del file allegato - Conservatorio Pierluigi da Palestrina

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Regione Sardegna Assessorato della Pubblica Istruzione,
Comune di Cagliari Assessorato della Cultura, Sport e Spettacolo,
Scuola Civica “Rachel, Associazione Incontri Musicali
Conservatorio
“G. P.
da
Palestrina”
di
Cagliari
Festival
delle favole musicali
Spettacoliper le Famiglie
Auditorium del Conservatorio
25/11 “Histoire de Babar”, 2/12 Pinocchio, 9/12 Il
Piccolo Spazzacamino, 14/12 Carnevale degli animali,
16/12 Pierino e il Lupo, 18-20/12 Serva Padrona
Per pianoforte e voce recitante
25 Novembre 2013
ore 10,30/ore 17,30
La prima opera in cui appare è Il primo libro di Babar (in francese L'Histoire de Babar). La
storia è basata su una fiaba che la moglie di Brunhoff, Cecile, aveva inventato per i loro
figli: vi si narra di un giovane elefante chiamato Babar che lascia la giungla, visita una
grande città e ritorna nella giungla per portare agli altri elefanti il beneficio della
civilizzazione. Come in una vera fiaba, il passatempo preferito della famiglia Babar è fare
pic-nic in riva al lago e ammirare la natura incontaminata. Celeste è la moglie,
un'elefantessa davvero speciale con una vita piena di avventure da raccontare. Flora, Pom,
Alexander e Isabelle sono i quattro figli, ognuno con la propria spiccata personalità.
Jean de Brunhoff pubblicò altre sei storie prima di morire nel 1937. Suo figlio, Laurent de
Brunhoff, era a sua volta uno scrittore e un illustratore talentuoso e portò avanti la serie a
partire dal 1946 con Babar et le coquin d'Arthur e altre storie.
Babar vive nella città di Celestopoli (Célesteville nella versione originale).
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2 Dicembre 2013
ore 10,30/ore 17,30
Per Orchestra e Voce recitante
La piccola Suite per pianoforte é una delle più suggestive
composizioni di Ettore Pozzoli per pianoforte trascritta per orchestra
da camera da Giacomo Medas.
La suite raccoglie 12 avventure del famoso burattino di legno:
- Pinocchio fa i primi passi;
- Geppetto, Prima scappatella di Pinocchio;
- Il carabiniere;
- Il grillo parlante;
- Pinocchio al teatro dei burattini;
- Pinocchio, il gatto e la volpe;
- La fatina dai capelli turchini;
- Pinocchio cane da guardia;
- Pinocchio a letto ammalato;
-Pinocchio non è più burattino.
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9 Dicembre 2013
ore 10,30/ore 17,30
Nel 1949 Britten viveva già da due anni ad Aldeburgh, nel Suffolk – la località immortalata da
Crabbe, che sarà fino alla fine il centro delle sue attività – allorché, in occasione della
seconda edizione del Festival che ancora oggi vi si svolge, compose The Little Sweep.
Trama
1810: il piccolo spazzacamino Sam, un bambino abbandonato da genitori troppo poveri, è
sfruttato da Black Bob e dal suo assistente Clem, che si apprestano a farlo salire sul
comignolo dell’asilo di Iken Hall, nel Suffolk. L’aspetto miserevole di Sam non commuove Miss
Baggot, la governante, e a nulla giova che Rowan faccia di tutto per convincere Black Bob a
non far salire il piccolo – che piange per la paura – sul comignolo. Mentre gli altri bambini
giocano, Sam, in difficoltà, invoca aiuto e viene soccorso dai piccoli ospiti dell’asilo di Iken
Hall. Con la complicità di Rowan il piccolo spazzacamino viene nascosto dentro l’armadio dei
giocattoli e accudito fino al mattino successivo, quando, chiuso in una valigia, potrà uscire
dall’asilo per andare in vacanza insieme alla bambinaia e agli altri bambini.
L’opera si distingue per il linguaggio elegante e per l’insolito proposito di avvicinare il mondo
della musica a quello delle fiabe e dei bambini. L’organico strumentale, formato da quartetto
d’archi, pianoforte e alcune percussioni, è ridotto al minimo e si rivela funzionale alla più
ampia fruibilità della partitura, che consente anche esecuzioni con strumentisti e cantanti
non professionisti.
In questa messa in scena, la regia ambienta la vicenda in un mondo gotico, ispirato a
“Nightmare before Christmas” di Tom Burton.
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14 Dicembre 2013
ore 10,30/ore 17,30
La composizione è formata
da 13 brani che descrivono in
modo divertente e ironico le
caratteristiche
di
alcuni
animali. Il primo brano è
preceduto da una breve
introduzione. Dopo l’ultimo
brano Saint Saëns inserisce
un finale che conclude
questa divertente galleria di
personaggi. L’autore, insieme
a quella degli animali, fa
anche la caricatura di alcuni
personaggi, pianisti e critici
musicali, legati al mondo dei
concerti e composizione.
Introduzione
Il Carnevale degli animali inizia con una breve parte introduttiva affidata
agli archi e ai pianoforti.
