Sintomi dis-regolativi: Disturbi del sonno Disturbi della sfera alimentare Pianto eccessivo Disturbi del sonno ad insorgenza nella prima infanzia possono essere legati a più fattori: aspetti bio-psico-sociali temperamento del bambino pattern di sviluppo della relazione bambino caregiver Spesso i disturbi del sonno nella prima infanzia non riflettono i criteri di gravità e di durata previsti nel DSM IV, e non è sempre possibile distinguere un disturbo del sonno primario. Disturbi del sonno ad insorgenza precoce si associano frequentemente a difficoltà nella regolazione emotiva che può essere dovuta ad una relazione di attaccamento insicuro o ad un disturbo della relazione del bambino con il caregiver. I problemi del sonno infantile rappresentano una tra le più comuni difficoltà riferite dai genitori nel prendersi cura del bambino piccolo. In particolare riguardano: le difficoltà più il momento dell’addormentamento i risvegli notturni frequenti Nei bambini con problemi del sonno sono stati evidenziati: un grado di distress emotivo più elevato nelle madri un’esposizione ad un contesto interattivo nel quale sono presenti affetti depressivi materni che si esprimono attraverso la mancanza di risposte empatiche e responsive nei confronti delle caratteristiche individuali del bambino (Warren, 2006) modalità interattive madre-bambino che non promuovono lo sviluppo di pattern autoregolativi al momento dell’addormentamento e/o dei risvegli notturni (far addormentare il bambino in braccio, in un luogo diverso dal lettino oppure attraverso il co-sleeping nel letto parentale) (Ammaniti et al., 2008) I bambini di madri depresse possono sperimentare un sostegno materno meno valido e consistente nelle strategie di autocalmasi durante gli stati affettivi negativi a causa delle modalità inadeguate di ritiro e/o di intrusività delle loro madri. Le madri depresse vengono descritte come maggiormente in difficoltà nel gestire i conflitti con il proprio bambino anche nel momento dell’addormentamento. Disturbi dell’alimentazione in prima infanzia comprendono una varietà di problematiche specifiche: coliche infantili vomito rifiuto selettivo o totale del cibo scarso accrescimento/sovrappeso terrore alla vista del cibo avversioni sensori Il neonato possiede riflessi orientati a ricercare il cibo e apprende presto a segnalarne il bisogno con il pianto e nel mentre sperimenta le modalità caratteristiche di risposta del genitore (allattamento come un “ritmo di danza” – Stern, 1998). Il bambino diviene gradualmente consapevole dei suoi segnali interni di fame e sazietà e risponderà ad essi comunicando il suo interesse verso il cibo quando ha fame e cessando di accettare il cibo quando è sazio. Anomalie nelle funzioni di caregiving possono dar luogo a modalità relazionali imprevedibili e incoerenti nella comunicazione emotiva con il bambino e questo inficia la stabilizzazione dei ritmi alimentari. La madre forza l’alimentazione, non regola l’alternanza dei turni lasciandosi guidare solo dai propri sentimenti e il figlio rifiuta il cibo in risposta al controllo e all’intrusività materna. Gli scambi diventano a-sincroni e conflittuali poiché la madre ha difficoltà ad interpretare i segnali del figlio e a sintonizzarsi con essi. Relativamente ai disturbi alimentari infantili sarà opportuno quindi prendere in esame il complesso intreccio tra: caratteristiche del bambino caratteristiche della madre (e del padre) caratteristiche della relazione madre-bambino compiti evolutivi della diade nel processo di separazione-individuazione per una sempre crescente autonomia nel momento dell’allattamento prima e dello svezzamento poi. Anomalie del pianto Un pianto “eccessivo” eccessivo (Davanzo et al. 2010), insistente o ricorrente, mal consolabile crea preoccupazione ed è fonte di disturbo per i genitori. Il pianto potrebbe essere la conseguenza di un malessere fisico del bambino ma anche di una distorsione nella relazione con il caregiver. Sarà opportuno approfondire: il grado di preoccupazione dei genitori la capacità di tolleranza da parte della famiglia la qualità del pianto: tipologia, in quali situazioni si presenta, durata,.. l’eventuale esistenza di problemi psicologici materni le modalità di contenimento del bambino, la capacità di consolarlo, l’interazione di sguardo “Una madre depressa con difficoltà di accudimento vede inficiate le sue capacità di contenimento del bambino, la capacità di consolarlo e tende a rispondere al pianto con modalità stereotipate anche dopo mesi in cui avrebbe avuto la possibilità di conoscerei significati del pianto del proprio bambino”. (Davanzo, 2010) La sintomatologia nel 1° anno di vita è molto aspecifica. L’attenzione all’identificazione precoce di atipie evolutive nei processi di autoregolazione è fondamentale per una tempestiva azione di prevenzione e di intervento. Con il termine «regolazione» si intende la capacità umana, filogeneticamente preordinata, di regolare i propri stati emotivi e organizzare l’esperienza e le risposte comportamentali adeguate allo specifico contestuale. Come per altri aspetti della vita umana in età evolutiva, anche quello della regolazione di stato appare essere meglio concettualizzabile in termini di processo, di flusso dinamico di energia e informazioni, la cui destinazione consiste nell’aumento dell’integrazione funzionale e della complessità del sistema attivo. Nello specifico, se da un lato il bambino possiede i canali adatti al processamento delle informazioni che originano dall'interno e dall'ambiente, è anche vero che il caregiver svolge inizialmente una funzione ineliminabile, prevista dai programmi genetici, che fanno il neonato immaturo ad affrontare il mondo esterno senza una valida presenza. Lo sviluppo del processo di regolazione, che porta l’essere umano ad integrare adattivamente i flussi percettivi con l’esperienza e il contesto attivo, ha luogo grazie all’intreccio tra le capacità organizzative innate del bambino e le interazioni ripetute della diade bambino-caregiver, primo sistema a feedback continuo in cui il bambino è immerso. Il raggiungimento dell’omeostasi a livello di sistema è obiettivo cui tendono gli elementi facenti parte dello stesso. «disturbo di regolazione» è recente: esso consente di comprendere l’organizzazione del comportamento di quei soggetti in età evolutiva che presentano difficoltà specifiche nella capacità di organizzazione le attività di processamento delle informazioni sensoriali. Quando i due partner non riescono a sintonizarsi - come nel caso di madri che hanno difficoltà a modulare il livello di attivazione e gli emergenti pattern di autonomia del figlio con gli affetti connessi alla separazione dal caregiver - si possono verificare difficoltà nella stabilizzazione dei ritmi sonno/veglia. Il processo continuamente di il autoregolazione modifica processo di regolazione interattiva della diade madre bambino e ne viene da questa continuamente modificato. Ciascun partecipante influenza e regola il comportamento dell’altro favorendo od ostacolando la reciprocità relazionale; proteggendo da eventuali fattori di rischio o trasmettendo influenze negative (attraverso le esperienze che il bambino vive nelle prime relazioni).