Codici ed affreschi. Alcuni studiosi della storia dell’arte hanno accennato alla possibilità di uno stretto contatto tra codici miniati ed affreschi. Qui presentiamo un caso significativo: un particolare affrescato in una chiesa rupestre nota come Madonna del Soccorso a Monopoli. La chiesa si trova a cavallo tra il centro storico e la nuova città di Monopoli, costruita a partire dal 1800, nel luogo dove una volta erano le mura dell’abitato. Vi si accede tramite una ripida scala e ci si trova nell’aula della chiesa. L’ingresso è all’uso orientale sulla parete destra della chiesa. L’interno è suddiviso da un paio di colonne che una volta facevano parte di un templon, oggi stravolto con l’eliminazione dei muretti laterali, e con l’erezione di un altare a parete posto in asse con l’ingresso, quindi rivolto a nord. In origine, invece, oltre il templon, nel presbiterio, la chiesa culminava con due absidi ad arcone culminanti con calotta a quarto di sfera. Ad altezza d’occhio, sull’unione dei due arconi absidali, di fronte alla porta del templon, è posto un affresco rappresentante una croce del tipo di S. Eufemia sormontata da due uccelli. Questa chiesa rupestre merita un approfondimento e una pubblicazione monografica. Ricostruzione della croce con uccelli Sia la cornice che la croce fiorita sono in color rosso contornato da una linea in nero, il tutto su fondo bianco. I due uccelli sono invece disegnati con tratti sottile in nero con qualche linea rossa. La tecnica utilizzata per rappresentare gli uccelli è quella del disegno, con tratti delineati con mano certa in modo veloce, pochi segni per la testa, becco, corpo, ali e piedi. Il colore nero ha determinato le parti essenziali del corpo, il rosso a sottolineare il becco, il piumaggio delle ali e della coda. Questa tecnica è quella utilizzata dagli illustratori dei codici medievali, distaccandosi dalle rappresentazioni pittoriche. Interessante è l’allegoria racchiusa in questo affresco ove si vede al centro la croce a rappresentare il Cristo. Da essa discende e germoglia la vita, il tralcio che si biforca dalla croce, come è riportato da S. Giovanni Evangelista: “Io sono la vite, voi il tralcio” (Giov. 15, 5). Nel simbolismo, il Cristo è la croce e da esso scaturiscono i tralci raffiguranti il popolo cristiano. In alto i due uccelli che guardano la croce ci riportano al Paradiso. Gli uccelli sono l’allegoria degli angeli che contornano la visione del Cristo: la croce. “Come gli uccelli vengono innalzati dalle loro piume e si muovono ovunque nell’aria, così nel corpo l’anima viene sollevata attraverso il pensiero e si estende ovunque” scrive S. Idelgarda di Bingen nel suo Liber de subtilitatum. Ecco spiegato la presenza degli uccelli: mezzi per spingerci a meditare ed aspirare in alto, verso il cielo, al Paradiso quale meta da giungere. Ritornando al nostro affresco di Monopoli, possiamo confrontarlo con altri uccelli “dipinti” su codici greci e notare come venivano tratteggiati. Bastano pochi segni grafici per disegnare le forme dell’uccello. Il colore serve unicamente per abbellire con eleganza il semplice disegno ma non è essenziale nella sua rappresentazione. Guglielmo Cavallo, a proposito di una figura dipinta in un codice greco, dice: “nella invocazione scritta accanto al Santo si può leggere il nome dell’artigiano cui si deve l’illustrazione, … ,il fatto riveste non poco interesse in quanto dimostra come sia opera di “pittori” di mestiere che, qualche volta firmavano il loro lavoro.” Queste argomentazioni aspettano ancora un adeguato approfondimento da parte degli specialisti della storia dell’arte e danno per scontato la grande importanza della diffusione della cultura tramite i codici anche nel settore della pittura e nelle rappresentazioni simboliche apportate nelle chiese con affreschi. Franco dell’Aquila Le figure sono riprese da “I bizantini in Italia”, Milano 1982.