La funzione dell’introduzione è di preparare l’ascoltatore creando
un’atmosfera adatta al tipo di musica che sta per essere eseguita.
Marcia reale del leone
Un ritmo di marcia, scandito dai due pianoforti, annuncia l’arrivo del re
della foresta.
Il leone si presenta con una melodia dal ritmo molto marcato e solenne,
che ne evidenzia il carattere e la superiorità nei confronti degli altri
animali. Il tema musicale è proposto una prima volta dagli archi
all’unisono (violini, viola, violoncello e contrabbasso) mentre i due
pianoforti scandiscono il ritmo di marcia. Successivamente il tema passa ai
pianoforti, accompagnati dagli archi. Durante il brano il leone fa sentire
più volte il suo terribile ruggito.
Galli e galline
Pianoforti, violini, viola e clarinetto imitano il verso di questi animali.
Gallina Gallo.
Emioni
Gli emioni sono dei cavalli selvatici che galoppano nelle prateria dell’Asia.
Il compositore rappresenta la loro corsa sfrenata con scale velocissime
eseguite all’unisono dai due pianoforti.
Tartarughe
Per rappresentare questi animali lentissimi, Saint Saëns utilizza il tema di
un celebre balletto: il Can Can di Jacques Offenbach.
Naturalmente le povere tartarughe, pur con tutta la buona volontà, non
riescono a danzare così velocemente. L’unica soluzione consiste quindi
nell’adattare il ritmo alle loro possibilità.
Ecco il risultato! Gli archi, accompagnati dai pianoforti eseguono un Can
Can un po’ speciale…
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Elefante
L’elefante, interpretato dal contrabbasso, si esibisce in un valzer accompagnato dal
pianoforte. La seconda parte del tema riprende il motivo di una composizione di Hector
Berlioz intitolata “la danza delle silfidi”.
Le silfidi sono figure mitologiche leggiadre ed eteree: Saint Saëns utilizza il loro tema per
rendere ancora più evidente il contrasto tra la leggerezza della danza e la pesantezza
dell’animale che la interpreta.
Canguri
I due pianoforti si alternano nell’esecuzione di una melodia “saltellante” che rappresenta il
movimento più caratteristico dei canguri.
Acquario
Il flauto traverso, la celesta e gli archi eseguono una dolce melodia accompagnata dagli
arpeggi dei pianoforti che rappresentano il movimento dell’acqua.
Ecco l’effetto delle bollicine d’acqua, rappresentato dalla celesta.
Personaggi dalle orecchie lunghe
I due violini si alternano nell’imitazione del raglio degli asini.
Il cucù nel bosco
Una dolce melodia, eseguita dai pianoforti, rappresenta l’atmosfera del bosco
E il clarinetto imita il canto del cucù.
Voliera
Una melodia velocissima eseguita dal flauto traverso rappresenta lo svolazzare degli uccelli
nella gabbia.
Pianisti
Saint Saëns con questo divertente brano vuole prendere in giro i pianisti, costretti a passare
lunghe ore in noiosissimi esercizi tecnici. Ecco la poesia dalla quale in musicista ha tratto
ispirazione per descrivere questi “animali”: Di tutte le bestie il pianista è il peggiore specie
e suona a tutte le ore, se poi lo fa in modo infame nessuno gli toglie il nome del… cane.
Fossili
I fossili non sono solamente i resti pietrificati di animali e vegetali della preistoria. Fossili,
secondo Saint Saëns, sono soprattutto i critici musicali che, per colpa della loro mentalità
antiquata, dimostrano di non capire le nuove tendenze della musica. In questo brano il
musicista prende in giro i critici musicali utilizzando quattro motivi:
o La “danza Macabra”, poema sinfonico scritto dallo stesso Saint Saëns nel
quale viene descritta la danza di alcuni scheletri sopra le tombe di un
cimitero. Il tema è suonato dallo xilofono.
o La “canzonetta”, una melodia popolare francese utilizzata anche da Mozart
o “Au clair de la lune”, una canzoncina francese molto conosciuta
o Una celebre aria tratta dall’opera “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino
Rossini
Il cigno
Il cigno è senza dubbio il più conosciuto tra brani composti da Saint Saëns. La bellissima
melodia che lo rappresenta, eseguita dal violoncello, viene anche utilizzata come
accompagnamento musicale nel balletto “La morte del cigno”.
Finale
Preceduto da una breve introduzione, il finale si presenta come un allegro rondò che
conclude in modo festoso questa divertente rassegna di personaggi animaleschi.
