghi rappresentativi delle origini della cultura di appartenenza
(musei, monumenti, opere d'arte). Oggi tutti i turisti visitano i musei famosi,
anche se nel nostro Paese vi è la tendenza a trascurare il patrimonio museale e
monumentale nazionale, che ha ancora un significato profondo per la cultura non
solo italiana.
– il viaggio rinascimentale: volto alla ricerca di destinazioni inesplorate ed è anche
un viaggio nel tempo, perché raggiunge luoghi dove lo stile di vita e le condizioni
economiche ricordano quelle che si potevano trovare nel proprio Paese qualche
decennio prima, per cui si ha anche in questo caso un ritorno al passato,
seppure con modalità diverse rispetto al viaggio filosofico.
– il viaggio scientifico: volto alla conoscenza delle culture e dei popoli, per cogliere
somiglianze e differenze, per ampliare la propria cultura e arricchire la propria
umanità.
Il viaggio come ritualità
•
Un aspetto che può condizionare le emozioni è la motivazione della partenza, che per
Leed si può ricondurre a quattro modelli fondamentali:
–
l'espulsione, cioè la partenza forzata da un luogo per motivi politici, sociali, religiosi, come
quella dei profughi e degli esiliati;
–
la partenza eroica, intesa come l'inizio di un viaggio che può cambiare il destino di un
individuo e che gli consente di affermare fortemente la propria identità, come quella di un
giovane che si reca in un paese dell'Africa per prestare la propria opera assistendo i malati di
Aids o ancora come chi, più banalmente ma con altrettanta risolutezza, cerca di entrare nel
Guinness. questo modello di partenza era più diffuso in passato, quando si partiva per una
battaglia o per una guerra proprio alla ricerca dell'atto di eroismo
–
la conquista, quando a prevalere è il desiderio di raggiungere qualche obiettivo
indipendentemente dall'ottenimento della fama e della gloria ma per spirito d'avventura e per
poter provare emozioni forti; si può pensare agli amanti della roccia, del trekking, degli sport
estremi.
–
l'evasione, quando si cerca di sfuggire alla routine quotidiana, anche in modo trasgressivo e
con le modalità più diverse, dai primi viaggi dei giovani senza la famiglia in Inter Rail ai turisti
che in vacanza tornano a fumare o non rispettano la dieta.
E.J. LEED, La mente del viaggiatore. Dall'odissea al turismo globale, il Mulino, Bologna 1992.
Il tempo libero come problema
storico
La costruzione e la pratica del tempo libero nella società di massa non
è un processo univoco ma un terreno di conflitto, aperto a soluzioni
diverse (N.Gallerano).
Non occorre studiare solo operai, contadini e le loro aggregazioni, ma
aggregati sociali più vasti, in primo luogo la nebulosa dei ceti medi.
Non è quindi una massa uniforme: gli usi sociali del tempo libero fanno
emergere le differenze generazionali e di genere.
La storia del tempo libero si richiama infine al problema della gestione
del consenso nella società di massa ed ai suoi aspetti culturali,
istituzionali e politici senza tuttavia esaurirsi in questa.
Il tempo libero come paradigma
interpretativo del 900
Il tempo libero è quindi un fenomeno che caratterizza e distingue la
società contemporanea da un punto di vista sociale e culturale.
La sua affermazione ha segnato il passaggio dalla sfera del privato al
momento pubblico
Rispetto all’800 (e nel periodo aristocratico) il tempo libero passa dal
privato al pubblico, non escludendo più l’intervento dello Stato e
delle organizzazioni politiche e sindacali
Si può concludere che il tempo libero (e con esso il turismo e lo sport) è
uno degli elementi – un paradigma interpretativo - della storia
sociale del ‘900. Riuscendo nel corso dei decenni a pervadere di sé
la struttura sociale legato come è alle trasformazioni del lavoro
Quando nasce il tempo libero
• Una definizione:
il tempo libero si determina con la formazione e
lo sviluppo di una società industrializzata ed
urbanizzata; una società in cui la qualità della
vita quotidiana muta in rapporto alla
trasformazione dei costumi, delle tradizioni, delle
esperienze di vita collettiva, elementi che
nascono con la trasformazione complessiva
della struttura sociale
Nascita del tempo libero
Lo spartiacque tra il “tempo dell’otium” o del
“negotium” (tempo libero e tempo del lavoro
nelle classi agiate e nelle elites) è:
Il processo di industrializzazione in quanto con essa viene disciplinato il
lavoro e la giornata lavorativa suddivisa da allora in avanti fra:
tempo lavoro, tempo riposo e tempo libero.
E’ all’interno del tempo libero che nascono il
turismo (forma particolare dello svago) e lo sport
(come fenomeno di rilevanza e di valore sociale)
nel senso contemporaneo del termine
Origine del tempo libero e della
vacanza
Il tempo libero è una dimensione sociale frammentata, esistono:
a)
Tempo libero delle elites
b)
Tempo libero delle classi subalterne
c)
Tempo libero in città
d)
Tempo libero in campagna di cui non ha senso parlare prima del
1930.
Queste suddivisioni hanno origine in seguito a fenomeni storici ben
precisi che avvengono in momenti diversi nella storia delle
nazioni: industrializzazione, urbanizzazione, lavoro, società di
massa
Origine del tempo libero e della
vacanza
Le forme del tempo libero (al suo interno del viaggio) sono individuate:
a)
nel Grand Tour settecentesco, nell’aristocratico trasferimento “in villa”
rinascimentale e nelle esplorazioni: quando non esiste il tempo libero
in senso contemporaneo
b)
nel viaggio delle elites e nel viaggio borghese (metà ‘800-anni 20/30
del 900): inizia il tempo libero
c)
nel turismo di massa (anni 50-anni 80): si afferma il tempo libero
d)
nella frammentazione in turismi (anni 80 in poi): si frantuma il tempo
libero
Questi elementi sono il modello di riferimento cui guardano le nuove
classi (media borghesia e proletariato urbano) per derivare la loro
idea di villeggiatura, di svago, e di tempo libero
L’origine e l’affermarsi
del tempo libero
Società industriale e post industriale accrescendo e migliorando la
produttività hanno liberato quantità crescenti di tempo libero
L’appropriazione del tempo libero è quindi un confronto/scontro sociale
che ha visto coinvolte le forze politiche, i lavoratori, gli imprenditori,
le istituzioni.
Nel tempo libero è rimasta una fortissima divisione di genere: non c’è
tempo libero delle donne per moltissimo tempo perché la figura della
donna ha un ruolo ben preciso nella società
Che si parli di tempo libero o di turismo/vacanza, la sua origine e la sua
affermazione risiedono nella storia della società, delle istituzioni di
rappresentanza degli interessi, nella storia economica e politica di
questo o di quel paese.