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16 Dicembre 2013
ore 10,30/ore 17,30
Pierino e il lupo Favola per voce recitante e orchestra di Sergej Prokofiev •
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Obiettivi Riconoscere i timbri degli strumenti dell’orchestra Capire come un'attenta selezione delle melodie e dei timbri possa essere usata per rappresentare emozioni e personalità dei personaggi di una favola. Conoscere in modo più approfondito alcuni strumenti musicali Sergej Prokofiev Sergei Prokofiev nasce il 23 Aprile dell'anno 1891 nel villaggio rurale di Sontsovka, oggi Ucraina, che faceva parte dell'Impero Russo. Suo padre era un ingegnere agrario, sua madre, donna colta con un acuto senso musicale abbinato a un certo talento pianistico, ebbe un'influenza determinante sulla formazione musicale del giovane Sergei. Sergei fu un bambino precocissimo, anche se non un prodigio del livello di Mozart. La madre gli insegnò a suonare il piano e già alla età di cinque anni aveva scritto la sua prima composizione Nella primavera del 1906 Sergei e la madre si trasferirono a San Pietroburgo per permettere al giovane Prokofiev di frequentare il Conservatorio. A 17 anni tenne il sua primo concerto San Pietroburgo in una delle "Serate di Musica Contemporanea". A 22 anni si diploma al Conservatorio di San Pietroburgo. Tra il 1918 e il 1933 compì lunghi viaggi in Europa e negli Stati Uniti, facendosi applaudire come eccezionale virtuoso del pianoforte. Dopo il 1933 prese definitiva dimora in Russia, dove si dedicò soprattutto alla composizione. La fiaba musicale Pierino e il lupo. • • Questa composizione può essere considerata una vera e propria “fiaba musicale”, in cui è narrata la storia di un bimbo, Pierino, che con l’aiuto di un uccellino cattura un temibile lupo. • Ogni personaggio è rappresentato da un tema musicale, affidato ad un particolare strumento. • Una voce recitante narra la fiaba mentre la musica di Prokofiev commenta ogni scena illustrando il carattere, i sentimenti e descrivendo le azioni di ciascun personaggio. • I personaggi sono interpretati dai seguenti strumenti: • Flauto traverso, Oboe, Clarinetto, Fagotto, Corni, Tromba, Trombone, Timpani Archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso) 18 /20 Dicembre 2013
ore 10,30/ore 17,30
Quando il 28 agosto 1733 nel Teatro S. Bartolomeo di Napoli, fra gli atti dell’opera seria “Il
prigioniero superbo” andò in scena “La serva padrona”, nessuno poteva prevedere il successo
clamoroso che questa piccola pièce di teatro musicale avrebbe raggiunto. A Napoli erano
infatti già in voga da circa un quarto di secolo gli intermezzi comici e le bizze tra Uberto,
scapolo maturo e bisbetico e Serpina, servetta astuta e desiderosa di una conveniente
sistemazione matrimoniale, costituivano l’ennesima variazione sul tema del contrasto
amoroso a lieto fine, tema consueto nella tradizione degli intermezzi. Alla fortuna de “La
serva padrona” non contribuì solo la naturalezza e vis comica dei recitativi o l’immediatezza
o semplicità melodica delle arie e dei duetti, o il brio e la vivacità che percorrono tutta la
partitura; ma certo un ruolo importante lo giocò l’uso che ne fecero i professionisti della
vocalità buffa ed anche gli ambienti amatoriali, di cui l’intermezzo divenne brano favorito.
Ma la fama de “La serva padrona” va ritrovata anche nell’essere divenuto simbolo
dell’intermezzo per antonomasia, in quella emblematica contesa tra teatro musicale italiano
e francese, che diede vita alla celebre querelle des buffons. Pergolesi non conobbe in vita il
successo che fu riconosciuto a “La serva padrona”. Infatti, soltanto a partire dal 1738 questa
si avviò a divenire l’intermezzo più eseguito ed amato praticamente in tutta Europa.
Ammirata, studiata e gustata da melomani e musicologi, “La serva padrona” è ancora oggi un
cammeo del teatro musicale che non finisce mai di stupirci e divertirci. Questo allestimento
trasporta la vicenda negli anni 50 italiani, in una casa borghese. La scelta registica nasce
dall’analisi dei tempi di scrittura e dal “gusto” dell’opera, che ben aderiscono con quel
genere cinematografico e teatrale sviluppatosi nel secondo dopoguerra. Come all’interno di
una “commedia musicale” i personaggi della vicenda si muovono con la naturalezza delle
pièces teatrali di concezione moderna, pur conservando caratteri identificativi forti e precisi
come maschere della commedia dell’arte – cari al gusto originario settecentesco delle prime
rappresentazioni. Questo melange di naturalezza–maschera è appunto ben visibile in quel
filone di spettacolo portato avanti in primis dal grande Totò - e via via dai vari Peppino, Tina
Pica, Nino Taranto ecc. – che riuscivano a raccontare il “reale” con grandissima efficacia
partendo da qualcosa di “surreale”. E proprio quest’ultima considerazione è alla base della
scelta del carattere di scene è costumi. Da qui l’idea di far muovere i personaggi in un mondo
di carattere Magrittiano. Magritte è forse l’artista che meglio rispecchia l'esigenza di
descrivere un vicenda attraverso alcuni passaggi surreali, per ritornare poi alla semplice – e
forse banale – realtà di vicende quotidiane.
La direzione registica degli interpreti perciò crea un insieme moderno ma di gusto, brioso ma
sobrio, con l’eccezione di qualche piccola “licenza” che contraddistingue da sempre il mondo
poetico e la cifra stilistica del regista.
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